Liceo „Carducci“, Bolzano, Programmazione di Storia del prof. Alberto Liverani, 2016/17
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LICEO “CARDUCCI” BOLZANO
A.s. 2016/17
Materie d’insegnamento: STORIA
Prof. ALBERTO LIVERANI
Classe: 5^ E
CONOSCENZE. Gli studenti sono tenuti a conoscere i principali eventi politici, militari ed economici
del Novecento, con particolare riferimento allo Stato americano, italiano, russo e tedesco. La
conoscenza degli argomenti che ho esposto in maniera analitica nel programma è condizione
indispensabile per ottenere la sufficienza.
ABILITA'.
MATERIA
ABILITITA'
Conoscenze (abilità mnemonico
assimilative)
Storia
Memorizzare e saper riferire nella corretta sequenza cronologica gli
eventi storici comprendendone il significato.
Logico deduttive
Esporre gli eventi – politici, militari, economici, religiosi – secondo
un preciso ordine logico e temporale. Dedurre, da informazioni note,
alcune conclusioni possibili.
Analisi
Saper scomporre un fatto storico nelle sue parti essenziali.
Sintesi
Saper ricostruire un evento storico scegliendone le parti essenziali.
Linguaggio specifico
Sapersi esprimere attraverso il linguaggio tecnico delle discipline che
studiano la storia: politica, antropologia, economia, istituzioni,
religione.
Saper ascoltare
Mantenere la concentrazione e l'attenzione durante le spiegazioni e
gli interventi dell'insegnante. Riservare un‘attenzione metodica
anche alle interrogazioni dei compagni per correggere i propri errori
(concettuali e terminologici), oltre che per affinare le proprie abilità.
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METODO DI LAVORO E VERIFICHE.
Le lezioni le ho suddivise in
a) spiegazioni: intendo adoperare perlopiù la lezione frontale ma se gli studenti danno prova di
conoscenze abbastanza approfondite e di abilità particolarmente significative, posso ricorrere alla
lezione partecipata (lezione in cui i ragazzi discutono tra loro e con l’insegnante). I miei interventi
intendono dimostrare agli studenti che a fondamento di ogni discussione coerente e scientifica è
indispensabile che ci sia una conoscenza precisa dei fatti e dei diversi linguaggi disciplinari della
storia – politica, antropologa, religione, istituzioni, economia.
b) Ripasso della lezione precedente: questo modo di operare si basa sul preciso dovere degli studenti
di ripassare a casa gli appunti presi durante la lezione precedente e di prestare attenzione in classe
agli argomenti riletti dai compagni.
c) Ripetizione da parte mia della lezione precedente, se gli argomenti non sono stati compresi in modo
adeguato (= sufficiente).
d) Interrogazioni (verifiche orali): dopo aver spiegato due o più moduli intendo svolgere le verifiche
orali. Di norma interrogherò due o tre studenti per lezione (10/15 minuti ciascuno). Le domande
punteranno ad accertare, oltre alle conoscenze, le capacità logico-deduttive e il linguaggio specifico.
e) Verifiche scritte: queste verifiche rispecchieranno le tipologie A e B dell’esame di Stato (trattazione
sintetica e quesiti a risposta unica); il voto attribuito sarà naturalmente valido per l’orale, essendo la
materia orale. Anche queste verifiche mirano ad accertare conoscenze e competenze di due o più
moduli. Le abilità che intendo far emergere sono perlopiù quelle logico-deduttive, di analisi e
sintesi, e il linguaggio specifico. Scopo di queste prove non è infatti riferire tutte le informazioni che
lo studente conosce a proposito di un certo argomento, bensì quello di analizzare le informazioni
conosciute riferendo solo quelle che ritiene essenziali e importanti per rispondere al quesito (sintesi).
VOTO.
Il voto di ciascuna verifica orale o scritta si basa sul conseguimento degli obiettivi di conoscenza e
abilità che ogni singola verifica, nella sua specificità, richiede (ad es.: saper ricostruire un evento
attraverso la cronologia esatta o fornire argomenti convincenti a sostegno di una certa tesi). Il voto
consiste in un numero intero compreso da 1 a 10 (è possibile tuttavia che in alcune circostanze impieghi
“mezzi punti”, ad esempio 5,5; 7,5). Il voto finale di ciascun periodo di valutazione è il risultato della
media aritmetica dei voti riportati sul registro personale; ale media è arrotondata convenzionalmente per
difetto se il decimale è <= 4 (es.: 7,4 = 7); è arrotondata per eccesso se il decimale è >= 5 (es.: 7,5 = 8).
A stabilire il voto possono concorrere altri fattori, oltre a quello puramente aritmetico. Ad esempio gli
interventi regolari e pertinenti effettuati dallo studente nel corso delle lezioni, il sottoporsi regolarmente
alle verifiche e infine i progressi conseguiti nel corso dell'intero anno scolastico. Al tempo stesso,
l'assenza di interventi o gli interventi non appropriati, l'eludere con frequenza le prove orali e scritte, e
infine la mancanza di qualsiasi progresso nelle conoscenze e nelle abilità, è fondato motivo di una
valutazione finale negativa. Come stabilito nei criteri di valutazione dell'Istituto, le verifiche e dunque i
voti sono almeno due nel trimestre (settembre/dicembre) e tre nel pentamestre (gennaio/giugno). Le
griglie di valutazione su cui mi baso sono allegate alla programmazione.
TESTI.
Gli studenti studieranno sugli appunti che, adeguatamente ordinati nei contenuti e nella sintassi, e da me
supervisionati, formeranno un testo completo, organico e strutturato.(Le informazioni che fornirò nel
corso delle lezioni potranno tuttavia essere individuate dai ragazzi in un qualsiasi manuale di storia, a
partire da quelli in adozione nel presente anno scolastico).
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PROGRAMMA DI STORIA
La versione analitica del programma con gli argomenti effettivamente svolti sarà inserita nel Documento
del 15 maggio (2017), quello che segue lo considero un programma di massima, modificabile nel corso
dei prossimi mesi sulla base di ragionevoli esigenze didattiche. Pertanto alcuni degli snodi storici
indicati di seguito potranno non essere svolti e sostituiti da altri.
L'attentato di Sarajevo e lo scoppio della Grande Guerra (1914).
L’imperatore Francesco Giuseppe d’Asburgo ordina l’annessione della Bosnia-Erzegovina, regione
balcanica a maggioranza slava, all’Impero austro-ungarico (1908). La formazione sul territorio
bosniaco di associazioni segrete anti-austriache finanziate e fiancheggiate dal governo serbo.
L’annessione della Bosnia-Erzegovina colpisce le ambizioni dello stato serbo di costituire la
“grande Serbia”, ovvero una nazione composta da tutti gli slavi di religione greco ortodossa
dell’Europa balcanica (panslavismo). Nel giugno 1914 alcuni nazionalisti slavi appartenenti al
gruppo “Mano nera” assassinano a Sarajevo l’erede al trono d’Austria Francesco Ferdinando e la
moglie. Le indagini svolte da funzionari austriaci dimostrano la complicità dello stato maggiore
serbo nell’attentato: gli attriti con la Serbia diventano insanabili e sfociano in una guerra. Il
coinvolgimento della Russia, filo serba, e della Germania, alleata con l’Austria-Ungheria. I piani
strategici dello stato maggiore tedesco per affrontare il nemico sui propri confini occidentali e
orientali (von Schlieffen) e la specifica volontà dell’imperatore Guglielmo II e della classe dirigente
tedesca, militare e industriale, di riaffermare la propria leadership politica ed economica sul
continente attraverso una guerra.
L’Italia
a) L’Italia allo scoppio della Grande guerra (1914).
Lo scoppio della guerra, nell’estate 1914, contrappone Austria-Ungheria e Germania (potenze della
Triplice Alleanza, 1882) a Francia, Gran Bretagna, Russia (potenze dell’Intesa, 1907). L’Italia,
legata alla Triplice Alleanza, rimane neutrale. Il liberale Giolitti chiede il rispetto degli articoli della
“Triplice”, quindi la neutralità dello stato italiano e l’avvio di negoziati con le potenze in guerra di
entrambi gli schieramenti. Anche i socialisti si dichiarano neutrali per ragioni ideologiche alla
guerra, giudicata espressione degli stati borghesi. La propaganda militarista e interventista antiaustriaca dei futuristi e di D’Annunzio: l’uomo si realizza morendo in guerra (”bella morte”): la
missione dell’italiano è di dare la propria vita per la patria. Ottenere le terre irredente – Trento e
Trieste – attraverso la guerra è più dignitoso ed eroico che con la diplomazia. Le pressioni del
direttore del Corriere della Sera Albertini: la guerra contro l’Austria è indispensabile per ottenere
Trento e Trieste; questa guerra dovrà essere la continuazione delle guerre del Risorgimento contro il
nemico storico, l’Austria.
b) Il Patto di Londra e l’entrata in guerra (1915).
Vittorio Emanuele III favorisce le trattative segrete del governo italiano (Salandra-Sonnino) con i
ministri francesi e britannici e la stipula del Patto di Londra (26 aprile 1915): l’Italia sarebbe entrata
in guerra contro l’Impero austro-ungarico a fianco di Francia e Gran Bretagna; come compenso per
il proprio impegno bellico avrebbe ottenuto: Trento, Trieste, Istria (esclusa Fiume), Dalmazia, “Alto
Adige”. Lo Statuto albertino prevede che azioni di guerra miranti a modificare il territorio
nazionale debbano essere approvate dal Parlamento: re e governo hanno invece stipulato
un’alleanza senza rispettare questa norma (art. 5, comma 2). Si profila una grave crisi istituzionale:
per evitarla, i deputati liberali di orientamento giolittiano votano a favore della guerra che
incomincia il 24 maggio 1915.
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c) Le operazioni militari tra il 1915 e il 1918.
Le valutazioni del capo di Stato maggiore, gen. Cadorna: l’esercito italiano è impreparato ad
affrontare una guerra in alta montagna, guerra che favorirà l’esercito difensore (austro-ungarico).
Lo Stato maggiore decide di effettuare offensive nel Friuli, lungo il corso del fiume Isonzo. Le
battaglie dell’Isonzo causano perdite gravissime all’esercito italiano, che riesce a conquistare la sola
città di Gorizia (1916). Lo Stato maggiore tedesco (von Hindenburg-Ludendorff) e austriaco
(Conrad) individuano a Caporetto il punto debole della linea difensiva italiana: lo sfondamento di
Caporetto e la ritirata dell’esercito italiano sulla linea Monte Grappa-Piave (1917). La
riorganizzazione dell'esercito italiano sotto il generale Diaz e il rafforzamento dei confini con
l'apporto di truppe britanniche, francesi e statunitensi. A seguito di imponenti defezioni di
contingenti dell’esercito austriaco, lo Stato maggiore italiano lancia la controffensiva sul fiume
Piave e vince a Vittorio Veneto (1918). L’armistizio fra il governo italiano e austriaco (4 novembre
1918)
d) L’Italia durante le trattative di Parigi e il Biennio rosso.
Durante le trattative di pace a Parigi, nel 1919, il presidente degli Stati Uniti Wilson si oppone per
ragioni etniche alla cedere al Regno d'Italia la Dalmazia (compresa nel Patto di Londra) e Fiume
(non compresa nel Patto di Londra). D’Annunzio conia il termine “vittoria mutilata” e con reparti
dell’esercito ammutinati occupa la città di Fiume (1919). D’Annunzio, il direttore de Il popolo
d'Italia Mussolini e altri giornalisti e uomini politici nazionalisti accusano il governo italiano di
incompetenza e scarsa fermezza nel gestire i negoziati con Gran Bretagna, Francia e Usa. Nel 1920
il presidente del consiglio Giolitti invia l’esercito a Fiume risolvendo la crisi internazionale. La crisi
economica del dopoguerra: a seguito dell’inflazione i salari degli operai perdono potere d’acquisto;
alcuni industriali, non disponendo di capitali sufficienti per convertire la produzione di armi in
produzione di altri beni di consumo, chiudono gli stabilimenti licenziando gli operai. Migliaia di
operai sindacalizzati occupano le fabbriche del triangolo industriale e i terreni agricoli della Pianura
padana, in alcuni casi armandosi e ispirandosi alla Rivoluzione russa del 1917 (biennio rosso, 191920). Nel 1920 Giolitti riesce a ottenere un accordo fra CGdL e Confindustria ponendo fine
all’occupazione delle fabbriche.
e) Dal mito della Grande guerra alla Marcia su Roma (1919-1922).
La borghesia italiana teme che l’occupazione sfoci in una rivoluzione anti-borghese; i governi
italiani, soprattutto quello di Giolitti, mantengono una posizione cauta, sorvegliando le occupazioni
della fabbriche senza far intervenire l’esercito. Per questo motivo i governi italiani del primo
dopoguerra sono accusati da D’Annunzio, Mussolini e da parte dell’opinione pubblica borghese di
debolezza e scarsa determinazione. Gli operai vengono considerati dai borghesi “traditori della
patria” e sufficientemente organizzati per condurre una rivoluzione. Il programma di Sansepolcro
(Milano, 1919) e la nascita dei Fasci di Combattimento. Nella Pianura padana si formano squadre di
ex combattenti che compiono spedizioni punitive contro i braccianti che occupano i terreni agricoli:
la loro azione violenta è sostenuta dalla borghesia italiana, che al contrario prova disprezzo per il
disimpegno degli organi dello stato (governo, polizia, magistratura). La violenza fascista è giudicata
da una certa parte della borghesia come necessaria a ripristinare l’ordine pubblico e ad allontanare il
pericolo comunista. Nella coscienza collettiva borghese i fascisti incominciano a garantire quella
legalità che lo Stato italiano non è più in grado di mantenere. Mussolini coordina i fasci e attraverso
un patto coi liberali conservatori ottiene l’elezione di deputati fascisti nel Parlamento dove
costituiranno il Partito Nazionale Fascista (PNF). Il dilagare dell’aggressività fascista nell’Italia
centro settentrionale: l’assalto alle sedi dei partiti e alle amministrazioni comunali socialiste
(Palazzo d’Accursio, 1920). I governi non ordinano alla polizia e alla magistratura particolari azioni
repressive contro i fascisti, avallandone la violenza e l’impunità. Vittorio Emanuele III, secondo il
giudizio di alcuni storici, si serve dei Fasci per mettere fuori combattimento la sinistra: non potendo
agire attraverso le istituzioni legali dello stato liberale, il acconsente agli squadristi di agire
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impunemente. La marcia su Roma nell'ottobre del 1922: il re Vittorio Emanuele III, non firmando lo
stato d'assedio proposto dal presidente del consiglio Facta, consente ai fascisti di raggiungere la
capitale; contemporaneamente nomina Mussolini presidente del consiglio.
f) L'affermazione di Mussolini; cenni sul sistema istituzionale del Ventennio.
L’uccisione del deputato socialista Matteotti nel 1924 in seguito alla denuncia, a carico dei fascisti,
di brogli elettorali. Vittorio Emanuele III ancora una volta legittima Mussolini non destituendolo
dall'incarico di presidente del consiglio e questi, all'inizio del '25, tiene un discorso alla Camera in
cui si assume la responsabilità politica, storica e morale dell'uccisione di Matteotti intimidendo i
deputati dell'opposizione. La costruzione dello Stato fascista dopo il 1925: Mussolini, come capo
del governo, assume il controllo dell'esecutivo e del legislativo, in quanto vertice di un gruppo di
istituzioni che sono il Gran Consiglio del Fascismo (redige le leggi e le liste elettorali) e la Camera
dei Fasci e delle Corporazioni (ex Camera dei Deputati, approva le leggi del Gran Consiglio);
dichiara illegali tutti i partiti a eccezione del solo PNF. Assume infine il controllo dell'esercito e
della politica estera, stabilendo l'alleanza con la Germania e pianificando l'invasione dell'Etiopia
(1935) e le campagne militari assieme allo Stato nazionalsocialista. Vittorio Emanuele III, è capo
dello stato e vertice della burocrazia civile, e ha ancora facoltà di nominare i senatori ma, di fatto,
asseconda la politica di Musolini.
Gli Stati Uniti d’America.
a) Gli Stati Uniti dalla Prima guerra mondiale alla Conferenza di Parigi (1914-1919).
Il presidente Wilson, nell’impossibilità di ottenere dalla Germania la protezione dei propri mezzi
navali e la libera navigazione nel Nord Atlantico, decreta l’entrata in guerra (aprile 1917). Il
progetto wilsoniano di riassetto del pianeta (14 punti, gennaio 1918). Solo le democrazie sono in
grado di garantire libertà politiche e commerciali, dunque gli stati autoritari e militaristi di
Germania e Austria-Ungheria devono essere sconfitti e i loro regimi trasformati in democrazie.
Anche il sistema coloniale, in quanto mantiene mercati protetti, deve essere smantellato: le merci
devono circolare liberamente. I popoli dell'Impero turco-ottomano e austro-ungarico hanno il diritto
di scegliersi i propri governanti (autodeterminazione dei popoli). Le truppe americane che
raggiungono la Francia al comando del generale Pershing, consentono la vittoria dell’Intesa
arrestando la controffensiva tedesca della primavera 1918. La conferenza di Parigi del 1919 e le
pressioni anglo-francesi per riconoscere la Germania come unica responsabile della guerra (pace
punitiva). Il progetto wilsoniano della Società delle Nazioni: organismo politico internazionale
adibito a risolvere con la diplomazia gli attriti fra gli stati. Gli stati membri devono impegnarsi con
ogni mezzo per il disarmo e il mantenimento della pace mondiale (Covenant). Nel 1920 il Senato
americano respinge l’ingresso degli USA nella Società delle Nazioni, facendo prevalere una linea
politica di disimpegno nei confronti delle questioni esterne al proprio continente. La Società delle
Nazioni (League of Nations) diventa pertanto un organismo internazionale debole, composto da un
esecutivo (Consiglio di sicurezza) guidato dagli interessi dalle potenze vincitrici, in particolare
Francia e Gran Bretagna.
b) L’Amministrazione Roosevelt e la Seconda Guerra mondiale.
I Neutrality Acts (dal 1935) vengono votati dal Congresso degli Stati Uniti per vietare la vendita di
armi e la concessione di prestiti a potenze che si trovano in guerra: ad esempio impedisce di
vendere materie prime e carburanti all'Impero del Giappone dopo l'invasione della Manciuria e
l'espansione in Indocina e nel Pacifico. Queste leggi non fanno differenza tra stati aggressori e stati
aggrediti. Il Congresso intende mantenere, negli affari politici internazionali, un atteggiamento
neutrale. Tuttavia le e operazioni militari della Germania nazista condotte fra il ’39 e il ’40 portano
alla conquista dell’Europa occidentale e la stessa Gran Bretagna rischia la sconfitta.
L’Amministrazione Roosevelt interpreta l’aggressione nazista all’Europa come pericolosa per i
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commerci americani nell’Atlantico e per l’equilibrio politico mondiale. Dopo pressioni
sull’opinione pubblica e sul Congresso circa la necessità di una guerra contro la Germania,
Roosevelt s’incontra col premier britannico Churchill per sottoscrivere la Carta Atlantica il 14
agosto del 1941. Questo documento contiene l’impegno di Gran Bretagna e Stati Uniti di garantire
la pace mondiale promuovendo i principi del liberalismo (libertà e democrazia) e di abbattere lo
Stato nazionalsocialista (tirannide nazista): autodeterminazione dei popoli, mantenimento dei
confini nazionali, sicurezza dei mari, libero accesso alle materie prime.
L'espansione Giapponese in Indocina, avviata con l'occupazione della Manciuria nel 1931, induce
l'amministrazione Roosevelt ad emanare provvedimenti che impediscano la vendita di armi,
munizioni e combustibili al Giappone, suscitandone le proteste diplomatiche. L’entrata in guerra
degli Usa dopo l’attacco alla base navale di Pearl Harbor da parte del Giappone (7 dicembre 1941).
L’esercito americano viene impiegato nel Pacifico contro il Giappone e in Europa contro la
Germania. Roosevelt e Churchill sottoscrivono un’alleanza con l’URSS di Stalin per sconfiggere la
Germania nazista. Tale alleanza è giudicata strategica da Roosevelt, che intende sconfiggere Hitler e
riorganizzare l'Europa attraverso l'azione paritetica di Gran Bretagna e Unione Sovietica; è
giudicata invece tattica dal premier britannico che ritiene inopportuna e pericolosa l'influenza
ideologica e militare di Stalin sull'Europa.
c) La fine della guerra e le origini della Guerra fredda (1945-47)
Nella Conferenza di Yalta del febbraio 1945 ai leader occidentali Roosevelt e Churchill si profila
l’influenza dello Stato sovietico sui paesi dell’Europa orientale, paesi che l’Armata rossa stava
liberando dall’esercito tedesco. La sconfitta della Germania nell’aprile del 1945 con la conquista di
Berlino da parte dell’esercito sovietico e il suicidio di Hitler (30 aprile). Nella conferenza di
Potsdam (luglio-agosto 1945) nascono i primi attriti tra i leader occidentali e Stalin circa l’assetto
da conferire alla Germania sconfitta: i primi pensano a una ricostituzione a stato (istituzioni,
economia, vita civile) dopo i processi alla classe dirigente nazista (Norimberga, 1945/6), poiché
considerano indispensabile che il popolo tedesco acquisisca la coscienza dei crimini perpetrati dal
regime nazionalsocialista; Stalin intende invece mantenere l’attuale condizione di dissoluzione
utilizzando le poche risorse economiche del nemico sconfitto come un bottino/risarcimento di
guerra. Il presidente USA Truman decide lo sganciamento delle bombe atomiche su Hiroshima e
Nagasaki: resa del Giappone e minaccia ai sovietici. L’amministrazione Truman attraverso il
segretario di stato Marshall propone l’ERP, un piano di aiuti economici agli stati devastati dalla
guerra (1947): anche le potenze che hanno perso non devono essere emarginate ma reintegrate nel
sistema economico mondiale (Germania e Giappone). Stalin e il ministro degli esteri Molotov
rifiutano gli aiuti e impongono ai paesi dell’Europa orientale di comportarsi nello stesso modo: a
questo punto ai governi britannico e statunitense è chiaro che Stalin approfitta della presenza
dell’Armata rossa nei paesi dell’Est per controllarli politicamente (imposizione di partiti comunisti
filo-sovietici e abrogazione dell’economia di mercato).
d) La prima Guerra fredda e la politica del contenimento globale (1945-47-53).
Churchill sostiene che l’Europa sia divisa in due blocchi da una “cortina di ferro“ che va dal Baltico
all’Adriatico (Trieste). Il long telegram di Kennan, incaricato d’affari a Mosca: il comunismo
sovietico, basato su di una visione negativa del capitalismo derivante dall'analisi marxista-leninista,
è una dottrina che ha reso Stalin e la classe dirigente bolscevica insicura e aggressiva: suggerisce
pertanto al governo americano di attuare una politica di contenimento (containment) . Gli scienziati
sovietici, nel 1949, riescono a far esplodere la bomba atomica mentre in Cina vincono i comunisti di
Mao: questi fatti vengono interpretati dagli analisti del Pentagono come “l’effetto domino” del
comunismo. Il Consiglio per la Sicurezza Nazionale elabora quindi un progetto per il contenimento
globale del comunismo (Truman, NSC-68) radicalizzando il confronto coi sovietici, accusati di
voler imporre il proprio dominio ideologico e militare sull’intero pianeta, rendendolo popolato da
“schiavi”. Per evitarne la diffusione su scala mondiale è necessario contenerlo con ogni mezzo,
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militare e politico: la costruzione della bomba H e la guerra contro la Corea comunista (1950-53). I
dirigenti del Pentagono elaborano la teoria del “primo colpo”: la potenza in grado di scagliare le
proprie armi nucleari per prima otterrà la vittoria sull’avversario, per questo è indispensabile dotarsi
di un arsenale superiore a quello sovietico. Il “gioco a somma zero”: tra due avversari, uno vince e
l'altro perde.
e) La seconda guerra fredda, le amministrazioni Eisenhower (1953-61) e Kennedy (1961-63) e il
rafforzamento degli arsenali nucleari.
L’Amministrazione Eisenhower decide di potenziare gli arsenali nucleari, pianificando risposte
nucleari ad attacchi convenzionali: gli avversari, che potevano disporre di superiorità tattica in un
determinato scenario militare (com'era successo in Corea con l'intervento delle truppe cinesi),
sarebbero stati annientati dalla “rappresaglia massiccia” della balistica statunitense. Secondo il
presidente e suoi consiglieri queste armi comportavano costi inferiori rispetto a quelle
convenzionali e avevano il vantaggio di garantire un potere distruttivo indiscutibilmente superiore.
La teoria della deterrenza: la costruzione di armi nucleari serve a vincere la guerra dissuadendo
l’avversario dall'attaccare – conseguenza, il suo annientamento. La teoria del “secondo colpo”
elaborata dagli analisti del Pentagono prevedeva infatti che l'URSS disponesse, una volta colpita,
della capacità di rispondere causando danni ingenti agli Stati Uniti. Il pericolo di una guerra atomica
raggiunge il culmine all'inizio degli anni sessanta, quando il dittatore Fidel Castro decide di
installare rampe di missili sovietici a Cuba, tali armi avrebbero potuto colpire per la prima volta il
territorio americano. Il presidente Kennedy impone il blocco navale attorno all'isola e denuncia alle
Nazioni Unite la volontà sovietica di destabilizzare le relazioni e la pace mondiale scatenando una
guerra atomica. Chruscëv desiste (1962).
La Germania.
a) Guglielmo II: dalla Triplice Alleanza alla Grande Guerra (1914-1918).
Le pressioni dello stato maggiore sull’imperatore Guglielmo II per una guerra preventiva contro la
Francia volta al mantenimento del primato economico e militare sull’Europa. Dopo l'attentato di
Sarajevo Guglielmo II si schiera dalla parte dell'Impero austro-ungarico e ordina manovre militari
sul fronte russo (orientale) e quello francese (occidentale). Il tentativo di conquistare Parigi e di
impedire il ricongiungimento degli eserciti francese e britannico fallisce dopo la Battaglia della
Marna (settembre 1914). Il fronte occidentale si attesta quindi al confine tra i due stati e rimane
invariato fino alla primavera del 1918 (guerra di trincea). Il tentativo del generale Falkenhayn di
fiaccare e demoralizzare l'esercito nemico con un'operazione di “dissanguamento” su vasta scala
(Battaglia di Verdun, febbraio-dicembre 1916) fallisce, e l'esercito tedesco subisce la controffensiva
franco-britannica sul fiume Somme (estate-autunno, 1916), destinata anch'essa a fallire. Sul fronte
russo l'esercito guidato dai generali Hindenburg e Ludendorff riporta importanti vittorie fino a
costringere la Russia alla resa (Pace di Brest-Litovsk, marzo 1918). L'intervento degli Stati Uniti,
che dal 1918 sono in grado di schierare il proprio esercito in Francia, unitamente alla consumazione
delle risorse economiche, inducono la Germania alla resa (11 novembre 1918).
b) La Repubblica di Weimar e la presa di potere di Hitler (1919-1933)
L'imperatore Guglielmo II abdica (9 novembre) e ripara in Olanda creando un vuoto di potere.
Negli anni '19-'20 sono frequenti gli scontri fra gli operai licenziati e i soldati smobilitati
(Freikorps). Il patto Groener (esercito) Ebert (Socialdemocrazia, sindacati) per impedire la guerra
civile e mantenere l’ordine pubblico. La SPD accetta i principi della democrazia rinunciando
all’obiettivo massimo che è la rivoluzione, mentre i militari s'impegnano a mantenere l'ordine senza
tentare colpi di stato. L'emarginazione dei comunisti aderenti alla Spartakusbund e l'asssassinio di
Rosa Luxemburg. La costituzione di Weimar del 1919 e la nascita della Repubblica. La crisi
economica dovuta ai debiti di guerra imposti da Versailles e alla mancanza di capitali necessari a
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convertire l’industria bellica in industria civile. Il nuovo assetto geografico della Germania
(Versailles, 1919): privazione dell'Alsazia-Lorena, delle annessioni territoriali in Europa orientale,
smilitarizzazione della Renania, affidamento della Saar alla Società delle Nazioni (15 anni).
Hitler fonda il partito nazionalsocialista (NSDAP, 1920) dopo aver militato nel DAP. Gli storici
riconoscono a Hitler un carisma e delle capacità oratorie eccezionali, anche se le tesi che egli
adduce nei comizi si fondano su argomenti inconsistenti. Tali argomenti sono la paure della
borghesia tedesca verso i comunisti e la disoccupazione dilagante. Hitler, ispirandosi a Mussolini,
nel '23 tenta un colpo di stato a Monaco ma viene arrestato. Il Mein Kampf : nemici interni e nemici
esterni della Germania: i primi sono comunisti ed ebrei, i secondi sovietici e francesi; la denuncia
della pace di Versailles. Le affermazioni del Partito nazionalsocialista in seguito alla crisi
economica del '29. Hitler cancelliere del Reich (1933). Hitler come anello di congiunzione tra
l’esercito, gli industriali e i cittadini: il riarmo della Germania consente la ripresa economica e il
raggiungimento della piena occupazione; i generali dell'esercito condividono con il cancelliere – e
poi Führer – la volontà di rivincita contro la Francia e la riunificazione delle regioni abitate da
tedeschi sottratte alla Germania nel '19.
c) Le guerre di Hitler in Europa occidentale e in Europa orientale (1939-1945). La questione
ebraica.
La strategia militare di Hitler: patteggiare la spartizione dell'Europa orientale con Stalin (Patto
Ribbentrop-Molotov, 1939) per colpire la Francia e l'Europa occidentale; quindi servirsi delle
risorse economiche acquisite con la conquista dell'Europa per colpire l'Unione Sovietica. Il riarmo
della Germania e la politica delle annessioni di Hitler (Austria, Sudeti, Cecoslovacchia, 1938).
L’invasione della Polonia nel 1939 e l’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Stalin, in quegli stessi
anni, procede all'occupazione della Polonia orientale, delle regioni baltiche e della Finlandia. La
massima espansione della Germania dopo la conquista della Francia (1940). La Germania invade
l’Unione sovietica (Operazione Barbarossa, estate 1941) rompendo il patto con Stalin.
L'occupazione dell'Unione Sovietica fallisce a causa dell'incapacità dell'economia tedesca di
sostentare l'esercito al fronte e a causa dell'intervento statunitense. L'ostinazione di Hitler della
necessità della conquista di Stalingrado procura la sconfitta decisiva della III Armata tedesca
(gennaio 1943, resa di von Paulus). Stalin si allea con gli anglo-americani. La battaglia di
Stalingrado e la controffensiva sovietica in Europa orientale. La Germania stretta in una morsa: gli
Stati Uniti avanzano da ovest, l'Unione Sovietica da est. La battaglia di Berlino nell'aprile '45 e il
suicidio di Hitler (30 aprile). L'ammiraglio Dönitz, succeduto a Hitler, accetta la resa
incondizionata. La devastazione delle città tedesche; la volontà di Stalin, durante la Conferenza di
Potsdam (luglio-agosto '45), di cancellare geograficamente la Germania distribuendone i territori fra
gli stati vincitori e quelli confinanti.
La questione ebraica ricostruita attraverso il Processo di Norimberga, con particolare riferimento
alla soluzione finale ('44-'45).
Russia, Unione Sovietica.
a) La Rivoluzione russa (1917). Lo Stato russo è uno stato autocratico, in cui lo zar detiene un
potere illimitato. Lo zar è al vertice della gerarchia militare e della burocrazia civile. I rovesci
militari russi durante la prima Guerra mondiale (1914-17). L'abdicazione dello zar Nicola II
Romanov e i governi provvisori di estrazione aristocratico-borghese (febbraio-ottobre 1917): L'Vov
(KD o partito dei cadetti, di estrazione aristocratica) e Kerenskij (socialista rivoluzionario di
estrazione borghese). Lenin viene inviato in Russia per volontà dello Stato maggiore tedesco al fine
di destabilizzare ulteriormente i governi post zaristi. Lenin rifiuta di appoggiare i partiti borghesi e
riunisce gli operai in organizzazioni politiche e militari chiamate Soviet. Le pressioni delle potenze
dell'Intesa affinché l'esercito russo prosegua le offensive contro l'esercito tedesco e austro-ungarico.
Le “Tesi di aprile” di Lenin, ovvero la necessità di accelerare la rivoluzione eludendo la fase
borghese teorizzata da Marx: la crisi dello stato è talmente profonda che la Russia può essere subito
Liceo „Carducci“, Bolzano, Programmazione di Storia del prof. Alberto Liverani, 2016/17
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interessata dalla rivoluzione. Kernskij ordina l'arresto dei bolscevichi, giudicati agenti del nemico;
Lenin fugge in Finlandia. Il tentativo del generale Kornilov di soccorrere il governo Kerenskj è
giudicato dallo stesso leader socialista rivoluzionario come un tentativo di condurre un colpo di
stato militare. I bolscevichi vengono liberati per ordine del governo e armati per resistere a
Kornilov. La presa del potere dei bolscevichi nell'ottobre del '17 (presa del Palazzo d'Inverno e fuga
di Kerenskij).
b) La Guerra civile (1918-20), la proclamazione dell'URSS (1922) e la morte di Lenin (1924).
Le elezioni del 1917 per l'assemblea costituente segnano la vittoria del Partito Socialista
Rivoluzionario, per questo motivo Lenin ne ordina la soppressione e l'instaurazione di un regime
dittatoriale presieduto dal Soviet dei commissari del popolo. La pace di Brest Litovsk (3 marzo
1918) sancisce la fine della guerra contro la Germania. La guerra civile dal 1918 al 1920: truppe
zariste contro bolscevichi. Trockij organizza l'Armata rossa per opporsi alle armate ex zariste. La
Ceka, come polizia segreta, opera contro i nemici del popolo (borghesi, aristocratici, sacerdoti...)
internandoli o infliggendo condanne a morte senza processo. Vittime di questa rappresaglia sono
anche i contadini che rifiutano di consegnare derrate alimentari ai bolscevichi. La maggiore
organizzazione, forma di repressione e determinazione consente ai bolscevichi di vincere la guerra.
La fondazione del Comintern: istituzione con sede a Mosca che riunisce i comunisti europei;
obiettivo è la rottura coi partiti socialisti e e l'attuazione della rivoluzione in quegli stati in cui le
proteste operaie erano più radicali (Germania per esempio). Lenin e i membri del Comintern sono
convinti che lo stato di guerra civile favorisca la rivoluzione. Il tentativo di guerra in Polonia e gli
aiuti statunitensi del Piano Dawes vanificano gli obiettivi del Comintern. La predisposizione della
NEP, programma di politica economica che acconsente al mantenimento della piccola proprietà
terriera e imprenditoriale (artigianale e commerciale). Lenin e il Soviet dei commissari del popolo
predispongono la formazione di un apparato burocratico di partito con mansioni di sorveglianza nei
confronti della burocrazia civile. Stalin, bolscevico di origine georgiana distintosi nella guerra
civile, viene messo a capo della burocrazia del partito. Lenin muore nel 1924. Due anni prima era
stata proclamata l'URSS, uno stato federale retto ciascuno da un proprio soviet di contadini, operai e
soldati ma sostanzialmente controllato dal soviet di Mosca.
c) Il segretariato di Stalin (1924) e l'inizio della dittatura (1928).
Lo scontro politico alla morte di Lenin: Trocki intende abolire la NEP ed insistere con l'azione del
Comintern; Bucharin ritiene indispensabile mantenere la NEP e rinunciare ai propositi rivoluzionari
in altri paesi. Stalin, individuato dagli altri leader bolscevichi come persona adatta a comporre i
dissidi in seno al gruppo dirigente, diventa il nuovo segretario del partito. In capo ad alcuni anni
adopera la struttura giudiziaria e poliziesca di cui era a capo per neutralizzare la vecchia guardia
bolscevica (Trocki principalmente) e assumere un controllo totale dello stato. Nel 1928 dichiara
abrogata la NEP e procede alla confisca dei beni dei kulaki che si opponevano alla costituzione di
fattorie collettive. La deportazione dei kulaki in luoghi inospitali dell'URSS (come la Siberia) e la
loro soppressione. I piani quinquennali per la ripartenza dell'economia, specialmente del settore
industriale. Il patto con Hitler del 1939 consente a Stalin di riportare l'influenza “russa” su quelle
regioni dell'Europa orientale storicamente appartenenti all'Impero zarista.
Bolzano, 5 ottobre 2016
professor Alberto Liverani
Liceo „Carducci“, Bolzano, Programmazione di Storia del prof. Alberto Liverani, 2016/17
10
GRIGLIA DI VALUTAZIONE DELLE PROVE ORALI E SCRITTE
punteggio
15/15
1
2–7
8–9
10
11 - 12
13 – 14
15
voto
INDICATORI
10/10 Padronanza linguistica1
Conoscenza dei contenuti, capacita argomentativa
1
2–3
–4
Non risponde
Le informazioni non sono pertinenti alla domanda, oppure
sono confuse, contraddittorie o sbagliate. Gli argomenti non
sono logicamente (o cronologicamente) collegati fra loro.
La maggior parte delle informazioni non è pertinente alla
domanda oppure è contraddittoria o sbagliata. Diversi
argomenti non sono logicamente (o cronologicamente)
collegati tra loro.
[Sintassi
completamente
incoerente]
Lessico
confuso e/o non pertinente.
[Alcune proposizioni sono
5
incoerenti.] Solo una parte
esigua del lessico è
pertinente. La restante
parte è imprecisa o
sbagliata.
[La
sintassi
è
nel
6
complesso coerente.] Il
lessico è pertinente ma
limitato e ripetitivo. Sono
ancora
presenti
imprecisioni.
6,5 - 7 [Sintassi corretta, anche se
prevalentemente costruita
sulla
coordinazione
(paratassi).] Il lessico è
pertinente, pur con qualche
imprecisione.
8 – 9 [Sintassi corretta. Paratassi
e
ipotassi
sono
correttamente bilanciate,
conferendo
particolare
chiarezza al discorso.] Il
lessico è pertinente.
10
[Sintassi corretta. Paratassi
e
ipotassi
sono
correttamente bilanciate,
conferendo
particolare
chiarezza al discorso.] Il
lessico è pertinente ma si
distingue
anche
per
originalità e varietà.
La maggior parte delle informazioni è corretta e pertinente.
Le informazioni sono però date in maniera essenziale e
schematica. Non tutti gli argomenti sono collegati secondo
un preciso nesso logico (o cronologico).
Tutte [quasi, 6,5] le informazioni sono corrette e pertinenti,
gli argomenti sono logicamente (o cronologicamente)
collegati tra loro.
[Per l'orale: le capacità logico-deduttive sono ancora
limitate]
Le informazioni sono corrette, pertinenti e complete. La tesi
è chiara; [per il 9] gli argomenti sono in alcuni casi collegati
fra loro in modo originale (logico o cronologico), così da
evidenziare una capacità di analisi e sintesi approfondita,
anche se ancora impostata sulla base del libro o della lezione
dell’insegnante.
[Per l'orale: le capacità logico-deduttive sono complete,
efficaci].
Le informazioni sono corrette, pertinenti e complete. La tesi
è chiara, la connessione (logica o cronologica) tra gli
argomenti evidenzia una capacità di analisi e sintesi
approfondita e creativa, ricorrendo anche a informazioni che
sono il risultato di una ricerca personale.
[Per l'orale: le capacità logico-deduttive sono complete,
efficaci].
Punteggio/voto
Punteggio/voto
finale
1
La pertinenza del lessico e la padronanza linguistica si riferiscono tanto al linguaggio specifico o tecnico della
filosofia e della storia (i termini, i concetti e le rispettive definizioni), quanto all'impiego corretto della lingua
italiana.