09/06/2014 Le Dighe Opere di sbarramento di valli e fiumi costruite per creare una riserva d’acqua Scopi: per produrre energia, irrigare, regolare le portate fluviali, trattenere il materiale solido trasportato dal corso d'acqua, etc.). Traversa fluviale: se l’opera di sbarramento non comporta un dislivello notevole tra monte e valle (altezza inferiore a 10 m).una riserva d’acqua (per produrre energia, irrigare, etc.). TIPOLOGIA DIGHE ordinarie (massicce); a gravità si oppongono alla spinta dell'acqua con il proprio peso a speroni, a vani interni; ad arco Dighe murarie a volta la pressione idrostatica, per l'effetto arco, viene scaricata sulle spalle della stretta da sbarrare ad arco-gravità a cupola a volte o solette, sostenute da contrafforti. Dighe di materiali sciolti in terra adatte a terreni sciolti coesivi e non coesivi in pietrame (scogliere) indicate per terreni rocciosi eterogenei fratturati e/o alterati di terra e/o pietrame, zonate, con nucleo di terra per la tenuta di terra permeabile o pietrame, con manto o diaframma di tenuta di materiali artificiali Sbarramenti di tipo vario Traverse fluviali 1 09/06/2014 Diga in muratura, a gravità Diga a gravità, alleggerita (a speroni o vani interni) 2 09/06/2014 Diga ad arco (o a cupola) Diga ad arco (o a cupola) 3 09/06/2014 Sfruttando la curvatura ad arco, in pianta e sezione, scaricano le sollecitazioni dovute al peso proprio (della struttura) ed alla spinta dell’acqua invasata, sui fianchi rocciosi della valle 4 09/06/2014 Diga a volte (sostenute da contrafforti) Le dighe di cui sopra si realizzano in gole rocciose molto strette (rocce lapidee resistenti) precedute da ampie vallate capaci di contenere bacini idrici tali da rendere l'opera economicamente conveniente. 5 09/06/2014 Diga in materiali sciolti (pietrame) Diga in materiali sciolti (con manto o diaframma di tenuta) 6 09/06/2014 Diga in materiali sciolti Sezioni tipo di dighe in terra 7 09/06/2014 Le dighe in terra si realizzano in presenza di ampie valli (in terreni o rocce scadenti che non costituiscono buoni terreni di fondazione) Traversa fluviale 8 09/06/2014 I principali aspetti geologico-tecnici, nella realizzazione delle dighe, riguardano: • Impermeabilità dell’invaso e tenuta idraulica della sezione di sbarramento; • Stabilità delle sponde del lago e della sezione di sbarramento; • Interrimento dell’invaso. Impermeabilità dell’invaso Le acque che si raccolgono a monte dello sbarramento non devono sfuggire lateralmente o dal fondo, tanto da rendere l'opera poco conveniente, dal punto di vista economico. Le perdite possono essere: -limitate (trascurabili rispetto al volume dell’invaso); -medie (sottraggono cospicue quantità d'acqua senza impedire che questo si colmi); -elevate (perdite che impediscono il riempimento del serbatoio sino alla quota di progetto) Causa delle perdite: • per permeabilità (per porosità o per fratturazione) delle rocce di sottofondo; disposizione dei piani di discontinuità che possono costituire vie preferenziali per il deflusso delle acque anche verso valli attigue; presenza di condotti carsici; andamento della superficie piezometrica, che deve avere spartiacque sotterranei posti sempre a quote superiori rispetto a quelle di massimo invaso; presenza di paleoalvei, caratterizzati da elevate permeabilità, a fianco degli alvei attuali, rimasti sepolti sotto depositi recenti; etc. 9 09/06/2014 Impermeabilità invaso Diverse condizioni di tenuta idraulica di serbatoi (gli strati e le intercalazioni permeabili sono punteggiate) Impermeabilità invaso Rapporti tra invaso e falde sotterranee 10 09/06/2014 Impermeabilità invaso Rapporti invaso / valli attigue: Disposizione della stratificazione in relazione alla tenuta idraulica. In nero gli strati impermeabili, a tratto quelli semipermeabili Condizioni di stabilità del terreno di fondazione di una diga in relazione alla giacitura dei giunti di stratificazione: 1, 4, 5 favorevoli; 3 sfavorevoli; 6 sfavorevoli sul fianco destro e favorevoli sull'altro. 11 09/06/2014 Presenza di paleoalvei Tenuta idraulica della sezione di sbarramento In corrispondenza della sezione si possono presentare tre diverse condizioni: Alveo e sponde di roccia in posto L'impermeabilità dipende dalla natura, dalla struttura e dalla fratturazione della roccia, nonché dall'andamento dei piani di discontinuità. Condizioni precarie (calcari, dolomie, gessi). Alveo alluvionale e sponde di roccia in posto Per quanto riguarda le sponde, il problema è analogo a quello visto in precedenza, mentre per l'alveo si devono considerare due casi: alluvioni poco potenti: le fondazioni raggiungono la roccia in posto; alluvioni molto potenti: le fondazioni non possono raggiungere la roccia, per cui si dovranno valutare attentamente le perdite. Alveo alluvionale e sponde di roccia incoerente Problemi di tenuta del bacino e di fondazioni. 12 09/06/2014 Valutazione della permeabilità - Ammassi rocciosi La relazione di Snow, permette di calcolare la permeabilità k, in funzione della frequenza delle discontinuità ( 1/m) e dell’apertura delle stesse (in mm) K = (e3 g f) / (12 ) e = apertura delle discontinuità f = frequenza delle discontinuità g = accelerazione di gravità = viscosità cinematica dell'acqua Occorre tener presente della direzione del flusso idrico e dell’orientazione delle discontinuità rispetto al flusso idrico (fratture ortogonali, parallele od oblique rispetto alla cadente piezometrica). Prove di permeabilità per iniezione Consiste nell’iniettare acqua in pressione in un tratto di foro di sondaggio isolato dal resto mediante packers e registrando gli assorbimenti in funzione delle pressioni di iniezione. La prova può essere realizzata in “discesa” oppure in “risalita, Il tratto di prova è lungo di solito 5 metri e la prova si esegue a gradini di pressione crescenti e decrescenti (es. 3 – 6 – 10 – 6 -3 atm). Si opera in regime di equilibrio mantenendo costante la pressione fino alla stabilizzazione degli assorbimenti. Poi si passa al gradino successivo. Occorre raggiungere e superare le 10 atm per poter esprimere l’assorbimento in unità Lugeon 13 09/06/2014 Schema della prova di iniezione: a) in discesa; b) in risalita, con foro a parete libera e falda in posizioni variabili E’ opportuno eseguire alcune prove di lunga durata (es. 10 ore) per avere maggiore precisione circa la permeabilità delle rocce alle varie pressioni. Diagrammi degli assorbimenti per 3 prove di iniezione, in tratti di 5 metri. Tra 5 e 10 m e 10 e 15 m (prove di breve durata); tra 15 e 20 m (prova di lunga durata – 2 ore per ogni gradino) 14 09/06/2014 Per ogni tratto provato, si costruiscono diagrammi pressioni/assorbimenti dai quali è possibile desumere indicazioni sul comportamento idraulico e sulla permeabilità delle rocce 1) Regime laminare; 2) regime turbolento; 3) fenomeni di rottura e allentamento; 4) recupero elastico; 5) dilavamento delle fratture 6) perdite del pistone; 7) progressiva erosione per dilavamento di fessure; 8) intasamento delle fessure; 9)combinazioni di varie condizioni Diagrammi assorbimenti/pressioni di iniezione su un ammasso lapideo superficiale. 1 e 2: regime di moto laminare; 3 e 4: dilavamento delle fratture 15 09/06/2014 Poiché non è possibile estrapolare la curva pressioni/assorbimenti per stabilire i valori di assorbimento sotto pressioni maggiori di quella massima raggiunta nel corso della prova, ne consegue che il confronto tra diversi risultati di prova si può fare con riferimento ad un solo valore di pressione di riferimento (di solito 10 atm). A tale scopo è stata introdotta l’Unità Lugeon. 1 U.L. = assorbimento di 1 litro al minuto x metro di foro, sotto la pressione di 10 atm. Esiste una relazione tra unità Lugeon e coefficiente di permeabilità k (condizioni di moto laminare): K = 6 x 10-8 log (2L/d) x U.L. L = lunghezza del tratto di foro provato; d = diametro del foro (m); U.L. = unità Lugeon registrate. In linea di massima: 1 U.L. = 10-5 cm/s Se le pareti del foro non reggono (es.: terreni o rocce molto fratturate) occorre far ricorso a prove di assorbimento a “fondo foro”. Schemi per prove di permeabilità a fondo foro: a) a caduta libera; b) in pressione per due condizioni di posizionamento della falda rispetto ad un substrato impermeabile 16 09/06/2014 Qualora si accerti la scarsa tenuta idraulica dei terreni di fondazione di una diga o di zone limitate del bacino di invaso, occorre ricorrere ad interventi di impermeabilizzazione, ad esempio mediante INIEZIONI. Che si effettuano: • in rocce o in terreni dotati di una certa permeabilità; • entro fori di sondaggio già predisposti; • prevedendo l'impiego di miscele cementizie o di soluzioni chimiche. Si può ricorrere a tecniche diverse, in funzione delle caratteristiche geologiche e di permeabilità delle rocce. Intasamento o impregnazione Si riempiono i vuoti nel terreno o nella roccia, senza modificarne il volume o la struttura. L'iniezione è realizzata "a volume", utilizzando quantitativi di miscela prefissati, in funzione del volume dei vuoti da colmare. In rocce fessurate: si eseguono perforazioni tra 35 e 75 mm, iniettando le miscele lungo tratte di 3-5 m. Generalmente l'iniezione avviene per intervalli successivi ritirando gradualmente la batteria d'aste (prova in risalita). Nei terreni: realizzazione del foro; inserimento di un tubo in PVC (diametro tra 2,5 e 4 cm) con valvole dette manchettes (manicotti di gomma che si aprono al passaggio delle miscele quando si raggiunge la pressione d'iniezione); riempimento della cavità tra tubo valvolato e pareti del foro con una miscela di cemento e bentonite; isolamento delle singole valvole con doppio otturatore a espansione e iniezione della miscela di consolidamento a partire dalla base del foro. 17 09/06/2014 Tubi valvolati in PVC per iniezioni cementizie in foro Fratturazione controllata (claquage) Poiché il consolidamento dei terreni fini (limi, limi sabbiosi ecc.) con k inferiore a 10-5 m/s, non può essere realizzato tramite impregnazione ( i tempi di presa della miscela sono troppo brevi rispetto ai tempi necessari per la loro diffusione), si fa ricorso alla tecnica della fratturazione controllata. Essa consiste nel provocare nel terreno sottili fratturazioni, attraverso le quali le miscele iniettate si diffondono. La microfratturazione viene realizzata tramite getti preventivi ad alta velocità e pressione che perforano radialmente il terreno creando dei condotti dai quali si diparte il microclaquage. Successivamente l'impregnazione del terreno avviene per immissione di miscele cementizie a bassa pressione. 18 09/06/2014 Miscele d'iniezione (con il crescere della fluidità) Malte miscele cementizie con basso contenuto d'acqua (dense); Sospensioni Miscela di cemento e acqua con elevata fluidità. Poiché durante l'iniezione l'acqua tende a separarsi dal cemento, si può aggiungere alla miscela la sabbia (granulometria tra 0,8 e 2 mm) e la bentonite (impasto ternario) che ha la funzione di ritardare il fenomeno della sedimentazione dei granuli di cemento. Soluzioni Si tratta di miscele chimiche : soluzioni inorganiche: si ottengono dalla reazione di due prodotti (generalmente silicato di sodio e cloruro di calcio) che, iniettati nel terreno, si uniscono a esso formando un corpo unico; soluzioni organiche: si ottengono dalla reazione del silicato di sodio con acidi e sali polivalenti (gel di silice che è iniettabile anche entro terreni fini); soluzioni sintetiche: prevedono l'impiego di materie sintetiche (poliestere, poliuretano ecc.). I diversi tipi di miscela hanno caratteristiche differenti fra loro soprattutto per quanto concerne il grado di viscosità. La scelta della miscela avviene sulla base della permeabilità. Limiti di permeabilità miscele cementizie = 10-5 m/s; soluzioni inorganiche = 10-7 m/s; soluzioni organiche e sintetiche = 10-8 m/s. 19 09/06/2014 Stabilità delle sponde e fianchi dell’invaso Nella zona di fluttuazione del lago, soggetta a rapido invaso e svaso, l'acqua può influire negativamente sull'equilibrio del pendio in diversi modi: in fase di invaso: Aumento del peso specifico apparente dei terreni; Annullamento delle tensioni superficiali (perdita di coesione apparente – annullamento della suzione - nei materiali a grana fine non saturi); in fase di svaso: in terreni poco permeabili, se il livello del lago si abbassa rapidamente, si possono creare delle sovrapressioni che diminuiscono gli sforzi efficaci e quindi la resistenza al taglio del terreno. Condizioni di stabilità di un cumulo di frana quiescente,a seguito di operazioni di invaso e rapido svaso STADIO A: la valle non è stata ancora invasa dall’acqua, i carichi idrostatici nel corpo di frana sono ancora quelli naturali creatisi nel tempo 20 09/06/2014 STADIO B: la valle viene lentamente riempita fino alla quota di massimo invaso. Il cumulo di frana viene progressivamente sommerso STADIO C: a seguito di elevati apporti idrici, al fine di evitare la tracimazione del lago, viene eseguita una manovra di rapido svaso (apertura delle paratie della diga). Il livello del lago diminuisce rapidamente. 21 09/06/2014 Il 9 ottobre 1963 dal monte Toc, (diga del Vajont, Belluno), si staccarono circa 260 milioni di metri cubi di roccia. Tale massa precipitò nel lago sollevando un'ondata di circa 50 milioni di mc. Circa 25 milioni di mc tracimarono a valle dello sbarramento e seguendo il corso d’acqua fino al Piave distrussero 5 paesi (Longarone, Pirago, Rivalta, Villanova, Faè), provocando circa 2000 morti. DIGA Stereogramma schematico, da monte, del modello di scorrimento traslativo del M. Toc La diga, ad arco a doppia curvatura in calcestruzzo, venne iniziata nel 1957 e terminata nel 1959. Con altezza complessiva di 265 m e larghezza alla base di 27m, aveva una capacità di invaso di circa 169 milioni di mc Vista attuale dello sbarramento 22 09/06/2014 L’assetto geologico del versante di M.Toc è costituito da una sequenza di: G1: Livelli di calcari marnosi e selciferi, sottilmente stratificati, con intercalazioni di marne calcaree. (Lias); G2: calcari oolitici, alla base dolomitici, compatti e con stratificazione caotica. (Dogger-Malm); G3: alternanze di calcari con liste e noduli di selce, calcari marnosi e livelli marnoso – argillosi. (Cretaceo). Dal punto di vista strutturale nella zona si riconoscono due pieghe principali entrambe con asse orientato in direzione E-W (anticlinale Pelf-Frugna e sinclinale di Erto). Il fianco meridionale di tale sinclinale asimmetrica, lungo il cui asse si è impostata la valle del Vajont, costituisce il fianco settentrionale del Monte Toc da cui si è staccata la frana. La valle del Vajont è di origine glaciale, con un profondo profilo a "V". Profilo geometricamente favorevole per la ubicazione di una diga. La successione degli eventi: • I primi sopralluoghi iniziarono negli anni ’30. Le indagini geologiche iniziarono negli anni ’50 e così pure le proteste degli abitanti della zona costretti ad abbandonare le case e i terreni. I lavori per la costruzione della diga iniziarono nel 1956. •Nel corso dei lavori si dovette procedere a varianti non previste nel progetto originale. Furono rilevate frane sulle spalle della diga e si resero necessarie iniezioni il consolidamento dei versanti. A seguito di ulteriori indagini geologiche fu individuata l'esistenza di una grande paleofrana sul monte Toc che avrebbe potuto cadere nel bacino artificiale Nonostante questo, la SADE non inviò i rapporti di questi rilievi agli organi di controllo. •I lavori continuarono (1960) e si effettuò un primo invaso fino a 650 metri. Il 4 novembre 1960 si produsse la prima frana (700 mila metri cubi). Fu commissionato all'Istituto di Idraulica e Costruzioni Idrauliche dell'Università di Padova una simulazione di disastro (possibile frana di 40 milioni di metri cubi). In base a questa simulazione, oggetto di critiche dopo il disastro poiché considerata da alcuni troppo approssimativa, si determinò che il limite di invaso a quota 700 metri non avrebbe provocato danni. •Dal 1961 al 1963: numerosi invasi e svasi. Il 4 settembre 1963 si arrivò a quota 710. Gli abitanti della zona denunciarono movimenti del terreno e scosse. 23 09/06/2014 La successione degli eventi: • A fine settembre 1963, venne deciso di diminuire gradualmente l'altezza dell'invaso, sia per cercare di evitare il distacco di una frana che la conseguente ondata. Alle 22:39 del 9 ottobre 1963 si staccò dal versante di Monte Toc una frana lunga 2 km di oltre 260 milioni di metri cubi. L'impatto con l'acqua generò tre onde: una si diresse verso l'alto, lambì le abitazioni di Casso e ricadde sulla frana; un'altra si diresse verso le sponde del lago e distrusse alcune località; la terza scavalcò il ciglio della diga (che rimase pressoché intatta), e si precipitò nella valle sottostante. Le cause: • Dopo la frana, vennero studiate le cause e i provvedimenti da adottare in futuro. Lavori di: Müller, Trevisan, e Hendron-Patton (1985). •Quest'ultimo studio ha fornito definitivamente la conferma della presenza di 2 distinti livelli acquiferi, quello superiore, che risentiva direttamente del livello del lago, e quello inferiore, dipendente dalle precipitazioni. •Mediante sondaggi si accertò che un livello argilloso continuo rappresentò la superficie di rottura della frana. Esso separava i 2 acquiferi: quello nel corpo di frana interessato dalle oscillazioni del lago e quello sottostante, nei calcari, isolato dal contatto diretto con l'acqua contenuta nel lago. La concomitanza di questi due fattori (lago e piogge), innescò la frana quando la combinazione tra intense precipitazioni e alto livello del lago si dimostrò sufficiente all'innesco. 24 09/06/2014 Riassumendo, le cause preparatorie o predisponenti furono: •costituzione geologica del versante nord del Monte Toc. •disboscamento. •progressivo decadimento delle caratteristiche meccaniche della base delle rocce interessate al movimento. •sbancamenti e incisioni provocate dalla costruzioni delle strade e canali di derivazione nell'area. •presenza del lago artificiale e operazioni di invaso e svaso. •Piogge abbondanti. Stabilità della sezione di sbarramento Dipende da: Natura litologica del terreno di fondazione: rocce solubili (gessi, calcari, dolomie ecc.), possono dar andar soggette a cedimenti o a crolli localizzati per carsismo, causando lesioni nel manufatto. Caratteristiche geomeccaniche delle rocce: (coesione, resistenza a compressione, al taglio, modulo di elasticità, spessore dello strato di alterazione, etc.). Omogeneità del terreno di fondazione: disomogeneità litologiche o nelle proprietà tecniche possono determinare cedimenti differenziali nel manufatto. Disposizione dei piani di discontinuità nella roccia Condizioni strutturali favorevoli: ammassi rocciosi massicci, senza fratturazioni o discontinuità; piani di discontinuità a reggipoggio; strati verticali o subverticali; Condizioni strutturali sfavorevoli: piani di stratificazione o di fratturazione a franapoggio meno inclinati del pendio; piani di stratificazione o di fratturazione paralleli all'asse della valle; piani di stratificazione o di fratturazione orizzontali (la pressione esercitata dall'acqua contro la diga tende a farne scorrere la base verso valle). Condizioni tettoniche, come la presenza di faglie, di strutture plicative, di sovrascorrimenti ecc. 25 09/06/2014 Tenuto conto di quanto sopra, in fase di studio preliminare (geologico) è necessario rilevare, cartografare, monitorare (indagini in sito) e strumentare (inclinometri, piezometri, assestimetri, fessurimetri, etc.) attentamente le seguenti morfologie incombenti sull’invaso o prossime alla quota di oscillazione del lago: potenziali frane (pendii potenzialmente instabili) Paleofrane e frane quiescenti che potrebbero riattivarsi; Pareti rocciose (sedi potenziali di frane da crollo); Falde di detrito (sedi potenziali di fenomeni di valanga) Disomogeneità del piano di fondazione di una diga 26 09/06/2014 Sollecitazioni in fondazione dovute al peso dell’acqua e al peso della struttura Dipendono dalla forma della diga e dai materiali adoperati. Dighe a gravità massiccia (strutture rigide, monolitiche): le sollecitazioni sono funzione del peso proprio distribuito sull’orma della fondazione. Dighe in terra (strutture deformabili): le sollecitazioni dipendono dallo spessore variabile dell’opera, punto per punto. A: sollecitazioni dovute alla pressione idrostatica dell’acqua B: sollecitazioni dovute al peso proprio della struttura Sollecitazioni dovute all’acqua invasata agenti sul paramento di monte dP/dy = ( g) = densità dell’acqua g = accelerazione di gravita g D2 /2) =risultante applicata ad 1/3 dalla base 27 09/06/2014 Meccanismi di rottura per taglio di una diga in muratura A causa del peso della struttura, la rottura del terreno di fondazione potrebbe avvenire per un meccanismo di “punzonamento” . Si possono avere due casi: A: carico diretto verticalmente B: carico diretto asimmetricamente Questi meccanismi sono favoriti ed amplificati per la presenza, nel terreno di fondazione, di piani di minor resistenza (faglie, fratture, altre discontinuità) opportunamente orientate e che “richiamano” le superfici di taglio. Meccanismi di rottura per taglio di una diga in muratura Nel caso di dighe ad arco, la rottura per taglio è favorita dalla doppia curvatura (in pianta e sezione) della struttura e dalla spinta aggiuntiva dell’acqua sul paramento di monte. La risultante delle spinte (dovuta al carico asimmetrico della struttura e all’acqua) è fortemente inclinata verso valle. 28 09/06/2014 Il 2 dicembre 1959, il crollo della diga di Malpasset (valle di Le Reyan, Alpi Francesi, regione del Frejus) provocò la distruzione del paese di Malpasset e la morte di almeno 423 persone. Diga ad arco, alta 66 m, lunga al coronamento 223 m, spessa circa 7 m alla base e 1,5 m sul coronamento. Venne realizzata tra il 1952 ed il 1954. Si tratto della diga più sottile al mondo in grado di contenere un bacino di volume pari a circa 48 milioni di metri cubi. Il crollo ha interessato soprattutto la spalla sinistra Le indagini, volte all’accertamento delle cause del crollo, non evidenziarono alcuna anomalia imputabile ai progettisti. Invece furono accertate cause geologico – strutturali (presenza di rocce metamorfiche con scistosità disposta in direzione sfavorevole, con associata faglia in direzione opposta alla scistosità e riempimento argilloso). Formazione di un cuneo Quando il lago fu riempito le spinte sul cuneo determinarono il suo scorrimento lungo il piano di faglia, con conseguente rotazione della struttura sovrastante 29 09/06/2014 Assetti geologici che favoriscono la rottura per taglio in fondazione di una diga in muratura Interrimento dell’invaso Come i laghi naturali, anche gli invasi artificiali sono soggetti a fenomeni di interrimento che comportano una perdita di capacità di invaso, a causa dell'immissione nel bacino di materiale trasportato dal corso d'acqua principale e dai suoi affluenti, in un dato periodo di tempo. La vita media di un bacino artificiale dipende dal suo interrimento e quindi dal trasporto solido per trascinamento, in sospensione e in soluzione. Esso dipende da vari fattori: Fattori naturali: natura litologica delle rocce che affiorano nell'area sottesa dal bacino; grado di alterazione delle rocce stesse; regime idrologico del corso d'acqua e dei suoi affluenti; regime delle precipitazioni e delle temperature; tipo di vegetazione e sua estensione; morfologia dei versanti. Fattori artificiali: disboscamento; scompensi causati dal manufatto e dalle opere ausiliarie, quali la costruzione di strade, cave di prestito ecc.; alterazione dell'equilibrio del versante per cicli di invaso e svaso. 30 09/06/2014 La valutazione qualitativa o quantitativa dell'erosione nel bacino sotteso all’invaso, e quindi dell’apporto solido, può essere effettuata con i metodi e i modelli usati in geomorfologia ed in idraulica fluviale. L'interrimento di un bacino artificiale può essere efficacemente contrastato con interventi atti a ridurre l'erosione superficiale e/o con il dragaggio. Scelta del manufatto: Reperimento dei materiali da costruzione La realizzazione di una diga necessita l'impiego di grandi quantitativi di materiali naturali da costruzione, con determinate caratteristiche fisiche e meccaniche. Nella maggior parte dei casi si cerca di reperire tale materiale in prossimità dell'opera che deve essere costruita. Dighe in muratura a secco e a gravità: massi e pietrame aventi: elevato peso specifico apparente; basso coefficiente di imbibizione; basso coefficiente di dilatanza termica; buona resistenza a compressione; bassa gelività; facile lavorabilità. Dighe in calcestruzzo: inerti provenienti da rocce: non alterate chimicamente; non gelive; non cataclasate; con bassa percentuale di sostanze argillose. Dighe a scogliera: pietrame di non ben definita pezzatura derivante da rocce: poco alterate chimicamente; difficilmente disgregabili. Dighe in terra: limi, sabbie e ghiaie ma soprattutto argille, particolarmente utili per impermeabilizzazioni varie e per la costruzione di diaframmi. 31 09/06/2014 Studi e indagini necessarie per la realizzazione di una diga STUDIO GEOMORFOLOGICO Caratteristiche del bacino imbrifero: reticolo idrografico e spartiacque; tipo ed evoluzione del corso d'acqua (meandri, catture fluviali, fenomeni di erosione ecc.); Caratteristiche dei depositi superficiali (natura, granulometria, spessore, permeabilità, alterazione e tipo di copertura vegetale); fenomeni di erosione superficiale e frane attive e quiescenti. Movimenti franosi sia superficiali che profondi, recenti o antichi. STUDIO IDROLOGICO Il regime del corso d'acqua (portate, trasporto solido);piovosità, regime termometrico, manto nevoso ecc. STUDIO GEOLOGICO Con particolare riguardo alla presenza di livelli argillosi; giacitura dei piani di scistosità o dei giunti di stratificazione; assetto geostrutturale (faglie, pieghe, lineamenti tettonici a scala locale e regionale). STUDIO GEOMECCANICO Caratteristiche fisico-meccaniche dei terreni e degli ammassi lapidei; delle discontinuità stratigrafico – strutturali; aree cataclastiche, milonitizzate, etc. STUDIO IN PROSPETTIVA SISMICA Sismicità dell’area a scala locale e regionale; Fenomeni di amplificazione della risposta sismica locale; Neotettonica e possibile riattivazione di faglie STUDIO IDROGEOLOGICO Carte isopiezometriche e individuazione dell’andamento del flusso idrico; ubicazione degli spartiacque sotterranei e presenza di paleoalvei; ubicazione e regime delle sorgenti. STUDIO GEOLOGICO-TECNICO Sondaggi meccanici: stratigrafia dei terreni, spessore dei sedimenti sciolti, prelievo di carote per effettuare prove di laboratorio e/o per determinare l'RQD delle rocce. Geosismica: spessore delle coltri quaternarie, spessore delle zone di alterazione nelle rocce, eventuali superfici di movimento dei versanti. Geoelettrica: per riconoscere le diverse granulometrie, / i paleoalvei. Indagine piezometrica: per la ricostruzione della superficie piezometrica. Prove di permeabilità: prove di pompaggio o di assorbimento nelle terre sciolte e prove Lugeon per le rocce. Prove geotecniche fisico-meccaniche; prove geotecniche in sito. Prove geomeccaniche per determinare le caratteristiche delle rocce: qualità delle rocce (classifiche di Barton, Bieniawski ecc.), modulo elastico (si ricava dalle prove geosismiche), prove di taglio, prove di resistenza a compressione monoassiale. VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE impatto paesaggistico (invaso, canali derivatori, condotte, centrali ecc.); cave e discariche. 32 09/06/2014 Prove di taglio diretto in sito Le modalità di esecuzione della prova consistono nell'isolare un blocco di roccia interessato, nella sua posizione basale, dalla superficie di discontinuità che si vuole sottoporre a prova. Il blocco viene inglobato in un getto di calcestruzzo, a eccezione della porzione prossima alla discontinuità, una struttura metallica di contenimento consente di applicare le sollecitazioni. Prove di taglio diretto in sito Generalmente tali prove permettono di determinare sia il valore della resistenza di picco che quello della resistenza residua. Per un'attendibile determinazione della curva intrinseca di resistenza al taglio di un giunto, occorre eseguire la prova almeno 4-5 volte su blocchi aventi come base il medesimo giunto in condizioni diverse di sollecitazione. tau Sigma n 33 09/06/2014 Prova di resistenza a compressione monoassiale La prova consiste nell'isolare un blocco prismatico di roccia avente un rapporto altezzalarghezza di circa 2,5. Il blocco è sottoposto, tramite martinetti idraulici a un carico assiale progressivamente crescente fino al raggiungimento della resistenza di picco, e in alcuni casi, della resistenza residua. Martinetti Piatti La prova si esegue realizzando un taglio piano, normale alla parete rocciosa, al fine di misurare lo stato di sollecitazione esistente nella porzione superficiale dell'ammasso. Il rilascio tensionale provoca la parziale chiusura del taglio, rilevabile attraverso misure di spostamento tra due capisaldi posti in posizione simmetrica rispetto a esso. Un martinetto piatto viene quindi cementato all'interno del taglio e azionato in modo che la pressione esercitata annulli la deformazione precedentemente rilevata. In questo modo la pressione interna del martinetto è pari alla sollecitazione preesistente nell'ammasso roccioso. 34 09/06/2014 Martinetti Piatti La determinazione del modulo di deformabilità si esegue utilizzando due martinetti piatti paralleli i quali consentono di eseguire una prova di compressione monoassiale sulla porzione di ammasso compresa tra i due martinetti stessi. Il Registro Italiano Dighe (D.Lgs 31/3/98 n.112 art. 91 - sede centrale + 9 Uffici Periferici) è competente per le dighe che superano i 15 metri di altezza o che determinano un volume di invaso superiore al 1.000.000 di metri cubi. Per la pianificazione e gestione delle attività di competenza il Servizio ha provveduto a predisporre una banca dati che viene aggiornata con continuità e che comprende le informazioni relative alle 541 grandi dighe italiane, di competenza statale (dato aggiornato a giugno 2008). http://www.registroitalianodighe.it/ 35 09/06/2014 Il Sistema Informativo Territoriale del Registro Italiano Dighe fornisce le funzionalità necessarie per eseguire ricerche geografiche in base ad attributi territoriali, non contenuti direttamente nelle banche dati alfanumeriche (ad esempio le dighe all'interno di un Bacino Idrografico o di un intorno di un terremoto). Sono disponibili, infine, comandi che consentono la realizzazione di analisi GIS avanzate come, ad esempio, zoom in aree ben determinate, selezione poligonale, creazione di aree di rispetto, selezione per sovrapposizione spaziale, calcolo di distanza. Gli strati iformativi visualizzabili e sovrapponibili nella cartografia interattiva sono i seguenti: •dati tecnici e amministrativi delle dighe di competenza del Registro; •limiti degli uffici periferici del Registro; •limiti dei Bacini Idrografici; •reticolo idrografico; •laghi; •capoluoghi di provincia; •limiti amministrativi delle Regioni; •limiti amministrativi delle Province (sempre visualizzabile); •infrastrutture di collegamento; •località abitate (visualizzabili a 1:500.000); •catalogo dei terremoti sul territorio italiano; •aree sismogenetiche. http://www.registroitalianodighe.it/ 36