OLIO, OLIVE E OLIVICOLTURA IN LIGURIA La coltivazione dell'olivo in Liguria nell'ultimo decennio ha avuto una notevole ripresa ed oggi rappresenta un settore sempre più rilevante dal punto di vista economico, della funzione idrogeologica di contenimento dei versanti e per il valore paesaggistico nel contesto rurale. In Liguria l'olivicoltura occupa terreni di collina e montagna e consente di ottenere oli di qualità pregiata e molto ricercati, come l'olio extravergine di oliva Riviera ligure, che ha ottenuto la denominazione di origine protetta (DOP). Olivo L'origine di questo secolare albero è incerta. Per lungo tempo si ritenne che il centro di origini fosse il medio oriente mentre ricerche più recenti indicano come più probabile culla i monti del Caucaso, le pendici dell'altopiano iraniano e le coste della Siria e della Palestina. L'olivo era pianta così stimata in epoca romana, che Columella, scrittore e agronomo latino, lo definiva il più importante degli alberi, olea prima omnium arborum est. Nella tradizione ligure, la diffusione dell'olivo viene attribuita ai monaci Benedettini che si insediarono in epoca medievale a Portofino, sull'isola del Tino e di Gallinara e ad Albenga. Furono sempre i monaci a divulgare e migliorare le tecniche di coltivazione oltre ad insegnare alle popolazioni locali come rubare alla natura terra da coltivare, con la costruzione dei muretti a secco. Si presuppone che proprio nei loro orti monastici venne selezionata la cultivar Taggiasca che prende il nome da Taggia, luogo di origine. La produzione medievale di olio era abbastanza modesta e limitata: solo alla fine del XVI secolo si può parlare di industria olearia e questa raggiunge il suo massimo di espansione tra il XVIII e il XIX secolo, quando l'olivo diventa quasi esclusivo e dominante intorno ai centri dell'imperiese mentre si presenta in coltura promiscua, in orti e vigne, nella riviera di levante. Quali sono le principali varietà di olivo presenti in Liguria? Olivo Taggiasca (Ponente ligure: Imperia e Savona) Cultivar di olivo locale, il cui frutto viene utilizzato sia per la produzione di olio che per le olive in salamoia e la crema. Molto diffusa in Liguria. Alberi capaci di raggiungere un grande sviluppo in condizioni favorevoli, riscontrandosi olivi che raggiungono anche 15-16 metri di altezza. La chioma è molto ramificata, con rami tendenti ad assumere un portamento pendulo, caratteristico. Le foglie sono allungate, regolari, di colore verde scuro, lucente 1 nella pagina superiore e grigio-verdastro in quella inferiore. Le infiorescenze risultano allungate, spargole, provviste in media di 19-22 fiori. Il frutto ha forma cilindrica, allungata, leggermente ingrossata alla base: a maturità presenta un colore nero violaceo, con polpa poco consistente e molto oleosa. L'olio rappresenta in media il 27%. Resa al frantoio 24%. Si presta anche per indolcimento. Olivo Arnasca o Pignola (Provincia di Savona) Alberi di dimensioni inferiori alla Taggiasca. Fusto e ramificazioni non molto sviluppati; rami raccolti, sebbene con andamento disordinato. Le foglie sono grandi, molto allungate, piegate a doccia, di colore scuro lucente superiormente e biancastre inferiormente (rapporto tra gli assi 1:4,3). i fiori si presentano riuniti in infiorescenze corte e serrate, provviste in media di 17 fiori. Il frutto è piuttosto piccolo, tondeggiante, di colore nero, a maturazione piuttosto tardiva. La polpa risulta consistente, con un contenuto in olio del 25%. Resa industriale media del 22%. Produce abbondantemente e costantemente. Resiste alle basse temperature ed è poco esigente. È apprezzata dagli olivicoltori per la resistenza al freddo, la costante produttività e la buona qualità dell'olio. Olivo Colombaia (sinonimi Colombara, Culombera) (Provincia di Savona) Cultivar di olivo locale utilizzata per la produzione di olio. Alberi di limitato sviluppo, provvisti di una chioma serrata, raccolta in ciuffi terminali. Le foglie sono piccole, di colore verde superiormente e bianco-verdognolo inferiormente. Le infiorescenze si presentano corte, raccolte con 13 fiori in media. Il frutto è di medio sviluppo, a maturazione tardiva, di colore nero. Olivo Mortina (sinonimi Merlina, Mortegna) (Savona, Genova in minore quantità) Cultivar di olivo locale utilizzata per la produzione di olio. Alberi molto vigorosi, capaci di raggiungere notevoli dimensioni. La chioma è costituita da branche dritte, poco espanse. Le foglie sono piuttosto piccole ed acuminate. Le infiorescenza scargole, aventi in media 13 fiori. Il frutto è quasi sferico, piccolo, di colore nero lucente con un contenuto di olio del 23-24%. La resa al torchio è del 21,5%. Estrazione dell'olio piuttosto difficoltosa; olio di buona qualità. Fra le varietà liguri è la meno resistente alle basse temperature si considera tuttavia come una buona varietà, specialmente per le località calde. Olivo Lavagnina (Genova, Levante ligure) Cultivar di olivo locale utilizzata per la produzione di olio. Probabilmente deriva dalla Taggiasca. Alberi capaci di raggiungere un gran sviluppo in condizioni favorevoli, anche 15 - 16 metri di altezza. La chioma è molto ramificata, con rami tendenti ad assumere un portamento pendulo, caratteristico. Le foglie sono allungate, regolari, di colore verde scuro, lucente nella pagina superiore e grigio-verdastro in quella 2 inferiore. Il frutto ha forma cilindrica, allungata, leggermente ingrossata alla base: a maturità presenta un colore nero violaceo, con polpa poco consistente, molto oleosa. Olivo Razzola (Provincia della Spezia) Cultivar di olivo locale utilizzata per la produzione di olio. Il portamento ricorda quello della Taggiasca, da cui differisce per avere i rami meno penduli. Le foglie sono di media dimensione. Il frutto si presenta più grosso ed allungato di quello della Taggiasca, di colore nero, a maturazione tardiva e scalare, molto ricco di olio con una resa al 24,4%. La pianta è poco resistente alle basse temperature ma costante nella produzione. Gli olivicoltori di La Spezia la giudicano ottima. Quali sono le principali varietà di olii liguri? Cominciamo dalle 3 DOP che provengono da 3 macroaree regionali. Ma soprattutto come si valuta un olio? La valutazione avviene attraverso un test secondo il panel seguente Possiamo analizzare le diverse aree della scheda, ma quello che in definitivo conta di più è il giudizio sintetico che è espresso da un voto. Le DOP per essere immesse in commercio devo avere un voto eccellente. Insomma, per loro non vale il 6 politico. Spostandoci da ovest verso est, abbiamo Olio della Riviera dei Fiori Derivante da varietà di olivi autoctoni quest'olio è caratterizzato dal presentare un elevato contenuto in acido oleico (maggiore del 70%), basso contenuto in acido linoleico (e di conseguenza di trilinoleina), e bassa acidità. La dop Riviera Ligure accompagnata dalla menzione geografica Riviera dei Fiori è riservata a quegli oli extravergini di oliva esclusivamente provenienti da olive delle seguenti varietà: taggiasca per almeno il 90%, altre fino al 10%. All'atto dell'immissione al consumo quest'olio extravergine di oliva deve rispondere alle seguenti caratteristiche: colore: giallo; odore: di fruttato maturo; 3 sapore: fruttato con sensazione decisa di dolce, con assenza di amaro e di piccante; punteggio al Panel test minimo >=6,5; acidità massima totale espressa in acido oleico, in peso, non superiore a grammi 0,5 per 100 grammi di olio; La zona di produzione è la Provincia di Imperia. Le varietà di olivi caratterizzanti il paesaggio della è costituta dal 99% di Taggiasca. Olio della Riviera del Ponente Savonese Derivante da varietà di olivi autoctoni quest'olio è caratterizzato dal presentare un elevato contenuto in acido oleico (maggiore del 70%), basso contenuto in acido linoleico (e di conseguenza di trilinoleina), e bassa acidità. La denominazione è riservata all'olio extravergine di oliva ottenuto dalla varietà di olivo Taggiasca presente negli oliveti per almeno il 60%. Possono, altresì, concorrere altre varietà presenti negli oliveti in misura non superiore al 40%. All'atto dell'immissione al consumo questo olio extravergine di oliva deve rispondere alle seguenti caratteristiche: colore: giallo-verde odore: fruttato maturo sapore: fruttato con sensazione decisa di dolce con limitata sensazione di amaro e di piccante punteggio Panel test minimo >= 6,5 acidità massima totale espressa in acido oleico, in peso, non superiore a grammi 0,5 per 100 grammi di olio La zona di produzione è la Provincia di Savona: Le varietà di olivi, caratterizzanti il paesaggio della Riviera del Ponente Savonese sono: Taggiasca 25%, Pignola 25%, Mortina 20%, Colombaia 15%. Olio della Riviera di Levante Derivante da varietà di olivi autoctoni, quest'olio è caratterizzato dal presentare un elevato contenuto in acido oleico (maggiore del 70%), basso contenuto in acido linoleico (e di conseguenza di trilinoleina), e bassa acidità. La denominazione è riservata all'olio extravergine di oliva ottenuto dalle seguenti varietà di olivo presenti, da sole o congiuntamente, negli oliveti: Lavagnina, Razzola, Pignola per almeno il 65%. Possono, altresì, concorrere altre varietà presenti negli oliveti in misura non superiore al 35%. All'atto dell'immissione al consumo questo olio extravergine di oliva deve rispondere alle seguenti caratteristiche: colore: verde giallo odore: fruttato maturo sapore: fruttato con sensazione media di dolce e leggera sensazione di amaro e piccante punteggio Panel test minimo >= 6,5; acidità massima totale espressa in acido oleico, in peso, non superiore a grammi 0,8 per 100 grammi di olio 4 La zona di produzione sono le Province di Genova e della Spezia. Le varietà di olivi, caratterizzanti il paesaggio della Riviera del Levante sono le seguenti: per la provincia di Genova Lavagnina 60%, Pignola 30%. Per la provincia della Spezia Razzola 80%. Esistono poi altre 2 particolari varietà di olii monovarietali Olio extra vergine di oliva Colombaia Colombara, Culombera La coltivazione dell'olivo nel territorio del Finalese ed in particolare a Varigotti fu introdotta secondo lo storico Mabillon (Annales bénédictines, VI, n. 145) nel 1125 e la Colombaia pare fosse la varietà autoctona. La stessa varietà presente in alcuni oliveti storici giunti a noi quasi intatti ed ancora oggi coltivati lungo le terrazze delle pendici degradanti dall'altipiano delle Manie, appena sopra il paesino di Varigotti. La Colombaia è una pianta molto delicata: teme il freddo e anche la siccità, è difficile da potare ed è soggetta ad una marcata alternanza di produzione. Inoltre ha una resa in olio bassa rispetto alle altre cultivar ragioni per cui pur producendo un olio eccellente e ricchissimo di antiossidanti naturali è stata per la maggior parte abbandonata dagli olivicoltori. Abbandono che continua tuttora ed infatti purtroppo la Colombaia è presente ancora e solo marginalmente in provincia di Savona fatto salvo alcune zone del finalese dove in contro tendenza viene ancora coltivata e valorizzata. La pianta però produce un olio superlativo sia dal punto di vista organolettico che chimico con valori di polifenoli totali spesso superiori a 350. L'olio di Colombaia si presenta alla vista di colore giallo dorato intenso, al naso si apre elegante ed armonico con sentori di frutta fresca ed erbacei marcati. In bocca è complesso ed elegante, fruttato con richiami di erbaceo ed infine retrogusto delicatamente amaro. Inoltre è un olio che potenzialmente può esprimere livelli davvero molto elevati di polifenoli (antiossidanti naturali) se l'intera filiera produttiva è gestita in modo ottimale. Caratteristiche Chimiche ottimali: acidità 0,25 , perossidi 4-8, polifenoli totali 350- 400 Olio extravergine di Oliva Arnasca La coltivazione della varietà di oliva Pignola è documentata già dal XVII secolo. Tipica di Arnasco, paese dell'entroterra ingauno, è nota con il nome di Arnasca ed è caratterizzata dal tipico gusto di pinolo. L'importanza di questo prodotto per il territorio appare chiara osservando lo stemma del paese che riproduce un ramo di olivo. La coltivazione dell'olivo è fondamentale nella valle, dove sono presenti numerosi frantoi, i gumbi, anche secolari. Sempre ad Arnasco esiste, all'interno dell'omonima cooperativa di olivicoltori, un'interessante Museo dell'Olivo e della Civiltà Contadina. 5 Dalla prima spremitura delle olive monovarietali locali deriva l'olio extravergine di oliva di Arnasco con caratteristiche organolettiche particolari rispetto ad olii ottenuti da olive, sempre coltivate nelle zone limitrofe, ma di diversa varietà. Presenta un retrogusto che ricorda il pinolo (da qui infatti il sinonimo della cultivar, Pignola), la presenza di un leggero amarognolo, supportata da un'intensità di fruttato, di intensità maggiore rispetto ad altre qualità presenti nella zona da cui deriva. Il leggero amarognolo e il fruttato più intenso consentono agli oli ottenuti dalla varietà Arnasca una vita più lunga. L'Olivo Arnasca o Pignola (Pignoa) presenta alberi di dimensioni inferiori alla Taggiasca. Il frutto è piuttosto piccolo, tondeggiante, di colore nero. La maturazione è tendenzialmente tardiva e la polpa del frutto risulta consistente. Questa cultivar viene apprezzata dagli olivicoltori per la resistenza al freddo, la costante produttività e la buona qualità dell'olio. La zona di produzione è concentrata ad Arnasco nella Valle Arroscia. L’olio è centrale nella cucina ligure che è caratterizzata dalla civiltà dell’olio che si contrappone alla civiltà del burro tipica di altre regioni italiane quali ad esempio il Piemonte e l’Emilia Romagna. Diamo alcune modalità di utilizzo, ad esempio nella conservazione dei prodotti alimentari. Funghi sott'olio I principali funghi dell’entroterra ligure sono: Porcino bianco o Boletus edulis; in dialetto Burèi da fuiàc, porcino nero o Boletus pinicola in dialetto Burèi curù der vèn, cicalotto o Tri-choloma portentosum; galletto o Chata-rellus ciabrius in dialetto Galliture. Molti erano i metodi di conservazione del fungo: essiccato, sotto sale, sott'olio. In un manoscritto anonimo ritrovato negli archivi del comune di Sassello, intitolato Cuoco di casa e datato luglio 1894, tra le ricette per conserve viene riportata quella relativa ai Funghi in addobbo di piatti importanti. Gli ingredienti sono funghi, olio, aceto, chiodi di garofano, cannella, pepe, noce moscata, sale, aglio, un ramoscello di rosmarino e di timo. Nel manoscritto la preparazione è la seguente: si porta a ebollizione l'aceto, l'olio e il sale e si pongono i funghi. Dopo 4-5 minuti si aggiungono le droghe e si continua l'ebollizione per 20 minuti. Si ritirano dal fuoco e si lasciano raffreddare nella pentola. I funghi si pongono quindi in un vaso e per la conservazione si utilizza lo stesso liquido di cottura che dovrà coprirli. Questa ricetta viene praticata a Sassello dai più attenti cultori delle conserve di funghi. La produzione si può trovare in quasi tutte le valli dell'entroterra ligure che hanno una specifica tradizione nella raccolta e conservazione dei funghi spontanei. Oggi il metodo principe è quello sott’olio. 6 Per conservarli sott’olio si scelgono esemplari giovani e freschi non parassitizzati, si puliscono, si lavano e si asciugano. Si prepara un liquido composto da vino bianco secco e aceto bianco forte. Si fanno bollire nella pentola, aggiungendo sale e aromi. La cottura deve avvenire in circa 15 minuti, controllando la consistenza. Una volta cotti, i funghi si distendono sul tavolo di lavorazione, si asciugano e si sgocciolano. Quindi si dispongono interi o tagliati nei vasi di vetro, di varie dimensioni, con olio extra vergine di oliva. Anche i carciofi si conservano bene sott’olio. Carciofi sott'olio Articioche sut'orio Ingredienti: carciofi, limoni, aceto e vino bianco, pepe, chiodi di garofano, foglie di alloro, olio extra vergine d'oliva. Preparazione: pulire i carciofi teneri, immergerli in una soluzione di succo di limone e acqua in parti uguali. Far cuocere al dente i carciofi in una pentola con vino bianco, aceto, pepe, chiodi di garofano e una foglia di alloro. Colare e farli asciugare su di un canovaccio: quando sono asciutti, sistemarli nei vasi, con foglie di alloro, pepe e coprirli di olio d'oliva extra vergine. Un altro uso fondamentale dell’olio è per condire la più tipica delle insalate liguri il Condiglione Condijon Insalata tipica dell'imperiese e specialmente di Oneglia e zone limitrofe, la si può trovare in tutta la regione, molto simile alla più nota niçoise di oltre confine. L'insieme dei suoi ingredienti è mutevole come la sua pronuncia. Ingredienti (per 4 persone): 300 g di patate novelle, 4 pomodori da insalata preferibilmente cuore di bue, 2 peperoni, 1 cetriolo, 1 cipolla rossa, 100 g di olive taggiasche in salamoia, 4 filetti di acciughe salate (oppure 50 g di mosciamme, oppure tonno), 1 ciuffo di basilico, 2 spicchi d'aglio, 1 uovo sodo (facoltativo), olio extravergine d'oliva, aceto, sale. Preparazione: lessare le patate, pelarle e lasciarle raffreddare. Bollire l'uovo. Pulire le acciughe e tagliarle in filetti; se usate il mosciamme tagliatelo a fette sottilissime. Strofinare di aglio la terrina, se vi piacciono i sapori decisi, disporvi le verdure tagliate a pezzetti sottili tranne i pomodori, condire e spolverizzare con le foglie di basilico strappate con le dita. Lasciare riposare qualche minuto prima di servire. Anche nelle fritture l’olio è un prodotto chiave. Ad esempio per le classiche Frittelle di borragine Ingredienti: 500 grammi di borragini, 50 grammi di formaggio grana grattugiato, 200 grammi di farina, alcune foglie di maggiorana, acqua minerale gassata, olio extra vergine d'oliva, sale. Preparazione: lavate e strizzate la verdura, tagliatela finemente. Tritate le foglioline della maggiorana e unitele alle verdure tagliate, poi aggiungete anche il formaggio. Diluite la farina con poca acqua minerale e mescolate fino ad ottenere una pastella piuttosto liquida. Fate riposare mezz'ora, quindi aggiungetevi la verdura mescolando. Fate scaldare dell'olio abbondante in padella e quando è caldissimo, versatevi a cucchiaiate il composto. Scolate le frittelle su una carta assorbente e servitele subito. 7