Convocazione della folla di Gennaio 2013

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Convocazione della folla di Gennaio 2013
Premessa/motivazione
• Anno della Fede voluto dal Santo Padre. Anno in cui la Chiesa celebra la memoria
del 50° dell’inizio del Concilio Ecumenico Vaticano II con il Sinodo sulla Nuova
Evangelizzazione e con la lettura del Catechismo della Chiesa Cattolica (cfr.
Motu Proprio di Benedetto XVI)
• Il Progetto Pastorale della Comunità Pastorale Giovanni Paolo II
È stata consegnata la Bozza al CPCP e al Vicario Episcopale, che ha già dato il
suo contributo nell’omelia del 21 ottobre, durante la Festa della Comunità.
IL TEMA
Per le GIORNATE DI STUDIO la nostra attenzione sarà ecclesiologica, cioè centrata sulla
Chiesa, sull’essere Chiesa di Dio, sull’appartenere alla Chiesa.
Le CONVOCAZIONI DELLA FOLLA, cioè la catechesi per gli adulti ripresa nelle “case” (le
CentoCase del Signore), avranno attenzione al tema della fede: QUANTO A ME E
ALLA MIA CASA, SCEGLIAMO DI SERVIRE IL SIGNORE
Il metodo
Il metodo che ci diamo per affrontare e sviluppare le nostre riflessioni sarà, per tutte le
volte, quello di partire da un’esperienza forte e autorevole (l’EVENTO) che ha
condizionato la fede della Chiesa. Ci lasceremo interrogare da questa esperienza:
• che cosa vuole dirmi in ordine alla FEDE
• che cosa vuole dire PER NOI “chiamati ad essere membra di un unico corpo”
(titolo del progetto pastorale) nella Comunità Pastorale .
Le esperienze forti sono
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• La Convocazione di Sichem: riferimento biblico
• Il Concilio di Gerusalemme
• I 7 Concili dei primi secoli: Nicea, Costantinopoli, Efeso, Calcedonia,
Costantinopoli II, Costantinopoli III, Nicea II
Convocazione della folla di Gennaio 2013
SOLENNE APERTURA DEL CONCILIO ECUMENICO VATICANO II
DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI XXIII, Giovedì, 11 ottobre 1962
Venerabili Fratelli,
1. La Madre Chiesa si rallegra perché, per un dono speciale della Divina Provvidenza, è ormai sorto
il giorno tanto desiderato nel quale qui, presso il sepolcro di san Pietro, auspice la Vergine Madre di
Dio, di cui oggi si celebra con gioia la dignità materna, inizia solennemente il Concilio Ecumenico
Vaticano II.
I Concili Ecumenici nella Chiesa
2. 1. Tutti i Concili — sia i venti Ecumenici sia gli innumerevoli e da non sottovalutare Provinciali
e Regionali — che sono stati celebrati nel succedersi dei secoli, attestano con evidenza la vitalità
della Chiesa Cattolica e sono iscritti come lumi splendenti nella sua storia.
2. Nell’indire questa grandiosa assemblea, il più recente e umile Successore del Principe degli
Apostoli, che vi parla, si è proposto di riaffermare ancora una volta il Magistero Ecclesiastico, che
non viene mai meno e perdura sino alla fine dei tempi; Magistero che con questo Concilio si
presenta in modo straordinario a tutti gli uomini che sono nel mondo, tenendo conto delle
deviazioni, delle esigenze, delle opportunità dell’età contemporanea.
3. Iniziando questo Concilio universale, il Vicario di Cristo, che vi sta parlando, guarda, com’è
naturale, al passato, e quasi ne percepisce la voce incitante e incoraggiante: volentieri infatti ripensa
alle benemerenze dei Sommi Pontefici che vissero in tempi più antichi e più recenti, e che dalle
assemblee dei Concili, tenuti sia in Oriente che in Occidente dal quarto secolo fino al Medio Evo e
agli ultimi tempi, hanno trasmesso le testimonianze di tale voce veneranda e solenne. Esse
acclamano senza sosta al trionfo di quella Società umana e divina, cioè della Chiesa, che assume dal
Divin Redentore il nome, i doni della grazia e tutto il suo valore.
4. Se questo è motivo di letizia spirituale, non possiamo tuttavia negare che nella lunga serie di
diciannove secoli molti dolori e amarezze hanno oscurato questa storia. Fu ed è veritiero quello che
il vecchio Simeone con voce profetica disse a Maria Madre di Gesù: "Egli è qui per la rovina e la
risurrezione di molti..., segno di contraddizione". E Gesù stesso, cresciuto in età, indicò chiaramente
come nei tempi si sarebbero comportati gli uomini verso di lui, pronunziando quelle misteriose
parole: "Chi ascolta voi ascolta me". Questo disse inoltre: "Chi non è con me, è contro di me; e chi
non raccoglie con me, disperde", come vediamo scritto in San Luca, che riferisce anche le
espressioni precedenti.
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6. Ogni volta che vengono celebrati, i Concili Ecumenici proclamano in forma solenne questa
corrispondenza con Cristo e con la sua Chiesa ed irradiano per ogni dove la luce della verità,
indirizzano sulla via giusta la vita dei singoli, della convivenza domestica e della società, suscitano
ed irrobustiscono le energie spirituali, innalzano stabilmente gli animi ai beni veri e sempiterni.
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5. Dopo quasi venti secoli, le situazioni e i problemi gravissimi che l’umanità deve affrontare non
mutano; infatti Cristo occupa sempre il posto centrale della storia e della vita: gli uomini o
aderiscono a lui e alla sua Chiesa, e godono così della luce, della bontà, del giusto ordine e del bene
della pace; oppure vivono senza di lui o combattono contro di lui e restano deliberatamente fuori
della Chiesa, e per questo tra loro c’è confusione, le mutue relazioni diventano difficili, incombe il
pericolo di guerre sanguinose.
Convocazione della folla di Gennaio 2013
7. Mentre contempliamo le successive epoche dell’umanità durante questi venti secoli dell’era
cristiana, davanti ai Nostri occhi sfilano le testimonianze di questo Magistero straordinario della
Chiesa, cioè dei Concili universali. Tale documentazione è contenuta in parecchi volumi di grande
imponenza, ed è da considerare come un sacro tesoro, che è conservato negli archivi della Città di
Roma e nelle più celebri biblioteche di tutto il mondo.
Opportunità di celebrare il Concilio
4. 1. C’è inoltre un’altra cosa, Venerabili Fratelli, che è utile proporre alla vostra considerazione
sull’argomento. Ad aumentare la santa letizia che in quest’ora solenne pervade i nostri animi, Ci sia
cioè permesso osservare davanti a questa grandiosa assemblea che l’apertura di questo Concilio
Ecumenico cade proprio in circostanze favorevoli di tempo.
2. Spesso infatti avviene, come abbiamo sperimentato nell’adempiere il quotidiano ministero
apostolico, che, non senza offesa per le Nostre orecchie, ci vengano riferite le voci di alcuni che,
sebbene accesi di zelo per la religione, valutano però i fatti senza sufficiente obiettività né prudente
giudizio. Nelle attuali condizioni della società umana essi non sono capaci di vedere altro che
rovine e guai; vanno dicendo che i nostri tempi, se si confrontano con i secoli passati, risultano del
tutto peggiori; e arrivano fino al punto di comportarsi come se non avessero nulla da imparare dalla
storia, che è maestra di vita, e come se ai tempi dei precedenti Concili tutto procedesse felicemente
quanto alla dottrina cristiana, alla morale, alla giusta libertà della Chiesa.
3. A Noi sembra di dover risolutamente dissentire da codesti profeti di sventura, che annunziano
sempre il peggio, quasi incombesse la fine del mondo.
4. Nello stato presente degli eventi umani, nel quale l’umanità sembra entrare in un nuovo ordine di
cose, sono piuttosto da vedere i misteriosi piani della Divina Provvidenza, che si realizzano in tempi
successivi attraverso l’opera degli uomini, e spesso al di là delle loro aspettative, e con sapienza
dispongono tutto, anche le avverse vicende umane, per il bene della Chiesa.
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6. Confessiamo che oggi siamo afflitti da grandissimo dolore perché in mezzo a voi mancano molti
Pastori della Chiesa, a Noi carissimi, che per la Fede di Cristo sono tenuti in catene o sono impediti
da altri ostacoli, e il cui ricordo Ci spinge ad elevare per essi a Dio ardentissime preghiere; tuttavia
non senza speranza e Nostra grande consolazione vediamo oggi verificarsi il fatto che la Chiesa,
finalmente sciolta da tanti impedimenti profani delle età passate, da questo Tempio Vaticano, come
da un secondo Cenacolo degli Apostoli, per mezzo di voi possa alzare la sua voce, gravida di
autorità e di maestà.
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5. Questo è facile arguire se si considerano con attenzione i problemi e i pericoli di natura politica
ed economica del giorno d’oggi. Essi tengono così occupati gli uomini da distogliere i loro interessi
e le loro preoccupazioni dal fatto religioso, che è di pertinenza del sacro Magistero della Chiesa.
Questo modo di agire non manca certo di errore, e dev’essere giustamente riprovato. Tuttavia
nessuno può negare che queste nuove situazioni indotte hanno almeno questo vantaggio, che
vengono così eliminati quegli innumerevoli impedimenti con cui un tempo i figli del secolo erano
soliti ostacolare la libera azione della Chiesa. Basta sfogliare di sfuggita gli annali ecclesiastici per
constatare con evidenza che gli stessi Concili Ecumenici, le cui vicende sono registrate a caratteri
d’oro nella storia della Chiesa, sono stati spesso celebrati non senza gravissime difficoltà e motivi di
dolore a causa dell’indebita ingerenza del potere civile. Talvolta infatti i Principi di questo mondo si
proponevano sinceramente di assumere la protezione della Chiesa, ma molte volte ciò non avveniva
senza danno e pericolo spirituale, perché più spesso essi erano guidati da calcoli politici e si
preoccupavano troppo dei propri interessi.
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L’EVENTO: LA FEDE CRISTIANA e le grandi domande su Dio e su Gesù
Nazareno
Credo (Simbolo Apostolico)
Credo (Niceno-Costantinopolitano)
Io credo in Dio, Padre onnipotente,
creatore del cielo e della terra;
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente
Creatore del cielo e della terra,
di tutte le cose visibili e invisibili.
e in Gesù Cristo, suo unico Figlio,
nostro Signore,
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo,
Unigenito Figlio di Dio,
nato dal Padre prima di tutti i secoli:
Dio da Dio, Luce da Luce,
Dio vero da Dio vero,
generato, non creato,
della stessa sostanza del Padre;
per mezzo di Lui tutte le cose
sono state create.
Per noi uomini e per la nostra salvezza
discese dal cielo,
e per opera dello Spirito Santo
si è incarnato nel seno della Vergine Maria
e si è fatto uomo.
Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato,
morì e fu sepolto.
Il terzo giorno è risuscitato,
secondo le Scritture,
è salito al cielo, siede alla destra del Padre.
E di nuovo verrà, nella gloria
per giudicare i vivi e i morti,
e il suo regno non avrà fine.
Credo nello Spirito Santo,
Credo nello Spirito Santo,
che è Signore e dà la vita,
e procede dal Padre e dal Figlio.
Con il Padre e il Figlio
è adorato e glorificato,
e ha parlato per mezzo dei profeti.
la santa Chiesa cattolica,
la comunione dei santi,
Credo la Chiesa,
una santa cattolica e apostolica.
la remissione dei peccati,
la risurrezione della carne,
la vita eterna.
Amen.
Professo un solo Battesimo
per il perdono dei peccati.
Aspetto la risurrezione dei morti
e la vita del mondo che verrà.
Amen.
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patì sotto Ponzio Pilato,
fu crocifisso, morì e fu sepolto;
discese agli inferi;
il terzo giorno risuscitò da morte;
salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre
onnipotente;
di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
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il quale fu concepito di Spirito Santo,
nacque da Maria Vergine,
Convocazione della folla di Gennaio 2013
Il messaggio evangelico diffondendosi in tutto il mondo allora conosciuto, e soprattutto nel bacino
del mediterraneo, si è incontrato con le diverse culture dei vari popoli, in particolare con la filosofia
greca e con il diritto romano, oltre che con le dottrine religiose esistenti. (cfr. Paolo nell’Aeropago
di Atene, Atti degli Apostoli 17, 16ss)
L’incontro del cristianesimo con la cultura greco romana portò ad esprimere l’insegnamento
cristiano nelle categorie di tale cultura. Già il primo secolo, dopo la resurrezione del Signore Gesù,
ci fa conoscere una complessità vulcanica/magmatica che le fonti ci trasmettono. Infatti fin
dall’inizio ci sono tensioni fra le diverse componenti della chiesa apostolica: le eresie, che, come la
gnosi (lo gnosticismo invece la salvezza dell'anima dipende da una forma di conoscenza superiore e
illuminata – gnosi - dell'uomo, del mondo e dell'universo, frutto del vissuto personale e di un
percorso di ricerca della Verità), hanno costituito una minaccia mortale per la prima comunità
cristiana. Molte comunità si separarono con la grande chiesa, o furono escluse da essa, a causa di
accentuazioni unilaterali, anche aberranti, di alcuni insegnamenti della fede cristiana
II secolo:
Marcione: è stato un vescovo e teologo greco antico. Per lui esistevano due divinità, il Dio degli
Ebrei, autore della Legge e dell'Antico Testamento, e il Dio Padre di Gesù Cristo, che aveva
mandato il proprio figlio per salvare gli uomini; solo il secondo era il vero Dio da adorare e che
portava la salvezza. Per sostenere le proprie dottrine, Marcione raccolse il primo canone cristiano di
cui si ha notizia, che comprendeva dieci lettere di Paolo e un vangelo (probabilmente il Vangelo
secondo Luca epurato di alcune parti), detto Vangelo di Marcione; allo stesso tempo rigettava
completamente la Bibbia ebraica, considerandola ispirata da un dio inferiore.
Il montanismo o catafrigismo (dalla Frigia, regione dell'Anatolia di cui era originario) fu un
movimento religioso risalente alle origini del cristianesimo. Il nome deriva da quello del suo
fondatore Montano, forse un ex sacerdote della dea Cibele, che sosteneva di parlare in nome dello
Spirito Santo e di avere visioni profetiche su vari ambiti della fede, con prevalenza sul ritorno di
Cristo. In un primo tempo i montanisti furono conosciuti come frigiani, o quelli tra i frigiani (oi
kata Phrygas), poi col nome di pepuziani, montanisti e catafrigiani.
III secolo
Novaziano: Prete romano, antipapa. Convertitosi tardi al cristianesimo, divenne eminente fra il
clero romano (di cui si fa portavoce in due sue lettere indirizzate a San Cipriano) e guida del partito
rigorista, che sosteneva non doversi accogliere in seno alla Chiesa quei cristiani che di fronte alle
torture avevano rinnegato la loro fede (lapsi), in opposizione all'atteggiamento conciliante di papa
Cornelio. Antipapa dal 251 al 258 ca., sostenitore dell'antica concezione di una Chiesa composta
solo da eletti (Chiesa dei Santi), fu scomunicato da Cornelio, dando luogo a uno scisma che presto
s'estese anche all'Oriente, dove durò fino al sec. VI.
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IV – V secolo
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Donatisti
Pelagiani: secondo Pelagio (monaco) gli uomini non erano predestinati, ma potevano, invece,
solamente con la propria volontà e per mezzo di preghiere ed opere buone, evitare il peccato e
giungere alla salvezza eterna: non era necessario l'intervento della Grazia divina
Le controversie dottrinali più laceranti furono quelle che cercarono di chiarire:
• L’insegnamento del Nuovo Testamento intorno alla persona di Gesù
• Il problema del rapporto che esiste fra Dio e il Verbo di Dio
• Il problema trinitario: perché al Padre e al Figlio la fede cristiana congiungeva lo Spirito
Santo
• Quale rapporto intercorre tra il Verbo e la carne; tra la divinità e l’umanità di Gesù
Queste controversie portarono alla celebrazione dei primi grandi concili ecumenici e diverse sono
state le soluzioni proposte, tanto in una linea che veniva riconosciuto ortodossa, quanto in una linea
che sembrava irricevibile dalla chiesa
• Adozionismo: Gesù che sarebbe stato un semplice uomo, adottato da Dio al battesimo, o
deificato alla resurrezione
• Monarchianesimo: Padre e Figlio come unica persona
• Patripassionesimo: è il Padre stesso che ha patito sulla croce
• Modalismo: Padre, Figlio e Spirito Santo coem diversi “modi” dell’unico Dio
• Monofisismo: il Figlio ha una sola natura
Le chiese su questo si sono divise, perché le affermazioni dei concili non vennero accettate da
alcune comunità cristiane, che vivevano ai margini o al di fuori dei territori dell’impero romano
d’oriente (Persia, Siria, Egitto). La loro marginalità dice anche la diffidenza creatasi nei confronti
dei concili nei quali l’imperatore bizantino aveva svolto un ruolo così importante, e quindi le
motivazioni politiche di tale rifiuto. Sul piano dottrinale la non accoglienza di tali formulazioni
conciliari non deve essere giudicata come negazione della fede ortodossa, ma la conseguenza di un
probabile fraintendimento delle nuovi definizioni anche per incomprensioni a livello di espressione
linguistica. Queste chiese riuscirono in qualche modo a sopravvivere attraverso i secoli.
Queste chiese conobbero anche grande sviluppo e diffusione: nestoriane, non calcedonesi,
monofisite (chiese che per fedeltà al concilio di Efeso ritennero di dover rifiutare il concilio di
Calcedonia del 451, come la chiesa copta, in Egitto e poi i Etiopia; la chiesa siriaca, definita poi
giacobita e che si diffuse sino in India, ecc).
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Oggi, tuttavia, dopo i dialoghi intercorsi fra queste chiese, anche con dichiarazioni ufficiali, è stata
riconosciuta la loro sostanziale fedeltà al patrimonio dottrinale comune, vengono chiamate “antiche
chiese orientali”.
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Chi è stato a Gerusalemme al Santo Sepolcro, avrà potuto constatare la presenza poliedrica delle
chiese cristiane nella sua complessità di non facile gestione, che ancora oggi rivela forme di
tensione.
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1. Nicea I (325)
2. Costantinopoli I (381)
3. Efeso (431)
4. Calcedonia (451)
5. Costantinopoli II (553)
6. Costantinopoli III
(680-681)
7. Nicea II (787)
8. Costantinopoli IV (869-870)
9. Laterano I (1123)
10. Laterano II (1139)
11. Laterano III (1179)
12. Laterano IV (1215)
13. Lione I (1245)
14. Lione II (1274)
15. Vienne (1311-1312)
16. Costanza (1414-1418)
17. Basilea-Ferrara-Firenze (1431-1443)
18. Laterano V (1512-1517)
19. Trento (1545-1563)
20. Vaticano I (1869-1870)
21. Vaticano II (1962-1965)
L'insegnamento ortodosso del Cristianesimo ai tempi di Ario propugnava
dunque la dottrina di Dio Padre e Dio Figlio come due persone distinte con una
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Ario si formò presso la Scuola di Antiochia, la quale era famosa per la sua
propensione a leggere alla lettera i testi sacri: la tesi fondamentale che egli
elabora è che l’unità di Dio è incompatibile con la pluralità delle persone divine.
Con tale affermazione, prende il via la nota “disputa trinitaria” che durerà per
tutto il IV secolo d.C. Ad avviso di Ario, il Figlio di Dio, Cristo (cioè il Verbo)
non ha la stessa natura del Padre (Dio), ma è la sua prima creatura e, insieme, il
tramite per la creazione degli altri esseri. L’inevitabile conseguenza di questa
posizione è che l’incarnazione e la resurrezione di Cristo non sono eventi divini
e che la redenzione non avviene attraverso di essi o tramite la mediazione della
Chiesa. Contro Ario si schiera Atanasio (295-373), vescovo di Alessandria, che
propugna l’unità e la Trinità di Dio: tesi che, com’è noto, uscirà vincitrice dal
Concilio di Nicea, il quale sancirà la dottrina dell’unità di Dio e della divinità
del Figlio. La polemica nasceva dalla terminologia greca impiegata: per
caratterizzare la nozione di divinità, infatti, si utilizzavano i termini filosofici
“sostanza” (ousìa in greco) e “persona” (hypòstasis in greco). Ora, Ario
sostiene la non “consustanzialità” (homousìa in greco) del Padre e del Figlio:
essi non sono fatti della stessa sostanza e solamente il Padre è Dio.
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NICENO I (Nicea) Silvestro I Anno 325
Tenuto nel 325, fu il primo concilio ecumenico e venne convocato
dall’imperatore Costantino I per risolvere la controversia ariana sulla natura di
Cristo; a esso parteciparono 318 vescovi dell’impero su 1800. Il simbolo
niceno, che definiva la consustanzialità del Figlio col Padre, venne accolto
come posizione ufficiale della Chiesa circa la divinità di Cristo. Il concilio
stabilì anche la celebrazione della Pasqua la domenica successiva alla Pasqua
ebraica, e riconobbe al vescovo di Alessandria un’autorità sulla Chiesa
d’oriente simile a quella semipatriarcale del vescovo di Roma, il papa. Da
questa proclamazione di autorità nacquero i patriarcati.
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sola essenza.
La principale preoccupazione di Ario era di negare che così potessero coesistere
due Dei oppure che non si scivolasse nel “moralismo”, la dottrina che
affermava che le persone della Trinità non erano altro che “modi” di essere e di
agire dell'unico Dio.
Il fulcro dell'arianesimo era invece la negazione della consustanzialità del Figlio
con Dio Padre. Secondo Ario, il Padre era eterno, la sorgente, cioè, non
originata di tutta la realtà, mentre il Figlio, sebbene fosse il primo nato fra tutte
le creature e il creatore del mondo, era “dissimile” (anòmoios in greco) e
inferiore al Padre “in natura e dignità”, perché generato e creato dal Padre
stesso, prima di tutti i tempi. Tuttavia, “ci fu un tempo in cui il Figlio non
c'era”: così recitava una celeberrima frase di Ario.
COSTANTINOPOLITANO I (Costantinopoli) Damaso I Anno 381
Secondo concilio ecumenico della Chiesa, convocato da Teodosio I,
imperatore d’Oriente. I 150 vescovi presenti pronunciarono la condanna di varie
eresie (in particolare contro Macedonio di Costantinopoli che negava la divinità
dello Spirito Santo), riaffermarono le decisioni del primo concilio ecumenico,
quello di Nicea (325), affermarono che lo Spirito Santo è consustanziale e
costerno con il Padre e il Figlio con cui forma la Santissima Trinità e
riconobbero al vescovo di Costantinopoli il posto d’onore dopo quello di Roma
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CALCEDONESE (Calcedonia) Leone I Magno Anno 451
Quarto concilio ecumenico, convocato nel 451 dall'imperatore d'Oriente
Marciano su richiesta di papa Leone I, per correggere le decisioni del Concilio
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EFESINO (Efeso) Celestino l Anno 431
Terzo concilio ecumenico della Chiesa cristiana, convocato a Efeso nel 431
dall’imperatore d’Oriente Teodosio II e dall’imperatore d’Occidente
Valentiniano III per risolvere la controversia derivata dall’eresia del
nestorianesimo. Questa prese avvio nel 428, quando Nestorio, patriarca di
Costantinopoli, rifiutò di riconoscere Maria, madre di Gesù Cristo, il titolo “
madre di Dio”. I sostenitori della sua tesi affermavano l’esistenza in Cristo di
due persone, quella divina e quella umana, che agivano di comune accorso; di
conseguenza Maria veniva considerata madre di Gesù-uomo, non del GesùDio. Tale concezione si opponeva alla dottrina comunemente accolta
dall’unicità della persona di Cristo, contemporaneamente Dio e uomo. Sotto la
guida di Cirillo, patriarca di Alessandria, il concilio depose Nestorio e ne
condannò la dottrina, dichiarando che Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo,
dotato di due nature ( umana e divina) unite in una sola persona. Come logica
conseguenza di questa dottrina, il concilio approvò il titolo di “ madre di Dio”
per Maria.
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di Efeso del 449 e per riesaminare il processo contro Eutiche. Circa 600
vescovi parteciparono alle 17 sessioni, che ebbero luogo tra l'8 ottobre e il 1°
novembre.
Il concilio condannò Eutiche e il monofisismo (sostenuto invece dal latrocinio
di Efeso), dottrina che affermava la sola natura divina in Gesù Cristo,
negandone la natura umana. La definizione calcedonese, ispirata alla
formulazione di Leone nel suo Tomus a Flaviano, vescovo di Costantinopoli, e
alle lettere sinodali inviate da Cirillo di Alessandria a Nestorio, stabilì che il
Cristo possiede sia la natura umana sia la natura divina, in lui inseparabili.
Il concilio promulgò anche 27 canoni che regolano la disciplina e la gerarchia
ecclesiastiche e la condotta clericale, che furono tutti accolti dalla Chiesa
occidentale. Venne tuttavia respinto un 28° canone, che avrebbe garantito al
vescovo di Costantinopoli uno status simile a quello del papa a Roma.
CASTANTINOPOLITANO II (Costantinopoli ) Virgilio Anno 553
Quinto concilio ecumenico della Chiesa: Fu convocato da Giustiniano I,
imperatore bizantino. Condannò come infetti di eresia nestoriana i cosiddetti
"Tre capitoli", cioè le opere di Teodoro di Mopsuestia, gli scritti di Teodoreto
di Ciro, contro san Cirillo ed il Concilio di Efeso, e la lettera di Iba di Edessa al
persiano Mari.
COSTANTINOPOLITANO III (Costantinopoli) Agatone-Leone II Anno
680-681
Sesto concilio ecumenico. Indetto dall'imperatore Costantino IV Pogonato, che
partecipò personalmente al concilio, tenendone la presidenza durante le
discussioni teologiche. Alla discussione conclusiva, l'imperatore fu acclamato
"protettore e interprete della fede".
Il Concilio condannò i monoteliti, affermando la dottrina che in Gesù Cristo
sussistono due volontà e due operazioni naturali, senza divisione e senza
cambiamento, inseparate, inseparabili e inconfuse; quindi, due volontà, di cui
una divina, alla quale è subordinata quella umana. Condannò, scomunicandoli,
anche tutti coloro che avevano sostenuto la dottrina monotelita, come i
patriarchi Sergio, Pirro, Ciro e lo stesso papa Onorio, che aveva mostrato delle
aperture verso di essa.
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NICENO II (Nicea) Adriano I Anno 787
Settimo concilio ecumenico. Indetto durante la reggenza dell'imperatrice
Irene. Si tenne inizialmente a Costantinopoli (786), poi, a causa dei torbidi
suscitati dagli iconoclasti, fu trasferito a Nicea. Si pronunziò in favore del culto
delle immagini, ordinando che queste venissero ripristinate nelle chiese
dell’impero, distinguendo tra la venerazione riservata ai santi rappresentati
dalle immagini e l'adorazione dovuta solo a Dio. Parteciparono 350 vescovi.
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LA FEDE
In ogni tempo, per dire il mistero di Cristo, la Chiesa ha dovuto confrontarsi con la cultura dell’epoca e
riesporre la fede in modo da poter farsi capire. La convocazione dei Concili, la ricerca in essi condotta e
anche la condanna degli errori è frutto di questa necessità. È quanto ci dice il N° 192 del CCC
Nel corso dei secoli si sono avute numerose professioni o simboli della fede, in risposta ai bisogni delle
diverse epoche: i simboli delle varie Chiese Apostoliche e antiche, il simbolo Quicumque detto di
Sant’Atanasio, le professioni di fede di certi Concili, o di alcuni Pontefici, come la “fides damasi”, o il “Credo
del Popolo di Dio” di Paolo VI. (CCC 192)
In dialogo con il 192, il 193 ci dice che ogni Concilio non solo mantiene sempre il suo valore, ma anche parla
al nostro oggi.
Nessuno dei simboli delle diverse tappe della vita della Chiesa può essere considerato sorpassato ed inutile.
Essi ci aiutano a vivere e ad approfondire oggi la fede di sempre attraverso i vari compendi che ne sono stati
fatti. Fra tutti i Simboli della fede, due occupano un posto specialissimo nella vita della Chiesa ( il Simbolo
degli Apostoli e il Simbolo di Nicea – Costantinopoli). (CCC 193)
Per la Chiesa, l’autorità e l’infallibilità con cui il magistero si esprime più che un diritto sono un dovere
derivante, da un lato, dalla sua obbedienza alla rivelazione e dall’altro dal diritto del Popolo di Dio di
professare una fede autentica.
La missione del Magistero è legata al carattere definitivo dell’Alleanza che Dio in Cristo ha stretto con il suo
Popolo; deve salvaguardarlo dalle deviazioni e dai cedimenti e garantirgli la possibilità oggettiva di
professare senza errore l’autentica fede. Il compito pastorale del Magistero è quindi ordinato a vigilare
affinchè il Popolo di Dio rimanga nella verità che libera. Per compiere questo servizio Cristo ha dotato i
pastori del carisma d’infallibilità in materia di fede e di costumi. L’esercizio di questo carisma può avere
parecchie modalità (CCC 890)
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Il collegio dei vescovi esercita in modo solenne la potestà sulla Chiesa universale nel Concilio Ecumenico (CJC
337,1). Mai si ha Concilio Ecumenico che come tale non sia confermato o almeno accettato dal successore di
Pietro. (LG 22) (CCC 884)
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Autorita del Concilio
Convocazione della folla di Gennaio 2013
PER NOI
1) A livello personale:
- riconoscere di essere molto ignoranti in materia
- curare la propria formazione, cioè approfondire e appassionarsi ai contenuti della fede, per
essere più consapevoli e per "rendere ragione della speranza che è in noi"
- scegliere di partecipare ad un percorso e dedicare un tempo stabilito alla
lettura/studio/aggiornamento
2) A livello comunitario:
- organizzare e dare valore a percorsi di formazione (catechesi, giornate di studio) per
precisare i contenuti della fede, e per un confronto con la cultura, la storia...
- non accontentarsi di proporre o di chiedere ai parrocchiani solo un servizio concreto, ma
sollecitarli a ragionare e a discernere a partire dalla fede in Gesù
- cogliere l'opportunità delle omelie domenicali per trasmettere i concetti di base,
fondamentali e specifici della fede.
Bibliografia
• Enchiridion Symbolorum – Denzinger, pagg. 141-151
•
Giovanni Cereti, Molte chiese cristiane un’unica chiesa di Cristo, Queriniana
•
Herbert Gutschera Joachim Maier Jörg Thierfelder, Storia delle Chiese in prospettiva
ecumenica, Queriniana
Pagina
11
• Catechismo della Chiesa cattolica, Editrice Vaticana
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