L`economia nelle parole del Papa

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Editoriale | Franco Mosconi
L’economia
nelle parole del Papa
Nella «Evangelii gaudium» del Santo Padre vi sono le parole più profonde e illuminanti
che si possano ascoltare per comprendere la direzione e prima ancora il senso del cammino
da compiere in quella fondamentale dimensione umana che è la vita economica e sociale
«
L’economia, come indica la stessa parola, dovrebbe essere l’arte di raggiungere un’adeguata amministrazione della casa comune, che è il mondo intero» (paragrafo 206). E ancora: «Alcuni ancora difendono le teorie della “ricaduta favorevole”, che presuppongono che ogni crescita economica, favorita dal libero mercato, riesce a produrre di per sé una maggiore equità e inclusione sociale nel mondo. Questa opinione, che non è mai stata confermata
dai fatti, esprime una fiducia grossolana e ingenua nella bontà di
coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante» (par. 54).
Questi brani, rivolti a tutti gli uomini di buona volontà, sono tratti dall’Esortazione apostolica di Papa Francesco «Evangelii gaudium» del novembre 2013 e, in particolare, dal capitolo quarto dal titolo «La dimensione sociale dell’evangelizzazione» e dal capitolo secondo titolato «Nella crisi dell’impegno comunitario». Sono le parole più belle, profonde e illuminanti che oggi possiamo ascoltare per
meglio comprendere la direzione, e prima ancora il senso, del cammino da compiere in quella fondamentale dimensione umana che è
la vita economica e sociale.
Le nostre società contemporanee vengono da ormai sei anni di
gravissima crisi: l’Italia che non cresce e che diventa vieppiù diseguale ne è, purtroppo, uno dei casi più eclatanti. Ascoltiamo ancora
le parole di Papa Francesco: «Non possiamo più confidare nelle forze cieche e nella mano invisibile del mercato» (par. 204).
Sul piano dell’elaborazione delle idee, dopo il dominio assoluto
per oltre vent’anni del cosiddetto «pensiero unico» (Washington Consensus), qualcosa si sta finalmente muovendo un po’ dappertutto nelle grandi democrazie dell’Occidente, come abbiamo cercato di porre
in rilievo con i due precedenti editoriali. Innanzitutto, appropriate
politiche per combattere le crescenti diseguaglianze nella distribuzione dei redditi e della ricchezza stanno tornando ai primi posti
per importanza nell’agenda di policy di diversi governi, anche forti
dell’elaborazione teorica di economisti quali il premio Nobel Joseph Stiglitz e il francese Thomas Piketty.
In secondo luogo, il superamento, in specie a livello di Unione
europea e area dell’euro, delle politiche di (sola) austerità ha trovato nel discorso a Strasburgo del presidente della Repubblica italia-
Le parole di
Papa Francesco
ci invitano
a ricercare
i germogli di
un pensiero
nuovo che
miri a
una società
più equa
e più
giusta
Jorge Mario Bergoglio
na Giorgio Napolitano (febbraio 2014) la sua autentica giustificazione, che deve essere quella di promuovere la crescita, gli investimenti e il lavoro dei giovani, mentre da anni un altro Nobel per l’economia, Paul Krugman, avvertiva sui guasti causati dall’accettazione passiva della dottrina degli «austerici». In terzo luogo, seguendo Stefano Zamagni (uno dei massimi esperti di dottrina sociale
della Chiesa), abbiamo gettato luce su quella che è la responsabilità «civile» delle imprese, un concetto che supera quello, già assai
nobile, di responsabilità sociale.
Stiamo ora, tutti, guardando al Santo Padre e ascoltando le sue
parole. Non c’è, crediamo, modo migliore di concludere questo nostro breve viaggio in tre tappe dedicato a rintracciare i germogli di
un pensiero nuovo per la società contemporanea: per una società
che voglia essere più equa, più giusta e capace di aggredire, per citare ancora Papa Francesco, le «cause strutturali della inequità».
Importante, in questo contesto, è il ruolo dell’imprenditore, al
quale il Papa dedica questo pensiero (par. 203): «La vocazione di un
imprenditore è un nobile lavoro, sempre che ci si lasci interrogare
da un significato più ampio della vita; questo gli permette di servire veramente il bene comune, con il suo sforzo di moltiplicare e rendere più accessibili per tutti i beni di questo mondo».
L’autore insegna Economia industriale all’Università di Parma e European Industrial Policy al Collegio Europeo di Parma, dove siede nel comitato scientifico.
LUGLIO/AGOSTO 2014 - OUTLOOK 9
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