Università degli Studi di Firenze Facoltà di Scienze della Formazione Dipartimento di Scienze dell’Educazione e dei Processi Culturali e Formativi Master Universitario Nazionale di II Livello per la Dirigenza degli Istituti Scolastici MUNDIS Coordinatore: Chiar.mo Prof.re Alessandro Mariani Tesi finale TITOLO IL PROJECT MANAGEMENT DELLE ATTIVITÀ FORMATIVE NELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE: MODELLI, ESPERIENZE, PROSPETTIVE Candidata Prof.ssa Rosa Iosue Relatore Chiar.mo Prof.re Alessandro Mariani Anno Accademico 2009/2010 Indice Introduzione Capitolo I L’evoluzione del Project Management: i modelli, il progetto, gli approcci 1 Modelli di Project Management .................................... p. 9 1.1 1.2 1.3 Il modello classico.......................................................... p. 9 Dal modello classico all’approccio integrato. ................ p.10 Verso il modello complesso............................................ p.12 2 Il progetto ....................................................................... p.13 2.1 La nozione di progetto.................................................... p.13 2.2 Progettazione e ciclo di vita del progetto: articolazione delle attività di Project Management............................. p.15 2.2.1 La definizione di obiettivi e la determinazione delle risorse necessarie........................................................... p.16 2.2.2 La pianificazione delle azioni ........................................ p.16 2.2.3La definizione dei criteri di valutazione del risultato.... .p.17 2.2.4 Le modalità di controllo e di revisione del lavoro ..........p.17 2.2.5 La valutazione dei risultati ottenuti.................................p.18 2.2.6 Fattori determinanti per la riuscita del progetto..............p.20 3 Nuove prospettive per il ciclo di vita del progetto.............p.22 3.1 Dalla pianificazione al Project Building, dal monitoraggio e controllo al Project Driving................. p.22 3.2 Nuove rappresentazioni per il ciclo di vita del progetto: la Project Systemic Map.................................................p.23 3.3. La valutazione del progetto secondo una logica sistemica........................................................................ p.24 4 Approcci metodologici, standard e tecniche di 1 Project Management.......................................................p. 25 4.1 4.2 4.3 4.4 4.5 4.6 4.7 Il “diagramma di GANTT” ............................................p.26 Il “Program Evaluation and Review Technique” (PERT) ed il “Critical Path Method“ (CPM).............................. p.27 La “Work Breakdown Structure” (WBS) ..................... p.28 Il modello ‘TenStep’................................................................p.29 L’approccio ‘Critical Chain’..........................................p.30 Il “Project Management Body of Knowledge” (PMBOK). ....................................................................p.31 “PRojects IN Controlled Environments” (PRINCE) e PRINCE2......................................................................p.34 5 Il Project Manager........................................................ p.35 5.1 5.2 5.3 5.4 5.5 Le competenze personali del Project Manager.............p.35 Le responsabilità ed i ruoli del Project Manager..........p.37 La costituzione e la crescita del Team di progetto.........p.38 Il Project Management del Team virtuale.....................p.39 Il Project Management Team....................................... .p.40 Capitolo II I presupposti per il Project Management delle attività formative nelle Istituzioni Scolastiche 1 La progettazione, i progetti, il Piano dell’Offerta Formativa...................................................................... p.41 1.1 La progettazione formativa, una definizione possibile.........................................................................p.41 Progettazione e progetti nel mondo della scuola.............................................................................p.42 La progettazione, pianificazione e programmazione scolastica........................................................................p.43 Il progetto in campo formativo.......................................p.44 Il Piano dell’Offerta Formativa: elemento progettuale culturale e formativo..................................................... p.45 1.2 1.3 1.4 1.5 2 Il Project Management delle attività formative nel panorama della scuola italiana dell’Autonomia............p.46 2.1 Il Project Management nel mondo della formazione e della didattica................................................................p.46 2 2.2 2.3 2.4 La legge sull’Autonomia scolastica, una riforma istituzionale per una scuola centro di progettazione......p.47 La riforma degli ordinamenti scolastici: il terreno per il Project Management..................................................p.48 Il processo di aziendalizzazione degli Istituti Scolastici.................................................................... p.49 3 Le risorse umane...........................................................p.51 3.1 Organizzazione, gestione e valorizzazione delle risorse umane nelle Istituzioni Scolastiche................................p.51 Il Dirigente Scolastico e l’organizzazione efficace delle risorse umane........................................................p.52 L’organizzazione delle risorse umane e “l’intelligenza organizzativa”................................................................p.54 3.2 3.3 4 4.1 4.2 4.3 4.4 4.5 Il Project Manager ed il Project Management Team delle attività formative nelle Istituzioni Scolastiche......p.56 Il Project Manager delle attività formative....................p.56 Il Dirigente Scolastico: Project Manager per una cultura progettuale delle Istituzioni Scolastiche............p.57 Il docente: Project Manager e progettista...................p.60 Il Direttore dei Servizi Generali Amministrativi (DSGA), Project Manager contabile amministrativo...................p.61 Il soggetto in formazione: Project Manager del proprio progetto di vita..............................................................p.62 Capitolo III Esperienze di Project Management delle attività formative per le Istituzioni scolastiche: Best Practices 1 1.1 1.2 1.3 2 Esperienze e proposte per la formazione di Project Managers nelle Istituzioni Scolastiche........................................ p.65 Il progetto EUROFORM: iniziative di Project Management a cura dell’Ufficio Scolastico Regionale del Veneto.....................................................................p.65 Il progetto [email protected], La progettualità europea nella scuola dell’autonomia.............................p.66 Progetto “Per la Scuola”, percorso di formazione al Project Management degli operatori scolastici..............p.68 I Progetti del Project Management Institute (PMI) ......p.69 3 2.1 2.2 2.3 Progetto “Progettare la progettazione educativa”..........p.69 Progetti dal futuro: ‘Kit per la Scuola Primaria’..............p.69 Progetti per la vita............................................................p.70 3 I progetti in rete...............................................................p.70 3.1 La gestione dei progetti in rete.......................................p.71 3.2 Progetti in rete: Il Progetto Continuità .........................p.72 3.3 Progetti in rete: Il Progetto Sicurezza.............................p.73 Conclusione Appendice Bibliografia Emeroteca Sitografia Riferimenti normativi 4 Introduzione Il Project Management è un elemento cardine negli studi manageriali per la gestione di progetti e fa riferimento ad un insieme di risorse umane e di fattori organizzativi finalizzati a raggiungere obiettivi definiti, con vincoli precisi. Il Project Management è anche l’applicazione di un intreccio di conoscenze, abilità, tecniche e strumenti alle attività di un progetto1, che aiutano a produrre i migliori risultati possibili, prendendo in considerazione i vincoli di costo, tempo e scopo/qualità del progetto, cercando di ottimizzare le risorse disponibili ed integrando gli input necessari al fine di soddisfarne i requisiti e per il conseguimento degli obiettivi prestabiliti, fino ad assumere i tratti di una vera e propria ‘cultura’2 scaturita soprattutto dall'esperienza derivante dalla gestione di progetti innovativi e complessi. Tali definizioni rimandano ad una serie di modelli di Project Management che si sono evoluti nel tempo anche sulla base dei cambiamenti sociali e produttivi e l’attenzione di sempre nuove categorie di utenti verso il Project Management ha favorito la ricerca per lo sviluppo di nuovi modelli. Il Project Management trova la sua diffusione nel mondo industriale e nel mondo aziendale, a partire dagli anni Cinquanta, con una recente diffusione in altri settori lavorativi, nel settore dei Servizi, nella Pubblica Amministrazione, nel settore delle nuove tecnologie. Il Project Management è entrato a far parte del mondo della formazione nell’ambito del recente processo di aziendalizzazione delle 1 PMI, PMBOK Guide, (1987) (Fourth Edition, 2008), PMI, Milano, 2009. R. D. Archibald, Project Management - La gestione di Progetti e programmi complessi, 3ª ediz., Franco Angeli, 2004. 2 5 agenzie formative e il dibattito, relativo all’opportunità di mutuare ed applicare tale modello in ambito formativo, con fautori e contrari, si è sviluppato prendendo in esame, di volta in volta, le opportunità di adottare e/o adattare tale modello alle specificità dell’ambito formativo. Con il presente lavoro si intende mettere in luce alcuni aspetti, relativi alla gestione dei progetti, che sono peculiari del mondo della formazione, cercando di evidenziare che il Project Management non è soltanto un modello operativo preso in prestito dall’esterno, non rientra solo nel processo di aziendalizzazione del mondo della formazione come strategia gestionale, ma che nel mondo della formazione trova una sua collocazione, fino a tradursi in una vera e propria attività formativa, un obiettivo metacognitivo, trasversale rispetto ai saperi e agli assi culturali, fino ad essere riconosciuto come competenza da acquisire, una delle competenze chiave di cittadinanza riconosciute dal Parlamento e dal Consiglio Europeo, considerate necessarie per tutti e per ciascuno, nell’ottica di percorsi formativi personalizzati3. Il Project Management delle attività formative assume carattere valoriale in tale prospettiva e se il mondo della formazione può trarre vantaggio dall’assumere il Project Management di matrice aziendale, adottandolo e adattandolo flessibilmente, sulla base della specificità delle proprie esigenze, esso viene contemporaneamente investito della responsabilità di produrre modelli propri di Project Management rispondenti alle finalità di istruzione, formazione ed educazione. 3 MIUR, D.M. 22 agosto 2007, N. 139, Regolamento recante norme in materia di adempimento dell’obbligo di istruzione, http://www.indire.it/lucabas/lkmw_file/obbligo_istruzione///DM22agosto2007_139_doc_tecnico.p df, ultima consultazione avvenuta il 25 ottobre 2010 alle ore 23:20. 6 Il Project Management, nato per la gestione della fase esecutiva dei progetti, oggi investe le fasi di analisi e pianificazione delle iniziative per offrire una gestione più completa con riferimento alle scelte strategiche, a quanto si può fare per disponibilità di risorse e quanto si riesce effettivamente a fare in termini di capacità operativa. Da un approccio bottom-up della pianificazione esecutiva si è sviluppata una metodologia top-down della pianificazione strategica, che sposta l’attenzione sugli obiettivi e i traguardi delle scelte per la gestione, lo sviluppo o la trasformazione dei progetti, spostando l’attenzione dal prodotto al processo4. Attraverso tale evoluzione, gli strumenti di Project Management consentono non solo un miglior controllo dell’efficienza operativa, ma anche dell’efficacia strategica, assumendo un carattere sempre più flessibile e adattabile a nuovi ambiti, affermando la loro validità anche nelle attività formative, ambito in cui l’approccio bottom up e la metodologia top down si intrecciano in un approccio flessibile e di natura partecipata, alla base dell’ autonomia progettuale. Nel primo capitolo sono state prese in considerazione alcune proposte mutuate dall’ambito aziendale, con un’attenzione allo stato dell’arte della ricerca nel campo specifico del Project Management e delle sue possibili declinazioni in ambito formativo, esaminando alcuni modelli, focalizzando l’attenzione sulle procedure, sulle fasi di progettazione, sugli aspetti gestionali dei progetti, sui criteri di valutazione, su alcuni approcci, standard e tecniche di Project Management. Sono poi stati presi in considerazione alcuni tratti relativi alla figura del Project Manager, per poi esaminare alcune variabili di contesto 4 E.Baglieri, A Biffi., E. Coffetti,C. Ondoli, N.Pecchiari, M. Pilati, M.Poli, M. Sampietro, Organizzare e gestire progetti. Competenze per il Project Management, (1999)ETAS RCS, Lodi, 2005. 7 necessarie alla gestione dei progetti e riflettere sull’importanza dei relativi aspetti comunicativi. Nel secondo capitolo sono state espresse alcune considerazioni sui presupposti per lo sviluppo del Project Management delle attività formative nelle Istituzioni Scolastiche, mettendo in luce alcuni elementi organizzativi, gestionali e culturali del mondo della scuola. Nel terzo capitolo sono state espresse alcune riflessioni, attraverso una selezione di esperienze progettuali significative, sia personali che desunte dall’attività di ricerca che ha preceduto e accompagnato il presente lavoro, a sostegno della tesi sopra espressa. In appendice, infine, è stata inserita una documentazione relativa ai progetti descritti nel terzo capitolo. 8 Capitolo I L’evoluzione del Project Management: i modelli, il progetto, gli approcci 1 Modelli di Project Management 1.1 Il modello classico Il Project Management si è affermato a partire dalla seconda guerra mondiale negli Stati Uniti d’America, attraverso una sistematica sperimentazione nella realizzazione di progetti militari, di grandi opere infrastrutturali e di impiantistica industriale, altri ambiti lavorativi, dal settore dei per poi diffondersi in molti servizi, alle Pubbliche Amministrazioni, fino all’Infomation Technology. Il modello originario di Project Management prevedeva un approccio meramente tecnico, la metodologia era ristretta a domini specifici ed era considerato un campo di studi per specialisti, con un ambito esclusivo di competenze ed expertise. All’inizio degli anni Sessanta già era evidente la sua importanza nella promozione e nella gestione di processi innovativi ma l’impostazione gestionale rispondeva ad una serie di operazioni, oggi note come Operations Management, che comprendevano abilità tecnico-scientifiche e abilità inerenti l’ambito economico, testate e calibrate all’interno di organizzazioni produttive come le industrie5. 5 Varanini F. (a cura di), Ginevri W. (a cura di), Il Project Management emergente: il progetto come sistema complesso, Guerini e Associati, Milano, 2009. 9 Tale modello classico, delle Operations Management, mirava sostanzialmente al raggiungimento degli obiettivi attraverso la gestione ed il controllo delle varie fasi di un progetto, considerate in sequenza lineare. Le organizzazioni in cui tale modello veniva utilizzato, erano considerate come elementi regolativi, parti di un sistema più ampio basato sulla stabilità dei ruoli, sulla prevedibilità dell’agire, sulla distinzione tra progetti ed attività esecutive. In tale modello le strategie venivano elaborate prima sulla carta e poi applicate dall’alto, al fine di dare un ordine, un’armonia alle parti e alle fasi di ogni singolo progetto. In tale contesto la pianificazione era centralizzata, dettagliata, analitica e con sequenze a lungo termine, il piano di progetto conteneva le date di inizio e fine delle attività, ma descriveva anche il suo sviluppo nel tempo, sulla base di previsioni pianificate in anticipo ed altamente attendibili. La gestione dei progetti era calibrata per rilevare eventuali deviazioni dalla pianificazione iniziale ed aveva un orientamento esecutivo, atto a raggiungere gli obiettivi del progetto, ad assorbire eventuali variazioni rispetto al piano originale e riconducendo le varie fasi alla validazione della strategia adottata. Lo scopo di tale modello era quello di garantire la stabilità del sistema attraverso operazioni di semplificazione e di riduzione della complessità. 1.2 Dal modello classico all’approccio integrato. Oggi il mondo è caratterizzato dalla complessità, dall’incertezza, dal cambiamento e in questo nuovo scenario il Project Management si è evoluto profondamente, anche sulla spinta delle innovazioni tecnologiche che hanno caratterizzato il ventesimo secolo da un lato e della globalizzazione dei mercati dall’altra. Tali mutamenti epocali hanno contribuito, in questi ultimi anni, alla percezione dell’inadeguatezza di modelli e strumenti manageriali pensati per situazioni stabili ed il modello 10 classico di Project Management sembra non poter più rispondere alle esigenze di un mondo in continuo cambiamento. Ciò non significa che gli standard, le tecniche tradizionali e gli approcci di Project Management, derivati dal modello classico, non possano essere più utilizzati ma che questi dovranno essere ripensati come strumenti flessibili per affrontare l’incertezza e l’imprevedibilità dei cambiamenti. La tendenza emergente nella gestione dei progetti, complessi e non, è quella di prendere in considerazione l’integrazione di approcci diversi, in una combinazione sempre nuova, dettata dal rapido mutare di esigenze e condizioni operative, utilizzandone gli elementi e ricombinandoli in base alle mutate esigenze, fino alla messa a punto di nuove tecniche, secondo la logica dei sistemi integrati, al fine di ottenere le risposte più rapide e di maggior valore oggi ottenibili da queste risorse6. La crescente complessità dei progetti ha generato nuove esigenze organizzative che richiedono un continuo adattamento e ri-adattamento delle metodologie e degli strumenti software di pianificazione e controllo dei progetti a supporto di un maggior numero di processi fra loro collegati. Dal Management, inteso come gestione della fase esecutiva dei progetti, si è passati al Management che include l’analisi e la pianificazione delle iniziative al fine di migliorare l’organizzazione in merito alle scelte strategiche, alla disponibilità di risorse ed all’effettiva capacità operativa. Nel Project Management, accanto all’approccio top-down della pianificazione esecutiva si è sviluppata la metodologia bottom-up della pianificazione strategica, in grado di monitorare nella fase esecutiva gli 6 S. Nokes, S. Kelly, Il Project Management, tecniche e processi, Prentice Hall F.T., Milano, 2008. 11 obiettivi e le scelte per la gestione, lo sviluppo e le variabili dei progetti, spostando il focus dal prodotto al processo. Lo stesso Project Management si configura come processo continuo e dinamico che guarda alla gestione di un progetto (degli obiettivi, dei tempi, dei costi, della qualità, della comunicazione, dei rischi) attraverso l’organizzazione, la pianificazione, il controllo e il coordinamento delle risorse a disposizione. Da tali presupposti deriva l’esigenza di nuovi orientamenti e di nuovi modelli che tengano conto del cambiamento come fattore costante e dell’imprevedibilità del futuro, adottando il criterio della flessibilità. 1.3 Verso il modello complesso In prospettiva la tendenza emergente va in direzione di un modello complesso che parta dall’assunto che, esplorare nuove strategie aperte al cambiamento esterno del contesto operativo ma anche al proprio cambiamento, possa far ottenere migliori risultati su obiettivi a breve termine, rispetto agli obiettivi a lungo termine del modello classico, e possa garantire lo sviluppo e l’innovazione in ambienti non più statici ma ad elevato tasso di cambiamento7. Esplorare nuove strategie vuol dire anche concordarle con quanti sono coinvolti nel progetto, dando così rilievo e spazio anche a possibili conflitti, disordini e discordanze da analizzare e risolvere, negoziando soluzioni per la riuscita del progetto. In tale modello la pianificazione diventa decentralizzata e può prendere in considerazione quei segnali deboli provenienti dall’interno e dall’esterno, allargando così le possibilità di intraprendere nuovi percorsi, di 7 F. Varanini (a cura di), W. Ginevri (a cura di), Il Project Management emergente: il progetto come sistema complesso, cit. 12 prevedere la costruzione di nuovi scenari, di apprendere ed innovare, mantenendo un’attitudine esplorativa. Mentre il modello classico puntava alla stabilità e alla riduzione della complessità, il modello complesso punta alla sostenibilità del cambiamento, all’assorbimento della complessilità. Il modello complesso appare dinamico e flessibile, risulta creativo nella misura in cui riesce a rispondere alle circostanze, non solo adattandosi a queste ma risultando propositivo rispetto all’organizzazione stessa, non più elemento statico e regolativo, ma elemento nuovo e fondato sull’interconnessione delle parti, sulla valorizzazione dei processi, sull’etica di condivisione dei principi e sulla governance del cambiamento. 2 Il progetto 2.1 La nozione di progetto Il progetto è la previsione articolata di ciò che si intende fare, un tipo di attività non ripetitiva, caratterizzata perciò da un’unicità che può implicare un elevato livello di incertezza, un’attività finalizzata al raggiungimento di determinati obiettivi in un certo periodo di tempo, svolta con l’impiego di risorse limitate, con un definito gruppo di persone, il Project Team, chiamato ad operare attraverso percorsi di negoziazione e costruzione collettiva, per creare dei prodotti e/o servizi e/o risultati specifici che determinano vantaggi, benefici o costutuiscono valore aggiunto al committente8. Un buon progetto nasce da un bisogno reale e condiviso, all’interno di una cornice strategica, sulla base di alcuni elementi fondamentali quali: 8 M. Sampietro, Organizzare e gestire progetti. Competenze per il Project Management, ETAS RCS, Lodi, 2005 (prima ed. 1999). 13 1) lo scopo del progetto; 2) le opportunità del progetto; 3) i benefici derivanti dal progetto; 4) i ruoli generali del progetto; 5) le questioni che il progetto può fronteggiare e risolvere. La logica di progetto presuppone l’allocazione delle risorse necessarie per raggiungere un preciso insieme di obiettivi attraverso un approccio pianificato e organizzato, evitando di distogliere energie dalle priorità strategiche e tenendo presente che, in ogni caso, un progetto porta risorse e sottrae risorse e il saldo è positivo solo se si ottiene un reale beneficio per il miglioramento delle condizioni di partenza. Questa nozione di progetto è uno standard largamente condiviso ed utilizzato ma, come per i modelli di Project Management, si assiste oggi ad un mutamento del concetto di progetto, che viene considerato non come un set definito di fasi e procedure, in cui il tutto è dato dalla somma delle parti, ma come un sistema complesso e flessibile, in cui gli obiettivi esprimono le intenzioni del progetto stesso, l’immagine di un futuro atteso, possibile ma non certo. Adattare i comportamenti al raggiungimento degli obiettivi può da un lato semplificare la complessità dell’agire ma può, allo stesso tempo, risultare riduttivo e forzato, omologante rispetto alle attese del progetto9. Oggi è auspicabile accettare la complessità che caratterizza la società contemporanea ed il progetto nella sua complessità, spostando il focus del progetto dal prodotto finale al processo ed accettando l’emergente concetto di risultato implicito nel processo, di obiettivo non più come punto d’arrivo ma come risultato che, momento per momento, sembra possibile raggiungere10. 9 S. Nokes, J. Greenwood, in collaborazione con I. Major, D. Allen, M. Goodman, Il Project Management, Pearson Education Italia, Milano, 2005. 10 F. Varanini (a cura di), W. Ginevri (a cura di), Il Project Management emergente: il progetto come sistema complesso, cit. 14 2.2 Progettazione e ciclo di vita del progetto: articolazione delle attività di Project Management La progettazione indica l’attività del progettare e si articola in fasi, dall’ ideazione, all’ individuazione di ipotesi per risolvere un problema o per rispondere ad un bisogno; alla messa a punto di un’idea o di un’idea guida con finalità sviluppo, ricerca, innovazione; all’ elaborazione di strategie e percorsi, risorse, tempi per garantire la fattibilità e l’efficacia delle iniziative. La progettazione, inoltre, implica processi decisionali, individua tappe, percorsi ed esiti, indica parametri, descrittori, standard in funzione e nell’esplicitazione degli esiti attesi e per le relative valutazioni11. Per la gestione dei progetti è importante identificare i concetti, le tecniche, le procedure, l’articolazione delle principali attività di Project Management, le condizioni organizzative e relazionali, ricorrenti nella maggior parte degli approcci esistenti e che sottendono alla logica del progetto, anche al fine di poter considerare la rispondenza di tali aspetti con la prassi della progettazione, che rimanda al ciclo di vita12 del progetto, che definisce le fasi, interconnesse tra loro, che collegano l’inizio e la fine del progetto stesso in una serie di attività in sequenza che includono, come riportato nel seguente schema: 11 12 Bardello I, Ginesi J.P., Didattica per progetti, La Nuova Italia, Firenze, 1999. PMI, PMBOK Guide, (1987) (Fourth Edition, 2008), cit. 15 2.2.1 La definizione di obiettivi e la determinazione delle risorse necessarie In relazione al primo punto, il Project Management prevede l’analisi e definizione degli obiettivi e degli eventi che li generano (i cosiddetti compelling events) , in termini di allestimento e avviamento (o start-up), diretti a determinare la natura e lo scopo del progetto. Le indicazioni di questa fase sono esplicitate e documentate nella Carta delle attività del progetto13. 2.2.2 La pianificazione delle azioni La pianificazione delle azioni con cui raggiungere gli obiettivi indicati costituisce una fase a forte valenza strategica, diretta ad organizzare i tempi e le consegne dei deliverable e identificare i requisiti del progetto. In questa fase vengono predisposte le condizioni organizzative e relazionali, viene presa in esame l’allocazione 13 la valutazione, la pianificazione e delle risorse disponibili e delle risorse necessarie, con S. Nokes, S. Kelly, Il Project Management, tecniche e processi,cit. 16 l’acquisizione delle risorse umane e dei materiali necessari, l’individuazione e controllo dei rischi (Risk Management), l’organizzazione del lavoro e dei processi, l’assegnazione dei task, indicando la direzione e il coordinamento delle attività, anche attraverso la predisposizione del Project Management Team. Il documento riferito a questa fase è il piano di progetto, che descrive il risultato atteso, le attività da svolgere, gli aspetti organizzativi, le modalità di interazione, l’analisi e l’allocazione delle risorse, la tempistica ed i costi da sostenere14. Per ciascun aspetto la pianificazione predispone gli strumenti da utilizzare, in termini di analisi di fattibilità, time-guideline, brainstorming, WBS, lista delle attività, “Diagramma di Gantt”, sistemi reticolari, PERT, matrici di responsabilità, procedure per la misurazione15. 2.2.3 La definizione dei criteri di valutazione del risultato Nella definizione dei criteri di valutazione del risultato, vengono indicati analiticamente i parametri di controllo, revisione, valutazione e validazione dei risultati attraverso appositi elenchi e con la scelta di mtriche di progetto selezionate. 2.2.4 Le modalità di controllo e di revisione del lavoro Le modalità di controllo e di revisione del lavoro costituiscono una fase complessa e delicata, in cui vengono effettuate la misurazione dell'avanzamento del progetto attraverso le Metriche di progetto, al fine di identificarne i rischi e i potenziali problemi ed intraprendere, laddove necessarie, le azioni correttive volte a rimettere il progetto in linea con i propri obiettivi; l’analisi dei risultati ottenuti sulla base dei fatti e delle informazioni raccolte, la definizione e controllo delle azioni correttive necessarie e rimettere il progetto in assetto con gli obiettivi, il monitoraggio di tempi, costi e altri indicatori del progetto, la gestione e soluzione dei 14 15 D. Archibald Russel, Project Management - La gestione di Progetti e programmi complessi, cit. S. Nokes, S. Kelly, Il Project Management, tecniche e processi,cit. 17 problemi e delle criticità eventualmente emersi e l’identificazione, la gestione ed il controllo delle variazioni di scopo (change request o change control) . Un aspetto fondamentale, peculiare di questa fase ma trasversale rispetto a tutte le attività di Project Management, si identifica nella gestione della qualità e nell’assicurazione della qualità, con la riduzione al minimo di elementi di non conformità, di natura procedurale, organizzativa o altra, eventualmente riscontrati16. Al termine viene dichiarata la chiusura del progetto, vengono rilasciati i risultati, viene formalizzata l'accettazione dei deliverable rilasciati e viene effettuata la disallocazione delle risorse e viene espletata l'esecuzione di tutte le attività di carattere amministrativo, per chiudere tutte le pendenze. 2.2.5 La valutazione dei risultati ottenuti La valutazione dei risultati ottenuti, sulla base dell’analisi dei risultati ottenuti, dei fatti e delle informazioni raccolte, prevede la gestione dell’accettazione dei risultati prodotti , la comunicazione di progetto per la diffusione dei risultati, o dissemination, e la notifica dei risultati ottenuti ai committenti, attraverso report dettagliati. 16 H. Kerzner, Project Management: Pianificazione, Scheduling e Controllo dei Progetti - Hoepli, Milano, 2005. 18 Schema delle Fasi, Attività e Documenti (Deliverables)del progetto: Fase Definizione di obiettivi Allestimento progetto Pianificazione delle azioni con cui raggiungere il risultato Definizione dei criteri di valutazione del risultato Modalità di controllo e di revisione del lavoro Valutazione dei risultati ottenuti Attività Analisi e definizione degli obiettivi e degli eventi che li generano (i cosiddetti compelling events) , Allestimento e avviamento ( start-up). Determinazione di limiti, regole e priorità per il team di progetto. Identificazione requisiti del progetto; dterminazione e allocazione risorse; Risk Management, Organizzazione del lavoro e dei processi; predisposizione del team di project management. Predisposizione di strumenti di project management: analisi di fattibilità, time- guideline, brainstorming, WBS, lista delle attività, diagramma di Gantt, sistemi reticolari, PERT, matrici di responsabilità. Indicazione dei parametri e procedure di controllo, revisione, valutazione e validazione dei risultati. Misurazione dell'avanzamento del progetto attraverso le Metriche di progetto; Azioni correttive, monitoraggio di tempi, costi e altri indicatori del progetto, la gestione e soluzione criticità e identificazione, gestione, controllo variazioni di scopo (change request o change control) . Gestione della qualità e assicurazione della qualità,. Chiusura del progetto Analisi dei risultati ottenuti, vengono rilasciati i risultati, disallocazione delle risorse chiusura tutte le pendenze. 19 Deliverables Carta delle attività di progetto Piano del progetto Elenchi criteri stabiliti Metriche di progetto scelte Rapporti sullo stato avanzamento del progetto di Rapporto di fine progetto Comunicazione di progetto per la diffusione dei risultati, o dissemination, Notifica dei risultati ottenuti ai committenti. 2.2.6 Fattori determinanti per la riuscita del progetto A queste fasi si affiancano le attività/abilità trasversali, che sottendono all'applicazione delle cosiddette ‘Soft Skills’, meno tecniche e più orientate alla motivazione dei gruppi di lavoro e al rapporto interpersonale, alla costruzione del Project Team e del Project Management Team17 . I fattori-chiave per la gestione di un progetto sono dunque costituiti dalle logiche organizzative, dalle risorse umane, dalla conoscenza delle modalità operative (Know-how), dalla comunicazione interna/esterna, dalle metodologie scelte e dagli strumenti per la gestione (Project Management Tools). Inoltre, senza il possesso di una adeguata visione condivisa sin all’inizio, in modo chiaro ed esplicito, comune a tutti coloro che sono coinvolti nel progetto, al Project Management Team, sarebbe ben difficile, se non impossibile, raggiungere gli obiettivi, nel rispetto dei vincoli prefissati e soddisfacendo bisogni e attese delle parti interessate. I motivi del successo o dell’insuccesso di un progetto possono dipendere dalla diversa combinazione di più fattori e possono essere così schematizzati: 17 P. Senge, The fifth Discipline : The Art & Practice of the Learning Organization., DoubledayCurrency, New York , 1990. 20 Principali motivi di successo dei progetti Forte motivazione Principali motivi di insuccesso dei progetti Mancanza della motivazione nel team di lavoro Stime e programmi non realistici. Definizione imprecisa dello scopo. Mancanza di coordinamento dei dati. Comunicazioni interne/esterne lacunose. Scarsa integrazione tra tempi, costi e qualità. Ruoli e responsabilità non definiti. Scarsa coesione nel team di lavoro. Programmazione inadeguata. Stime e programmi realistici. Definizione precisa dello scopo. Coordinamento dei dati. Comunicazioni interne/esterne adeguate. Integrazione tra tempi, costi e qualità. Ruoli e responsabilità definiti. Coesione nel team di lavoro. Programmazione adeguata 21 3 Nuove prospettive per il ciclo di vita del progetto 3.1 Dalla pianificazione al Project Building, dal monitoraggio e controllo al Project Driving. Il ciclo di vita del progetto, considerato in un contesto complesso, mantiene la sua validità dal momento che sia la necessità di definire lo sviluppo del progetto che la necessità di operare per il raggiungimento di un risultato sono ancora condizioni di base valide anche in un contesto complesso ma il criterio di flessibilità18, indicato come opportuno in relazione ai possibili cambiamenti e alle mutate condizioni, non si concilia con alcuni aspetti del ciclo di vita del progetto, di matrice deterministica. In tale prospettiva può essere rivisto il concetto di pianificazione, derivato da un approccio tradizionale, che prevedeva una sequenza di operazioni definite a priori. Ribadendo la necessità della fase di pianificazione, fondamentale nel ciclo di vita del progetto, sta emergendo l’elaborazione di uno sviluppo di tale modello in un concetto nuovo di Project Building19. Esso si configura sempre come una serie articolata di attività necessarie per costruire il progetto, ma contenuti ed azioni da svolgere non vengono definite rigidamente, lasciando così aperta la possibilità di accettare eventuali emergenze e cambiamenti intercorsi, non considerandoli come ostacoli da eliminare, ma come elementi da utilizzare a vantaggio del buon esito del progetto. 18 S.Baroni, (a cura di), Buon senso e flessibilità, in “Computer Business Review Italy” – Luglio/Agosto 2007. 19 F. Varanini (a cura di), W. Ginevri (a cura di), Il Project Management emergente: il progetto come sistema complesso, cit. 22 Rimane dunque fondamentale la chiara definizione degli obiettivi e delle linee guida del progetto ma non vengono più determinati i confini ed i dettagli del progetto. Il Project Building sposta il focus dalla linearità della sequenza di operazioni di pianificazione ad una visione globale e articolata del progetto, una visione possibile da diverse angolazioni che conduce alla convergenza delle idee e dei punti di vista di tutti gli stakeholders coinvolti nel progetto, valorizzando la dimensione sincronica rispetto a quella diacronica dell’approccio tradizionale. Allo stesso modo, la fase di monitoraggio e controllo del progetto dovrebbero svilupparsi in un concetto nuovo di Project Driving, o Project Governance20, che consiste in una serie di azioni e di decisioni, non preordinate, da da adottare in un dato momento, sulla base delle condizioni che possono emergere durante l’evoluzione del progetto. Il Project Driving, o Project Governance, fondato sulla centralità dell’obiettivo e del presente, può offrire un valido contributo al Project Management nella definizione di strategie appropriate per raggiungere gli obiettivi del progetto. 3.2 Nuove rappresentazioni per il ciclo di vita del progetto: la Project Systemic Map Sulla base delle proposte di Project Building e di Project Driving, emerge una nuova possibile rappresentazione del progetto stesso, una sorta di evoluzione del ciclo in una visione sistemica, reticolare, un network che mette in evidenza la maggior dinamicità del progetto e delle sue fasi che evolvono durante l’esecuzione del progetto. La mappa sistemica consente una visualizzazione della rete comunicativa tra gli stakeholders ed il 20 F. Varanini (a cura di), W. Ginevri (a cura di), Il Project Management emergente: il progetto come sistema complesso, cit. 23 progetto, e costituisce un supporto al Project Management, dal momento che offre una visione di insieme dello stato del progetto, nella sua evoluzione21. 3.3. La valutazione del progetto secondo una logica sistemica Sulla base dei nuovi modelli delineati, in relazione al progetto inteso come sistema ed alla sua complessità, emergono nuove e molteplici prospettive attraverso le quali poter valutare il progetto secondo una logica sistemica, prendendo in considerazione tutte le variabili che concorrono a determinare il successo del progetto. Ogni progetto è un’iniziativa unica e la valutazione dello stesso deve prendere in considerazione, di volta in volta, le specificità del singolo progetto. La valutazione di un progetto non può prescindere da alcuni aspetti, tra i quali emergono l’aspetto qualitativo, in merito al livello di soddisfazione del cliente; l'aspetto economico, in termini di profittabilità del progetto per l’organizzazione che lo ha realizzato; l’aspetto relazionale, riferito al livello di collaborazione nel gruppo di progetto; l’aspetto relativo al risultato, in relazione ai benefici prodotti dal progetto. Diventa essenziale redigere un vero sistema di valutazione del progetto, da calibrare sulle peculiarità di ogni singolo progetto. Questo comporta chiarezza nella scelta dei parametri di valutazione, un’attenta definizione di indicatori di performance; la valorizzazione degli aspetti comunicativi per condividere il sistema di valutazione tra tutti quanti, a vario titolo, partecipano al progetto. 21 F. Varanini (a cura di), W. Ginevri (a cura di), Il Project Management emergente: il progetto come sistema complesso, cit. 24 I vari aspetti devono essere collegati in un modello integrato di valutazione, per evitare lo spreco di risorse ed energie, e per non abbassare il livello complessivo di performance del progetto22. 4 Approcci metodologici, standard e tecniche di Project Management Il modello classico di Project Management ha generato una lunga serie di approcci, di standard e di tecniche, ampiamente utilizzati ancora oggi ed implementati sulla base dell’esperienza e dei cambiamenti sociali e organizzativi della società attuale. Tra questi possono essere messi in evidenza quelli applicabili ad ogni tipo di progetto e che pertanto possono essere considerati utili anche nell’ambito della gestione dei progetti formativi, tenendo presente che ogni approccio rimanda a diverse modalità di organizzare il lavoro, di assegnare i ruoli, e fa riferimento ad una propria terminologia ed una propria filosofia. Si tratta di approcci, standard e tecniche interattivi, incrementali, fondati sulla successione di fasi predefinite, nati sul modello classico e dei più recenti approcci flessibili, basati sui processi (Process-based Management) che derivano da una rilettura del concetto di controllo di progetto23. Tra questi, anche in riferimento alle attività formative, possono essere considerati il “Diagramma di Gantt”, il “Program Evaluation and Review Technique” (nota con l’abbreviazione PERT), il “Critical Path Method”(CPM), il PERT/CPM, la “Work Breakdown Structure” (WBS), l'approccio del “Critical Chain” (catena/percorso critico), il modello “TenStep”, l'approccio classico del già citato PMBOK e PRINCE2, rappresentati nello schema seguente: 22 23 H. Kerzner, Project Management: Pianificazione, Scheduling e Controllo dei Progetti, cit. S. Nokes, S. Kelly, Il Project Management, tecniche e processi,cit. 25 4.1 Il “diagramma di GANTT”24 Uno dei contributi fondamentali venne da Henry Laurence Gantt (1861-1919) il quale nel 1917 mise a punto una tecnica di pianificazione, denominata “Diagramma di Gantt”, tuttora utilizzata nelle attività di pianificazione, in particolare nella definizione della linea del tempo. Il “Diagramma di Gantt” fu elaborato per sostenere la ricerca sui metodi per il miglioramento dell’efficienza nella produzione industriale, una teoria dell’ingegnere e imprenditore statunitense, Frederick Winslow Taylor (1856-1915)25. Il diagramma è composto da un asse orizzontale, che indica la scansione temporale totale del progetto, e da un asse verticale, che include i compiti e le attività comprese nel progetto, consentendo sia la definizione della tempistica del piano di progetto, sia il monitoraggio della sua realizzazione, evidenziando le criticità, gli eventuali scostamenti dal piano previsto, l’efficacia di eventuali azioni correttive. 24 Diagramma di Gantt, http://ehl2000.com/index.php/2010/06/il-diagramma-di-gantt/ , ultima consultazione avvenuta il 20 novembre 2010 alle ore 21:23. 25 Taylor F.W., L'organizzazione scientifica del lavoro, Etas Kompass, Milano, 1967. 26 Esempio di “Diagramma di Gantt”26 4.2 Il “Program Evaluation and Review Technique” (noto con l’abbreviazione PERT). ed il “Critical Path Method “(CPM)27 Oltre al “diagramma di Gantt” vennero in seguito sviluppate altre importanti tecniche. Nel 1958 fu sviluppata la tecnica di programmazione denominata “Program Evaluation and Review Technique” (nota con l’abbreviazione PERT), il cui schema viene tuttora utilizzato. Il PERT era stato studiato per colmare alcune inadeguatezze del “Diagramma di Gantt” attraverso il quale non era possibile mostrare le dipendenze fra attività ed eventi; il 26 http://developer.tesene.it/wp-content/uploads/gantt.gif , ultima consultazione avvenuta il 27 novembre 2010 alle ore 17:20. 27 L. Yu Chuen-Tao, Applicazioni pratiche del PERT e del CPM - Nuovi metodi di direzione per la pianificazione, la programmazione e il controllo dei progetti, Franco Angeli Editore, Milano, 2000. 27 PERT fu utilizzato con successo anche nel programma spaziale statunitense. Accanto al PERT, di matrice militare, si sviluppò il modello di programmazione “Critical Path Method “(CPM), definito come la risposta industriale al PERT che aveva prodotto, in molti casi, un aumento dei costi nei servizi delle aziende. Negli anni successivi queste tecniche si diffusero largamente e velocemente nel mondo industriale e furono successivamente applicate anche in altri ambiti. Dalla fusione delle tecniche PERT e CPM deriva il sistema di metodologie di gestione progetti “PERT/CPM”, oggi considerate ed utilizzate come unico sistema. Con tale tecnica si rappresenta il flusso logico delle attività utilizzando uno schema reticolare. Il reticolo è formato da frecce, che indicano le attività, e da nodi, che indicano gli eventi nel tempo; il primo nodo è sempre quello di inizio progetto e l'ultimo è quello di fine progetto. I percorsi sono tracciati attraverso la lista dei nodi attraversati e considerano, come durata la somma dei tempi delle attività facenti parte del percorso. Sebbene tale modello trovi applicazione elettiva nell’ambito delle costruzioni e delle grandi opere, la sua struttura reticolare rimanda alla reticolarità dei processi formativi e lo schema reticolare si presta ad essere utilizzato per la gestione di attività formative. 4.3 La “Work Breakdown Structure” (WBS)28 Successivamente si sono sviluppati altri fondamentali strumenti per il Project Management, come la “Work Breakdown Structure” (WBS), a volte denominata “Project Breakdown Structure” (PBS), utilizzata per la scomposizione analitica di un progetto e per rappresentare la struttura delle attività di un progetto a diversi livelli di 28 S. Nokes, S. Kelly, Il Project Management, tecniche e processi,cit. 28 dettaglio, dai primi sotto-obiettivi fino ai compiti specifici, mediante un diagramma o elenchi strutturati e descrittivi. La WBS costituisce il punto di partenza più semplice per pianificare un progetto. Un aspetto interessante della WBS, in relazione all’ambito formativo, è dato dall’applicazione di conoscenze di carattere organizzativo ai fini della semplificazione e della gestione di attività lavorative particolarmente complesse, includendo tra queste, la progettazione formativa e l’ insegnamento. 4.4 Il modello ‘TenStep’29 Il Processo di Project Management ‘TenStep’ è un modello pragmatico, flessibile e scalabile, applicabile alla gestione di qualsiasi tipo di progetto. Il modello è strutturato in processi, tecniche, deliverable, template e best practice che occorrono nelle varie fasi di progetto, a partire dai principi base e in crescendo in funzione della complessità e dell’articolazione di ogni singolo progetto. La metodologia ‘TenStep’ si basa su dieci passi: due obbligatori e otto a scelta e facoltativi, in relazione della complessità progettuale. I primi due passi riguardano definizione del lavoro e la schedulazione, gli altri otto fanno riferimento alla gestione e ai controlli del lavoro. I passi della Metodologia TenStep comprendono: 1. Definizione del lavoro. 2. Sviluppo schedulazione e budget. 3. Gestione schedulazione e budget. 29 TenStep, http://www.tenstep.it/TenStep/0A500-Modello-Processo-TenStep.htm, ultima consultazione avvenuta il 30 ottobre 2010 alle ore 18:50. 29 4. Gestione problemi. 5. Gestione modifiche. 6. Gestione della comunicazione. 7. Gestione del rischio. 8. Gestione risorse umane. 9. Gestione della qualità. 10.Gestione delle metriche. La modularità e la scalabilità di questo modello risultano apprezzabili per la gestione di attività formative, la cui unicità e la cui flessibilità costituiscono certamente elementi di valore ma anche possibili elementi di difficoltà di gestione; il modello ‘TenStep’ agevola le procedure di divisione delle responsabilità gestionali dei progetti formativi. 4.5 L’approccio ‘Critical Chain’30 In relazione al Project Management delle attività formative, l'approccio del ‘Critical Chain’ (catena/percorso critico) risulta apprezzabile per il fatto che si focalizza sulla disponibilità delle risorse oltre che sulle connessioni logiche tra le attività e le diverse fasi di progetto e consente la gestione dell’incertezza con efficienza aggiungendo valore al progetto31. Questo è un aspetto rilevante nella progettazione della scuola dell’Autonomia che richiama alle responsabilità delle singole Istituzioni Scolastiche. 30 E. M. Goldratt, Critical Chain, North River Press Publishing Corporation, Great Barrington, MA, US, 1997. 31 Microsoft in partenrshipcon IPSOA, voce: Gestire l’incertezza dei progetti:catena critica, http://www.microsoft.com/italy/pmi/gestioneimpresa/speciali/incertezzaprogetti/ipsoa/default.msp x, ultima consultazione avvenuta il 30 ottobre 2010 alle ore 13:20. 30 Durante la pianificazione e il controllo di un progetto occorre comprendere quale possa essere il percorso critico, poiché questo condiziona il risultato finale. In assenza di pianificazioni attente, le risorse vengono distribuite su varie attività senza valutare l'esistenza dei percorsi critici. In questi casi si corre il rischio di destinare risorse superflue ad alcuni progetti e di assegnarne poche ad altri, con la conseguenza di risultati poco soddisfacenti con dispendio di risorse e di costi. 4.6 Il “Project Management Body of Knowledge” (PMBOK)32. Il “Project Management Body of Knowledge” (PMBOK) è una guida, pubblicata dal Project Management Institute (PMI), che ha lo scopo di documentare e standardizzare le best practices di Project Management. La prima versione è stata pubblicata nel 1987, la versione attuale, A Guide to the Project Management Body of Knowledge (PMBOK Guide Quarta Edizione), è stata pubblicata il 31 dicembre 2008. La PMBOK Guide è anche lo standard nazionale statunitense(ANSI) per il Project Management; il PMBOK è un approccio descrittivo e molto articolato, orientato alla definizione delle conoscenze. Nella Guida sono definiti 5 macro-processi, che sottendono alla logica di progetto, e 9 aree di conoscenza per la gestione dei progetti. I macro-processi sono: 1. 2. 3. 4. 5. 32 Concezione - Initiating Pianificazione - Planning Realizzazione - Executing Controllo - Controlling Rilascio - Closing PMI, PMBOK Guide, (1987) (Fourth Edition, 2008), cit. 31 Le aree di conoscenza sono: 1. Gestione Ambito - Project Scope Mananagement 2. Gestione Tempi - Project Time Management 3. Gestione Costi - Project Cost Management 4. Gestione Qualità - Project Quality Management 5. Gestione Risorse Umane - Project Human Resource Management 6. Gestione Comunicazione - Project Communications Management 7. Gestione Rischi - Project Risk Management 8. Gestione Forniture - Project Procurement Management 9. Gestione Integrazione processi - Project Integration Management Si ritiene opportuno descrivere brevemente, di seguito, le suddette aree di conoscenza 1. Gestione Ambito - Project Scope Mananagement La gestione dell’ambito di progetto è il processo utilizzato dal Project Manager per definire i confini del lavoro inerenti al progetto; con la parola ambito si indica ciò che è compreso nel progetto e ciò che invece non vi rientra. 2. Gestione Tempi - Project Time Management Quest’area riguarda il controllo della tempistica che permette di mantenere il progetto entro I programmi. 3. Gestione Costi - Project Cost Management Quest’area di conoscenza riguarda il mantenimento del progetto nei costi previsti, si riferisce al budget e a tutte le operazioni di carattere finanziario ed economico del progetto. 4. Gestione Qualità - Project Quality Management La qualità nel Project Management si riferisce alla misura in cui i deliverable di progetto sono adeguati allo scopo, determinando il successo o l’insuccesso del progetto. 32 5. Gestione Risorse Umane - Project Human Resource Management Quest’area riguarda il modo in cui trovare, dirigere e gestire le persone coinvolte nel progetto e fa riferimento anche al loro sviluppo professionale. 6. Gestione Comunicazione - Project Communications Management Particolrmente importante per la riuscita di ogni progetto, questa fase riguarda le modalità di gestione dei flussi informativi. 7. Gestione Rischi - Project Risk Management Quest’area di conoscenza riguarda l’individuazione e la valutazione dei rischi e l’eventuale pianificazione di azioni correttive. 8. Gestione Forniture - Project Procurement Management Quest’area tratta l’approvvigionamento delle risorse per il progetto. 9. Gestione Integrazione processi - Project Integration Management Quest’area risulta essere il cuore del Project Management. Essa comprende le abilità, le competenze, gli strumenti e le tecniche necessari ad integrare correttamente e strategicamente le varie componenti del progetto, per raggiungere gli obiettivi previsti, ottimizzando tempi e risorse. Nell’ultima edizione, la guida PMBOK è stata revisionata ed integrata e si presta ad essere assunta come modello preferenziale per il Project Management delle attività formative per le sue peculiarità, trattandosi di un approccio descrittivo e molto articolato, orientato alla definizione delle conoscenze. Nella nuova Guida PMBOK sono stati snelliti gli aspetti procedurali ed è stata rivolta una nuova attenzione alla formalizzazione dei requisiti degli Stakeholders, attraverso la loro identificazione, il loro posizionamento nei confronti del progetto e delle strategie di gestione. 33 Il PMBOK, nella sua nuova edizione, valorizza Management come competenza organizzativa il profilo di rispetto a quello di mera esecuzione, sottolinea l’importanza degli Interpersonal Skills per i Project Managers, implementa i riferimenti alla Governance, reintegra il modello PERT, per utilizzarlo nella fase di stima di progetto, ed in generale presenta una significativa semplificazione dei concetti espressi ed un flusso dei processi più comprensibile al fine di poter essere utilizzato in vari ambiti lavorativi, anche in ambito formativo e scolastico. 4.7 “PRojects IN Controlled Environments” (PRINCE) e PRINCE233 PRINCE nasce nel 1989 e nel 1992 diventa PRINCE2 ed è di proprietà dell’Office of Government Commerce UK. PRINCE2 è un modello di Project Management generale, applicabile a qualunque tipologia di progetto, è un metodo prescrittivo, orientato all’applicazione delle conoscenze. Essendo composto da 45 sottoprocessi, organizzati in 8 macro processi, 8 components , alcuni dei quali essi stessi processi e 3 tecniche, risulta piuttosto complesso per l’applicazione in ambito formativo ma è interessante ed utile per la chiara distinzione dei livelli di responsabilità nella gestione del progetto che prevede i Team Members, il Project Manager, e il Project Board. 33 PRINCE, PRINCE2, http://www.prince-officialsite.com/home/home.asp, ultima consultazione avvenuta il 25 ottobre 2010 alle ore 22:50. 34 5 5.1 Il Project Manager34 Le competenze personali del Project Manager Nel mondo del lavoro, nel settore produttivo e nel mondo aziendale, quella del Project Manager è una professione con le sue caratteristiche e le sue specificità, con standard e modelli di riferimento, parametri di comparazione desunti dalle best practices, conoscenze specialistiche, abilità e competenze professionali. Il Project Manager necessita di competenze complesse, che includono aspetti gestionali, tecnici e relazionali, indispensabili per il compito da svolgere35. Schematizzando tali competenze si possono individuare: 34 S. Nokes, S. Kelly, Il Project Management, tecniche e processi,cit. Gaw B., Resource and Capacity Management How to Optimize Resources and Capacity Planning, in http://knol.google.com/k/resource-and-capacity-management#, ultima consultazione avvenuta il 24 ottobre 2010 alle ore 14:25. 35 35 Le suindicate competenze possono avere un valore di riferimento generale, ma vanno adeguatamente contestualizzate in funzione delle caratteristiche dei progetti e dell’ambiente organizzativo. In situazioni di costante cambiamento di carattere organizzativi si impone una particolare attenzione alla scelta, alla ridefinizione e all’aggiornamento degli strumenti per lo sviluppo delle competenze necessarie alla gestione di ogni progetto. Un buon Project Manager crede nel progetto affidatogli e dovrà essere in grado di guidare e motivare quanti sono coinvolti per la riuscita del progetto, cercando di ottenere il miglior risultato possibile ottimizzando la gestione, amministrazione e l’uso di tutte le risorse destinate al progetto, siano esse materiali, immateriali, umane, finanziarie e strumentali . I comportamenti del Project Manager possono essere determinanti per la riuscita delle iniziative e devono, pertanto, fare riferimento a valori condivisi. Tra questi, particolare rilievo assumono il rispetto, la correttezza, il senso di responsabilità e, in ambito formativo, il senso di appartenenza alla comunità pedagogica. È importante saper riconoscere come proprie le decisioni prese o non prese, le azioni compiute o non compiute, con il dovere di riconoscere le conseguenze che ne possono derivare e, soprattutto, essere in grado di prendere decisioni in contesti di cambiamento, con imparzialità. Assumono particolare rilievo le cosiddette Soft Skills, abilità umane di comportamento e di relazione con gli altri, le competenze personali a livello comunicativo, di gestione delle risorse, di promozione delle iniziative. 36 5.2 Le responsabilità ed i ruoli del Project Manager36 Il Project Manager è il responsabile della pianificazione, realizzazione, controllo e valutazione del progetto e il suo obiettivo è quello di assicurare il rispetto dei costi, dei tempi e della qualità concordata e soprattutto il raggiungimento della soddisfazione del cliente. Questa responsabilità si declina attraverso un’opera di integrazione e coordinamento di quanti partecipano al progetto ed in particolare attraverso la gestione delle interfacce, ossia di tutti quei punti di interazione tra attori e tra fattori significativi per la realizzazione del progetto. Per quanto riguarda i processi relazionali, la gestione delle interfacce consiste nel garantire la qualità dei rapporti, sia all’interno del Team di progetto che all’esterno con tutti coloro che ,in qualche misura, partecipano al progetto. Molteplici possono risultare i ruoli rivestiti dal Project Manager nella gestione di un progetto che comprendono ruoli interpersonali, ruoli informativi e ruoli decisionali. I ruoli interpersonali assumono rilevanza nella gestione di una rete di relazioni che favoriscano la realizzazione del progetto, nella gestione dei conflitti e per la creazione di un clima di fiducia. I ruoli informativi si esplicano nella gestione della comunicazione e nella trasmissione di informazioni ed assumono rilevanza strategica nel raccogliere e monitorare informazioni ricevute, nel trasmettere informazioni all’organizzazione e nel rendersi portavoce dell’organizzazione verso l’esterno. Il Project Manager riveste ruoli decisionali nelle varie fasi di progettazione, attraverso la negoziazione verso gli interlocutori interni ed esterni all’organizzazione, intervenendo nelle azioni di pianificazione, nel 36 Bardello I, Ginesi J.P., Didattica per progetti, cit., pp.23-35. 37 reperimento e nell’allocazione delle risorse, nel gestire eventuali difficoltà e nell’indicare la direzione da seguire. 5.3 La costituzione e la crescita del Team di progetto37. Spetta al Project Manager la costituzione del Team di progetto e tale compito comporta scelte decisive per il successo del progetto. Il Team di progetto opera secondo la modalità del lavoro di gruppo, secondo una logica processuale, evolutiva, sulla base di date condizioni di partenza ma soprattutto sulla base dell’efficacia che il gruppo riesce ad acquisire. Il gruppo si fonda su dinamiche relazionali che possono influenzare il raggiungimento degli obiettivi in modo determinante. Se nel gruppo emergono elementi relazionali negativi si può assistere ad un abbassamento delle potenzialità del Team, in termini di scarsa motivazione o sottoutilizzo delle competenze. Risulta importante, pertanto, puntare sulla coesione del gruppo, sulla creazione di un clima positivo ed incentivante per tutti i membri del gruppo. Nella composizione di un Team, possono essere adottati diversi criteri, come la selezione sulla base delle competenze richieste per portare avanti il progetto, o il criterio di rappresentatività organizzativa ma anche l’esperienza dei partecipanti ad altri lavori di gruppo o altro ancora. Come un vero organismo il gruppo cresce in diverse fasi. Inizialmente, nella fase costituente, si tratta di un gruppo di persone accomunate soltanto da un compito comune; successivamente si assiste alla fase di identificazione, in cui i membri del gruppo entrano in relazione, iniziando a creare legami interpersonali. Dopo i primi approcci il Team 37 C. Ondoli, M. Pilati, La costituzione e la crescita del Team, in Baglieri E., Biffi A., Coffetti E., Ondoli C, Pecchiari N., Pilati M., Poli M., Sampietro M., Organizzare e gestire progetti. Competenze per il Project Management, cit.. 38 affronta una fase di confronto approfondito, in cui si concede spazio alle potenzialità degli individui e si gestiscono eventuali conflitti; si instaura un clima di gruppo, si sviluppa il senso di appartenenza, si lavora per la riuscita del progetto, collaborando attivamente, attivando sinergie positive. Oggi un fattore importante è rappresentato dalla capacità dell'intero Team di porsi e agire come motore del progetto; saper collaborare nella realizzazione di obiettivi condivisi diventa l’elemento più importante per il successo di qualsiasi progetto. 5.4 Il Project Management del Team virtuale Molti progetti oggi sono svolti in rete, con l’utilizzo delle tecnologie informatiche, attraverso l’uso di Internet, attraverso le comunità virtuali, utilizzando modalità comunicative a distanza. Uno degli elementi fondamentali del processo di comunicazione è il contesto ed il progetto in rete può costituire un contesto specifico, che può avere effetto sull’intero processo comunicativo. La gestione di progetti a distanza richiede nuove competenze di Project Management e uno dei problemi ricorrenti da affrontare con sempre maggiore frequenza è proprio la distanza fisica e temporale delle persone coinvolte nel progetti in rete. Quando la comunicazione avviene tra persone distanti nel tempo e nello spazio il rischio sta nella possibilità che il contenuto della comunicazione, il messaggio, sia più povero. Spesso il Team virtuale lamenta difficoltà nei contatti con i membri del gruppo di progetto e sebbene la tecnologia fornisca un'ampia gamma di strumenti per facilitare la comunicazione nei Team virtuali, questi non sempre risolvono i problemi, poiché non possono sostituirsi alla necessità di strutturare e regolare il processo della comunicazione nel Team virtuale. Pertanto, è necessario definire e condividere nel Team alcune regole di comunicazione da utilizzare durante tutto il ciclo di vita del progetto 39 Non esistono regole generali a riguardo e le regole comunicative vanno definite per ogni singolo progetto e per ciascun gruppo, considerando alcune variabili, tra cui il numero di persone del Team che operano "in remoto". Si possono indicare alcuni criteri relativi alla reperibilità in rete dei partecipanti al progetto,concordando tempi e modalità di contatti per la condivisione delle informazioni all'interno del Team. 5.5 Il Project Management Team La gestione di un progetto si focalizza nel coordinamento e nel controllo delle varie componenti e dei diversi attori coinvolti nella realizzazione del progetto, con l'obiettivo di ridurre le probabilità di insuccesso. Il Project Management Team, sulla base di capacità tecniche, di specializzazioni e competenze, diventa l’elemento centrale delle organizzazioni complesse e la gestione dei progetti può completamente realizzarsi solo se il team diventa capace di comunicare in modo empatico e aperto. Comunemente nel gruppo esiste un leader che viene comunque chiamato Project Manager, a questo si affiancano altre persone che si occupano delle attività di management di parti del progetto secondo una vista per componenti del sistema o per ambiti specifici. Oggi la tendenza per la gestione di progetti complessi, in contesti complessi, rimanda ad una leadership diffusa, per una condivisione di scelte e responsabilità. Alcuni preferiscono il termine poliarchia a quello di leadership diffusa o di leadership cooperativa, perché esso rimanda ad un concetto di leadership condotta da molti, un termine considerato neutro e consono all’idea di management.in un contesto di incertezza38. 38 Obolensky N. "Chaos Leadership and polyarchy - countering leadership stress?" www.complexadaptiveleadership.com/, ultima consultazione avvenuta il 27 ottobre 2010 alle ore 21.45. 40 Capitolo II I presupposti per il Project Management delle attività formative nelle Istituzioni Scolastiche 1 1.1 La progettazione, i progetti, il Piano dell’Offerta Formativa La progettazione formativa, una definizione possibile39 La progettazione formativa assunse i tratti di problematica emergente in ambito pedagogico a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, a seguito del movimento di rinnovamento dell’Istituzione scolastica. Per circa venti anni fu ridotta al rango di programmazione, chiusa nell’ambito scolastico, rispondendo alle esigenze di un modello centralizzato, burocratico e autoreferenziale, caratterizzando gli interventi formativi secondo indicazioni provenienti dall’alto, sulla base di una didattica impegnata ad identificare prerequisiti, obiettivi, procedure e strumenti operativi. Negli anni Novanta il modello burocratico fece posto a modelli decentrati, autonomistici e la progettazione formativa assunse un nuovo valore, sulla base del processo di autonomizzazione delle Istituzioni scolastiche che implicava una nuova e più piena assunzione di responsabilità progettuale. Questo cambiamento aveva assegnato un nuovo valore ai fattori ambientali e culturali ed un nuovo assetto dell’Istituzione scolastica, che diventava servizio pubblico e agenzia formativa. Parallelamente lo sviluppo di canali formativi alternativi a quello scolastico faceva emergere la necessità di una nuova progettazione 39 L. Benadusi, R. Serpieri (a cura di), Organizzare la scuola dell’autonomia, Carocci, Roma, 2000. 41 formativa, chiamata a tradurre, in nuovi e flessibili apprendimenti, le indicazioni e le richieste provenienti dal mondo del lavoro, dalla politica europea, nazionale e regionale, dai singoli. La nuova progettazione formativa si articolava sulla base di bisogni formativi, che rimandavano a istanze formative diverse ed ogni intervento formativo diventava un risultato da raggiungere attraverso un percorso flessibile, controllato, monitorato e valutato, cercando di individuare nell’ambiente quegli elementi che potevano costituire opportunità e risorse per la realizzazione delle intenzioni formative contenute ed espresse nel progetto formativo. La progettazione formativa si propone come un intervento professionale che tiene conto dei bisogni della committenza e dei bisogni del soggetto in formazione; è un’azione razionale, motivata ed intenzionale e rimanda ad un modello di razionalità pragmatico, dialogico, problematico e negoziale. La progettazione formativa predispone e realizza il setting formativo, l’insieme degli elementi strutturali e cognitivi che compongono un ambiente di apprendimento adeguato, non statico, che può essere inteso come apertura di senso, di condivisione delle scelte operate. La progettazione formativa ha una funzione pedagogica, ma anche politica, dal momento che impone di confrontare interessi diversi presenti sul territorio, di negoziare con poteri e competenze utili alla realizzazione di intenzionalità pedagogicamente fondate. 1.2 Progettazione e progetti nel mondo della scuola I termini progettazione e progetto non sono nuovi nel mondo della scuola ma per molto tempo hanno fatto riferimento ad ambiti piuttosto ristretti, legati ad esperienze di sperimentazione promosse dal Ministero e/o a sperientazioni autonome, che richiedevano la valutazione e l’ autorizzazione dell’Amministrazione centrale. Già dalla prima metà degli anni Novanta la scuola ha portato avanti progetti sulle ‘educazioni’, come 42 l’educazione ambientale, stradale ed educazione alla salute; nel 1995, con il Decreto relativo alla ‘Carta dei Servizi’, nasce il P.E.I., il Progetto Educativo d’ Istituto, da elaborare insieme alla programmazione educativa; fino al Piano dell’Offerta Formativa, introdotto dal Regolamento per l’Autonomia, un documento fondamentale nel quale le singole Istituzioni scolastiche sono chiamate ad esplicitare la propria progettazione curricolare, extracurricolare, educativa e organizzativa. 1.3 La progettazione, pianificazione e programmazione scolastica40 Il termine progettazione ricorre in molti articoli del Regolamento dell’autonomia; all’Art.1 comma 2, si afferma che “L’autonomia delle Istituzioni scolastiche (...) si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, istruzione, formazione”41; all’Art. 6 si fa cenno della progettazione formativa, in relazione all’autonomia di ricerca e di sviluppo delle scuole. La progettazione scolastica è caratterizzata dalla specificità dell’intenzionalità educativa e si articola a livello organizzativo e curriculare. La progettazione si fonda sulle attese della comunità scolastica e del contesto di riferimento, su una rappresentazione condivisa e coerente di bisogni e problemi e sulle finalità della scuola; procede con l’ elaborazione di un’ipotesi progettuale, individuando priorità tra bisogni formativi e problemi cui si intende fornire soluzione, delineando interventi orientati ai risultati attesi, prevedendo strategie e percorsi, risorse necessarie, definendo i tempi di realizzazione. 40 Di Nubila R., Operare per progetti nelle attività didattico-formative, in “Studi e documenti degli Annali della Pubblica Istruzione”, n.58, pp. 27-53. 41 Decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, ai sensi dell'art. 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59. 43 La progettazione scolastica è un modo di lavorare, una competenza, che richiede abilità tecniche e funzionali, i cui principi sono la razionalità, la decisionalità, la responsabilità, la flessibilità, la collegialità, la controllabilità, la gestione e la valutazione delle decisioni, delle azioni, delle strategie. Per concretizzare i progetti delle attività formative è necessario una fase di pianificazione, intesa come predisposizione di piani di lavoro in cui sono stabiliti: la sequenza degli interventi, le risorse disponibili e necessarie, i tempi per la realizzazione del progetto, le responsabilità, le condizioni di fattibilità del progetto stesso. Vengono poi stabiliti percorsi operativi, per attuare le attività previste, attraverso la fase di programmazione, un adattamento alle specificità del gruppo di apprendimento, consentendo la contestualizzazione dei piani di lavoro e dei progetti da portare avanti. Pianificazione e programmazione possono non essere in una dimensione progettuale, laddove esperienze sperimentate e validate diventano routine consolidata, risposte sicure a situazioni standard. 1.4 Il progetto in campo formativo La concezione del progetto in campo educativo differisce da quello economico o aziendale, anche se la scuola può proficuamente tenere in considerazione e mutuare elementi procedurali propri di questi contesti per ottimizzare i propri interventi, con riferimento al rigore nel percorso metodologico e al controllo dei risultati ma, in ogni caso, il punto di riferimento resta il soggetto che apprende e non si può prescindere dalla realtà soggettiva degli allievi e dalle loro aspirazioni formative. Pertanto è opportuno calibrare gli obiettivi in riferimento alle effettive possibilità dei singoli allievi, al carico emotivo e cognitivo nel processo di apprendimento e socializzazione, cosa che presuppone congruenza tra obiettivi didattici ed i livelli di sviluppo degli allievi, 44 garantendo percorsi personalizzati, differenziando gli interventi didattici anche in relazione agli stili cognitivi di ciascuno. Il termine progetto, all’interno del mondo della formazione, viene utilizzato secondo diverse accezioni, facendo riferimento ad attività formative che caratterizzano un Istituto, come progetti disciplinari o integrati, educativi, integrativi dell’attività didattica o riferiti all’organizzazione, ad attività consolidate o nuove, ordinarie e straordinarie; un progetto è anche una previsione articolata di ciò che si intende realizzare; il progetto è una guida per l’azione. 1.5 Il Piano dell’Offerta Formativa: elemento progettuale culturale e formativo42 Il Piano dell' Offerta Formativa (P.O.F), introdotto dal Regolamento dell’Autonomia, scolastico, e, esplicita la progettazione di ogni singolo Istituto in tal senso, costituisce il progetto base, culturale e formativo, caratterizzante ciascuna Istituzione Scolastica, lo statuto di ogni scuola, che accoglie le esigenze formative presenti nel territorio prossimo e garantisce la conformità agli obiettivi educativi determinati a livello nazionale, per i diversi tipi e indirizzi di studio. Il P.O.F. è lo strumento operativo per eccellenza della scuola e deve rispondere a caratteristiche di qualità, deve risultare affidabile, leggibile, utilizzabile, flessibile e verificabile, in termini di progettazione e possibilità di riprogettazione per modularsi ai cambiamenti che possono intervenire. La struttura del P.O.F. comprende: 42 Borgarello G., Il POF come occasione e strumento di progettazione partecipata all’interno della scuola e tra scuola e territorio, in Progettazione e Partecipazione, a cura di Salcuni F.P., Legambiente, Roma, 2001. 45 • una dimensione di ricognizione interna ed esterna, riferita alla rilevazione dei bisogni, in cui si definiscono risorse e vincoli del contesto operativo; • una dimensione progettuale, fase complessa e delicata, in cui si dichiarano le scelte educative e didattiche, le finalità che si intende perseguire; è la dimensione in cui si costruisce il curricolo, in cui assume rilevanza la flessibilità organizzativa e metodologica; • una dimensione di valutazione sistematica dei progetti, dell’attività didattica e degli esiti formativi in uscita, in cui si delineano le modalità valutative, in itinere e finali, in cui dovrebbe avere rilievo l’autovalutazione d’istituto, da intendere non come atto formale o autocelebrativo, ma come strumento di analisi delle criticità per migliorare la performance, per una riprogettazione volta alla valorizzazione delle risorse e al miglioramento dei risultati. 2 Il Project Management delle attività formative nel panorama della scuola italiana dell’Autonomia 2.1 Il Project Management nel mondo della formazione e della didattica L’idea del Project Management non è nuova al mondo della formazione e della didattica. Nel 1918 W.H. Kilpatrick 43 , sulla base dell’impostazione di Dewey44, sull’insegnamento come formazione della personalità dello studente, aveva proposto di impostare tutto il lavoro scolastico come percorso progettuale, elaborando il “Metodo dei progetti” nella didattica. 43 Kilpatrick, W. H. (1919), The project method, New York: Teachers College, Columbia University. Kohlberg, L., & Mayer, R., 1972. 44 Dewey J., Democrazia e educazione (1916), trad. it., Firenze, La Nuova Italia, 1949. 46 Secondo tale metodo i soggetti in formazione sono chiamati ad affrontare problemi reali, a scegliere percorsi opportuni per risolverli e ad operare concretamente fino ad ottenere il risultato finale. Una visione più vicina all’odierna teoria del Project Management era stata proposta nel 1989 dal De Bartolomeis45 il quale aveva anticipato l’importanza della dimensione progettuale ponendo le basi per alcuni studi pensati per la scuola dell’Autonomia46, e alcune delle sue nuove categorie, come il P.O.F., le Funzioni Strumentali, il rapporto scuola – territorio. Nel panorama della scuola italiana l’esigenza di organizzare l’offerta formativa per progetti assume il carattere di modalità operativa con la legge sull’autonomia scolastica e la Riforma degli ordinamenti, con il processo di aziendalizzazione delle scuole, con l’affermarsi del Piano dell’Offerta Formativa delle Istituzioni Scolastiche. 2.2 La legge sull’Autonomia scolastica, una riforma istituzionale per una scuola centro di progettazione La legge sull’autonomia scolastica si è inserita nel processo di decentramento e snellimento dei Ministeri e degli Enti pubblici, con cambiamenti radicali di sistema, con la riforma dell’Amministrazione centrale e periferica e la riforma degli Ordinamenti La legge sull’autonomia, infatti, non è nata con una legge apposita, ma con un articolo all’interno di una legge finanziaria (L.537/93) ed è stata poi ridefinita nell’art.21 della Legge Bassanini (L.59/1997), legge per il decentramento amministrativo, che attribuisce alle singole istituzioni scolastiche personalità giuridica e autonomia funzionale, con nuovi obiettivi e priorità. 45 46 De Bartolomeis F., Lavorare per progetti, La Nuova Italia, Firenze, 1989. Bardello I, Ginesi J.P., Didattica per progetti, La Nuova Italia, Firenze, 1999, p.25. 47 L’autonomia scolastica costituisce una vera e propria riforma istituzionale che opta per un sistema orizzontale e non più piramidale, in cui la scuola non esegue più compiti impartiti dall’alto ma diventa soggetto protagonista, centro di progettazione, di elaborazione di percorsi didattici, di nuovi metodi, di ricerca e sperimantazione, realizzando un collegamento scuola - territorio che consente di articolare percorsi formativi sulla base delle esigenze dl territorio e delle richieste delle famiglie. Anche se l’autonomia scolastica si configura con le caratteristiche di un’autonomia funzionale, vincolata al rispetto degli ordinamenti statali e del sistema di istruzione nazionale, essa va oltre, incidendo in modo rivoluzionario sulla gestione e l’organizzazione e soprattutto sulla didattica, con la definizione e la progettazione autonoma dei curricoli, con la necessità di una nuova cultura professionale degli operatori scolastici. La complessità e la globalità del processo di autonomia, hanno richiesto precisazioni normative, contenute nel regolamento D.P.R.275/9947 che ha disciplinato le forme di autonomia. 2.3 La riforma degli ordinamenti scolastici: il terreno per il Project Management Per l’applicazione dell’autonomia si è resa necessaria anche la riforma degli ordinamenti scolastici, per consentire alle singole scuole di articolare la propria offerta formativa, la propria progettualità, garantendo indicazioni comuni di riferimento, per assicurare il valore legale dei titoli di studio rilasciati dalle singole scuole, per rispondere all’esigenza di 47 Decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, ai sensi dell'art. 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59., cit. 48 attualizzare il sistema scuola alla rapida trasformazione della società della conoscenza e di attualizzare i contenuti obsoleti con la revisione dei saperi. La riforma degli ordinamenti, avviata nel 2000 e non ancora conclusa, investe tutti gli ordini e i gradi dell’istruzione con la sostituzione dei programmi prescrittivi con gli obiettivi di apprendimento, la ridefinizione dei quadri orario nella sola quota nazionale, la ripartizione delle ore di insegnamento in monte ore annuale e non più orario settimanale, la riforma dell’esame di Stato della scuola secondaria di primo e secondo grado, dalla scuola di base, all’obbligo formativo, alla certificazione delle competenze, fino alla riforma del sistema dei licei. 2.4 Il processo di aziendalizzazione degli Istituti Scolastici48 A partire dagli anni Novanta le Istituzioni scolastiche sono state investite da un processo di aziendalizzazione, con l'obiettivo di partecipare alla costruzione di un sistema dell'istruzione più efficace ed efficiente, orientato a scelte per la qualità, sia in senso manageriale che culturale, per poter offrire ai soggetti in formazione nuovi percorsi di apprendimento, più ampi e completi, utilizzando in maniera ottimale tutte le risorse disponibili, materiali, immateriali, umane, finanziarie e strumentali. Il DPR n. 275/1999 e la legge 15 marzo 1997, n.59 (Legge Bassanini)49 hanno messo in atto il processo di decentramento amministrativo ed hanno generato una serie di interventi normativi che hanno attribuito ai Dirigenti la qualifica dirigenziale (D. Lgs. 59/1998)50, alle Istituzioni Scolastiche la personalità giuridica, assegnando ampi spazi 48 P. Romei, Guarire dal mal di scuola. Motivazione e costruzione di senso nella scuola dell'autonomia, La Nuova Italia, Firenze, 1999. 49 Decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, ai sensi dell'art. 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59, cit. 50 D.Lgs. assorbito dal Decreto Legislativo 30 marzo 2001, n. 165. 49 di autonomia didattica e organizzativa con il D.P.R.275/1999 , anche attraverso il Piano dell'Offerta Formativa. In tali spazi venivano introdotti principi nuovi nel mondo della scuola, desunti dalla realtà aziendale: si tratta dei principi di efficienza, efficacia ed economicità. Confrontando la scuola con l'azienda si possono rilevare profonde differenze di carattere strutturale e nelle modalità di reperimento delle risorse umane, ad esempio, e differenze nelle finalità, che per l'azienda consistono nel profitto e nel guadagno economico, nella scuola sono identificabili nella formazione della persona, attraverso l'acquisizione di saperi, di abilità e di competenze. Tali distinzioni hanno generato timori diffusi di prospettive negative, facendo cogliere nell'aziendalizzazione della scuola il rischio di impoverimento di un sistema culturale, che poteva essere assoggettato a logiche di profitto, che introduceva un linguaggio estraneo alla tradizione pedagogica. Tali timori sono stati generati da un difficile passaggio culturale, ancora in atto, da una scuola autoreferenziale e burocratica, che non era tenuta a rendere conto delle caratteristiche e della qualità del proprio prodotto, e della loro corrispondenza con le esigenze del contesto di riferimento e del territorio , ad un sistema di innovazione didattica con una nuova cultura dell'organizzazione. Oggi la scuola, agenzia formativa, è chiamata a rispondere degli obiettivi che intende perseguire, attraverso un'attenta gestione delle risorse e dei processi organizzativi, operando come sistema integrato. Le prospettive dell'aziendalizzazione della scuola possono essere ricercate in un approccio più consono al cambiamento, per il miglioramento nella gestione di un sistema dinamico e aperto al territorio, fondato sulla progettazione che, come il mondo aziendale, è teso a promuovere e produrre beni e servizi, a creare valore a beneficio di tutti gli stakeholders, attraverso prestazioni di attività lavorativa, con la gestione di risorse umane e finanziarie, con una pianificazione strategica e politica, con la definizione 50 della propria vision e della mission, con la valutazione di attività, processi e risultati, con attenzione alla responsabilità e alla qualità. 3 3.1 Le risorse umane Organizzazione, gestione e valorizzazione delle risorse umane nelle Istituzioni Scolastiche Le risorse umane costituiscono il fulcro di ogni organizzazione e la loro gestione ne determina l’andamento ed i livelli di realizzazione. La gestione delle risorse umane può essere definita, a livello teorico, come “disciplina sociale” che include elementi provenienti da vari campi di studio, come diritto, sociologia, psicologia, scienze della comunicazione e dell’educazione, economia, e altro ancora. A livello pratico, la gestione delle risorse umane implica una serie di attività relative agli aspetti peculiari di un qualsiasi rapporto di lavoro, dall’acquisizione, alla valutazione, alla formazione, alla comunicazione, alla retribuzione del personale ma implica anche altre importanti variabili, quali il marketing, la conoscenza del mercato e della domanda . La gestione delle risorse umane coinvolge, professionalmente , tutte le persone che nell’organizzazione rivestono un ruolo, dai dirigenti, con il loro potere organizzativo, gerarchico, direttivo, al capo del personale, agli addetti a vari settori, ai consulenti esterni, ai formatori, a tutti i singoli lavoratori. Ciascuna di queste persone, a sua volta, ha un rapporto individuale con l’organizzazione i cui elementi principali sono il contratto giuridico ed il contratto psicologico. Il contratto giuridico comporta una prestazione lavorativa intellettuale o manuale, retribuita e il contratto psicologico è l’etica, il patto implicito , nel rapporto tra individuo e organizzazione e tra organizzazione e individuo, in uno scambio simbiotico; richiede il rispetto 51 dei diritti e dei doveri contrattuali, lealtà, collaborazione, chiarezza nella comunicazione, correttezza da entrambe le parti. Dal contratto psicologico può dipendere il clima all’interno dell’organizzazione, la motivazione a migliorare le prestazioni, la realizzazione degli obiettivi dell’organizzazione ma anche il livello di autorealizzazione dell’individuo. Nello scenario attuale, si assiste alla continua evoluzione del paradigma produttivo e dell’organizzazione del lavoro e viene data nuova rilevanza all’individuo all’interno delle organizzazioni. Oggi il lavoratore viene considerato al pari del cliente-utente esterno, con le proprie aspettative e motivazioni e come un cliente va compreso, motivato ed incentivato a lavorare, e a lavorare bene; mentre si effettua da un lato la misurazione delle performance, dall’altro si tiene conto del grado di job satisfaction. Il contratto giuridico ed il contratto psicologico sono supportati da fonti normative locali, nazionali, europee, che regolano il rapporto tra individuo e organizzazione, il cui rispetto garantisce e tutela le parti e può favorire il senso di appartenenza. 3.2 Il Dirigente Scolastico e l’organizzazione efficace delle risorse umane51 Per gestire efficacemente le risorse umane è importante che il Dirigente Scolastico assuma la responsabilità di organizzare il lavoro degli operatori scolastici sulla base e in funzione dei risultati attesi, valorizzando le competenze personali in relazione al lavoro di squadra e favorendo un clima relazionale positivo, ma anche tenendo in considerazione il livello di 51 D. Milito, Le nuove competenze del dirigente scolastico, Anicia, Roma, 2006. 52 autorealizzazione dell’individuo. Anche per i docenti e gli operatori scolastici vanno tenute in considerazione le aspettative e le motivazioni finalizzate a lavorare bene; anche nel mondo scolastico è opportuno valutare i livelli di performance ma tenendo conto del grado di job satisfaction. Ciò implica una serie di passaggi nel conferimento di incarichi al personale scolastico assegnato all’istituzione, individuando i compiti da assegnare e la scelta di criteri per la designazione. La comunità scolastica della scuola dell’autonomia ha visto sottolineare l’importanza del lavoro in team, come risorsa strategica per le decisioni da assumere a livello locale. La scuola dell’autonoma è la scuola dei progetti e da ciò deriva che, oltre alla normale attività didattica, il POF includa altri progetti, un’offerta formativa aggiuntiva che viene solitamente gestita con il fondo d’istituto, per incentivare prestazioni aggiuntive, corsi di recupero o progetti di qualità. La valorizzazione delle risorse umane, in questo caso, può favorire interventi di alta professionalità che vanno a connotare positivamente l’intera offerta formativa. Il dirigente non ha poteri decisionali precisi in merito, dal momento che le attività da incentivare sono quelle approvate dal Consiglio di Circolo/Istituto e la distribuzione del fondo d’Istituto non è contrattualizzata con le Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU); il compito del dirigente è quello di monitorare e valutare le iniziative attivate in itinere e alla fine. La valorizzazione delle risorse umane riguarda anche il personale non docente (ATA), dal Direttore dei Servizi Generali Amministrativi (DSGA), ai collaboratori. 53 Particolare rilievo assume per il dirigente la qualità del rapporto professionale con il DSGA. Tra il dirigente ed il DSGA intercorre rapporto di gerarchia ma il DSGA ha una sfera d’azione autonoma e a rilevanza esterna, coincidente con le proprie responsabilità dirette. Tra il dirigente e il DSGA, nel rispetto delle diverse competenze, è opportuna una collaborazione basata sulla fiducia, nella predisposizione degli strumenti per la gestione finanziaria, per il supporto alle attività didattiche e nella gestione del personale ATA. Nella valorizzazione delle risorse umane, infine, è opportuno che il dirigente riesca a comunicare con chiarezza e a favorire il flusso delle informazioni, motivare ciascuno a dare il meglio di sé, incentivare i punti di forza, sostenere nelle criticità, far maturare l’etica dell’impegno e il senso di appartenenza. 3.3 L’organizzazione delle risorse umane e “l’intelligenza organizzativa”52 L’intelligenza organizzativa (IO) è composta da elementi sociali ed emotivi di ciascun membro di una data organizzazione ed esiste una correlazione del l’IO con l’intelligenza emotiva (IE) individuale, cui può essere aggregata. Tali componenti dell’intelligenza organizzativa si formano, si modificano e si strutturano, in funzione del clima relazionale, dei principi e della cultura dell’ organizzazione in cui opera l’individuo. Da questo assunto, confermato da risultati di ricerca e da modelli teorici, emerge l’importanza dell’”intelligenza organizzativa” 52 nelle Giorgi G., Majer V., La piattaforma teorica per la costruzione di un questionario di intelligenza organizzativa, http://items.giuntios.it/showArticolo.do?idArt=129&print=true, ultima consultazione avvenuta in data 26 novembre alle ore 16.18. 54 organizzazioni di lavoro e delle sue possibili applicazioni pratiche. È stata anche dimostrata la stretta relazione fra i concetti di intelligenza emotiva ed il clima organizzativo e pertanto si può affermare come l'intelligenza emotiva abbia una sua preziosa applicabilità in vari contesti organizzativi. La scuola, come organizzazione sociale, presenta elementi propri di ogni organizzazione, come norme, valori, una struttura dell’autorità, una divisione del lavoro ma anche alcune caratteristiche particolari come, ad esempio, un debole livello di interdipendenza tra le sue componenti e la difficoltà ad individuare precisi criteri di valutazione della performance. Partendo da questa considerazione, si può dedurre la rilevanza che in tale ambito può assumere l’intelligenza organizzativa, e sarebbe opportuno prevedere una formazione ‘emotiva’, attivare strategie per affinare l’IE ed attivare l’IO per realizzare un sistema organizzativo più efficace e rispondente ai molteplici bisogni non solo degli utenti, ma anche di chi nella scuola lavora. L’idea di puntare sull’aspetto emotivo e sociale, attraverso la valorizzazione dell’IE e dell’IO, muta prospettiva e a trarne beneficio non sarà solo l’organizzazione scuola ma anche i singoli membri della comunità, dirigente, docenti, personale non docente, allievi. Fattori come l’empatia, la motivazione, l’autocontrollo, diventano sempre più rilevanti e richiedono maggior consapevolezza della loro rilevanza. A proposito degli allievi e delle classi, viste come organizzazioni, si potrebbero presentare le attività formative e i contenuti didattici, anche tenendo conto dell’IE e IO dei discenti, come strategia didattica di apprendimento, come se l’IE e l’IO fossero competenze trasversali per migliorare i risultati a livello qualitativo. Già in molte aziende sono stati utilizzati criteri emotivi e sociali, per ottimizzare la prestazione di contesto dei lavoratori, come misura di aggregato organizzativo, per migliorare la performance organizzativa ma 55 anche la produzione aziendale. I singoli lavoratori, a loro volta, potranno trarre beneficio da organizzazioni che pongono in rilievo le intelligenze emotiva e organizzativa poiché se è vero che individui intelligenti rendono le organizzazioni intelligenti, le organizzazioni intelligenti possono rendere gli individui intelligenti. 4 Il Project Manager ed il Project Management Team delle attività formative nelle Istituzioni Scolastiche53 4.1 Il Project Manager delle attività formative Chi riveste il ruolo o la funzione di Project Manager nelle Istituzioni scolastiche? Nel mondo della scuola non è contemplata la figura del Project Manager professionista, ma l’odierna stagione di progettualità scolastica necessita di un nuovo impianto culturale per una corretta e proficua gestione dei progetti, necessita di responsabili di progetto, necessita di Project Managers che operino collegialmente in Project Management Team. La progettualità investe tutti i livelli del settore formativo nelle Istituzioni Scolastiche ma i principali responsabili di progetti possono essere individuati nei Docenti, nel Dirigente Scolastico in quanto responsabili dell’azione formativa, e in tutti i soggetti coinvolti nella gestione dei progetti. Oltre a queste figure emerge quella del soggetto in formazione, chiamato, da un lato, alla corresponsabilità del proprio pecorso formativo e, 53 T. Bush, Manuale di management scolastico, Erikson, Trento, 1996. 56 dall’altro, investito dalla necessità di acquisire nuove competenze trasversali e, tra queste, la competenza di saper progettare, in un certo senso il soggetto in formazione diventa Project Manager del proprio percorso formativo. Nella scuola, escludendo i soggetti in formazione, le competenze di cui necessita il Project Manager per governare i processi attraverso cui il suo compito può essere portato a compimento, si intersecano, fino a combaciare, con competenze proprie dei professionisti della formazione. 4.2 Il Dirigente Scolastico: Project Manager per una cultura progettuale delle Istituzioni Scolastiche L’autonomia scolastica, in quanto autonomia funzionale, ha la particolarità di aver visto l’attribuzione diretta alle singole Istituzioni Scolastiche di un potere di autogoverno e di autonomia didattica, non come mero trasferimento di compiti ma una reale autonomia progettuale a livello locale, con nuove libertà e nuove responsabilità verso i soggetti in formazione ed il loro successo formativo. Le prospettive risultano mutate a livello epocale: prima dell’autonomia il Dirigente Scolastico (preside o direttore didattico) operava in e per una cultura formale degli atti amministrativo/burocratici, oggi le prospettive della dirigenza scolastica rimandano alla cultura sostanziale della qualità, della responsabilità, della professionalità. Al profilo e alla professionalità del Dirigente Scolastico va attribuito un valore culturale più ampio, in termini di prospettive, legate anche alle capacità di Project Management, di flessibilità organizzativa, di orientamento ed indirizzo. Tale valore si esplicita in termini di leadership54 e managerialità. 54 D.Goleman, R.E. Boyatzis, A. Mcee., Essere Leader, Rizzoli, Milano, 2002. 57 La leadership educativa si intreccia con la managerialità del Dirigente Scolastico in modo complementare. La managerialità si riferisce alla gestione dell’organizzazione della scuola, con riferimento agli aspetti economici e finanziari e ai rapporti scuola-territorio ed ha in comune con la leadership educativa, la matrice pedagogica, per la finalità stessa della scuola rivolta alla formazione della persona, per le peculiarità del rapporto docente/discente e dei prodotti della scuola, riconducibili all’attività scolastica nel suo insieme, per i livelli di apprendimento degli allievi e per la qualità del servizio offerto ed erogato dalla scuola. La leadership educativa e la managerialità del Dirigente Scolastico sono strumenti atti a garantire la qualità dei prodotti scolastici, con riferimento all’offerta formativa reale, ai livelli di apprendimenti conseguiti dai discenti e al clima relazionale, parte costituente dei prodotti stessi. Il Dirigente Scolastico può concretizzare il suo impegno in tale direzione, garantendo una buona amministrazione dell’Istituzione Scolastica e qualificando la didattica offerta con interventi mirati a orientare i processi formativi, curando la formazione degli operatori scolastici, attraverso uno stile relazionale collaborativo e nuove metodiche come il Project Management. La valorizzazione della dimensione pedagogica costituisce al tempo stesso la specificità della dimensione operativa e pragmatica del Dirigente Scolastico e il sostrato teorico per la riflessione pedagogica, per affrontare una quotidianità sempre nuova, problematica ma stimolante e creativa; in uno sfondo di complessità operativa leadership educativa e management si fondono in una leadership pedagogica con finalità educative. 58 Al Dirigente Scolastico Project Manager è richiesta una competenza organizzativa, gestionale, di promozione, di valutazione per diffondere tra gli operatori scolastici una cultura condivisa di responsabilità e rendicontazione, una cultura progettuale, di valorizzazione delle risorse, una cultura degli obiettivi, dei risultati e della valutazione. Il Dirigente Scolastico, nella sua veste istituzionale di leader dell’Istituzione Scolastica, ha grandi responsabilità nel favorire un clima relazionale sereno e le sue capacità di intervento in questo campo, come leader educativo autorevole, sono proporzionali al grado di consapevolezza, di coloro che operano nei progetti, di far parte di un gruppo sociale che, in una pluralità di ruoli e funzioni, è chiamato ad agire e interagire, con il controllo di aspetti emotivi relazionali, interni e individuali, in un unico progetto, per raggiungere determinati risultati educativi, cognitivi e formativi. A livello comunicativo è importante riuscire ad adeguare la comunicazione ed i flussi informativi a contesti ed interlocutori diversi. Riveste particolare importanza la condivisione di un linguaggio comune, sempre più condiviso negli standard internazionali, che sappia accogliere termini estranei al mondo della formazione, come cliente, leader, stakeholders, nella giusta accezione e contestualizzandoli, costruendo un glossario condiviso e che non dia adito a fraintendimenti. Oggi si tende a considerare maggiormente le variabili ambientali e a favorire un concetto di leadership più flessibile, basata sull’ascolto e la partecipazione, non necessariamente riferibile ad una sola persona, una leadership diffusa e cooperativa, orientata all’empowerment, inteso come valorizzazione e responsabilizzazione delle risorse umane per la crescita dell’organizzazione scolastica. Tale prospettiva si rileva nella tendenza emergente di diffondere, nell’Istituzione Scolastica, il senso di una “dirigenza condivisa” per elevare la responsabilità da parte di tutti e la partecipazione condivisa. 59 Tale aspetto si realizza anche attraverso la collegialità e la distribuzione dei compiti di middle-management ai docenti attraverso vari ruoli: figure di sistema, funzioni obiettivo/strumentali, staff di direzione, docenti collaboratori, docente vicario, vice-dirigente, in una scelta consapevole di condivisione di responsabilità. 4.3 Il docente: Project Manager e progettista55 Prima dell’avvento dell’autonomia scolastica, il ruolo dei docenti era caratterizzato dalla trasmissione dei contenuti disciplinari dei programmi ministeriali. Ai docenti, al centro dell’azione educativo-didattica, erano richieste competenze tecnico-disciplinari e l’adeguamento ad orientamenti e regole già fissati a livello nazionale; ai discenti era attribuito un ruolo generalmente passivo di ricettori dei contenuti trasmessi. L’attività di programmazione, pur flessibile, consisteva nell’elenco tassonomico di obiettivi e funzioni volti garantire un apprendimento individualizzato, che garantisse a tutti gli stessi obiettivi, linearmente distribuiti. Il progetto formativo era dato normativamente dallo standard dei programmi prescrittivi. Oggi il progetto costituisce il modulo operativo per eccellenza della scuola dell’autonomia e la costruzione del curriculum è il baricentro dell’intera attività scolastica. La progettazione curricolare è la complessa fase generativa, il quadro d’azione con un orizzonte valoriale per la formazione del soggetto, la fase culturalmente più delicata ed elevata del lavoro dei docenti, caratterizzata dalla responsabilità delle scelte effettuate. Nello scenario della scuola dell’autonomia è necessaria la riconversione del ruolo del docente da impiegato a professionista che opera in un progetto di 55 G. Franceschini (in collaborazione con L. Trisciuzzi), Le nuove attività della funzione docente, La Nuova Italia, Firenze, 2001. 60 ricerca a cui si richiedono, oltre le competenze tecnico-disciplinari, competenze trasversali di pianificazione, organizzazione, realizzazione e controllo. L’elaborazione del curricolo richiede al docente progettatore una chiara e attenta definizione degli obiettivi pedagogici e sociali di una scuola chiamata a formare i soggetti-persona, nel rispetto della loro integrità e delle diversità, coinvolgendo i soggetti in formazione in una responsabile e consapevole partecipazione nel processo formativo e nella costruzione della cittadinanza democratica, nella prospettiva del ‘life long learning’ e del ‘life wide learning’. Il docente progettatore attua il suo ruolo nell’organizzazione e trasmissione dei saperi, in termini di competenze e riflessività, fissando gli elementi forti dei saperi da articolare in ‘programmi di studio’ e operando sui livelli transdisciplinare e metacognitivo, sui ‘metodi’ e le ‘immagini’ dei saperi, degli assi culturali, per de-costruirli/ri-costruirli, de- contestuarizzarli/ri-contestualizzarli, per imparare ad imparare. 4.4 Il Direttore dei Servizi Generali Amministrativi (DSGA), Project Manager contabile amministrativo Nella gestione dei progetti assume rilevanza il ruolo del Direttore dei Servizi Generali Amministrativi, cui competono operazioni di carattere finanziario e contabile, fondamentali per la rrealizzazione delle iniziative. Al DSGA compete la redazione della scheda illustrativa finanziaria di ciascun progetto, come previsto dall’art. 6 del D.M. 44 del 2001: “Ad ogni singolo progetto compreso nel programma e predisposto dal dirigente per l’attuazione del piano dell’offerta formativa (P.O.F.), è allegata una scheda illustrativa finanziaria, redatta dal direttore dei servizi generali e 61 amministrativi […] nella quale sono riportati l’arco temporale in cui l’iniziativa deve essere realizzata, nonché i beni e i servizi da acquistare”56. “Per ogni progetto, annuale o pluriennale, deve essere indicata la fonte di finanziamento, la spesa complessiva prevista per la sua realizzazione e le quote di spesa attribuite a ciascun anno finanziario, fatta salva la possibilità di rimodulare queste ultime in relazione all’andamento attuativo del progetto, mediante il riporto nella competenza dell’esercizio successivo delle somme non impegnate al 31 dicembre dell’esercizio di riferimento, anche prima dell’approvazione del conto consuntivo”57. Il contributo del DSGA nella gestione dei progetti risulta rilevante nelle fasi di pianificazione, gestione delle risorse, controllo finanziario. 4.5 Il soggetto in formazione: Project Manager del proprio progetto di vita Il concetto di competenza va definito tenendo conto delle articolazioni di una società complessa, in cui risulta centrale il tema dello sviluppo delle risorse umane. La competenza trascende, quindi, il mondo della scuola per toccare i diversi aspetti del vivere civile, dove la formazione è centrata sulla risorsa individuo che si rapporta con le risorse naturali, economiche e sociali. In questo contesto appare essenziale la messa a punto di competenze durature e flessibili insieme; che prendono avvio e, gradualmente, si consolidano a fronte di saperi che hanno una loro specificità e un loro repertorio informativo disciplinare, ma anche una valenza formativa transdisciplinare. 56 57 D.M. 1 Febbraio 2001, N. 44, art. 6. D.M. 1 Febbraio 2001, N. 44, cit. 62 Le competenze, e quindi i curricoli, devono essere costruiti all’interno di un sistema formativo integrato, in grado di costruire un nuovo rapporto con il mondo del lavoro e delle imprese; in una visione che va oltre i confini del Paese, tenendo nel debito conto il fenomeno della globalizzazione in senso lato e il problema delle identità. Un ruolo peculiare hanno le competenze non riconducibili a settori/saperi specifici, ma presenti trasversalmente in tutte le attività, possono essere trasferite in situazioni nuove, ampliano le conoscenze e contribuiscono all’adattamento ai cambiamenti con responsabilità, autonomia e flessibilità. Oggi il sistema formativo è chiamato a certificare queste competenze e si rende necessario integrarle nei curricoli58. Tra le competenze chiave emerge la competenza del progettare che dovrà essere certificata, insieme alle altre. Saper progettare implica saper gestire un progetto, semplice o complesso che sia, ed ecco che le Istituzioni Scolastiche sono chiamate ad innovare la proposta formativa con attività di vero Project Management, che assume valore in questa direzione, come abilità e come competenza da raggiungere, come strumento cognitivo, emotivo e relazionale. Le Istituzioni potranno certo avvalersi di tecniche, modelli, standard specifici del Project Management, ma dovranno saper produrre propri percorsi formativi, propri modelli, da integrare e da proporre, dovranno 58 Decreto Ministeriale MIUR del 22 Agosto 2007, Regolamento recante norme in materia di adempinento dell’obbligo di istruzione. 63 fornire gli strumenti affinché ogni soggetto in formazione possa costruire il proprio progetto di vita ed esserne il Project Manager. 64 Capitolo III Esperienze di Project Management delle attività formative per le Istituzioni scolastiche: Best Practices. 1 Esperienze e proposte per la formazione di Project Managers nelle Istituzioni Scolastiche Nell’ambito delle Istituzioni Scolastiche esiste una vasta casistica di esperienze legate al Project Management, includendo procedure formali ed informali, e questo testimonia l’importanza e l’attualità del tema. Tali esperienze si riferiscono ad aspetti legati al sistema di gestione dei progetti delle attività formative ma anche ad attività formative proposte ai soggetti in formazione basate sul Project Management. 1.1 Il progetto EUROFORM: iniziative di Project Management a cura dell’Ufficio Scolastico Regionale del Veneto59 Il progetto EUROFORM, a cura dell’Ufficio Scolastico Regionale del Veneto e dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Rovigo, svoltosi nel primo trimestre dell’anno 2007, aveva come obiettivi la promozione di nuove competenze negli operatori scolastici nella progettazione e gestione di attività finanziate in particolare con fondi del Fondo Sociale Europeo (FSE)60 . Le linee d’azione del progetto prevedevano una serie di seminari con attività di formazione tecnica 59 sulla progettazione e PROGETTO EUROFORM. Seminari Provinciali. Euroform Rovigo 2007, Sviluppo di nuove competenze in. EUROPROGETTAZIONE, www.itaseinaudi.it/public/transfert/europa/...07/Grigolato_Fiesso.pps, ultima consultazione avvenuta in data 20 ottobre 2010 alle ore 14.10. 60 Commissione Europea ,Fondo Sociale Europeo, http://ec.europa.eu/employment_social/esf/discover/esf_it.htm, ultima consultazione avvenuta in data 20 novembre 2010 alle ore 19.20. 65 sull’Europrogettazione, rivolta a docenti referenti di progetti europei, con attività di Project Management, processi di Measurement and Verification (M&V), processi di valorizzazione per referenti e dirigenti scolastici, con attività su gestione budget, logiche di cofinanziamento, Fund raising, rivolte ai direttori dei servizi generali amministrativi (DSGA). Anche se l’azione di formazione era stata indirizzata in modo specifico ai diversi operatori, per la costruzione di competenze distinte, la finalità dell’iniziativa era volta ad avviare una progettualità collettiva, a costruire una comunità di pratiche, attraverso la costruzione di un blog e l’iscrizione alla community dei partecipanti al percorso. 1.2 Il progetto [email protected], La progettualità europea nella scuola dell’autonomia61 Euroform@net è un progetto che era stato organizzato dalla Direzione Generale per gli Affari Internazionali nell’ambito delle iniziative di attuazione del processo “Europa dell’Istruzione” in collaborazione con l’IRRE Molise. Il progetto prevedeva un percorso di formazione a distanza sulle tematiche europee rivolto in un primo tempo ai referenti dei nuclei di intervento degli IRRE e degli USR e in un secondo tempo alle scuole. A seguito di questo avvio, l’IRRE Sicilia, d’intesa con le Direzioni Scolastiche Regionali e con la supervisione della Direzione Generale per gli Affari Internazionali del MIUR, aveva promosso il progetto [email protected], La progettualità europea nella scuola dell’autonomia, con l’obiettivo di effettuare un intervento formativo integrato (blended learning), in presenza ed a distanza, rivolto a dirigenti scolastici, docenti e direttori amministrativi di un determinato numero di Scuole di varie regioni, 61 [email protected], http://www.irresicilia.it/irres/progetti/euroformanet/euroformanet_pro.pdf, ultima consultazione avvenuta in data 26 novembre alle ore 15.28 66 finalizzato alla costituzione, in ognuna delle istituzioni scolastiche coinvolte, di un team costituito da tre figure portatrici di competenze specifiche ed integrate tra loro: un DECISORE, (il Dirigente Scolastico), in grado di gestire progetti finanziati dalla Unione europea con il compito di attivare e mantenere i contatti con gli uffici di competenza dell’U.E. a Bruxelles e coordinare il team interno all’organismo di appartenenza; un TECNICO PROGETTISTA europeo (un docente), in grado di interpretare i bandi pubblici, di elaborare progetti, di individuare le opportunità offerte dalle azioni di intervento comunitario, in relazione ai bisogni delle comunità locali nel campo della formazione, del lavoro e dell’istruzione, in grado, inoltre,di realizzare progetti anche in collaborazione con altri enti o istituti della regione; un COORDINATORE AMMINISTRATIVO (il direttore amministrativo) in grado di predisporre, gestire e rendicontare un piano finanziario secondo le norme amministrativo-contabili relative a progetti a finanziamento comunitario per il proprio Istituto e con funzione di consulenza e supporto tecnico per le scuole e gli enti territoriali agenti in partenariato. L’aspetto interessante del progetto riguarda l’idea di svolgere un percorso formativo condiviso e consapevole per creare un’unione sinergica di risorse esistenti in molte regioni per formare un sistema cooperativo d’azione nel quadro dei programmi europei e la creazione di team di Project Management. 67 1.3 Progetto “Per la Scuola”, percorso di formazione al Project Management degli operatori scolastici62 Il progetto “Per la Scuola” rientra nel quadro delle iniziative avviate per favorire il miglioramento delle competenze del personale docente e la valorizzazione dell’autonomia didattica, organizzativa e di ricerca delle singole istituzioni scolastiche, in funzione dell’innovazione e della qualità del sistema scolastico del Mezzogiorno. Le attività sono state organizzate a distanza e in presenza, secondo il modello dell’e-learning integrato (blended). Gli obiettivi della formazione sono identificabili nel consolidamento delle competenze relative a metodologie progettuali, metodologie di progettazione integrata e in rete, politiche di Project Management, logica del Piano, gestione delle risorse economiche, metodologie e strumenti di valutazione, documentazione didattica ed amministrativa, metodologie e strumenti di archiviazione di documenti, informazioni e fonti. Questo progetto, alla sua terza edizione, enfatizza la cultura del Project Management e sarebbe interessante poter diffondere tale inizativa e non riservarla ad un ristretto gruppo di regioni. 62 Programma Operativo Nazionale “La Scuola per lo Sviluppo”, n. 1999 IT 05 1 013- Misura 1.3 (FSE), Progetto n. 1.3- 2004 – 725. Formazione in servizio del personale del sistema d’istruzione scolastica per lo sviluppo di competenze in progettazione, gestione, monitoraggio e valutazione. http://archivio.pubblica.istruzione.it/fondistrutturali/allegati/circ_cps_3.pdf, ultima consultazione avvenuta in data 15 ottobre 2010, alle ore 21.30. 68 2 I Progetti del Project Management Institute (PMI)63 Recentemente il PMI ha condotto studi specifici per l’applicazione del Project Management in ambito formativo e nelle Istituzioni scolastiche, con iniziative innovative che hanno contribuito e contribuiscono alla costruzione delle competenze trasversali. Alcuni di tali progetti, ritenuti particolarmente significativi, sono stati presi in considerazione nel presente lavoro, previa autorizzazione, essendo protetti da copyright . 2.1 Progetto “Progettare la progettazione educativa” (PMI) L’iniziativa, rivolta a educatori e studenti universitari, si fonda sull’idea della sfida della progettazione dialogica: dall’ io progetto al noi progettiamo, per un percorso di co-progettazione, teso a sviluppare la capacità di lavorare in equipe, tra dialogo e conflitti. L’altro assunto consiste nel considerare il progetto come punto di riferimento, garanzia di continuità in una realtà sociale complessa, frammentaria e in continuo mutamento. Il progetto viene inteso come strumento di orientamento delle azioni del singolo e del gruppo, flessibile, dinamico, aperto alla verifica e al controllo, all’imprevisto, alla possibilità di intraprendere “fuoripista”. 2.2 Progetti per il futuro: ‘Kit per la Scuola Primaria’(PMI) L’iniziativa è stata sviluppata all’interno di un programma pluriennale finalizzato a promuovere la disciplina del Project Management nel mondo della scuola. 63 PMI Northern Italy Chapter, http://www.pmi-nic.org/, ultima consultazione avvenuta il 21 ottobre 2010 alle ore 20.10. 69 Il progetto, rivolto agli alunni della scuola primaria, si è articolato in attività di vera progettazione, anche utilizzando la metafora del viaggio per rendere il percorso di apprendimento apprezzabile in forma ludica. Non sono stati proposti tecnicismi particolari ma piuttosto viene utilizzato un approccio basato sul rigore procedurale, per coniugare meglio progettualità e didattica. Il progetto è stato monitorato e valutato da tutti i partecipanti, da docenti e alunni ed è inserito in appendice. 2.3 Progetti per la vita (PMI) In tale esperienza il progetto è stato considerato come obiettivo, idea e metodo. L’esperienza si è articolata sulla gestione delle fasi del progetto di viaggio di Istruzione della scuola interessata, prendendo in considerazioni tutte le variabili possibili e sperimentando le procedure, gli standard e le tecniche di Project Management della Guida PMBOK64, considerata esauriente e completa, pietra miliare per la gestione di progetti semplici e complessi, strumento insostituibile di ogni Project Manager. L’iniziativa ha visto il coinvolgimento di tutti gli stakeholders partecipanti al progetto e per gli alunni è stato molto motivante poter sperimentare un tale percorso. Le specifiche del progetto sono presenti in appendice. 3 Reti di scuole Nell’attuale panorama della scuola italiana, le Reti di scuole65 costituiscono uno strumento organizzativo flessibile per la realizzazione dell’ Autonomia didattica e funzionale di cui sono titolari le singole Istituzioni scolastiche all’interno del più vasto Sistema scolastico italiano, che, dagli anni Novanta, è stato investito, con le Regioni e gli Enti Locali, dal decentramento e dal principio della sussidiarietà. 64 65 PMI, PMBOK Guide, (1987) (Fourth Edition, 2008), cit. Art.7 del D.P.R. 275/99, cit. 70 3.1 I progetti in rete La rete può essere strumento privilegiato per realizzare progetti didattici che richiedono cooperazione educativa per il loro soddisfacimento, soprattutto laddove un Istituto ha specificità e competenze peculiari che possono essere partecipate ad altre scuole. La gamma di progetti formativi che potrebbero favorire l’istituzione di una rete è ampia. A titolo esemplificativo, per tutti gli ordini di scuola, l’orientamento in entrata e in uscita degli alunni, è un tipo di progetto elettivo da gestire in rete, per presentare la varietà dell’offerta formativa del territorio e per valorizzare le vocazioni degli alunni. L’istituzione di una rete può rispondere alle esigenze formative delle risorse umane della scuola, personale docente e non docente; in questo caso il bisogno formativo potrebbe favorire l’utilizzo di reti informatiche, per una formazione a distanza, o prevedere forme di formazione in presenza, con la partecipazione di personale di più scuole, o modalità blended, in cui la rete informatica, oltre che contenitore di contenuti, diventa comunità virtuale allargata, ad esempio con piattaforme dedicate, in cui socializzare l’esperienza formativa e contribuire alla costruzione di conoscenza ‘in rete’. La rete può costituire una soluzione per semplificare il reperimento di beni, servizi e consulenze, facilitando la circolazione delle informazioni, riducendo i costi ed eliminando inutili duplicazioni e ridondanze di interventi; la gestione contabile e amministrativa delle scuole può trovare, nelle reti, un indispensabile supporto, per il confronto a livello decisionale, per semplificare la modulistica, condividere problemi, trovare soluzioni comuni e, non ultimo, ottimizzare le risorse, finanziarie ed umane. Un ambito particolarmente importante, per la creazione di reti, riguarda i Servizi connessi all’handicap. Le reti, in questo caso, di scuole ed interistituzionali, servono a coordinare e selezionare gli interventi e le 71 proposte formative più adeguate, in base al loro grado di specificità delle risposte ai bisogni degli alunni in situazione di handicap ed in base alle esperienze gia’ attivate sul territorio. Ogni Istituzione scolastica opera, quindi, nel costante sforzo di differenziarsi con un’offerta formariva ricca, flessibile, di qualità che la caratterizzi rispetto alle altre, ponendosi anche in concorrenza con l’offerta formativa di altre scuole presenti in un territorio, senza poter tralasciare le garanzie per l’uniformità nazionale dell’offerta formativa di base. In tale gioco, tra differenziazione a tutti i costi da una parte e necessità di uniformarsi dall’altra, le singole Istituzioni scolastiche rischiano di soccombere, se non risultano forti. Le Reti di scuole possono consentire, in tali situazioni, un sistema aperto di alleanza e costituiscono un vero e proprio modello organizzativo della scuola dell’Autonomia, un modello che valorizza l’autonomia e la capacità delle Istituzioni scolastiche autonome di fare sistema. In tale prospettiva il modello di ispirazione delle Reti di scuole è un modello valoriale, che va oltre il problema della visibilità di un Istituto in un ambito territoriale, è un modello di condivisione di obiettivi e di cultura, di valorizzazione e costruzione condivisa del senso di identità, fondato sul confronto, non più autoreferenziale, del senso di appartenenza, per contribuire all’unitarietà dei comportamenti, evitando azioni frammentarie ed incoerenti, comportamenti di solidarietà e sussidiarietà per un concetto di cittadinanza attiva e responsabile. 72 3.2 Progetti in rete: Il Progetto Continuità L’esperienza si riferisce ad un progetto visionato presso l’Istituto Comprensivo ‘T. Baracchini’ di Villafranca Lunigiana (MS), durante lo svolgimento del tirocinio per il Master MUNDIS. Il primo è un progetto in rete relativo alla gestione della continuità tra ordini di scuole. Esso coinvolge le scuole dell’Istituto comprensivo su indicato e consente una proficua organizzazione delle attività connesse al Progetto Continuità, con agile accesso e una buona circolazione delle informazioni sulle scuole interessate. Tale accordo di rete consente una razionalizzazione delle risorse destinate a tale scopo ma la sua peculiarità è nella dimensione del progetto didattico, presente nel POF. L’intero progetto è visionabile in appendice. 3.3 Progetti in rete: Il Progetto Sicurezza Questo progetto, che rientra anch’esso nell’offerta formativa dell’Istituto Comprensivo ‘T. Baracchini’ di Villafranca Lunigiana (MS), è relativo alla sicurezza e rivela notevoli aspetti di originalità. Esso sintetizza, in riferimento al tema del progetto, le finalità istituzionali dei soggetti in rete e la declinazione in attività didattiche, coinvolgenti tutti gli alunni. Il progetto si trova in appendice. 73 74 Conclusione Sulla base dei grandi mutamenti della società e dell'economia, degli stili di vita e del sistema delle comunicazioni e degli scambi, nella società della conoscenza e della globalizzazione, alla scuola sono stati richiesti profondi cambiamenti e innovazioni nella didattica e nell'organizzazione. Il nuovo modello di scuola è quello di agenzia formativa, servizio, cui viene richiesta la capacità di rispondere ai bisogni formativi della propria utenza, di interagire con il territorio, secondo principi di affidabilità e responsabilità. Esplicitando tale concetto, l’Istituzione Scolastica è chiamata a ridefinire e contestualizzare la sua specifica mission, per elaborare proprie politiche educative, per proporre progetti innovativi, attraverso il dialogo e l’interazione sinergica con le diverse tipologie di stakeholders presenti sul territorio. Si è potuto constatare che nel mondo del lavoro e della formazione, risulta fondamentale porre sempre maggiore impegno nell’ ottimizzazione delle risorse, umane, tecnologiche e finanziarie, per raggiungere i risultati in modo efficiente ed efficace. Oggi si assiste alla diffusione del metodo di lavoro indicato come ‘metodo per progetti’ e si è compreso che lavorare per progetti richiede il rispetto di scadenze, di un budget limitato ed assume sempre maggior importanza l’organizzazione in team. Al termine del presente lavoro è possibile affermare che il Project Management delle attività formative costituisce un valore aggiunto al mondo della formazione, un Earned Value, interpretando liberamente il nome di una tecnica di Project Management. I vantaggi offerti dal Project Management sono molteplici anche in ambito formativo; esso consente, infatti, di stabilire obiettivi 75 quantificabili, di identificare con chiarezza le responsabilità legate all’esecuzione del progetto, di garantire coerenza nell’applicazione dei principi di programmazione e di monitoraggio delle varie fasi e di individuare tempestivamente le criticità che possono condizionare l’andamento dei progetti e, conseguentemente, di intervenire con azioni correttive. Inoltre si è dimostrato che il Project Management non è soltanto un modello gestionale, ma puo tradursi in attività formative, in competenza per la vita. In prospettiva il Project Management delle attività formative può assumere, pertanto, anche un carattere di sfida, nei rapidi e continui mutamenti della Knowledge Society, affinché le proposte provenienti del mondo della formazione possano poi costituire, a loro volta, modelli spendibili in altri ambiti, anche in ambito aziendale, dove si sta già lavorando alla ricerca e all’elaborazione di nuovi modelli maturi di Project Management, in un auspicabile mutuo processo di costruzione, decostruzione66 e ricostruzione di conoscenza. 66 Mariani A., La decostruzione in pedagogia. Una frontiera teorico-educativa della postmodernità, Roma, Armando, Roma, 2008. 76 Bibliografia ANP- Associazione Nazionale Dirigenti e Alte Professionalità della scuola, Da oggi dirigente. L’agenda dei primi 100 giorni, Spaggiari, Parma, 2009. Archibald Russel D., Project Management - La gestione di Progetti e programmi complessi, 3ª ediz., Franco Angeli, 2004. 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