Boccaccio, riveduto e scorretto di Dario Fo con Dario Fo e Franca

Boccaccio, riveduto e scorretto
di Dario Fo
con Dario Fo e Franca Rame
Omaggio al grande narratore fiorentino: il 26 e 27 luglio al Teatro Romano di Fiesole, Dario
Fo e Franca Rame portano in scena un Decameron assolutamente sconosciuto.
«Per quanto mi riguarda, l’incontro con le novelle di Boccaccio è stato una straordinaria
scoperta, acquisita anni e anni dopo l’accademia. – racconta Dario Fo – È a quel punto che
mi è apparsa evidente tutta la potenza di questo autore. A trentacinque anni Boccaccio aveva
già scritto una quantità enorme di testi di straordinaria qualità e forza, in latino, in volgare e
perfino in greco, ma senza riuscire ad ottenere quel successo che meritava. La sua fama
rimaneva limitata a gruppi di amici delle città in cui aveva vissuto, Firenze e Napoli. Ma
all’improvviso, appena esplosa la terribile peste del 1347, quasi a sberleffo della morte che,
specie nella sua città, aveva fatto strage, scrisse il Decameron. Con sorpresa risentita dei
letterati di buon rango, questa sua opera ebbe un enorme successo che si ingigantì nei secoli
a venire, pur se fortemente vilipeso a partire dal Seicento, soprattutto da parte dei più illustri
accademici. Un grande uomo di cultura e spregiudicatezza quale Pier Paolo Pasolini,
sensibile al valore di questo ’narratore di conte’, alle sue favole dedicò un film.»
Fo e Boccaccio sono gente dello stesso mestiere. Per Dario Fo, infatti, il valore e la
dimensione teatrali delle novelle dello scrittore di Certaldo sono innegabili, tanto che le stesse
chiavi sceniche e narrative sono state da subito saccheggiate da grandi uomini di teatro,
Shakespeare, Ruzante e Moliére compresi. A fare da guida, da suggeritore e da contrappunto
al racconto della vita di Boccaccio e alla rilettura di alcune delle più famose novelle del
Decameron ci sono i dipinti di Dario Fo, che immergono la narrazione dentro fondali dai colori
ora festosi ora scuri e profondi, ma sempre incisi “dalla luce di taglio del sole”. Esattamente
come per le novelle del Decameron, che risaltano gioiose sul buio sfondo della peste nera.