1. Quadro generale del New Deal roosveltiano Roosevelt con il New Deal (pacchetto di leggi sociali ed economiche) riuscì ad arrestare la grande depressione a partire dal 1934. L"assistenzialismo" fece anche miracoli, ma non sapremo mai quanto incise veramente sulla ripresa, perché intanto il quadro mondiale si era fatto più favorevole. Lo storico B. Bernstein ad esempio è critico: " Il New Deal non va esagerato: non fu certo la "terza rivoluzione americana", come suggerisce la retorica roosveltiana. Il New Deal emarginò numerose categorie, contadini, fittavoli, emigranti, braccianti, senzatetto, operai non specializzati, neri. Per costoro non fece nulla." Le idee di Keynes nel New Deal sono meno presenti di quanto si dice, e divennero determinanti solo nella recessione del 1937. Tra lui e il presidente negli anni precedenti non c'erano stati molti rapporti. Il primo diceva che nelle idee di Keynes vi aveva trovato solo "un guazzabuglio di cifre", mentre il secondo era rimasto deluso da "un presidente così incompetente in economia". Gli Usa toccarono il fondo della crisi dal dicembre 1931 a ottobre 1932. La situazione si era aggravata con la crisi in Europa. Germania e Austria stavano crollando trascinandosi dietro le stesse banche americane; la Germania aveva sospeso i pagamenti delle riparazioni di guerra facendo crollare l' osannato piano Dawes (investimenti in Germania con lo scopo di farsi pagare i debiti). La Gran Bretagna (partner privilegiato degli Usa) nel 1931 abbandona il gold standard trascinandosi dietro tutti i 22 paesi del suo impero, che chiusero così molte importazioni americane. Un altro ko per gli Usa. Quando Roosvelt é eletto le condizioni sfiorano il disastro. E i democratici non hanno l'appoggio del mondo degli affari, dati anche gli elevati costi dei provvedimenti da lui varati; poi nel '35 gli bocceranno il N.I.R. Act , un piano di ristrutturazione dell' industria nazionale, quello che Hitler aveva già inaugurato. Roosevelt vara comunque, non senza difficoltà, il New Deal; controllo rigoroso dei cambi; pianificazione centrale della produzione; blocco dei salari; autarchia, protezionismo e isolazionismo; assistenza sociale; sistematica politica deflazionistica. Insomma "Una soluzione alla tedesca imitata in vari stati dell'Europa centrale, soluzione che si impose con il regime di Hitler nel gennaio del 19331". Anche in America - come in Germania- gli industriali che aderirono alla "pianificazione autoritaria" si avvantaggiarono dall’ entrata in guerra, che Roosevelt caldeggiava da ben prima il dicembre 1941. 2- Il ‘New Deal’ nazionalsocialista Altrettanto aveva fatto Hitler al gotha della finanza e alla Reichsverband (associazione industriali tedeschi che raccoglieva 59 organizzazioni nazionali e territoriali) quando nell’ estate del ’33 impose il suo "Piano di spesa pubblica", che prende il nome dal suo ministro dell’ economia, Reinhardt. Che era alquanto simile a quello che stava varando Roosevelt. Ma mentre il New Deal di Roosevelt era basato sul deficit da finanziare tramite nuove forme di tassazione, quello tedesco era basato in gran parte su investimenti privati, cioè della Reichsverband stessa. Piano economico complesso che non era certo la "creatura" di un caporale che aveva fatto la quinta elementare. Il vero estensore del piano era il banchiere Hjalmar Schacht, già ministro delle Finanze di Weimar, che pochi anni prima aveva collaborato alla stesura del piano Dawes. Hitler lo lasciò a capo della Reichsbank (lo era dal 1924), caso unico di alto dirigente della Repubblica di Weimar non sostituito da uno nazista. Schacht fu incaricato di elaborare il piano di rilancio industriale e militare della Germania ufficialmente nel febbraio del ’33, ma si suppone che vi stesse lavorando già dalla primavera 1932 quando si era avvicinato al partito Nazista. Schacht realizzò una politica di lavori pubblici basati sul deficit spending (autostrade, edilizia popolare e spese militari). Tra l’ altro Schacht decise di azzerare tutto l’ enorme debito estero tedesco e di interrompere le rate delle riparazioni di guerra, in modo da evitare di stampare nuova moneta e di creare inflazione. Per questo nel 1945 sarà processato a Norimberga. Insomma la alta finanza tedesca (almeno quella non ebraica) aveva scelto Hitler come colui che meglio poteva tutelare i propri interessi. L’ appoggio finanziario allo NDSAP da parte dell’ industria e dello stesso Scacht lo dimostrano, nonostante la propaganda sul nazismo ‘proletario’ e ‘vicino al popolo’. Il piano Reinhardt-Scacht concretizzava un lungo lavoro delle migliori menti finanziarie tedesche, nell’ interesse dei ‘poteri forti’ del Reich, che già dai tempi di Bismarck si erano strettamente legati alla Corte ed al Cancellierato. Nel piano di investimenti c'erano: la Adler Sa, Aeg, Astra, Auto-Union, Bmw, Messerschmitt, Metall Union, Opta Radio, Optique Iena, Photo Agfa, Puch, Rheinmetall Borsig Ag, Schneider, Daimler Benz, Dornier, Erla, Goldschmitt, Heinkel, Bosch Elektroniken, Solvay, Steyr, Telefunken, Valentin, Vistra, Volkswagen, ZeissIkon, Zeitz, Zeppelin. La Deutsche Bank, la Commerz Bank, la Dresder Bank. I grandi industriali dei colossi chimici IG Farben, gli Henkel, i Schnitzler, i Bosch, i Thyssen, i re della gomma Conti, dell'acciaio Krupp e Voegler, delle Assicurazioni Allianz. Poi i gruppi Simens, Aeg, Junker e tanti altri. Il caporale Hitler senza Krupp, Mercedes, e banche varie, che guerra avrebbe potuto fare mai? A fare da tramite tra costoro e Hitler troviamo appunto il prestigioso banchiere Schacht, simpatizzante ma non iscritto al NDSAP. In quanto alle 1 Claude Fohlen - La Storia, L'Età Contemporanea, di N.Tranfaglia e M.Firpo, ed. Garzanti, 4 vol.p.226 responsabilità degli industriali tedeschi: la IG Farben forniva il gas con cui uccidere gli Ebrei; altre aziende fornivano i forni, gli impianti delle docce, i capannoni, i camion, il materiale rotabile....tutta la macchina di Auschwitz per le industrie tedesche significava cospicue commesse statali. Senza contare che le suddette imprese riducevano in schiavitù gli internati nei campi (vedi il caso Schindler). Notiamo come molti di questi nomi ancora oggi dopo 70 anni vivono e prosperano (Mercedes, AGFA, Volkswagen, Bosch…). E vengono spesso prese ad esempio di efficienza e correttezza. Il che francamente é paradossale se si pensa al fatto che solo in rarissimi casi i dirigenti di allora abbiano pagato. Resta da chiarire un punto importante: le aziende cosa guadagnavano dagli investimenti, come si aspettavano che il loro capitale fosse remunerato? Gli investimenti andavano a pesare non già sulle casse statali (come nel New Deal americano) ma bensì sulle aziende investitrici; pertanto lo sbocco necessario di questa manovra era la espansione della Germania, obiettivo peraltro del quale Hitler non faceva mistero. Con il piano Reinhardt la convergenza tra la politica estera di Hitler e gli interessi della grande industria tedesca si rafforzava enormemente. Solo con lo sfruttamento economico dei Paesi vicini Hitler avrebbe ricompensato adeguatamente le imprese che finanziavano il riarmo tedesco. La guerra divenne interesse comune dello Stato, dell' industria e anche di buona parte della classe operaia tedesca. Quando nel settembre ’39 Hitler invade la Polonia i suoi generali ed il suo ministro dell’ industria von Speer stanno preparando l’ esercito da oltre 4 anni. Tornando al Piano di Hitler, esso ottenne risultati strepitosi, subito. La produzione sale già a fine 1933 al 3,2%, nel 1935 al 5,5%, nel 1938 era al 18,1 %. L'occupazione: dei 6 milioni di disoccupati, nel 1936 ne aveva assorbiti 4,5 milioni, due anni più tardi era quasi del tutto scomparsa. A Roosevelt invece l'impresa non fu per nulla facile in tempi di pace. I dibattiti e le critiche nei 6 anni del New Deal riempirono milioni di pagine. Poi venne la guerra; si iniziò con i prestiti; poi con Pearl Harbour (uno strano attacco, una strana concentrazione di navi da guerra del tutto indifese) l' America nella guerra ci si gettò a capofitto. Roosevelt risolse tutti i problemi, quando finalmente fu eletto per la terza volta alla presidenza. 3 – le cause economiche della guerra Con la "pianificazione autoritaria" del dopo-1939 la produzione industriale americana fu stimolata dalla prospettiva di fare degli Usa "l'arsenale delle democrazie". Via via che la guerra si decide a favore degli Alleati, cresce la consapevolezza dell' America di essere la nuova leadership mondiale. I rapporti di forza tra le vecchie potenze sono mutati e l' Inghilterra è in difficoltà. Un nuovo disegno egemonico Usa tra le potenze mondiali può essere realizzato mettendo tutti e 2 i piedi in Europa. Bastava mettersi a capo dello guerra contro la Germania. Prima con gli aiuti all' Europa antinazista (legge Affitti e Prestiti 11 marzo'40). Con Pearl Harbour del 7 dicembre '41, l'appoggio a Roosevelt all' intervento fu unanime. Qualcuno ha visto un parallelo tra Pearl Harbour e le Torri Gemelle del 2001: entrambi favoriti da una incredibile serie di negligenze da parte dell’ Intelligence e della Difesa americani; in entrambi i casi l’ esito è che il Presidente ha le mani libere per avviare, contro un Congresso recalcitrante, una nuova guerra. Dal 1942 in poi sull' esito finale della guerra più nessuno ebbe più dubbi (nemmeno Hitler che fece di tutto per non esasperare gli Usa). Anche Churchill, che dovette far buon viso a cattivo gioco. Non dimentichiamo che nel marzo del 1939, pochi mesi prima dello scoppio della guerra, alcuni rappresentanti dell' industria britannica (che aveva contribuito al riarmo tedesco) si trovavano a Dusseldorf per stringere accordi con Hitler, per promuovere una guerra commerciale contro gli Stati Uniti. I motivi erano questi: in Inghilterra fra il 1929 e il 1937, la produzione era aumentata del 24%, ma l'esportazione era caduta a meno 16%. Un grosso squilibrio, una strozzatura pericolosa. Un anno prima, nel 1938, non erano riusciti a stipulare un accordo commerciale con gli Usa, che nel frattempo si era impossessata dei mercati di 20 paesi (politica rooseveltiana del "buon vicinato" Panamericano; poi riconoscimento del governo sovietico e cinese). Ed ecco l' incontro con i tedeschi a Dusseldorff. In quella occasione gli inglesi diedero a Hitler la percezione di essere in gravi difficoltà, quindi l' idea di Hitler fu quella di fare la "sua" guerra con o senza di loro; contro Polonia e poi Russia, e se non si poteva proprio evitarlo, anche contro l'Inghilterra. Hitler pensava di poter contare su amicizie nell' ambiente di Corte Inglese (la casa regnante inglese é di origine tedesca). Infatti Hitler non si accanì contro gli Inglesi nelle poche occasioni favorevoli, a Dunkerque, in Africa, mentre Churchill non ricambiò certo la cortesia, scatenando dal ’43 su una Germania oramai vinta una valanga di bombe che fecero assai più vittime civili delle bombe nucleari americane. 1. Spiega le analogie / le differenze tra il New Deal americano e quello tedesco 2. Spiega in dettaglio il piano economico tedesco; 3. Spiega le cause economiche della IIGM, differenziando il caso tedesco da quello americano.