Roberto Weitnauer Stesura: 31 maggio 2006 (3521 battute) Scritto d’origine pubblicato e diritti ceduti a terzi Lucciole e animali marini luminescenti Le lucciole sembrano costituire l’unico caso di bioluminescenza sulla terraferma. Il loro seducente pulsare va principalmente ricondotto secondo gli etologi a un rituale sessuale. Le altre creature che emettono luce appartengono alla maggior parte delle specie che vivono negli abissi marini. Anche in questi ecosistemi bui la luce può essere impiegata per motivi di attrazione sessuale. Ma qui giocano un ruolo anche esigenze di locomozione, predazione, difesa e comunicazione. In questo periodo (data di stesura di questo articolo) in alcune località non inquinate si vedono di sera insetti che offrono uno spettacolo ammaliante per adulti e bambini: le lucciole. Questi coleotteri riportano nell’addome una quantità abbondante di mitocondri, degli organelli cellulari che in tutto il regno vivente svolgono la funzione di centrali energetiche metaboliche. Nel caso delle lucciole l’energia viene orientata da un enzima, la luciferase, che innesca un’ossidazione peculiare il cui risultato è appunto l’emissione di bagliori. Quasi tutta l’energia biochimica disponibile viene convertita in radiazione visibile, cioè priva di componente calda infrarossa e di componente ultravioletta. L’efficienza è elevatissima: 95% contro il 5% di una comune lampadina. Il fenomeno va ricondotto per lo più a un rituale sessuale. Quando un maschio adulto è attratto da un gruppo di femmine inizia a lampeggiare; a quel punto le femmine rispondono a tono con un codice luminoso. Sebbene la luce sia fredda, trattasi dunque di segnali amorosi notturni. Esistono anche delle lucciole che emettono luce solo in fase larvale. In queste evenienze la bioluminescenza sembra doversi ricondurre a esigenze di difesa. Infatti, le larve non volano e sono facili bocconi per altre specie. La luce è un segnale deterrente che trasmette ai predatori un messaggio del tipo: attenzione, sono velenosa. Le lucciole sono gli unici animali terrestri a emettere luce. Ma nella fauna ittica la bioluminescenza non è infrequente. Negli abissi marini essa è addirittura dominante. Laggiù vivono piccole creature che per i nostri parametri abituali appaiono talora mostruose, talora affascinanti. Ben il 70% di esse possiede sorprendenti apparati luminosi, detti fotofori. La bioluminescenza si è evoluta più volte nel corso degli eoni, come attestano i vari sistemi di produzione (su base luciferase) e la distanza tassonomica che separa le specie che ne usufruiscono, quali pesci, molluschi, anellidi, ctenofori. Non è difficile comprendere che le condizioni ambientali sono predisponenti. Poiché dopo alcune decine di metri di profondità l’ambiente acquoso è immerso nell’oscurità, i fotofori 1/6 fungono da vere e proprie lanterne, svolgendo ruoli cruciali nella locomozione, nella predazione, nella difesa, nella comunicazione. Ad esempio, il pesce vipera ha nelle fauci circa 350 luci con cui attrae le prede ignare. Le alghe appartenenti ai dinoflagellati si accendono invece solo se infastidite, a mo’ di deterrente. I cefalopodi (calamari) si comportano come le lucciole: quando cercano un partner si pavoneggiano con tutta una serie di luci intermittenti interne, quasi fossero altrettanti ‘luna-park’ in miniatura. Notevole è anche la loro funzione mimetica. Essi passano la giornata sotto la sabbia, ma di notte si avvicinano alla superficie marina per nutrirsi. Ecco allora che emettono un fioco bagliore bluastro, simile ai riflessi della Luna, così da celarsi agli occhi dei predatori. La luce proviene da batteri interni con cui vivono in simbiosi. Lo stesso vale per altre specie. E questo rende conto di quanto antico sia il fenomeno della bioluminescenza. Microrganismi luminosi provocano del resto il fenomeno noto come milk sea, cioè mare lattescente, caratteristico soprattutto nell’Oceano Indiano. Elencare tutte le variazioni sul tema richiederebbe la stesura di un trattato di biologia marina, ma un aspetto va sottolineato: per queste stupefacenti creature dell’ambiente primigenio emettere luce non è un gioco, è la vita. Roberto Weitnauer (seguono alcune immagini di creature marine bioluminescenti) 2/6 Astronesthes (mangiastelle): http://www.imagequest3d.com/catalogue/bioluminescence/images/v001_tif.jpg Medusa biolumiescente: http://www.naturalsciences.org/education/deepsea/images/comb_jelly_NOAA.jpg 3/6 Dinoflagellati bioluminescenti (nocticula, fino 1 mm, carnovori, causano il “milk sea”): http://www.microscopy-uk.org.uk/micropolitan/marine/invertebrates/noctiluca.jpg 4/6 Ctenoforo bioluminescente: http://www.luciopesce.net/zoologia/cteno5.jpg 5/6 Medusa bioluminescente: http://www.mp3.com.au/img/album/Silvercord_Bioluminescence_RESIZED.jpg 6/6