Due Medici, Due Storie Simili
in Due Paesi Diversi
Carlo Urbani Maria Bonino
Una testimonianza di Carlo Cibo' e Stefano Ferroni
Premessa
Chi ha avuto modo di lavorare per molti anni nell’ambito
della Cooperazione allo sviluppo italiana, è ben conscio
dell’immenso patrimonio di eventi, anche drammatici, ma
sempre densi di un profondo significato umano, che si sono
accumulati nel corso degli oltre venti anni di attività di tale
istituzione.
Un patrimonio che è tuttavia in gran parte misconosciuto,
forse per quella sostanziale assenza di continuità che in
genere caratterizza la Cooperazione – almeno per quanto
riguarda gli addetti ai lavori - o, semplicemente, perchè
nessuno ha mai pensato di raccogliere quelle storie che
testimoniassero, accanto alla presenza istituzionale italiana
nel mondo, l’impegno, spesso estremo, di tanti nostri
connazionali a favore delle popolazioni più sfortunate della
terra.
Storie che, come vedremo nei due casi che racconteremo,
spesso affini, anche se svoltesi in tempi ed in contesti
profondamente differenti.
Vorremmo infatti ricordare le figure di due medici, Maria
Bonino e Carlo Urbani, ed il loro sacrificio a favore di due
Paesi: l’Angola ed il Vietnam.
ANGOLA – Maria Bonino
L’Italia è stato uno dei primi
Paesi
occidentali
a
riconoscere la nuova nazione
angolana indipendente, nata
nel 1975 al termine di una
guerra di liberazione combattuta contro il precedente regime
coloniale. Purtroppo, tale data è coincisa con l’insorgere di
una ben più sanguinosa guerra civile, durata quasi trent’anni.
In tale contesto, non poteva mancare il sostegno della
cooperazione italiana, espressosi – tra l’altro – in numerose
iniziative di carattere sociale e sanitario. Da qui la forte
presenza in Angola di personale italiano –
medici, paramedici e missionari - costretto
spesso ad operare in condizioni di lavoro ed
esistenziali decisamente estreme.
Fra l’ottobre 2004 ed il luglio 2005 si Marburg Virus
verifica in Angola, nella provincia di Uige, al nord al confine
con la Repubblica Democratica del Congo, un’ epidemia di
febbre emorragica. Un virus della famiglia dell’Ebola
(filoviridae), responsabile della cosidetta malattia delle
scimmie verdi, il virus di Marburg1 , viene identificato come
responsabile dell’ epidemia. Nella suddetta provincia –
particolarmente devastata dalla guerra e pertanto priva, di
fatto, di una vera rete sanitaria - opera da anni un’equipe di
medici italiani dell’Ong CUAMM, che cerca con ogni mezzo
possibile di venire incontro alle disperate condizioni sanitarie
della popolazione locale.
1Il
primo caso della malattia e’ stato riconosciuto nel 1967 nella citta’ tedesca di
Marburg. Qui, ed a Belgrado simultaneamente, alcuni tecnici che lavoravano in
laboratori biologici alla preparazione di vaccini per la polio contrassero il virus che
infettava un lotto di scimmie verdi importate per servire da cavie.
Una pediatra, Maria Bonino, assiste i bambini ricoverati nel
reparto e ne è a stretto contatto giornaliero. In poco tempo
contrae la malattia e muore, a causa di questa infezione, il 24
marzo 2005, a Luanda, dove era stata trasferita in
osservazione e dove il suo corpo ancora giace, essendo stato
considerato troppo rischioso riportarlo in patria.
VIETNAM – Carlo Urbani
Se, nello stesso periodo in cui
si verificava il drammatico
evento angolano, ci si fosse
trasferiti in Vietnam, si
sarebbe
riscontrata
una
situazione totalmente diversa:
quanto ancora l’Angola era vittima delle spaventose
conseguenze di quasi mezzo secolo di guerra, tanto il Vietnam
mostrava i segni di una crescita economica impetuosa e di un
benessere che cominciava a diffondersi in tutti gli strati sociali
del paese. Eppure, anche il Vietnam non sfugge ad una
epidemia di una malattia polmonare sconosciuta, altamente
contagiosa, dagli esiti virulenti e quasi sempre
mortali, che dal novembre 2002 era iniziata
a diffondersi a partire da Guangdong in Cina,
raggiungendo ben presto 37 nazioni
dell’area, assumendo quindi le caratteristiche
di una pandemia.
Coronavirus
Il virus arriva in Vietnam attraverso un turista che, proveniente
da Hong Kong, viene ricoverato all’Ospedale Francese di Hanoi,
dove i medici, ovviamente ignari della natura del male, non
riescono ad impedirne la diffusione tra il personale sanitario.
Viene allertata l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)
che incarica del caso un suo funzionario, il medico italiano Carlo
Urbani, incaricato del settore del controllo delle malattie
infettive.
Carlo Urbani visita i pazienti e si rende immediatamente conto
della gravità della malattia, soprattutto in termini di potenziale
diffusione della stessa all’esterno dell’ospedale. Pertanto,
nonostante il parere inizialmente contrario delle autorità locali
(timorose delle ricadute negativi in termini di turismo e di scambi
con l’estero), riesce a porre in quarantena l’ospedale ed a
mettere in pre-allarme tutte le istituzioni competenti in materia
sanitaria. Grazie a questa decisione, Carlo Urbani è riuscito, di
fatto, a salvare il Vietnam da una epidemia che, date anche le
condizioni di affollamento in cui generalmente vive la
popolazione locale, avrebbe avuto esiti devastanti. Ma i
frequenti contatti avuti con i pazienti gli sono fatali.
Il 29 Marzo del 2003, dopo un brevissimo decorso della
malattia, Carlo Urbani muore in un ospedale di Bangkok, dove
si era auto-isolato per impedire la diffusione dell’epidemia.
Il virus responsabile della sindrome venne poi identificato come
appartenente alla famiglia dei coronaviridae e denominato
SARS (severe acute respiratory syndrome).
Due storie simili. Due medici italiani. Due continenti fra loro
lontani. Due malattie virali in genere confinate al mondo
animale (zoonosi). Due epidemie terribili a rapida diffusione ed
elevata mortalità. Nessuna cura o vaccino per fermarle. Sono le
cosidette malattie emergenti2 sempre più frequenti, spesso
imprevedibili e con pochi rimedi a disposizione nell’arsenale
medico.
2Si
definisce malattia emergente quella malattia che e’ emersa per la prima volta in una
popolazione o che puo’ essere esistita in precedenza ma e’ aumentata in incidenza o in
contesto geografico. Alcune diecine di patogeni, virus e batteri principalmente, sono
implicati in questo genere di patologie e vanno da virus del mondo animale che passano
all’ uomo ad organismi di comune convivenza con l’ uomo ma che per mutazioni
specifiche diventano insensensibili alle terapie (MDR-TB, Escherichia Coli, Stafilococchi etc)
Le Infezioni Emergenti
Sopra questi eventi aleggia l’incubo
degli scienziati: l’influenza aviaria
(H5N1). Da alcuni anni il virus sta
facendo strage di volatili domestici,
trasportato in tutto il mondo dalle
H5N1 Virus
migrazioni stagionali delle anatre
selvatiche che ne sono portatrici sane. I ricercatori temono che
la malattia possa, in un futuro prossimo, per meccanismi di
mutazione genetica del virus, infettare l’uomo trasmettendosi con
gli stessi meccanismi della normale influenza umana. Per ora, nei
casi umani di influenza aviaria non è stato, fortunatamente,
ancora dimostrato il meccanismo di trasmissione interumana, ma
è evidente che tale rischio rappresenti una forte preoccupazione
per la scienza e per l’opinione pubblica mondiale.
Infatti, nel Sud-Est asiatico, in Cina ed Indonesia, ove sono
presenti climi tropicali e dove vivono a stretto contatto, spesso in
condizioni di igiene precarie, miliardi di esseri umani, assieme a
volatili ed altri animali domestici e selvatici, viene a crearsi un
incredibile, enorme laboratorio biologico dove crescono, si
trasmettono, si moltiplicano e mutano quantità impressionanti di
materiale genetico microrganico.
Mentre le condizioni ambientali e socio-sanitarie che si
riscontrano in Africa, rappresentano un terreno ideale per la
diffusione delle malattie e per la trasmissione di virus dal mondo
animale a quello umano, spesso caratterizzate da epidemie
tanto brevi quanto devastanti3 . Inoltre, a causa dell’alta
prevalenza del virus che causa l’AIDS, il sistema immunitario
deficitario di milioni di esseri umani infettati favorisce la
selezione di stirpi resistenti di batteri, come quello della
3Si
ricorda che e’ stata dimostrato il passaggio genetico del virus HIV dai primati
all’ uomo nelle foreste equatoriali del Congo. Il virus e’ responsabile dell’ AIDS nell’
uomo.
tubercolosi detto MDR4 .
La “risposta” della cooperazione italiana alla minaccia
rappresentata dall’insorgere delle malattie respiratorie nell’area
del sud-est asiatico ed, in particolare, in Vietnam, è stata il
finanziamento di una iniziativa volta a fornire al Paese uno
strumento adeguato per la prevenzione, la ricerca, la
formazione e la terapia nell’ambito delle affezioni respiratorie
di particolare gravità. Attraverso questo progetto, che si trova
attualmente nel secondo triennio di svolgimento, è stato già
inaugurato un laboratorio di alta sicurezza biologica – di livello
3 - ed è in corso di realizzazione una unità di cura intensiva.
Sono previsti ulteriori ampliamenti delle suddette strutture
grazie alle sinergie che verranno create con le attività che
saranno finanziate con i fondi a credito concordati in occasione
dell’ultima Commissione mista intergovernativa (Dicembre
2010).
Nel complesso verrà quindi costituito un vero Centro di ricerca
nel settore sanitario (denominato “Centro Carlo Urbani per lo
Studio delle Infezioni Respiratorie”), situato presso la facoltà di
medicina dell’Ospedale Universitario di Huè, nel Vietnam
centrale.
L’iniziativa fino ad oggi realizzata dalla DGCS, in
collaborazione con il Dipartimento di Microbiologia dell’
Università di Sassari e con il laboratorio di virologia dell’
Ospedale San Raffaele di Milano – è diretta specificamente allo
studio dei virus della SARS e dell’influenza, incluso il virus
dell’influenza aviaria (H5N1), nonch è allo studio dei
micobatteri responsabili della tubercolosi (TB-MDR).
La cooperazione italiana ha ritenuto che questo fosse il modo
migliore per onorare la memoria di Carlo Urbani, dal quale il
Centro di Huè ha preso il nome.
Hanoi, 28.02.2011
4MDR,
Multi Drug Resistant, micobatterio della tubercolosi TB resistente a molteplici
farmaci.
Testo redatto da:
Stefano Ferroni
(medico– Capo Programma Iniziativa “Carlo
Urbani”)
Carlo Cibò
(direttore della UTL di Hanoi)
Entrambi, attualmente in servizio in Vietnam, hanno vissuto
un’analoga esperienza in Angola, il primo come capo
programma di una iniziativa socio-sanitaria della Cooperazione
Italiana ed il secondo come direttore della UTL di Luanda.
Collaborazione e realizzazione grafica a cura del Dr. Neri
Miclaus (Ufficio UTL di Hanoi)