Salut benes e DIRIGENTE 9-2004 Filippo Medina 62 9 Filippo Medina ha una lunga esperienza professionale di medico internista (già clinico universitario e primario medico). Attualmente esercita come specialista di medicina interna presso il Centro diagnostico italiano e presso la Casa di Cura San Pio X di Milano. Svolge inoltre un’intensa attività di giornalista medico come responsabile di riviste specialistiche ed è collaboratore di numerosi giornali e riviste tra cui Il Giornale, Le Scienze, Nel Blu, ViverSani&Belli, In Forma Perfetta BUONANOTTE! Cosa succede quando ci addormentiamo? Perché a volte è così difficile? Ecco i consigli per dormire sonni tranquilli l sonno è necessario per la sopravvivenza e per mantenere un buono stato di salute, ma non è ancora del tutto chiaro il motivo della sua importanza fondamentale e dei relativi benefici. Sicuramente non è uno stato passivo, completamente distaccato dalla realtà. Durante il sonno il cervello non riposa: elabora gli stimoli raccolti nel corso della giornata, organizza un proprio sistema di archiviazione dei dati ed elimina quelli ritenuti superflui. Predispone in pratica l’attività cerebrale allo stato di veglia, in modo che sia possibile utilizzare tutto il bagaglio di nozioni raccolte per elaborare idee, intuizioni, strategie e tutto ciò che consente all’individuo di lavorare ed esprimere il meglio di sé. Il sonno è quindi un processo in continuità con la veglia, biologicamente necessario per consentire all’organismo di adattarsi all’ambiente circostante. Si comprende pertanto come tutto ciò che altera l’equilibrio sonno-veglia diventi fonte di disagio per l’individuo, con pesanti ricadute sulle sue attività quotidiane come sonnolenza, difficoltà di concentrazione, nervosismo. Fisiologicamente il sonno è un meccanismo complesso e delicato, influenzato da molteplici fattori, compresi il livello di eccitazione o lo stress emotivo, l’età, la dieta e l’uso di farmaci. (nello stadio 1 il livello di sonno è più leggero e il soggetto può essere svegliato facilmente, mentre nello stadio 4 il sonno diventa pesante e la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca e respiratoria sono ai valori più bassi); dopo circa 90 minuti di sonno non-Rem si ha un breve intervallo di sonno Rem; in questa fase l’attività elettrica nel cervello è particolarmente intensa, pari a quella rilevata durante lo stato di allerta; gli occhi si muovono rapidamente e i muscoli possono contrarsi in modo involontario; la frequenza e l’intensità respiratoria aumentano. La maggior parte dei sogni si verifica durante la fase Rem, mentre il parlare durante il sonno, gli incubi notturni e il sonnambulismo compaiono nelle fasi 3 e 4 del sonno non-Rem. Ogni notte si hanno 3-6 cicli di sonno non-Rem e Rem. Cos’è il sonno Insonnia Si distinguono nel sonno due fasi principali: la fase Rem (dall’inglese “rapid eye movement”) e la fase non-Rem. Dal momento in cui ci si addormenta, il cervello passa prima nella fase non-Rem caratterizzata da 4 stadi di crescente profondità L’insonnia non è una malattia. Si tratta di un sintomo che può avere diverse cause, fra cui orari irregolari di sonno e risveglio, disturbi fisici, abuso di alcol alla sera, problemi emotivi e stress; vi sono però individui con insonnia cronica, che ha uno scarso legame, se I ssere o abuso di alcol. Questo disturbo si presenta anche fra i pazienti ricoverati in ospedale per i diversi orari seguiti. Come migliorare il sonno del tutto. Inoltre gli anziani sono più soggetti a frequenti risvegli notturni. Questi cambiamenti sono fisiologici (anche se non ne conosciamo i motivi) e non sono indicativi di disturbi del sonno. Esistono diverse forme di insonnia. La difficoltà ad addormentarsi, definita insonnia iniziale, spesso si verifica quando non si rilassa la mente e si continua a pensare e a preoccuparsi. In caso di disturbata continuità, si parla di insonnia centrale, più frequente, come detto, fra gli anziani. In questo tipo di insonnia i soggetti si addormentano normalmente, ma si svegliano poche ore dopo, non riuscendo a riaddormentarsi facilmente. Il risveglio precoce, altro tipo di insonnia, può essere un segno di depressione. Il disturbo del ritmo sonno-veglia può manifestarsi in soggetti con abitudini del sonno alterate: si addormentano in orari insoliti e non dormono quando dovrebbero. Le cause possono essere diverse: sindrome del fuso orario (viaggi aerei molto lunghi, soprattutto dai paesi orientali a quelli occidentali), turni di lavoro notturni irregolari, frequenti cambiamenti dell’orario di lavoro Orari regolari: è bene coricarsi alla stessa ora ogni notte e fondamentale è svegliarsi alla medesima ora ogni mattina, anche nei giorni di riposo. Abitudini serali: un regolare programma di attività, come passeggiare lentamente, ascoltare musica soft o lavarsi il volto può contribuire a migliorare il sonno. Queste abitudini devono essere seguite ogni sera, a casa e fuori. Ambiente confortevole: la stanza da letto deve essere buia e silenziosa e non troppo calda o fredda. Se i rumori disturbano il sonno, può essere utile l’uso di tappi per orecchie o materiale isolante alle pareti. Uso della stanza da letto solo per dormire: nella stanza da letto non si deve mangiare, leggere, guardare la televisione, eseguire attività legate alla veglia. Astensione dalle sostanze che interferiscono con il sonno: cibo e bevande che contengono alcol e caffeina possono interferire con il sonno; utile è anche l’astensione dal fumo. L’assunzione di un’elevata quantità di alcol alla sera, se talora può favorire l’addormentamento, causa risvegli precoci al mattino. Uso di cuscini: mettere cuscini fra le ginocchia o sotto la schiena può contribuire a far assumere posizioni comode. In caso di dolori alla colonna vertebrale, è utile la posizione laterale su un fianco con un ampio cuscino fra le ginocchia. Alzarsi dal letto: quando non si riesce ad addormentarsi è meglio alzarsi per dedicarsi a un’altra attività in un altro ambiente, piuttosto che rimanere sdraiati nel letto e tentare a tutti i costi di dormire. Attività fisica regolare: l’esercizio fisico può contribuire all’addormentamento naturale. Tuttavia, attività praticate nelle tarde ore serali possono stimolare il cuore e il cervello e mantenere sveglio il paziente. Rilassamento: lo stress e le preoccupazioni sono gli impedimenti maggiori al sonno. Utile è evitare un eccesso di stimolazioni mentali nelle ore precedenti il sonno, mentre è consigliabile un bagno caldo prima di coricarsi. Spuntino: la fame può interferire con l’addormentamento. Un leggero spuntino, specie se caldo, può essere utile. Sonniferi: non usare con leggerezza Tra i sonniferi usati più frequentemente sono compresi i sedativi, i tranquillanti minori e i farmaci anti-ansia (ansiolitici). La maggior parte di essi è sicura, ma tutti possono perdere la loro efficacia per assuefazione in seguito a un loro uso prolungato; inoltre possono dare sintomi da astinenza una volta sospesi. Se un sonnifero viene usato per diversi giorni, la sospensione può far peggiorare il disturbo del sonno originale (provocando insonnia da rimbalzo) e aumentare l’ansia. La sospensione va fatta quindi gradualmente con riduzione progressiva delle dosi. La maggior parte dei sonniferi richiede la prescrizione medica, poiché possono dare dipendenza e fenomeni di intossicazione. Sono particolarmente rischiosi per le persone anziane e con problemi respiratori, poiché tendono a ridurre l’attività dei centri nervosi del cervello che controllano il respiro. Quasi tutti riducono l’attenzione e i riflessi durante il giorno, mettendo a rischio la guida dell’auto e l’uso di macchinari; negli anziani si hanno spesso sonnolenza diurna, difficoltà del linguaggio e cadute. Tali farmaci sono infine pericolosi se associati ad alcol, oppiacei, antistaminici o antidepressivi. La melatonina, soprattutto negli Stati Uniti, viene sempre più spesso impiegata come regolarizzatore del sonno. Il suo impiego è sicuramente efficace nella sindrome da fuso orario per ristabilire il ritmo veglia-sonno; più controversa è la sua utilità nell’insonnia cronica. Sembra priva di effetti collaterali, anche se non sono ancora stati accertati eventuali effetti dannosi in seguito al suo uso prolungato. 63 9 DIRIGENTE 9-2004 non nullo, con cause apparenti. Poiché le caratteristiche individuali del sonno variano con l’avanzare dell’età, gli anziani possono ritenere di soffrire di insonnia. Con l’avanzare dell’età si tende infatti a dormire meno durante la notte e a riposare durante il giorno. Lo stadio 4, la fase di sonno profondo, diviene sempre più breve fino a scomparire