Il modello educativo dell’inclusione (di Andrea Corrias). 1. Il cambiamento di paradigma: dall’integrazione verso l’inclusione. La trattazione, pure sintetica, del tema dell’inclusione richiede il tentativo di fornire una risposta ad alcuni interrogativi fondamentali: cos’è l’inclusione? Come realizzare processi inclusivi a scuola? Come l’inclusione scolastica può contribuire a determinare le dimensioni più ampie dell’inclusione lavorativa e sociale? Scopo della presente analisi è, appunto, presentare una sintetica risposta alle domande appena richiamate. L’inclusione può essere definita come l’insieme dei processi che sono volti ad ottenere, a beneficio di ciascuna persona e con riferimento alle potenzialità e alle differenze che essa esprime, il massimo grado possibile di apprendimento e di partecipazione alla vita sociale e comunitaria, sia a scuola, sia nell’extrascuola. La prospettiva inclusiva pone al centro le differenze; queste non vengono soltanto accolte ma vengono stimolate, valorizzate e utilizzate nelle attività e interazioni quotidiane per lavorare insieme e crescere come singoli e come gruppi organizzati (AA.VV., Bes a scuola, Erickson, 2015). APPRENDIMENTO CRESCITA PERSONALE INCLUSIONE CRESCITA SOCIALE PARTECIPAZIONE La graduale affermazione del modello pedagogico dell’inclusione, basato sull’accoglienza e sulla valorizzazione delle differenze, segna un’ evoluzione rispetto al modello educativo dell’integrazione; quest’ultimo, infatti, è un modello pedagogico che assume come riferimento fondamentale il concetto di “abilità” definendo le differenze in termini di deficit, mancanza, distanza dalla “norma abile” scelta come modello (personale o sociale) di riferimento (Vaddalà, 2009, in Milieu, n.2 , http//www.milieu.it/). I processi di integrazione sono rivolti a stati fuori dalla norma o mancanti perché possano adattarsi a contesti relazionali e modelli personali predeterminati. All’interno del paradigma dell’integrazione le differenze, e la disabilità in particolare, vengono interpretate, secondo un approccio medico, in termini di deficit individuale, piuttosto che in termini di marginalizzazione e oppressione sociale nei confronti di alcune minoranze che si distinguono dalla norma 1 e che devono essere adattate ai contesti nei quali si svolgono i processi di integrazione (D’Alessio, 2009, in Milieu, n.2 , http//www.milieu.it/). Il modello educativo dell’inclusione vuole invece sottolineare l’importanza dell’accoglienza, dell’espressione e dello sviluppo delle differenze nelle relazioni e quindi il peso delle variabili sociali e contestuali nella costruzione di fattori che favoriscono o viceversa impediscono la piena partecipazione ai processi decisionali e il pieno sviluppo delle potenzialità umane e, quindi, il ruolo inclusivo o disabilitante dei circuiti relazionali. I processi inclusivi si rivolgono dunque a tutti i soggetti (individuali e organizzativi) e quindi a tutte le differenze delle quali questi sono portatori: visioni di senso, di modi e di stili che le persone introducono nelle interazioni e, per questa via, nelle agenzie educative (famiglia e scuola in primis), nelle altre organizzazioni (imprese, unità della pubblica amministrazione e unità del terzo settore) e nei sistemi sociali. Il paradigma dell’inclusione si basa dunque sulla valorizzazione delle differenze e sulla rimozione degli ostacoli all’inclusione interpretati come prodotti del sociale e dei contesti, anche scolastici, che impediscono o rendono difficoltose la partecipazione, la cittadinanza, l’educazione, la formazione e l’apprendimento. La prospettiva dell’inclusione esige la sottolineatura del ruolo dei contesti relazionali, delle politiche, delle istituzioni e della loro cultura organizzativa, ecc; essa deve quindi essere sviluppata in connessione ai temi dei diritti, della cittadinanza, della democrazia sostanziale (partecipativa e deliberativa), della giustizia e della coesione sociale, allo scopo di verificare come il cambiamento del sistema educativo di istruzione e formazione possa favorire l’avvento di una società pienamente inclusiva (Medeghini, 2009, in Milieu, n.2 , http//www.milieu.it/). 2 2. L’inclusione scolastica. L’obiettivo fondamentale dei processi inclusivi, rappresentato dal raggiungimento del massimo grado possibile di apprendimento e di partecipazione, date le caratteristiche e le potenzialità di ciascuna e di tutte le persone, viene perseguito, nell’ambito delle istituzioni scolastiche, attraverso la realizzazione di differenti tipologie di interventi educativi e didattici; tra questi, alcuni assumono la forma di documenti formali (Piani Educativi Individualizzati o Piani didattici Personalizzati) altri di interventi informali dedicati a specifiche situazioni di disagio e difficoltà allo scopo di portare le persone ad una migliore soddisfazione del loro bisogno di crescita e maturazione. L’attivazione di un intervento educativo di tipo inclusivo viene posta in relazione all’individuazione di Bisogni Educativi Speciali (BES). Questa macrocategoria di bisogni educativi viene intesa come possibilità aperta, dinamica e anche transitoria, di comprendere tutte le situazioni di funzionamento problematico per la persona (non solo la disabilità certificata ai sensi della L.104/92), che da tale problematicità viene ostacolata nell’ottenere risposte soddisfacenti ai propri bisogni (Ianes, 2005; Ianes e Macchia, 2008) e il cui funzionamento va compreso attraverso un’antropologia biopsico-sociale nell’ottica del modello ICF( OMS, 2002; 2007). Il concetto di Bisogno Educativo Speciale (BES) è dunque una macrocategoria che comprende dentro di sé tutte le possibili difficoltà educative e apprenditive degli alunni; non solo la disabilità (diagnosi cliniche, certificazioni mediche) ma qualunque situazione (anche transitoria) di funzionamento problematico della persona. Studenti con disabilità certificata (L. 104/92) Disabilità intellettiva Disabilità motoria Disabilità sensoriale Pluridisabilità Disturbi neuropsichiatrici (PEI obbligatorio) Alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES): Alunni con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA, L. 170/2010) Dislessia evolutiva Disortografia Disgrafia Discalculia (PDP obbligatorio) Allievi con altri BES (DM 27/12/2012 E CM 8/2013) Altre tipologie di disturbo non previste nella L. 170/2010 Alunni con iter diagnostico di DSA non ancora completato Alunni con svantaggio socioeconomico Alunni con svantaggio socioculturale (PDP se deciso dal Consiglio di Classe) 3 Secondo il modello antropologico di tipo bio-psico-sociale della Classificazione Internazionale del Funzionamento e della Disabilità e della Salute adottato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF), 2002; 2007), modello utilizzato per l’individuazione dei BES, la situazione globale di una persona è la risultante delle reciproche influenze tra i fattori rappresentati nel seguente schema: CORPO FUNZIONI CORPOREE STRUTTURE CORPOREE CONDIZIONI FISICHE ( DOTAZIONE BIOLOGICA) ATTIVITA’ PERSONALI FATTORI CONTESTUALI: - AMBIENTALI - PERSONALI CAPACITA’ PERFORMANCE INTEGRAZIONI PARTECIPAZIONE SOCIALE La situazione globale di salute e funzionamento di una persona è dunque una condizione emergente che scaturisce dall’interazione complessa e sistemica tra fattori fisici e fattori contestuali: da un lato la sua dotazione biologica (condizioni fisiche), dall’altro l’ambiente in cui questa viene a trovarsi e dove accanto a fattori esterni (relazioni, culture, ambienti, ecc.) la persona vive pure l’influenza di fattori contestuali personali, rappresentati dalle dimensioni psicologiche della vita interiore, che fanno da “sfondo interno” alle azioni compiute (autostima, identità, motivazioni, interessi, stile cognitivo, ecc.). Nell’interazione tra queste due grandi classi di forze (biologiche e contestuali) si trova il corpo, come concretamente è fatto (struttura) e come realmente opera (funzioni). Il corpo della persona agisce con reali capacità e performance (attività personali) e si integra socialmente (partecipazione sociale). Quando l’interazione tra i fattori considerati è funzionale e agisce in sinergia la persona sarà sana e funzionerà bene, quando, viceversa, l’interazione tra fattori 4 personali e contestuali determina una situazione problematica che ostacola l’apprendimento e lo sviluppo personali, questa situazione genererà bisogni educativi speciali, ovvero la necessità di realizzare un intervento individualizzato o personalizzato. Alcuni di questi interventi prenderanno la forma di veri e propri Pei – Progetti di vita (alunni disabili ai sensi della L.104/92), altri di Piani didattici personalizzati (Pdp) per alunni con Disturbi Specifici dell’Apprendimento ( DSA, L.170/2010, per diagnosi di dislessia, discalculia, disgrafia e disortografia) o altri BES (alunni di cittadinanza non italiana di recente immigrazione, studenti che vivono condizioni di problematicità psicologica, comportamentale, relazionale e apprenditiva di origine socioculturale e linguistica, allievi con procedura diagnostica in corso, ecc.), altri ancora di semplici e informali serie di delicatezze e attenzioni psicologiche ( rispetto, per esempio, a una situazione familiare difficile), ovvero di accorgimenti facilitanti, modifiche nella routine, qualche attenzione o sensibilità in più (D. Ianes, S. Cramerotti, 2005). Per tutti gli alunni con Bisogni educativi speciali (BES) individuati viene redatto annualmente un documento di programmazione che esplicita il percorso di individualizzazione o personalizzazione più adeguato; questo documento prende il nome di PEI per gli alunni con disabilità, di PDP per gli alunni con DSA e altri BES. La costruzione di un Piano educativo individualizzato – Progetto di vita (Pei – Pdv), di un Piano didattico personalizzato (Pdp) e di un qualsiasi intervento informale di didattica individualizzata o personalizzata, viene realizzata nella prospettiva del raggiungimento di obiettivi educativi e didattici fondamentali: successo scolastico, inclusione scolastica, lavorativa e sociale, apprendimento significativo. Si tratta di mete educative strettamente collegate alla crescita continua della persona, al pieno sviluppo del potenziale umano che essa rappresenta, alla sua maturazione all’interno di contesti relazionali (famiglia, scuola, organizzazioni, sistemi sociali) nei quali si compie, progressivamente, l’integrazione e lo sviluppo delle dimensioni costitutive di ciascun individuo: la dimensione corporea, la dimensione cognitiva, la dimensione affettivo-relazionale, la dimensione spirituale (Miur, Linee guida per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità, 2009). Il perseguimento di queste mete educative generali viene realizzato a scuola mediante lo svolgimento di attività educative e didattiche volte a favorire l’acquisizione, da parte di ciascun allievo, di un articolato sistema di competenze: competenze di base legate all’assolvimento dell’obbligo di istruzione differenziate in assi culturali (Asse dei linguaggi, asse matematico, asse scientifico – tecnologico, asse storico sociale); competenze chiave di cittadinanza ( imparare ad imparare, progettare, comunicare, collaborare e partecipare, agire in modo autonomo e responsabile, 5 risolvere problemi, individuare collegamenti e relazioni, acquisire ed interpretare l’informazione); competenze chiave per l’apprendimento permanente individuate in ambito dell’Unione europea (comunicazione, competenza matematica, scientifica e tecnologica, digitale, imparare ad imparare, competenze sociali e civiche, spirito di iniziativa ed imprenditorialità, consapevolezza ed espressione culturale); competenze che definiscono il profilo educativo, culturale e professionale in uscita proprio del corso di studi intrapreso (pecup) e che nel nostro Istituto sono relative agli indirizzi di studio realizzati nell’Istituto Tecnico e negli Istituti Professionali. Il raggiungimento di obiettivi educativi e didattici generali e specifici (disciplinari), mediante la realizzazione di attività formative, non può prescindere dalla reale acquisizione, da parte di ciascun allievo e per livelli differenti, di apprendimenti significativi raggiunti attraverso l’integrazione di nuovi oggetti di conoscenza nel sistema di conoscenze pregresse, già interiorizzate da parte dello studente, allo scopo di realizzare una riorganizzazione e dunque un cambiamento (quantitativo e qualitativo) delle sue strutture cognitive. I documenti della programmazione individualizzata e personalizzata rappresentano l’ordinamento logico (costruzione di senso) e cronologico (attività immerse nel tempo, calendarizzate) delle attività educative e didattiche, degli obiettivi, delle metodologie, dei materiali, delle procedure di verifica e valutazione che, con riferimento a ciascuna disciplina e in relazione alle caratteristiche dello studente (livello di partenza, risorse, limiti, stile cognitivo, motivazione, interessi, ecc.) vengono realizzate per promuovere l’apprendimento significativo e coltivare i potenziali di sviluppo di ciascuno. Punto di partenza di ogni progetto formativo è la Diagnosi funzionale educativa cioè l’analisi estesa e profonda delle dimensioni costitutive della persona (fisica – corporea, cognitiva, affettivo – relazionale, spirituale) indagate secondo il modello antropologico bio-psico-sociale dell’ICFCY (OMS, Classificazione internazionale del funzionamento, della salute e della disabilità, versione per bambini e adolescenti, 2007) che, come abbiamo visto, permette una lettura del funzionamento umano quale risultante dell’interazione complessa e sistemica tra fattori biologici, funzioni e struttura del corpo, competenze personali e partecipazione sociale, fattori di contesto ambientale e personale che mediano il funzionamento facilitandolo o ostacolandolo. Sulla base del profilo di caratteristiche personali dello studente (punti di forza e punti di debolezza, risorse e limiti, abilità e difficoltà, livelli di partenza in ciascuna disciplina), prendendo le mosse dalla valorizzazione dei punti di forza e delle abilità, impiegando materiali e metodologie coerenti con le esperienze vissute dell’allievo e 6 proponendo contenuti che sono vicini al suo mondo esperienziale, si sviluppano attività finalizzate al conseguimento di obiettivi di apprendimento significativo con livelli di difficoltà gradualmente crescenti in relazione ai reali ritmi di apprendimento e sviluppo. I progetti formativi e didattici individualizzati e personalizzati devono pure includere un’adeguata proiezione nella dimensione di vita adulta (extrascolastica) dello studente tendendo a configurare un vero e proprio progetto di vita; questa prospettiva introduce il tema della partecipazione che rappresenta il secondo obiettivo fondamentale dell’inclusione che verrà discusso in modo più approfondito poco oltre. Le componenti fondamentali del Pei – Pdv sono sinteticamente rappresentate nello schema seguente (D. Ianes, S. Cramerotti, 2005). 1. DIAGNOSI FUNZIONALE EDUCATIVA: momento conoscitivo dei punti di forza /debolezza e bisogni educativi speciali PIANO EDUCATIVO 2. PROFILO DINAMICO FUNZIONALE: momento definizione di obiettivi e di scelte progettuali di INDIVIDUALIZZATO PROGETTO DI VITA 3. ATTIVITA’, MATERIALI, METODI DI LAVORO: momento di definizione di tecniche e risorse per l’insegnamento apprendimento 4. VERIFICA E VALUTAZIONE: momento di revisione della Diagnosi, del Profilo dinamico e delle attività e materiali Il Piano Didattico Personalizzato (PDP) per gli alunni con Disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) e altri BES è previsto dalla legislazione introdotta tra gli anni 2010 (L. 170) e 2013 (DM 5669/2011, Linee guida del MIUR per studenti DSA del 2011, DM 27/12/2012 e CM 8/2013). Principio fondamentale continuamente ribadito da questa normativa di riferimento è che non è sufficiente che la scuola attivi una serie di azioni didattiche, ma è necessario che esse vadano esplicitate in un documento di programmazione. 7 Le Linee guida ministeriali per studenti con DSA (MIUR, 2011) stabiliscono, in particolare, che entro il primo trimestre scolastico la scuola debba predisporre un documento articolato in relazione alle discipline coinvolte dal disturbo con i seguenti contenuti: dati anagrafici dell’alunno; tipologia di disturbo; attività didattiche individualizzate; attività didattiche personalizzate; strumenti compensativi utilizzati; misure dispensative adottate; forme di verifica e valutazione personalizzate. Mentre con riferimento al PDP costruito a beneficio degli allievi con DSA la scuola ha l’obbligo di predisporre il documento di programmazione, in relazione a studenti con altri Bisogni Educativi Speciali la programmazione personalizzata viene realizzata solo in seguito ad una specifica delibera del Consiglio di Classe. La Circolare ministeriale n.8 del marzo del 2013 così stabilisce: è compito doveroso dei Consigli di Classe o dei team di docenti nelle scuole primarie indicare in quali altri casi sia opportuna e necessaria l’adozione di una personalizzazione della didattica ed eventualmente di misure compensative e dispensative, nella prospettiva di una presa in carico globale e inclusiva di tutti gli alunni. Strumento privilegiato è il percorso individualizzato e personalizzato, redatto in un Piano Didattico Personalizzato (PDP), che ha lo scopo di definire, monitorare e documentare – secondo un’elaborazione collegiale, corresponsabile e partecipata – le strategie di intervento più idonee e i criteri di valutazione degli apprendimenti (CM n.8, 6/3/2013). La tabella seguente rappresenta le principali indicazioni normative per i documenti educativi e didattici degli studenti con BES (AA.VV., BES a scuola, Erickson, 2015): Valutazio -ne, certificaz. ne e diagnosi Alunni con disabilita Alunni con DSA Alunni con altri BES Certificazione ai sensi della L. 104/92 art. 3, commi 1 o 3 e del DPCM n. 185/06. Certificazione ai sensi della L. 170/2010 e delle relative Linee guida di attuazione (Luglio 2011) Valutazione e delibera del Consiglio di classe, ai sensi della DM 27/12/2012 e CM 8/2013. Alunni con disabilita Alunni con DSA Alunni con altri BES 8 Programmazione educativa e strumenti didattici PEI (Piano Educativo Individualizzato) d’obbligo per tutti gli alunni con certificazione. Basato su: - Diagnosi funzionale (descrizione del funzionamento dell’alunno); - Profilo dinamico funzionale: programmazione degli obiettivi didattici a lungo, medio e breve termine; - Descrizione di attività e materiali didattici di intervento; - Forme di valutazione e verifica individualizzato Insegnante di sostegno e/o assistente per l’autonomia e la comunicazione. Valutazio -ne Alla scuola primaria, la valutazione è positiva se si riscontrano miglioramenti rispetto al livello iniziale e agli obiettivi individualizzati previsti nel PEI. Per la scuola secondaria, l’articolo 15 dell’OM 90/01 prevede due percorsi di valutazione: - - PEI semplificato, basato sul raggiungimento di obiettivi minimi disciplinari che ha come effetto il conseguimento del diploma valido a tutti gli effetti; PDP (Piano Didattico Personalizzato), d’obbligo per tutti gli alunni con certificazione. Basato su: - Il PDP non è obbligatorio per il Consiuglio di classe, ma una scelta autonoma per la migliore gestione dei processi inclusivi; esso: - Dati generali dell’alunno; - Descrizione del funzionamento nelle abilità specifiche e disturbi associati; - Misure e strumenti compensativi e dispensativi utili; - Forme di valutazione personalizzata. Forme personalizzate di valutazione che prevedono la possibile dispensa della forma scritta nella seconda lingua (da integrare con analoga prova orale). Tempi più estesi per le prove di verifica e valutazione. - Definisce le misure didattiche da adottare collegialmente per soddisfare i bisogni, monitorare e valutare gli apprendimenti; È indicato se è prevista l’adozione di strumenti e misure compensative e dispensative. Non è prevista la dispensa della forma scritta della lingua straniera. E’ prevista l’adozione degli strumenti compensativi e l’estensione dei tempi per le prove, se previsto nel PDP. PEI differenziato, non più legati agli ambiti disciplinari, ma alle reali capacità dell’alunno. In questo caso alla fine del percorso viene rilasciato un attestato con la certificazione dei crediti formativi, ma non il diploma. 3. L’inclusione lavorativa e sociale. 9 Il paradigma dell’inclusione esprime una proposta educativa in cui l’innovazione del sistema educativo è volta alla trasformazione della società nella direzione dell’accoglienza e della valorizzazione di tutte le differenze, cioè di tutte le persone singolarmente considerate, ovvero considerate nelle interazioni all’interno e tra le diverse organizzazioni. L’innovazione del sistema educativo nell’ottica dell’inclusione non viene realizzata solo attraverso la predisposizione di misure speciali rivolte agli alunni con BES e inserite nelle programmazioni individualizzate e personalizzate (PEI e PDP); essa prevede pure la realizzazione di un’azione di sistema, articolata e complessa basata sull’innovazione interna ed esterna alla scuola. Dal punto di vista dell’innovazione interna particolare valore assume la proposta elaborata dal Centro di Studi Erickson di Trento basata su sette dimensioni della didattica inclusiva che si inseriscono in tutte le fasi delle dinamiche di insegnamento – apprendimento, dall’attivazione dei processi alla verifica e valutazione degli esiti dell’apprendimento. I 7 punti chiave della proposta in questione sono i seguenti (AA.VV., Bes a scuola, Erickson, 2015): - Attivare i processi di apprendimento; 1. La risorsa compagni di classe 2. L’adattamento come strategia inclusiva 3. Strategie logico- visive, mappe, schemi e aiuti visivi. - Elaborare le informazioni e costruire l’apprendimento; 4. Processi cognitivi e stili di apprendimento 5. Metacognizione e metodo di studio 6. Emozioni e variabili psicologiche nell’apprendimento - Valutare gli esiti dell’apprendimento; 7. Valutazione, verifica e feedback. Il gruppo classe è la risorsa più preziosa per attivare processi inclusivi accogliendo e valorizzando le differenze, organizzando i processi di insegnamento ed apprendimento a partire dalle differenze; tutte le differenze, non solo quelle più evidenti e marcate degli studenti con BES, bensì quelle espresse da tutti i membri del gruppo. I gruppo classe, sotto particolari condizioni da determinare con interventi educativi e didattici mirati, può essere interpretato, percepirsi e funzionare come un sistema aperto di tipo cooperativo in cui ciascun membro sceglie di stabilire relazioni affettive, personali e dirette e si impegna a contribuire al benessere e all’autorealizzazione di ciascun componente. In questa dimensione della didattica 10 inclusiva si cerca accuratamente di evitare che la valorizzazione delle differenze conduca ad un’esasperazione dell’individualismo, all’isolamento nel lavoro individuale che porta ognuno a fare cose diverse dagli altri, in maniera differente dagli altri. Si tratta invece di promuovere la cooperazione attraverso la condivisione di differenti risorse cognitive e affettivo – relazionali (informazioni, conoscenze, competenze, significati, abilità, ecc.) impiegando strategie di lavoro collaborativo in coppia e la didattica cooperativa in piccolo gruppo, il tutoring tra pari e le attività laboratoriali basate sulla partecipazione attiva degli studenti. All’interno di un gruppo di classe coeso e resiliente si creano le condizione per realizzare diverse forme di adattamento dello stile di insegnamento, delle forme di comunicazione (lessico, sintassi, richieste per l’esecuzione di attività, …), dei materiali, degli obiettivi, delle attività in relazione ai diversi livelli di abilità e ai diversi stili cognitivi e alle differenti forme di intelligenza presenti in classe. Particolarmente utili alla variabilità della didattica risultano le strategie logico – visive fondate sull’impiego di mappe mentali e mappe concettuali. Questi strumenti sono anche molto validi per sviluppare conoscenza e consapevolezza da parte di ogni alunno dei processi cognitivi innescati e della possibilità di diventare consapevole dell’apprendimento secondo la prospettiva metacognitiva. Attenzione, memoria, percezione, pianificazione e problem solving sono funzioni cognitive che, adeguatamente “trattate” e potenziate, consentono lo sviluppo di abilità psicologiche, comportamentali e operative necessarie all’elaborazione delle informazioni e alla costruzione di apprendimento e partecipazione. Un ruolo fondamentale è svolto anche dalle emozioni e dalle variabili psicologiche dell’apprendimento che permettono di sviluppare un buon livello di autostima e autoefficacia, una positiva immagine di sé e un positivo stile di attribuzione interno con retroazioni positive sulle dimensioni della motivazione, dell’interesse e del metodo di studio. In una prospettiva inclusiva, è necessario che i processi di verifica e valutazione assumano carattere costantemente formativo assumendo come oggetto di riferimento non solo l’output prodotto dallo studente come esito dell’elaborazione, ma pure i processi di insegnamento. Nel contempo, per valorizzare il sistema classe come comunità coesa e resiliente, la valutazione non dovrà essere solo individuale ed etero-diretta (da insegnante ad alunno), ma dovrà essere capace di svilupparsi in autovalutazione individuale e tra pari. L’obiettivo dell’innovazione del sistema educativo di istruzione e formazione in vista della costruzione di una società pienamente inclusiva richiede anche un’azione didattica innovativa rivolta all’esterno. Da questo punto di vista tre azioni paiono particolarmente degne di essere menzionate in questa sede: la metodologia dell’Alternanza Scuola – Lavoro (ASL), il Laboratorio Territoriale per l’Occupabilità (LTO) e le attività di orientamento. 11 Il segmento dell’offerta formativa esplicitamente orientato a coltivare la dimensione extrascolastica della vita dello studente è rappresentato della metodologia denominata “Alternanza scuola – lavoro” (ASL). Si tratta di una metodologia didattica volta all’acquisizione di conoscenze, abilità e competenze spendibili nel mercato del lavoro. Elemento centrale della metodologia è l’esperienza del tirocinio curricolare in base alla quale con la stipulazione di una convenzione lo studente viene accolto da un’impresa o da altra organizzazione (unità della pubblica amministrazione o unità del terzo settore) per vivere un periodo di apprendimento nei luoghi di lavoro partecipando attivamente ai processi operativi svolti dalle organizzazioni ospitanti. Lo stage curricolare non esaurisce le modalità dell’ASL; la metodologia in discorso comprende anche i laboratori dell’impresa formativa simulata, l’incontro con esperti, le visite guidate, l’organizzazione di eventi (convegni, trekking, ecc.), corsi di formazione (es. in tema sicurezza sui luoghi di lavoro) e ogni altra attività che permetta di realizzare un organico collegamento delle istituzioni scolastiche e formative con il mondo del lavoro e la società civile correlando l’offerta formativa allo sviluppo culturale, sociale ed economico del territorio, per consentire ai giovani studenti di inserirsi con successo nel mercato del lavoro. Il potenziamento ed il miglioramento di questo segmento dei processi inclusivi extrascolastici esige da parte delle istituzioni scolastiche la creazione di reti e alleanze educative con tutti i soggetti direttamente coinvolti con la prospettiva di inserimento lavorativo e sociale: famiglie, altre scuole, imprese, associazioni di rappresentanza delle categorie lavorative, Camere di Commercio, università, enti pubblici e privati, ordini professionali, musei, enti sportivi e ricreativi, culturali, artistici, musicali, pubbliche amministrazioni, ecc. In questa prospettiva l’Istituto ha aderito alla creazione di una rete territoriale allestita per la costruzione e la gestione di un “Laboratorio territoriale per l’occupabilità”. La costituenda rete ha come scuola capofila l’I. I. S. “G. Asproni – E. Fermi” di Iglesias e coinvolge numerose altre organizzazioni e istituzioni scolastiche del territorio. L’inclusione lavorativa e sociale degli studenti con Bisogni Educativi Speciali non richiede soltanto la realizzazione e il potenziamento delle diverse modalità dell’ASL ma impegna la scuola nella realizzazione di percorsi di orientamento delle famiglie e degli studenti per cogliere le opportunità disponibili stabilite dalle leggi. Si tratta di fornire a beneficio degli studenti e delle famiglie di appartenenza conoscenze inerenti le caratteristiche del mercato del lavoro, con particolare riferimento alle condizioni della domanda, dell’offerta, degli sbocchi occupazionali connessi al profilo educativo, culturale e professionale (Pecup) proprio dell’indirizzo di studio prescelto. Con particolare riferimento agli studenti disabili si tratta di far conoscere le possibilità di collocamento per soggetti svantaggiati previste dalla L.68/1999 (collocamento obbligatorio in relazione alla dimensione delle imprese) o ancora quelle legate alla creazione e allo sviluppo di cooperative sociali di tipo B in 12 particolare. Ancora una volta si sottolinea la necessità di attivare processi cooperativi e circuiti relazionali che pongano la scuola al centro di una rete organizzativa per l’inclusione. 13