Psicologia
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Voglia di… tatuaggi!
Estate… voglia di svestirsi, scoprirsi, farsi notare…
a cura della dott.ssa Sara Riccio
Voglia di trasgredire, di esibire… di esibirsi! In spiaggia, dovunque, fisici scolpiti e non, si mostrano in costumi sempre
più ridotti…
La spiaggia diventa la passerella estiva… per sfilate di colori,
grandi sorrisi, misteriosi occhiali da sole e… TATUAGGI!
Conoscete la parola: “Psicologia del tatuaggio”?
È una disciplina nata in questi ultimi anni, davanti alla sempre
maggiore diffusione del fenomeno. Studia il carattere delle
persone in base ai segni impressi in modo indelebile sulla loro
pelle. Con risultati sorprendenti: quando si tratta del nostro
corpo, il significato dei simboli non può essere interpretato
con la semplice intuizione, ma va cercato nell’inconscio.
“La scelta del disegno e della zona da tatuare non è mai
neutra, ma rimanda al mondo dei simboli e fa emergere
quello che è nascosto all’interno dell’individuo, il suo vero
carattere”, spiega Anna Maria Casadei, storica dell’arte e
studiosa di psicologia che da tempo classifica i tatuaggi
e il loro significato rispetto alla personalità. “Per esempio,
tatuarsi sulla parte sinistra del corpo, che per la psicoanalisi
rappresenta il passato, è tipico delle persone pessimiste,
con poca fiducia in se stesse. La destra, invece, legata al
futuro, denota un carattere solare, aperto ai cambiamenti,
ma ben ancorato alla realtà”. Ancora, tatuarsi il tronco
denota concretezza e capacità decisionali.
Se la scelta cade sulle braccia, significa che l’individuo sta
attraversando una fase di lenta maturazione. Mentre le
persone infantili e poco riflessive preferiranno le gambe. Se
il tatuaggio si trova in una parte anatomica normalmente
nascosta come l’ombelico o l’interno cosce, la persona è
timida e insicura, con forte senso di inferiorità.
La caviglia è la zona preferita dalle donne sospettose e gelose, ma anche molto femminili e dagli uomini competitivi e
battaglieri. Tatuarsi le zone genitali, infine, assume significati
opposti per uomini e donne. Combattive, autonome e sensuali queste ultime. Maldestri
e passivi i primi. Secondo
uno studio diretto da Lucia
Colombo, ricercatrice del
dipartimento di Psicologia
dell’Università Cattolica di
Milano, la zona da tatuare
varia anche a seconda del
sesso: gli uomini preferiscono la
schiena, la spalla e il braccio
destri. Le donne, la caviglia e
il polso, adatti ai disegni più
piccoli come fiori, rondini o
delfini, che sono i prediletti
dal sesso femminile.
Draghi, farfalle e cuori; simboli celtici e motivi tribali... Le
varietà di disegni sono infinite
e inciderli indelebilmente sul
proprio corpo non è solo una
moda. Secondo una nuova
disciplina, i tatuaggi sono
un modo per comunicare,
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rievocare il mito del selvaggio, uscire dall’anonimato. E
rivelano anche gli aspetti più profondi del carattere di una
persona.
Gli studiosi hanno anche tracciato l’identikit del “tatuato
tipo”. Vive al centro-nord, nell’area compresa tra Roma,
Bologna e Milano, e può essere indifferentemente uomo o
donna, mentre i tatuatori appartengono quasi tutti al sesso
maschile. L’età prevalente va dai 20 ai 45 anni.
Al di là delle influenze della moda e della voglia di trasgressione, sarebbe interessante capire perché in una società
così mobile come la nostra, dove si cambia casa, lavoro e
partner con estrema facilità, si sente il bisogno di lasciarsi segni
indelebili sulla pelle… L’antropologa Alessandra Castellani
dice: ”Il tatuaggio delimita un territorio. È uno spartiacque,
scavato sul corpo, nei confronti di chi non è tatuato”.
Su un punto gli studiosi sono tutti d’accordo: “Il tatuaggio oggi
assolve le stesse funzioni che aveva nelle società tradizionali,
anche se reinterpretate secondo i nostri codici culturali”, afferma Lucia Colombo, dell’Università Cattolica di Milano. Al
tatuaggio dunque si ricorre sempre per abbellirsi, comunicare,
appartenere a un gruppo, esorcizzare le paure. Un risultato
ottenuto con la messa in scena di un rituale che, attraverso
un dolore fisico simbolico, permette la crescita spirituale e
sociale. Un passaggio particolarmente importante in una
società come la nostra, dove prevale la rimozione della sofferenza e della morte. Affrontare la sensazione provocata
dagli aghi che incidono la pelle, senza distogliere lo sguardo
dalle poche gocce di sangue che fuoriescono dalle ferite, è
qualcosa di molto simile ai riti di iniziazione che, nelle società
primitive, segnano l’ingresso nell’età adulta. Il tatuaggio resta
come prova della avvenuta “discesa nel mondo degli inferi”,
prevista da ogni rito di passaggio. E permette di costruire
un’immagine di sé positiva, soprattutto per gli adolescenti
e le persone alla ricerca di un’identità.