SALA FILARMONICA GIOVEDÌ 17 MARZO 2016 EVGENIJ SUDBIN pianoforte DOMENICO SCARLATTI (1685-1757) Sonata K 466 in fa minore Sonata K 427 in sol maggiore LUDWIG VAN BEETHOVEN (1770-1827) Bagatelle op. 126 CLAUDE DEBUSSY (1862-1918) L’Isle joyeuse WOLFGANG AMADEUS MOZARTLacrimosa (1756-1791) (da Requiem K626, arr. E. Sudbin) MAURICE RAVEL (1875-1937) Gaspard de la Nuit Nato a San Pietroburgo nel 1980, Evgenij Sudbin ha iniziato a 5 anni gli studi musicali con Lyubov Pevsner al Conservatorio di San Pietroburgo. Nel 1990 è emigrato con la famiglia in Germania, dove ha continuato i suoi studi alla Hanns Eisler Musikhochschule con Galina Ivanzova; nel 1997 si trasferisce poi a Londra per studiare alla Purcell School e, successivamente, alla Royal Academy of Music, dove ha conseguito il Bachelor e Master con Christopher Elton. Negli studi è stato sostenuto dalla The Wall Trust e dalle Fondazioni Hattori e Pulvermacher; nel 2010, Evgenij ha vinto una prestigiosa borsa di studio dalla Royal Academy of Music di Londra, dove ora è un Visiting Professor. Sudbin si esibisce regolarmente, sia da solo che con orchestra, in festival e concorsi, in tutto il mondo: Aspen, La Roque d’Antheron, Mostly Mozart e Verbier; Tonhalle di Zurigo; Royal Festival Hall, Queen Elizabeth Hall (International Piano Series) e Wigmore Hall (Londra Pianoforte Series) a Londra; Concertgebouw (Meesterpianisten), Amsterdam; Avery Fisher Hall (New York) e Davies Symphony Hall (San Francisco). Collabora con orchestre come la Nuova Zelanda Symphony, Gewandhausorchester di Lipsia, Sinfonica di Lucerna, Filarmonica di Varsavia, Czech Philharmonic, la London Philharmonic, la BBC Philharmonic e Royal Liverpool Philharmonic. Evgenij ha suonato con grandi direttori come Charles Dutoit, Vladimir Ashkenazy, Hannu Lintu, Vassilij Sinaisky, Philippe Herreweghe, Petr Altrichter, Andrew Litton. L’ amore per la musica da camera l’ha fatto incontrare con musicisti tra cui Alexander Chaushian, Ilya Gringolts, Hilary Hahn, Julia Fischer, il Quartetto Chilingirian. The Telegraph lo considera come ‘potenzialmente uno dei più grandi pianisti del 21 secolo’ e gli ha assegnatoli “CD of the Year” per la sua registrazione di Scriabin; le 14 registrazioni con BIS Records sono state nominate come CD del Mese dal BBC Music Magazine e Editor Choice di Gramophone; la registrazione di Rachmaninov lo conferma come uno dei più importanti talenti pianistici; ha ricevuto il MIDEM Classical Award come miglior strumentista solista al Festival di Cannes. Tra 2009 e 2014 Evgenij ha registrato il ciclo completo dei concerti di Beethoven con l’Orchestra del Minnesota e Tapiola Sinfonietta con Osmo Vänskä. Nel suo centenario nel 2013, il Critics Circle per il Circle Music Award, gli ha assegnato il premio eccezionale giovani talenti nella categoria Strumentista. NOTE AL PROGRAMMA Una rosa di brevi pezzi, stilisticamente distanti tra loro ma ugualmente accomunati dalla luminosità e da un timbro cristallino: dalla coppia di Sonate seicentesche di Scarlatti, nel consueto abbinamento di una veloce con una lenta, ad una scelta di Bagatelle beethoveniane, piacevoli miniature che l’autore scrisse copiosamente all’inizio dell’800 in diversi “Ciclus von Kleinigkeiten”, per finire con l’Isle Joyeuse di Debussy, brano del 1904 che si nutre di simbolismo, ispirato dal quadro L’imbarco per Citera del pittore francese Jean-Antoine Watteau. Un momento particolare della vita del compositore francese è legata alla nascita di quest’opera, una tra le pagine definite di impressionismo musicale che determinarono il vero successo di Debussy assieme ad Estampes (1903), Masques (1904) e le due serie di Images (1905-1908). L’ispirazione nasce durante una fuga d’amore del nostro a Dieppe assieme al soprano Emma Bardac, già musa ispiratrice dell’innamorato Gabriel Fauré (che alla figlia di lei dedicò la suite Dolly per pianoforte a quattro mani) e futura seconda moglie di Debussy. Nel cuore palpitante del compositore le spiagge della Normandia hanno le fattezze di quell’Isola di Venere disegnata da Watteau e non possono che ispirare una composizione che celebra la lucentezza e la grazia, l’amore e la speranza. Monique Ciola Gaspard de la nuit (1908) Gaspard de la nuit costituisce una rara incursione di Ravel nel mondo della più accesa e irrazionale imaginerie spinta agli estremi del fantastico-demoniaco quale piaceva ai romantici della prima ora del tipo di E.T.A. Hoffmann. Il titolo è preso da una raccolta di sessantacinque liriche di Aloysius Bertrand risalente al 1830 (un periodo storico evidentemente suggestivo per il Ravel di quegli anni), di cui ne furono scelte tre. Ne è uscito un lavoro di spessore, che per qualità di ispirazione non meno che per l’impegno esecutivo richiesto è entrato nelle grazie comuni come l’indiscusso capolavoro pianistico di Ravel. La poesia dell’acqua, già magnificata dal Liszt ‘italiano’ e dallo stesso Ravel degli Jeux d’eau, torna qui a riaffacciarsi nell’immagine dell’Ondina che tenta invano di sedurre il poeta e, da questi rifiutata, se ne riparte mezzo imbronciata mezzo dispettosa, con uno spruzzo d’acqua finale. Tutta la mobilità, la freschezza, la purezza dell’elemento acqueo viene mirabilmente resa sulla tastiera con effetti di tocco e macchie di colore armonico tali da attingere a un’atmosfera magica, indimenticabile. Tetro, opprimente, inquietante è invece il quadro che segue, dominato dall’immagine di un giustiziato che penzola da una forca nell’ora del crepuscolo. Ossessivamente, per più di centocinquanta volte, risuona al basso una stessa nota, quasi rintocco di campana, sulle cui vibrazioni funebri si stendono figurazioni di estrema vaghezza tonale che esasperano il paesaggio livido, mortifero. Per questa geniale illustrazione musicale si è fatto opportunamente il nome di Edgar Allan Poe. La terza immagine proposta emerge da un contesto bizzarro, grottesco. Scarbo, gnomo dispettoso e melefico, vera figura da incubo, origina un pezzo in cui si dispiega un campionario inesauribile di trovate espressive e di procedimenti tecnici che lo rendono uno dei culmini virtuosistici del pianismo raveliano e per questo preferito tra tutti da esecutori e pubblico. Esso si dispiega tra ampie escursioni nei registri più estremi della tastiera, soluzioni di sonorità parossistica, accumulo di stridenti dissonanze, in un procedere frenetico, delirante. La conclusione avviene su un motto ironico, pungente, mentre l’immagine inquietante svanisce come un brutto sogno. Diego Cescotti 2006 PROSSIMO CONCERTO VALERIJ SOKOLOV violino EVGENIJ IZOTOV pianoforte moschini advcom MARTEDÌ 5 APRILE 2016 Sala Filarmonica - ORE 20.45