Koreja-Teatro Stabile d’Innovazione (Lecce) IANCU, un paese vuol dire progetto di Fabrizio Saccomanno testo di Francesco Niccolini e Fabrizio Saccomanno con Fabrizio Saccomanno regia Salvatore Tramacere scenografia Lucio Diana tecnici Mario Daniele e Angelo Piccinni cura della produzione Laura Scorrano organizzazione Franco Ungaro grazie a Giulio Petruzzi e alla comunità di Tuglie (Le) Questo è il racconto di una giornata. Una domenica dell'agosto del 1976 in cui la grande Storia, quella con la S maiuscola, invade la vita e le strade di un paese del Salento. Un famoso bandito, fuggito dal carcere di Lecce due giorni prima, è stato riconosciuto mentre si nasconde nelle campagne del paese. Inizia così una tragicomica caccia all'uomo che coinvolge un po' tutti, bambini compresi. Ma questo non è solo il racconto di una giornata. E' il racconto di un'infanzia e degli inganni e le illusioni che la circondano. Ed è soprattutto il racconto di un'epoca. Attraverso gli occhi di un bambino di otto anni viene ricostruito il mosaico del ricordo: uno strano e deformato affresco di quegli anni nel profondo Sud. Un sud che oggi non c'è più, piazze e comunità che si sono svuotate e si sono imbarbarite, o sono state svendute. Con quegli occhi a volte spalancati, altre socchiusi, altre ancora addormentati e in sogno, si racconta un mondo, frammenti di storia e di uomini e di donne, di battaglie tra bande e rivali e giochi pericolosi. Nessuna cartolina, nessuna nostalgia: è un mondo duro, cupo, eppure comico e grottesco. Un mondo fotografato un attimo prima di scomparire. Un mondo di figure mitiche, contadini, preti, nonni, libellule, giornaletti e una gran voglia di diventare grandi, chissà poi perché. Leggi la recensione di Francesca Audisio su Krapp's Last Post di venerdì 11 Febbraio 2011. Estratti di altre recensioni: [...] uno spettacolo che si colloca fra la storia e il mito, fra la cronaca e l'invenzione, fra la quotidianità e il sogno [...] uno spettacolo a metà fra l'Antologia di Spoon River e il cunto siciliano [...] è splendido come ulteriore suggello di un'operazione ad un tempo raffinata e coinvolgente, è la prova attorale dello stesso Fabrizio Saccomanno [...] Enrico Fiore - Il Mattino [...] IANCU, un paese vuol dire è un'eccelsa prova d'attore senza la quale gli uomini, le donne, le storie, i pretesti narrativi, le folgorazioni dialettali, le digressioni descrittive; gli accordati ritorni di frase, la sospensione del dettato per ansia, l'ansia che mette fretta di sapere il finale sarebbero una storia che, pur nella sua struggente bellezza, (a tratti è poesia: il fruscìo delle ali nel cielo, un fiume che si colora di rosso, le libellule che fanno l'amore danzando per un attimo assieme per poi lasciarsi in eterno), potrebbe restare affidata allo stampo di pagine, di copertina e volume [...] il teatro, quando è teatro, è l'arte che consente al ricordante e al ricordato di avere vita nuova per un giorno, una sera, per un'ora soltanto [...] Alessandro Toppi - Arteatro [...] In un'ora di monologo tanti miserabili passano daventi agli occhi; l'immaginazione, la fantasia dello spettatore beneficia dell'utilizzo profondo e ricercato della gestualità, un'arte che col teatrante si sposa, che tuttavia va maneggiata con cura, usata con cautela [...] Saccomanno non invade mai, con la sua persona, i personaggi fellianiani della sua storia, bensì li anim, appunto, permettendo loro di prendere vita e rendendoli i veri protagonisti [...] scrutare la realtà attraverso gli occhi di un bambino è un esperimento di successo perché costringe lo spettatore a regredire (o progredire?)allo stato di innocenza [...] Andrea Perré - Quarta Parete [...] questo "cunto" da civiltà post industriale è pure affresco di un Sud sparito sommerso dalla glassa globalizzante [...] Saccomanno è bravo, intenso. L'universo sociale e ambientale che ricrea è materico: i 5 sensi trovano ragione di esaltarsi [...]l'interprete narra con piacere palpabile, contagioso. Nessuno stacco musicale lo sostiene, nemmeno nelle poche e pregnanti pause. Oltre la parola è il gesto che ha del coreutico [...] Italo Interesse - Quotidiano di Bari [...] una fresca e vivace narrazione di persone vere, di paesani appunto, colti nel loro "attimo fuggente" di una precisa identità [...] Bravo è Saccomanno che assume poi sul suo corpo di attore, nella energia e nella verità interpretativa [...] la verità del sogno, il dubbio della materia [...] Pasquale Bellini - La gazzetta del mezzogiorno [...] magistrale prova di innovazione nella più pura e teatrale semplicità [...] Più che la storia in sé, a colpirci è la grande potenza gestuale di Saccomanno, il fare teatro del proprio volto, con quegli occhi sgranati sul mondo che squarciano lo spazio scenico [...] si resta incantati dalla ricchezza corale, polifonica di quest'attore che piegando la voce, ora con forza, ora ben dosando i fiati, dà vita ad una squinternata popolazione [...] ed è notevole che uno spettacolo fortemente narrativo riesca a rendere il racconto, per quanto importante, elemento accessorio d'una macchina ben più complessa [...] Igor Vazzaz - Giudizio Universale.it [...] Avere otto anni negli anni settanta in una città del Sud [...] Fabrizio Saccomanno si immerge nel prorpio passato e ci narra un universo che sembra una favola bella e a tratti crudela. Francesco Niccolini tesse un racconto di potenza picaresca nel quale riesce a far convergere una folla di ritratti straordinari e grotteschi e, nello stesso tempo, è attento alle notazioni di costume per rendere evidente come le picoole storie, a volte, concorrono a creare la Storia [...] un Saccomanno prodigiosamente intenso sa come trascinare anche noi nel vortice della narrazione. Ci fa sempre divertire ma riesce anche a farci pensare a come l'oggi si sia svuotato di pietas e di dignità e ci disorienta perché lo sguardo del suo bambino si posa anche su vere tragedie, accennate con levità ma non per questo meno violente. Nicola Viesti - HYSTRIO 2/2011 [...] Iancu è fatto d'occhi, quelli dei bambini soprattutto, di uno in particolare, Fabrizio Saccomanno restato coi nonni, al riparo del migrare, a covare pensieri e a sporcarsi di polvere. Saperla custodire, quella polvere, sembra sia stato il suo compito, che è attore fatto certo, concreto d'una memoria ove la sostanza biografica si fa flusso al presente, necessità narrativa, atto d'amore che governa il tempo, nell'andare e venire dalle sequenze. Un atto dedicato, che usa il teatro, vertigine, sospensione lunga che vibra anche nel dopo e senz'altro questa è opera riuscita nell'allungo dell'eco. Mauro Marino - IL PAESE NUOVO Foto di Alessandro Saco ([email protected])