Newsletter - notizie di informazione socio-sanitaria del territorio dell’Ulss 8 Anno I - numero 3 - settembre 2014 Trasformare il Pronto soccorso I risultati del confronto tra le proposte del territorio e l’azienda per migliorare il servizio di emergenza. CLICCA QUI per iscriverti alla newsletter SaluteInsieme Come anticipato nella scorsa newsletter, si è recentemente costituito un tavolo di lavoro che mette a confronto l’azienda Ulss con le proposte del territorio attraverso i rappresentanti dei Coordinamenti del volontariato della castellana e del montebellunese allo scopo di migliorare - anche con azioni comuni - il benessere della comunità. Tra i temi individuati come prioritari, sono stati privilegiati l’accesso e la gestione del Pronto soccorso per i quali, lo scorso 18 settembre, si è svolto un incontro tra la direzione dell’Ulss ed il gruppo Territorio e Salute. I Coordinamenti hanno avanzato alcune proposte (evidenziate in grassetto) qui riassunte, cui seguono le azioni già messe in atto o in via di attuazione nella nostra Ulss. I pazienti che arrivano CON PRESCRIZIONE URGENTE DEI medici di medicina generale o dEGLI specialisti vanno direttamente in reparto specialistico senza passare dal Pronto soccorso e senza pagaRE IL TICKET DI PRONTO SOCCORSO La recente delibera di Giunta regio- Indice nale (1513 del 12 agosto 2014) già prevede dei pronto soccorso 1-2 percorsi brevi medicina nucleare uguale per tutti 3 per i pazienti 4 che accedono la pneumologia cresce 5 attraverso ri- addio ricetta rossa 6-7 chiesta del me- disturbi del comportamento alimentare 8 dico di medici- stress lavorativo 9 na generale o alleanza per il benessere 10-11 del medico spe12 ca’leido cialista. 13-14 Per alcune bran- rimettere al centro la persona che sono già news dal territorio stati definiti, a partire da quelle lora l’accesso avvenga negli orari in più rischieste, le prestazioni urgenti cui lo specialista non sia disponibile che permettono un accesso diret- (con pagamento del ticket quando to all’ambulatorio specialistico o al dovuto). Per questi accessi diretti, coreparto di competenza con la pre- munque, il paziente non è tenuto a scrizione del medico di medicina o pagare i 25 euro di accesso al Pronto dello specialista interno. E’ in corso di soccorso. definizione lo stesso trattamento an- In questo periodo l’azienda sta ridefiche per le prescrizioni urgenti di altre nendo gli orari di accesso diretto agli branche. specialisti che saranno comunicati ai Questo già era previsto nell’Ulss 8 medici di medicina per l’accesso ad alcune specialità generale. La stessa negli orari in cui gli specialisti sono delibera prevede operativi, fermo restando il passag- inoltre, per alcune gio attraverso il Pronto soccorso qua- patologie specifiche, 1 il cosiddetto “fast track”, cioè l’invio diretto allo specialista da parte del triagista. Questo accade già, per esempio, nel caso in cui l’accesso al Pronto soccorso avvenga per un trauma minore isolato: in tal caso il paziente, una volta visto dal triagista, sarà inviato direttamente al radiologo ed eventualmente all’ortopedico per il proseguimento delle cure. Lo stesso “fast track” è partito anche per gli accessi verso la pediatria e la diabetologia. Ogni paziente al presidio medico più ADEGUATO E’ possibile che il triagista consigli al paziente, nel caso opportuno, di rivolgersi al proprio medico di base in alternativa ad una probabile lunga attesa? L’infermiere che compie il triage al Pronto soccorso, di fronte ad un paziente che chiede assistenza, non può rifiutarsi di valutarlo né di prenderlo in carico. Il “triage-out” non è lecito perché all’infermiere non è attribuita la funzione di dimettere un paziente, né tantomeno di rifiutare le cure o la visita medica. Guardie Mediche più accessibili e funzionali E’ possibile spostare le guardie mediche nei pressi del Pronto soccorso in modo che ci possa essere un rapido indirizzamento del paziente dall’una all’altra struttura. Ciò vale anche al contrario: che il triage possa mandare un paziente alla guardia medica nel caso ciò sia più appropriato. Va ricordato che, per legge, il servizio di continuità assistenziale (ex guardia medica) ha il compito di prestare consulenza telefonica e visite a domicilio negli orari in cui i medici di medicina generale non sono in servizio. La visita in sede non è prevista. L’azienda è intenzionata a riorganizzare il servizio di continuità assitenziale con l’obiettivo di migliorare il servizio e l’offerta. Incrementare le risorse umane e le strategie operative Per diminuire i tempi di attesa la risposta più immediata è quella di aumentare gli operatori presenti. Accanto all’acquisizione di nuove risorse, il lavoro di questi 2 mesi sta procedendo per utilizzare in modo più efficiente quelle già disponibili. Più che puntare sull’acquisizione di nuove risorse, difficili da ottenere in questa fase economica, vale la pena agire su un impiego più razionale ed efficiente delle risorse a disposizione. Va in questa direzione, ad esempio, la scelta di utilizzare in maniera più efficiente il personale dell’automedica di Valdobbiadene. Sul tema delle risorse, inoltre, il direttore del Pronto soccorso dell’Ulss 8 è stato convocato per la metà di ottobre dall’assessore regionale alla Sanità a partecipare ad una Commissione tecnica regionale per approfondire il tema della valutazione dell’organico nei Pronto soccorso e trovare soluzioni che, a parità di risorse, migliorino la qualità del servizio. Informare e rasserenare i pazienti La direzione ha già provveduto all’acquisto di alcuni monitor da posizionare nella sala di attesa dei due Pronto soccorso. Nel rispetto della privacy, l’utenza potrà così conoscere in tempo reale ciò che si svolge “al di là del vetro”, ed avere così una percezione più precisa riguardo ai tempi di gestione e d’attesa dei pazienti. Inoltre, come previsto dalla delibera della giunta regionale (74 del 4 febbraio 2014), è stata introdotta la figura dell’assistente di sala che accoglie e conforta in pazienti in sala di attesa. Nel Pronto soccorso montebellunese è operativa la preziosa collaborazione con l’Avo che, con i suoi volontari, fornisce il servizio di accoglienza e a cui va un sentito ringraziamento per il servizio prestato. Il servizio è garantito nelle fasce orarie di maggior afflusso di pazienti in Pronto soccorso, in orario diurno, nei giorni feriali. Molti i servizi aggiuntivi offerti grazie agli assistenti che non si sostituiscono al triagista, che rimane il responsabile dell’attribuzione del codice di gravità attribuito al paziente e all’assistenza infermieristica erogata prima dell’accesso in ambulatorio. Gli assistenti di sala d’attesa si dedicano infatti a rendere più sereni l’accesso, l’attesa e la gestione dei pazienti e dei familiari: rilasciano loro informazioni tecniche (e in nessun caso di salute), intrattiene i piccoli e i pazienti dall’ulss 8 con disabilità fino all’arrivo dei familiari, li accompagna negli ambulatori per eventuali indagini supplementari e, soprattutto, li ascolta. Familiari come risorsa Nella sala OBI (Osservazione Breve Intensiva) non va osteggiata, ma anzi favorita la presenza di un familiare (che è sempre il miglior ‘sedativo’). Nell’Obi già può entrare un familiare purché non ostacoli l’attività clinica dei medici e degli operatori sul paziente stesso o sul paziente con cui è condivisa la stanza. La presenza di un familiare è invece fissa per i pazienti “non competenti”, cioè non autosufficienti. Umanizzare il servizio Anche in questo caso sono già state recepite le delibere regionali 74 e 1513 del 2014. Rientra in questo ambito la stessa introduzione degli assistenti di sala d’attesa. Particolarmente gradito, ad esempio, in questo primo periodo di attività, è il servizio di raccolta e consegna dei referti ottenuti nel corso delle indagini prescritte dai medici del Pronto soccorso che evita ai pazienti una seconda coda al triage. Corsie agevolate: anziani, disabili e “codice rosa” per le donne che hanno subito violenza Per i pazienti “fragili” è già operativo il codice verde che viene loro assegnato nel caso in cui il paziente si presenti anche con un quadro clinico ritenuto meno grave. Nell’ambito del Progetto Adele partito qualche mese fa per la presa in carico delle donne che hanno subito violenza, alla fine di settembre è stato introdotto a livello interno di un “codice rosa” per il trattamento di queste pazienti in modo che l’assistenza sia più mirata e coinvolga anche la sfera assistenziale di tipo psicologico con un accesso più semplificato e diretto al Consultorio familiare. Tra l’altro, proprio in questo periodo, la Regione ha ridefinito l’assegnazione dei codici attribuendo “di default” la priorità verde a chi accede perché vittima di abuso, violenza o vessazione fisica. dall’ulss 8 Un accordo che mette “alla pari” Medicina nucleare: centralizzata a Castelfranco Veneto l’offerta per i trevigiani e i bellunesi. S ta dando esiti positivi l’importante accordo stretto tra le Ulss dell’area vasta delle province di Treviso e Belluno volto a garantire una migliore qualità dei livelli di assistenza e di cura dei pazienti che necessitano di prestazioni di Medicina nucleare. L’accordo è il risultato dei lavori condotti attraverso i tavoli di area vasta avviati alla fine del 2013 che hanno coinvolto le direzioni generali, le direzioni mediche ed i responsabili delle attività poliambulatoriali dell’Ulss 1 di Belluno, dell’Ulss 2 di Feltre, dell’Ulss 7 di Pieve di Soligo, dell’Ulss 8 di Asolo e dell’Ulss 9 di Treviso. Alcuni mesi di confronti hanno portato ad individuare la Medicina nucleare castellana, nota per la ricca dotazione strumentale (tra cui la recente PET-TAC di 128 strati che consente acquisizioni tridimensionali che rendono la indagini più sensibili e accurate anticipando i tempi della diagnosi di patologie anche in stati molto precoci) e le per qualità dei professionisti, come centro di riferimento per tutti i pazienti delle due province che necessitano di prestazioni di medicina nucleare. Così facendo anche i pazienti provenienti dalle altre quattro Ulss (1,2, 7 e 9) sono ora trattati come quelli residenti nell’Ulss 8, secondo una lista di priorità unificata. Le prestazioni fornite dalla Medicina nucleare di Castelfranco Veneto contribuiscono alla diagnosi nei pazienti colpiti da neoplasie, quelli con patologie cardiologiche ed i pazienti neurologici. Punto di forza della struttura castellana è il fatto di poter contare sul ciclotrone e la radiofarmacia per la produzione di un ampio numero di radiofarmaci ed in particolare quelli a breve emivita (quali FDG, 11C acetato, gallio 68, ammonio, 11C metionina), cioè quelli la cui efficacia è elevata se utilizzati entro un periodo di tempo circoscritto. Pertanto, centralizzando l’erogazione nella sede castellana, i pazienti hanno un’ulteriore garanzia della qualità dell’esame. Nello specifico, l’accordo prevede che le Ulss 1, 7 e 9 eroghino le prestazioni di medicina nucleare convenzionale e la scintigrafia miocardica ai propri assisiti. La medicina nucleare castellana, invece, garantisce: - la scintigrafia miocardica per i pazienti dell’Ulss 2; - la PET per i pazienti dell’Ulss 1, 2 e 7; - le PET con radioisotopo a breve emivita o GA 68 non effettuabile presso la struttura di Treviso, per i pazienti dell’Ulss 9. Parte integrante dello stesso accordo è stata la definizione di una modulistica uniforme di consenso e l’introduzione di modalità standard per la preparazione all’esame da svolgere nella struttura di Castelfranco Veneto. Paola Corziali, direttore sanitario dell’Ulss 8 “Tra gli obiettivi principali dell’accordo vi è quello di poter assicurare a tutti i pazienti dell’intero bacino di utenza i tempi di attesa previsti dalla prescrizione medica senza disparità tra quelli residenti nell’Ulss 8 e quelli provenienti dalle altre quattro Ulss venete. Questo è stato possibile anche attraverso la collaborazione tra i direttori delle varie Medicine nucleari, delle Oncologie e di altre specialità che, insieme, hanno condiviso ed individuato dei criteri uniformi di prescrizione”. Cristina Beltramello, responsabile poliambulatoriale del distretto Ulss 8 “Il nuovo accordo, oltre a garantire una migliore gestione delle liste di attesa sulla base delle priorità indicate dal medico prescrittore, riduce la fuga dei pazienti verso altre Ulss e, più in generale, limita la mobilità passiva extraregionale”. Elisa Milan, referente della Medicina nucleare dell’Ulss 8 “Può sembrare secondario, ma dal punto di vista operativo saper di avere un unico modulo di consenso condiviso ed un protocollo preparatorio comune risulta fondamentale in termini di qualità della prestazione. Lo stiamo notando già nell’attività di questi primi mesi in cui si sta progressivamente riducendo di molto il numero di pazienti cui, pur presentandosi nella nostra struttura, non era possibile praticare l’esame perché non adeguatamente preparati o informati”. 3 dall’ulss 8 Pneumologia: attenti alla qualità Completato il gruppo infermieristico del laboratorio di Fisiopatologia respiratoria. P rosegue il percorso di crescita della Pneumologia dell’Ulss 8. Con il mese di giugno è stata completata l’équipe infermieristica del laboratorio di Fisiopatologia respiratoria, composta da un coordinatore, cinque infermieri in sede a Montebelluna e due in sede a Castelfranco Veneto. Nel laboratorio, oltre ai test di funzionalità respiratoria (spirometria, meccanica respiratoria, studio degli scambi gassosi), viene effettuato anche il test da sforzo cardiorespiratorio, utile per lo studio della dispnea da sforzo (cioè della difficoltà di respirare sotto sforzo), per la valutazione preoperatoria e per il controllo di alcune patologie pneumologiche. Inoltre vengono studiati i disturbi respiratori durante il sonno e presto ci si occuperà anche di endoscopia respiratoria; a breve verrà chiesto l’accreditamento AIMS (Associazione italiana malattie del sonno) del laboratorio. Un grande impegno viene inoltre richiesto per il controllo dei pazienti in ossigenoterapia e ventiloterapia sul territorio. Abbiamo posto alcune domande a Jessica De Bortoli, coordinatrice infermieristica dell’Unità Operativa. molteplici attività, l’implementazione delle nuove funzioni e tecniche diagnostiche e, non meno importante, il mantenere vivo l’interesse degli infermieri e stimolarli al miglioramento continuo della qualità, rinforzandone le competenze e gratificando il loro operato quotidiano. Cosa caratterizza la figura professionale del tecnico di fisiopatologia? E’ importante specificare che questa figura non è riconosciuta giuridicamente e non esiste iter formativo per il personale addetto alle attività svolte in questi laboratori. L’esecuzione di tali attività richiede oltretutto personale altamente qualificato e le linee guida internazionali stimano il tempo di formazione necessario per l’esecuzione in modo corretto dei test di funzionalità respiratoria tra i 6 mesi e i 2 anni. Viene comunque garantita l’autonomia del singolo operatore nelle proprie attività? Certo. Per rinforzare la responsabilità di ogni appartenente al team, sono state create delle “aree di referenza”, dove ognuno gestisce, nella propria area di competenza, gli aspetti organizzativi, gestionali e procedurali, nonché i problemi e le relative soluzioni da apportare per risolverli. Il clima che si sta cercando di creare è infatti quello di un gruppo interessato e motivato ad acquisire le giuste conoscenze e competenze nei vari ambiti interessati da questa disciplina. A quali mansioni si dedica? Le mansioni degli infermieri dell’area ambulatoriale pneumologica non si limitano alla Fisiopatologia Respiratoria, ma riguardano anche la gestione della polisonnografia ambulatoriale e all’interno delle degenze di medicina/pneumologia e dell’ UCIC (Unità di cura intensiva coronarica), il controllo dell’insufficienza respiratoria nel territorio in stretta collaborazione con il servizio cure palliative e domiciliari e, in un prossimo futuro, la gestione dell’endoscopia respiratoria. In quale modo l’équipe infermieristica condivide le attività del servizio e si tiene aggiornata? Una volta al mese organizziamo degli incontri con il personale infermieristico, il coordinatore e il direttore di Unità operativa, dove sono discussi i casi più complicati, i problemi rilevati nell’espletamento delle attività quotidiane, la ricerca e la proposta di soluzioni, modifiche o migliorie organizzative. In questo periodo stiamo lavorando assieme all’Ufficio Formazione per accreditare per il nostro laboratorio il primo percorso di formazione sul campo dell’azienda Ulss 8; inoltre si cerca di inviare tutti gli infermieri del laboratorio ai corsi di aggiornamento regionali o nazionali specifici per le attività espletate nei laboratori di Fisiopatologia Respiratoria. A che punto siete del vostro percorso? Il lavoro non è ancora terminato, ma con l’aiuto di tutto il personale che collabora con noi speriamo di essere sulla buona strada. Colgo l’occasione per ringraziare le diverse Unità Operative e i Servizi con i quali collaboriamo e che ci stanno aiutando nella nostra crescita professionale. I risultati fin’ora ottenuti sono frutto di una proficua interazione tra le varie realtà. Qual è il suo ruolo, in quanto coordinatore? I compiti fondamentali del coordinatore all’interno di questa realtà sono l’organizzazione e il coordinamento delle 4 Lo staff infermieristico di Castelfranco Veneto e di Montebelluna. Addio alla ricetta rossa dall’ulss 8 Dal 1° settembre anche nell’Ulss 8 è stato introdotto il promemoria al posto della ricetta rossa farmaceutica. Prosegue il processo di dematerializzazione avviato a livello regionale. A ddio alla ricetta rossa farmaceutica. E’ questa una novità che coinvolge tutti i cittadini residenti in Veneto ed introdotta nell’ambito del processo di dematerilizzazione delle prescrizioni realizzato in seno al pro- getto Fascicolo Sanitario Elettronico regionale. Questo significa che ora i cittadini che richiedono una prescrizione farmaceutica al proprio medico di medicina generale, al posto della tradizionale “ricetta rossa”, ricevono un promemoria stampato su carta bianca con il quale potranno recarsi in farmacia e ritirare il farmaco prescritto. Ciò è reso possibile grazie ad un collegamento telematico tra medici, Ulss 8, farmacie, Regione e Ministero dell’Economia. Un sistema che offre un’occasione per migliorare il Da 3 a 6: raddoppiano le confezioni prescrivibili per le ricette per patologie croniche e rare Dallo scorso 25 giugno sono cambiate le regole per la prescrizione di ricette per i pazienti cronici o affetti da malattie rare. La prescrizione si è semplificata: il medico potrà infatti prescrivere fino a un massimo di sei confezioni di medicinali per ricetta anziché le tre per ricetta previste in precedenza. Nessuna spesa aggiuntiva a carico dei cittadini: per gli esenti per patologia cronica e malattia rara il ticket regionale per confezione rimane invariato. Fatte salve altre eventuali esenzioni, l’importo resta quello già in vigore, pari a 1 euro a confezione e quindi fino ad un massimo di 6 euro a ricetta, fermo restando il pagamento della differenza di prezzo nel caso in cui il medico prescriva un farmaco di marca al posto dell’equivalente generico, oppure un farmaco generico con prezzo differente da quello di riferimento. servizio direttamente al cittadino. Attualmente sul totale dei medici di medicina generale (161) e pediatri di libera scelta (30) dell’azienda Ulss 8 la quasi totalità risulta collegato in rete ed inviante la ricetta dematerializzata. La novità non implica cambiamenti particolari per il cittadino che, al posto della ricetta rossa farmaceutica, riceve un promemoria bianco contenente due codici: il numero di ricetta elettronica ed il codice fiscale dell’assistito. Con questo può recarsi alla farmacia preferita e ricevere il farmaco prescritto dal proprio medico. Non avendo valore legale come in precedenza la ricetta rossa, il promemoria serve esclusivamente come fonte di riferimento per il cittadino. La dematerializzazione sarà successivamente estesa alle prescrizioni specialistiche erogate dai medici dell’Ulss 8. Il processo di digitalizzazione sarà chiuso completamente dal 2015 quando la ricetta rossa scomparirà del tutto e al cittadino basterà recarsi in farmacia con la propria tessera sanitaria per ricevere il farmaco prescritto. Tutto questo garantisce agli assistiti dell’Ulss 8 maggiore sicurezza, tempi più rapidi nell’erogazione dei servizi e contenimento della spesa sanitaria. Nell’Ulss 8 nell’anno 2013 sono state prodotte 2.695.469 prescrizioni su ricetta rossa, delle quali 1.936.196 farmaceutiche e 759.273 di specialistiche. L’Ulss 8 sta attuando la dematerializzazione della ricetta come primo importante esito del progetto Fascicolo Sanitario Elettronico regionale (FSEr), iniziativa della Regione coordinata da Arsenàl.IT. Il FSEr, attraverso una complessiva riorganizzazione dei sistemi informativi sanitari di ogni azienda, rivoluzionerà i servizi di cura, garantendo a tutti i cittadini un’assistenza sociosanitaria più efficiente, efficace e sostenibile. 5 dall’ulss 8 Non è solo una questione di peso Riconoscere i disturbi del comportamento alimentare. La rete di assistenza dell’Ulss 8. S i presentano in modo subdolo e spesso hanno un effetto devastante ed incontrollato. Sono i disturbi del comportamento alimentare; patologie gravi che mettono in campo una pluralità di aspetti: quelli fisici, psicologici e psichiatrici e che si contraddistinguono per un’alterazione delle abitudini alimentari collegata da un’eccessiva preoccupazione per il peso e le forme corporee. I disturbi insorgono prevalentemente nel periodo adolescenziale; riguardano soprattutto le ragazze ma è in aumento anche il numero di ragazzi e uomini. Benché i disturbi alimentari siano molteplici, i più frequenti riguardano l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa, che possono essere mortali, e il disturbo da alimentazione incontrollata (o binge eating disorder; BED). Vi sono poi i disturbi alimentari non altrimenti specificati (NAS) che interessano quei pazienti che, pur avendo un disturbo alimentare clinicamente significativo, non soddisfano i criteri per una diagnosi piena. Soffrire di un disturbo del comportamento alimentare è una cosa seria: non basta un’abbuffata ogni tanto o il “mettersi in riga” con l’alimentazione per qualche settimana per essere considerati malati. Esistono dei criteri molto precisi per diagnosticare un disturbo del comportamento alimentare. Inoltre, molto spesso, il disturbo è associato ad una serie di altri disturbi che ne rendono difficile l’identificazione. Anoressia e bulimia, in particolare, sono spesso accompagnate da ansia, depressione e un generale livello di autostima basso. I principali disturbi del comportamento alimentare Anoressia nervosa Consiste nel rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra del peso minimo normale per l’età e la statura. Si contraddistingue per: - intensa paura di acquistare peso o di diventare grassi, anche quando si è sottopeso; - deformazione del modo in cui il soggetto vive il peso o la forma del corpo, o eccessiva influenza del peso e della forma del corpo sui livelli di autostima, o rifiuto di ammettere la gravità della attuale condizione di sottopeso; - nelle femmine dopo il menarca, amenorrea, cioè assenza di almeno 3 cicli mestruali consecutivi. Può essere con o senza abbuffate, con condotte di eliminazione (per esempio vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi) e-o con iperattivazione (pratica di sport a livello intenso, esagerato). Per stabilire se una persona è in sottopeso si utilizza il calcolo dell’indice di massa corporea (o BMI: cioè il rapporto tra il peso in chilogrammi e il quadrato dell’altezza 6 espressa in metri). Per essere considerati in sottopeso l’indice deve essere uguale o inferiore a 17.7. Questa patologia riguarda circa il 10% della popolazione tra i 16 ed i 25 anni e si accompagna spesso con altri disturbi legati alla personalità: tendenza al perfezionismo, bassa autostima, difficoltà interpersonali e paura di crescere. Diversamente da quanto si crede, l’anoressia ha solo in parte a che vedere con il cibo: il rifiuto di esso, infatti, è l’espressione di un ossessivo bisogno di controllo su di sé che trova nella fame il mezzo per esercitarlo e questo processo genera un’effimera autostima. Bulimia nervosa Significa letteralmente “fame da bue” e si caratterizza per la presenza di crisi bulimiche a cui seguono comportamenti di compensazione finalizzati ad ostacolare l’aumento di peso. Si contraddistingue per: - ricorrenti episodi di crisi bulimiche; - presenza di comportamenti inappropriati finalizzati al controllo del peso: vomito autoindotto, uso improprio di lassativi e/o diuretici, digiuno, intensa attività fisica, clisteri; - le crisi bulimiche e i comportamenti Cos’è una crisi bulimica? Una crisi bulimica è definita dalle seguenti caratteristiche: - introduzione in un definito periodo di tempo (per esempio di due ore), di una quantità di cibo che è decisamente maggiore di quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso periodo e nelle stesse circostanze; - sensazione di perdita di control- lo su quello che si mangia durante l’episodio (per esempio la sen- sazione di non poter smettere di mangiare o di non poter controllare cosa e quanto si mangia). per controllare il peso avvengono, in media, almeno due volte alla settimana per tre mesi; - alterazione del modo di vivere il proprio corpo e un’eccessiva importanza data alla propria figura ed al proprio peso nel determinare la stima di sé. dall’ulss 8 Può essere accompagnata da un comportamento purgativo (il vomito autoindotto e l’abuso di lassativi e/o diuretici) o meno (cioè quando il con- trollo del peso si ottiene solo con il digiuno e l’attività fisica). In genere le persone bulimiche mantengono un peso nella norma; in qualche caso possono essere sovrappeso. Riguarda spesso giovani adulti tra i 20 ed i 30 anni anche se l’esordio può risalire all’adolescenza. Chi ne soffre, spesso, alterna periodi di dieta molto ristretta a grandi abbuffate oppure, pur non seguendo alcuna dieta, si lasciano trasportare, nell’alimentazione, da un insieme di sensazioni ed emozioni spiacevoli come la solitudine, la noia, la rabbia e la tensione che la persona gestisce con difficoltà. Campanelli d’allarme: quando preoccuparsi? • • • • • • rapida perdita di peso iperattivazione, pratica di eccessivo sport cambiamento drastico della dieta cambiamento evidente del tono dell’umore assenza di ciclo mestruale (nelle ragazze) prolungati tempi in bagno, soprattutto dopo i pasti Una rete di assistenza Nell’Ulss 8 da alcuni anni esiste un Ambulatorio dedicato a questi disturbi e coordinato dalla psicologa-psicoterapeuta Chiara Baggio e dalla psichiatra Dora Russo ed in rete con gli ambulatori dell’Ulss 7 di Pieve di Soligo e dell’Ulss 9 di Treviso. Nel 2012 sono stati seguiti 85 pazienti mentre lo scorso anno 101. Diversi sono i percorsi attraverso i quali le persone possono accedere a questo servizio. I medici di medicina generale sono spesso coloro che si accorgono che qualcosa non va ed inviano i pazienti ad una visita specialistica. Accade che l’accesso ai servizi avvenga anche tramite il Pronto soccorso o tramite richiesta di altri specialisti (ad esempio il dietista, il ginecologo, il servizio di Consultorio). Il trattamento di questi disturbi, anche nell’Ulss 8, avviene secondo un approccio sistemico ed un metodo multidisciplinare. Quanto all’eziologia dei disturbi del comportamento alimentare, l’approccio “bio-psico-sociale” prevede che la persona venga considerata nella sua complessità, tenendo conto dei fattori biologici, quelli familiari ed interpersonali. Il trattamento avviene in modo sistemico con un coinvolgimento significativo dei familiari. L’intervento, quindi, è personalizzato e “fatto su misura” a seconda della caratteristiche specifiche del paziente Disturbo da alimentazione incontrollata Pur avendo delle similitudini rispetto alla bulimia nervosa, questo disturbo si differenzia perché le abbuffate non sono seguite da comportamenti compensatori (vomito, assunzione di lassativi, digiuno o massiccio esercizio fisico) per ridurre l’aumento di peso. Viene diagnosticato più facilmente in soggetti adulti tra i 30 e i 40 anni ma spesso si scopre che queste persone soffrivano di disturbi alimentari fin dall’adolescenza. La diffusione di questo disturbo sembra abbastanza omogenea tra uomini e donne. E’ possibile contattare o fissare un appuntamento presso l’Ambulatorio per i disturbi del comportamento alimentare contattando: sede di Asolo: 0423.526000 - sede di Castelfranco Veneto: 0423.732690 - sede di Montebelluna: 0423.611800. e, soprattutto secondo un metodo multidisciplinare che mette in campo diverse professionalità: psichiatra, psicologo, dietologo, dietista, medico di Medicina, (pediatra, neuropsichiatra infantile nel caso in cui il disturbo riguardi un minore). La presa in carico del paziente prevede l’avvio immediato di un intervento psichiatrico individuale e psicofarmacologico, accompagnato da interventi psicoterapeutici individuali, familiari e di gruppo oltre che da un intervento di tipo dietologico. I trattamenti terapeutici e farmacologici vengono condivisi con il medico di medicina generale del paziente (o del pediatra). In alcuni casi può rivelarsi necessario il ricovero ospedaliero e, nei casi più gravi, grazie alla collaborazione con la Medicina generale, anche interventi di alimentazione “salva-vita”. Il percorso di guarigione può essere anche molto complesso e lungo. Importante è il coinvolgimento del medico di medicina generale che è parte integrante della rete di intervento. Il supporto e la collaborazione della famiglia, inoltre, è fondamentale sia a livello emotivo sia a livello comportamentale. Per aiutare il paziente, possono essere ridefinite assieme ai familiari le “regole della tavola”, invitando a vivere il momento del pranzo e-o della cena come un momento di condivisione, evitando che la persona consumi il pasto da sola o che imponga la propria dieta al resto della famiglia. Articolo realizzato in collaborazione con le dottoresse Chiara Baggio e Dora Russo 7 Quando lavoro = stress... A dall’ulss 8 Stress lavorativo: l’attività dello sportello dedicato nell’Ulss 8. nche nell’Ulss 8 da qualche anno è operativo presso lo Spisal di Montebelluna lo sportello di assistenza ed ascolto sul mobbing, sul disagio lavorativo e sullo stress psico-sociale nei luoghi di lavoro. L’avvio dello sportello è avvenuta dopo l’introduzione della Legge Regionale 8 del 22 gennaio del 2010 “Prevenzione e contrasto dei fenomeni di mobbing e tutela della salute psicosociale della persona sul luogo del lavoro”. Si tratta di uno sportello a disposizione di tutte le tipologie di lavoratori e lavoratrici che sono occupati nelle aziende site nel territorio dell’Ulss 8, che ritengono di essere in condizione di disagio derivante da stress lavoro correlato e ne possono usufruire in forma gratuita. Lo stress lavoro correlato è causato da disfunzioni dell’organizzazione del lavoro e può essere definito come ‘reazioni fisiche ed emotive dannose che si manifestano quando le richieste lavorative non sono commisurate alle capacità, risorse o esigenze del lavoratore’. Lo sportello ha la funzione di fornire informazioni ed indicazioni sui diritti dei lavoratori e sui relativi strumenti di tutela; orientare il lavoratore presso le strutture di supporto presenti sul territorio come il Centro per il benessere Organizzativo provinciale che ha sede a Treviso. Tale centro ha il compito di accertare lo stato di disagio psico−sociale o di malattia del lavoratore ed eventualmente indicare il percorso terapeutico di sostegno, cura e riabilitazione, individuare le possibili misure di prevenzione da attuarsi nel contesto professionale del lavoratore coinvolto, garantire il supporto nell’attività di verifica sui luoghi di lavoro in tema di valutazione dei rischi psico−sociali ai sensi dell’articolo 28 del decreto legislativo n. 81 del 2008. Nell’anno 2013 gli accessi presso il nostro Sportello sono stati 13, in maggioranza lavoratori del settore privato, impiegati in attività manifatturiere o assistenziali, per lo più donne; di questi dopo lunga istruttoria alcuni casi sono stati inviati al Centro di Riferimento per ulteriori approfondimenti. La gestione dello sportello è affidata ad un gruppo multidisciplinare formato da assistente sanitaria, medico del lavoro e psicologo clinico. E’ centrale in tale gruppo la figura dell’assistente sanitaria che accoglie la persona e raccoglie, sulla base di un apposito strumento fornito dalla Regione agli sportelli, informazioni circa la situazione di eventuale disagio lavorativo e sintomatologia accusata. La gestione di ogni caso è complessa e spesso richiede tempi non brevi per poter arrivare a una risoluzione o comunque ad un giusto indirizzo che preveda adeguato sostegno alla persona. Lo sportello è a Montebelluna, per informazioni contattare il numero 0423.614733. “We Spine Yoga!” Gli operatori approdano ad una nuova esperienza. Siamo un gruppo di operatori del SerAT e della Comunità Alcologica che lavora nell’ambito delle dipendenze da droghe legali, alcol e nicotina. Nel corso del Seminario-Laboratorio dal titolo “Approccio territoriale tra aiuto e crescita” tenuto a Pagnano d’Asolo, abbiamo conosciuto lo “Spine Yoga”, progetto educativo e metodo pratico ideato per migliorare il benessere psicofisico delle persone. Si basa sulle più recenti scoperte scientifiche dell’epigenetica e delle neuroscienze (neuro-psico-immuno-endocrinologia), e la colonna vertebrale ne riveste il ruolo chiave in quanto sede del sistema nervoso, luogo deputato al mantenimento della forma e della salute psicofisica e della prevenzione di numerose patologie muscolo-scheletriche, organiche e funzionali. Accanto all’idea della professoressa Flaviana Conforto, che durante il Seminario affermava che “…il sapere senza un cambiamento profondo e personale non produce risultati positivi per il proprio futuro”, e riscontrando che l’attività clinica con le persone dipendenti da sostanze psico-attive a volte non sembra bastare ad imprimere l’energia sufficiente al cambiamento, abbiamo pensato di integrare l’intervento psicologico e sociale classico, con un metodo alternativo che, un po’ “dietro le quinte” possa migliorare il benessere e la qualità di vita. Questo progetto ha coinvolto tutte le persone che affrontano quotidianamente i problemi legati all’uso di sostanze e lo stress intrinsecamente collegato a questo tipo di problematiche, sia nel ruolo 8 di operatori socio-sanitari sia nel ruolo di persone dedite all’uso di sostanze e loro familiari. Nel corso del 2013 sono stati attivati cinque corsi della durata di dieci incontri che hanno coinvolto un sempre maggior numero di partecipanti. Lo “Spine Yoga” è un metodo dinamico e completo, di facile approccio che viene consigliaI 4 SETTORI DELLO SPINE to anche alle persone senza YOGA un’esperienza di tipo ginni• Educazione posturale e allineaco; per essere appreso cormento scheletrico rettamente, richiede la guida • Alimentazione e peso forma di istruttori qualificati che ne • Educazione fisica: esercizi aerogarantiscano il livello qualibici dinamici, esercizi statici con tativo ed i risultati in termini il metodo Spine Yoga, esercizi di respirazione, esercizi di rilasdi benessere fisico, serenità samento mentale e qualità della vita. • Educazione mentale e gestione dello stress: insegnamenti Questa esperienza si sta rie pratiche che permettono di velando molto utile per la migliorare l’efficienza e il valoprevenzione terziaria delle re personale, favorire l’empatia complicazioni e per il camnelle relazioni umane e di gestibiamento culturale della re positivamente lo stress). comunità, dove i problemi delle dipendenze da droghe legali sono spesso prioritari tra molti altri. Si dice che la partecipazione ai corsi aumenti nelle persone la fiducia nelle proprie risorse e capacità e approfondisca la conoscenza di se stessi, oltre a migliorare la postura e prestanza fisica. Invitiamo quindi tutti di praticare una maggior attività fisica e perché no, magari dello Spine Yoga! dal territorio Alleanza per il ben-essere Le opportunità di volontariato giovanile promosse attraverso il Laboratorio scuola e Volontariato. P erché parlare in una newsletter dell’Ulss dei rapporti tra Scuola e Volontariato? Nessuno si sorprende oramai se la cura della salute viene considerata come una dimensione globale che investe il benessere psico-fisico dell’individuo, come indicato dalla Costituzione stessa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità”, che definisce la salute come “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia”. Essa viene individuata come un ”diritto e come tale si pone alla base di tutti gli altri diritti fondamentali che spettano alle persone”. Questo principio assegna agli Stati e alle loro articolazioni compiti che vanno ben al di là della semplice gestione di un sistema sanitario. Essi dovrebbero farsi carico di individuare e cercare, tramite opportune alleanze, di modificare quei fattori che influiscono negativamente sulla “salute collettiva, promuovendo al contempo quelli favorevoli al “ben-essere” . Proprio su questa linea si è posto il Laboratorio Scuola Volontariato per promuovere fin dalla più giovane età quei comportamenti e atteggiamenti che incentivano l’armonia, la solidarietà sociale ed il ben-essere collettivo. Il progetto è stato preparato dal Coordinamento delle associazioni di volontariato della provincia di Treviso (Volontarinsieme). Nato nell’anno scolastico 2000/2001, il Laboratorio Scuola e Volontariato è un servizio rivolto a tutti i ragazzi a partire dai 14 anni di Treviso e provincia, una sorta di ponte che mette in relazione il mondo della scuola con quello del volontariato in senso ampio. Negli anni non si è fermato alle scuole ma è divenuto un luogo di educazione che collabora con Enti ed Istituzioni per fare rete, valorizzando le risorse, proponendo alle agenzie educative (formali e non) percorsi di approfondimento e laboratori di pratica di cittadinanza. Il LSV non si interessa solo agli studenti ma anche ai ragazzi che dalla scuola si sono allontanati o che sono a rischio dispersione, cercando di attivare in loro nuova motivazione per un impegno nella vita sociale. La finalità generale è la promozione dell’azione volontaria, per una cultura della solidarietà e della gratuità, dell’educazione al tempo libero come tempo solidale. Per formare ragazzi che siano cittadini responsabili e attivi occorre co-in-volgerli, renderli partecipi della realtà e delle problematiche per trovare risposte nuove. Il LSV si propone come luogo principe per accompagnare nell’esperienza di conoscere, vivere e toccare con mano le realtà sociali che spesso vengono nascoste “sotto lo zerbino”. Proporre una gestione diversa e ricca del proprio tempo libero vuole favorire nei ragazzi il formarsi della consapevolezza di ESSERE CITTADINI, offrire loro orientamento nel “progetto di vita”. Attraverso la presentazione di tematiche vive si mette in atto un intervento di prevenzione primaria che favorisce nei giovani un confronto su modi diversi di interpretare la quotidianità e uno scambio delle rispettive conoscenze. Attraverso la proposta di percorsi particolarmente coin- volgenti (teatro, animazione, fotografia, video-making,…), individuali e/o per piccoli gruppi, si intende promuovere la valorizzazione di sé, delle proprie competenze in una dimensione relazionale e incentrata sul fare. È un’opportunità per vivere un’esperienza positiva, in cui sperimentare i valori dell’attenzione alla persona, della centralità della relazione e dell’accoglienza, ad esempio partecipando ad un laboratorio teatrale con persone disabili, oppure condividendo un percorso di animazione con gli anziani in un centro sollievo Alzheimer, o ancora vivendo un’esperienza di video teatro insieme ai detenuti del carcere minorile, o magari prendendo parte ad un gruppo in partenza per un campo di volontariato residenziale. Le Associazioni di volontariato radicate ed operanti nel tessuto sociale del territorio rappresentano partner preziosi per la promozione dei valori di cittadinanza attiva e di responsabilità sociale. Molte sono le associazioni che si sono offerte di farsi conoscere con formazioni specifiche nelle classi, aprendo le porte a giovani che scelgono di dedicare una parte del loro tempo libero ad un progetto solidale in stage estivi e durante l’anno scolastico, riconosciuti anche dall’istituzione scolastica come credito formativo. Ci sono associazioni “storiche” che si sono messe in campo fin dall’inizio di questa esperienza: Coordinamento del Volontariato della Castellana, ABIO, Commercio Equo e Solidale, Associazione Iris Alzheimer, Nat’s, Telefono Rosa ….. Il Lsv valorizza l’operato delle associate e dei gruppi amicali mettendo l’accento su temi di attualità e di forte impatto anche emotivo come il dialogo inter-religioso, la bioetica, le riflessioni sulla differenza di genere e affettività, il Servizio Civile e Servizio Volontario Europeo con una costante attenzione alla problematica dell’accettazione e valorizzazione dell’ ”altro” come “diverso da me”. Attraverso, ad esempio, progetti come “Pane e Tulipani” viene chiesto allo studente un ruolo attivo rispetto a problemi spesso occultati come la povertà e l’emarginazione crescenti. La risposta delle scuole al Laboratorio è stata molto positiva tanto che attualmente, accanto alla sede di Via Verdi, a Castelfranco Veneto vi sono ben 3 sportelli del LSV. Si trovano presso il Liceo “Giorgione”, gli Istituti “Martini” e “Rosselli”, aperti in orario scolastico dalle 10.30 alle 11.30 in giorni differenti e su appuntamento per rispondere alle esigenze dei ragazzi. 9 sinergie Come una casa, di amore e di scoperte Ca’ Leido: la comunità educativa diurna di Altivole rivolta alle persone con disturbi dello spettro autistico. E’ un’atmosfera distesa, rilassata, accogliente quella che si respira varcando la soglia di Ca’ Leido ad Altivole. Il nome stesso lo sottolinea: si respira un’atmosfera di casa. L’idea di una struttura fredda e asettica non appartiene a questo centro che da qualche anno ospita la comunità educativa diurna per minori-adolescenti con disturbi dello spettro autistico. Al suo interno vengono ospitati una trentina di minori e dal settembre dello scorso anno anche dieci adulti. Giungono alla comunità su indicazione del servizio di Neuropsichiatria infantile o del servizio Handicap dell’adulto dell’Ulss 8 (cioè con l’accertamento dell’handicap ai sensi della legge 104 e delle successive modifiche) e iniziano un percorso accanto a più professionalità: dallo psicoterapeuta, agli psicologi, agli educatori, agli operatori, ai volontari. Il modello educativo e assistenziale da cui trae ispirazione Ca’ Leido è quello proposto dal professor Lucio Mo- SEZIONE MINORI La sezione rivolta ai minori ospita i bambini e ragazzi dai 5 ai 18 anni (fino a 21 se il ragazzo sta frequentando ancora la scuola). E’ operativa tutto l’anno dal lunedì al venerdì nel pomeriggio dalle 14.30 alle 18.30 nel periodo scolastico (con possibilità di anticipare l’arrivo per il pranzo alle 13.30) e dalle 9.00 alle 17.00 nel periodo estivo. Da quest’anno la sezione dei minori di compone di tre sottogruppi, ciascuno con delle proprie peculiarità e esigenze legate all’età dello sviluppo: i piccoli, i “pread” (preadolescenti) e gli adolescenti. Durante la permanenza ai bambini e ai ragazzi, oltre allo svolgimento degli eventuali compiti 10 derato, “Superability”, che pone l’attenzione sulle caratteristiche personali di ciascuno proponendo azioni che consentono alla persona autistica di superare gli ostacoli e le difficoltà relazionali e non e, allo stesso tempo, di valorizzarne le abilità cognitive fuori dalla norma. E’ un modello che non si esaurisce con le attività proposte all’interno della comunità, ma che prosegue anche in famiglia. Per questo i familiari delle persone accolte sono parte integrante del progetto psico-educativo di Ca’ Leido. Nel concreto, il modello proposto da Ca’ Leido si realizza proponendo una serie di attività di laboratori diversificati che vanno ad agire sull’autonomia a 360 gradi, persino rispetto ai mezzi di trasporto, oltre che sulle capacità cognitive con un apposito laboratorio mirato allo sviluppo e all’incremento delle abilità relative alla socializzazione, alla comunicazione, alla cura della persona e alle abilità linguistiche e matematiche. scolastici, vengono proposte attività differenziate, variegate e stimolanti: il laboratorio cognitivo, quello motorio, quello ludico-espressivo, il mosaico, la pittura, il laboratorio del legno, la carta riciclata, la cucina (dalla spesa alla preparazione dei piatti), l’avviamento all’uso dei mezzi di trasporto, la coltivazione degli ortaggi con vendita a Km0. Un posto speciale è riservato all’accudimento degli animali che i ragazzi possono sperimentare grazie alla presenza della fattoria CA’ LEIDO: guarda il mondo con occhi diversi (cavallo, asino, pony, vitelli, carpetta, anitra, galline, polli, oche…). sinergie SEZIONE ADULTI La neonata sezione degli adulti è stata aperta lo scorso anno per dare continuità al percorso avviato con successo dai ragazzi che per limiti di età sarebbero stati costretti a lasciare Ca’ Leido. Per gli adulti Ca’ Leido è accessibile ogni giorno dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 15.30 e, accanto alle attività focalizzate sull’autonomia personale, sulle capacità cognitive, sulle relazioni interpersonali e sull’uso del cellulare, propone diverse attività per lo sviluppo della capacità lavorativa e per l’avviamento al mondo del lavoro. Sempre agli adulti è rivolto il laboratorio bomboniere (realizzate a mano e acquistabili su richiesta) e il laboratorio di tipografia grazie al quale periodicamente viene pubblicato il giornalino “Il ComuniCa’tivo” interamente realizzato dai ragazzi. Per informazioni: Società Cooperativa Sociale Sonda via Brioni, 61 / 31030 Altivole (TV) tel. 0423 564128 / fax. 0423 940748 www.sondacoop.it [email protected] www.ca-leido.it [email protected] ALTRE PROPOSTE Oltre alla proposta settimanale, Ca’ Leido organizza anche una serie di occasioni aggiuntive per dare ai ragazzi la possibilità di sperimentare la propria autonomia. Progetto week end Agli adulti viene proposto il “progetto week end” grazie al quale i ragazzi - dal sabato pomeriggio alla domenica pomeriggio - possono vivere all’interno di Ca’Leido e generalizzare le competenze apprese durante la settimana. Soggiorni sollievo Con lo stesso obiettivo vengono organizzati i soggiorni sollievo durante l’estate. Quest’anno l’adesione è stata davvero sorprendente. Sono state organizzate tre uscite (tre giorni a Caorle, tre a Castel Tesino e altri quattro giorni a Caorle) che si sono rivelate molto utili per i ragazzi che sono rientrati a casa con un bagaglio educativo e di crescita che spinge, incoraggia gli operatori e li convince che la strada intrapresa è quella giusta. Vuoi diventare un protagonista attivo del progetto Ca’ Leido? Puoi offrirci il tuo tempo come volontario o fare una donazione! 11 Riportare la persona al centro dal territorio Alcuni spunti di riflesione e proposte di crescita per una comunità che necessita di evolvere. Riportiamo di seguito alcune riflessioni elaborate dall’Osservatorio sull’attuale cambiamento socio-economico che sta interessando soprattutto il mondo giovanile. L’Osservatorio suggerisce alcune riposte orientate non solo a risolvere questioni lavorative ed economiche, ma soprattutto a rafforzare la coesione relazionale e generazionale tra le persone. I l perdurare e l’aggravarsi della recente crisi morale ed economica ha fatto emergere fenomeni di impoverimento, degrado e disuguaglianza che stanno interessando fortemente anche il nostro Paese: dall’aumento esponenziale della disoccupazione soprattutto giovanile, alla svalutazione del lavoro e della scuola con l’assenza di una seconda generazione imprenditoriale preparata, alla delocalizzazione delle imprese,nei paesi dove il costo del lavoro è minore senza alcun riguardo per chi lavora, alla corruzione dilagante, con evoluzione del reato di associazione a delinquere, alla burocrazia che allontana gli investitori, alla concentrazione del denaro e della ricchezza nelle mani di pochi, alla ripresa del fenomeno migratorio dei nostri figli, soprattutto di quelli professionalmente più preparati ed alla difficoltà a trovare spazi di accoglienza e di lavoro per i nuovi immigrati. Sono tutti fattori, questi, che concorrono a descrivere le fragilità di un sistema sociale ed economico schiacciato dalla contrazione della domanda interna e da un enorme debito pubblico che impegna sia le future generazioni che quelle attuali, ormai disabituate alla sobrietà e ai sacrifici. La Comunità castellana - non meno delle altre realtà territoriali del Paese - manifesta l’aggravarsi dei costi dell’attuale crisi, sia in termini diretti (occupazione e reddito) sia indirettamente attraverso la fragilità di un tessuto sociale variegato e frammentato, ma comunque attualmente sostenuto, quale ammortizzatore, da un complesso intreccio di familismo, assistenzialismo sociale e caritatismo. Ce lo dicono i dati della Caritas cittadina che attestano la crescente sofferenza delle famiglie e delle forme di impoverimento locale. Nell’ultimo anno le “borse della spesa” sono aumentate del 30%, al pari del numero delle famiglie che hanno ricorso al Centro di ascolto. In questa problematica cornice l’Osservatorio, anche se non è in grado di dare “facili soluzioni”, può provare a dare qualche suggerimento. Premettiamo che non è la Comunità cristiana locale che dovrà risolvere questi problemi, ma, oltre ad una solidarietà concreta, stabile e generosa, alla stessa spetta il compito di sentinella di un vivere comunitario orientato al perseguimento della giustizia sociale e della dignità della persona. Per questo riteniamo che la riscoperta di “Scuole di Base” basate sulla dottrina sociale della Chiesa”, rivolte soprattutto alle nuove generazioni, già in passato sperimentate nella Castellana con le testimonianze di don Umberto Miglioranza, don Alessandro Dussin, don Lino Pellizzari, don Luigi Condotta, don Piero Zardo, 12 possano rappresentare una componente importante del processo di rinnovamento etico della comunità. Ci sembra opportuno che la Caritas cittadina, oltre all’assistenza, punti alla creazione di una rete relazionale di fraternità con progetti di “Adozione di Vicinanza” che ravvivino in tutti, credenti e non, l’attenzione ai bisogni, specialmente economici del vicino e suscitino uno spirito di accoglienza degno di una vera società cristiana. Iniziative simili le stiamo riscontrando nell’ambito del volontariato laico con gli “Orti civici” e “Generazioni solidali per una giovane impresa” del Coordinamento del Volontariato: i primi orientati - oltre che alla produzione di ortaggi - al valore relazionale del lavoro comunitario, i secondi rivolti a giovani neodiplomati per prepararli ad iniziative di impresa in proprio di tipo prevalentemente artistico-culturale. Un ruolo molto importante possono averlo le “eccellenze produttive locali” che con genialità ed innovazione di prodotto e di processo sono riuscite a limitare la marginalità del sistema Paese, imponendo quello che viene definito ”l’Italian Style”, imitato in tutto il mondo. E’ proprio questo patrimonio la chiave di volta della ricostruzione, non solo per competere sul terreno dell’economia, ma anche per rafforzare la coesione ed il capitale sociale che lentamente anche a Castelfranco si va dissolvendo. Le eccellenze dei nostri territori di tipo industriale, artistico, artigianale (maestri d’arte), culturale (intellettuali), agricolo, edilizio potrebbero dare un importante contributo in termini di apprendimento e di innovazione sostenendo iniziative di formazione professionale e di avviamento al lavoro. Compito delle pubbliche istituzioni potrebbe essere quello di promuovere queste “iniziative di formazione ai mestieri”, indirizzandole soprattutto a giovani neodiplomati o a chi ancora giovane ha perso il lavoro, finalizzandoli alla creazione di piccole imprese autonome della più varia tipologia: artistica, termo-idraulica, meccanica, elettrica, sanitaria con lo scopo di riempire “i vuoti” che si sono creati nel tessuto produttivo locale, permettere di continuare, a chi lo volesse, gli studi universitari o di riciclarsi ex-novo nel mondo del lavoro. Riteniamo che si possa aprire una fase di rinnovamento per lo sviluppo ri-sintonizzando i mezzi con i fini: uno sviluppo non più ostile o alieno alla persona e all’ambiente, ma quale processo di socializzazione che ridefinisca le complesse relazioni tra lavoro, inclusione sociale, cittadinanza e ambiente. Il lavoro, infatti, non è solo un fenomeno legato alla retribuzione e alla capacità di spesa, ma è un valore che rafforza la dignità e la libertà della persona perché ricco di fattori di apprendimento, esperienze e trasmissibilità delle stesse, lontani dalle logiche solo assistenzialistiche. L’Osservatorio è un gruppo di laici e preti in dialogo su fatti e problemi del nostro tempo, alla ricerca del bene comune. Ne fanno parte: don Silvio Favrin, don Claudio Miglioranza, Mario Boni, Giorgio Tonietto, Cesare Gazzola, Alessandro Boldo, Marisa e Paolo Ceron, Anna Toniato, Diana Pandolfo, Pierino Andretta, Gianni Boldrin, Enzo Venza e Piero Zamperin. news Educare alla non violenza Il 2 ottobre nella Biblioteca di Montebelluna un incontro sul tema della violenza contro le donne promossa nell’ambito della V° Giornata del Volontariato montebellunese prevista per il 4 ottobre. Q uando si parla di violenza contro le donne si citano le vittime. Poiché sono gli uomini ad agire in questo modo parliamo un po’ di loro, anzi: di noi! Nessun maschio, neanche chi si occupa professionalmente di questo problema (psicologi, counselors, medici, assistenti sociali, appartenenti alle forze dell’ordine), può ritenersi immune dal rischio di essere un uomo violento.”Si, d’accordo, l’ho picchiata. Ma io non sono un uomo violento: non sono mica io quello con i problemi. Se mi arrabbio è solo perché mia moglie è intrattabile, le cose sono andate fuori controllo”. Nel 2013 130 donne sono state uccise in Italia da mariti, fidanzati o ex partner. Nel 2012 120, nel 2011 136, nel 2010 156, nel 2009 172. Questi i casi che approdano sui giornali. Le denunce di violenze domestiche sono pochissime rispetto a quelle statisticamente stimate. In particolare quelle psicologiche, forse le più gravi, rimangono chiuse nell’anima delle donne. Perché coloro che dovrebbero amarle le trattano in questo modo? Esistono varie teorie: sistemiche, individuali, dell’apprendimento sociale, pro femministe. Ognuna di queste contiene un pezzetto di verità. Forse la spiegazione potremmo darla noi maschi se avessimo voglia, coraggio e abilità di guardarci dentro. Costa fatica, non siamo abituati a farlo, può farci scoprire che non siamo quei duri che crediamo. Cerchiamo potere e controllo, due impostori che coprono la nostra terribile fragilità. Dover essere uomini di successo, che non chiedono mai, che non piangono, che non tirano fuori le proprie emozioni. Quando diventa troppo pesante ci prende la paura. E se non ci riesco? Se perdo il lavoro? Se mia moglie guadagna più di me? Se mi vuole lasciare? Beh, allora sono un fallito, non valgo nulla. Non sono più un “vero uomo”: se lei non è mia non sarà di nessuno. (Chi uccide la propria compagna tenta quasi sempre il suicidio). Nulla giustifica la violenza contro le donne. Quello che serve è: un cambiamento maschile. Io ci provo. E tu? Vita e donazione a suon di musica Il circolo dei dipendenti del presidio ospedaliero di Montebelluna promuove un concerto benefico L’Associazione nazionale emodializzati Dialisi e traVita e Donazione pianto con il a suon di musica ENJOY ORCHESTRA patrocinio della Città di Treviso e dell’Ulss INCONTRO SULLA PREVENZIONE 9 organizza E CURA DELLE MALATTIE RENALI per domenica 19 ottobre Ingresso Libero presso il teatro Eden di Treviso una serata sulla prevenzione delle malattie renali. Interverranno i medici della Nefrologia di Treviso ed il centro Trapianto dell’Ulss 9. Al termine del convegno, la serata sarà allietata dalla Enjoy Orchestra. L’entrata è libera. Con il Patrocinio di Con Diretta dal Maestro Roberto Fiorentin Relatori Nefrologi ULSS 9 TREVISO Domenica 19 ottobre alle ore 20:30 Teatro EDEN Treviso Il 4 ottobre si svolgerà in Piazza Selese e Piazza Marconi di Montebelluna la V° Giornata del Volontariato del Montebellunese. Si tratta di persone che, come diceva Don Milani, pensano: “A che serve avere le mani pulite se poi si tengono in tasca”? Si presenteranno alla cittadi- nanza per raccontare quello che fanno e magari per accogliere altre braccia ed altri...cuori, convinti che donare è più bello che ricevere. In occasione di questo evento le Associazioni hanno organizzato una serata di spettacolo e di testimonianze centrati sul tema “Violenza contro le donne”, per il giorno 2 ottobre alle ore. 20,45, nell’Auditorium della Biblioteca Comunale di Montebelluna. Dopo l’iniziale, morbosa e superficiale risonanza mediatica causata dalla morte delle donne per mano dei loro compagni, rapidamente scende il silenzio su un problema molto più diffuso di quanto si creda e soprattutto ancora poco compreso nella sua reale specificità. Stereotipi e luoghi comuni sono fortemente radicati in molti di noi. Questa serata si propone di contribuire a far comprendere meglio il problema, chi e perché porta la responsabilità di questo continuo stillicidio e cosa si può fare per ridurne la portata. In occasione dei duecento anni dalla nascita di Giuseppe Verdi, il circolo ospedalieri del presidio di Montebelluna promuove un concerto di beneficenza che si terrà sabato 18 ottobre alle 20.30 presso il Palamazzalovo di Montebelluna. Protagonisti della serata, che vede il patrocinio dell’Ulss 8 di Asolo, del comune di Montebelluna, dell’associazione “uniti per Wamba” di Castelfranco Veneto, saranno la filarmonica Cornudese e l coro G. D. Faccin di Trevignano.Il ricavato dell’evento (ad ingresso con offerta libera) sarà devoluto all’associazione “Uniti per Wamba” che da anni sostiene le attività ed il sostentamento il Wamba Catholic Hospital, un ospedale religioso in Kenya gestito dalla diocesi di Maralal in collaborazione con le suore ed i sacerdoti della Consolata Father di Torino.Oltre all’aiuto economico, l’associazione, che riunisce molti dipendenti dell’Ulss 8, l’aiuto è anche di tipo umano e professionale grazie all’invio periodico di medici e infermieri nell’ospedale africano.Con questo evento il Circolo ospedalieri di Montebelluna, che attualmente conta circa 900 iscritti, estende il proprio raggio d’azione - tipicamente di tipo ludico-ricreativo - abbracciando l’intento solidale che anima l’associazione “Uniti per Wamba”. Nel corso della serata interverranno i rappresentanti dell’Ulss 8, del Comune di Montebelluna dell’associazione “uniti per Wamba” ed il presidente del circolo ospedalieri di Montebelluna , Franco Rostirolla. 13 news Piccole pesti in allegria ABIO Castelfranco Veneto organizza per il 5 ottobre un pomeriggio per i bambini e le loro famiglie. ABIO Castelfranco Veneto promuove per domenica 5 Ottobre (dalle ore 14.30 alle ore 18.00) in Piazza Giorgione un pomeriggio per i bambini e le loro famiglie Corse con i tricicli, sculture di palloncini, truccabimbi, pesca di beneficenza, laboratori creativi e tante altre attività in compagnia dei volontari di ABIO Castelfranco Veneto in un pomeriggio all'insegna del divertimento e della solidarietà. Sarà un'occasione per conoscere ABIO, l'Associazione per il Bambino in ospedale, e i suoi volontari che ogni giorno, nel reparto di pediatria dell'ospedale San Giacomo di Castelfranco, s'impegnano a sostenere i piccoli ricoverati e le loro famiglie. La manifestazione "Piccole Pesti in Allegria", oltre ad essere un'occasione d'incontro e condivisione, persegue finalità solidali e la raccolta di fondi per l'acquisto di strumenti che possano rendere più agevole la permanenza in reparto dei piccoli pazienti e più confortante per i genitori il periodo del ricovero. La manifestazione "Piccole Pesti in Allegria", giunta quest'anno alla sua 14ma edizione, ha permesso negli anni di rendere il Al via il corso di formazione per le famiglie affidatarie Inizia martedì 30 settembre il corso rivolto alle famiglie affidatarie organizzato dal Consultorio familiare dell'Ulss 8 - Centro per l'affido e la solidarietà familiare. Sono previsti sette incontri (dal 30 settembre all'11 novembre) alle 19.00 presso il Consultorio familiare di Montebelluna. Per informazioni contattare i numeri: 0423.732707 o 0423.614988.In allegato il programma completo del corso. Incontro tra Famiglie impegnate nella “crescita” del Capitale Sociale Domenica 5 ottobre 2014 presso Centro E. Bordignon Castelfranco Veneto Promozione della Cultura della famiglia 10.00-10.30 Famiglia: Soggetto Sociale matrice di connessione tra natura e cultura. Focalizzazione sull'importanza delle relazioni primarie. Relatore: Pasquale Borsellino direttore Consultori Ulss 8. 10.30-11.00 Declinazione del familiare: Famiglia fondata sul matrimonio, Famiglie di Fatto; Famiglie anagrafiche (scenari socio-demografici). Relatore: prof. Dalla Zuan, sociologo università di PD. Break 11.00-11.30 Esperienze a confronto 11.30-11.50 Famiglie e “processo educativo”. Esperienza di collaborazione Scuola-Famiglia: Progetto “Ali alla famiglia”. Relatore: Monia Rizzo - Referente Alessandro Ghedin un’esperienza c/o scuola materna. 11.50-12.10 Famiglie e affido familiare (famiglie in Rete). Relatore: Borsellino, Famiglia affidatari. 12.10-12.30 Famiglie e gruppi di Auto 14 reparto di Pediatria dell'Ospedale San Giacomo un luogo più consono ai suoi piccoli ricoverati, donando materiale ludico e ricreativo che ogni giorno ABIO condivide insieme ai bambini in reparto. I volontari ABIO vi aspettano in Piazza Giorgione a partire dalla ore 14.30 e ricorda che, come ogni anno, sarà allestito anche l'Ambulatorio dei Pupazzi dove i bambini potranno portare i propri pupazzi e farli visitare da un vero dottore. In caso di maltempo la festa sarà rinviata al 19 ottobre. CASTELFRANCO VENETO (Domenica 19 Ottobre in caso di pioggia) ABIO CASTELFRANCO VENETO Presenta PICCOLE PESTI IN ALLEGRIA Vieni a giocare insieme ai Volontari ABIO! Ti aspettano il gioco dell’oca, la gara dei tricicli, i laboratori creativi, il truccabimbi, le sculture di palloncini, gli scacchi, l’ambulatorio dei pupazzi * e tante altre novità !!! * porta il tuo pupazzo preferito e i nostri dottori lo visiteranno e lo cureranno Regione del Veneto – AZIENDA U.L.SS. N. 8 Consultori Familiari ULSS 8 Centro per l’Affido e la Solidarietà Familiare Corso di formazione famiglie affidatarie 30/09/2014 avvio del corso riflessioni sulle motivazioni 07/10/2014 famiglia d'origine e famiglia affidataria 14/10/2014 bisogni del bambino e funzione genitoriale 21/10/2014 le famiglie raccontano.... 28/10/2014 affido: istruzioni per l'uso aspetti legali 04/11/2014 incontro con associazione famiglie affidatarie “ Strada facendo” 11/11/2014 affido: progetto di genitori e figli PROGRAMMA settembre / novembre 2014 * tutti gli incontri inizieranno alle ore 19,00 presso il Consultorio Familiare di Montebelluna (Ospedale Vecchio) tel. 0423 732707 / 614988 Mutuo Aiuto (l'esperienza dei Club alcolisti in trattamento). Relatore: dr.ssa M.G. Pasinato– responsabile Serat. 12.30-12.50 Famiglie impegnate a valorizzare ed assistere la “terza età” (esperienza dei Gruppi Sollievo). Relatore: Famiglia gruppo sollievo. 13.15-14.30 Pranzo al sacco Politico amministrativa 14.30-15.00 Famiglie ed equità fiscale: Fattore famiglia (esemplificazioni). 15.00-15.30 Piano Integrato delle Politiche Familiari. Relatore: Ing. Maurizio Bernardi, ex sindaco di Castelnuovo del Garda. Esperienze a confronto 15.30-15.50 Gruppi famiglia e apertura alla dimensione spirituale. Relatore: don A. Dussin, Laura e Valerio Agnolin. 15.50-16.10 Famiglie aperte alla solidarietà internazionale (affido internazionale, costruzione di un presidio sanitario in Congo.....) . Relatore: dr. Beltramello, Famiglia impegnata. 16.10-16.30 Forum delle Associazioni Familiari. Relatore: A. Antonioli. Conclusioni Domenica 5 Ottobre 2014 dalle ore 14.30 alle ore 18.00 Piazza Giorgione - Castelfranco Veneto AMNESTY INTERNATIONAL - GRUPPO 111 – MONTEBELLUNA Nell’ambito della Campagna 2014 “Stop alla tortura”, organizza il 3° corso monografico sui diritti umani dal 10 novembre al 1° dicembre 2014 Programma: 10 novembre ore 20.30 (nella Biblioteca di Montebelluna) Apertura del Corso – Antonio Marchesi, (Presidente di A.I. Italia, Professore di Diritto Internazionale all’Università di Teramo): “Tortura: assolutamente vietata, universalmente diffusa”. 17 novembre ore 20.30 – Paolo Carlotto, (Specialista in Istituzioni e Tecniche di Tutela dei Diritti Umani, Esperto del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (CPT): "I meccanismi internazionali di prevenzione della tortura". 24 novembre ore 20.30 – Valentina Baliello, (Coordinatrice settore immigrazione Centro Astalli di Vicenza, Laurea magistrale in Istituzioni e politiche dei diritti umani e della pace): “La tortura: atto persecutorio nel riconoscimento dello status di rifugiato”. Con l’intervento di un giovane rifugiato afghano. 1 dicembre 2014 ore 20.30 – Giuseppe Mosconi, (Ass.ne Antigone, Professore di Sociologia del Diritto all’Università di Padova): “La tortura come strumento di potere: pratiche e leggi” . Il Corso (tranne che per la prolusione del 10 novembre, che si svolgerà presso la Biblioteca Comunale e sarà aperto al pubblico) avrà luogo nei locali del Coordinamento del Volontariato di Montebelluna, Via D. Alighieri. Le iscrizioni si ricevono presso la sede del coordinsmento di montebelluna nei giorni di mercoledì e giovedì dalle 9:30 alle 12:00 oppure mail: [email protected] e sono limitate a max 30 persone, dietro versamento di una quota di 10 €. Ai partecipanti sarà consegnata una chiavetta USB con i testi delle relazioni ed i documenti di riferimento di tutti gli interventi.