c LU U "Gli anni '50 e FLUXUS" FRANCO SBORGI Nell' introdurre questo incontro vorrei anzltutto precisarne il senso. Questo consiste, a mlO avviso, nel tentativo di ripercorrere la vicenda d'un gruppo che tra gli anni '50 e '60 apre verso un mo­ do diverso di concepire il fatto arti­ stico, mettendone in discussione icano­ ni operativi tradizionali. Per introdur­ re il discorso (degli aspetti più speci­ fici parleranno poi gli altri intervenu­ ti) mi sembra opportuno accennare anzi­ tutto a come gli artisti Fluxus, contro la tradizionale concezione auratica del­ l'opera come ente conchiuso, "perfetto", ne pongano invece in evidenza la proces­ sual i tà, nella prospetti va di una sua progressiva cancellazione. In ques to senso si può dire che F luxus s'inserisca in una linea di tendenza che negli anni '50 accompagna molte espe­ rlenze europeee verso il superamento del concetto d'arte. Sebbene siano diverse le scelte linguistiche indubbiamente dobbiamo tener conto che Fluxus agisce nel medesimo arco di tempo, in parallelo si può dire, con altre esperienze come, ln Europa, i l Nouveau Réalisme, certi sviluppi tedeschi, Vostell ad esemplO. Forse é superfluo ribadirlo, ma mol te delle tendenze degJ.i anni '50, al di là dei confini, al di là delle etichette, si pongono il problema del superamento dell'arte, di un'idea di tradizione. Devo dire che fra le diverse posizioni quella di F]uxus si presenta come la più ironica e, soprattutto, la più autoiro­ nica. Figure come quella di Ben Vautier in Eu­ ropa ed altre dell'area americana mani­ festano proprio questa capacità, questa volontà di mettersi in discussione. Non sto a parlare dei precedenti, delle matrici culturali di questo fenomeno che verranno sicuramente anal i zzati da ch i mi seguirà; mi limito a notare come que­ sto atteggiamento ironico nasca fonda­ mentalmente, Sla per l'area americana sia per quella europea, dall'esperienza di Cage, più ancora della riscoperta di Dada la cui aggressività non ha, tutto sommato, molto in comune con le posizio­ ni di Fluxus. Ma credo sia giunto il momento di passa­ re agli interventi Verl e proprl. Cedo quindi la parola al primo relatore. ENRICO PEDRINI La crisi dell'era spaziale, con il primo uomo in orbita intorno alla terra il 20 maggio 1962, faceva compiere all'umanità un balzo in avanti d'incalcolabile por­ tata. L'immagine del "sorgere della terra" vista dallo spazio era un simbolo visibile del villaggio globale di Mar­ shall McLuhan, di una concezione che ab­ braccia il nostro habitat naturale nella totalità dei suoi aspetti. P1Ù dei viaggi aerei e dei films di fan­ tascienza quell' immagine cristallizzava la prospettiva dell'umanità nel decennio seguente. L'era spaziale aveva prodotto nell' uomo degli anni '60 un mutamento radicale di prospettiva: faceva sentire alle nuove generazioni che l'impossibile poteva realizzarsi. Si dicevano, quei giovani: se siamo stati capaci di creare una tecnologia che ha reso possibile l'esplorazione dello spazlO, possiamo fare qualsiasi altra cosa; possiamo tro­ vare 1 mezzi per superare l'impossibile all'interno della nostra società. Abbia­ mo visto, concretamente, la terra inte­ ra: dovremo quindi comprendere e correg­ gere gl i squilibri sociali e di al tra natura, potremo riesamlnare 1 nostri processi progettuali, il nostro vocabo­ lario ed i nostri schemi visivi, potremo perceplre intervalli temporali e cicli stilistici all'interno di quel continuum cuI turale che la nostra - nel tempo limitata visione non riusciva ad abbrac­ ciare. Di qui l'origine dell'attivismo che per­ vadeva la società e metteva in discus­ sione i valori codificati, le istitUzio­ ni e le gerarchie rigide, ogni forma di autoritarismo. Ri voluzione, coinvolgimento, lmpegno e­ rano le eSlgenze dominanti di quei giovani. Nascevano in quegli anni il mo­ vimento per i diritti civili, il movi­ mento per la pace, la rl voluzione ses­ suale. Con la rivoluzione sessuale si favoriva la tendenza al riavvicinamento dei sessi e tale liberazione si rifletteva anche nella moda: gli lndumenti femminili era­ no destinati più a far vedere che a na­ scondere, le gonne continuavano ad accorciarsi. Sul finire del decennio la moda cancellava ul teriormente le diffe­ renze fra 1 sessi con l'introduzione de­ gli abiti unisex. La nuova realtà, sotto la spinta di Bob Dylan, dei Bea.tles, della musica rock, inci tava 1 giovani a ribellarsi contro il sistema esistente. La parola d'ordine era: "impegno". In tutte le arti si avvertiva l'urgenza di una maggior partecipazione nella creazione di una nuova società con mo­ delli di vita alternativa. Si delineava un grande rinnovamento lin­ guistico la cui figura centrale é Cage. Questo musicista della West-Coast ameri­ cana, nel suo peregrinare prima a New York e quindi in Europa porta con sé la nuova categoria dell' indeterminazione e nuove possibilità linguistiche legate alla probabilità. Nel 1952, in uno spet­ tacolo al Black Mountain College combina insieme vari elementi: l'azione scenica é indeterm1nata e senza matrice; la struttura a compartimenti e si definisce in termini nuovi il rapporto fra il pub­ blico e la rappresentazione. In mezzo a l refettorio del College erano state sistemate le sedie del pubbl ico, tutte ri voI te verso il cen tro, facendo in modo di lasciare un passaggio tra le pareti del refettorio e la platea. Le varie azioni S1 svolgevano intorno al pubblico e anche fra gli spettatori. John Cage, con abi to e cravatta neri, leggeva una conferenza su Meister Ec­ khart da un leggio collocato da un lato dell 'ambiente stesso. Mary Caroline Ri­ chards declamava solennemente dei versi da una scala a pioli. Altri attori, na­ scosti fra il pubblico, si alzavano a turno in piedi e reci tavano poche battute. David Tudor suonava il piano. Sul soffitto venivano proiettate immagi­ ni cinematografiche, mentre Robert Rau­ schenberg metteva vecchi disch1 su un fonografo portatile. Merce Cunningham improvvisava una danza intorno al pubblico. In questo "evento" se da un lato vengono accolte le istanze della prima avanguar­ dia quali la tecnica del collage utiliz­ zata nelle serate futuriste e il ready-rnade surrealista di ·Duchamp, dal­ l'altro Rli elementi non sono pi~ legati ad una matrice. Si sente puttosto il concetlo di coe s i s lenza e di mulabililà della mater1a quantica: infatti gli ele­ menti ed i materiali della r appresenta­ zione rimangono indeterminati e com­ plementari. Per Cage la musica s'avvicina alla vita, che - se la si ascolta attentamente - é in grado di fornire quantità infinite di elementi musicali. Al limite l'insieme musicale viene rag­ giunto con l'atteggiamento passivo del­ l'ascolto: il musicista deve limitarsi a rilevare l'aspetto musicale dei rumori e dei suoi prodotti da fonti conosciute o meno. Quindi più che produttore suoni il musicista diviene un ascoltatore che può far emergere la musica. Musica che 1.n realtà già esiste e che ha bisogno sol­ tanto di essere identi ficata. D'essere scelta, oggettivata, nominata. Altro elemento portante della musica di Cage é d'aver applicato nelle sue compo­ sizioni le leggi della probabilità, de­ terminando la posizione delle note musi­ cali con i dadi da gioco. Questo rimanda, per antitesi, ad una f'rase utilizzata da Einstein nella sua polemica contro la teoria quantistica: "Dio non gioca a dadi". Secondo la f'isica classica di Newton e la teoria della relatività di Einstein che opera in un campo deterministico, lo stato di ogni sistema meccanico isolato in un dato momento di tempo é dato con precisione quando sono empiricamente de­ terminati 1. numeri che specif'icano la posizione ed il movimento di ogni compo­ nente del sistema in quell' istante di tempo. Non é presente alcun numero che si riferisca ad una probabilità. Secondo la teoria dei quanti, invece, il valore della posizione e del momento debbono essere trovati in modo da poter essere distribuiti secondo la prevista distribuzione di probabilità. Inf'atti, secondo il principio d'indeter­ minazione di Heisenberg non é possibilie determinare simul taneamente una coppia di variabili, come posizione e velocità, in quanto la determinazione esatta di un parametro (la posizione ad esempio) com­ porta l'indeterminazione crescente del­ l'altro (in questo caso la velocità). Il principio d' indeterminazione é ep1.­ stemologico: esso ci ricorda che il mon­ do della f'isica é un mondo contemplato dall'interno, misurato da apparecchi che sono parte di esso e soggett1 alle sue leggi. Tale principio rompe il determinismo nel suo principio di causa ed effetto, che s'era tramandato dalla fisica classica ed afferma che la sorgente casuale di un fenomeno rappresenta la probabilità del­ la sorgente casuale di un al tro feno­ meno. Nella fisica classica di Newton sembra sempre possibile osservare semplicemente qualcosa ed anche osservarsi mentre si osserva: né risulta particolarmente si­ gnificativo distinguere questi due caSl che danno origine agli stessi risultati. Nella meccanica quantistica, invece, ap­ pare inevitabile una sorta di scissione all'infinito tra gli osservatori: un os­ servatore che osserva sé stesso nell'at­ to di osservare un oggetto non può esse­ re identificato con l'osservatore che osserva semplicemente l'oggetto: é come se l'io del soggetto che indaga nel mon­ do fisico si dovesse sdoppiare infinite voI te, infatti l'io che pone sé stesso deve prima uscire da sé stesso per farlo. L'esplorazione del mondo sub-atomico da parte dei seguaci della teoria quanti­ stica ha dimostrato che i costituenti dell'atomo e le particelle sub-atomiche sono configurazioni dinamiche che non e­ sistono in quanto entità isolate come si pensava agli inizi del secolo, bensi co­ me parti integranti di un'inestric2bile rete di interazioni. Queste portano un flusso incessante d'energia che si manl­ festa come scambio di particelle, un'a­ zione reciproca e dinamica ln CUl le particelle sono create e distrutte in un processo senza fine, ln una continua va­ riazione di configurazioni. Le interazioni fra le particelle danno origine alle strutture stabili che for­ mano il mondo materiale, che a sua volta non rimane sta tico ma asci Ila in mOV1­ menti ri tmici. L'intero universo é quindi impegnato in un movimento, in un'attività senza line, in un'incessante danza cosmica d'energia. Nella Iisica delle alte energie studiata mediante l'uso di macchine acceleratrici le particelle che si urtano inizialmente spesso vengono distrutte e si creano nuove particelle che, a loro volta, su­ biscono urti ulteriori oppure decadono, talvolta attraverso diversi passaggi successivi, nelle particelle stabili che inline permangono. Questi sono esempi della mutabilità del­ la materia a livello particellare che mostrano cascate di energia in cui varie conligurazioni di particelle si Iondono e si dissolvono. La nuova accelerazione della materia quantica, questa attività senza line, questo Ilusso e danza cosmica di energie sono molto vicini alla teorizzazione in arte del movimento degli happenings e di quello, ad esso contemporaneo, di Fluxus. Questi due movimenti, il primo più lega­ to alla rappresentazione scenica, il se­ condo più vicino ad una visualizzazione artistica sono successi vi all' opera di John Cage e ne continuano il messaggio. Anzi, il loro problema Iondamentale ri­ mane quello di trovare un nuovo linguag­ glO idon e o n dare espref>S i one a ques ti aspetti della materia, dal momento che essi non possono venire descri tti nei termini dei comuni concetti già acquisiti. E' particolarmen te stimolante osservare come una cosi vasta problematica d'inte­ ressi culturali, della conoscenza della Iisica, della genetica, della tecnolo­ gia, dell'economia possano conIluire con una miscela cosi eterogenea negli anni '58-'62 e far da detonatore per un pro­ fondo rinnovamen to generazionale ed una profonda revisione di valori, alcuni dei quali - modificati nella loro essenza non potranno più ritornare. Quel periodo si pone, a distanza ormai di trent'anni, come un nodo storico di eccezionale importanza. Si é soliti rileggere il maggio del '68 come l'apice di quel decennio, come i l punto più eclatante della rivolta; penso invece che non sia altro se non la con­ seguenza di quanto si era messo in can­ tiere dieci anni prima e che rappresenti in qualche modo la fine di quella spe­ ranza, di quel rinnovamento. Anzi la violenza che aveva accompagnato le manifestazioni e le disillusioni del­ la generazione del '68 non corrisponde­ vano alle aspettative di quella che l'a­ veva preceduta. La storia ha preso quel­ la direzione ma non necessariamente do­ veva percorrere quelle disillusioni. Il sapere quantistico operante come una macchina linguistica trova negli anni '50 humus ideale per attivare la propria presa sulla realtà, la messa in discus­ sione del determinismo causa-effetto, l'indeterminazione, la pluralità delle logiche. Cosi l'happening, a differenza del tea­ tro tradizionale, nasce come rappresen­ tazione senza matrici, in quanto gli in­ terpreti non portano con sé un mondo creato, una realtà inventata di luogo e di tempo. Con l'intrusione dello spetta­ tore nella rappresentazione prende forma questo nuovo modo di fare arte, dove l'attore raggiunge l'integrazione di tutti gli elementi del suo lavoro. L'en­ vironment, le composizioni, il tempo, lo spazio, la gente, le forme, i movimenti vengono usati in quanto tali senza alcun significato oltre alle loro intrinseche qualità ed alle loro caratteristiche fisiche. L'artista controlla e dirige l'happening nel suo svolgimento ed é parte integran­ te dell'azione. L'azione é indetermina­ ta, ma non improvvisata. Il movimento Fluxus nasce invece fra il '58 ed il '62 in America, in Europa, ln Giappone e trova una sua successiva uf­ ficializzazione a Wiesbaden. Per la vastità delle problematiche e l~ diversità delle culture coinvolte può legittimamente venir considerato il mo­ vimento maggiormente esteso a livello planetario che la storia dell'arte abbia conosciuto. I linguaggi dell'indetermi­ nazione non nascono legati ad un solo contesto nazionale ma vengono generati in più parti del globo, sotto l'influen­ za della musica di Cage. Il villaggio elettronico di McLuhan tro­ va ln questo movimento il suo refrain sia come estensione territoriale sia co­ me matrice generatrice di quella nuova real tà tecnotronica definì ta da Riesman nel 1958 "era post-industriale". Fluxus evidenzia quel grande fenomeno della de-real izzazione operato dall' av­ vento della televisione e della nuova realtà dell'immagine che ha prodotto la perdita di consistenza delle cose. Tale movimento mette in luce il quoti­ diano totalizzante dell' era tecnotroni­ ca: il quotidiano che vive il mutamento radicale con le cose e con gli altri e la perdi ta della consistenza materiale degli oggetti, della percezione, divenu­ ti od in procinto di divenire simulacri evanescenti e seriali. Fluxus, se da un lato può esser visto come il movimento che meglio evidenzia il salto evolutivo degli anni '50-60, va d'altro canto tenuto disgiunto dalle problematiche dei movimenti ad esso con­ temporanei quali il Nouveau Réalisme, il New Dada e la Pop Art. Il sal to evo] ut i va di cu i si diceva ha condotto la società degli anni '60 ad un livello più elevato di energia, di uti­ lizzazione delle risorse e ad un'accele­ razione dell'informazione, ma ha richie­ sto alla società una trasformazione pro­ fonda delle strutture istituzionali ed organizzati ve. Gli artisti del Nouveau Réalisme si ap­ propriano del segno urbano, di tutti gli eementi che sono nella città, quali gli oggetti di rifiuto, i materiali di recu­ pero, i manifesti pubbl ici tari. Questi materiali dell' industria e del consumo vengono lavorati e ricomposti, facendo loro assumere una diversa fisionomia. Attraverso la tecnica dell'assemblage essi acquisiscono una nuova dimensione, una nuova realtà. Questo Cubismo degli anni '60 (é infatti a tale movimento dell'avanguardia stori­ ca che il Nouveau Réalisme può essere paragonato, in quanto opera attraverso la scomposizione, o la scompaginazione, non più dei piani prospettici bensì del­ le forme degli oggetti, operandone una successiva ricomposizione in immagine artistica) é pur sempre legato alla grande rifondazione linguistica di usci­ ta dalla dimensione del quadro. Esso si presenta come fuoriuscita dal governo della forma, come immissione di un og­ getto espressivo nel mondo. La dimensione del Nouveau Réalisme é quantitativa, sociologica contro i valo­ ri tradizionali, etica contro i valori estetici: ne é prova l'opera di alcuni artisti che V1 sono stati coinvolti che, in seguito, hanno rotto completamente con l'oggetto e posto la loro opera come azione e comportamento. E' utile rammentare, in questo contesto, l'attività del gruppo giapponese Gutaj, avviatasi verso la fine degli anni '50. Questi artisti si possono considerare anche anticipatori della pratica del­ l 'happening e del li_nguaggio che si é più tardi sviluppato sotto il nome di body-art ma bisogna ricordare che tale movimento é pur sempre posteriore alla manifestazione del 1952 al Black Moun­ tain College ed all'opera di Cage, che può essere considerata la matrice gene­ ratrice della nuova categoria della quantità. Un discorso a parte deve esser fatto per la Pop Art: questo movimento é legato all'immagine della metropoli, ch'esso tende ad amplificare, mediante un'arte di tipo popolare. Gli artisti Pop rifanno l'immagine e gli oggetti della società consumistica me­ diante le tecniche proprie della società industriale. I lavori pop, pur costrin­ gendoc i a prendere coscienza dell' imma­ gine della società massificata e consu­ mistica degli anni '60, conservano - a distanza di tempo - un senso quasi meta­ fisico di tale società. Queste opere, documenti artistici di forte impatto visivo, rimangono pur sem­ pre nell' arco del ready-made anche se l'immagine viene continuamente filtrata dalla dimensione etico-quantitativa. In tali testi artistici non si sente l'atti tudine e l'impegno a muoversi in campi linguistici inediti, bensì piutto­ sto la solennizzazione e la consacrazio­ ne culturale di immagini di immagini ed ogp'etti dellél societ.à del consumo: la pubblicità, il fumetto, la fotografia. Anche se l'opera di Warhol riesce ad e­ levare l'immagine pubblicitaria alla po­ tenza della simulazione ed al livello del simulacro, le opere pop conservano una connivenza ed una complicità con il mercato attraverso una spiente ed ammic­ cante confezione dell'opera stessa. Gli anni che intercorrono tra il pr1mo viaggio spaziale di una navetta senza e­ quipaggio umano (1957) e il primo viag­ gio orbi tale intorno alla terra con un uomo a bordo (1962) possono essere ri­ corda ti come un periodo di particolare lmportanza storica, un nodo di confluen­ za di molteplici innovazioni Sla nel campo tecnologico che in quello sociale. Sono gli anni che vedono la diffusione della televisione, dell'elettrohica, della computerizzazione,le prime teoriz­ zazioni dell' intelligenza artificiale (1956) , le scoperte della genetica (1957), l'enorme sviluppo economico do­ vuto all' util izzazione massiccia della fonti petrolifere d'energia e le grandi rivoluzioni della conoscenza e del sape­ re (basti pensare alla realizzazione della bomba H ed alle conseguenze che tale ordigno ha avuto su tutta la storia politica mondiale), eventi che fanno di questo perlodo un nodo centrale di avve­ nimenti di estrema importanza non solo nella storia del XX Secolo ma un momento evolutivo fondamentale per tutta la sto­ ria dell'umanità. Alvin Toffler nel libro "La terza onda" afferma che a metà degli ann~ '50/'60 si può si tuare l'inizio della terza onda dopo quella agricola ed industriale, un nuovo paradigma evolutivo che può pren­ dere i l nome di era elettronica o tec­ notronica. L'Happening, F1uxus, il Nouveau Réali­ sme, il New Dada potrebbero rappresenta­ re ~ corri spe tti vi movimenti artis tici che presentano, pur nella diversa tema­ tica, il bordo cuI turale, il frangente in arte di questo nuovo modo di essere per l'uomo. CARLO ROMANO Sarò infinitamente più pedestre di Enri­ co Pedrini, il cui racconto é ricco di l spunti anche se non ne condivido l'as­ sunto. Soprattutto non condivido l'idea che Cage si a stato la figura centrale degli anni '60. Certamente é stato uno dei punti di riferimento di quel periodo ma senz'altro non la figura centrale. Per quel che mi riguarda, Fluxus rientra da mol to tempo nei miei interessi e me ne sono occupato 1n diverse occasioni. Ogni voI ta ho cercato di adottare un punto di vista diverso, anche per ché ri tengo che su Fluxus ln quanto gruppo sul piano puramente statistico ci siano poche cose da dire e che ci sia ben poco da scavare anche nelle vicende dei sin­ goli artisti che hanno partecipato al movimento. Ad esempio, mi sono occupato di Fluxus rimarcando la concomitanza della nascita del gruppo (che peraltro non é esatta­ mente un gruppo con vincoli ben precisa­ ti, nonostante l'esistenza di una sorta di "lista nera", ed anZl Vl fosse una certa ironia proprio sulla condizione di gruppo ed anche, forse, un'implicita critica al modo di presentarsi dei movi­ menti attraverso manifést.L, ad una certa "ufficiali Là" delle avanguardie stori­ che) una concomitanza dicevo della na­ scita di Fluxus con un altro raggruppa­ mento che mostra caratteristiche analo­ ghe, ad esempio sul planO dell' ironia: quello della Patafisica. Più di recente, in occasione di questa mosLra, ho cercalo invece di vedere Flu­ xus, o meglio di seguire Fluxus sul ter­ reno della sparizione, del dissolvimento delle avanguardie storiche, fissando la sua vicenda come emblematica appunto di questa conclusione. In questo senso mi pare emergano diversi spuntl, parecchie cose da dire, da approfondire, ma penso che potremo farlo meglio nel dibattito, dove si potranno chiarire meglio anche certe cose sul contesto culturale degli anni '50/'60, come Pedrini ha cercato di fare da un'angolazione per me abbastanza inusuale, di tipo posi ti vistico, se ien­ tifico, e che comunque trova agganci ab­ bastanza precisi con la vicenda di Flu­ xus, anche se magari potrebbe averne di altrettanto puntuali con la Patafisica. Ma di tutto questo penso sia meglio ri­ parlare nel dibattito. Intanto é arriva­ to Di Maggio .•. GINO DI MAGGIO lo rimango sempre affascinato dalle teo­ rizzazioni che Pedrini ci propone anche se francamente non riesco ad afferrarne molto bene il significato. Ho vissuto quasi in contemporanea, (an­ che se con qualche anno di scarto) co­ munque abbastanza da vicino l'esperienza di Fluxus, frequentando gli artisti che hanno provocato gli eventi che poI. Ma­ ciunas ha riunito sotto la denominazione di Fluxus, che - come diceva Carlo Roma­ no - non é un gruppo, é piuttosto una strana sensazione che si risveglia alla fine degli anni '50 e che accomuna im­ provvisamente una serie di persona a li­ vello planetario. Quello che posso dirvi é cos' é stata, per me, l'esperienza di Fluxus, come l'ho letta, parlando, vivendo insieme a­ gli artisti che l'hanno provocata. Secondo me Fluxus é stata la radicaliz­ zazione di eventi che si erano deposita­ ti nella storia dell'arte del nostro se­ colo: molto più che a Dada io riporterei Fl uxus alla proposta di Duchamp che cer­ to aveva guardato con simpatia alle for­ me di provocazione dadaista ma che aveva percorso una sua personalissima espe­ rienza all'interno di una, come potrei dire, de-costruzione,se volete, della struttura dell' arte, riproponendo I.n termini completamente nuovi il punto di vista sull'esperienza e sul rapporto che dobbiamo avere con la creatività. Quindi io riporterei Fluxus a questo ed anche ad un al tra tipo d'inizio che 1n Italia é stato, come dire, sottovalutato in sede storica ed ha avuto invece una straordinaria importanza e proprio 1n quegli anni era stato indagato da stu­ diosi americani: il teatro sintetico futurista. In Italia nel dopoguerra (evidentemente ora molto meno) la riflessione sul Futu­ rismo era stata circoscritta per ragioni politiche, dato che il Futurismo era stato classificato come un movimento fa­ scista, o in qualche modo ideologicamen­ te coinvolto nella vicenda fascista. Quindi tutti se ne tenevano lontani, nessuno ha approfondito gli studi. Invece il Futurismo, al di là della sua partecipazione al Fascismo ed alle com­ plicità ideologiche di alcuni esponenti, aveva prodotto tutta una serie di propo­ ste, come quella di Russolo nella musica o quella appunto delle serate dedicate al "teatro sintetico". In questo possiamo trovare un precedente molto importante degli eventi Fluxus, senza dimenticare al tre suggestioni di ascendenza futurista come quella rappre­ sentata dal concerto di Marinetti alla radio i taliana nel 1929 in cui uno dei pezzi era un "silenzio" di quattro minu­ ti e che anticipo chiaramente John Cage. Qual é il ruolo di Cage? E' una figura che, secondo me, non va considerata come una sorta di leader di queste nuove ten­ denze ma, piuttosto, come un trait­ -d'union con l'esperienza duchampiana che gli era direttamente nota per i rap­ port1 diretti che aveva intrattenuto con l'artista francese oltre che con il tea­ tro e la musica futurista che conosceva perfettamente. John Cage m1 ha detto: "Per me il giorno in cui ho scoperto la musica ed il teatro sintetico futurista é stato fondamentale nell'evoluzione delle mie ricerche". John Cage, lungo tutto l'arco degli anni '50 cosa fa? In un contesto che tendeva in qualche modo ad impigrirsi o comunque a dimenticare (non dobbiamo scordare i che Duchamp si era assentato o distrat­ to, diciamo, per almeno 25 anni dalla scena dell'arte: dopo gli anni '20 face­ va, come dire?, il "pensionato di lus­ so", cioé non faceva assolu tamente nul­ la, andava al CentraI Park e giocava a scacchi o passava più o meno il tempo in maniera non impegnativa, quasi avesse dimenticato l'influenza e la storia del­ la sua esperienza) John Cage ha ripreso nelle sue ricerche l'esperienza ducham­ piana e questo ha influenzato, in quegli anni, un gran numero di persone. Certo anche la mostra sul neo-dadaismo tenuta­ si a Dusseldorf nel '60 e a New York nel '61 aveva risvegliato a sua volta degli stimoli che poi sono esplosi in ricerche mol to particolari come quelle del Nou­ veau Réalisme in Europa e di Fluxus tra Europa e Giappone e tra Giappone ed America. Brevemente: se questa é la storia, il significato di questa storia era il ten­ tativo di cancellare una volta per sem­ pre il concetto di ispirazione, di dee 0­ struire e decodificare in qualche modo il linguaggio arlistico. Due eventi (o performances, concerti, pezzi) simbolici in questo senso sono la distruzione del violino, un pezzo famosissimo di Nam Ju­ ne Paik, o lo smontaggio del pianoforte, pezzetto per pezzetto, eseguito da Phi­ l ip Corner equi valente alla demolizione di un sistema di creatività che si pote­ va identificare, storicamente e simboli­ camente, con il pianoforte. Un atteggiamento, come dl.re, totalmente polemico nei confronti di un sistema culturale il cui rovesciamento comporta l'assunzione della vita quotidiana al centro dell'attività artistica: ogni ge­ sto ed ogni atto della quotidianità po­ teva diventare, nello spirito Fluxus, per le persone che Sl muovevano in quell'area, un momento fortemente crea­ tivo. Il gioc:o, l'ironia, tutto quello che aveva rapporto con le cose che si fanno nella vita quotidiana, diventavano immediatamente dei momenti importanti e da sottolineare. Tutto questo ha prodotto delle opere d'arte? Francamente no. Fluxus non ha prodotto opere d'arte: gl i artisti che hanno partecipato a queste esperienze, ognuno con la propria vicenda personale, cioé i tedeschi con l'espressionismo, gli americani con il loro pragmatismo, i giapponesi, hanno perseguito le loro storie, alcune molto importanti, al tre molto meno, producendo le loro opere. Ma Fluxus é piuttosto un modo di guardare le cose, un'estetica: qualcosa che, tut­ to sommato, non é definibile come movi­ mento artistico, non é definibile come prodotto d'arte, non é definibi le come mercato d'arte perché é difficile trova­ re o vendere qualcosa che s i possa in qualche modo richiamare al movimento Fluxus. Questo era francamente sovversivo negli anni '60. Era uno degli aspetti secondo me piQ affascinanti di questa esperien­ za, la sua capacità di rompere gli sche­ mi e, certo, di creare anche confusione. Obiettivamente, in quegli anni, c'é sta­ ta molta confusione ... SANDRO RICALDONE L'argomento che innanzi tutto vorrei af­ fr()~tare é quello del parallelo, dello stre-tto coll egamento che Enrico Pedrini ha posto, nella sua relazione, tra l'o­ perativi tà di Fluxus e la elaborazione della meccanica quantistica e quindi con una mentali tà di tipo scientifico, con un'epistemologia che d'altro canto si e­ ra già sviluppata dagli anni '20, nel senso che io non credo - come ha già so­ stenuto anche Carlo Romano - che questa corrispondenza sia sostenibile o, per lo meno, che lo sia in questa forma cosi esasperata. Secondo me é abbastanza attendibile l'i­ potesi che ha formulato Di Maggio ossia che Fluxus abbia le sue radici in eventi artistici precedenti (giustissimo il ri­ ferimento a Duchamp) recepiti attraverso una figura di mediazione come Cage e che, per conto proprio, ne estremizzi certe problematiche. E' anche vero, per altro, che il discor­ so dell'indeterminazioneaé importante, per Fluxus; tuttavia mi sembra vada in­ teso non tanto in termini d'una pedisse­ qua trasposizione ln arte dei principi elaborati da Heisenberg nell'ambito del­ la meccanica quantistica che, pur intro­ ducendo una dimensione probabilistica, restano pur sempre legati ad un' ottica di previsione o di spiegazione di feno­ meni osservabili nell'ambito 8ub-atomico e quindi non 80S ti tuiscono affatto la casualità alla causalità ... CARLO ROMANO In realtà l'unica categoria che rivesta una centralità, in Fluxus, é quella dell'evento. ENRICO PEDRINI Conoscendo la fisica quantistica si ar­ t'enomeno riva a conoscere meglio il Fluxus. L'arte t'unziona attraverso 1 suoi meccanismi: Duchamp, Cage, Fluxus, ma contemporaneamente abbiamo un sapere che si costruisce, c'é un parallelismo, e quando parlavo della t'isica quantisti­ ca é perché rappresenta un attrezzo che ci serve per at't'ermare dei valori come la teoria della relatività ci serve per capire megl io il Cubismo o lo stesso Dadaismo. Non é casuale ad esempio che Picasso parlasse dei rapporti del suo lavoro con la teoria einsteiniana, ma é anche interessante vedere in Firenze - é un' idea che mi viene questa associa­ zione di musicist1 contemporanei dove ci sono Grossi e Chiari che volutamente scelgono come loro presidente un t'isico, Giuliano Toraldo di Francia. Questo é un dato incontrovertibile: non dico che Chiari abbia letto la teoria quantistica, ma che queste cose erano vicine t'ra loro, camminavano insieme. Fluxus così si può leggere meglio e poi é giusto, anche perché usciamo da un pe­ riodo di tutt'altro genere, quello tran­ savanguardista, in cui era soppressa o­ gni t'orma di oggettività, che si torni a guardare a quello che succede attorno, ai dati oggettivi. La teoria della rela­ tività e la teoria quantistica sono or­ mai due t'atti storici, incont'utabili. Nella t'isica le sollecitazioni sono più veloci che nella storia dell'arte. E le teorie che ho citato potrebbero rappre­ sentare veramente due punti t'ermi su cui ricostruire anche la storia dell'arte. SANDRO RICALDONE Scusate, riprendendo il m10 intervento, vorrei ribadire che al di là delle precisazioni che ci sono state ot't'erte adesso - negli scritti di Pedrini risul­ - - - ~~------~~- ­ ta abbastanza marcata un' idea di osmos! fra teoria sceintifica, fra la meccanica quantistlca e l'elaborazione artlstica di Fluxus. Se si tratta di affermare che il prlnci­ pio di indeterminazione concorre a for­ mare l a psicologia di un' epoca e che, come scriveva Bachelard, l' indetermini­ smo corrisponde ad una psicologia del molteplice, in grado di cogliere il va­ lore del l 'accidentale, della varletà e del dIsordine che si presentano nella vita laddove il determinismo comporta u­ na concezione categoriale e gerarchica, sono senz'altro d'accordo, ma non ml spingerei oltre. Anche perché gli elementi di casualità entrano in Fluxus anche da fonti che non hanno niente a che fare con l'epistemo­ logia contemporanea, per esempio - e qui mi riferisco di nuovo alla mediazione di Cage - attraverso le tecniche orientali di divinazlone, I Ching ecc. A parte questo, volevo avanzare qUl una tesi che mI auguro possa venir approfon­ dita e discussa con gli altri relatori e con il pubblico. Ritengo che Fluxus sia realmente sinto­ matico d l quella "ps icologia del mol­ teplice" CUI prima accennavo e che pro­ prio per questo venga in qualche modo a contrapporsi ad altri movimenti d'avan­ guardia. Et stato giustamente osservato che Flu­ xus é un gruppo sui generls (secondo me rimane comunque un "gruppo" anche se con collegamenti labili, con un modello ope­ rativo precario, episodico, rappresenta­ to dal festival) e che il suo cardine e­ stetico é l'evento, immaterlale e, ln­ sieme, effimero. In questo senso Fluxus Sl differenzia non soltanto dalle avanguardie storiche ma dalle neo-avanguardie che si manife­ stano ne l secondo dopoguerra, da CoBrA al Lettrismo. Perché mentre queste ulti­ me continuano a perseguire il progetto, sostanzi.a1.mente "moderno", di una rifon­ dazione o dI una "ricostruzione" del mondo, della società, della cultura (ricordiamoci che nell'ambito del Futu­ rismo una delle idee trainanti era pro­ prio quella della "Ricostruzione :futurI­ sta dell' universo" e che nel Lettrismo c'é l'idea d'un nuovo principio di crea­ ZIone che porterà al rInnovamento della SCIenza intera,di tutta l'arte, del com­ plesso delle attività umane, insomma) Fluxus aspira piuttosto a modellarsi sulla vita quotidiana anZI sulla mi­ cro-quotidianità del gesto elementare come - In un lavoro di George Brecht l'accendere-e-spegnere una lampadina. Fluxus non nega l'arte come Dada e non vuole rigenerarla come il Lettrismo. Ne sovverte l'idea :facendone una cosa per nulla speciale e meno che mal geniale. Fluxus dice che l'arte é :facile, che tutto é arte. Scarta il "progetto" (che é di per sé stessa un'idea ":forte") per un atteggia­ mento del tutto a-slstematico che punta sulle esperi enze "debol i" (se vogl.i amo usare un termIne oggi un po' troppo :fortunato) o m<:lrginal.L del gioco, dello humour, dell'azzardo. Fluxus non riqunll:fica l'oggetto di scarto jmmettendolo nel circuito aurati­ co dell'arte, piuttosto - anche là dove non lende tout court <:lI 1.' immnterJalità abolisce ogni stacco :fra oggetto d'uso e oggetto d'arte, sceglie la banalità inu­ tile d'un gadget bizzarro, tendenzial­ mente prodotto per la massa, contro ogni so:fisticazione elitaria. Contrariamente al Futur ismo ed al Let­ trismo, Fluxus sceglie dI non de:finirsi, di fare dei mani:festi (se si possono chiamar tali) In negativo: Fluxus non é questo, non é quest'altro, é contro l'individualismo nell'arte, contro la mercificazione e così via. Così, alla fine, potrebbe rlsultare an­ che vera l'ipotesi - che per adesso but­ to lì, ma che probabilmente non sarebbe difficile suffragare con riscontri molto preclsi - che Fluxus, in questa sua at­ tività, che Di Maggio ha definito, se non sbaglio, de-costruttiva, diventi il prototipo di una possibile avanguardia: del pos t-moderno, quando al termine si tolga quel significato, diciamo così, demenziale che é andato molto in questi anni e lo connette ad un fenomeno iper­ decorativo, ad un eclettismo architetto­ nico kitsch. Mi aveva colpito, tempo fa', leggere che Ihab Hassan, uno dei primi teorici del Postmodernismo letterario americano, nel tratteggiarne gli aspetti peculiari, parlasse dell' epoca presente come del­ l'epoca dell'" indetermanenza" (indeter­ minismo + immanenza: é già, direi, molto significativo!) e citasse come caratteri centrali: il gioco, il caos, l'anarchia, la de-costruzione, l'happening ... CARLO ROMANO A me sembra che il disegno, all'interno del quale possiamo configurare l'attivi­ tà di Fluxus, sia grosso modo quello di un venlr meno dell' idea di superamento che era implicita nelle poslzioni delle avanguardie storiche. Dopo molto agonismo, dopo molte rincor­ se, intorno agli annl '60, non c'era forse pi ù molto da lnsegulre, non era più sostenibile una direttrice così "i nfu turata" e bisognava riflettere sul da farsi. A rigore, ~n quel momento, 1 più coeren­ ti credevano di dover sparire. In qualche modo Fluxus é emblematico di ques ta cosc ienza, che é coerente con le premesse dell'avanguardia storica e at­ tua la sua "spariz ione" dicendo appunto che l'art.e é realizzata, che l'arte é nella vita, nelle cose, che t.utto é arte. Altri realizzano la loro sparizione tor­ se ln maniera più conseguente ... In realtà nella storia dell'avanguardia esistono due modelll: uno é quello del Futurismo che é, ln certa misura, ambi­ guo ed a cui tengono dietro poi Dadaismo e Surrealismo; l'altro é quello dell'ar­ te pura, della geometria e del raZl0na­ lismo architettonico. lo credo che entrambi i modelli conIlui­ scano in Fluxus. C'é in Fluxus una grossa componente, se vogliamo, geometrizzante. Forse anche per questo il discorso scientiIico Iun­ Zlona con questo mov imento, e proprio sul piano comportamentale, attitudinale gli artisti di Fluxus preludono (non tutti, Cl sono delle diIIerenze: anche delle diIIerenze nazionali, benché si tratti di un gruppo cosmopolita), prelu­ dono - dicevo - al Minimalismo. Sia in Fluxus che nel Minimalismo c'é questa sorta d'intangibilità, l'artista non partecipa mai, non dice mai nien­ te ... il che é pOl un'eredità del puri­ smo artistico, della geometria di Mon­ drian ... Ira l'altro ci sono anche degli agganci storici come l'insegnamento di Albers al Black Mountain College. Volen­ do se ne potrebbero trovare altri. Comunque credo che .in Fluxus converga anche questa avanguardia, minore - se si vuole sul piano dei sign iIicati ri­ spetto alle avanguardie "Iorti" cui ac­ cennava prima Sandro Ricaldone. Il Futurismo (benché sia a propria volta anticipato da altre esperienze) é un po' la chiave di voI ta di tu tto, anticipa Dadaismo e Surrealismo e presenta anche - - _ _ _ o ­ componenti decorative. astratte. C'é an­ che una componente cubista. anzi con il Cubismo c'é tutta una polemica ... Ques te due anime dell' avanguardia con­ fluiscono. dicevo. in Fluxus. che ne é un po' la sintesi finale. Dopo Fluxus e dopo altri raggruppamenti (Sandra citava gi ustamente i l Lettrismo) pensare come avanguardia é diventato molto difficile. tanto é vero che il costume più diffuso degli anni '80 é stato quello di dare addosso all'avanguardia. anche con una buona parte di ragione, perché é inutile protrarre esperienze storicamente con­ cluse. L'arte é sopravvissuta alle avanguardie e a questa sopravvivenza Fluxus ha dato un contributo determinante, direi più sul piano intellettuale che su quello concettuale o figurativo. I tes l i. che precedono cos l j tu l scono l a trascrizione (non rivlsta dagll autorI) degl i in terventi pronunc ia ti ne l corso dell' incontro di Studio "Gl i ann i '50 e Fluxus" tenutosi presso l'Istituto di Storia dell'Arte dell'Università di Ge­ nova 1'11/ /11/1988 in margine all'espo­ sizione "Fluxus o del principio d' inde­ t.erm i naZJ.one" (ottobre-d icembre 1988) organizzata dallo Studio Leonardi e dal­ la Galleria Unimedia, con il sostegno del Centre Culturel Franco-Italien Gal­ liera e del Goethe Institut - Genua. Nel corso dell'esposizione si sono svol­ te performances di Ben Vau tier, Phi l ip Corner (Unlmedia) e Takako Salto (Studio Leonardi). OCRA circolare sui problemi dell'arte numero monografico dedlcato a FLUXUS a cura di Linda Malerba e Sandro Ricaldone Genova, dicembre 1989 Via A. G. Barrill, 6/26 16143 GENOVA