BIOLOGIA CELLULARE 19/10/05 MEMBRANE Le membrane: 1 - Delimitano i contorni della cellula e i suoi diversi compartimenti interni, mantenendo le differenze essenziali tra citosol e ambiente extracellulare. 2 - Sono siti di specifiche funzioni 3 - Contengono le proteine di trasporto per regolare il movimento di sostanze tra interno ed esterno della cellula o tra i vari suoi organelli interni. 4- Contengono i recettori necessari per rivelare i segnali esterni 5- Forniscono dispositivi per la comunicazione cellula-cellula e per l’adesione cellulare 6- sono eterogenee Alcune membrane devono essere più forti di altre, come ad esempio quelle dei lisosomi, dove il pH al loro interno è più basso perché deve degradare le molecole e la membrana deve resistere alla variazione di pH tra interno ed esterno. IL DOPPIO STRATO LIPIDICO Il doppio strato lipidico è la base universale della struttura delle membrane cellulari. 1 Tutte le molecole lipidiche nelle membrane cellulari sono anfipatiche cioè, hanno un’estremità idrofilica o polare e una idrofobica o apolare. I lipidi di membrana più abbondanti sono i fosfolipidi. Essi hanno una testa idrofilica costituita da Glicerolo + Fosfato, e due code idrocarburiche idrofobiche costituite da acidi grassi in genere con uno o più doppi legami (code insature) che formano una barriera idrofobica per la diffusione dei soluti polari. Lo spessore ottimale del doppio strato è di 6-8 nm. Le molecole idrofiliche si dissolvono prontamente in acqua perché contengono gruppi carichi o gruppi polari privi di carica che possono formare interazioni elettrostatiche favorevoli o legami a idrogeno con molecole d’acqua. Le molecole idrofobiche invece sono insolubili in acqua perché tutti, o quasi tutti i loro atomi sono privi di carica o non polari, non formando così interazioni energeticamente favorevoli con molecole d’acqua. Le molecole fosfolipiche formano quindi forze di Van der Waals tra loro. Le molecole fosfolipidiche formano spontaneamente doppi strati in ambienti acquosi, dove le teste idrofiliche sono a contatto con l’acqua su ciascuna superficie del doppio strato e le code idrofobiche so dispongono all’interno. Per non avere bordi liberi, il doppio strato di richiude su se stesso, formando un compartimento sigillato. DOPPIO STRATO COME FLUIDO BIDIMENSIONALE Nel 1970 i ricercatori riconobbero che singole molecole di lipidi sono capaci di diffondere liberamente dentro i doppi strati lipidici. Preparando doppi strati lipidici sintetici, marcando con un gruppo nitrossile, con un elettrone spaiato, si osservò tramite spettroscopia di risonanza elettronica di spin (ESR) che le molecole migravano molto raramente da un lato all’altro del doppio strato (flip-flop), mentre si muovevano diffondendosi lateralmente. 2 La fluidità di un doppio strato dipende dalla sua composizione e dalla sua temperatura. Un doppio strato passa da uno stato liquido ad uno stato bidimensionale rigido cristallino (o gel) ad un punto di congelamento caratteristico. Questo cambiamento di stato si chiama transizione di fase e la temperatura a cui avviene è più bassa se le catene idrocarburiche sono corte o hanno doppi legami. Una minore lunghezza riduce la tendenza delle code a interagire tra loro e i doppi legami cis producono pieghe nelle catene che ne rendono più difficile il compattamento, così che la membrana rimane fluida a temperature più basse. Il doppio strato lipidico di molte membrane non è composto esclusivamente da fosfolipidi, ma spesso contiene anche colesterolo e glicolipidi. Le membrane plasmatiche eucaristiche contengono quantità particolarmente elevate di colesterolo. COLESTEROLO Le molecole di colesterolo aumentano le proprietà di barriera di permeabilità del doppio strato lipidico. Esse si orientano nel doppio strato, con i gruppi ossidrilici vicino alle teste polari delle molecole fosfolipidiche. In questa posizione, gli anelli steroidei rigidi a forma di piastra interagiscono con quelle regioni delle code più vicine alle teste immobilizzandole. Impedisce così alle code di interagire troppo e cristallizzare, inibendo perciò le transizioni di fase troppo brusche 3 Esistono quattro fosfolipidi principali che predominano nella membrana plasmatici di molte cellule: - Fosfatidilcolina - Fosfatidiletanolammina - Fosfatidilserina - Sfingomielina Per le molecole sfingolipidiche, le forze attrattive possono essere abbastanza forti da tenere temporaneamente assieme molecole adiacenti in piccoli microdomini chiamati zattere lipidiche. Esse possono ospitare meglio certe proteine di membrana che, perciò tendono ad accumularsi al loro interno. Così si pensa che esse aiutino a organizzare queste proteine, sia concentrandole per il trasporto di piccole vescicole, sia rendendole capaci di svolgere insieme le loro funzioni. ASIMMETRIA DELLA MEMBRANA Le membrane sono asimmetriche. Ad esempio negli eritrociti, quasi tutte le molecole che hanno colina (fosfatidilcolina e sfingomielina) sono nel monostrato esterno, mentre quasi tutte quelle che contengono un gruppo amminico primario (fosfatidiletanolammina e fosfatidilserina) sono nel monostrato interno. I lipidi di membrana sono solventi bidimensionali per le proteine di membrana e regolano con la loro composizione la funzione delle proteine di membrana, che svolgono la maggior parte delle funzioni. GLICOLIPIDI Sono le molecole con l’asimmetria più estrema sono quelle che contengono zuccheri chiamati glicolipidi. Si trovano esclusivamente nel monostrato non citosolico del doppio strato, dove si pensa si ripartiscano di preferenza in zattere lipidiche. I glicolipidi tendono ad associarsi tra loro in parte tramite legami a idrogeno fra i loro zuccheri e in parte tramite forze di Van Der Waals fra le loro lunghe e in parte insature code. Due tipi di glicolipidi sono: - Cerebrosidi - Gangliosidi Sono abbondanti in cellule nervose (40%) - Hanno un effetto protettivo sulle membrane apicali delle cellule epiteliali - Danno isolamento elettrico alle cellule nervose (Mielina) - Permettono l’adesione cellulare In particolare il GM1 agisce da recettore di superficie per la tossina batterica del colera. 4 PROTEINE DI MEMBRANA Queste proteine possono essere integrali o periferiche. Le proteine integrali possono essere: - Proteine transmembrana - Proteine trattenute nel doppio strato da gruppi lipidici - Proteine trattenute da legami particolarmente forti con altre proteine Le proteine transmembrana sono anfipatiche, avendo regioni idrofobiche e idrofiliche. Le loro regioni idrofobiche passano attraverso la membrana e interagiscono con le code idrofobiche delle molecole lipidiche del doppio strato. Possono essere monopasso (1) o multipasso (1). Altre proteine di membrana sono localizzate interamente nel citosol e sono associate con il monostrato citosilico del doppio strato lipidico da una α elica antipatica esposta sulla superficie della proteina (4) o da una o più catene lipidiche attaccate covalentemente (5). Le proteine ancorate ai lipidi possono essere ancorate tramite ancore miristiliche o farnesilica: Le proteine periferiche di membrana sono invece proteine di membrana che non si estendono nell’interno idrofobico del doppio strato lipidico e sono invece attaccate a una delle facce della membrana (7,8). Soltanto le proteine transmembrana possono funzionare su entrambi i lati del doppio strato lipidico 5 o trasportare molecole attraverso di essa. Le proteine che funzionano su un solo lato del doppio strato, sono spesso associate o con il monostrato lipidico o con un dominio proteico su quel lato. I gruppi mercaptani non formano legami a ponte disolfuro all’interno della cellula 26/10/05 Analizzando la struttura primaria di una proteina si riesce a identificare le proteine di membrana, perché se ci sono zone molto idrofobiche, quelle zone costituiscono l’α elica idrofobica che passa attraverso il doppio strato lipidico. 6 GLICOCALICE Le proteine di membrana di regola, non sporgono nude all’esterno della cellula. Sono decorate invece da carboidrati, che rivestono tutte le cellule eucaristiche. Sono catene di oligosaccaridi legate covalentemente alle proteine (glicoproteine) e lipidi (glicolipidi) di membrana PROTEINE DEL GLOBULO ROSSO Nel globulo rosso sono presenti - Glicofarina (integrale monopasso) - Banda 3 (integrale multipasso antiporto per scambio anionico Cl-/HCO3-) - Spettrina, Anchirina, Banda 4.1 dentro la membrana La più abbondante proteina nell’eritrocita è la spettrina, un bastoncino sottile e flessibile di 100 nm, componente principale del reticolo proteico (citoscheletro) sottostante alla membrana che mantiene l’integrità strutturale e la forma biconcava. Essa è un eterodimero che si associa assieme ad un altro eterodimero per formare un tetramero lungo 200 nm. Il citoscheletro di spettrina è attaccato alla membrana tramite la anchirina, che si lega sia alla spettrina che al dominio citosolico delle proteina Banda 3. E’ anche legato da un altro meccanismo, tramite la Banda 4.1. Essa si lega sia alla spettrina che all’actina, e al dominio citosolico della Banda 3 e della Glicofarina. DIFFUSIONE O2 E CO2 NEL SANGUE Negli eritrociti, O2 e CO2 diffondono attraverso la membrana plasmatica in risposta alle concentrazioni interne ed esterne della cellula. La diffusione si associa al trasporto passivo mediante la Banda 3 che trasporta Bicarbonato e Cloro. Quando la CO2 entra dentro gli eritrociti, avviene la reazione H2O + CO2 = HCO3- + H+ poiché la CO2 è poco solubile in acqua. Lo ione bicarbonato, viene trasportato fuori dall’antiporto Banda 3 che per equilibrare la carica, importa ioni Cl-. 7 8 DIFFUSIONE PROTEINE DI MEMBRANA Le proteine non attraversano in linea retta il doppio strato, ma ruotano attorno ad un asse perpendicolare al piano del doppio strato (diffusione rotazionale). Inoltre molte proteine di membrana si muovono lateralmente all’interno della membrana (diffusione laterale). Fondendo una cellula di topo e una di uomo, producendo un eterocarionte, marcando due anticorpi per distinguere proteine selezionate dalle due membrane, dopo essere rimaste per un certo periodo confinate nella rispettivà metà dell’eterocarionte, le due serie di proteine si diffondevano su tutta la superficie cellulare. 9 TRASPORTO DI MEMBRANA A causa del suo interno idrofobica, il doppio strato lipidico delle membrane cellulari funge da barriera al passaggio della maggior parte delle molecole polari. Questa funzione di barriera è cruciale perché permette alla cellula di mantenere concentrazioni di soluti nel citosol che sono diverse da quelle nel fluido extracellulare e in ciascuno dei compartimenti intracellulari racchiusi da membrane. - Assunzione di nutrienti (Glucosio) - Regolazione concentrazione ionica (Na+, Ca++, H+) - Eliminazione prodotti metabolici di rifiuto (CO2) Piccole molecole non polari come O2 e CO2, si dissolvono rapidamente in doppi strati lipidici e perciò diffondono rapidamente attraverso essi. Altre passano con una velocità diversa. 10 DIFFUSIONE SEMPLICE Piccole molecole polari prive di carica, come acqua o urea, diffondono anch’esse attraverso un doppio strato, anche se molto più lentamente. I doppi strati lipidici sono altamente impermeabili a molecole cariche (ioni) non importa quanto piccole: l’alta carica e l’alto grado di idratazione impedisce di entrare nella fase idrocarburica del doppio strato. Nella cellula, si hanno ioni inorganici piccoli, proteine con delle cariche, molecole metaboliche (Acidi liberi, Glucosio, Nucleotidi,…) con una loro carica. All’esterno si ha una carica totale che bilancia la carica interna. La diffusione sposta i soluti verso l’equilibrio, e al minimo contenuto di energia. Le molecole si muovono secondo il gradiente di concentrazione e, se ioni carichi, si spostano secondo il gradiente elettrochimico. All’equilibrio non avviene più movimento perché l’energia libera è minima. OSMOSI Movimento di acqua da una camera dove il soluto è più diluito, verso una camera dove il soluto è più concentrato. Se le cellule sono poste in una soluzione ipotonica (soluzione che ha una bassa concentrazione di soluto con alta concentrazione di acqua) c’è un movimento netto di acqua all’interno delle cellule che ne provoca il rigonfiamento e la lisi. 11 Se poste in soluzione ipertonica (soluzione che ha un’alta concentrazione di soluto e bassa concentrazione di acqua), l’acqua fluisce all’estrerno delle cellule, raggrinzendole. TRASPORTO PASSIVO O DIFFUSIONE FACILITATA Per lasciar passare anche molecole polari come ioni, zuccheri, amminoacidi, nucleotidi e molti metaboliti cellulari, servono delle proteine che riescano a trasportare questi da una parte all’altra del doppio strato. Queste sono le proteine di trasporto, molto selettive. Ci sono due tipi di proteine di trasporto di membrana, le proteine trasportatrici e le proteine canali. Le proteine trasportatrici (o permeasi) si legano al soluto specifico da trasportare e subiscono cambiamenti conformazionali per trasferire il soluto legato attraverso la membrana. Le proteine canale invece interagiscono con il soluto da trasportare molto più debolmente. Formano pori acquosi che si estendono attraverso il doppio strato e quando aperti, permettono il passaggio di soluti specifici. Tutte le proteine canale e trasportatrici permettono ai soluti di passare la membrana soltanto passivamente, ovvero mediante diffusione facilitata. - Se la molecola è priva di carica, il trasporto è spinto dal gradiente di concentrazione, che determina la sua direzione. - Se il soluto ha una carica netta, il trasporto è influenzato sia dal gradiente di concentrazione che dalla differenza di potenziale elettrico (potenziale di membrana). Questo è il gradiente elettrochimico. La diffusione facilitata non ha nessun consumo di energia. 12 31/10/05 TRASPORTO ATTIVO Determina il movimento dei soluti lontano dall’equilibrio termodinamico e quindi richiede energia. E’ termodinamicamente sfavorevole (endoergonico) e si verifica quando è accoppiato a un processo esoergonico. - Rende possibile l’assorbimento di sostanze nutritive dell’ambiente, anche quando le loro concentrazioni sono basse rispetto a quelle dentro la cellula. - Permette la rimozione di sostanze metaboliche di rifiuto, quando la loro concentrazione all’esterno è più alta che nella cellula. - Consente alla cellula di mantenere le concentrazioni intracellulari di ioni specifici tra cui Potassio, Sodio, Calcio e Idrogeno, in una situazione si squilibrio, bilanciando l’effetto del trasporto passivo. Le cellule svolgono il trasporto attivo in due modi: 1- Trasportatori accoppiati che accoppiano il trasporto attivo a quello passivo. 2- Pompe spinte da ATP che accoppiano il trasporto attivo all’idrolisi di ATP 1- TRASPORTO ACCOPPIATO Comporta o il trasferimento di un singolo soluto da un lato della membrana all’altro (uniporti) simultaneo di un secondo soluto nella stessa direzione (simporti) o il trasferimento di un secondo soluto nella direzione opposta (antiporti). POMPA Na+ - K+ E’ un antiporto che porta 3 ioni di sodio all’esterno e fa entrare due ioni potassio. Siccome la concentrazione di potassio è 10-20 volte più alta dentro la cellula rispetto all’esterno, per pompare il potassio all’interno e il sodio all’esterno, usa un terzo dell’energia creata dalla cellula. 13 Poiché essa idrolizza ATP per pompare sodio fuori e potassio dentro, è nota anche come ATPasi Na+ - K+. Il cambiamento conformazionale dell’ATPasi (Allosterico) è dovuto al gruppo fosfato. Il gradiente elettrochimico tenderebbe a far entrare acqua nella cellula, dato che lo ione sodio tende ad entrare nella cellula, bilanciando lo squilibrio di cariche e portando l’acqua ad entrare. La Ouabaina blocca questa ATPasi. POMPA Ca2+ Anche questa è una ATPasi presente nella membrana plasmatici e nel reticolo sarcoplasmatico dei muscoli striati. Le cellule eucariotiche mantengono una concentrazione molto bassa di Ca2+ nel citosol (10-7M) contro le grandi concentrazioni esterne (10-3M). 14 Essa funge da deposito intracellulare di ioni Ca2+. Quando un potenziale d’azione depolarizza la membrana della cellula muscolare, Ca2+ viene rilasciato dal reticolo sarcoplasmatico attraverso i canali di rilascio di Ca2+ nel citosol, stimolando il muscolo a contrarsi. All’esterno della cellula esso serve per l’aggancio delle proteine alla cellula. POMPA H+ o ATP SINTETASI Presente sulla membrana interna del mitocondrio. Accoppia le energie del gradiente elettrochimico protonico e dei legami chimici, trasformando il flusso di protoni in sintesi di ATP. L’ATP sintasi ha una doppia polarità. - Idrolizza ATP e pompa ioni H+ nello spazio intermembrana del mitocondrio. - Utilizza il flusso di protoni dallo spazio intermembrana per produrre ATP e nonostante tutto, produce la maggior parte dell’ATP della cellula. 15 FIBROSI CISTICA Difetto genetico di una proteina di trasporto sulla membrana plasmatici. Le cellule CF presentano un difetto nella secrezione degli ioni Cl-. Nelle cellule normali c’è secrezione di Cl- in risposta al cAMP. Il passaggio di Cl- verso il lume forza il passaggio degli ioni Na+ e quello dell’acqua, per effetto della pressione osmotica = fluidificazione del muco. Nelle cellule CF il passaggio di Cl- verso il lume è bloccato dalla mancanza della proteina di trasporto = ispessimento del muco infezioni batteriche. Il gene difettivo nelle CF codifica per una proteina definita: regolatore della conduttanza transmembrana nella fibrosi cistica (CTRF gene). E’ una proteina multipasso con due estesi domini intracellulari, che legano ATP e fungono da domini regolatori. Ci sono 600 mutazioni che ne impediscono la translocazione in membrana nella Fibrosi Cistica. 16 TRASPORTO ATTIVO INDIRETTO DI GLUCOSIO Il Glucosio viene trasportato all’interno della membrana come trasporto attivo indiretto accoppiato alla ATPasi Na+/K+. Nelle cellule epiteliali coinvolte nell’assorbimento di nutrienti, i simporti collegati a Na+ posti nel dominio apicale, trasportano attivamente nutrienti dentro la cellula, formando gradienti di concentrazione per questi soluti. Il processo di trasporto del Glucosio, avviene contro gradiente e perciò sarebbe endoergonico, ma è sostenuto dal flusso esoergonico del Na+, stabilito a sua volta dalla ATPasi Na+/K+ 17 CANALI IONICI E PROPRIETA’ ELETTROCHIMICHE DI MEMBRANA La funzione dei canali ionici è quella di permettere a ioni inorganici specifici di diffondere rapidamente lungo i loro gradienti elettrochimici attraverso il doppio strato. Essi mostrano una selettivià ionica per cui solo determinati possono passare e inoltre, non sono sempre aperti. Sono provvisti di un cancello che permette loro di aprirsi brevemente e di richiudersi. I tipi principali di stimoli noti che provocano l’apertura dei canali ionici sono: - un cambiamento di voltaggio attraverso la membrana (canali voltaggio dipendenti): responsabili dell’eccitabilità elettrica e mediatori dei segnali elettrici nel SN. Sono presenti su tutti i tipi di cellule. Quelli più comuni sono i canali del K+, perché permettono di avere il potenziale di membrana. Le cellule hanno un potenziale di membrana a riposo Vm, dovuto a una maggiore positività sul lato esterno e una minore negatività sul lato interno. - uno stress meccanico (canali regolati meccanicamente), - l’attacco di un ligando (canali regolati da ligando) CANALI DEL K+ I canali del K+ equilibrano le perdite di ioni Na+ nel citoplasma dovuti alla ATPasi Na+-K+. Con questi canali, K+ raggiunge quasi l’equilibrio, in cui una forza elettrica esercitata da un eccesso di cariche negative che attraggono K+ dentro la cellula, bilancia la tendenza di K+ a uscire fuori lungo il suo gradiente di concentrazione. La membrana contiene canali del K+ detti a perdita (K+ leak channels) da cui il K+ defluisce, lasciandosi così dietro una carica negativa non bilanciata e creando un campo elettrico a potenziale di membrana. CELLULE NERVOSE Le cellule nervose e dei muscoli scheletrici possono subire una depolarizzazione della membrana, spostando il potenziale ad un valore meno negativo. Questa causa un’apertura dei canali del Na+ voltaggio dipendenti, lasciando entrare una piccola quantità di Na+ nella cellula lungo il suo gradiente elettrochimico. L’influsso di cariche positive depolarizza ulteriormente la membrana, aprendo così altri canali del Na+ che fanno entrare altri ioni Na+. Quando la forza elettrochimica che spinge il flusso di Na+ è quasi zero, la cellula, essendo i canali del Na+ aperti instabili, si inattivano automaticamente, chiudendosi anche se la membrana è polarizzata. I canali del Na+ possono perciò essere in tre stati distinti: aperti, chiusi e inattivi. 18 Nei muscoli scheletrici, la depolarizzazione apre temporaneamente i canali del Ca++ voltaggio dipendenti. Poiché la concentrazione di Ca++ fuori dalla cellula è maggiore che all’interno, entra nella terminazione nervosa. L’aumento di ioni Ca++ nel citosol scatena la fusione delle vescicole sinaptiche contenenti acetilcolina, un trasmettitore eccitatore. L’acetilcolina rilasciata si lega ai recettori dell’acetilcolina della membrana plasmatici della cellula muscolare, aprendo temporaneamente i canali del Na+, che provoca una depolarizzazione della membrana. La depolarizzazione locale apre canali del Na+ voltaggio dipendenti permettendo l’ingresso di ulteriore Na+ e la depolarizzazione si autopropaga. La depolarizzazione generalizzata della membrana attiva i canali del Ca++ voltaggio dipendenti in regioni specializzate. Ciò provoca l’apertura temporanea dei canali di rilascio del Ca++ in una regione adiacente della membrana del reticolo sarcoplasmatico e il rilascio del Ca++ immagazzinato nel reticolo nel citosol. Questi sono segnali rapidi, molto più veloci di quelli mediati dai neurotrasmettitori che si associano a recettori legati a proteine G. 19 02/11/05 COMPARTIMENTI INTRACELLULARI E SMISTAMENTO DELLE PROTEINE Nella cellula ci sono: - Nucleo: contiene il menoma principale ed è il sito per la sintesi di DNA e RNA. - Citoplasma: composto da citosol e organelli vari. - Reticolo Endoplasmatico (ER): ha molti ribosomi (ER rugoso) impegnati nella sintesi di proteine solubili e integrali di membrana, la maggior parte delle quali destinata o per altri organelli o per la secrezione. - L’apparato di Golgi: consiste in pile organizzate in a forma di disco chiamate Cisterne del Golgi. Riceve lipidi e proteine dall’ER e le invia a varie destinazioni, in genere modificandole covalentemente durante il passaggio. - Mitocondri: generano la maggior parte dell’ATP usato dalla cellula. - Lisosomi: contengono enzimi digestivi che degradano organelli intracellulari morti REAZIONI TOPOLOGICHE DEGLI ORGANELLI La natura dei Mitocondri e la stretta somiglianza di questi con alcuni batteri odierni, suggerisce che essi si siano evoluti da batteri che sono stati inglobati da altre cellule con le quali vivevano all’inizio in simbiosi. La membrana nucleare si pensa sia una invaginazione della membrana plasmatici. Si distinguono quattro grandi famiglie: 1- Nucleo e Citosol, che comunicano attraverso pori nucleari e sono continui 2- Tutti gli organelli che agiscono nelle vie secretoria e endocitica (ER, Golgi, Endosomi, Lisosomi, Vescicole di trasporto). 3- Mitocondri 4- Plastidi (solo nei vegetali). 20 MOVIMENTO DELLE PROTEINE Tutte le proteine iniziano con l’essere sintetizzate sui ribosomi nel citosol, eccetto quelle poche che sono sintetizzate sui ribosomi nei mitocondri. Il loro destino dipende dalla loro sequenza amminoacidica,che può contenere segnali di smistamento che dirigono la loro consegna verso posizioni esterne al citosol. 1- TRASPORTO ATTRAVERSO I PORI: il traffico delle proteine fra citosol e nucleo avviene tra spazi topologicamente equivalenti, che sono in continuità attraverso i complessi dei pori nucleari, che fungono da cancelli selettivi. 2- TRASPORTO TRANSMEMBRANA: proteine translocatrici legate alla membrana trasportano direttamente proteine specifiche attraverso una membrana dal citosol in uno spazio che è topologicamente distinto. 3- TRASPORTO VESCICOLARE: Intermedi di trasporto racchiusi da membrana, che possono essere piccole vescicole sferiche di trasporto, traghettano le proteine da un compartimento all’altro. 21 SEQUENZE SEGNALE E ZONE SEGNALE Ci sono almeno due tipi di segnali di smistamento nelle proteine. Un tipo si trova in un tratto continuo di sequenza di amminoacidi, o alla fine o all’inizio di una catena polipeptidica. L’altro tipo consiste in una disposizione tridimensionale specifica di atomi sulla superficie della proteina che si forma quando questa si ripiega. I residui di amminoacidi che compongono la zona segnale possono essere distinti l’uno dall’altro nella sequenza lineare della proteina. TRASPORTO MOLECOLE FRA NUCLEO E CITOSOL L’involucro nucleare racchiude il DNA e definisce il compartimento nucleare. Questo involucro consiste di due membrane concentriche che sono penetrate da complessi di pori nucleari. La membrana nucleare interna contiene proteine specifiche che agiscono da siti di attacco per la cromatina e per il reticolo di proteine della lamina basale che fornisce supporto strutturale a questa membrana. La membrana esterna è in continuità con quella dell’ER. Un traffico bidirezionale scorre continuamente fra il citosol e il nucleo. Le molte proteine che agiscono sul nucleo – compresi istoni, DNA e RNA polimerasi, proteine che regolano i geni e proteine che elaborano l’RNA – sono importate selettivamente nel compartimento nucleare dal citosol, dove sono prodotte. Contemporaneamente, tRNA e mRNA sono sintetizzati nel compartimento nucleare e quindi esportati nel citosol. 22 PORI NUCLEARI Ciascun complesso di pori nucleari contiene uno o più canali acquosi aperti attraverso i quali piccole molecole solubili in acqua possono diffondere passivamente. Le piccole molecole passano talmente velocemente che il poro può essere considerato permeabile ad esse. Il complesso ha quattro unità strutturali. Subunità a colonna, che formano la massa principale della parete del poro, subunità anulari che estendono raggi verso il centro del poro, subunità luminali, che contengono proteine transmembrana che ancorano il complesso alla membrana nucleare e subunità ad anello che formano le facce citosoliche e nucleari del complesso. Delle fibrille sporgono sia dal lato citosolico che da quello nucleare dove convergono a formare canestri. Le proteine più grandi vengono importate attraverso i pori in conformazione ripiegata, e i peptidi segnale non vengono tagliati via poiché c’è una necessità di esporto/importo frequente. I pori possono essere allargati aumentando la grandezza della proteina, che può entrare consumando ATP grazie ad alcuni fattori in grado di allargarli. 23 RETICOLO ENDOPLASMATICO L’ER è organizzato in un labirinto reticolare di tubuli ramificati e sacchi appiattiti chiusi. Questi spazi chiusi sono chiamati lume dell’ER. L’ER cattura proteine selezionate dal citosol mentre queste vengono sintetizzate. Queste proteine sono di due tipi: proteine transmembrana, traslocate solo parzialmente attraverso la membrana e proteine solubili in acqua, completamente traslocate attraverso la membrana dell’ER e sono rilasciate nel lume. I ribosomi attaccati alla membrana dell’ER sono impegnati nella sintesi di proteine che stanno contemporaneamente traslocando nell’ER. PARTICELLA DI RICONOSCIMENTO DEL SEGNALE IN PROTEINE SOLUBILI La sequenza segnale dell’ER è guidata alla membrana dell’ER da almeno due componenti: una particella di riconoscimento del segnale (SRP) che fa la spola tra la membrana dell’ER e il citosol e si lega alla sequenza segnale, e un recettore SRP nella membrana dell’ER. La SRP si lega alla sequenza segnale dell’ER non appena il peptide è emerso dal ribosoma. Ciò provoca una pausa nella sintesi proteica. La pausa dà al ribosoma il tempo per legarsi alla membrana dell’ER prima che la sintesi della catena sia completa, assicurando così che la proteina 24 non venga rilasciata nel citosol. Il complesso SRP-ribosoma si lega al recettore SRP, che è una proteina integrale di membrana esposta solo nella superficie citosolica dell’ER rugoso. Il complesso SRP-ribosoma-rcettore porta a un traslocatore che trasloca la proteina sintetizzata nel lume, mentre la SRP e il recettore vengono rilasciati. La sequenza segnale N-terminale dell’ER è rimossa da una peptidasi del segnale sul lato luminale della membrana. La sequenza segnale non è però sufficiente per il taglio del segnale da parte della peptidasi, che richiede un sito di taglio adiacente che è riconosciuto specificatamente dalla peptidasi. La sequenza segnale N-terminale dirige la proteina alla membrana dell’ER e serve da segnale di inizio di trasferimento che apre il poro. Dopo essere stata tagliata dalla peptidasi essa rimane attaccata al traslocatore mentre il resto della proteina viene fatto passare attraverso la membrana come un’ansa. Una volta arrivati al C terminale, la sequenza segnale viene degradata. 25 PROTEINE TRANSMEMBRANA A SINGOLO PASSAGGIO Una sequenza segnale N-terminale inizia la traslocazione, ma un segmento idrofobica addizionale nella catena polipeptidica ferma il processo di trasferimento prima della intera traslocazione della catena polipeptidica. Questo segnale di stop del trasferimento ancora la proteina nella membrana dopo che la sequenza del segnale dell’ER è stata rilasciata dal traslocatore ed è stata tagliata via. Se ci sono più amminoacidi carichi positivamente che precedono il nucleo idrofobico della sequenza di inizio del trasferimento l’orientamento sarà come in (A), con l’N-terminale nel citosol e il C-terminale nel lume. Se ci sono amminoacidi carichi positivamente che seguono il nucleo idrofobico della sequenza di inizio del trasferimento l’orientamento sarà come in (B), con l’N-terminale nel lume e il Cterminale nel citosol. 26 PROTEINE TRANSMEMBRANA MULTIPASSO La catena polipeptidica passa avanti e indietro ripetutamente attraverso il doppio strato lipidico. La sequenza segnale interna serve da segnale di inizio del trasferimento in queste proteine per iniziare la traslocazione, sino alla sequenza di stop del trasferimento. Nelle proteine multipasso, una seconda sequenza di inizio del trasferimento inizia di nuovo la traslocazione più a valle lungo la catena fino a che la sequenza di stop non causa il rilascio del polipeptide, e così via. TRASPORTO DI PROTEINE NEI MITOCONDRI Nei mitocondri ci sono due sottocompartimenti: lo spazio della matrice interno e lo spazio intermembrana. La traslocazione delle proteine attraverso le membrane mitocondriali è mediata da complessi proteici che fungono da traslocatori di proteine: il complesso TOM svolge la sua funzione attraverso la membrana esterna e il TIM23 e TIM22 attraverso quella interna. Nella traslocazione viene usata la Chaperonina hsp70 (Heat-Shock protein 70) per favorire l’ingresso della proteina attraverso il doppio compartimento di membrana. 1 -La hsp70 citosolica attaccata è rilasciata dalla proteina in un passaggio che dipende da idrolisi di ATP. Dopo l’inserzione iniziale della sequenza segnale e di porzioni adiacenti della catena polipeptidica nel complesso TOM, la sequenza segnale interagisce con un complesso TIM 2 -La sequenza segnale è quindi traslocata nella matrice in un processo che richiede un gradiente elettrochimico di H+ attraverso la membrana interna, posizionando la catena polipeptidica non ripiegata in modo che attraversi transitoriamente entrambe le membrane. 3 -La hsp70 mitocondriale si lega a regioni della catena polipeptidica man mano che queste vengono esposte nella matrice, tirando così la proteina nella matrice. L’idrolisi di ATP rimuove quindi la hsp70 mitocondriale, permettendo alla proteina importata di ripiegarsi. 27 03/11/05 TRAFFICO VESCICOLARE INTRACELLULARE Le cellule eucariotiche assumono macromolecole mediante endocitosi e di portarli ad enzimi digestivi, o di regolare il trasporto di queste all’interno della cellula. La via biosintetica-secretoria permette di modificare le molecole che produce e di conservarle sino a che non devono essere trasportate all’esterno mediante esocitosi. Nel lume dell’ER ci sono comunicazioni costanti tra i compartimenti, mediante unità di trasporto, le vescicole di trasporto. Le vescicole gemmano da una membrana e si fondono con un’altra in continuazione, trasportando componenti di membrana e molecole solubili. La maggior parte delle vescicole di trasporto si formano da regioni specializzate rivestite delle membrane. Esse gemmano come vescicole di rivestimento che hanno una gabbia caratteristica di proteine che ne ricopre la superficie citosolica. Il rivestimento concentra proteine specifiche di membrana in una zona specializzata e, l’assemblaggio in reticoli curvi a forma di canestro deforma la zona della membrana e modella le vescicole, rendendole uniformi. Un tipo di vescicole sono le vescicole rivestite di clatrina. 28 Ciascuna subunità di clatrina consiste in tre catene polipeptidiche grandi e tre piccole, che formano una struttura a tre gambe, il trischelio. Esso si assembla assieme ad altri formando fosse rivestite sulla superficie citosolica e delle membrane. Una seconda proteina principale di rivestimento nelle vescicole con clatrina, è l’adattina, necessaria sia per attaccare il rivestimento di clatrina alla membrana che per intrappolare varie proteine transmembrana, compresi i recettori transmembrana che catturano molecole cargo solubili dentro la vescicola. Al crescere del rivestimento della gemma rivestita di clatrina, proteine citoplasmatiche solubili, tra cui la dinamina, si assemblano ad anello intorno al colletto della gemma. La dinamina è una GTPasi, che porta i foglietti citosolici vicini sino a fonderli, staccando la vescicola dalla membrana. Una volta rilasciata, la clatrina viene rapidamente perduta, mediante una hsp70 che funge da ATPasi rimuovendo il rivestimento. 29 PROTEINE SNARE E GTPASI DI INDIRIZZAMENTO GUIDANO IL TRASPORTO DI MEMBRANA Per assicurare che il traffico proceda in modo ordinato, le vescicole di trasporto devono essere altamente selettive nel riconoscere la corretta membrana bersaglio in cui fondersi. L’indirizzamento è assicurato perché tutte le vescicole hanno marcatori di superficie che le identificano, mentre le membrane bersaglio hanno ricettori a loro complementari. Questo controllo è dato proteine SNARE e GTPasi di indirizzamento (Rab). Ci sono SNARE della membrana vescicolare (v-SNARE) e SNARE della membrana bersaglio (t-SNARE). Serie complementari di v-SNARE e t-SNARE contribuiscono alla selettività di attracco e fusione della vescicola. Le v-SNARE sono assieme alle proteine di rivestimento durante la gemmazione e si legano a t-SNARE complementari. Dopo la fusione le v- e t-SNARE restano associate in un complesso che deve essere dissociato per permettere alle t-SNARE di accettare una nuova vescicola. V-SNARE diverse possono essere impacchettate con molecole cargo diverse e così queste saranno portate a t-SNARE diverse e cioè a membrane bersaglio diverse. TRASPORTO DALL’ER ATTRAVERSO L’APPARATO DI GOLGI Le proteine di nuova sintesi entrano nella via biosintetica-secretoria nell’ER attraversando la membrana dell’ER dal citosol. Esse poi passano attraverso una serie di compartimenti mediante vescicole di trasporto che le muovono al compartimento successivo o recuperano proteine sfuggite riportandole indietro. Dopo che le vescicole di trasporto sono gemmate da un sito di uscita dell’ER hanno perso il loro rivestimento, iniziano a fondersi fra loro. Questa fusione di membrane dello stesso compartimento si chiama fusione omotipica, diversa da quella eterotipica. Le strutture formate quando le vescicole fondono fra loro, si chiamano gruppi vescicolari tubulari, che costituiscono un nuovo compartimento separato dall’ER. Questi iniziano a gemmare vescicole a loro volta. Queste vescicole rivestite di COPI riportano indietro all’ER proteine residenti che sono sfuggite, oltre a proteine coinvolte nella gemmazione che devono essere riportate indietro. 30 Durante il passaggio delle molecole attraverso l’apparato di Golgi, esse subiscono modificazioni. Ciascuna pila del Golgi ha due facce distinte. La faccia cis e quella trans. Si formano così il reticolo del Golgi cis (CGN) e quello trans (TGN). Le proteine e i lipidi entrano nel reticolo cis in gruppi vescicolari tubolari ed escono dal trans verso la superficie cellulare o altri compartimenti. TRASPORTO DAL RETICOLO DEL GOLGI TRANS AI LISOSOMI I lisosomi contengono enzimi idrolitici, di circa 40 tipi, tutte idrolisi acide che richiedono un ambiente acido, fornito dal lisosoma. Le proteine di trasporto in questa membrana permettono ai prodotti finali di essere trasportati al citosol. Una pompa H+ nella membrana lisosomale usa energia fornita da ATP per pompare H+ nel lisosoma mantenendo il pH a 5,0. 31 TRASPORTO NELLA CELLULA DALLA MEMBRANA PLASMATICA: ENDOCITOSI Le vie che portano dalla superficie della membrana cellulare ai lisosomi iniziano il processo con l’endocitosi, per cui le cellule assumono macromolecole, sostanze particolate, e, in casi speciali, altre cellule. In questo processo, il materiale da ingerire è progressivamente avvolto da una piccola porzione della membrana plasmatica, che prima si invagina e quindi si distacca formando una vescicola endocitica che contiene le sostanze ingerite. Ci sono due vie di endocitosi, la fagocitosi e la pinocitosi. FAGOCITOSI La fagocitosi è una forma speciale di endocitosi in cui grosse particelle come microrganismi e cellule morte sono ingerite tramite grosse vescicole endocitiche chiamate fagosomi. Nei mammiferi tre classi di globuli bianchi agiscono da fagociti: macrofagi, neutrofili e cellule dendritiche. I fagociti hanno una varietà di recettori specializzati di superficie che sono uniti covalentemente al macchinario fagocitico della cellula. La fagocitosi è un processo che viene attivato da recettori che trasmettono segnali all’interno della cellula e iniziano la risposta. I segnali di attivazione meglio caratterizzati sono gli anticorpi. Sono state classificate varie classi di recettori che promuovono la fagocitosi. Alcuni riconoscono i componenti del complemento, altri riconoscono direttamente oligosaccaridi sulla superficie di certi microrganismi. PINOCITOSI Tutte le cellule eucariotiche ingeriscono continuamente pezzi ingeriti della loro membrana plasmatica sotto forma di piccole vescicole pinocitiche (endocitiche) che sono più tardi riportate sulla superficie cellulare. La stessa quantità di membrana che viene rimossa per endocitosi viene aggiunta alla cellula per esocitosi. La parte endocitica del ciclo inizia nelle fosse rivestite di clatrina. Queste regioni specializzate occupano il 2% della membrana . Essa si invagina nella cellula e si distacca formando una vescicola rivestita di clatrina. ENDOCITOSI MEDIATA DA RECETTORE Nella maggior parte delle cellule animali, le fosse e le vescicole rivestite di clatrina, forniscono una via efficiente per l’assunzione di macromolecole specifiche dal fluido extracellulare. Le macromolecole si attaccano a recettori transmembrana complementari, si accumulano in fosse rivestite ed entrano nella cellula come complessi in vescicole rivestite di clatrina. Un esempio di sostanza ingerita dalla cellula per endocitosi mediata da recettore, è il colesterolo, che serve per assemblare la membrana. La maggior parte del colesterolo è trasportata dal sangue come esteri del colesterolo, sotto forma di particelle note come lipoproteine a bassa densità (LDL) e li inserisce nella membrana plasmatica. Una volta nella membrana, i recettori delle LDL diffondono fino ad associarsi con fosse rivestite di clatrina che si stanno formando. Qualunque particella di LDL attaccata a recettori LDL nelle fosse viene continuamente internalizzata in vescicole. 32 Dopo aver perso il rivestimento di clatrina, le vescicole portano il loro contenuto agli endosomi precoci, posti vicino alla periferia cellulare. Con il basso pH degli endosomi, le LDL si staccano dal loro recettore e sono portate ai lisosomi. Lì gli esteri del colesterolo sono idrolizzatia colesterolo libero, disponibile per la sua funzione. Se in una cellula si accumula troppo colesterolo libero, la cellula spegne sia la sintesi di colesterolo che la sintesi di recettori LDL. Questa via non funziona in individui che ereditano geni che codificano recettori LDL difettosi. Gli alti livelli di colesterolo nel sangue predispongono questi individui a sviluppare prematuramente aterosclerosi giovanile, morendo di infarto cardiaco. I recettori possono essere presenti in quantità normali, ma non riescono a localizzarsi nelle zone rivestite di clatrina. Esse non vengono internalizzate. ENDOSOMI PRECOCI Gli endosomi precoci formano un compartimento che agisce da stazione principale di smistamento nella via endocitica, proprio come i reticoli cis e trans del Golgi. Molti recettori internalizzati nell’endosoma cambiano la loro conformazione e rilasciano i ligando. I destini dei recettori possono essere: 1- Riciclaggio ritornando allo stesso dominio della membrana plasmatica da cui deriva 2- Procedono fino a un dominio diverso della membrana, mediando la transcitosi. 3- Proghediscono fino ai lisosomi dove vengono degradati. Il recettore LDL segue la prima via. Si dissocia dalle LDL nell’endosoma precoce e viene riciclato nella membrana plasmatica. 33 TRASPORTO DAL RETICOLO DEL GOLGI TRANS ALL’ESTERNO DELLA CELLULA: ESOCITOSI La fusione delle vescicole di trasporto formatisi nel TGN con la membrana plasmatica si chiama esocitosi. In questo modo le cellule producono e secernono i proteoglicani e glicoproteine della matrice extracellulare. L’esocitosi è una via secretoria costituitiva. Cellule secretorie specializzate dispongono però di una seconda via secretoria, dove i materiali vengono conservati in vescicole secretorie per il successivo rilascio. Questa è la via secretoria regolata, presente soprattutto in cellule specializzate per la secrezione rapida a richiesta di prodotti. Ci sono almeno tre classi di proteine che devono essere smistate, uscenti dal Golgi trans. - quelle destinate ai lisosomi (tramite endosomi precoci) - quelle destinate a vescicole secretorie - quelle destinate al trasporto immediato alla superficie 34 La maggior parte delle altre proteine sono trasportate direttamente alla superficie cellulare dalla via secretoria costitutiva non selettiva. Poichè l’ingresso in questa via non richiede un segnale particolare, essa si chiama via di default. 04/11/05 COMUNICAZIONE CELLULARE Regola lo sviluppo e l’organizzazione dei tessuti, controlla la crescita e la divisione cellulare, la loro sopravvivenza e coordina le diverse attività cellulari. Ci sono quattro tipi di segnalazione, la segnalazione paracrina, la segnalazione sinaptica, la segnalazione endocrina e la segnalazione autocrina. 35 SEGNALAZIONE PARACRINA Le molecole secrete sono trasportate in molecole bersaglio vicine. Questa segnalazione a corto raggio non è però sufficiente per un organismo multicellulare. SEGNALAZIONE SINAPTICA Avviene nelle cellule nervose e organi bersaglio. SEGNALAZIONE ENDOCRINA Le cellule endocrine secernono le loro molecole segnale, chiamate ormoni, nel torrente sanguigno, che porta il segnale alle cellule bersaglio distribuite in tutto il corpo. SEGNALAZIONE AUTOCRINA Le cellule possono anche mandare segnali ad altre cellule dello stesso tipo, oltre che a se stesse. In questa segnalazione autocrina, una cellula secerne molecole segnale che possono legarsi ai propri recettori. Questa è più efficace quando eseguita simultaneamente da cellule vicine dello stesso tipo Le cellule si autostimolano, come le cellule tumorali. 36 TIPI DI MOLECOLE SEGNALE Ci possono essere due tipi di molecole segnale: - Molecole idrosolubili: non possono attraversare la membrana plasmatica (neurotrasmettitori). - Molecole liposolubili: Ormoni steroidei e tiroidei che attraversano il doppio strato lipidico. Nelle cellule ci sono recettori specifici per le molecole segnale, legandosi a loro con alta affinità per basse concentrazioni e con bassa affinità con elevate concentrazioni. Una singola cellula è esposta a centinaia di segnali diversi. Essa deve rispondere a questi segnali selettivamente, secondo il proprio carattere specifico. La cellula di un animale complesso è anche programmata per dipendere da una combinazione specifica di segnali per sopravvivere. Quando è privata di essi, attiva un programma suicida = apoptosi. Ogni cellula ha un proprio set di recettori. Le molecole idrofiliche hanno i recettori sulla membrana, mentre le lipofiliche gli hanno intracellulari. L’interazione tra le molecole segnale e i loro recettori impone cambiamenti conformazionali ai recettori che subiscono cambiamenti allosterici. 1- Molecola segnale + recettore (cambiamento allosterico) 2- Attivazione della segnalazione 3- Risposte intracellulari che possono: - modificare il metabolismo - attivare trascrizione genica. 37 RECETTORI DI SUPERFICIE I recettori di superficie funzionano da trasduttori del segnale. Convertono un evento di attacco di un ligando extracellulare che alterano il comportamento della cellula bersaglio. Recettori a canali ionici: sono coinvolti nella segnalazione sinaptica rapida fra cellule eccitabili elettricamente, mediata da neurotrasmettitori che aprono temporaneamente un canale ionico. Sono proteine transmembrana multipasso. Recettori collegati a proteine G: agiscono indirettamente nella regolazione dell’attività di una proteina bersaglio. L’interazione fra bersaglio e recettore è mediata da una proteina G (che lega GTP). Recettori collegati a enzimi: o agiscono direttamente come enzimi o sono indirettamente associati ad enzimi che attivano. PROTEINE DI SEGNALAZIONE INTRACELLULARI I segnali ricevuti alla superficie di una cellula da recettori collegati a proteine G o enzimi, sono trasmessi all’interno da una combinazione di piccole e grandi molecole di segnalazione intracellulari, chiamate piccoli mediatori intracellulari (secondi messaggeri). Possono essere: 1- Proteine di trasmissione = passano il messaggio al componente successivo 2- Proteine messaggero = portano il segnale da una parte all’altra della cellula 3- Proteine adattatrici = collegano proteine di segnalazione diverse 38 4- Proteine amplificatrici = enzimi o canali ionici che aumentano il segnale ricevuto (cascata di segnalazione). 5- Proteine trasduttrici = convertono il segnale in forme diverse 6- Proteine di biforcazione = diffondono il segnale in diverse vie di segnalazione 7- Proteine integratrici = integrano diversi segnali ricevuti 8- Proteine latenti che regolano geni = attivate alla superficie cellulare da recetori attivati, che migrano nel nucleo per stimolare la trascrizione di geni. 9- Proteine modulatrici = modificano attività di proteine di segnalazione, regolando la forza di segnalazione 10- Proteine di ancoraggio = mantengono proteine specifiche in posizioni precise 39 11- Proteine impalcatura = proteine adattatrici o di ancoraggio che legano insieme proteine multiple di segnalazione in un complesso funzionale FOSFORILAZIONE E INTERRUTTORI MOLECOLARI Molte proteine di segnalazione si comportano come interruttori molecolari. Ci sono due tipidi interruttori molecolari: 1- Proteine attivate o inattivate da fosforilazione. L’interruttore è spinto da una proteina chinasi. Molte proteine controllate da segnalazione sono esse stesse proteine chinasi. Esse possono essere: - Proteine Serina/Treonina Chinasi: fosforilano proteine su serine o treonine - Proteine Tirona Chinasi: fosforilano proteine su tirosine. 2- Proteine che legano GTP. Scattano da uno stato inattivo quando è legato GDP ad uno stato attivo con GTP. Attive, hanno attività GTPasica intrinseca e si spengono da sole. - Proteine G trimeriche - Proteine GTPasi monomeriche 40 DOMINI DI LEGAME MODULARI L’assemblaggio dei complessi di segnalazione stabile dipende da molti piccoli domini di legame conservati. Ne sono un esempio: SH2 (Src Homology 2) e PTB (Phospfotyrosine Bind) si legano a tirosine fosforilate SH3 (Src Homolgy 3) si lega a una breve sequenza ricca di Proline. PH (Pleockstrina Homology) si lega a gruppi di testa carichi di inositolo-fosfolipidi fosforilati. 41 SEGNALAZIONE TRAMITE RECETTORI COLLEGATI A PROTEINE G I recettori collegati a proteine G sono proteine transmembrana a 7 passaggi. Non hanno proprietà enzimatica e si modificano in risposta al ligando, attivando le proteine G. Le proteine G sono composte da tre subunità proteiche α, β e γ. Nello stato non stimolato la subunità α ha attaqccato GDP e la proteina G è inattiva. Quando è stimolata da un recettore attivato, la subunità rilascia il GDP legato, permettendo al GTP di legarsi al suo posto. Questo scambio provoca la dissociazione del trimero in due componenti attivate – una subunità α e un complesso βγ. 42 La subunità α va incontro a una proteina bersaglio che attiva una cascata di segnali diretti verso altre molecole. Il bersaglio può essere di due tipi: 1. Adenilato Ciclasi 2. Fosfolipasi TOSSINA DEL COLERA La tossina colerica è un enzima che catalizza il trasferimento di ADP ribosio da NAD+ intracellulare alla subunità α di Gs. Questa ADP ribosilazione altera la subunità α in modo che non può più idrolizzare il GTP legato, facendolo rimanere in una forma attiva che stimola indefinitivamente l’adenilato ciclasi. Ne consegue un innalzamento prolungato dei livelli di cAMP dentro le cellule dell’epitelio intestinale, che provoca un grave efflusso di Cl- e di acqua nell’intestino, causando così la grave diarrea che caratterizza il colera. 1. ADENILATO CICLASI E cAMP La subunità α si lega all’adenilato ciclasi, formando AMP ciclico o cAMP, che amplifica il segnale dentro la cellula. Tutti i recettori che agiscono tramite cAMP sono accoppiati a una proteina G stimolatrice (Gs), che attiva l’adenilato ciclasi e aumenta la concentrazione di cAMP. Una proteina G inibitrice (Gi) inibisce l’adenilato ciclasi, regolando anche i canali ionici. Il cAMP attivare la Proteina Chinasi dipendente da cAMP (PKA). 43 PKA e CREB La PKA è una Serina-Treonina Chinasi. Nello stato inattivo, la PKA è un complesso di due subunità catalitiche e due regolatrici. L’attacco di cAMP alle subunità regolatrici altera la conformazione, facendole dissociare dal complesso. Le subunità catalitiche sono così attivate per fosforilare proteine substrato specifiche. La PKA svolge due funzioni: a)- Mobilizzazione del Glucosio nelle cellule del fegato: Fosforila la glicogeno sintetasi, il che scatena simultaneamente la demolizione del glicogeno a glucosio e inibisce la sintesi di glicogeno, aumentando la quantità di glucosio disponibile alla cellula muscolare. b)- Attivazione del fattore trascrizionale CREB nelle cellule epatiche: La regione regolatrice del gene della somatostatina contiene una sequenza di DNA chiamata CREB (cAMP Response Element). Una proteina che regola geni chiamata CREB (cAMP Response Element Binding Protein) riconosce questa sequenza. Quando CREB è fosforilata da PKA su una singola Serina, recluta un coattivatore trascrizionale CBP (CREB Binding Protein). Questi geni sono coinvolti nella gluconeogenesi, per produrre enzimi anabolici per formare glucosio da piccoli precursori 44 45 2. FOSFOLIPASI E PKC-β Attivazione della fosfolipasi e produzione di diacilglicerolo, inositoltrifosfato e rilascio di ioni Ca++ porta all’attivazione di PKC-β (Serina-Treonina Chinasi dipendente da Ca++). La fosfolipasi agisce su un inositolo fosfolipide (fosfoinositide) chiamato PIP2, presente nella metà interna del doppio strato lipidico. Essa è attivata da una proteina G (Gq). La fosfolipasi taglia PIP2 generando inositolotrifosfato (IP3) e diacilglicerolo. IP3 si lega ai canali di rilascio di Ca++ regolati da IP3 nella membrana dell’ER e li apre. Il Ca++ conservato è rilasciato, facendo salire la sua concentrazione nel citosol. 46 Contemporaneamente, il diacilglicerolo ha due ruoli di segnalazione. Può essere tagliato in modo da lasciare acido arachidonico come messaggero o usato per la sintesi di eicosanoidi. Oppure può attivare la PKC. L’aumento di Ca++ altera la PKC in modo che essa trasloca dal citosol alla faccia citoplasmatica della membrana plasmatica, dove è attivata da Ca++, diacilglicerolo e fosfatidilserina. La PKC fosforila le proteine bersaglio. Negli epatoci fosforila la glicogeno sintetasi e la inattiva, regolando il metabolismo del glicogeno. Fosforila delle MAPK che poi attivano proteine per geni ben precisi. Un’altra proteina che lega Ca++ è la Calmodulina. Si trova in tutte le cellule eucariotiche e funge da recettore intracellulare del Ca++ che serve a molti scopi, mediando molti processi regolati da Ca++. Quando è attivata dall’attacco del Ca++, subisce un cambiamento conformazionale, e la sua attivazione allosterica è analoga all’attivazione a quella della PKA da parte del cAMP, eccetto che la Calmodulina agisce legandosi ad altre proteine. Molti effetti del Ca++ sono più indiretti e sono mediati da fosforilazioni di proteine catalizzate da una famiglia di proteine, le CaM-Chinasi, (Proteina Chinasi dipendenti da Ca++/Calmodulina). Anch’esse sono Serina-Treonina Chinasi. 47 DISATTIVAZIONE RECETTORI I recettori possono desenbilizzarsi in tre modi generali: 1- Possono alterarsi in modo da non interagire ulteriormente con proteine G (inattivazione del recettore). 2- possono essere spostati temporaneamente all’interno della cellula (internalizzati) così che non abbiano ulteriore accesso al loro ligando (sequestro del recettore). 3- Possono essere distrutti nei lisosomi dopo internalizzazione (down-regolazione). In ciascun caso, il processo dipende dalla fosforilazione del recettore, da parte di PKA, PKC o un membro delle GRK (Chinasi del recettore legato a proteina G). La GRK fosforila serine e treonine multiple su un recettore, solo dopo che il recettore è stato attivato dall’attacco del ligando. Una volta che il recettore è fosforilato, si lega ad alta affinità ad un membro della famiglia delle Arrestine. L’arrestina inattiva il recettore impedendogli di interagire con proteine G. Può servire da proteina adattatrice per accoppiare il recettore a fosse rivestite da clatrina , inducendo endocitosi mediata da recettore. L’endocitosi ha come risultato il sequestro o la down-regolazione del recettore. 09/11/05 RECETTORI AD ATTIVITA’ ENZIMATICA INTRINSECA Proteine di membrana monopasso che posseggono un dominio catalitico con attività enzimatica intrinseca, in particolare sono delle Tirona Chinasi, e fosforilano la tirosina. Sono recettori per fattori di crescita, mitogeni e ormoni. Esempi di questi sono: - EGF (Epidermal Growth Factor) - PDGF (Platenet Derived Growth Factor) - FGF (Fibroblast Growth Factor) - HGF (Hepatocity Growth Factor) - Insulina - IGF-1 (Insuline Growth Factor 1) - VEGF (Vascular Endotelium Growth Factor) - MCSF (Macrophage colonies Stimulant Factor) - NGF (Nerve Growth Factor) 48 La maggior parte sono proteine monopasso dove la zona extracellulare ha domini poco per volta omologati, come i domini immunoglobunilici. Dentro la cellula, i recettori hanno il dominio ad attività enzimatica tirosina chinasi, legando il fosforo al residuo di tirosina. Quando il recettore entra in contatto col ligando, la tasca presente sul dominio ad attività enzimatica, si apre per far entrare la tirosina. Di solito si ha una transfosforilazione, dove due recettori si associano e uno fosforila le tirosine dell’altro, oltre a poter fosforilare se stesso e substrati a lui associati. Le tirone fosforilate servono da ponti di attacco per domini SH2. SH2 deriva dalle proteine Src. Nella proteina Src, la tirosina fosforilata nella parte iniziale, ha un’alta affinità per SH2 e si chiude legandosi ad essa. La proteina quindi è inattiva e la tirosina è inibitoria. 49 FOSFATIDILINOSITOLO 3 CHINASI Una delle vie di segnalazione per la crescita cellulare coinvolge la Fosfatidilinositolo 3-chinasi (IP3K). Questa fosforila inositolo fosfolipidi, piuttosto che proteine e può essere attivata da recettori tirosina chinasi. IP3K fosforila il PIP2 in PIP3. Le proteine di segnalazione si legano a PIP2 e PIP3 che sono prodotti da IP3K, tramite il dominio PH. Ad esempio, quando i recettori per l’antigene sui linfociti B attivano la IP3K, i siti di attracco di inositolo reclutano la tirosina chinasi citoplasmatica (BTK) e la FosfoLipasi C-γ (PLC). BTK fosforila e attiva la PLC, che taglia PIP2 generando IP3 e DiAcilGlicerolo (DAG). IP3 poi si lega ai canali del Ca++ aprendoli. Il Ca++ attiva a sua volta la PKC. Un modo in cui la IP3K segnala alle cellule di sopravvivere è quello di attivare indirettamente la proteina chinasi B (PKB). Questa contiene un dominio PH, che la dirige alla membrana plasmatica quando IP3K è attivata da un segnale di sopravvivenza. Si lega a PIP3 e altera la sua conformazione per poter essere fosforilata da PKD1 (Proteina chinasi dipendente da Fosfatidilinositolo). La PLB attivata ritorna nel citoplasma fosforilando molte proteine bersaglio. Essa fosforila la BAD, proteina che incoraggia le cellule ad andare in apoptosi, inattivandola. 50 PROTEINE RAS Le proteine Ras appartengono alle GPasi monomeriche. Un proteina Ras funziona come interruttore, alternando due stati conformazionali distinti – attivo quando è legata a GTPe inattivo quando è legata a GDP. La sua attività è influenzata da fattori di scambio del nucleotide guanilico (GEF) che stimolano la dissociazione di GDP e l’assunzione di GTP dal citosol e le proteine che attivano la GTPasi (GAP) che aumentano la velocità di idrolisi del GTP legato a Ras inattivandola. 51 L’attivazione di Ras è svolta recettori tirosina chinasi che hanno breve durata. Per stimolare la cellula Ras attiva una serie di fosforilazione su serine e treonine a valle a cui partecipano molte serina treonina chinasi, tra cui le proteine chinasi attivate da mitogeni (MAPK). Esse sono attivate da una MAPKK che fosforila sia la treonina che la tirosina di MAPK. La MAPKK è attivata a sua volta da una fosforilazione catalizzata da una MAPKKK (Raf). La MAPK attivata trasmette il segnale a valle fosforilando varie proteine cellulari e che regolano geni e altre proteine chinasi. La MAPK può entrare nel nucleo e fosforilare uno o più componenti di un complesso che regola geni. Ciò attiva la trascrizione di geni precoci immediati. La via di segnalazione Ras-MAPK trasmette segnali dalla superficie cellulare al nucleo e altera lo schema di espressione dei geni in modi significativi. 52 RECETTORI DELLE EFRINE, PDGF e FGF 11/10/05 Il fattore PDGF ha cinque siti di autofosforilazione in tirosina, a cui tre proteine di segnalazione si legano. Esso è un dimero unito covalentemente con due siti che legano il recettore, unendo direttamente due recettori per la segnalazione. (A) Il fattore FGF , importante per l’angiogenesi, si lega a gruppi in proteoglicani. (B) La segnalazione bidirezionale delle efrine è necessaria per impedire a cellule in regioni particolari del cervello in sviluppo di mescolarsi con cellule di regioni confinanti. La classe più grande di ligandi legati alle membrane nelle tirosina chinasi, è quella delle Efrine, che regolano l’adesione e la repulsione cellulare durante lo sviluppo animale. I recettori per le efrine (Eph) sono le tirosina chinasi più numerose. Possono agire simultaneamente da ligandi e da recettori. In seguito all’attacco a un recettore Eph alcune efrine attivano il recettore Eph e diventano esse stesse attivate per trasmettere all’interno segnali per la cellula che esprime l’efrina (C). 53 SCHEMA DELLE CINQUE VIE PARALLELE DI SEGNALAZIONE INTRACELLULARE VIA DI SEGNALAZIONE Jak-STAT Questa via di segnalazione è stata scoperta negli studi sugli interferoni in risposta alle infezioni virali. Gli inteferoni si legano a recettori su cellule non infettate e inducono queste a produrre proteine.I recettori per gli interferoni attivano le Chinasi Janus (Jak). Le chitochine inducono ai recettori a oligmerizzare e le Jak sono portate vicine per fosforilarsi a videnda. Esse quindi fosforilano tirosine su i recettori per le chitochine creando siti di attacco per le STAT (Signal Trasducers and Activators of Trascription). 54 Ci sono sette STAT ciascuna con un dominio SH2 che: - media l’attacco della STAT su una fosfotirosina di un recettore attivato per le chitochine. Quando sono legate alle Jak, esse fosforilano le STAT su tirosine, provocandone la dissociazione. - SH2 quindi media l’attacco a una fosfotirosina sull’altra STAT formando un dimero STAT. Il dimero si muove nel nucleo dove, combinandosi con altre proteine che regolano geni, si lega a un elemento specifico di risposta sul DNA in vari geni e ne stimola la trascrizione. LE FOSFATASI Le fosfatasi sono enzimi che defosforilano soltanto fosfotirosine selezionate su una sottoclasse di proteine fosforilate in tirosina. Assicurano che le fosforilazioni in tirosina siano di breve durata e che il livello di fosforilazione in cellule a riposo sia molto basso. Due esempi possono essere la SHP1 e la SHP2, entrambe con un dominio SH2. Entrambe aiutano a terminare risposte mediate da alcuni recettori tirosina chinasi. SHP1 attiva Jak2 per un tempo molto più lungo del normale. 55 IL CITOSCHELETRO E’ un complesso sistema di rete proteica di filamenti e tubuli interconnessi che si estende nel citosol, dal nucleo alla faccia interna della membrana. E’ una matrice proteica che fornisce struttura architettonica alle cellule eucariotiche. Conferisce un elevato livello di organizzazione interna e permette alle cellule di assumere forme precise. E’ coinvolto nell’organizzazione spaziale del citoplasma, esercita una trazione sui cromosomi allontanandoli durante la mitosi e quindi taglia la cellula in divisione in due. Spinge e guida il traffico intracellulare di organelli, trasportando materiali da un punto all’altro della cellula. E’ caratteristico delle sole cellule eucariotiche. Serve anche ad ancorare le cellule con la matrice extracellulare ed è coinvolto nellla segnalazione cellulare. Le diverse funzioni del citoscheletro si basano sul comportamento di tre famiglie di proteine, che si assemblano a formare tre principali tipi di filamenti. Ciascun tipo di filamento ha proprietàà meccaniche distinte e una dinamica diversa, ma certi principi fondamentali sono comuni a tutti. Sono i filamenti intermedi, i microtubuli e i filamenti di actina. Questi non funzionano da soli, ma associati a proteine accessorie, essenziali per l’assemblaggio di strutture citoscheletriche, e loro funzionamento. Nell’esempio più semplice, l’ameba usa delle protusioni (falsi piedi). FILAMENTI INTERMEDI I microfilamenti, con un diametro di 7 nm, sono polimeri della proteina actina: servono alla struttura della cellula ed al movimento. Sono formati da polimeri di proteine diverse, ma tutte simili per dimensione e struttura. Formano un reticolo in tutto il citoplasma e un intreccio a canestro intorno al nucleo (la lamina nucleare). I filamenti intermedi (IF) hanno un diametro di circa 8-12 nm e sono organizzati in fasci proteici resistenti e durevoli. Hanno un ruolo fondamentale strutturale, di sostegno della tensione cellulare. I filamenti intermedi sono le strutture più stabili e meno solubili del citoscheletro (si mantengono intatte anche in soluzioni saline concentrate e detergenti non ionici) e sono specifici per ogni tipo di tessuto. La tipizzazione dei filamenti intermedi serve anche come strumento diagnostico in medicina ed è particolarmente utile nella diagnosi dei tumori, in quanto le cellule tumorali mantengono i filamenti intermedi caratteristici del tessuto di origine, indipendentemente dalla localizzazione del tumore nel corpo Sono proteine fibrose e hanno un dominio centrale ad α-elica a bastoncello, formato da circa 310-318 amminoacidi, che è conservato in dimensioni, struttura secondaria e, in alcuni casi, anche in sequenza. Due dimeri si assemblano in modo antiparallelo e sfalsato a formare un tetramero sfalsato. Poichè la subunità tetramerica è composta da due dimeri che puntano in direzioni opposte, le sue estremità sono le stesse.I tetrameri non sono polarizzati. I tetrameri si associano tra di loroper formare il filamento, che comprende otto protofilamenti paralleli, disposti a tetrameri. Ciascun filamento intermedio ha quindi una sezione con 32 singoli avvolgimenti ad α-elica. La fosforilazione di residui di serina nel dominio amminoterminale controlla l’assemblaggio. Es: la lamina nucleare che circonda il nucleo si disassembla quando la serina si fosforila (ciclo cellulare). 56 Le proteine dei filamenti intermedi vengono suddivise in sei classi. Le classi I e II comprendono le cheratine, proteine che organizzano i “tonofilamenti” delle cellule epiteliali che ricoprono la superficie del corpo e le sue cavità. Ci sono 20 classi di cheratine e 8 cheratine dure, specifiche di capelli ed unghie. Si distinguono in cheratine acide (I) e cheratine basiche (II) che si assemblano in eterodimeri. La diversità delle cheratine è utile nella diagnosi di cancri epiteliali (carcinomi) in quanto la serie particolare di cheratine espresse dà un’indicazione del tessuto epiteliale in cui il cancro si è originato. La classe III degli IF include la vimentina, la desmina e la proteina gliale fibrillare acidica (GFA). 57 La vimentina è localizzata nei tessuti connettivi ed in altre tipi cellulari di origine non epiteliale. La desmina si trova nelle cellule muscolari, mentre la GFA è caratteristica delle cellule della glia che circondano ed isolano le cellule nervose. La classe IV degli IF sono le proteine dei neurofilamenti (NF) che strutturano gli assoni ed i prolungamenti delle cellule nervose. I neurofilamenti che si trovano nel sistema nervoso embrionale sono costituiti da nestina, che forma la classe VI degli IF. La classe V è costituita dalle lamine nucleari A, B e C, che formano una rete filamentosa lungo la faccia interna della membrana nucleare di tutte le cellule eucariote. Hanno un segnale di localizzazione nucleare. La formazione del reticolo è dinamica durante la divisione cellulare (Fosforilazione in serina). FILAMENTI DI ACTINA L’actina è una proteina ubiquitaria ed è presente in tutte le cellule eucariotiche, dove rappresenta il 5% delle proteine cellulari. Il singolo filamento di actina è l’actina G, che polimerizza in microfilamento actina F. I microfilamenti, con un diametro di 7 nm, sono polimeri della proteina actina: servono alla struttura della cellula ed al movimento. I filamenti di actina sono polari, con un’estremità positiva (+) a crescita veloce ed una negativa (-), inerte ed a crescita lenta. 58 l'estremità in crescita di un microfilamento è formata da actina F-ATP, mentre il corpo del filamento è composto da actina F-ADP. L’ATP si idrolizza ad ADP, che resta intrappolato nel filamento. Proteine che legano l’actina mascherano i siti di polimerizzazione, come la timosina, piccola proteina che blocca la polimerizzazione. La polimerizzazione dell’actina richiede Mg2+, K+ ed ATP. Si ha una fase di latenza, in cui si nucleano nuovi filamenti e poi una fase di polimerizzazione rapida, in cui si allungano i filamenti. Dopo la polimerizzazione, l’ATP si idrolizza ad ADP, che resta intrappolato nel polimero. L’estremità con ADP depolimerizza più rapidamente. Tuttavia l'idrolisi dell'ATP non è richiesta per l'allungamento dei microfilamenti. La profilina accelera lo scambio di ATP con ADP nei monomeri di actina e quindi regola la polimerizzazione dell’actina durante il movimento cellulare. La nucleazione dei filamenti di actina avviene più frequentemente alla membrana plasmatica. Spesso è regolata da segnali esterni che permettono alla cellula di cambiare la sua forma e la sua rigidità rapidamente in risposta a cambiamenti dell’ambiente esterno. Questa nucleazione è catalizzata da un complesso di proteine che comprende due proteine correlate ad actina ARP. Il complesso ARP nuclea la crescita di filamenti di actina dall’estremità meno, permettendo un rapido allungamento all’estremità più. Il complesso può anche attaccarsi al lato di un altro filamento, rimanendo attaccato all’estremità meno del filamento che ha enucleato, creando una struttura ad albero. Per il citoscheletro di actina, riagganciamenti strutturali globali in risposta a segnali esterni sono scatenati tramite diversi recettori di superficie. Tutti i segnali sembrano convergere nelle proteine Rho. Esse agiscono da interruttori molecolari per controllare processi cellulari alternandosi tra 59 uno stato attivo (con GTP) ad uno inattivo (con GDP). L’attivazione di Cdc42 scatena la polimerizzazione e la formazione di fasci di actina dando origine a filopodi o protusioni cellulari più corte chiamate microspine. L’attivazione di Rac promuove la polimerizzazione dell’actina alla periferia della cellula, che porta alla formazione di lamellipodi a forma di foglietto e di increspature della membrana. L’attivazione di Rho promuove sia la formazione di fasci di actina con filamenti di miosina II in fibre di stress che il raggruppamento di integrine e di proteine associate per formare contatti focali. Le actine, all’interno della cellula hanno diverse organizzazioni a seconda della zona della cellula in cui si trovano: le cellule hanno la caratteristica di migrare perchè tra gli spazi che si trovano tra una cellula e l’altra si trovano delle molecole gradienti che modulano la migrazione; tali molecole sono chiamate Chemio-attrattori: ligandi che in seguito attivano una risposta migratoria che si basa sull’organizzazione dell’actina: - Fibre di stress = permettono lo stiramento della cellula e sono fasci paralleli con proteine contrattili (struttura iniziale interna). - Filopodi = fasci paralleli molto più stretti delle fibre di stress (estremo della cellula) - Lamellipodi = è un ventaglio che si forma davanti alla cellula per riconoscere il substrato (matrice extracellulare) e legare i filopodi. Le actine si associano a determinate proteine per formare le fibre di stress, la corteccia e i filopodi. La miosina II è presente nei filamenti di stress e dà la contrattilità ad essi. La Fimbrina è presente nel Filopodio, è piccola con due domini che legano actina vicini su una singola catena polipeptidica. L’α-actinina contiene due domini che legano actina che sono maggiormente separata ed è concentrata nelle fibre di stress, assieme alla miosina II. La Miosina II entra dove è presente la α-actinina, mentre con la fimbrina non riesce ad entrare. Ecco perchè il filopodio non è contrattile. Il Microvillo è costituito da Actina e Fimbrina. 60 Nei lamellipodi è presente la filamina, che promuove la formazione di un gel lasso e altamente viscoso pinzando insieme due filamenti di actina più o meno ad angolo retto. PROTEINE MOTRICI: LE MIOSINE Sono una famiglia di proteine che legano l’actina e idrolizzano l’ATP ad ADP + P. La miosina II scoperta nel muscolo scheletrico, è la più abbondante ed è presente in molti tipi cellulari ( 1 mol. miosina ogni 100 di actina). La miosina I è più piccola ed è presente in cellule non muscolari (forma ancestrale di miosina?), caratterizzata da testa motrice . MIOSINA II Proteina allungata formata da due catene pesanti e da due copie di due tipi di catene leggere. Ciascuna catena pesante ha un dominio di testa globulare all’N-terminale che contiene il macchinario che genera la forza, seguito da una sequenza molto lunga di amminoacidi che forma un coiled coil esteso che media la dimerizzazione della catena pesante. La miosina I è più piccola e presente in cellule non muscolari. CONTRAZIONE MUSCOLARE Il muscolo striato si basa sulla struttura del sarcomero, in cui i filamenti di actina e miosina si intercalano e scivolano gli uni sugli altri. La contrazione è regolata da ATP e dalla presenza di ioni Ca++. La fibra muscolare è formata da miofibrille che si uniscono per formare il sincizio. E’ ricchissima di Reticolo Sarcoplasmatico per tener immagazzinato il Ca++. 61 Oltre alla miosina II e l’actina, ci sono proteine accessorie che mantengono l’architettura della miofibrilla e la rendono elastica. Titina = molla che si ancora alla miosina e mantiene la miosina nel centro del sarcomero. Nebulina = è un regolo molecolare che regola la lunghezza del corretto filamento di astina La miosina è organizzata in fasci. Il movimento è verso il centro e il sarcomero si accorcia. La quantità di forza che viene generata dal muscolo, dipende dalla quantità di teste di miosina che fuoriescono dal filamento e prendono contatto con l’actina. La contrazione muscolare è iniziata da un improvviso aumento della concentrazione di ioni Ca++. Il segnale nervoso scatena un potenziale d’azione che si diffonde nei tubuli T, che si estendono all’interno della membrana plasmatici attorno a ciascuna miofibrilla. Il segnale è trasmesso al reticolo sarcoplasmatico e, le proteine sensibili al voltaggio, aprono i canali di rilascio di Ca++. Questi ioni, entrando nel citosol, fanno iniziare la contrazione. La tropomiosina blocca l’attacco della miosina all’actina, compresa la troponina, un complesso di tre polipeptidi, troponina T, I e C. La troponina I si lega alla troponina T e all’actina. La troponina T si leca alla tropomiosina e, la troponina C, quando Ca++ aumenta, lega a sé quattro ioni Ca++ e fa rilasciare alla troponina I la sua presa sull’actina. Le varie fasi dei cambiamenti strutturali della miosina per camminare lungo un filamento di astina sono: ATTACCATA: All’inizio del ciclo la testa di miosina priva di un nucleotide legato è bloccatasi un filamento di astina in rigor. RILASCIATA: Una molecola di ATP si lega alla grossa fessura sul retro della testa, il più lontano dall’actina e causa subito un lieve cambiamento nella conformazione dei domini che compongono il sito di attacco all’actina. Ciò riduce l’affinità della testa per l’actina e le permette di muoversi lungo il filamento. ARMATA: La fessura si chiude come le valve di una conchiglia intorno all’ATP, cambiando la conformazione e quindi uno spostamento della testa. Avviene idrolisi di ATP, ma l’ADP e il fosfato inorganico prodotti restano attaccati alla proteina. GENERAZIONE DELLA FORZA: Un debole legame della testa di miosina con un nuovo sito sull’actina provoca il rilascio del fosfato inorganico prodotto assieme a un forte attacco della testa 62 all’actina. Questo rilascio scatena il colpo di potenza, dove la testa riguadagna la sua conformazione originale. La testa intanto perde l’ADP legato ritornando così al nuovo ciclo. Nel muscolo liscio le fibre sono fusiformi e i filamenti di actina e miosina non sono disposti in modo ordinato. La contrazione è più lenta, ma l’ampiezza delle contrazioni è più ampia (movimenti peristaltici). Muscolo cardiaco = non ci sono sincizi, ma giunzioni specializzate tra le cellule distinte, per trasmettere la contrazione in modo uniforme. 63 FUNZIONE DELLE PROTEINE REGOLATRICI REGOLATA La cellula può regolare l’attività delle proteine motrici, permettendo di cambiare sia il posizionamento dei suoi orfanelli racchiusi da membrana sia i movimenti dell’intera cellula. L’attività della miosina può essere regolata mediante fosforilazione. In cellule non muscolari, la miosina può essere fosforilata sia su catene pesanti che leggere, influenzando sia l’attività del motore che l’assemblaggio del filamento stesso. La miosina II può trovarsi in due stati conformazionali diversi in queste cellule, uno esteso, capace di formare filamenti bipolari e uno stato piegato in cui il dominio di coda apparentemente interagisce con la testa motrice. La fosforilazione della catena leggera della miosina avviene per stimoli esterni: L’Acido Lipofosfatidico si lega al recettore a 7 domini transmembrana legato a proteina G. La proteina G attiva Rho (GDP si stacca e si lega GTP). Rho attiva la Rho Chinasi, che sta al posto del calcio che attiva la MLCK (Myosin Light Chain Kinase), fosforilandola, ed essa fosforila la catena leggera della miosina. Dopodichè si ha l’unione della miosina fosforilata all’actina e la formazione di fibre di stress contrattili. MICROTUBULI I microtubuli sono tubi cavi formati da tubulina che formano lunghi polimeri rigidi: governano la localizzazione degli organelli cellulari e si servono di “motori” molecolari per il trasporto di vescicole. 64 I microtubuli sono formati da tubulina alfa e tubulina beta, due polipeptidi globulari, che polimerizzano in 13 protofilamenti lineari, uniti assieme da legami non covalenti. I protofilamenti sono sono allineati in parallelo con la stessa polarità. Il microtubulo è polare con un estremità positiva (in crescita veloce) ed una negativa (a crescita lenta). Sia sulla tubulina alfa e beta c’è un sito di legame per il GTP. La concentrazione di tubulina legata al GTP è limitante. Quando la tubulina-GTP è disponibile, dopo una fase di latenza iniziale, viene aggiunta velocemente al microtubulo, creando un grosso cappuccio di tubulina-GTP. Se la sua concentrazione diminuisce, tuttavia, la velocità di aggiunta della tubulina diminuisce sino ad un livello soglia di tubulina-GTP a cui la velocità di idrolisi del GTP ad un estremo del microtubulo è superiore alla velocità di aggiunta di nuova tubulina-GTP, risultando nella contrazione del cappuccio di GTP. Quando il cappuccio scompare, i microtubuli diventano instabili e viene favorita la perdita delle subunità associate al GDP. 65 I microtubuli sono nucleati da un complesso di proteine che contiene tubuline gamma. In genere sono nucleati da una posizione intracellulare specifica nota come centro organizzatore dei microtubuli. Nella maggior parte degli animali, c’èun singolo centro organizzatore chiamato centrosoma. Da qui i microtubuli citoplasmatici si estendono in una conformazione astrale a stella. I microtubuli sono nucleati al centrosoma alle loro estremità negative, così che le estremità positive puntano verso l’esterno e crescono verso la periferia della cellula. Immersa nel centrosoma poi c’è una coppia di strutture cilindriche perpendicolari tra loro, i centrioli. I microtubuli polimerizzano e depolimerizzano continuamente, con una emivita di circa 10 min. Si parla di “instabilità dinamica” per indicare la fluttuazione nella lunghezza di un singolo microtubulo (misure effettuate a intervalli di 1 – 2 min) I microtubuli sono strutture molto labili, sensibili a sostanze antimitotiche. Ad esempio, il fuso mitotico si forma all’inizio della mitosi e può essere bloccato da sostanze che bloccano lo scambio di subunità tra microtubuli ed il pool di tubulina libera. La colchicina (alcaloide) si lega ad una singola molecola di tubulina, ma non alla tubulina polimerizzata. Impedendo lo scambio di subunità, il fuso si disaggrega e si ha blocco della mitosi. Vinblastina, vincristina: chemioterapici Taxolo: ha l’effetto opposto. Si lega ai microtubuli e li stabilizza. Le cellule si arrestano in mitosi, indicando che i microtubuli devono anche depolimerizzare per render il fuso funzionale. PROTEINE CHE SI LEGANO AI MICROTUBULI Una volta che un filamento di citoscheletro si forma per nucleazione e allungamento dal pool di subunità, la sua stabilità e le sue proprietà meccaniche sono spesso alterate da una serie di proteine che si legano lungo i lati del polimero. Le proteine che si legano lungo i lati del microtubulo sono chiamate MAP (Microtubules Associated Proteins). Le MAP, come il tavolo possono stabilizzare i microtubuli contro il disassemblaggio. Le MAP hanno almeno un dominio che si lega alla superficie dei microtubuli e un altro che sporge verso l’esterno. La lunghezza del dominio sporgente può determinare quanto strettamente i microtubuli rivestiti di MAP si compattano insieme. 66 Li stabilizzano dalla depolimerizzazione e ne mediano l’interazione con altri componenti cellulari: creazione di un citoplasma funzionalmente diffrenziato. Ad esempio, nel cervello MAP-1, MAP-2 e tau accelerano la nucleazione nella prima fase di polimerizzazione e ne inibiscono la dissociazione. La stabilizzazione dei microtubuli è importante nelle cellule nervose, dove servono alla struttura di assoni (tau) e dendriti (MAP2). L’inibizione di tau impedisce la formazione dell’assone, mentre i dendriti si formano lo stesso. Le MAP motorie, che includono la chinesina e la dineina, sono motori proteici, così chiamate perché usano ATP per guidare il trasporto di vescicole ed organelli o per creare forze di trascinamento tra i microtubuli. 67 Chinesine, dineine citoplasmatiche (trasporto organelli e mitosi), dineine ciliari (ciglia e flagelli). Chinesine e dineine si muovono in direzione opposte lungo un microtubulo. Hanno una testa globulare che lega ATP ed una coda a bacchetta. L eteste sono motori ad ATPasi che si attaccano ai microtubuli, mentre le code si attaccano a componenti cellulari specifici. ADESIONE CELLULARE Il citoscheletro serviva per controllare la struttura della cellula. 1- Adesione cellula-cellula o cellula-matrice extracellulare: regolata da strutture ben definite (desmosomi, giunzioni aderenti, giunzioni a setto) importante per le cellule epiteliali. 2- Emidesmosomi, contatti focali (actina, fibre di stress) Esistono meccanismi selettivi di adesione tra tipi cellulari diversi e tra questi e la matrice extracellulare, che permettono di dare origine a tessuti definiti negli embrioni. CELLULA EPITELIALE INTESTINALE - Base che si lega alla matrice extracellulare (lamina basale) tramite emidesmosomi e contatti focali (Integrine). Sono adesioni forti che ancorano in modo continuo l’epitelio alla sua lamina basale. - Nella prima zona apicale (appena sotto l’apice della cellula) vi sono giunzioni strette che appiccicano le due membrane in modo che non passi niente attraverso. - Nelle zone intermedie vi sono tre parti: fascia di adesione (Caderina), desmosoma (Caderina) giunzione gap. ADESIONI CELLULA-CELLULA Esistono 3 tipi di adesione cellula-cellula: - interazione omofilica - interazione eterofilica - interazione attraverso due proteine e una proteina che funge da ponte tra queste due. Le caderine sono formate da 3 porzioni. - porzione extracellulare (esterina) costituita da tre zone che legano Ca++ con legami deboli e permettono una conformazione corretta per legare la cellula. - porzione interna alla membrana plasmatica ad alfa elica che a sua volta si lega alla terza porzione, la coda, che lega tre proteine chiamate Catenine α, β e γ che sono associate alla coda formando un complesso per legare i filamenti di actina. La beta catenina è la più importante perché è quella che forma la struttura del complesso per legare l’actina e svolge due funzioni: 1- è attaccata alla caderina 2- quando non è in funzione, si stacca e va nel citoplasma e viene degradata, ma nelle cellule tumorali può staccarsi e andare nel nucleo comportandosi da fattore trascrizionale attivando Myc e quindi il ciclo cellulare. MATRICE EXTRACELLULARE Rete di macromolecole che riempie gli spazi extracellulari. E’ un continuo susseguirsi di proteine fibrose (collagene) che formano una struttura reticolare. All’interno dei tessuti connettivi vi sono i fibroblasti che si muovono da un tessuto all’altro, i macrofagi e i vasi capillari. La matrice extracellulare forma l’impalcatura del corpo dei vertebrati e viene prodotta dai fibroblasti, osteoblasti, condroblasti. 68 Oltre al collagene vi è un’altra proteina che è la laminino, che si associa al collagene stesso formando una rete su cui le cellule possono appoggiarsi. In genere le proteine che sono presenti sono: proteine fibrose = collageni proteine fibrose adesive = fibronectina e laminino proteoglicani = glicosamminoglicani (GAG) che formano un gel molto idratato in cui sono immerse le proteine fibrose; assicurano resistenza alla compressione. CONTATTI CELLULA MATRICE I contatti cellula-matrice sono mediati dalle integrine. I recettori per la matrice cellulare sono molecole di membrana (eterodimeri) ognuno con un suo dominio idrofobico, un dominio extracellulare. Le interazioni sono regolate da cationi (Mg++) e da integrine che non hanno attività proprie ma si associano ad altre proteine per esempio: - nei fibroblasti si legano con i microfilamenti di actina costituendo strutture complesse denominate contatti focali e inoltre si legano con le fibre contrattili per favorire il movimento cellulare - nelle cellule epiteliali formano gli emidesmosomi è questi sono associati con i filamenti intermedi (cheratine). CICLO CELLULARE E APOPTOSI La duplicazione del DNA avviene durante la fase S. Dopo la fase S la segregazione dei cromosomi e la divisione cellulare avvengono nella fase M che richiede molto meno tempo della fase S. L’involucro nucleare si rompe e i cromosomi replicati si attaccano ai microtubuli del fuso mitotico. L’improvvisa separazione dei cromatidi fratelli marca l’inizio dell’anafase, dove i cromosomi si muovono a poli opposti del fuso, dove si ricondensano e riformano nuclei intatti. Per concedere più tempo alla cellula per crescere, fasi gap extra sono inserite nella maggior parte dei cicli cellulari – una fase G1, tra la fase M e la fase S e una fase G2, tra la fase S e la mitosi. Così, il ciclo cellulare eucariotico è tradizionalmente diviso in quattro fasi sequenziali: G1, S, G2 e M. G1, S e G2 sono chiamate complessivamente interfase, che può occupare 23 ore del ciclo cellulare di 24 ore. Le fasi G forniscono alla cellula anche il tempo perché essa controlli l’ambiente interno ed esterno per assicurarsi che le condizioni siano adatte e che le preparazioni siano complete. La fase G1 è la più importante. La sua lunghezza può variare di molto secondo le condizioni esterne e i segnali cellulari che provengono da altre cellule. Se le cellule ritardano in progresso attraverso G 1, possono entrare in uno stato di riposo specializzato chiamato G0. Il sistema di controllo del ciclo cellulare opera secondo diversi stadi. Per i cicli cellulari embrionali, funziona come un orologio. Esso non è influenzato dagli eventi che regola e progredirà attraverso l’intera sequenza di eventi anche se uno di questi eventi non è stato completato con successo. 69 Sensori, rivelano il completamento della sintesi del DNA e, se qualche malfunzionamento impedisce il completamento corretto del processo, segnali vengono mandati al sistema di controllo per ritardare la progressione alla fase successiva. Nella maggior parte delle cellule ci sono certi punti nel ciclo cellulare, chiamati punti di controllo, a cui il ciclo può essere arrestato se gli eventi precedenti non sono stati completati. Al cuore del sistema di controllo del ciclo cellulare sta una famiglia di proteine chinasi note come Cdk (Cicline dependent Kinase). L’attività di queste chinasi aumenta e diminuisce man mano che la cellula progredisce attraverso il ciclo. I cambiamenti ciclici dell’attività delle Cdk sono controllati da una serie complessa di enzimi e proteine. I più importanti regolatori sono le cicline. Le Cdk sono dipendenti dalle cicline per la loro attività: se non sono legate a una ciclina, non hanno attività chinasica. I cambiamenti ciclici nei livelli delle cicline portano all’assemblaggio e all’attivazione ciclici dei complessi ciclina-CdK che scatena a sua volta eventi del ciclo cellulare. Ci sono quattro classi di cicline, ma solo tre sono necessarie in tutte le cellule eucariotiche: 1. le cicline G1/S legano Cdk alla fine di G1 e impegnano la cellula alla replicazione del DNA 2. le cicline S legano Cdk durante la fase S e sono necessarie per l’inizio della replicazione del DNA 3. Le cicline M promuovono gli eventi della mitosi L’aumento e la diminuzione dei livelli di cicline è il determinante primario dell’attività Cdk durante il ciclo cellulare. 70 La replicazione del DNA inizia a livello delle origini di replicazione, che sono sparse in varie posizioni nel cromosoma. A loro si lega un complesso multiproteico, noto come complesso di riconoscimento dell’origine (ORC). Questi complessi si legano alle origini di replicazione per tutto il ciclo cellulare e servono da area di atterraggio per molte proteine regolatrici, tra cui la Cdc6. Essa si lega a ORC all’inizio di G1, dove è necessaria per l’attacco di un complesso composto da proteine Mcm. Il complesso che si forma è il complesso prereplicativo o pre-RC. L’attivazione di S-Cdk scatena la fase S e perciò l’inizio della replicazione assieme a una proteina che fosforila ORC. S-Cdk fa dissociare Cdc6 da ORC dopo che un’origine ha funzionato. il pre-RC si disassembla e impedisce che la replicazione avvenga di nuovo nella stessa origine. Inoltre impedisce a Cdc6 e Mcm di riassemblarsi in qualunque origine. Gli eventi della mitosi sono scatenati da M-Cdk che, attivata, inizia l’accumulo di ciclina M, la cui sintesi aumenta durante G2 e M, a causa soprattutto di un aumento della trascrizione del gene della ciclina M. Questo aumento porta ad un accumulo graduale di M-Cdk. Siccome M-Cdk è repressa da due gruppi fosfato, l’attivazione della fosfatasi Cdc25 rimuove i fosfati inibitori attivano M-Cdk. 71 APOPTOSI Se le cellule non sono più necessarie, queste si suicidano attivando un programma intracellulare di morte. Questo programma è la morte cellulare programmata o apoptosi. Le cellule che muoiono come risultato di un danno acuto tipicamente si rigonfiano e scoppiano, versando il loro contenuto su tutte le cellule vicine (necrosi cellulare) provocando una risposta infiammatoria dannosa. Una cellula che subisce apoptosi invece muore senza danneggiare i suoi vicini. Si raggrinza e si condensa. Il macchinario dell’apoptosi dipende da una famiglia di proteasi chiamate caspasi, con una cisteina nel loro sito attivo. Sono sintetizzate nella cellula come precursori inattivi o procaspasi.. Le caspasi tagliano, attivandole, altre procaspasi, una volta attivate. Alcune tagliano proteine chiave della cellula, altre la lamina nucleare. Le procaspasi sono attivate dalle proteine adattatrici che portano copie multiple di procaspasi specifiche, le procaspasi iniziatrici. L’attivazione può essere scatenata dall’esterno della cellula dall’attivazione dei recettori di morte sulla superficie cellulare. I linfociti killer possono produrre la Fas ligando che si lega la recettore Fas. Le Fas ligando raggruppate reclutano proteine adattatrici che legano e aggregano procaspasi 8, che si tagliano e si attivano a vicenda. Ma quando una cellula è stressata o danneggiata, può suicidarsi, attivando le procaspasi dall’interno. I mitocondri sono indotti a rilasciare il citocromo c nel citosol, dove si attacca a una proteina adattatrice l’Apaf-1 attivandola. Essa attiva la procaspasi 9 e la cellula muore per apoptosi. Ci sono proteine che regolano l’uscita dal mitocondrio del citocromo c, come Bax o Bak. Più queste sono presenti e più citocromi c escono dal mitocondrio (questo perché sono proapoptotici). La famiglia Bcl-2 aiuta a regolare l’attivazione delle procaspasi. Alcuni membri della famiglia, come Bcl-2 inibiscono l’apoptosi, ma altri come Bad la promuovono. Se i geni che codificano Bax o Bak sono inattivati le cellule sono resistenti alla maggior parte degli stimoli che inducono apoptosi. 72