EL SENATO DE LA REPUBBLICA DE COLOMBIA 1. Storia La Colombia ottenne l'indipendenza nel 1819, con l'arrivo del liberatore Simon Bolívar e del suo esercito. Dopo dieci anni di difficile convivenza, Venezuela ed Ecuador, che, insieme a Panamá, erano entrati a far parte della Federazione della Grande Colombia, giunsero alla rottura dell'unione. Le correnti politiche nate durante la lotta per l'indipendenza vennero formalizzate nel 1849, con la fondazione di due partiti politici (dominati dall'élite creola): i Conservatori, con tendenze centraliste e rappresentanti dei proprietari terrieri, della chiesa e dell'esercito, e i Liberali, sostenitori del federalismo ed espressione della borghesia laica. I partiti divisero il Paese in accampamenti di partigiani che avrebbero in seguito dato vita a una serie di insurrezioni, rivolte e guerre civili. Durante il XIX secolo, il Paese visse non meno di 50 rivolte e 8 guerre civili, culminate nella sanguinosa guerra dei mille giorni del 1899. Dopo un periodo relativamente pacifico, la lotta fra Conservatori e Liberali esplose nuovamente nel 1948 con La Violencia, la più cruenta e terribile delle numerose guerre civili colombiane. Dopo il conflitto, durante il quale si registrarono quasi 300.000 morti, i Conservatori cercarono di consolidare il proprio potere. Entrambi i partiti presero poi la decisione di sostenere un colpo di stato militare come estremo rimedio per mantenere il potere e operare un controllo sul crescente numero di bande di ribelli presenti nelle aree rurali. Il colpo di stato, realizzato dal generale Gustavo Rojas nel 1953, rappresenta l'unico intervento militare avvenuto in Colombia nel corso di questo secolo. Tuttavia, l'iniziativa militare non ebbe lunga vita e il tentativo fallì definitivamente nel 1957, quando i Liberali e i Conservatori decisero di dividersi il potere con un accordo politico sancito da un emendamento costituzionale (questo accordo prese il nome di Fronte Nazionale). Il Fronte Nazionale decadde nel 1974, con l'elezione del liberale Alfonso López Michelsen a Presidente del Paese. Ad ogni modo, però, una versione modificata del Fronte Nazionale continuò per altri 17 anni. Nel frattempo, questo monopolio politico incoraggiò la nascita di una serie di gruppi di guerriglia di orientamento marxista: l'esercito per la liberazione nazionale (ELN), le forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC) e il Movimento 19 aprile (M19). Questi gruppi non riuscirono a far cadere il governo, ma arrivarono a controllare intere regioni del paese. Un'altra costante minaccia alla sicurezza era la nascita di squadroni della morte paramilitari che, indipendentemente dal credo politico, combattevano contro qualsiasi gruppo si opponesse all'operato dei cartelli della droga di Medellín e Cali. Nel 1990 un'escalation di violenza, che coinvolse anche alcuni membri della classe politica di governo, minacciò di paralizzare il paese. Nel 1991 venne approvata una nuova Costituzione che conferiva maggiori poteri giudiziari e poteri di controllo al Governo. Nonostante la notevole crescita economica dal 1993 al 1996, le cose continuano ad andar male per la Colombia. Secondo il SIPRI, l'Instituto Internacional de Investigaciòn Sobre Paz, i conflitti interni di questo Paese sono considerati tra i dieci più sanguinosi nel mondo e nell'ultimo anno sono stati paragonati a quelli della ex-Jugoslavia. Il Governo ha sospeso le trattative di pace con i guerriglieri a tempo indeterminato. Nel 2000 gli Stati Uniti hanno stanziato 1,3 miliardi di dollari per sostenere il governo colombiano contro i guerriglieri. Nell'agosto 2002 il presidente Uribe, eletto nel maggio dello stesso anno, ha dichiarato lo stato d'emergenza (misura che permette all'esecutivo di legiferare per decreto senza interpellare il parlamento), ma il Ministro della giustizia ha assicurato che non saranno sospese le garanzie costituzionali. 2. Struttura e funzionamento La Costituzione attualmente in vigore in Colombia venne approvata nel 1991 ed in parte modificata nel giugno del 2004. Il Senato della Colombia è formato complessivamente da 102 membri di cui 100 eletti direttamente dal popolo nel suo complesso e due rappresentanti delle comunità indigene del Paese. L’elezione prevede due circoscrizioni elettorali nazionali, l’una per la distribuzione dei cento seggi, l’altra, speciale, per la scelta dei rappresentanti delle comunità indigene. L’assegnazione dei seggi avviene su base proporzionale, secondo il sistema dei resti più alti e delle liste bloccate. Per quanto riguarda la scelta dei rappresentanti nella circoscrizione speciale è previsto un sistema fondato sulla formula del quoziente elettorale. Per essere eletti rappresentanti delle comunità indigene è comunque necessario aver ricoperto la carica di autorità tradizionale all’interno delle stesse comunità indigene o aver diretto una organizzazione ad esse collegate. I senatori durano in carica quattro anni. Per poter essere eletti alla carica è necessario aver compiuto il trentesimo anno di età ed essere cittadino colombiano, nel pieno possesso dei diritti civili e politici. La carica di senatore è incompatibile con quella di alto funzionario, con lo svolgimento di certi impieghi nel settore pubblico. Inoltre, non possono essere eletti senatori coloro che sono legati da contratti di fornitura allo Stato. I lavori del Senato della Colombia si organizzano in due sessioni annuali, l’una dal 20 luglio al 16 dicembre, l’altra dal 16 marzo al 20 luglio. In ogni caso il Senato potrà sempre essere convocato in sessione straordinaria dal Presidente della Repubblica, per un tempo e secondo un ordine del giorno che spetta allo stesso Capo dello Stato determinare. La Costituzione prevede anche la possibilità di convocare il Senato in sessione speciale, quando durante lo stato di urgenza è riunito il pieno del Congresso, o in sessione permanente. Ogni anno i senatori eleggono il proprio Presidente. Il Presidente non è rieleggibile e deve lasciare il proprio incarico solo in caso di dissoluzione dell’Assemblea, in caso di morte o di dimissioni . Il Presidente viene eletto fra i senatori stessi, a maggioranza espressa ad un solo turno. Fra le altre funzioni espletate, il Presidente del Senato è chiamato a presiedere il Congresso. L’attività del Senato è organizzata entro sette commissioni, composte da un numero variabile di membri. Quelle che prevedono la partecipazione più alta di senatori sono la prima, con 19 membri e la seconda e la quinta con 13 componenti. Sono previste, altresì, anche sei commissioni speciali e quattro commissioni definite accidentales. I senatori, così come i membri della Camera dei rappresentanti, godono dell’immunità per le opinioni e per i voti espressi nell’esercizio delle loro funzioni. In caso di delitto, i senatori potranno essere giudicati solo dalla Corte Suprema di Giustizia, unico organo che potrà ordinare la loro detenzione. In caso di flagranza di reato al fermo dovrà seguire immediatamente la loro messa a disposizione. 3. Funzioni Il Senato partecipa del potere legislativo. Ai senatori è riconosciuto il diritto di iniziativa legislativa, così come ai membri della Camera dei rappresentanti e del Governo. Nelle materie di loro competenza sono parimenti legittimati a proporre progetti di legge la Corte costituzionale, il Consiglio superiore della magistratura, la Corte suprema di giustizia, il Consiglio di stato, il Consiglio elettorale nazionale, il Controllore generale della Repubblica, il Ministro della giustizia ed il Difensore del popolo. Prima di essere esaminate dalla rispettive commissioni, i progetti di legge devono essere pubblicati nella Gazzetta del Congresso. Successivamente dovranno essere adottati negli stessi termini in prima lettura dalle rispettive commissioni di ciascuna Camera ed in seconda lettura da entrambe le Assemblee secondo le procedure del bicameralismo perfetto. Qualora le due Camere non raggiungano un accordo sul testo da approvare, sarà costituita una commissione bicamerale per la redazione di un testo concordato. La legge è promulgata dal Presidente della Repubblica o in caso di rifiuto dal Presidente del Congresso. Il Presidente della Repubblica può infatti rifiutarsi di promulgare una legge per motivi di incostituzionalità o di opportunità. In questo caso il testo di legge è inviato nuovamente alle Camere. Se il rifiuto è dovuto ad un dubbio sulla costituzionalità del testo, qualora la legge sia nuovamente votata sarà la Corte costituzionale a pronunciarsi entro sei giorni sulla sua legittimità. Quando all’origine del veto vi sono ragioni di opportunità, il parere del Presidente potrà essere superato solo dal voto favorevole espresso dalla maggioranza assoluta delle due Camere. I progetti di legge aventi ad oggetto le relazioni internazionali devono essere presentati in primo luogo al Senato, mentre i progetti di legge in materia finanziaria sono depositati direttamente presso la Camera dei deputati. Il Senato può convocare ministri ed alti funzionari. Dovranno comunque presentare un rapporto annuale entro i quindici giorni successivi l’apertura della legislatura il Procuratore generale della Nazione, il Difensore del popolo, il Controllore generale della repubblica, i ministri ed i direttori di Dipartimento, la Banca centrale. I senatori potranno in ogni caso indirizzare domande scritte al Governo. Il venir meno agli obblighi di comunicazione ed informazione nei confronti del Senato (e della Camera dei rappresentanti) potrà determinare la presentazione di una mozione di sfiducia ed il conseguente voto di censura rivolto ad uno o più ministri del Governo, con conseguente destituzione dalla funzione. Il Senato partecipa al procedimento di revisione costituzionale attraverso il Congresso. La Costituzione potrà essere modificata su richiesta di 10 membri del Governo o di almeno il 5% degli elettori o del 20% dei Consiglieri municipali o generali. La proposta è discussa e votata dal Congresso in due sessioni consecutive. In prima deliberazione il testo dovrà essere votato dalla maggioranza semplice di ciascuna Camera. In seconda deliberazione dalla maggioranza assoluta. Il Senato si pronuncia sulle dimissioni del Presidente e del Vice presidente della Repubblica. Ha il potere di dichiararne lo stato di incapacità psichica permanente ed è autorizzato a svolgerne le funzioni durante il periodo di vacanza. Il Senato giudica, inoltre, delle accuse mosse al Capo dello Stato, alla Corte costituzionale, ai membri del Consiglio superiore della magistratura o al Procuratore generale della Nazione da parte della Camera dei rappresentanti. Solo il Senato può dichiarare la guerra e permettere il passaggio di truppe straniere sul territorio statale. Al Senato compete infine il potere di autorizzare gli ex Presidenti della repubblica a lasciare il territorio nazionale nell’anno successivo la fine del loro mandato. Il Senato ha competenza esclusiva nella nomina dei magistrati della Corte Costituzionale e del Procuratore generale della Nazione. 4. Collocazione nel sistema La Colombia è una repubblica presidenziale caratterizzata da una forte instabilità di governo legata ad un multipartitismo estremo che si presenta più come una conseguenza che come una causa. Alla base della scarsa continuità istituzionale della Colombia vi sarebbero piuttosto da una parte l’incapacità dello Stato di opporsi alla lotta delle bande di guerriglieri operanti su tutto il territorio della Nazione, dall’altra la sempre più incisiva preponderanza dei cartelli dei narcotrafficanti (soprattutto di Medellin e di Cali) nella vita politica ed economica del Paese. È difficile dunque poter analizzare il sistema di un Paese in cui i periodi di emergenza finiscono con il confondersi con l’ordinaria amministrazione ed in cui lo stato di eccezione costituisce l’unica vera prassi. A partire dal solo dato normativo, sembrerebbe che la Costituzione assegni un ruolo dominante nella gestione della cosa pubblica al Senato, che diviene l’organo di contatto fra la Presidenza ed il potere legislativo. FONTI www.ipu.org www.senat.fr/senatsdumonde/ www.political/resources.net www.georgetown.edu/pdba www.senado.gov.co/ www.latinobarometro.org BIBLIOGRAFIA A. M. Hernandez, Riflessioni sintetiche sull’attuale situazione e le prospettive dei sistemi politici e costituzionali nell’america latina, in Diritto Pubblico Comparato, 2004, 1628 ss. P. Martino, Fallimento del referendum di riforma costituzionale, in Diritto Pubblico Comparato, 2004, 137 ss. J. M. Paine, D. Zovatto, F. Carillo, Florez, A. Allamand Zavala, Democracies in Development: politics and Reform in Latin America, Washington, DC, published by the Inter – American Development bank and the International Institute for Democracy and Electoral Assistance, Baltimore, Md, 2002, 1-6. D. Zovatto, La reforma politico electoral America Latina. Evolución situción actual y tendencias 1978 – 2001, in Derecho y cultura, n. 6, 2002, 56. L. Mezzetti, Le democrazie incerte, Torino, 2000. D. Valadés, M. Carbonell (a cura di), Constitucionalismo iberoamericano del siglo XXI, Mexico, UNAM – Camara de Diputados, LVII legislatura, 2000. E. Garzón Valdés, Derecho y democracia en America Latina, in Revista de la Facultad de Derecho y Ciencia Sociales de la Universidad Nacional de Cordoba, 2000, vol. 7, n. I –II. M. Fernandez B., D. Nolhen, El presidencialismo renovado. Instituciones y cambio politico en America Latina, Caracas, Nueva Sociedad, 1998. I paesi andini, a cura di Guido Guidi, Eduardo Rozo Acuña , Milano, 1990. Constitucion politica de Colombia, Bogotà, 1991. (a cura di Anna Mastromarino)