I bimbi ansiosi hanno l`amigdala più sviluppata

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IL CAFFÈ
13 luglio 2014
I disturbi
d’ansia toccano,
singolarmente o
insieme, l’8-12%
della popolazione
formata da bambini
e adolescenti
tra
parentesi
I maschi sono
prevalenti nei disturbi
dell’infanzia, mentre
le femmine lo sono
nella pubertà e
nell'adolescenza
BenEssere
Disturbi ossessivo-compulsivi, panico
o fobia. Una parte del cervello
si modifica, si estende ed è più attiva
Il disturbo
ossessivocomplulsivo
tocca
un bambino
su 200
I bimbi ansiosi
hanno l’amigdala
più sviluppata
Il disturbo d’ansia
nei bambini più
grandi e il disturbo
di panico solitamente
non si presentano
prima
della pubertà
Il disturbo
d’ansia
di separazione
è più frequente
nei bambini
più piccoli
ANTONINO MICHIENZI
A
volte può essere difficile accettarlo. Il fatto che un
bambino possa soffrire di disturbi d’ansia appare
una cosa innaturale. Eppure è così: i piccoli possono essere colpiti esattamente come i grandi da questi disturbi, in tutte le loro forme: dal disturbo ossessivo-compulsivo al disturbo d’ansia generalizzato, dal disturbo di
panico all’agorafobia, dalla fobia specifica alla fobia sociale, fino agli stati d’ansia dovuti ad una condizione medica. In più, alle declinazioni adulte della patologia, se ne
aggiunge anche una specifica dell’infanzia: il disturbo
d’ansia di separazione. Quanto siano frequenti non è noto: qualcuno stima addirittura che, mettendo insieme
bambini e adolescenti, si possa ritenere che 1 su 10 soffra
di disturbi d’ansia.
La realtà è che distinguere tra comportamenti un po’
anomali, ma tutto sommato fisiologici, e malattia vera e
propria nei bambini è molto difficile. E non bisogna cedere alla tentazione di appiccicare per forza l’etichetta di
malato a un bambino che non si comporta esattamente
come vorremmo. A breve, però, forse distinguere i casi di
disturbo vero dai semplici comportamenti eccessivi sarà
più facile. Uno studio condotto da ricercatori della Stanford University School of Medicine e pubblicato sulla rivi-
Questo
amore
nostro
La lettera
L’uomo non è granché a letto
e noi dobbiamo farci in quattro
H
I disturbi
d’ansia
sono i disturbi
più frequenti
tra i bambini,
ma spesso sono
sottovalutati
o quarantadue anni e sono una sua assidua lettrice. Ho
alle spalle due relazioni, una di quattro, l’altra di sei anni, e da otto sto con un uomo di poco più grande di me.
Posso dire di aver beneficiato della sessualità con i primi due
e di continuare ad apprezzarla con l’attuale compagno. Ammetto che il mio desiderio sessuale, dopo un certo tempo
dall’inizio della storia, subisce
un notevole calo, anche se la Scrivi a LINDA ROSSI
sessualità, quando c’è, è molto psicoterapeuta e sessuologa
piacevole e soddisfacente.
Ma non le scrivo per questo Posta: Linda Rossi – Il Caffè
particolare, seppur diffuso, Via Luini 19 - 6600 Locarno
aspetto della sfera intima. Leg- E-mail:
gendo diverse sue risposte ai [email protected]
lettori, o piuttosto alle lettrici,
ho notato che lei consiglia alla
donna di trovare, o ritrovare, stimoli personali, di ricorrere a
letture erotiche e al basculamento del bacino alfine di appropriarsi del desiderio e dell’appagamento sessuale. Mi sono però chiesta come mai si può incontrare un uomo favoloso a letto e tutto va bene, mentre se ci capita di trovarne uno che lo è
molto meno, o proprio per niente, siamo noi donne a doverci
impegnare moltissimo per trarne qualche piacere?
sta Biological Psychiatry ha mostrato infatti che l’ansia
nei bambini è correlata a specifiche peculiarità della
struttura cerebrale e in particolare a una più ampia estensione del “centro della paura” presente nel cervello.
Lo studio è stato condotto su 76 bambini di età compresa tra i 7 e i 9 anni, il periodo in cui cominciano a
emergere in maniera chiara i sintomi legati all’ansia. I ricercatori hanno raccolto dai genitori le informazioni sui
Cambia il volume del centro
neurale che gestisce gli stati di
paura e che “anticipa” il dolore
livelli di ansia percepita nei loro figli e poi sottoposto i
bambini a risonanza magnetica. Si sono concentrati su
una specifica area del cervello, l’amigdala, un vero e proprio centro di elaborazione delle paure, scoprendo che
nei bambini con alti livelli di ansia quest’area è più grande rispetto ai bambini con livelli di ansia bassi. Inoltre,
questa parte del cervello aveva più collegamenti con le altre regioni cerebrali coinvolte nell’attenzione e nella percezione delle emozioni.
“È stato sorprendente osservare come le alterazioni
della struttura e della connettività dell’amigdala erano
così significativi in bambini con alti livelli di ansia”, ha
commentato il primo firmatario dello studio Shaozheng
Qin, secondo cui la scoperta rappresenta un importante
passo avanti per identificare i bambini a rischio di disturbi d’ansia.
Per i ricercatori rimane soltanto un problema: la ricerca non è stata in grado di dire se l’espansione dell’amigdala e delle sue connessioni sia la causa dell’ansia precoce nei bambini o, viceversa, se sia quest’ultima a modificare la struttura del cervello.
Per scoprirlo occorreranno altri studi. Intanto, sempre dagli Stati Uniti arriva un consiglio su come favorire il
benessere dei bambini. Sulle pagine della rivista Pediatrics, l’Accademia Americana di Pediatria raccomanda ai
genitori di leggere ogni giorno a voce alta davanti ai propri figli già dalla prima infanzia. Questa attività permetterebbe ai bambini di arrivare in età scolare più pronti per
apprendere a leggere e a parlare correttamente, facendo
loro raggiungere migliori risultati a scuola. Soprattutto,
l’esperienza di ascoltare una favola letta ad alta voce da
mamma o papà promuove lo sviluppo sociale ed emotivo
del bambino.
La risposta di Linda Rossi
Sessualmente è la donna
che di solito deve imparare
L
a sua domanda mi permette
di chiarire un dubbio che
potrebbe essere venuto anche ad altre persone. Inizio a risponderle dicendo che, in generale, chi deve fare maggiori apprendimenti sessuali è la donna.
Comunque, di fronte alla richiesta d’aiuto da parte di una donna
per quanto riguarda, in particolare, il desiderio sessuale, posso dire che se la persona mi consulta
nel mio studio di sessuologia clinica, ho la possibilità di chiederle
se quel tipo di desiderio non lo
prova più per nessun uomo, o
soltanto per suo marito o il suo
compagno.
Inoltre, le posso porre domande specifiche su eventuali
dolori che potrebbe provare
durante o subito dopo l’atto
sessuale, ciò che può spiegare il calo o la mancanza
di desiderio sessuale. Le
posso anche chiedere se
prova sensazioni interne
(vaginali) ed esterne (sul
corpo esterno, sulla clitoride in modo specifico) e se è
in grado di raggiungere l’orgasmo. Mi informo su come si
muove durante l’incontro amo-
roso, sempre che si muova, con il
suo corpo, con il bacino soprattutto.
Tutte queste informazioni mi
permettono di situare il problema di desiderio sessuale nel giusto contesto. Ovviamente attraverso la rubrica non ho la possibilità di fare questo tipo di indagine, e devo attenermi alle informazioni che mi scrivono. D’altro
lato, se la persona che mi interpella è una donna, è a lei che darò
tutto il potere possibile per modificare la sua realtà sessuale, corporea, legata all’immaginario e al
suo comportamento nella relazione di coppia. Quello che mi
sono sovente ritrovata a fare è di
intervenire, seppure indirettamente, anche sul proprio partner.
Alla donna che ho di fronte
suggerisco di spiegare al suo uomo, con i dovuti modi s’intende e
senza essere invasiva o controllante, come funziona la salita eccitatoria, come muoversi per ottenere maggiori sensazioni ed eccitazione per lei e di conseguenza
anche per lui. Nella maggior parte dei casi il messaggio passa bene e questo per il piacere e la soddisfazione di entrambi.
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