Facoltà di Medicina e Psicologia Tesi di Dottorato di Ricerca 25°ciclo Metodologie di Ricerca Sperimentale e Clinica in Oncologia Studio retrospettivo sulla valutazione della correlazione tra mutazioni farmacogenomiche relative al metabolismo dei Taxani e tossicità in corso di trattamento con tali farmaci in pazienti affetti da tumori solidi Relatore Chiar.mo Prof. Vincenzo Ziparo Dottoranda Valeria Durante Anno Accademico 2012-2013 INDICE INTRODUZIONE 3 Il Docetaxel 5 Il Paclitaxel 7 Polimorfismi genetici che influenzano la risposta ai farmaci Citocromo P450(CYP450) Citocromo P450 3A4 Citocromo P450 3A5 CYP1B1*3 8 Polimorfismi di CYP450 e metabolismo del Docetaxel 13 Trasportatori di efflusso abc-ABCB1(p-glicoproteina) 16 PARTE SPERIMENTALE 19 MATERIALI E METODI Criteri di inclusione Criteri di esclusione Determinazione del genotipo Valutazione della tossicità post-trattamento 20 ANALISI STATISTICA Variabili utilizzate Metodi statistici 24 RISULTATI 26 CONCLUSIONI 31 DISCUSSIONE 32 BIBLIOGRAFIA 35 2 INTRODUZIONE I taxani sono farmaci estesamente rappresentati nell’ambito dei regimi chemioterapici per numerose neoplasie, sia in fase adiuvante all’interno di schedule polichemioterapiche sia in fase metastatica per lo più in monoterapia. I Taxani rappresentano una delle classi farmacologiche più attive nel trattamento delle neoplasie solide (carcinoma mammario, polmonare, ovarico, prostatico, gastrico). Essi derivano dalla Taxus brevifolia, una pianta del nord-ovest del pacifico. Della famiglia dei taxani fanno parte il Paclitaxel e il Docetaxel, ottenuti attualmente per via semisintetica da un precursore facilmente disponibile, il 10-deacetil-baccatina III derivato dagli aghi di Taxus Baccata una pianta europea. L’attività antitumorale dei Taxani è il risultato del legame del farmaco alle subunità β della tubulina, che provoca la stabilizzazione della polimerizzazione della tubulina; questa stabilizzazione causa l’arresto del ciclo cellulare in fase G2/M inibendo così la mitosi e provoca un ammasso di microtubuli senza formazione di un fuso mitotico funzionale1. Diverse osservazioni hanno evidenziato che la diminuzione della densità delle cellule neoplastiche che segue l’apoptosi indotta dai taxani, si associa ad un aumento del diametro dei vasi tumorali e ad una riduzione della pressione microvascolare e interstiziale, il risultato è una maggior penetrazione e distribuzione del farmaco nei tumori solidi. Vengono, altresì, alterati eventi mediati dal sistema di microtubuli come: il trasporto intracellulare, la trasmissione di segnali e la motilità della cellula. I microtubuli sono composti da eterodimeri di α–tubulina e β–tubulina; i taxani bloccano la divisione cellulare legandosi alla β–tubulina, stabilizzando i microtubuli e portando la cellula alla morte2. Considerando la farmacologia molecolare dei due taxani, il docetaxel appare legarsi alla β-tubulina con maggiore affinità ed avere una più ampia attività antitumorale diretta attraverso un effetto apoptotico mediato dalla fosforilazione di bcl-2. Inoltre, il docetaxel presenta un tempo di ritenzione più lungo del paclitaxel nelle cellule tumorali, ciò a causa del maggior assorbimento e del più lento efflusso. 3 L’efficacia dei regimi di trattamento delle neoplasie solide comprendenti Docetaxel e Paclitaxel è gravata, tuttavia, dallo sviluppo di importanti effetti collaterali legati al farmaco fino a tossicità di entità tale da dover interrompere definitivamente l’utilizzo di queste classi farmacologiche. Risultano tra le più frequenti le tossicità: 1) Gastrointestinale: stomatite, diarrea, nausea, vomito, disgeusia, stipsi, dolore addominale, dispepsia, xerostomia. Stomatite e mucosite di grado 2 o 3 si riscontrano con una percentuale del 10-20%. Nausea e vomito sono generalmente di lieve entità. 2) Ematologica: alla dose di 100 mg/m² in infusione di 1 ora ogni tre settimane l’incidenza di neutropenia di grado 4 è pari al 70-80% mentre l’incidenza di neutropenia febbrile è del 10-15% circa. Altre alterazioni del sangue e del sistema linfatico riscontrabili sono: anemia, infezioni (comprese sepsi e polmonite), trombocitopenia ed episodi emorragici, epistassi. 3) Neurologica: la neurotossicità sensitiva e motoria è inferiore al 10% per il grado 2 o 3; altri segni neurosensoriali di grado da lieve e moderato sono caratterizzati da disestesia, dolore e/o bruciore; gli eventi neuromotori sono rappresentati principalmente da debolezza, vertigini e cefalea. 4) Reazioni d’ipersensibilità: la tossicità cutanea (10-12% di grado 3 o 4) si manifesta principalmente come rash maculo-papulare eritematoso e pruriginoso che generalmente si distribuisce a livello di avambracci, mani e piedi, ma anche sotto forma di desquamazione di mani e piedi, di sindrome mano-piede e di onicopatia. 5) Ritenzione di fluidi: tossicità di frequente riscontro è la ritenzione idrica (edemi declivi bilaterali, versamento pleurico, pericardico, ascite, aumento di peso) che può arrivare ad essere un fattore dose limitante. Tale reazione potrebbe essere dovuta nel docetaxel al polisorbato 80 noto per avere il potere di alterare la permeabilità delle membrane cellulari. La frequenza di tale fenomeno, che incide notevolmente sulla qualità di vita del paziente, può essere ridotta grazie alla premedicazione con corticosteroidi ed alla prescrizione di diuretici risparmiatori di potassio. 6) Alterazioni del metabolismo e della nutrizione comprendono: anoressia, 4 riduzione dell’appetito, disidratazione, calo ponderale. 7) Soprattutto con la somministrazione settimanale possono manifestarsi: congiuntivite lieve o moderata, aumento della lacrimazione, artromialgie, malessere, insonnia ed astenia. 8) Le alterazioni dell’apparato respiratorio comprendono: dispnea, faringolaringodinia, tosse e rinorrea. Il Docetaxel Il Docetaxel è formulato in polisorbato 80. Questo analogo del Paclitaxel è di elevatissima efficacia e presenta una formula che differisce dal paclitaxel per il gruppo in C10 nell’anello baccatinico e quello in C5 della catena laterale (Fig.1). Fig. 1 Docetaxel N-debenzil-N-tert-butossicarbanil-10-deacetil paclitaxel Meccanismo di azione Il Docetaxel è un farmaco citotossico che promuove la formazione di microtubuli dai dimeri della tubulina e stabilizza i microtubuli prevenendo la depolimerizzazione. Questa stabilità provoca l’inibizione della normale riorganizzazione dinamica della rete dei microtubuli, che è essenziale per l'interfase vitale e per le funzioni mitotiche cellulari. Inoltre il Docetaxel induce la formazione di anomale matrici di microtubuli 5 o gruppi di microtubuli attraverso il ciclo cellulare interferendo con la normale funzione di crescita degli stessi. Mentre medicinali come la colchicina causano la depolimerizzazione dei microtubuli in vivo, il Docetaxel arresta la loro funzione con il meccanismo opposto stabilizzando la loro struttura. Ciò impedisce alla cellula di utilizzare il proprio citoscheletro in modo efficiente. In particolare, il Docetaxel si lega alle β-subunità della tubulina. La tubulina è il “mattone costitutivo” dei microtubuli ed il legame con il Docetaxel blocca tale mattone in posizione. Il complesso microtubulo/docetaxel risultante non ha la possibilità di scomporsi. Ciò influenza negativamente il funzionamento della cellula perché l’accorciamento ed allungamento dei microtubuli (instabilità dinamica) è necessario per la sua funzione come via di trasporto per la cellula. I cromosomi, ad esempio, si affidano a questa proprietà dei microtubuli durante la mitosi. Ulteriori ricerche hanno indicato che il Docetaxel induce la morte cellulare programmata (apoptosi) nelle cellule cancerogene legandosi ad una proteina che arresta l’apoptosi, chiamata Bcl-2 (B-cell leukemia 2), bloccandone così la funzione. Legame con le proteine Circa il 94% legato alle proteine, principalmente con α1-glicoproteina acida, albumina e lipoproteine. Metabolismo ed eliminazione Il metabolismo del Docetaxel è essenzialmente epatico. Gli studi in vitro hanno mostrato che il Docetaxel è metabolizzato dall’isoenzima CYP3A4 (un metabolita principale, tre minori). Il Docetaxel è eliminato sia nelle urine che nelle feci, secondo il metabolismo ossidativo del gruppo estere terz-butilico, ma l’escrezione fecale è la via di eliminazione principale. Dopo sette giorni l’escrezione urinaria e quella fecale eliminano rispettivamente il 6% ed il 75% della radioattività somministrata. 6 Il Paclitaxel Il Paclitaxel è costituito da un anello taxanico o baccatinico a 15 atomi di C legato ad un anello ossietanico in posizione C4 e C5. In posizione C13 è legato un estere indispensabile per l’attività antitumorale. Meccanismo di azione Il Paclitaxel è un farmaco citotossico con farmacodinamica simile a quella del Docetaxel; favorisce la polimerizzazione della tubulina legandosi, reversibilmente, alla subunità β della forma polimerizzata, piuttosto che sui dimeri della tubulina, in corrispondenza di siti diversi da quelli degli alcaloidi della Vinca. L’aumentata formazione di microtubuli avviene anche in assenza di GPT, sostanza indispensabile per la polimerizzazione della tubulina. Il farmaco favorisce, altresì, la stabilizzazione dei microtubuli inibendone la polimerizzazione. I microtubuli formati sono disorganizzati e allineati in fasci paralleli. L’effetto sulla cellula è il blocco della mitosi. Numerosi altri effetti sono legati all’azione sul sistema microtubuli-tubuli in fasi del ciclo diverse da quella mitotica con alterazione del trasporto intracellulare, della trasmissione di segnali, della motilità della cellula. Legame con le proteine Il Paclitaxel è legato in gran parte alle proteine plasmatiche (>95%). Il legame con le piastrine è diffuso e saturabile, quello con gli eritrociti è insignificante. Metabolismo ed eliminazione Il Paclitaxel è metabolizzato soprattutto attraverso l’idrossilazione epatica (CYP450). Viene eliminato per via biliare. Il metabolita più importante nel sangue e nella bile è il 6α-idrossi-paclitaxel. Meno del 10% della dose somministrata è eliminato intatto nelle urine. La penetrazione nel sistema nervoso centrale è trascurabile mentre diffonde facilmente nei versamenti. 7 Polimorfismi genetici che influenzano la risposta ai farmaci Esiste una marcata variabilità, sia interindividuale che inter-etnica nella capacità di metabolizzare i farmaci. Tale variabilità rende parzialmente conto delle differenti risposte (il cui range può variare dalla mancanza di effetti clinici alla comparsa di gravi effetti tossici) alla stessa dose di farmaco, quotidianamente osservate nella pratica clinica. Nell’ambito delle modificazioni di natura genetica del metabolismo dei farmaci, si ritiene che la maggioranza dei geni contenga variazioni casuali della sequenza nucleotidica tra i diversi individui, sviluppatesi nel corso dell’evoluzione; quando tali variazioni avvengono nella sequenza codificante o regolatoria, possono portare all’inserzione di un aminoacido diverso a livello di una specifica posizione nella proteina e conseguentemente a modificazioni della sua funzione o possono influenzare i meccanismi di trascrizione e traduzione, modulando quindi i livelli di espressione dei prodotti genici (mRNA e proteine). Le variazioni nella sequenza del DNA che sono presenti almeno nell’1% della popolazione sono definite polimorfismi. Tali polimorfismi genici danno luogo a enzimi con diversi livelli di attività metabolica o a recettori con diversa affinità per il farmaco, modificando la risposta farmacologica di un individuo. Le variazioni genetiche riguardano più spesso un singolo nucleotide e sono pertanto definite polimorfismi a singolo nucleotide (SNP), ma possono interessare anche più nucleotidi o anche ampi tratti di DNA: si tratta ad es. di sostituzioni, inserzioni, delezioni, amplificazioni e traslocazioni. Esse si riferiscono a tratti monogenici, cioè a polimorfismi di un singolo gene codificante una proteina coinvolta nel metabolismo o nell’effetto di un farmaco, che causano risposte individuali variabili ai farmaci. Noti esempi dell’importanza di questi polimorfismi genetici per il trattamento del cancro (ossia variazioni genetiche che si verificano in più dell’1% della popolazione) sono ad esempio: il gene della diidropirimidina deidrogenasi (DPD) per il 5-FU; il gene della 5,10- metilentetraidrofolato reduttasi (MTHFR) per il metotrexato; il polimorfismo del gene dell’UDP-glucoronosiltrasferasi1A1 (UGT1A1) rispetto al trattamento con irinotecano, il gene della glutatione S-transferasi (GST) per il trattamento con 8 cisplatino ed etoposide oltre ad enzimi del citocromo P450 (CYP). La documentazione sulla variabilità genetica degli enzimi del CYP450 è notevolmente aumentata negli ultimi anni evidenziando come le capacità ereditate da questo sistema detossificante possano essere importanti per predire l’esito del trattamento farmacologico.3 Citocromo P450 (CYP450) I citocromi P450 sono un gruppo di eme-tiolato monossigenasi: una serie di isoenzimi localizzati sulle membrane microsomiali del reticolo endoplasmatico liscio principalmente a livello epatico e/o in tessuti extraepatici, quali il tratto gastrointestinale, i reni, i polmoni, la cute ed il sistema nervoso centrale, coinvolti nel sistema di trasporto di elettroni NADPH-dipendente. Esso catalizza una varietà di reazioni d’ossidazione di componenti non correlate strutturalmente (es. l’ossidazione in posizione 8 della caffeina, la sulfonidazione dell’omeprazolo o l’idrossilazione in posizione 1’ e 4’ del midazolam), includendo, inoltre, gli xenobiotici, gli steroidi e gli acidi grassi. Tutte le isoforme enzimatiche del citocromo P450 sono proteine contenenti un gruppo eme, inizialmente identificate come pigmenti rossi (P) poichè producevano una caratteristica banda di assorbimento spettrofotometrico a 450 nm. Gli isoenzimi del citocromo P450 sono stati suddivisi in famiglie e sottofamiglie, in base alla somiglianza strutturale nella sequenza aminoacidica ed indicati con il prefisso CYP seguito da un primo numero indicante la famiglia, una lettera indicante la sottofamiglia ed un secondo numero indicante il singolo isoenzima. Negli ultimi anni sono stati identificati circa trenta CYP, sette dei quali svolgono un ruolo determinante nel metabolismo dei farmaci. Citocromo P450 3A4 Nell’uomo la sottofamiglia del CYP3A, posizionata nel cromosoma 7, è responsabile del metabolismo di circa il 50% dei farmaci. E’ la sottofamiglia più vasta degli enzimi espressi nel fegato e nell’intestino. Essa comprende i geni CYP3A4, CYP3A5, CYP3A7, CYP3A43. I CYP3A rappresentano circa il 30 % di tutti gli isoenzimi del CYP450 presenti a 9 livello epatico ed essendo caratterizzati da un’ampia specificità di substrato, contribuiscono al metabolismo di circa il 50% dei farmaci utilizzati4,5, tra cui sono identificati: antidepressivi triciclici, benzodiazepine, calcio-antagonisti, antibiotici (eritromicina, claritromicina), antistaminici (terfenadina, astemizolo) e molti altri tra cui i taxani, la ciclosporina, l’alfentanil e il lovastatin. Il CYP3A4 è anche responsabile del metabolismo di alcuni ormoni endogeni come ad esempio della 6β-idrossilazione di cortisolo, testosterone e desametasone. Farmaci quali gli antifungini azolici (ketoconazolo, itraconazolo, fluconazolo), antibiotici macrolidi (eritromicina, claritromicina, troleandromicina) e la cimetidina sono potenti inibitori di questa isoforma, anche alcuni flavonoidi naturali presenti nel succo di pompelmo (narigenina, quercitina) sono in grado di inibire il CYP3A4 e possono quindi determinare significative interazioni. Il CYP3A4 è anche soggetto all’effetto induttore di farmaci quali alcuni antiepilettici (carbamazepina, fenitoina), barbiturici, rifampicina e glucocorticoidi (desametasone), nonché di alcuni fitoterapici come l’Hypericum Perforatum (o Erba di San Giovanni). Riveste un certo interesse il fatto che l’attività del CYP3A4 sembra essere più elevata nelle donne che negli uomini come dimostrato con il metilprednisolone. Si deve infine ricordare che il CYP3A4 è l’enzima maggiormente rappresentato a livello del tratto gastrointestinale, dove può essere responsabile del metabolismo di molti farmaci (terfenadina, astemizolo, triazolam). Polimorfismi del CYP3A4 (CYP3A4*1B) Per il CYP3A4, il più importante membro della sottofamiglia del CYP3A, sono stati descritti venti polimorfismi genetici basandosi sia sulla specificità del substrato che sulla quantità di proteina nel fegato, ma tutti questi hanno bassa frequenza allelica <1% secondo Van Schaik6 rendendoli improbabili target nello screening farmaco genomico. L’unica eccezione di questi potrebbe essere la variante allelica del promotore CYP3A4*1B (392 A>G) originariamente definito CYP3A4-V7 il quale ha una frequenza allelica del 2-9% nei Caucasici, 35-67% negli Afro-americani ed è raro negli Asiatici. Questo polimorfismo è associato ad un moderato incremento di 1,2-1,9 volte della 10 trascrizione e quindi dell’attività, sebbene quest’effetto non sia sempre stato confermato in altri studi. Poiché l’espressione del CYP3A è altamente suscettibile all’induzione e all’ inibizione della trascrizione, non è chiaro se la differenza di 1,2-1,9 volte nell’induzione, dovuta all’allele CYP3A4*1B, contribuisca significativamente alla variazione osservata di quaranta volte nell’attività in vivo del CYP3A4. L’utilizzo di un costrutto più piccolo del promotore, usato nell’esperimento di Spurdle8, ha portato gli autori a non tener conto dell’effetto dell’allele CYP3A4*1B. Poiché le varianti alleliche del CYP3A4 che codificano significativamente per un’attività alterata sono veramente rare, ci si deve aspettare solo un ruolo limitato nel predire l’attività enzimatica del CYP3A4 tramite l’analisi farmacogenetica. L’unica eccezione sembra essere, per l’appunto, l’allele CYP3A4*1B basato sulla frequenza allelica e sulla sua associazione con la maggior attività di CYP3A sia direttamente che dovuta al linkage genetico con l’allele CYP3A5*15. Citocromo P450 3A5 Il CYP3A5 viene espresso soltanto nel 10-40% dei Caucasici, poiché l’omozigosi dell’allele CYP3A5*3 provoca uno splicing aberrante e causa l’assenza della proteina e quindi dell’attività del CYP3A5. La frequenza allelica dell’allele CYP3A5*3 varia dall’89-94% nei Caucasici, 71-75% negli Est-Asiatici, 60-65% negli Ispanici, fino al 29-35% nei neri. Attualmente sono stati descritti tredici polimorfismi genetici, ma il CYP3A5*3 sembra essere la variante allelica maggiore. L’importanza della genotipizzazione del CYP3A5 dipenderà dal contributo di quest’enzima al metabolismo dello specifico farmaco mediato dal CYP3A. Per molti farmaci questo contributo non è del tutto conosciuto, ma degli studi che identificano differenze interindividuali nei livelli plasmatici del farmaco correlati al genotipo del CYP3A5, come l’immunosoppressore tacrolimus, dimostrano che la genotipizzazione del CYP3A5 può dare il suo contributo5. CYP1B1*3 Alcuni studi sono stati condotti in merito all'associazione tra polimorfismi genetici e la tossicità ai taxani. In un recente studio condotto da Rizzo et al.9 sono state valutate 11 retrospettivamente 95 pazienti affette da cancro al seno in terapia adiuvante, metastatica o neoadiuvante con taxani. Si cercava di comprendere se le varianti alleliche dei geni per CYP2C8 (416 G>A; 792 C>G; 805A>T; 1196 A>G), ABCB1 (1236 C>T; 2677 G>T/A; 3435 C>T) e CYP1B1 (4326 C>G) fossero associate o no con la tossicità indotta dai taxani nelle pazienti caucasiche affette da cancro al seno. E’ stata osservata una significativa associazione tra l'allele CYP1B1*3 e la ridotta ricorrenza di reazioni di ipersensibilità alla terapia con taxani. E’ stato dunque ipotizzato che l'aumentata produzione da parte del CYP1B1*3 di un metabolita estrogenico, il 4-idrossiestradiolo (4-OHE2) potesse incrementare la formazione dell'addotto 4-OHE2-Taxano, riducendo la tossicità ai taxani. L'allele del CYP1B1*3 è associato con un incremento dell'espressione dell'mRNA per il CYP1B1, dell'attività catalitica e con la maggior affinità per i taxani (che lega, ma non metabolizza) riducendo la disponibilità del farmaco attivo e la possibile tossicità. Cosa che potrebbe spiegare l'implicazione del CYP1B1*3 nella protezione da reazioni di ipersensibilità. Tali studi hanno suggerito che, se confermato in una più ampia coorte di pazienti, il genotipo CYP1B1 4326 C/G potrebbe influenzare l'ipersensibilità indotta da taxani e potrebbe rappresentare un biomarker predittore di ipersensibilità. 12 Polimorfismi dei CYP 450 e Metabolismo del Docetaxel Il sistema del CYP450, principalmente la sottofamiglia del CYP3A, metabolizza in maniera estesa il docetaxel per ottenere prodotti inattivi di ossidazione. I dosaggi di docetaxel usati nella pratica clinica provocano neutropenia di grado 3/4 nella maggior parte dei pazienti: nel 56% dei pazienti con cancro alla mammella metastatico trattati con 60 mg/m2 , nel 65% dei pazienti con cancro al polmone non a piccole cellule con 75 mg/m2 e nel 95% dei pazienti con cancro al seno che assumono 100 mg/m2 di docetaxel; mentre altri effetti avversi includono alopecia, astenia, reazioni dermatologiche, ritenzione dei fluidi, reazioni di ipersensibilità, neuropatie motorie e sensoriali, stomatiti e diarrea.10 Un importante svantaggio nell’uso di docetaxel è l’ampia variabilità interindividuale nell’efficacia e nella tossicità. L’eliminazione del docetaxel avviene principalmente tramite conversione metabolica per opera del CYP3A4 e CYP3A5, portando alla formazione di metaboliti caratterizzati da un’attività citotossica ridotta (Fig.2). Fig. 2 Metabolismo del Docetaxel L’escrezione avviene principalmente tramite bile e feci (75%) e solo in piccola parte per via urinaria (<5%). 13 La biotrasformazione è quindi la via principale di eliminazione del docetaxel che lo rende un farmaco interessante per l’investigazione nei polimorfismi degli enzimi del CYP450. Il contributo quantitativo stimato del CYP3A4/5 al metabolismo del docetaxel nel polmone umano è 64-93%, ciò lo rende la maggior sottofamiglia del CYP450 nell’eliminazione del docetaxel.11 Ad alte concentrazioni anche il CYP2C8 può avere un ruolo nell’eliminazione del farmaco. L’affinità del CYP3A4 per il docetaxel è molto maggiore rispetto a quella del CYP3A5 e per questo si può dire che il CYP3A4 ha la maggior capacità metabolizzante. In accordo con ciò, Goh et Al12 hanno esaminato la correlazione tra l’allele CYP3A5*3 e la clearance del docetaxel nei pazienti asiatici malati di cancro e non hanno osservato relazioni tra clearance e status genotipico del CYP3A5*3 con i pazienti con CYP3A5*1/*1 (n=3), CYP3A5*1/*3 (n=13) e CYP3A5*3/*3 (n=9). La scoperta è stata confermata da un altro studio13 condotto su 21 pazienti caucasici malati di cancro, dimostrando che il metabolismo del docetaxel dipende solo per una piccola frazione dall’attività del CYP3A5. Nell’analisi NONMEM sul docetaxel condotta su 92 pazienti14 non è stato possibile dimostrare una correlazione tra la clearance del docetaxel e la variante allelica CYP3A4*1B nei pazienti che hanno ricevuto docetaxel in combinazione con desametasone che è un debole induttore del CYP3A4. L’assenza di correlazione con CYP3A5*3 è stata d’altra parte comunque confermata nello studio di Tran et al. nel 200615 dove si è visto che la combinazione del genotipo del CYP3A4 e del CYP3A5 ha rilevato una correlazione significativa: i portatori dell’ aplotipo CYP3A4*1B / CYP3A5*1 avevano una clearance significativamente maggiore. Questo effetto sembrava correlare con l’allele CYP3A4*1B e non molto con l’allele CYP3A5*1, ciò concorda con l’aumento della trascrizione dell’allele CYP3A4*1B in rapporto all’allele wild-type CYP3A4*1A.16,17 Sebbene tutti gli individui CYP3A4*1A/*1B fossero portatori dell’allele CYP3A5*1 l’analisi di 11 individui CYP3A5*1/*3 contro i 47 individui CYP3A5*3 non hanno dimostrato differenze statistiche nella clearance del docetaxel tra i due gruppi d’analisi, suggerendo che l’effetto sia stato causato dal polimorfismo del CYP3A4 piuttosto che dall’allele CYP3A5*1. 14 Recentemente le scoperte sulla combinazione allelica CYP3A4*1B / CYP3A5*1 sono state confermate in altri studi su 92 pazienti caucasici malati di cancro18, mostrando una clearance del docetaxel aumentata del 64% nei portatori CYP3A4*1B / CYP3A5*1 comparati ai portatori di CYP3A4*1A / CYP3A5*3. Sebbene siano stati osservati degli effetti solo per i portatori di CYP3A4*1B/ CYP3A5*1, l’aplotipo combinato ha mostrato un effetto maggiormente pronunciato. Apparentemente esiste proprio un’influenza del polimorfismo genetico CYP3A4/5 sulla clearance del docetaxel, sebbene l’impatto clinico debba essere ancora chiarito. E’ stato di grande interesse osservare che il sesso fosse il fattore di maggior correlazione con la clearance del docetaxel19, ciò indica anche la necessità di analizzare l’effetto del polimorfismo genetico in maniera separata tra uomini e donne. 15 Trasportatori di efflusso abc – abcb1 (p-glicoproteina) La superfamiglia dei trasportatori di efflusso ABC consiste di circa 50 tipi di trasportatori divisi in 7 sub-famiglie. Il trasportatore meglio caratterizzato è l’ABCB1 (detto anche MDR1 o Pglicoproteina/P-gp)20. Questa proteina fu inizialmente scoperta come un trasportatore ad efflusso coinvolto nella farmaco resistenza (multidrug resistance) delle cellule tumorali 21(Fig.3). Fig. 3 Ad ogni modo, l'ABCB1 è anche fisiologicamente espressa sulla superficie delle cellule epiteliali di vari organi responsabili della distribuzione dei farmaci come l'intestino, il fegato ed i reni, ma anche negli endoteli capillari della barriera ematoencefalica e della barriera del fluido cerebro-spinale.22 E' inoltre presente sulla superficie apicale delle cellule endoteliali in genere, controllando la disponibilità dei farmaci nell'interfaccia tra sangue e tessuti. Di conseguenza, ABCB1 è anche coinvolta nel metabolismo del farmaco, avendo un ruolo nella cosiddetta fase zero (efflusso dei farmaci non modificati) del metabolismo degli xenobiotici23. La funzione della P-gp è di ridurre l’accumulo di alcuni farmaci a livello intracellulare o d’organo attraverso un sistema di efflusso attivo, così da ridurre i livelli effettivi di farmaco nel sito target.24 16 La P-gp è importante nello studio della farmacogenetica di molte classi di farmaci a causa della significativa variabilità interindividuale nell’espressione e nella funzionalità della proteina stessa. Ad esempio l’espressione dell’mRNA ABCB1 nel fegato in soggetti sani può variare di 200 volte, con corrispondente variazione del livello proteico da 20 a 50 volte.25 Analogamente l’espressione della P-gp varia da 2 a 10 volte a livello intestinale.26 Questa variabilità è probabilmente sostenuta dalla presenza di polimorfismi del gene ABCB1. Il gene ABCB1 che codifica per la proteina P-gp è altamente polimorfico, con più di 100 SNP identificati e ciascuno può determinare cambiamenti dell’espressione e/o della funzione del trasportatore. La posizione e la frequenza dei più comuni SNP del gene ABCB1 sono stati descritti in recenti review da Kerb e Cascorbi.27, 28 Il più studiato polimorfismo genetico dell’ABCB1 è quello posizionato nell’esone 26 e denominato C3435T, che è stato osservato nel 50-60% della popolazione caucasica, nel 40-50% degli Asiatici e nel 10-30% degli Africani.29 Alcuni studi hanno rivelato che nella popolazione caucasica la variante allelica si associa ad una riduzione della produzione di mRNA e dell’espressione proteica nel rene30, nei linfociti31, negli epatociti32, nella placenta33 e nel duodeno.34 L’effetto di queste alterazioni non è però stato descritto in maniera univoca e richiede ulteriori conferme.35 Nonostante ciò, Wang et al.36 hanno dimostrato con forte evidenza che il polimorfismo 3435 può alterare la stabilità dell’ABCB1 mRNA, rivelando che la variante allelica 3435T è associata a bassi livelli di mRNA, come risultato di un effetto sulla struttura secondaria dell’mRNA stesso. La differente espressione di P-gp potrebbe avere un impatto sull’assorbimento e sulla distribuzione dei farmaci, determinando un maggior assorbimento e concentrazioni plasmatiche più elevate degli stessi.37,38 Può essere ipotizzato che l'ereditarietà del polimorfismo nel trasporto del farmaco del gene ABCB1 possa interferire con le variazioni individuali alla risposta farmacologica dei pazienti trattati con taxani. Questi ultimi sono, infatti, un substrato per il trasportatore ABCB1 (ATP Binding cassette) 39. Nello studio condotto da A. Fajac et al.40 è stata osservata un'associazione molto significativa ma ristretta alle donne in premenopausa, tra la farmacocinetica del 17 docetaxel ed il polimorfismo C3435T, poiché le pazienti con genotipo CC presentavano valori medi più bassi dell'AUC del docetaxel rispetto alle pazienti con genotipo CT e TT (P<0,0001). Il genotipo 3435CC è solitamente associato ad alti livelli di ABCB1 mRNA e di proteina. Esso è correlato inoltre all’aumento dell’efflusso di docetaxel in tessuti normali e tumorali, il che comporterebbe la maggiore eliminazione del farmaco e di conseguenza la più bassa AUC.41,42,43,44,45 Il meccanismo con cui questo polimorfismo sinonimo influisce sulla funzione di ABCB1 potrebbe essere una ridotta stabilità dell’mRNA della variante 3435T e /o un cambiamento conformazionale del sito di legame con il substrato della proteina variante ABCB1. Inoltre, una significativa associazione tra il polimorfismo C1236T e la clearance del docetaxel è stata riportata da Bosc et al. nel 200646. Le pazienti, omozigoti per l’allele T, hanno presentato una clearance inferiore del docetaxel pur non raggiungendo la significatività statistica. 18 PARTE SPERIMENTALE L’obiettivo primario del nostro studio è stato quello di correlare i profili farmacogenomici relativi al metabolismo dei taxani con particolare riferimento al Docetaxel con le tossicità dose limitanti riportate dai pazienti in corso di trattamento chemioterapico in fase metastatica e adiuvante. Ad oggi sono numerosi gli studi che tendono a stabilire un comune filo conduttore tra tossicità, attività clinica e farmacocinetica dei Taxani. Per una miglior comprensione di questo fenomeno e sul perché solo alcuni pazienti sviluppano severe tossicità dose limitanti, sono state analizzate in maniera dettagliata le innumerevoli vie metaboliche del farmaco all’interno della cellula, con attenzione verso i principali citocromi deputati al metabolismo dello stesso, in particolare i citocromi CYP3A4, CYP3A5 ed il trasportatore transmembrana ABCB1. Presso l’U.O. di Oncologia dell’Azienda Ospedaliera Sant’Andrea, i pazienti candidabili ad effettuare un trattamento chemioterapico convenzionale basato sull’uso di taxani per neoplasie solide in fase adiuvante o metastatica, sono stati preventivamente sottoposti all’analisi genomica dei principali citocromi deputati al metabolismo dello stesso, in particolare i citocromi CYP3A4, CYP3A5 ed il trasportatore transmembrana ABCB1, che ne influenzano l’attività e la tossicità. Lo studio è un osservazionale retrospettivo che non ha previsto l’uso di esami strumentali aggiuntivi, né costi aggiuntivi a carico del Servizio Sanitario Nazionale. I pazienti sono stati trattati, nell’ambito della comune pratica clinica, su indicazione dei clinici. I dati sui pazienti sono stati raccolti senza interferire con le procedure diagnostiche e terapeutiche, poiché il protocollo ha previsto la valutazione retrospettiva di tutti quei pazienti che tra il 2006 ed il 2012 hanno effettuato un trattamento con regimi chemioterapici contenenti derivati dei taxani attraverso l’analisi delle cartelle cliniche. Lo studio è stato approvato dal Comitato Etico dell’Azienda Ospedaliera “Sant’Andrea” di Roma. L’obiettivo primario dello studio è la correlazione tra i profili farmacogenomici relativi al gene del trasportatore transmembrana ABCB1 dei taxani e le tossicità riportate in corso di trattamento con tali farmaci chemioterapici in fase adiuvante o metastatica. 19 MATERIALI E METODI: Nello studio sono stati presi in esame pazienti con tumori solidi in fase adiuvante o metastatica sottoposti a trattamento chemioterapico con derivati dei taxani dal 2006 al 2012 per i quali è stata effettuata la valutazione genomica dell’enzima: - ABCB1 (3435 C> T) I risultati della valutazione genomica non hanno in alcun modo influenzato la scelta del regime o del dosaggio terapeutico del farmaco. Criteri di inclusione - Consenso informato al trattamento chemioterapico firmato e datato personalmente dal paziente prima dell’avvio del trattamento chemioterapico - Età ≥18 anni, maschio o femmina - Conferma istologica di tumore solido - ECOG Performance status (PS) 0- 1 - Pazienti in trattamento chemioterapico contenente Docetaxel o Paclitaxel in fase adiuvante o metastatica - Neuropatie periferiche di grado ≤1 - Parametri ematologici e chimici nella norma secondo range di laboratorio - Clearance della creatinina (calcolata) > 50 ml/min - I pazienti dovevano essere sottoposti ad almeno 3 cicli di chemioterapia a base di taxani Criteri di esclusione: - Altre neoplasie maligne (eccetto carcinoma cutaneo basocellulare e carcinoma della cervice uterina adeguatamente trattati) diagnosticate entro i 5 anni precedenti - Malattie metaboliche non compensate, disfunzioni fisiche o esami di laboratorio che possano pregiudicare l’uso di uno dei trattamenti sperimentali o possano, 20 secondo il giudizio dello sperimentatore, portare a complicazioni durante il trattamento stesso - Storia di disabilità psichiatrica giudicata dall’investigatore come clinicamente rilevante che possa precludere la compliance dello studio o il consenso informato - IMA recente, cardiopatia ischemica sintomatica, aritmia - Abuso di droghe o alcool - Gravidanza o allattamento Determinazione del genotipo Tutti i pazienti appartenenti allo studio sono stati sottoposti a prelievo venoso di sangue periferico nel giorno in cui effettuavano l’infusione del Taxano (giorno 1). Il DNA genomico è stato isolato da campioni di sangue periferico utilizzando l’estrattore automatico X-tractor Gene (Corbett Life Science, Australia). Il polimorfismo ABCB1 C3435T è stato genotipizzato utilizzando la tecnologia Pyrosequencing (Pyrosequencer PyroMark ID system - Biotage AB and Biosystems, Uppsala, Sweden). Il sistema Pyrosequencing consente il monitoraggio in tempo reale della sintesi di DNA, mediante il rilevamento della bioluminescenza prodotta al termine di una cascata di reazioni enzimatiche, la quale, a sua volta viene innescata dall’incorporazione di un nucleotide. L’intensità del segnale luminoso è direttamente proporzionale al numero delle basi introdotte dalla polimerasi nel nuovo filamento di DNA che si va formando per estensione del primer di sequenziamento appaiato al prodotto di amplificazione denaturato. I primers forward e reverse e il primer di sequenziamento sono stati disegnati utilizzando il software PSQ Assay Design (Biotage AB and Biosystems, Uppsala, Sweden). Sono stati utilizzati i seguenti primers: 5’-ATTGCCTATGGAGACAAC3’, 5’-TTACATTAGGCAGTGACTC-3’ come forward e reverse primers e 5’- CTTTGCTGCCCTCAC-3’ come primer di sequenziamento. Il primer forward è biotinilato al 5’. In breve, la regione genomica contenente il polimorfismo da analizzare è stata amplificata mediante PCR utilizzando il seguente metodo: denaturazione iniziale di 1 minuto a 95°C, 40 cicli di 20 secondi a 95 °C, 25 secondi a 56 °C e 30 secondi a 72 °C; una fase finale di estensione di 5 minuti a 72°C. 21 La reazione di PCR è stata effettuata in un volume di 50 microlitri contenenti 40 nanogrammi di DNA genomico, 10 pmol di ogni primers, 0.2M di dNTPs, 1,5mM di MgCl2 PCR buffer e 1,5 unità di Taq polimerasi (Takara Bio Inc. Otsu, Japan). Il DNA a singolo filamento è stato isolato dalla reazione di PCR utilizzando la Pyrosequencing Vacuum Prep Workstation (Biotage) e le biglie di streptavidina coniugate a separosio (Amersham Biosciences, Uppsala, Sweden) che legano la biotina associata al primer biotinilato utilizzato come primer forward della reazione di PCR. Dopo un breve lavaggio in etanolo 70%, incubazione nella soluzione di denaturazione prima e in soluzione di lavaggio poi, le biglie (coniugate al DNA a singolo filamento) vengono rilasciate nella piastra contenente il primer di sequenza. L’annealing viene effettuato incubando la piastra a 80°C per 2 minuti e consentendo poi al campione di raffreddarsi fino a raggiungere la temperatura ambiente. A questo punto la piastra è pronta per essere processata dal Pyrosequencer che effettuerà il sequenziamento del frammento di DNA e consentirà così di caratterizzare il sito polimorfico. Valutazione della tossicità post-trattamento In giorno 14 e giorno 20 post trattamento i pazienti sono stati sottoposti a valutazione clinica ed analisi ematochimiche per il rilevamento delle relative tossicità correlate al farmaco. Sulla base della valutazione degli esami ematochimici e della valutazione clinica i pazienti sono stati avviati a prosecuzione delle cure secondo medesima schedula o con modificazione della dose secondo tossicità riportata, sotto supervisione e cura dell’oncologo curante. Le tossicità (ematologiche e non ematologiche) sono state registrate secondo i CTCAE (Common terminology criteria for adverse events v 3.0) che prevedono 5 gradi (Tab 1). 22 BASSA Grado 0 Nessun evento avverso Grado 1 Evento avverso lieve Grado 2 Evento avverso moderato Grado 3 Evento avverso severo Grado 4 Evento ALTA avverso che mette in pericolo la vita o invalidante Grado 5 Morte correlata all’evento avverso Tab.1 CTCAE v3.0 (National Cancer Institute, NCI) Le tossicità sono state raggruppate in due gruppi: tossicità bassa (comprendente G0, G1, G2) e tossicità alta (comprendete G3, G4, G5). 23 ANALISI STATISTICA L’analisi statistica ha previsto inizialmente un’analisi descrittiva delle caratteristiche demografiche, biologiche, terapeutiche della popolazione in studio. In un secondo momento la popolazione è stata suddivisa in tre sottogruppi (secondo il genotipo) per confrontarne il profilo di tossicità in termini di significatività statistica. Variabili utilizzate Secondo la metodologia statistica il grado di tossicità rappresenta la variabile dipendente, ossia di esito, mentre le variabili indipendenti sono rappresentate dai “fattori di rischio” (definiti dall’ipotesi di studio), più una serie di variabili definite “confondenti”. Queste ultime sono in grado di modificare il grado di tossicità in maniera indipendente dal fattore di rischio (per esempio un trattamento polichemioterapico può modificare in maniera imprevista il grado di tossicità). (Tab.2) VARIABILI Sesso Femmine Maschi Fattori confondenti Età Stadio di malattia Metastatici Non metastatici Tumore primitivo Mammella Altro Schema terapeutico Mono Poli Polimorfismo ABCB1 C3435T C/C C/T T/T Fattore di rischio studiato Tossicità Bassa (G0, G1, G2) Alta (G3, G4, G5) Variabile di esito Tab.2 Variabili considerate nello studio 24 Metodi statistici Lo studio descrittivo ha previsto il confronto tra i tre gruppi genotipici in relazione alla percentuale di soggetti con alta e bassa tossicità. Per valutare le differenze tra questi gruppi è stato utilizzato un metodo grafico (istogrammi di frequenza) supportato dai seguenti metodi statistici: - Test del χ² per valutare se esiste un’associazione statisticamente significativa tra appartenenza genotipica e grado di tossicità (se p<0,05 le due variabili sono correlate in maniera statisticamente significativa). - Analisi della Varianza utilizzata per valutare se la media dell’età differisce in maniera statisticamente significativa tra i due gruppi di tossicità (se p<0,05 la differenza tra le due medie è statisticamente significativa). Lo studio analitico ha previsto la stima della misura dell’incremento del rischio di sviluppare un alto grado di tossicità che si ha nell’appartenere al gruppo degli esposti ad un determinato fattore di rischio (nel nostro caso i genotipi C/C, C/T) rispetto al gruppo dei non esposti (genotipo T/T). Tale parametro di stima viene indicato come OR (Odds ratio). Si calcolerà un OR grezzo dove la stima del rischio dipende da una sola variabile alla volta (fattori di rischio o fattori di confondimento): ad esempio tossicità (alta, bassa) come funzione del genotipo; tossicità (alta, bassa) come funzione dello stadio di malattia. Lo studio analitico si conclude con la Regressione Logistica Multivariata che permette di creare un modello nel quale il grado di tossicità viene messo in relazione con più variabili contemporaneamente (fattori di rischio e fattori confondenti): ad esempio tossicità (alta, bassa) come funzione del genotipo, dello stadio di malattia, dello schema di chemioterapia. Gli OR che derivano da questa regressione si definiranno “OR corretti” poiché tale stima tiene conto del contributo di tutte le variabili incluse nel modello. 25 RISULTATI Nello studio sono stati reclutati 182 pazienti adulti (12 maschi e 170 femmine) con un’età media di 58 aa (range 30-82) . Il 99% dei pazienti era di etnia caucasica. I pazienti che hanno ricevuto chemioterapia a base di taxani sono stati 95 (52%) nel setting adiuvante e 87(48%) in quello metastatico. La popolazione è stata rappresentatata da 152 pazienti (84%) affette da neoplasia maligna mammaria e 30 pazienti (16%) da altri tumori (carcinoma gastrico, carcinioma polmonare, carcinomi genito-urinari). I pazienti sottoposti ad un regime monochemioterapico comprendente Docetaxel o Paclitaxel secondo schedule settimanali o trisettimanali sono stati 54 (30%) mentre 128 pazienti (70%) sono stati sottoposti a regimi polichemioterapici nei quali i taxani sono stati associati ad altri agenti chemioterapici (Cisplatino, Carboplatino, 5Fluorouracile) e/o ad agenti biologici (Bevacizumab, Trastuzmab) dalla prima alla quarta linea di trattamento. I polimorfismi del gene ABCB1 C3435T all’interno della popolazione sono risultati così distribuiti : 48 pazienti (26%) omozigoti C/C, 82 pazienti (45%) eterozigoti C/T, 52 pazienti (29%) omozigoti per la variante allelica T/T . In 96 pazienti (53%) abbiamo registrato una bassa tossicità mentre in 86 pazienti (47%) una tossicità alta. Nel nostro studio non abbiamo registrato nessun evento avverso classificato come G5 (Tab.3). 26 VARIABILI PAZIENTI (N=182) n (%) 170 12 93 7 Sesso Femmine Maschi Età Mean = 58,0 Min-Max = (30-82) n (%) Gruppo Etnico Caucasico Africana Stadio di malattia Metastatici Non metastatici 181 1 99 1 87 95 48 52 Tumore primitivo Mammella Altro 152 30 84 16 Schema terapeutico Mono Poli 54 128 30 70 Polimorfismo ABCB1 C3435T C/C C/T T/T 48 82 52 26 45 29 Tossicità Bassa (G0, G1, G2) Alta (G3, G4) 96 86 53 47 Tab. 3 Caratteristiche dei pazienti 27 La nostra attenzione è stata rivolta verso la tossicità alta. I gradi G3 e G4 di tossicità sono quelli che incidono nella pratica clinica determinando riduzione del dosaggio dei trattamenti, rinvio fino alla sospensione del trattamento stesso per comparsa di eventi avversi gravi che possono richiedere l’ospedalizzazione, interventi chirurgici, sequele invalidanti fino a mettere in pericolo la vita del paziente. Fig. 4 Distribuzione percentuale dei due gradi di tossicità all’interno di ciascun gruppo genotipico considerando l’intera popolazione. Dalla Fig. 4 si nota come la percentuale di pazienti che sviluppano alta tossicità sia molto più bassa nel genotipo T/T (34,62%) rispetto al genotipo C/C (50%) e al genotipo C/T (53,66%). La differenza tra le percentuali di alta tossicità tra T/T e C/T è statisticamente significativa (p=0,03). Questa differenza potrebbe essere la risultante dell’azione di altri fattori confondenti. 28 Innanzitutto considerando la primitività tumorale si è visto che l’84% del campione è rappresentato da pazienti affette da carcinoma mammario. Per tale motivo le successive analisi verranno effettuate su questo sottogruppo che è composto solo da pazienti di sesso femminile. Fig. 5 Distribuzione percentuale dei due gradi di tossicità all’interno di ciascun gruppo genotipico, considerando solo la popolazione di pazienti affette da carcinoma mammario. Dalla Fig. 5 osserviamo come la percentuale di pazienti che sviluppano alta tossicità sia molto più bassa nel genotipo T/T (34,09%) rispetto al genotipo C/C (56,1%) e al genotipo C/T (55,22%). Queste differenze risultano più accentuate rispetto a quelle osservate nell’intera popolazione (Fig. 4). Infatti, non solo la differenza tra le percentuali di alta tossicità del genotipo T/T e C/T è statisticamente significativa (p=0,03) ma anche quella tra T/T e C/C (p=0,04). 29 Per la stima del rischio di sviluppare alta tossicità, l’età non è stata considerata come variabile di confondimento in quanto la differenza tra le età medie nei due gruppi di tossicità non è statisticamente significativa (p=0,33) (Tab.4). Variabile Età media (min-max) Tossicità Bassa Alta 56,5 (30-79) 58,4 (36-82) La differenza tra le età medie nei due gruppi di tossicità non è statisticamente significativa (p=0,33) Tab.4 Come si può vedere dalla successiva tabella 5, il rischio di sviluppare alta tossicità non sembra dipendere dallo stadio di malattia; infatti, il gruppo dei “non metastatici” ha un incremento del rischio di solo 1,1 volte rispetto a quello dei metastatici non raggiungendo tuttavia la significatività statistica OR=1,1 (95% CI 0,6-2,0 p=0,84). Variabili Stadio di malattia Metastatici Non metastatici Schema terapeutico Mono Poli Polimorfismo ABCB1 C3435T C/C C/T T/T Tossicità Bassa n (%) Alta n (%) 31 (40,3) 46 (59,7) 29 (38,7) 1 (riferimento) 46 (61,3) 1,1 (0,6-2,0)(p=0,84) 1 (riferimento) 1,1 (0,6-2,1) (p=0,78) 17 (22,1) 60 (77,9) 22 (29,3) 1,5 (0,7-3,0) (p=0,31) 53 (70,7) 1 (riferimento) 1,3 (0,6-2,9) (p=0,43) 1 (riferimento) 18 (23,4) 30 (39,0) 29 (37,7) 23 (30,7) 2,5 (1,0-5,9) (p=0,04) 37 (49,0) 2,4 (1,1-5,2) (p=0,03) 15 (20,0) 1 (riferimento) 2,5 (1,0-5,9) (p=0,04) 2,3 (1,0-5,1) (p=0,04) 1 (riferimento) OR grezzo (95%CI) OR corretto (95%CI) Tab. 5 L’essere stati sottoposti a monochemioterapia sembrerebbe incrementare il rischio di 1,5 volte rispetto ai pazienti sottoposti alla polichemioterapia, questo risultato non è statisticamente significativo OR=1,5 (95% CI 0,7-3,0 p=0,31). L’unica variabile che risulta associata alla tossicità in maniera statisticamente significativa è il genotipo. 30 I pazienti con genotipo C/C hanno un rischio di sviluppare una tossicità alta di 2,5 volte rispetto a quelli con genotipo T/T OR=2,5 (95% CI 1,0-5,9 p=0,04). Invece i pazienti con genotipo C/T hanno un rischio di sviluppare una tossicità alta di 2,4 volte rispetto ai pazienti con genotipo T/T OR=2,4 (95% CI 1,1-5,2 p=0,03). Consideriamo ora il modello di regressione logistica, dove il rischio associato a ciascuna delle tre variabili presenti in tabella tiene conto anche delle interazioni tra di esse (OR corretto). Si nota come la quasi totalità della variabilità statistica della tossicità sia spiegata dalla variabilità genotipica con valori simili a quelli dell’analisi univariata (C/C: OR= 2,5 (95% CI 1,0-5,9 p=0,04) ; C/T: OR=2,3 (95% CI 1,0-5,1 p=0,04) (Tab.5). CONCLUSIONI I risultati del nostro studio mostrano che il polimorfismo C3435T di ABCB1 correla in maniera statisticamente significativa con le tossicità alte registrate. I genotipi C/C e CT hanno un rischio maggiore di sviluppare tossicità di grado 3 e grado 4. Sono necessari ulteriori studi e campioni più numerosi per confermare e validare il dato e per dimostrare che tale polimorfismo possa rappresentare un fattore predittivo di tossicità al trattamento con schedule contenenti taxani. E’ necessario inserire nell’analisi farmacogenomica non solo il gene della proteina responsabile dell’efflusso del farmaco ma anche i geni coinvolti nel metabolismo dello stesso. 31 DISCUSSIONE L’obiettivo del nostro studio è stato individuare le relazioni potenziali tra polimorfismi dell’esone 26 (C3435T) del trasportatore ABCB1 e le tossicità registrate nel corso di trattamenti con schemi terapeutici contenenti taxani. Le analisi hanno rilevato correlazioni “genotype-related” nelle pazienti affette da tumore della mammella con un maggior rischio di sviluppare tossicità nei genotipi C/C e C/T rispetto al genotipo T/T. Questo dato è apparentemente in disaccordo con la letteratura che dimostra come il genotipo 3435CC sia di solito associato a più alti livelli di mRNA per ABCB1 e con un aumentato efflusso del farmaco nei tessuti normali e tumorali; di conseguenza una minore esposizione al farmaco dovrebbe determinare una minore tossicità nei soggetti omozigoti C/C rispetto ai portatori di almeno un allele variante. Ha senso osservare una minore AUC del Docetaxel nei pazienti omozigoti C/C, dato che alti livelli di ABCB1 negli organi coinvolti nel metabolismo del farmaco determinano un efflusso maggiore dei taxani, un’eliminazione del farmaco più alta e di conseguenza una più bassa AUC47. Il meccanismo attraverso il quale questo polimorfismo modifica la funzione del trasportatore potrebbe essere legato ad una minore stabilità dell’mRNA nel genotipo T/T. I dati della letteratura a riguardo sono controversi e il limite maggiore è legato alla numerosità dei campioni, trattandosi di popolazioni molto esigue. Nakamura et al. hanno studiato l’effetto del polimorfismo C3435T sui livelli di espressione di mRNA della proteina MDR1. Nello studio condotto su 13 soggetti sani giapponesi hanno evidenziato come la concentrazione di mRNA di MDR1 sia maggiore nei soggetti T/T rispetto al genotipo C/C e C/T 48. Nello studio di Tsai et al. condotto su 59 pazienti giapponesi affette da carcinoma mammario e trattate con chemioterapia contente taxani, si è osservato come le pazienti ABCB1 3435C/C tendessero a sviluppare un grado maggiore di neutropenia rispetto ai genotipi contenenti almeno un allele T (p=0.057)49. Al contrario nello studio di Tran et al. condotto su 58 pazienti trattati con taxani, la neutropenia G3 veniva registrata più frequentemente nei pazienti con il genotipo 3435T/T MDR1 (TT 100%, CT 77,3%, CC 54,5% p=0.046)50. 32 In uno studio retrospettivo condotto su 182 pazienti non è stata trovata una correlazione statisticamente significativa tra il polimorfismo C3435T e le tossicità registrate (neutropenia e neuropatia)51. Gli studi mostrano inoltre come non ci sia una correlazione statisticamente significativa tra la variabilità interindividuale nella farmacocinetica dei taxani e la presenza del polimorfismo C3435T per il gene ABCB152. Ciò sembrerebbe giustificare l’esistenza di meccanismi compensatori di efflusso dei farmaci, forse attraverso ABCC2 (MRP2) ed altri trasportatori non noti, che regolerebbero l’eliminazione epatica dei taxani nei pazienti con un’alterata funzione di ABCB1 legata alle varianti genetiche53. La discordanza dei dati della letteratura potrebbe dipendere dal fatto che per il trasportatore di membrana ABCB1 non esiste solo il polimorfismo da noi analizzato ma almeno altri 4 (T-129C, A61G, C1236T, G2677T7A) ed inoltre il metabolismo dei taxani non passa solo attraverso i trasportatori di membrana ma anche attraverso il Citocromo P450 ed i suoi polimorfismi come CYP3A4 * 1B (A> G ), CYP3A5 * 3 (G> A), CYP2C8. Questo potrebbe spiegare il motivo per cui nel nostro studio il genotipo T/T, nonostante abbia un efflusso del farmaco più lento e un cambiamento conformazionale del sito di legame del trasportatore ABCB1 con il substrato, sviluppi un rischio minore di tossicità al trattamento. Questo poiché ci sono tante altre vie attraverso le quali il farmaco viene eliminato e metabolizzato e si potrebbe ipotizzare che proprio nel genotipo T/T i meccanismi compensatori siano amplificati. Concludendo nel nostro studio abbiamo dimostrato che il polimorfismo di ABCB1 3435 C>T sembra essere un marcatore predittivo di tossicità ai taxani. Il nostro studio vuole sottolineare l’importanza di indagare le conseguenze funzionali di polimorfismi genetici delle proteine per una migliore caratterizzazione ed interpretazione dell’effetto dei Taxani nella pratica clinica. Abbiamo visto come un polimorfismo allelico per il trasportatore ABCB1 porti a variazioni di tossicità da farmaco che rappresenta un limite importante nella gestione clinica dei pazienti in trattamento con farmaci antiblastici. Il risultato di questo studio, insieme ad ulteriori analisi complementari, rappresenta un importante parametro di valutazione ai fini del miglioramento della tollerabilità 33 del farmaco in termine di riduzione dell’incidenza di tossicità dose limitanti, migliorando quindi l’efficacia del farmaco stesso da solo o all’interno di un regime terapeutico polichemioterapico. Una seconda fase dello studio comprenderà nella valutazione farmacogenomica lo studio degli altri polimorfismi implicati nel metabolismo dei taxani, tra cui CYP3A4, CYP3A5 e ABCB1 (1236 C>T) e la correlazione tra questi polimorfismi e le tossicità. E’ prevista inoltre un’analisi secondaria per definire la correlazione tra profili farmacogenomici relativi agli enzimi deputati al metabolismo dei taxani e la sopravvivenza globale del paziente, sopravvivenza libera da malattia per i pazienti trattati in fase adiuvante e la sopravvivenza libera da progressione per i pazienti in fase metastatica. È possibile che sia la nostra popolazione di studio sia quella appartenente ad altri studi di farmacocinetica e farmacodinamica del Docetaxel genotipo-correlati, precedentemente effettuati, abbiano una numerosità del campione non così rappresentativa da raggiungere una potenza adeguata a rilevare il reale impatto predittivo dei polimorfismi genici. Lo studio svolto rientra in un programma più ampio che partendo dall’osservazione clinica, requisito fondamentale per il riconoscimento dei bisogni non corrisposti dei Pazienti oncologici, prevede oltre all’analisi dei polimorfismi legati al metabolismo dei farmaci, una serie di valutazioni di natura farmacogenomica improntata sulla prevenzione del rischio di tossicità (ematologiche, non ematologiche, cardiache) da agenti chemioterapici. La finalità è l’individuazione di profili genomici che possano adattare al singolo paziente una giusta dose di farmaco efficace nell’ambito dei normali dosaggi secondo schedule di trattamento preimpostate, riducendo al minimo il rischio di tossicità dose limitanti che determinerebbero il ritardo o l’interruzione del percorso di cura del paziente oncologico. La presenza di specifici polimorfismi capaci di modificare sostanzialmente la velocità di metabolismo dei farmaci, il loro trasporto e la loro eliminazione determina un’esposizione del Paziente a concentrazioni plasmatiche imprevedibili, se non specificatamente analizzate. 34 BIBLIOGRAFIA 1 Dumontet C and Sikic BI (1999) Mechanisms of action of and resistance to anti-tubulin agents: microtubule dynamics, drug transport, and cell death. J Clin Oncol 17: 1061–1070 2 McGrogan BT, Gilmartin B, Carney DN, McCann A. (2008). Taxanes, microtubules and chemoresistant breast cancer. Biochim Biophys Acta 1785: 96–132. 3 Ron H.N. van Schaik CYP450 pharmacogenetics for personalizing cancer therapy. Drug Resistance Updates 11 (2008) 77–98 4 Flockhart DA. Drug Interactions: Cytochrome P450 Drug Interaction Table. Indiana University School of Medicine (2007). 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