Cap. 7 L’atmosfera
7.1 Definizione
La parola atmosfera (dal greco ἄθμος - àthmos - "vapore" e σφαίρα - sphàira
- "sfera") designa l'insieme dei gas che circondano un corpo celeste, le cui
molecole sono trattenute dalla forza di gravità del corpo stesso. (wikipedia)
7.2 Composizione atmosferica
L’atmosfera della terra è un miscuglio di gas, vi predominano azoto (78%) e
ossigeno (21%). Il rimanente è costituito quasi interamente da argon 0,93%
perciò poco spazio per gli altri fra cui anidride carbonica e vapore acqueo.
Nell’atmosfera troviamo anche una parte solida: il pulviscolo atmosferico
che è il responsabile dell’arrossamento del sole al tramonto.
7.3 Dimensioni dell’atmosfera
È molto difficile trovare un limite superiore all’atmosfera terrestre, in genere
il limite è fissato nel punto in cui atmosfera terrestre e spazio interplanetario
hanno la stessa densità; questo già ci fa capire che la densità dell’atmosfera
terrestre decresce dal suolo andando verso l’alto.
Il limite di cui abbiamo parlato si trova a circa 3000 km di altezza.
7.4 La stratificazione atmosferica
L’atmosfera oltre a diminuire di densità andando verso l’alto presenta
diverse zone che hanno comportamento diverso; questo fa si che l’atmosfera
venga suddivisa in varie zone
1. Troposfera
2. Stratosfera
3. Mesosfera
4. Termosfera
5. Ionosfera
6. Esosfera
7.4.1 Troposfera (fig. 1)
Il nome deriva dal greco tropos (movimento); è la parte più bassa
dell’atmosfera terrestre, che ha uno spessore di circa 8 km in corrispondenza
dei poli e 18 km in corrispondenza dell’equatore. La temperatura diminuisce
con l’innalzarsi della quota in media di 6 °C per ogni chilometro (fig. 2). È
sede di moti turbolenti che ne rendono pressoché uniforme la composizione.
La troposfera è zona dell’atmosfera che fa parte della biosfera ed è la sede
delle perturbazioni atmosferiche.
Ha una temperatura media di 15° al contatto con la superficie terrestre e –
55° a livello della tropopausa.
7.4.1.1 Tropopausa
Strato dell’atmosfera che separa la troposfera dalla stratosfera; ha uno
spessore di circa 5 km ed in asso la temperatura rimane costante intorno ai –
55°
7.4.2. Stratosfera
Si estende fino ad un’altezza di 50 km. La temperatura aumenta fino a
superare i 0° nella sua parte più alta; questo gradiente termico positivo è
causato dalla dissociazione delle molecole di ozono che vi sono presenti
quando vengono colpite dai raggi UV (fig. 3). Queste molecole perciò
formano una struttura, detta ozonosfera, che blocca i raggi ultravioletti del
Sole molto pericolosi per gli esseri viventi.
Poco sopra la tropopausa sono presenti le correnti a getto venti le cui
velocità superano i 90 km/h (fig. 4)
7.4.2.1 Stratopausa
Zona dell’ambiente atmosferico, a circa 50 km di quota, che separa la
Fig. 1
Fig.2
Fig.3
Fig.4
Fig. 5
stratosfera dalla sovrastante mesosfera: è caratterizzata da temperatura di
0 °C, pressione media di 2,73 millibar e densità prossima a 0 (fonte
vocabolario treccani)
7.4.3 Mesosfera
La mesosfera si estende fino agli 85 km di altezza; è sede di una diminuzione
di temperatura che scende fino a – 80° nella sua parte più alta (fig. 6). Vi si
osservano due fenomeni particolari:
1. le nubi nottilucenti costituite da cristalli di ghiaccio e polveri (fig. 5)
2. le meteore dovute al pulviscolo interplanetario che precipita sul
pianeta (fig. 7)
7.4.3.1 Mesopausa
Zona di separazione, a circa 85 km di quota, tra la mesosfera e la termosfera;
vi si riscontra il minimo della temperatura atmosferica (-83 °C). (fonte
vocabolario Treccani).
7.4.5 Ionosfera
Il suo nome deriva dal fatto che le radiazioni cosmiche sono così intense da
provocare la ionizzazione dei suoi componenti. Si estende fra 50 e 1000 km
di altezza per chi si sovrappone parzialmente alle altre zone (mesosfera e
termosfera) (fig. 9).
Ha la proprietà di riflettere le onde radio perciò rende possibile le
comunicazioni fra regioni del globo che altrimenti sarebbero irraggiungibili
(fig. 8).
Vi si manifestano le aurore polari dovute all’interazione fra vento solare e i
gas della ionosfera che producono dei bellissimi effetti cromatici (Fig. 10).
7.4.6 Termosfera
La Termosfera è penultima zona dell’atmosfera stessa, nella quale la
temperatura cresce con la quota raggiungendo circa 1500 °C all’altezza di
400-500 km (termopausa) per poi mantenersi pressoché costante nella zona
superiore (esosfera) (fonte vocabolario Treccani)
Queste temperature si riferiscono al moto delle particelle che la compongono,
la densità è cosi bassa che un comune termometro non registrerebbe
assolutamente nulla (fig. 11).
7.4.6.1 Termopausa
È la zona, a circa 500 km di quota, che separa la termosfera dalla
sovrastante esosfera
7.4.7 Esosfera
Si estende fino ai confini dell’ spazio interplanetario; le molecole hanno
temperature cinetiche dell’ordine dei 2000° C. Termina quando il numero di
particelle che entrano nell’atmosfera e quelle che ne escono è costante.
7.5 Peso e pressione
Si definisce peso di un oggetto la forza con cui questo oggetto di massa m
viene attratto dalla Terra.
La pressione mette in relazione il peso di un oggetto con la superficie fu cui
questo agisce.
Si definisce pressione il rapporto (:) fra il peso di un corpo e la superficie su
cui agisce (fig. 12 e 13)
7.6 La pressione atmosferica
Se metto il palmo della mia mano aperto ed in orizzontale questo intercetta
una colonna d’aria che va dalla mia mano fino ai confini dell’esosfera; questa
colonna ha un peso e preme sulla superficie della mia mano perciò eserciterà
una pressione. Chiamo questa pressione “Pressione Atmosferica” ed è la
pressione esercitata sull’unità di superficie orizzontale al suolo o
Fig. 6
Fig.7
Fig. 8
Fig. 9
Fig. 10
Fig.11
nell’atmosfera dalla colonna di aria sovrastante.
La pressione atmosferica normale è quella che si ha al livello del mare, a 0° C
e alla latitudine di 45°: equivale alla pressione esercitata in tali condizioni da
una colonna di mercurio alta 760 mm.
7.6.1 Peso sull’unghia del pollice
Supponiamo che il mio pollice occupi la superficie di 1 cm 2; se su questa
superficie agisce un peso pari all’altezza di una colonna di mercurio 760 mm
= 76 cm, posso immaginare sull’unghia del mio pollice un parallelepipedo le
cui dimensioni sono 1cm x 1cm x 76 cm (fig. 14). Il suo volume sarà 1 cm x 1
cm x 76cm = 76 cm 3
Un cm3 di mercurio pesa 13,6 g perciò il peso di questo parallelepipedo sarà:
76 x 13,6 g = 1033 g = 1,033 kg.
7.6.2 Esperienza di Torricelli (fig. 15)
Per misurare la pressione Evangelista Torricelli prese un recipiente
contenente mercurio, poi riempì un tubo contenente anch’esso del mercurio
ed infine prese questo tubo, lo tappo con un dito, lo capovolse e lo immerse
nel recipiente contenete mercurio. Fatto questo tolse il dito ed il mercurio
fluì nella bacinella tuttavia ad un certo punto il processo si arrestò.
L’unica cosa che poteva arrestare il flusso era la pressione atmosferica, cioè
la pressione esercitata dalla colonna di mercurio rimasta nel tubo era uguale
a quella atmosferica quindi ne era una sua misura.
7.7 Unità di misura dell’atmosfera
7.7.1 Unità di misura storica
Avevamo visto come 76 cm3 di mercurio pesavano 1033 g. Definiamo
atmosfera la pressione esercitata da questa colonna di mercurio sulla
superficie di 1 cm2.
Storicamente era anche utilizzato il torr cosi definito: si definisce torr la
pressione esercitata da 1 mm si mercurio.
7.7.2 Unita di misura ne S.I
Nel sistema internazionale si usa il Pascal che è la pressione esercitata dalla
forza di un N che agisce su una superficie di 1 m2 (fig. 16)
1 atm = 101 263 Pa
Il pascal è un’unità di misura molto piccola e questo ha favorito l’uso di altre
unità di misura.
7.7.3 Altre unità di misura
Il bar è definito come la pressione esercitata dalla forza di dieci Newto su
una superficie di un centimetro quadrato (fig. 17). Questo fa si che esso sia
100 000 volte più grande del Pascal.
Ugualmente utilizzato è il millibar
1 bar = 1000 mb
1 atm = 101 263 Pa = 1,013 bar = 1013 mb
7.7.4 Perché non ci stanchiamo?
Facciamo un piccolo calcolo, il palmo della mia mano è circa 1 dm2 = 100 cm2
Su di essa c’è un peso di 1033 g x 100 circa 103 kg. Dovrei stancarmi (anzi
non dovrei assolutamente essere in grado di sostenerne il peso) ma non
succede perché?
Come abbiamo visto nell’esperimento di Torricelli il liquido non scende
perché la stessa spinta c’è alla base della colonna (seconda media). Perché
non ci schiacciamo? Perché i nostri fluidi si trovano alla stessa pressione e
fanno equilibrio alla pressione esterna (fig. 18).
7..8 Fattori che influenzano la pressione
I fattori che influenzano la pressione atmosferica sono due: altitudine,
Fig. 12
Fig. 13 P2 > P1 perché la
superficie di appoggio s2 è
minore di s2
Fig. 14
Fig. 15
Fig.16
Fig.17
umidità e temperatura.
Con l’altitudine abbiamo due cause che portano ad una diminuzione della
pressione:
1. L’altezza della colonna d’aria sovrastante diminuisce
2. Gli strati più elevati dell’atmosfera hanno una densità minore
L’umidità atmosferica è dovuta alla presenza di vapore acqueo molecole che
influisce sul peso complessivo dell’aria perché le molecole di vapore acqueo
hanno un peso minore di quelle degli altri gas atmosferici perciò: l’aria
umida ha una pressione minore di quella secca (che ha una densità
maggiore).
Abbiamo visto che un aumento di temperatura causa la dilatazione dei corpi,
se diminuisce si ha il fenomeno contrario perciò si verifica che, quando
un’aria si riscalda, si espande e la sua pressione diminuisce; quando l’aria si
raffredda, si contrae e la sua pressione aumenta.
7.8.1 Umidità dell’aria
L’umidità dell’aria è data dalla quantità di vapore acqueo in essa presente;
questa quantità può essere espressa come umidità assoluta, cioè come Fig. 18
quantità di vapore acqueo presente nell’unità di volume oppure come
umidità relativa, cioè la percentuale di umidità presente rispetto al punto di
rugiada.
La temperatura ha un doppio effetto sulla pressione: se aumenta causa sia
una dilatazione dei gas sia un aumenta della quantità di acqua che essa può
contenere prima di arrivare al punto di rugiada (si intende la temperatura
alla quale, a pressione costante, l'aria diventa satura di vapore acqueo).
Fig. 19
7.9 Bassa e Alta pressione
La pressione sulla Terra non è costane perché le condizioni di temperatura e
umidità non sono costanti sul pianeta,
Si ha una zone di Bassa Pressione ogni volta che in una data zona c’è una
pressione più bassa di quella delle aree circostanti.
Si ha una zona di Alta Pressione ogni volta che la pressione è più alta di
Fig. 20
quella delle zone circostanti (fig. 19).
7.10 Vento
Se ci sono degli squilibri di pressione questi tendono ad essere annullati dai
movimenti d’aria. Per compensare lo squilibrio di pressione si verifica un
moto dell’aria dalle zone di alta a quelle di bassa pressione (fig. 20). Diamo a
questo movimento orizzontale il nome di vento
7.11 I movimenti dell’aria
Se noi osserviamo la figura 21 vediamo come si muove l’aria; nelle zone di Fig. 21
alta pressione abbiamo delle correnti d’aria discendenti; nelle zone di bassa
pressione abbiamo dei delle correnti d’aria ascendenti e per completare il
ciclo abbiamo delle correnti in quota che vanno dalle zone di bassa alle zone
di alta pressione.
7.12 Caratteristiche dei venti
Le caratteristiche dei venti sono due: direzione e velocità.
La direzione Indica la provenienza del vento ha come riferimento la rosa dei
venti (fig. 22) e viene segnalata dagli anemoscopi
La velocità viene espressa in metri al secondo e si misura con gli anemometri Fig. 22
(fig. 23)
7.13 La classificazione dei venti
I venti si dividono in costanti, periodici e variabili
7.13.1 I venti costanti
I venti costanti sono venti che spirano sempre nella stessa direzione e sono:
1. I venti polari che spirano Dai poli verso il Circolo Polare e
contribuiscono a formare la Cellula Polare
2. I venti occidentali spirano sempre dai tropici verso le zone
temperate e contribuiscono a formare la Cellula di Ferrel
3. Gli alisei che spirano dai tropici verso l’Equatore e contribuiscono a
formare la Cellula di Hadley (fig. 24 e 25)
7.13.2 Venti periodici
I venti periodici sono venti che invertono il senso in cui spirano nel corso
delle stagioni o anche nel corso di una stessa giornata, a seguito di
variazioni della pressione atmosferica locale, ne sono esempi i monsoni e
le brezze.
Fig. 23
I monsoni (fig. 26) sono venti periodici che interessano il Subcontinente
Indiano spirano da terra verso mare in inverno (stagione secca) e da mare
verso terra in estate (stagione umida).
Le brezze cambiano di direzione fra pomeriggio e mattina nelle zone in cui
sono presenti significative masse d’acqua.
Le brezze si verificano per squilibri termici che si verificano fra il dì e la notte
in zone litoranee (mari e grandi laghi).
Durante il dì la terra si riscalda più rapidamente del mare (ricordiamoci che
l’acqua ha un elevato calore specifico perciò si riscalda e raffredda più
lentamente), perciò si ha una zona di bassa pressione verso terra e alta
pressione sul mare dove l’aria sovrastante è più fresca perciò i venti spirano Fig.24
da mare verso terra (brezze di mare).
Di notte la terra si raffredda più rapidamente del mare, questa volta verso
terra abbiamo una zona di alta pressione e sul mare una zona di bassa
pressione, le correnti d’aria invertono il movimento precedente e si hanno le
brezze di terra (figura sottostante)
Fig. 25
7.13.3 Venti variabili (fig. 27)
I venti variabili sono venti che non sono sempre presenti in una data zona ma
dipendono dalle caratteristiche del tempo atmosferico che si stabilisce in una
data zona in un certo periodo.
Essi sono:
1. Scirocco, vento caldo che viene da sud –est
2. Bora, vento freddo che viene dai balcani
3. Tramontana, vento freddo che viene da nord
4. Maestrale, vento freddo che viene da nord-ovest
Fig. 26
5. Libeccio, vento caldo che proviene da sud-est
6. Grecale, vento caldo che viene da est
7. Fhöhn, vento caldo (per compressione) e secco proveniente da nord
che soffia nella Pianura Padana
7.14 le nuvole
Le nuvole che generalmente formano sistemi nuvolosi sono una forma
visibile di acqua, condensata nell'atmosfera.
Possono includere particelle solide o gassose presenti in fumi, vapori o
polvere, e anche particelle di acqua e di ghiaccio.
Le nuvole si muovono all'interno dell'atmosfera, ad altezze comprese fra 1 e
12 Km.
7.14.1 Nomenclatura delle nuvole
Le nubi (fig. 28) vengono suddivise in base all’altezza a cui si formano
Distinguiamo:
1. Nuvole alte
2. Nuvole medie
3. Nuvole basse
7.14.2 Nuvole alte (fig. 29)
Sono nubi formate per lo più da cristalli di ghiaccio; si trovano dai 5 ai 13 Km
di altezza e si dividono in:
1. Cirri: si presentano sotto forma di filamenti bianchi, isolati e sottili,
formati da cristalli di ghiaccio (fonte Wikipedia).
2. Cirrocumuli: formano nuvole in strati bianchi e sottili con una
struttura che dà loro l'aspetto di pezzi di cotone o increspature senza
ombre. Contengono goccioline d'acqua molto fredda.
3. Cirrostrati: formano strati sottili, trasparenti e biancastri formati da
cristalli di ghiaccio. Possono coprire totalmente o parzialmente il cielo
e possono anche creare una specie di alone intorno al sole.
7.14.3 Nuvole medie (fig. 30)
Si dividono in
1. Altocumuli: sono nubi medie che si presentano sotto forma di
fiocchi globulari compatti che si estendono su vaste estensioni
planari situate ad una altitudine che può variare tra i 3000 ed i 6000
metri. (Wikipedia)
2. Altostrati: sono nubi medie (3-4000 m d'altezza), di colore bianco
opaco o traslucido, talvolta tendente all'azzurrognolo. Queste nubi
possono essere anche molto spesse, arrivando ad uno sviluppo
verticale di 5000 m (Wikipedia).
7.14.4 Nuvole basse (fig. 31)
Generalmente contengono acqua ma possono anche essere formate da neve
e particelle di ghiaccio. La base di queste nuvole si estende in altezza da
vicino alla superficie ai 3 Km.
1. Stratocumuli; sono nubi basse e scure; si presentano come ammassi
tondeggianti, di colore grigio. (Wikipedia)
2. Strato: sono nubi molto basse e uniformi a sviluppo orizzontale, di
colore variabile dal grigio scuro al quasi bianco. (Wikipedia)
7.14.5 Nubi a sviluppo verticale (fig. 32)
Sono nubi che partendo anche da quote basse possono raggiungere altezze
notevoli anche di 8 – 10 km, che possono dare fenomeni atmosferici molto
intensi. Si dividono in:
1) Cumuli: sono nubi a piccolo o medio sviluppo verticale, che si presenta
come una piccola torre o cavolfiore; essa ha base piatta o convessa a
Fig. 27
Fig. 28
Cirri
Cirrocumuli
Fig. 29 Cirrostrati
Fig. 30 altocumuli e altostrati
Fig. 31 stratocumulo e cumulo
Fig. 32 Cumuli e cumulonembi
seconda dello sviluppo verticale. (Wikipedia)
2) Cumulonembi: sono nubi ad elevato sviluppo verticale, che vi si
presenteranno imponenti sul cielo, a forma di torri, montagne o
cupole. La sommità è generalmente bianca e spesso assume una
forma a incudine o a carciofo, la base invece è orizzontale e di colore
scuro intenso. I cumulonembi sono formati da masse di cumuli scuri e
si possono estendere per tutta l'altezza della troposfera, ossia quella
parte dell'atmosfera in cui si determina il tempo atmosferico.
(nonsoloscuola).
3) Nembostrati: sono nubi a grande sviluppo orizzontale, di colore
grigiastro - nero, è la classica nube da maltempo. È simile allo strato
ma è più spessa, bassa e origina precipitazioni più consistenti
(Wikipedia). (fig. 33)
7.15 Le precipitazioni atmosferiche
Si definisce precipitazione la fase del ciclo dell’acqua in cui si ha il passaggio
dell’acqua dall’atmosfera al suolo. Possono essere di due tipi; liquide e
solide.
7.15,1 Le precipitazioni liquide (fig. 34 e 35)
Le precipitazioni liquide avvengono sotto forma di pioggia, si verificano
quando la temperatura dell’aria supera i 0°.
La dimensione delle gocce presenti nella nube dipende dall’intensità dei sui
moti convettivi, più questi sono consistenti maggiori sono le dimensioni delle
gocce d’acqua che la nube può contenere in sospensione. Quando le gocce di
pioggia sono troppo grandi per essere trattenute dai moti della nube
precipitano al suolo sotto forma di pioggia.
7.15.2 Precipitazioni nevose (fig. 36)
Le precipitazioni solide sono di due tipi la neve e la grandine.
La neve si forma quando tutta la massa d’aria è sotto il punto di
congelamento dell’acqua, in questo caso i moti convettivi della nube sono
scarsi e l’acqua può cristallizzare formando soffici cristalli di giaccio.
Se la temperatura è sotto i + 2° di solito riesce ad arrivare integra al suolo e si
ha la nevicata.
7.15.3 Grandine
Per la grandine sono necessarie condizioni termiche speciali con nubi che
presentano negli strati più bassi temperature superiori agli 0° mentre negli
strati alti la temperature deve essere sotto lo zero perciò, questi fenomeni,
sono più frequenti in primavera.
Le nubi che originano la grandine sono sede di notevoli moti convettivi e il
singolo chicco di grandine percorre le celle convettive diverse volte prima di
precipitare. Quando va in basso lo strato esterno fonde e raccoglie vapore
acqueo ingrandendosi, quando risale, va verso zone fredde e congela. Così ad
ogni ciclo il chicco di grandine si ingrandisce. (fig. 37)
Quando l’energia della nube è insufficiente per trattenerlo precipita sotto
forma di grandine.
7.16 Inquinamento atmosferico (Fig. 38)
Qualunque contaminazione dell’aria che respiriamo, sia essa dovuta a
fattori naturali o antropogenici, viene definita inquinamento atmosferico,
mentre gli agenti che la provocano sono detti inquinanti. (fonte ESA)
7.16.1 Cause dell’inquinamento atmosferico
Le cause dell’inquinamento atmosferico sono rappresentate da:
I gas di scarico degli autoveicoli contengono molte sostanze nocive:
monossido di carbonio, ossidi di azoto, idrocarburi che hanno attività
Fig. 33
Fig. 34
Fig. 35
Fig. 36
Fig. 37
Fig. 38
cancerogene.
Gli scarichi da riscaldamento, immettono le stesse sostanze insieme a
micropolveri e ossidi di zolfo
I fumi immessi dalle industrie contengono moltissime sostanze nocive frutto
dei residui di lavorazione: acido solfidrico, piombo, ossidi di solfo, benzene,
diossina ecc., a seconda del tipo di lavorazione
7.16.2 Il ruolo dell’atmosfera per la vita
L’atmosfera svolge molte funzione senza le quali non potrebbe esistere la
vita sulla Terra (fig. 39):
1) Ci scherma dai raggi U.V. (ultravioletti) del sole.
2) Grazie all’effetto serra mantiene una temperatura media di 15°
contro i – 18 che sono quelli stimati in base alla posizione della terra
nel Sistema Solare.
3) Ci protegge dagli asteroidi le cui dimensioni non superano le decine
di metri.
7.16.3 Le attività antropiche:
L’uomo sta provocando molti danni all’ambiente:
1. Sta immettendo CFC (Cloro Fluoro Carburi) nell’atmosfera che
danneggiano la fascia di ozono che ci protegge dai raggi ultravioletti
del sole.
2. Immette nell’atmosfera grandi quantità di CO2 che provocano un
aumento della temperatura tramite l’effetto serra.
3. Inquina l’aria provocando le piogge acide.
7.16.4 Il buco dell’ozono
L’ozono (O3) è un gas che si forma grazie ad una scissione delle molecole di
ossigeno (O2) che colpite dalle radiazioni solari si dividono (fig. 40).
La fascia di ozono che si trova nella stratosfera è intaccata da dei particolari
tipi di gas chiamati CFC. Questi gas vanno a introdursi nel processo di
distruzione e riformazione dell’ozono non facendolo quindi ricomporre
l’ozono e distruggendo la fascia che ci protegge dai raggi U.V. del Sole e
provocando ai Poli il cosiddetto Buco dell’ozono (fig. 41).
Per questo molte nazioni si sono riunite a Montreal dove hanno deciso di
sospendere l’emissione di questi gas.
7.16.5 Effetto Serra
La CO2 (o biossido di carbonio) è la principale componente dei gas che
causano il problema dell’effetto serra (fig. 42).
Esso è fondamentale per la vita di tutti gli organismi infatti senza l’effetto
serra la terra sarebbe molto fredda e non ci sarebbero possibilità di vita per
gli organismi, tuttavia un eccesso di questo gas provocherebbe un grosso
innalzamento delle temperature con gravi conseguenze climatiche.
Per questo motivo molte nazioni si sono ritrovate a Kyoto dove hanno
firmato un protocollo con cui si impegneranno a diminuire le emissioni di
CO2
7.16.6 Piogge acide (fig. 44)
Le piogge acide sono provocate da sostanze inquinanti che reagendo con
l’acqua formano acido solforico e acido nitrico rendendo acida la pioggia.
Quando si hanno le piogge acide la vegetazione viene quasi distrutta (fig. 46).
7.16.7 Possibili soluzioni
Delle possibili soluzioni al problema dell’effetto serra e del buco dell’ozono
se ne sta parlando molto in questo periodo.
Relativamente al buco dell’ozono è stato deciso di sospendere la
produzione di CFC.
Fig. 39
Fig. 40
Fig. 41
Fig. 42
Fig. 43
Fig.44
Fig. 45
Riguardo l’effetto serra invece è stato deciso con il protocollo di Kyoto di
diminuire le emissioni di CO2.
Purtroppo però anche le nazione aderenti a questo protocollo hanno
parecchie difficoltà sia economiche che politiche (come in Italia per l’eolico
fig. 48) per cui si fatica ad investire sulle fonti rinnovabili (fig. 47).
Fig. 46
Fig. 47
Fig. 48