LA POLITICA DI ARISTOTELE L’uomo come zòon politikòn L’IMPORTANZA DELL’OPERA ARISTOTELICA La Politica di Aristotele è, tra i testi antichi, forse quello che più di ogni altro ci ha trasmesso in modo chiaro il concetto di polites nell’antica Grecia e costituisce, pertanto, un punto di riferimento per lo studio della cittadinanza greca La Grecia presentava numerose città-stato ognuna retta da una propria costituzione così che le caratteristiche basilari che definivano il cittadino variavano da comunità a comunità Nessuna società antica identificò il numero dei propri cittadini con quello dei propri abitanti, legando invece la cittadinanza a particolari requisiti LA CITTADINANZA PER ARISTOTELE Aristotele lega le condizioni a tre fattori: il sesso, l'età e lo status legale. Pertanto, l'esclusione dal diritto di cittadinanza riguardava le donne, quelli che il filosofo chiama i “cittadini imperfetti” (i giovani che non avevano ancora compiuto la maggiore età) e i “cittadini scaduti” (gli anziani sollevati dai loro uffici), gli stranieri e, infine, gli schiavi. LA COSTITUZIONE DEGLI ATENIESI Nel brano finale dell’Etica Nicomachea, Aristotele scrive: “Innanzitutto, dunque, tentiamo di esaminare se qualcosa è stato detto di valido, su qualche branca di questo soggetto, dai (nostri) predecessori; poi, sulla base delle costituzioni (da me ) raccolte, (tentiamo di) considerare.....” Molti autori antichi citano tra le opere aristoteliche una raccolta delle costituzioni greche e in particolare di Atene. Tuttavia sino alla fine dell’800, il corpus aristotelico non comprendeva un simile studio. Ciò spinse a un’ intensa ricerca che portò nel 1880 ad un importante ritrovamento: infatti, F. Blass pubblicò i frammenti di un papiro e T. Bergk identificò i frammenti come parte dell’Athenaion Politeia. Pochi anni dopo, Kenyon scoprì il testo dell’Athenaion Politeia, quasi integro. Da allora il testo è stato studiato e considerato con molta probabilità uno studio preliminare alla Politica commissionato da Aristotele ai suoi allievi. La ricerca della costituzione migliore La Politica è un trattato di filosofia politica in otto libri, strutturati secondo la solita abilità organica del filosofo, in base ai seguenti titoli concettuali : “Organizzazione della famiglia ed economia domestica” (Libro I); “Analisi critica delle costituzioni in vigore e di quelle proposte dai filosofi precedenti” (Libro II); “Definizione di cittadino, classificazione delle costituzioni ed analisi del regno” (Libro III); “Analisi di oligarchia e democrazia” (Libro IV-V) “La costituzione migliore” (Libro VII-VIII). E’ bene sottolineare che per il filosofo di Stagira tra politica ed etica esiste un nesso molto stretto. Paul Ricoeur, filosofo e professore di storia della filosofia, incentra tale rapporto etica-politica sul concetto di azione il quale risulta fondamentale in tutto il pensiero aristotelico. L’azione si svolge nell’agorà ovvero nello spazio pubblico dove avvengono le discussioni legate alla gestione della città. L’agorà: luogo di identità culturale e sociale Nell’ Etica Nicomachea (L. I, 1094 a-b) addirittura si definisce l’etica come una parte della politica, dal momento che la politica, per citare Hanna Arendt, è «lo spazio pubblico in cui si manifesta l’azione umana». Ecco che le virtù, spesso relegate alla sfera privata del cittadino, entrano nell’ambito pubblico perché, a ben vedere, Aristotele si rivolge a uomini greci presso i quali è sconosciuta la separazione tra vita pubblica e privata: infatti, l’uomo greco è ‘integralmente’ un cittadino. Tra le virtù la più importante è la giustizia su cui si fonda la legge della città che distribuisce i beni comuni e persegue il giusto mezzo. DALLA POLITICA: [1253a] L’uomo è per natura un animale politico e chi vive fuori dalla comunità civile, per sua natura e non per qualche caso, o è un abietto o è superiore all’uomo […] ed è tale per natura e nello stesso tempo desideroso di guerra in quanto è isolato come una pedina tra le pedine. Perciò, che l’uomo sia un essere più socievole di qualunque ape e di qualunque animale da gregge, è chiaro. Perché la natura, come diciamo, non fa niente senza ragione e l’uomo è l’unico essere ad avere la parola. La voce è espressione di dolore e di piacere, perciò la posseggono anche gli altri animali […], invece la parola serve a comunicare ciò che è utile e ciò che è nocivo, e quindi anche ciò che è giusto e ciò che è ingiusto; questo infatti è proprio dell’uomo rispetto agli altri animali, l’avere egli solo, la percezione del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto e delle altre cose; e l’avere in comune tutto questo costituisce la famiglia e lo stato […]. Chi non è in grado di fare parte di una comunità civile o non ha bisogno di nulla perché basta a se stesso, non è parte dello stato. Quindi o è una bestia o è un dio. L’ANIMALE SOCIALE L’uomo aristotelico è un “animale sociale”, incapace di vivere separato dagli altri individui. Tale necessità di associarsi con gli altri uomini però non è stabilita da mere cause materiali (la difesa personale, il cibo, la procreazione ...), ma soprattutto dal fatto che, come individuo singolo l’uomo non potrebbe mai realizzare la sua vera natura, cioè l’esercizio della ragione. LA NEGAZIONE DEL CONTRATTUALISMO Dire che l'uomo per natura è un animale politico significa anche implicitamente negare il cosiddetto "CONTRATTUALISMO" , ovvero la tesi secondo la quale lo stato è un contratto, una convenzione stabilita a tavolino dagli uomini che si rendono conto che stare insieme è più vantaggioso . Una simile concezione della società civile trovò in Platone e in Aristotele due illustri avversari. Anche altri animali vivono in società, ma si tratta di un fatto istintivo in cui manca l'aspetto organizzativo. Aristotele la pensa diversamente: è un'attitudine naturale ed un processo spontaneo. L’OIKOS Tale termine viene tradotto come famiglia ma anche dimora, ambiente, e rappresenta per il filosofo di Stagira la più piccola comunità politica. In essa rientrano genitori, figli e anche servi domestici e schiavi rurali. L’oikos è anche il primo nucleo dell’ economia, termine che, infatti, deriva dal greco òikos, casa, e nòmos, organizzazione. Si indica così l’amministrazione dei beni familiari e per estensione ha assunto il significato con cui oggi l’utilizziamo. LA RICERCA DELLA COSTITUZIONE MIGLIORE Punto di partenza di tale ricerca è la polis proprio nel momento in cui questa entra in crisi, svanendo all’interno della complessa compagine statale creata dalla potenza macedone. Ricercando il miglior governo possibile, Aristotele porta avanti più considerazioni riconducibili a due argomentazioni principali: • La prima, di ordine generale, è diretta a realizzare la felicità mediante la virtù, palesando ancora una volta uno stretto nesso tra etica e politica, • La seconda, più empirica, si fonda sull’analisi di circa 160 costituzioni nella ricerca di un modello concretamente realizzabile LE VARIE COSTITUZIONI Similmente a Platone, Aristotele analizza le principali forme politiche e le loro rispettive degenerazioni: MONARCHIA TIRANNIDE ARISTOCRAZIA OLIGARCHIA POLITEIA DEMOCRAZIA (L’ODIERNA DEMAGOGIA) L’ OTTIMA COSTITUZIONE Perché preferire la politeia? Ogni forma di governo, se esercitata correttamente (cioè per il bene della maggioranza e non personale), è “buona”. Tuttavia la forma di fatto preferibile, è la politeia, in cui a governare è la maggioranza agiata corrispondente alla “classe media”, dotata di maggiore stabilità ed espressione di quella nozione di “misura” tra gli estremi che a ben vedere percorre tutto il pensiero filosofico di Aristotele. IL «GIUSTO MEZZO» TRA ARISTOCRAZIA E DEMOCRAZIA S. Pertini affermava che: «è meglio la peggiore delle democrazie che la migliore delle dittature» Aristotele riteneva che: la maggioranza degli uomini sia più difficilmente corruttibile Il fine dell’azione politica deve essere stabilito dalla collettività lasciando però che siano poi i più capaci a provvedere alla loro esecuzione «l’ospite sarà miglior giudice di un pranzo che non il cuoco» (Dalla Politica, II,15) «NON È POSSIBILE CHE LA COSTITUZIONE MIGLIORE SI REALIZZI SENZA MATERIALE ADEGUATO»(POL.,VII) Cosa intende A. per materiale adeguato? Numero di abitanti: molti identificano uno Stato grande con uno Stato popoloso: SBAGLIATO! Tale numero di cittadini non dovrà essere né troppo elevato né troppo esiguo e, soprattutto, bisognerà guardare alle capacità di tali abitanti. Infatti, uno Stato che produce «molti meccanici ma pochi opliti» non sarà mai grande! Un numero esagerato di individui riuniti risulta di fatto non ordinabile e dunque difficile da governare. «NON È POSSIBILE CHE LA COSTITUZIONE MIGLIORE SI REALIZZI SENZA MATERIALE ADEGUATO»(POL.,VII) Simile discorso vale per il territorio che nella sua estensione e qualità dovrà risultare funzionale al numero di cittadini. Lo Stato prediligerà un territorio dalla configurazione idonea alla sua difesa, cioè: Non eccessivamente esteso Tale da essere abbracciato con uno sguardo dall’alto Con vie di accesso al mare e alla terra Dotato di facili vie di trasporto «NON È POSSIBILE CHE LA COSTITUZIONE MIGLIORE SI REALIZZI SENZA MATERIALE ADEGUATO»(POL.,VII) Chi deve governare? Per A. tutti i cittadini sono eleggibili ma a turno e per tempi brevi L’ATTEGGIAMENTO CONSERVATORE Aristotele, in virtù anche della sua estrazione sociale, dimostra un atteggiamento politico (e non solo) conservatore come si evince in vari punti dell’opera: «l’abitudine di cambiar leggi con leggerezza è un male»(Pol.,II,8) O ancora: «Certe cose, se davvero buone, sarebbero già state sperimentate»(Pol.,II,5) Simile conservatorismo lo porta a criticare l’idealismo politico di Platone e soprattutto il comunismo che minava la stessa organizzazione dell’oikos fondamentale invece in Aristotele Infine, tradizionale è anche l’atteggiamento nei confronti della schiavitù legittimata dal filosofo in ragione di una mancata uguaglianza naturale tra gli uomini LA SCHIAVITU’ A. non crede in una presunta uguaglianza di natura tra gli uomini in base alla quale legittimare un’uguaglianza giuridica Riprendendo la classica considerazione del lavoro manuale come necessario ma subalterno rispetto all’esercizio dell’intelletto, A. considera naturale che alcuni uomini, privi di raziocinio, nascano servi TUTTAVIA se ognuno assolverà bene il suo compito e «ogni strumento» funzionerà, i padroni non avranno più bisogno di schiavi DIFFERENZE TRA PLATONE, ARISTOTELE E LE FILOSOFIE ELLENISTICHE A differenza dello Stato platonico, quello aristotelico ricerca una struttura pratica che lo renda attuabile. Aristotele nella politica, come nell’etica, ricerca un giusto mezzo che gli consenta di definire una costituzione adatta ad ogni città; Lo Stato ha uno scopo elevato che non si riduce all’esistenza umana ma che persegue la felicità dei propri cittadini attraverso una vita liberamente scelta; Aristotele tende molto di più di Platone ad accettare le cose come sono : non ci dice alla stregua platonica come dovrebbe essere il mondo , ma come esso è effettivamente; La famiglia, annullata dal comunismo platonico(almeno per i governanti), è per Aristotele un’esigenza naturale dell’uomo. LA GRANDEZZA DI ARISTOTELE « Poi ch'innalzai un poco più le ciglia, vidi 'l maestro di color che sanno seder tra filosofica famiglia. Tutti lo miran, tutti onor li fanno» DANTE, INFERNO IV, vv. 130-133