LETTERATURA LATINA: La natura in Lucrezio

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ETA’ROMANTICA
L’età romantica certamente segnò un periodo molto complesso e difficilmente catalogabile entro precise matrici
ideologiche, sia poetiche sia politiche. Tuttavia nonostante ciò, la corrente di pensiero romantica segnerà una svolta
radicale nella vita dell’uomo e del suo rapporto con la natura e l’universo. Volendo periodicizzare l’avvento di tale
fenomeno, bisogna riferirsi all’epoca della Restaurazione e, più in particolare, agli anni in cui il Congresso di Vienna
cercherà di cancellare decenni di storia e risparmiare l’ancient regime alla vecchia Europa (fine 18°secolo-metà 19°
secolo). Di questo ritorno al passato, fu proprio la nostra penisola a pagarne le conseguenze: infatti, la riabilitazione del
dominio austriaco, chiuderà le porte agli influssi della nuova cultura romantica che andava diffondendosi. Per
comprendere più a fondo, i motivi e le esigenze che determinarono il sorgere del movimento culturale esaminato,
bisogna riferirsi anche all’età immediatamente precedente, più propriamente detta “pre-romanticismo”. Questo periodo
fu caratterizzato dalla presenza di diverse tendenze, quali il gotico, il sublime e il pittoresco, e di qualche movimento
come il neo-classicismo e lo “Sturm und Drang”. Con il ricorso allo stile gotico e a quello pittoresco, andava a
prediligersi il tema del terrore, del macabro della ricerca di personaggi del tutto particolari, i quali, in veste di
protagonisti dei romanzi che animavano, erano vittime o persecutori. I fautori di tali tendenze letterarie, sembrarono un
ricalcare lo stesso stile e le stesse tematiche che Seneca (I sec.d.c.) aveva accolto nelle sue tragedie. In esse l’unica
verità, l’unica scienza, era rappresentata dalla magia nera, dalla vittoria delle forze malefiche della natura. Nelle sue
tragedie i crimini, gli orrori, gli eventi macabri non erano presentati senza un inquietante compiacimento. Tutto ciò in
contrapposizione antitetica all’atteggiamento che Seneca, invece, accolse nelle altre opere come i “Dialogi” e le
“Epistolae Morales”; in esse i protagonisti hanno l’esigenza di proiettare la propria anima verso l’alto, verso la luce. I
personaggi delle sue tragedie, invece, fuggono alla vista della luce, lanciandosi nell’oscurità dei voli della propria vita.
Con la ricerca del sublime, invece, si cercherà di esprimere l’astratto, ciò che non è concreto bensì irraggiungibile.
Nell’ambito della letteratura il sublime rappresenterà l’idea inconoscibile, ossia ciò che Kant chiamò “noumeno”. E’ di
quegli stessi anni la nascita di un nuovo movimento culturale, nato in Germania, e radicatosi soprattutto presso
Francoforte e Strasburgo: lo Sturm und Drang. L’indagine che i fautori di questa corrente di pensiero compiono, è
volta ad attestare che tipo di relazione s’instaura tra l’individuo e la natura e tra l’individuo e la società. La conclusione,
alla quale si pervenne, fu quella secondo la quale l’uomo poteva soddisfare le sue aspirazioni, la sua sfera istintiva, solo
nella natura giacché nella società è vincolato a precisi doveri e inoltre è limitato nei suoi desideri alla luce delle
limitazioni che la vita consociativa impone. L’uomo ideale alla luce di questa prospettiva, lo “sturmer”, è un individuo
dai tratti geniali che, conscio di ciò che lo circonda, decide per la strada dell’allontanamento, dell’autoesclusione sino
alle conseguenze estreme, come la morte. L’altro movimento che influenzerà notevolmente il Romanticismo, è
costituito dal neo-classicismo. Esso rappresentò lo sforzo compiuto dall’uomo nel tentativo di rivivere quell’armonia
tra le parti, quell’idea di compostezza e d’ordine proprio del mondo classico. L’idea neo-classica si manifesta nella
ricerca del”bello ideale”, che prende forma nell’equilibrio e deve essere in grado di rapportarsi ad un concetto di base,
ossia nell’imitazione della natura. Winckelmann ha mostrato, come, con l’età classica, si ritrova nell’arte e nella
letteratura una grazia, una bellezza che egli stesso definiva come “il piacevole secondo della ragione”. Nella civiltà
greco-romana, l’uomo si sentiva in simbiosi con la natura e quindi all’idea di natura immutabile era connessa l’idea
d’arte immutabile. Per i romantici, invece, la natura non sarà statica bensì sottoposta ad un continuo divenire, pertanto
la stessa arte non potrà essere intesa semplicemente come imitazione della natura. Il romanticismo, in ogni modo, non
condanna completamente il classicismo, ma soltanto alcune manifestazioni troppo esasperate e quindi anacronistiche
rispetto al momento socio-politico-ideologico contingente. Con queste premesse viene a manifestarsi la corrente
romantica, la quale, si muove verso la ricerca dell’origine delle proprie radici culturali, della propria etnia e quindi della
riscoperta dell’ideale della nazionalità. In Italia, il ripristino delle proprie origini, generò il ritorno alla civiltà grecoromana e alla riscoperta dei valori e simbolismi mitologici, tipici delle epoche precedenti. Su tutto, l’avvento della
cultura romantica segnò un ritorno al sentimento; ciò concederà all’uomo la possibilità di conoscere quello che è oltre la
portata della sua ragione. Con questo presupposto di fondo, ci saranno due reazioni diverse degli uomini dinanzi alla
nuova consapevolezza di se stessi e della propria vita: il titanismo e il vittimismo. L’uomo, in pratica, o accetterà
dolorosamente la propria piccolezza oppure si esalterà nel suo sforzo, nel suo tentativo di conoscere l’ignoto e quindi di
trovarsi in simbiosi con l’intero universo. Ciò era ravvisabile nel Leopardi e dalla lettura dei suoi scritti. Nella
“Ginestra”, ad esempio, lo stesso fiore del deserto sta a rappresentare un’immagine che evoca, da un lato la solitudine
assoluta, dall’altro testimonia lo sforzo eroico sovraumano d’adattamento e di resistenza ad un ambiente ostile.
Atteggiamenti differenti si ebbero per le influenze del pensiero romantico anche nell’ambito religioso. Infatti, alla
scelta, d’ateismo di alcuni, fece riscontro in altri un forte senso religioso. Nella nuova prospettiva, però, il credo fu
inteso non più nelle sue vesti oscure, bensì come strumento irrazionale da impiegare per innalzarsi al divino. Un forte
senso di spiritualità fu espresso dal MANZONI il quale, ad esempio, nella “Pentecoste” esalta ed evoca la diffusione
del messaggio cristiano nel mondo, attraverso l’opera della chiesa. Il pensiero romantico stette ad indicare le ragioni del
sentimento, della fantasia, delle azioni del cuore per comprendere l’agire umano. Esso, elaborò una più naturale idea di
progresso, di nazionalità, di vera e propria”religione della Patria” che svelava anche la necessità del riscatto dei popoli
oppressi. Per meglio comprendere la complessità del fenomeno in esame, bisogna rilevare la presenza d’alcuni aspetti
contraddittori in tale cultura: alle sue diverse manifestazioni, infatti, talvolta si alternano componenti ora realistiche ora
decisamente irrazionalistiche, ora progressive (la modernità) ora regressive (il medioevo). Così come l’illuminismo è il
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principale obiettivo polemico dei romantici in ambito filosofico culturale, in quello più specificamente letterario, lo è il
classicismo. Pertanto la poesia romantica, si connota come poesia spirituale, tenebrosa e malinconica, che fa suo quel
senso d’irrequietezza: la Sensucht. Tutto ciò in contrapposizione allo STILLE, ossia all’imperturbabile serenità
dell’anima, essenza della poesia classica. Per il bisogno d’introspezione, per la necessità di ricercare nel proprio animo,
il poeta romantico privilegiò le tematiche sentimentali, elaborò un ideale d’uomo sensibile che vive le proprie passioni
ed esperienze senza mezze misure e conduce un’esistenza sregolata ma intensa. Si costituì il canone della spontaneità e
dell’autenticità, che si rese concreto in un accentuato gusto per un’espressione disordinata, caotica e passionale.
Schlegel disse: “Romantico è ciò che ci rappresenta la materia sentimentale in una forma fantastica”.
STORIA—IL CONGRESSO DI VIENNA: decisioni e conseguenze.
Come si è già detto, gli anni che segnarono la nascita e l’estendersi della cultura romantica furono quelli del congresso
di Vienna, con il quale si cercò di creare ordine, alla luce della sconfitta di Napoleone e dei profondi mutamenti delle
monarchie europee. Nel congresso, le potenze vincitrici si riunirono fra il novembre del 1814 e giugno del 1815 per
ridisegnare la Carta d’Europa.* Il criterio che fu adottato in questa occasione, rispondeva al principio di “legittimità”,
cioè all’imperativo di ricondurre sul trono, i sovrani legittimi e le dinastie spodestate dalla rivoluzione francese e
dall’impero napoleonico.Ebbe così inizio l’età che fu detta della Restaurazione. Diversi e talora divergenti si
rilevarono gli obiettivi e gli intenti delle stesse potenze vincitrici. La Gran Bretagna, ossia il paese che aveva ottenuto i
maggiori benefici con la rivoluzione industriale, non pretese compensi territoriali, ma si accontentò di vedere
consolidata la propria egemonia marittima e commerciale. In realtà essa con i suoi proclami verso la parità e l’equilibrio
tra i vari paesi, finì per perfezionare la propria strategia in politica estera: l’equilibrio tra gli stati, avrebbe, infatti,
ulteriormente valorizzato la sua economia.Russia e Prussia, invece, s’ingrandirono espandendosi verso occidente. Agli
zar toccarono il gran ducato di Finlandia, gran parte della Polonia e la Besserabia; alla Prussia la Sassonia e le province
Renane di Treviri e Colonia. L’impero austriaco acquisì la Lombardia, ottenne il Veneto e nel gran ducato di Toscana e
nei ducati di Parma e Modena impose sovrani legati alla corona Asburgica. Nel sud della penisola italiana, il Regno
delle Due Sicilie, restaurato con questo nome sotto la dinastia dei Borboni, si trovò legato all’Austria da un’alleanza
militare. Sul territorio italiano, il regno di Sardegna, poteva essere considerato relativamente autonomo rispetto
all’egemonia austriaca.Furono inoltre restaurate le dinastie legittime in Spagna, dove Ferdinando sesto abolì la liberale
costituzione di CADICE del 1812. Nei Balcani non fu messa in discussione la sovranità ottomana sebbene l’onda
dell’insurrezione serba continuava a far sentire i suoi effetti. La Francia, pur essendo la potenza sconfitta non uscì
umiliata al congresso: essa rientrò nei confini del 1791 e riaprì le porte alla dinastia spodestata del 1792. Dal congresso
emerse tuttavia la figura del principe di Metternich, ministro degli esteri austriaco tessitore della SANTA ALLEANZA
stretta tra RUSSIA, AUSTRIA E PRUSSIA. Tale alleanza, si proponeva di rendere organico, il legame tra gli stati che
intendevano dividere “il trono e l’altare”.L’equilibrio, delineato dal congresso, si dimostrò assai fragile, così,
l’opposizione liberale e democratica, fece sentire la sua forza contro le gerarchie che erano state create. In particolar
modo, fu l’avvento della classe borghese ad affermare un nuovo equilibrio sociale: tutto ciò portò allo scoppio di diversi
moti rivoluzionari tra il 1820 e il 1830 fino all’apice della rivolta del 1848.
FILOSOFIA: LA RIFLESSIONE “IDEALISTICA” DI FICHTE, SCHELLING, HEGEL
La rinata riflessione filosofica portata dall’avvento delle idee romantiche, determinò il definitivo passaggio dal
criticismo Kantiano all’idealismo. Tale nuovo termine rappresentava la fede nell’irreale, nell’attività del pensiero
ovunque essa tendesse. L’idealismo ebbe modo di svilupparsi attraverso diverse scuole filosofiche, manifestandosi
pertanto con connotati diversi. Al riguardo si è parlato di “idealismo etico” con riferimento all’opera di Fichte per il
quale la vera realtà non consiste in ciò che è ma in ciò che deve essere; di “idealismo estetico” secondo Schelling, il
quale asseriva che l’arte è l’unico mezzo valido per risolvere il contrasto tra reale e ideale; ed infine si è fatto ricorso
all’espressione “idealismo logico”per indicare la riflessione di Hegel secondo la quale le idee non derivano dalle cose,
ma, al contrario, costituiscono l’essenza stessa della realtà. Fichte fa derivare tanto l’io quanto il non io (cioè tanto
l’uomo quanto la natura) da un principio unico originario che l’io puro. L’io per Fichte è dunque un processo
inesauribile che si attua dialetticamente in tre momenti logici.Nel primo momento (tesi) l’io pone se stesso: cioè l’io
puro s’impone come libera attività rappresentativa. L’io pone se stesso perché se non ci fosse già il rappresentare o
pensare in generale, non potrebbero poi esserci i vari oggetti e soggetti pensati. Nel secondo momento (antitesi) l’io
pone a sé il non io. L’io in pratica è costretto a porsi degli ostacoli per poi superarli.Nel terzo momento (sintesi) si ha la
reciproca limitazione dell’io e del non io. L’io puro attraverso la riflessione ripiega sul non io e lo ritrova superando per
attuare la propria libertà sennonché il non io è limitato così anche l’io puro dinanzi a questa limitazione si avverte finito,
dando vita ai cosiddetti io divisibili o empirici. L’azione di superamento nei confronti del non io è infinita, poiché,
superati determinati ostacoli se ne presentano altri. L’ostacolo è vitale per l’io stesso, senza di esso non potrebbe attuare
la propria libertà rappresentativa.Per Schelling natura e spirito non sono due realtà opposte, come avviene per l’io e non
io di Fichte, ma rappresentano due aspetti successivi di un unico principio assoluto, che si manifesta prima come natura
e poi come spirito. La natura non è qualcosa d’inerte o passivo, ma un complesso di forze che da vita ad un’attività
inesauribile.Per poter attuare la sua attività, essa ha bisogno di superare degli ostacoli che si auto-oppone ciò significa
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che nella natura esistono due attività l’una positiva e l’altra negativa, l’una produttiva e l’altra antiproduttiva. Ogni
prodotto della natura è frutto di un momento d’equilibrio, di una sintesi delle due forze.la funzione dello spirito per S. è
quella di ripercorrere coscientemente attraverso la riflessione, ciò che prima aveva attuato inconsciamente sottoforma di
natura. Pertanto lo spirito attraverso la sua attività, l’identità assoluta o assoluto.Nel suo percorso segue sia la via del
conoscere sia quella dell’agire: nel primo caso si parla di spirito teoretico, nell’altro di spirito pratico.Ma sia nella
conoscenza sia nell’azione pratica natura e spirito rimangono comunque distinti: occorre quindi procedere per una
seconda via, l’arte. In essa concorrono sia l’attività in conscia dell’ispirazione sia quella conscia dell’elaborazione del
prodotto artistico.Per questo motivo l’arte per S. è l’unico strumento mediante il quale la filosofia coglie l’assoluto. Nei
confronti dei suoi illustri colleghi, Hegel può vantare una maggiore coerenza, perché, nel momento supremo della sua
dialettica, la ragione, che per egli è il principio d’ogni cosa, coglie se stessa proprio mediante la ragione. Essa, pertanto,
non si limita ad essere l’essenza delle realtà ma funge da oggetto, poiché tutto ciò che è reale è razionale, quindi tutte le
manifestazione del mondo materiale, vegetale, animale e umano non sono create né hanno origine da questa ragione, ma
è la ragione stessa ad attuarsi nelle singole cose.In particolar modo la critica che Hegel volge a S. risiede nella teoria
dell’assoluto di quest’ultimo. Esso ad avviso di Hegel annulla le forme concrete della realtà, non rendendo possibile
alcuna distinzione; con la Ragione invece egli consente tutte le forme di suddetta realtà. L’obiezione che invece Hegel
muove nei confronti di Fichte, sta nel fatto che egli non vuole dedurre tutta la realtà da un unico principio, bensì
conservarla nella ricchezza delle sue forme contraddittorie.
LETTERATURA LATINA: La natura in Lucrezio
Se la natura è una rinomata concezione della stessa, nel rapporto con l’uomo rappresentava una delle più interessanti
ideologie prodotte dalla riflessione romantica, non ci si può esimere dal ravvisare elementi di carattere teorico formulati
da LUCREZIO già nel corso del 1° secolo a.C. nel suo “ DE RERUM NATURA”.L’opera svela in pieno la tendenza
del poeta ad accogliere i limiti del razionalismo dinanzi ad interrogativi legati al destino degli uomini, al perché della
durezza della vita, al perché dell’angoscia per il proprio futuro oltre la vita terrena.Pertanto il richiamato invito al carpe
diem epicureo, viene a cozzare con l’angosciante consapevolezza della piccolezza umana dinanzi alla natura e alla sua
forza.Il poema didascalico di LUCREZIO si articola in tre gruppi di due libri (diadi).Nel 1° libro sono esposti i principi
della fisica epicurea: gli atomi movendosi nel vuoto infinito si aggregano in modi diversi dando origine a tutta la realtà
esistente.
A tal proposito Lucrezio chiama in causa, le dottrine dei filosofi naturalisti quali ERACLITO, EMPEDOCLE,
ANASSAGORA. Nel 2° libro è illustrata la teoria del “clinamen” ossia delle inclinazioni che gli atomi hanno nel loro
movimento e che gli permette di comporsi in una variegata gamma di forme. I libri 3°e 6° sono dedicati alla
antropologia epicurea. Si evidenzia in essi come l’anima e il corpo siano entrambi costituiti da atomi aggregati in forma
diversa e si affronta inoltre il problema della coscienza. Il libro 5° dimostra la mortalità del mondo e infine quello 6°
cerca di fornire spiegazioni assolutamente naturali di vari fenomeni fisici.Ciò nonostante, sebbene Lucrezio si sforzi nel
tentativo di richiamare la ragione a fondamento dell’esistenza umana, si arrende dinanzi all’impossibilità di ottenere
risposte razionali intorno ai grandi interrogativi della vita.
ENGLISH LITERATURE: The Romanticism
It is very difficult to delineate with precision the attitudes and interest which characterized the poetry of the 18th
century. The period between the Enlightenment and Romanticism was defined “Pre-romanticism” or “Early Romantic”.
This period can hardly be classified as a real literary movement; in fact some critics even tend to consider it simply as a
trend, a typically English tradition. It is a period of transition of positive loss. The first signs of a new approach to
literature began to appear when the writers shared a common distate for the elegance of the Augustans and the same
belief in imagination against realism, feeling against reason and pathos against with and common sense. Young, a writer
of this time, emphasized the contrast between the conception of “natural” and “artificial”. He said the man is
spontaneous in nature and artificial in society. The word 2nature” for the “primitivisms” came to mean the spontaneous
manifestation of impulse and feelings. It followed that the most natural people were also the most ignorant and among
them the savage, the peasant and the child as it said also ROUSSEAU. Rousseau, a French philosopher, in his rejection
of Enlightenment and its rationalism, worked out theories which were to characterize romanticism: the child is seen as
the archetypal innocent, wise and happy and so is seen also the noble savage; the poor were to be preferred to the upper
classes; the nature became a refuge from society; the flight from human society opposing the ideal to the real. In
conclusion the romanticism privileged the spontaneity against the elaboration, the emphasis on the individual genius
against reason and the feeling and emotions against the know and the conventional. The romantic period was, above all,
the age of poetry. Poetry flourished at time of important social and political developments which can be broadly
summarized as follows: the break up of the traditional agricultural economy, the industrial revolution the drift of
country people to the cities in search of work in the new factories. The energy for these revolutions came from the
growing economic power of the middle class, who were fighting to win control in societies still organized in the
colonial and aristocracy. Romanticism was a movement of thought and writing which began in Germany and England
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towards the end of the 18th century in reaction against the Neo-classicism of the period. The Romantic writers did not
like the changes, which were occurring around them, which perhaps explains they did not often speak of the new
industrial society in their work, preferring to concentrate on nature or their own feeling. Many of the Romantic poets
expressed sympathy with the French revolution and were sensitive to the poor suffering and the oppressed. In general
they reacted to the social and political pressures of the period by asserting the importance of the individual’s identity,
emotions and experience. They attached less importance to the power of reason. However it is possible to trace a
number of unifying themes in their works. The first concerned the nature- flowers, animals; trees- filled them with
pleasure while they felt the industrial cities as dehumanised. They also sensed correspondences between natural
landerscapes and the man’ feelings and values. The nature was seen as a manifestation of God on earth, a moral force, a
fountain of poetic inspiration. Also the childhood was valued, in fact in this period of life, the man was innocent and the
feelings were fresh. The imagination was seen as a faculty, which can dissolve and remake the objects of the external
world. The poet was seen as someone who posses imagination in the highest degree and is able to see deeply into the
real essence of things. He language, through metrical conventions, remained fairly traditional. Romantic poet wrote
poetry in a language really used by the power of imagination. 6 great poets dominate the poetry of this period. They are
grouped into two generations: the poets of first generation are Blake, Wordsworth and Coleridge. They are
characterized by emphasis on the self and its relationship with nature. The poets of the second generation are Byron,
Shelley and Keats. They are more interested in the problems connected with the relationship between life and art.
FISICA: le esperienze d’Oersted e Faraday sul magnetismo.
L’età romantica si caratterizzò oltre che per le nuove ideologie e la consistente produzione letteraria, anche per alcune
innovazioni nel campo delle scienze.La notevole importanza di alcune scoperte, non mancò di suscitare nelle menti di
autorevoli pensatori quali Schelling che nell’analisi della sua” filosofia della Natura “, non mancò di ravvisare di due
forze in contrasto l’una positiva e l’altra negativa.Tale riferimento fu dovuto alle scoperte che durante quegli anni si
ebbero nel campo del magnetismo. A tal proposito fece scalpore la scoperta del fisico danese Oersted il quale nel 1820
annunciò che una corrente elettrica fa deviare un ago magnetico fino a disporlo perpendicolarmente alla linea agocorrente. Nel 1821 l’inglese Faraday invertì l’esperienza di Oersted: egli pose fra i due poli di un magnete un filo, che
non sia teso, il quale fa parte di un circuito in cui è inserito un interruttore e una batteria. Se in questo circola corrente il
filo è violentemente spinto verso destra. Se ne conclude che in campo magnetico un circuito percorso da corrente è
soggetto a forze (elettromagnetiche) che sono dovute al campo magnetico. Quindi un campo magnetico può essere
generato o d un magnete o da un circuito percorso da corrente; e, viceversa per conoscere se uno spazio è sede di un
campo magnetico, si può fare uso di un ago magnetico o di un piccolo circuito percorso da corrente. Ci si può allora
chiedere come mai i due esteriormente diversi tra loro, quali sono i circuiti elettrici e i magneti, generino nello spazio
circostante lo stesso stato di cose e subiscano analoghe azioni meccaniche da parte dello stesso campo di forze. La
risposta sta nel fatto che un campo magnetico è generato da cariche elettriche in moto sono soggette a forze dovute al
campo magnetico. Ampère suggerì che il campo magnetico generato da un margine abbia origine da una moltitudine di
piccolissime correnti elettriche esistenti in esso.
GEOGRAFIA ASTRONOMICA: il magnetismo terrestre
Le teorie e le scoperte formulate intorno al magnetismo, accompagnate dalle diverse applicazioni delle stesse a corpi
sempre più estesi, hanno permesso di pervenire al risultato per il quale lo stesso globo terrestre si comporta come una
sorta di enorme calamita con il polo positivo al nord e quello negativo al sud. In senso più specifico, in virtù del
movimento della terra, si generano flussi di corrente elettrica i quali trasformano il nucleo solido in un grande magnete.
Tutto ciò avviene in base al principio della Dinamo autoalimentata ossia: le correnti elettriche che attraversano un
materiale conduttore generano campi magnetici. Bisogna evidenziare che i poli magnetici non coincidono con quelli
geografici essendo entrambi situati tra 70 e 75 gradi di latitudine, motivo per il quale l’ago della bussola non indica
esattamente il nord astronomico. Per questo motivo si parla di declinazione magnetica, della quale bisogna tener conto
per un esatto orientamento.Lo stesso campo magnetico terrestre presenta un’intensità variabile, tali variazioni possono
essere regolari e irregolari. Le prime sono determinate dalle correnti elettriche presenti nell’atmosfera e si manifestano
nell’arco della giornata modificando la loro intensità con il succedersi delle stagioni. Le variazioni irregolari, invece, si
verificano in maniera brusca e sono causate dal cosiddetto “vento solare “ che invia sulla terra particelle cariche di
elettricità che provocano improvvisi e violenti movimenti del campo magnetico: è questo il fenomeno delle tempeste
magnetiche. Inoltre bisogna evidenziare come ad intervalli di alcune decine di anni possano avvenire improvvise
inversioni di poli magnetici che si scambiano di posto.
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