età romantica

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Che il vostro cuore sia sempre colmo d'amore.
Una vita senza amore è come un giardino senza sole
e coi fiori appassiti. La coscienza di amare ed essere amati
regalano tale calore e ricchezza alla vita che nient'altro può
portare.
Oscar Wilde
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Indice
INTRODUZIONE
STORIA: Il Congresso di Vienna
FILOSOFIA: La riflessione idealistica
LETTERATURA LATINA: La natura in Lucrezio
FISICA: Le esperienze di Oersted e Faraday
GEOGRAFIA ASTRONOMICA: Il magnetismo terrestre
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Introduzione
L’età romantica certamente segnò un
periodo molto complesso e difficilmente
catalogabile entro precise matrici
ideologiche, sia poetiche sia politiche.
Tuttavia nonostante ciò, la corrente di
pensiero romantica segnerà una svolta
radicale nella vita dell’uomo e del suo
rapporto con la natura e l’universo. Volendo
periodicizzare l’avvento di tale fenomeno,
bisogna riferirsi all’epoca della
Restaurazione e, più in particolare, agli anni
in cui il Congresso di Vienna cercherà di
cancellare decenni di storia e risparmiare
l’ancient regime alla vecchia Europa (fine
18°secolo-metà 19° secolo). Di questo
ritorno al passato, fu proprio la nostra
penisola a pagarne le conseguenze: infatti, la
riabilitazione del dominio austriaco, chiuderà
le porte agli influssi della nuova cultura
romantica che andava diffondendosi. Per comprendere più a fondo, i motivi e le esigenze che
determinarono il sorgere del movimento culturale esaminato, bisogna riferirsi anche all’età
immediatamente precedente, più propriamente detta “pre-romanticismo”.
Questo periodo fu caratterizzato dalla presenza di diverse tendenze, quali il gotico, il sublime e il
pittoresco, e di qualche movimento come il neo-classicismo e lo “Sturm und Drang”. Con il ricorso
allo stile gotico e a quello pittoresco, andava a prediligersi il tema del terrore, del macabro della
ricerca di personaggi del tutto particolari, i quali, in veste di protagonisti dei romanzi che
animavano, erano vittime o persecutori. I fautori di tali tendenze letterarie, sembrarono un ricalcare
lo stesso stile e le stesse tematiche che Seneca (I sec.d.c.) aveva accolto nelle sue tragedie. In esse
l’unica verità, l’unica scienza, era rappresentata dalla magia nera, dalla vittoria delle forze
malefiche della natura. Nelle sue tragedie i crimini, gli orrori, gli eventi macabri non erano
presentati senza un inquietante compiacimento. Tutto ciò in contrapposizione antitetica
all’atteggiamento che Seneca, invece, accolse nelle altre opere come i “Dialogi” e le “Epistolae
Morales”; in esse i protagonisti hanno l’esigenza di proiettare la propria anima verso l’alto, verso la
luce. I personaggi delle sue tragedie, invece, fuggono alla vista della luce, lanciandosi nell’oscurità
dei voli della propria vita. Con la ricerca del sublime, invece, si cercherà di esprimere l’astratto, ciò
che non è concreto bensì irraggiungibile. Nell’ambito della letteratura il sublime rappresenterà
l’idea inconoscibile, ossia ciò che Kant chiamò “noumeno”.
E’ di quegli stessi anni la nascita di un nuovo movimento culturale, nato in Germania, e radicatosi
soprattutto presso Francoforte e Strasburgo: lo Sturm und Drang. L’indagine che i fautori di
questa corrente di pensiero compiono, è volta ad attestare che tipo di relazione s’instaura tra
l’individuo e la natura e tra l’individuo e la società. La conclusione, alla quale si pervenne, fu quella
secondo la quale l’uomo poteva soddisfare le sue aspirazioni, la sua sfera istintiva, solo nella natura
giacché nella società è vincolato a precisi doveri e inoltre è limitato nei suoi desideri alla luce delle
limitazioni che la vita consociativa impone. L’uomo ideale alla luce di questa prospettiva, lo
“sturmer”, è un individuo dai tratti geniali che, conscio di ciò che lo circonda, decide per la strada
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dell’allontanamento, dell’autoesclusione sino alle conseguenze estreme, come la morte. L’altro
movimento che influenzerà notevolmente il Romanticismo, è costituito dal neo-classicismo. Esso
rappresentò lo sforzo compiuto dall’uomo nel tentativo di rivivere quell’armonia tra le parti,
quell’idea di compostezza e d’ordine proprio del mondo classico. L’idea neo-classica si manifesta
nella ricerca del”bello ideale”, che prende forma nell’equilibrio e deve essere in grado di rapportarsi
ad un concetto di base, ossia nell’imitazione della natura. Winckelmann ha mostrato, come, con
l’età classica, si ritrova nell’arte e nella letteratura una grazia, una bellezza che egli stesso definiva
come “il piacevole secondo della ragione”. Nella civiltà greco-romana, l’uomo si sentiva in
simbiosi con la natura e quindi all’idea di natura immutabile era connessa l’idea d’arte immutabile.
Per i romantici, invece, la natura non sarà statica bensì sottoposta ad un continuo divenire, pertanto
la stessa arte non potrà essere intesa semplicemente come imitazione della natura. Il romanticismo,
in ogni modo, non condanna completamente il classicismo, ma soltanto alcune manifestazioni
troppo esasperate e quindi anacronistiche rispetto al momento socio-politico-ideologico
contingente. Con queste premesse viene a manifestarsi la corrente romantica, la quale, si muove
verso la ricerca dell’origine delle proprie radici culturali, della propria etnia e quindi della riscoperta
dell’ideale della nazionalità. In Italia, il ripristino delle proprie origini, generò il ritorno alla civiltà
greco-romana e alla riscoperta dei valori e simbolismi mitologici, tipici delle epoche precedenti. Su
tutto, l’avvento della cultura romantica segnò un ritorno al sentimento; ciò concederà all’uomo la
possibilità di conoscere quello che è oltre la portata della sua ragione.
Con questo presupposto di fondo, ci saranno due reazioni diverse degli uomini dinanzi alla nuova
consapevolezza di se stessi e della propria vita: il titanismo e il vittimismo. L’uomo, in pratica, o
accetterà dolorosamente la propria piccolezza oppure si esalterà nel suo sforzo, nel suo tentativo di
conoscere l’ignoto e quindi di trovarsi in simbiosi con l’intero universo. Ciò era ravvisabile nel
Leopardi e dalla lettura dei suoi scritti. Nella “Ginestra”, ad esempio, lo stesso fiore del deserto sta a
rappresentare un’immagine che evoca, da un lato la solitudine assoluta, dall’altro testimonia lo
sforzo eroico sovraumano d’adattamento e di resistenza ad un ambiente ostile. Atteggiamenti
differenti si ebbero per le influenze del pensiero romantico anche nell’ambito religioso. Infatti, alla
scelta, d’ateismo di alcuni, fece riscontro in altri un forte senso religioso. Nella nuova prospettiva,
però, il credo fu inteso non più nelle sue veste oscure, bensì come strumento irrazionale da
impiegare per innalzarsi al divino. Un forte senso di spiritualità fu espresso dal Manzoni il quale, ad
esempio, nella “Pentecoste” esalta ed evoca la diffusione del messaggio cristiano nel mondo,
attraverso l’opera della chiesa. Il pensiero romantico stette ad indicare le ragioni del progresso, di
nazionalità, di vera e propria “religione della Patria” che svelava anche la necessità del riscatto dei
popoli oppressi. Per meglio comprendere la complessità del fenomeno in esame, bisogna rilevare la
presenza d’alcuni aspetti contraddittori in tale cultura: alle sue diverse manifestazioni, infatti,
talvolta si alternano componenti ora realistiche ora decisamente irrazionalistiche, ora progressive (la
modernità) ora regressive (il medioevo). Così come l’illuminismo è il principale obiettivo polemico
dei romantici in ambito filosofico culturale, in quello più specificatamente letterario, lo è il
classicismo. Pertanto la poesia romantica, si connota come poesia spirituale, tenebrosa e
malinconica, che fa suo quel senso di irrequietezza: la Sensucht. Tutto ciò in contrapposizione allo
Stille, ossia all’imperturbabile serenità dell’anima, essenza della poesia classica. Per il bisogno
d’introspezione, per la necessità di ricercare nel proprio animo, il poeta romantico privilegiò le
tematiche sentimentali, elaborò un ideale di uomo sensibile che vive le proprie passioni ed
esperienze senza mezze misure e conduce un’esistenza sregolata ma intensa. Si costituì il canone
della spontaneità e dell’autenticità, che si rese concreto in un accentuato gusto per un’espressione
disordinata, caotica e passionale. Schlegel disse:”Romantico è ciò che ci rappresenta la materia
sentimentale in una forma fantastica”.
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Storia: Il Congresso di Vienna: decisioni e conseguenze
Come si è già detto,gli anni che segnarono la
nascita e l’estendersi della cultura romantica
furono quelli del congresso di Vienna, con il
quale si cercò di creare ordine, alla luce della
sconfitta di Napoleone e dei profondi
mutamenti delle monarchie europee. Nel
congresso, le potenze vincitrici si riunirono
fra il novembre del 1814 e giugno del 1815
per ridisegnare la Carta d’Europa. Il criterio
che fu adottato in questa occasione,
rispondeva al principio di “legittimità”, cioè
all’imperativo di ricondurre sul trono, i
sovrani legittimi e le dinastie spodestate dalla
rivoluzione francese e dall’impero
napoleonico. Ebbe così inizio l’età della
Restaurazione. Diversi e talora divergenti si rivelarono gli obbiettivi e gli intenti delle potenze
vincitrici. La Gran Bretagna, ossia il paese che aveva ottenuto i maggiori benefici con la rivoluzione
industriale, non pretese compensi territoriali, ma si accontentò di vedere consolidata la propria
egemonia marittima e commerciale: In realtà essa con i suoi proclami verso la parità e l’equilibrio
tra gli stati, avrebbe, infatti, ulteriormente valorizzato la sua economia. Russia e Prussia, invece, si
ingrandirono espandendosi verso occidente. Agli zar toccarono il gran ducato di Finlandia, gran
parte della Polonia e la Besserabia; alla Prussia la Sassonia e le province Renane di Treviri e
Colonia. L’impero austriaco acquisì la Lombardia, ottenne il Veneto e nel gran ducato di Toscana e
nei ducati di Parma e Modena impose sovrani legati alla corona Asburgica. Nel sud della penisola
italiana, il Regno delle Due Sicilie, restaurato con questo nome dalla dinastia dei Borboni, si trovò
legato all’Austria da un’alleanza militare. Sul territorio italiano, il regno di Sardegna, poteva essere
considerato relativamente autonomo rispetto all’egemonia austriaca. Furono inoltre restaurate le
dinastie legittime in Spagna, dove Ferdinando sesto abolì la liberale costituzione di Cadice del
1812. Nei Balcani non fu messa in discussione la sovranità ottomana sebbene l’onda
dell’insurrezione faceva sentire i suoi effetti. La Francia, pur essendo la potenza sconfitta non uscì
la potenza umiliata al congresso: essa rientrò nei confini del 1791 e riaprì le porte alla dinastia
spodestata del 1792. Dal congresso emerse tuuttavia la figura del principe di Metternich, ministro
degli esteri austriaco tessitore della Santa Alleanza stretta tra Russia, Austria e Prussia. Tale
alleanza, si proponeva di rendere organico, il legame tra gli stati che intendevano dividere “il trono
e l’altare”. L’equilibrio, delineato dal congresso, si dimostrò assai fragile, così, l’opposizione
liberale e democratica, fece sentire la sua forza contro le gerarchie che erano state create. In
particolar modo, fu l’avvento della classe borghese ad affermare un nuovo equilibrio sociale: tutto
ciò portò allo scoppio di diversi moti rivoluzionari tra il 1820 e il 1830 fino all’apice della rivolta
del 1848.
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Filosofia: La riflessione “idealistica” di Fichte, Schelling, Hegel
La rinata riflessione filosofica portata dall’avvento delle idee romantiche, determinò il definitivo
passaggio del criticismo kantiano all’idealismo. Tale nuovo termine rappresentava la fede
nell’irreale, nell’attività del pensiero ovunque essa tendesse. L’idealismo ebbe modo di svilupparsi
attraverso diverse scuole filosofiche, manifestandosi pertanto con connotati diversi. Al riguardo si è
parlato di “idealismo etico” con riferimento all’opera di Fichte per il quale la vera realtà non
consiste in ciò che è ma in ciò che deve essere, di “idealismo estetico” secondo Schelling, il quale
asseriva che l’arte è l’unico mezzo valido per risolvere il contrasto tra reale e ideale, ed infine si è
fatto ricorso all’espressione “idealismo logico” per indicare la riflessione di Hegel secondo la quale
le idee non derivano dalle cose, ma, al contrario, costituiscono l’essenza stessa della realtà. Fichte fa
derivare tanto l’io quanto il non io (cioè tanto l’uomo quanto la natura) da un principio unico
originario che l’io puro. L’io per Fichte è dunque un processo inesauribile che si attua
dialetticamente in tre momenti logici. Nel primo momento (tesi) l’io pone se stesso:cioè l’io puro
s’impone come libera attività rappresentativa. L’io pone se stesso perché se non ci fosse già il
rappresentare o pensare in generale, non potrebbero poi esserci i vari oggetti e soggetti pensati. Nel
secondo momento (antitesi) l’io pone a sé il non io : L’io in pratica è costretto a porsi degli ostacoli
per poi superarli. Nel terzo momento (sintesi) si ha la reciproca limitazione dell’io e del non io. L’io
puro attraverso la riflessione ripiega sul non io e lo ritrova superando per attuare la propria libertà
sennonchè il non io è limitato così anche l’io puro d’innanzi a questa limitazione si avverte finito,
dando vita ai cosidetti io divisibili o empirici.
L’azione di superamento nei confronti del non io è infinita, poiché, superati determinati ostacoli se
ne presentano altri. L’ostacolo è vitale per l’io stesso, senza di esso non potrebbe attuare la propria
libertà rappresentativa. Per Schelling natura e spirito non sono due realtà opposte, come avviene per
l’io e non io di Fichte, ma rappresentano due aspetti successivi di un unico principio assoluto, che si
manifesta prima come natura e poi come spirito La natura non è qualcosa di inerte e passivo, ma un
complesso di forze che dà vita ad un’attività inesauribile. Per poter attuare la sua attività, essa ha
bisogno di superare degli ostacoli che si auto-oppone ciò significa che nella natura esistono due
attività l’una positiva e l’altra negativa, l’una riproduttiva e l’altra antiriproduttiva. Ogni prodotto
della natura è frutto di un momento d’equilibrio, di una sintesi delle due forze. La funzione dello
spirito per Schelling è quella di ripercorrere coscientemente attraverso la riflessione, ciò che prima
aveva attuato incosciamente sotto forma di natura. Pertanto lo spirito attraverso la sua attività,
l’identità assoluta o assoluto. Nel suo percorso segue la via del conoscere sia quella dell’agire: nel
primo caso si parla di spirito teoretico, nell’altro di spirito pratico. Ma sia nella conoscenza sia
nell’azione pratica natura e spirito rimangono comunque distinti: occorre quindi procedere per una
seconda via, l’arte. In essa concorrono sia l’attività inconscia dell’ispirazione sia quella conscia
dell’elaborazione del prodotto artistico. Per questo motivo l’arte è per Schelling è l’unico
strumento mediante il quale la filosofia coglie l’assoluto. Nei confronti dei suoi illustri colleghi,
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Hegel può vantare una maggiore coerenza, perché, nel momento supremo della sua dialettica, la
ragione, che è per lui il principio d’ogni cosa, coglie se stessa proprio mediante la ragione. Essa,
pertanto, non si limita ad essere l’essenza della realtà ma funge da oggetto, poiché tutto ciò che è
reale è razionale, quindi tutte le manifestazioni del mondo materiale, vegetale, animale e umano non
sono create né hanno origine da questa ragione, ma è la ragione stessa ad attuarsi nelle singole cose.
In particolar modo la critica che Hegel volge a Schelling risiede nella teoria dell’assoluto di
quest’ultimo. Esso ad avviso di Hegel annulla le forme concrete della realtà, non rendendo possibile
alcuna distinzione; con la Ragione invece egli consente tutte le forme di suddetta realtà.
L’obiezione che invece Hegel muove nei confronti di Fichte, sta nel fatto che egli non vuole
dedurre tutta la realtà da un unico principio, bensì conservarlo nella ricchezza delle sue forme
contraddittorie.
Letteratura latina: La natura in Lucrezio
Se la natura è una rinomata concezione della stessa, nel rapporto
con l’uomo rappresentava una delle più interessanti ideologie
prodotte dalla riflessione romantica, non ci si può esimere dal
ravvisare elementi di carattere teoretico formulati da Lucrezio già
nel corso del 1° secolo a.C. nel suo “De Rerum Natura”. L’opera
svela in pieno la tendenza del poeta ad accogliere i limiti del
razionalismo dinanzi ad interrogativi legati al destino degli
uomini, al perché della durezza della vita, al perché dell’angoscia
per il proprio futuro oltre la vita terrena. Pertanto il richiamato
invito al carpe diem epicureo, viene a cozzare con l’angosciante
consapevolezza della piccolezza umana dinanzi alla natura e alla
sua forza. Il poema didascalico di Lucrezio si articola in tre
gruppi di due libri (diadi). Nel 1° libro sono esposti i principi
della fisica epicurea: gli atomi muovendosi nel vuoto infinito si
aggregano in modi diversi dando origine a tutta la realtà
esistente.
A tal proposito Lucrezio chiama in causa, le dottrine dei filosofi naturalisti quali Eraclito,
Empedocle, Anassagora. Nel 2° libro è illustrata la teoria del “clinamen” ossia delle inclinazioni
che gli atomi hanno nel loro movimento e che gli permette di comporsi in una variegata gamma di
forme. I libri 3° e 6° sono dedicati alla antropologia epicurea. Si evidenzia in essi come l’anima e il
corpo siano entrambi costituiti da atomi aggregati in forma diversa e si affronta il problema della
coscienza. Il libro 5° dimostra la mortalità del mondo ed infine quello 6° cerca di fornire
spiegazioni assolutamente naturali di vari fenomeni fisici. Ciò nonostante, sebbene Lucrezio si
sforzi nel tentativo di richiamare la ragione a fondamento dell’esistenza umana, si arrende dinanzi
all’impossibilità di ottenere risposte razionali intorno ai grandi interrogativi della vita.
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Geografia astronomica: Il magnetismo terrestre
Le teorie e le scoperte formulate intorno al magnetismo, accompagnate dalle diverse applicazioni
delle stesse a corpi sempre più estesi, hanno permesso di pervenire al risultato per il quale il globo
terrestre si comporta come una sorta di enorme calamita con il polo positiva al nord e quello
negativo al sud. In senso più specifico, in virtù del movimento della terra, si generano flussi di
corrente elettrica i quali trasformano il nucleo solido in un grande magnete. Tutto ciò avviene in
base al principio della Dinamo autoalimentata ossia: le correnti elettriche che attraversano un
materiale conduttore generano campi magnetici. Bisogna evidenziare che i poli magnetici non
coincidono con quelli geografici essendo entrambi situati tra 70 e 75 gradi di latitudine, motivo per
il quale l’ago della bussola non indica esattamente il nord astronomico. Per questo motivo si parla
di declinazione magnetica, della quale bisogna tener conto per un esatto orientamento. Lo stesso
campo magnetico terrestre presenta un’intensità variabile, tali variazioni possono essere regolari e
irregolari. Le prime sono determinate dalle correnti elettriche presenti nell’atmosfera e si
manifestano nell’arco della giornata modificando la loro intensità con il succedersi delle stagioni.
Le variazioni irregolari, invece, si verificano in maniera brusca e sono causate dal cosiddetto “vento
solare “ che invia sulla terra particelle cariche di elettricità che provocano improvvisi e violenti
movimenti del campo magnetico: è questo il fenomeno delle tempeste magnetiche. Inoltre bisogna
evidenziare come ad intervalli di alcune decine di anni possano avvenire improvvise inversioni di
poli magnetici che si scambiano di posto.
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Fisica: Le esperienze di Oersted e Faraday sul magnetismo
L’età romantica si caratterizzò oltre che per le nuove ideologie e la consistente produzione
letteraria, anche per alcune innovazioni nel campo delle scienze. La notevole importanza di alcune
scoperte, non mancò di suscitare nelle menti di autorevoli pensatori quali Schelling che nell’analisi
della sua “filosofia della Natura”, non mancò di ravvisare di due forze in contrasto l’una positiva e
l’altra negativa. Tale riferimento fu dovuto alle scoperte che durante quegli anni si ebbero nel
campo del magnetismo. A tal proposito fece scalpore la scoperta del fisico danese Oersted il quale
nel 1820 annunciò che una corrente elettrica fa deviare un ago magnetico fino a disporlo
perpendicolarmente alle linee ago-corrente. Nel 1821 l’inglese Faraday invertì l’esperienza di
Oersted: egli pose fra i due poli di un magnete un filo, che non sia teso, il quale fa parte di un
circuito in cui è inserito un interruttore e una batteria. Se in questo circola corrente il filo è
violentemente spinto verso destra. Se ne conclude che in un campo magnetico un circuito percorso
da corrente è soggetto a forze (elettromagnetiche) che sono dovute al campo magnetico. Quindi un
campo magnetico può essere generato o da un magnete o da un circuito percorso da corrente, e,
viceversa per conoscere se uno spazio è sede di un campo magnetico, si può fare uso di un ago
magnetico o di un piccolo circuito percorso da corrente. Ci si può allora chiedere come mai i due
esteriormente diversi tra loro, quali sono i circuiti elettrici e i magneti, generino nello spazio
circostante lo stesso stato di cose e subiscano analoghe azioni meccaniche da parte dello stesso
campo di forze. La risposta sta nel fatto che un campo magnetico è generato da cariche elettriche in
moto soggette a forze dovute al campo magnetico. Ampère suggerì che il campo magnetico
generato da un margine abbia origine da una moltitudine di piccolissime correnti elettriche esistenti
in esso.
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