Pubblico e privato nella logica del marketing territoriale MATTEO G. CAROLI* Abstract Il paper approfondisce il significato e i contenuti del marketing territoriale quale metodo utilizzabile nella strategia di sviluppo economico sostenibile di un’area geografica. Dopo aver chiarito il perimetro entro cui il marketing può trovare concreta ed efficace applicazione nello sviluppo di un territorio, sono discussi i suoi contenuti di natura strategica ed operativa. Sono anche posti in luce i ruoli che gli attori privati e quelli pubblici possono svolgere nell’azione di marketing territoriale anche con riferimento specifico alle problematiche di sviluppo dei distretti. Key words: marketing territoriale, sviluppo sostenibile, competitività, distretti This paper presents a concept of “place marketing” as a method which can be useful to define the sustainable economic development strategy of a geographic area. It also clarifies how the marketing method can be concretely applied to the management of a Region and its strategic and operative contents. The second part of this paper analyses the possible roles that public institutions and private actors can play for the implementation of marketing’s projects to strengthen the competitiveness of a geographic areas and in particular of the industrial districts. Key words: place marketing, sustainable development, competitiveness, industrial districts 1. Perché il marketing nelle questioni di sviluppo territoriale La ragion d’essere del marketing territoriale ha origine nel radicale cambiamento, manifestatosi grosso modo a partire dall’inizio degli anni ‘80, del modello di connessione tra le imprese e il loro contesto geografico di origine. Rispetto al passato, questa connessione è divenuta molto meno vincolante ed esaustiva; non meno importante (e questo va sottolineato), ma meno stabile e molto più influenzata da forze di natura esogena1. * 1 Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese Internazionali - Università Luiss Guido Carli e-mail: [email protected] Questo fenomeno ha molteplici cause; tra le principali: l’evoluzione tecnologica, in particolare relativa ai sistemi di comunicazione e di trasporto, e l’integrazione sociale, culturale e in parte politica che ha progressivamente avvicinato (con alcune tragiche sinergie n. 70/06 46 PUBBLICO E PRIVATO NELLA LOGICA DEL MARKETING TERRITORIALE L’essenza di questo cambiamento sta nel fatto che nello svolgimento delle sue funzioni, l’impresa non è più necessariamente legata al suo contesto geografico di origine. Diversi fattori possono anzi rendere più vantaggioso, o addirittura necessario, realizzare altrove determinate attività della catena del valore. L’impresa beneficia di un ventaglio geograficamente ampio di luoghi dove attuare la propria strategia competitiva, ottimizzare l’organizzazione produttiva e raggiungere i propri obiettivi di mercato; il proprio territorio di origine non rappresenta che una tra tali opportunità. Ne deriva che la scelta del “dove” realizzare le varie attività della catena del valore e del “come” integrare attività funzionali ad uno stesso obiettivo ma svolte in aree geograficamente lontane influenza in modo decisivo l’evoluzione dell’impresa, costituendo una componente essenziale della sua strategia competitiva. A ben vedere, questo fenomeno in sé non è né storicamente nuovo, né concettualmente innovativo; il suo rilievo attuale sta nella dimensione che ha assunto in questi anni, in termini di crescente numero e tipologia di imprese coinvolte, di aree geografiche interessate, di valore delle grandezze economiche mobilitate, di rapidità dei cambiamenti causati. Dal punto di vista del territorio2, questo fenomeno ha una valenza concettualmente semplice, ma di rilevante impatto pratico e di segno ambivalente: esso comporta il rischio di perdere attività produttive già insediate al proprio interno, cui corrisponde l’opportunità di acquisirne di nuove tra quelle originariamente collocate in altre aree. Il territorio si trova, dunque, a dover affrontare una domanda di localizzazione delle imprese e delle persone molto più variabile e composita che in passato. Per un verso, la domanda rappresentata dagli attori locali non è più relativamente “certa”; per l’altro, è sempre più possibile attrarre la domanda rappresentata da soggetti provenienti da altri contesti geografici. Di qui, la conclusione che le aree geografiche sono esposte ad un reciproco confronto competitivo; di qui, il rilievo che il marketing può assumere nella gestione del territorio. In linea generale, il marketing assolve alla funzione di avvicinare il più possibile l’impresa al suo mercato target, facendo in modo che essa predisponga un’offerta il più possibile coerente con le caratteristiche e le aspettative di quest’ultimo. Quanto più la domanda ha possibilità di scegliere tra offerte diverse, tanto più questa funzione diviene cruciale. 2 eccezioni) i Paesi del mondo e i loro popoli. Da questi fattori ne sono derivati altri che sono al tempo stesso causa ed effetto del modificarsi della connessione tra impresa e ambito geografico di origine; si ricorda: la dimensione sempre più internazionale dell’organizzazione produttiva delle imprese anche di medie dimensioni; la dimensione tendenzialmente globale dei business e il conseguente allargamento geografico dei mercati; il rapido sviluppo economico e produttivo di macroaree geografiche fino a poco tempo fa abbastanza marginali nello scenario economico internazionale; la forte intensificazione dei flussi sovra-locali di risorse materiali e in particolare di conoscenza. Si utilizza il termine “territorio” (e i suoi sinonimi) in maniera per ora generica, ovvero senza attribuire alcun significato particolare. Più avanti, si approfondirà il significato da attribuire a questo termine. MATTEO G. CAROLI 47 Per lo stesso principio, l’evoluzione delle opportunità di localizzazione delle imprese ha reso necessario maturare una chiave di lettura dello sviluppo territoriale che tenga conto anche dei principi del marketing. In questo senso, il marketing territoriale è qui inteso non come “marketing dei prodotti realizzati nel territorio”, ma come marketing che valorizza e promuove porzioni determinate di un sistema territoriale presso specifiche categorie di potenziali utenti che cercano la localizzazione migliore per lo svolgimento di determinate funzioni. 2. I limiti concettuali del marketing applicato alle politiche territoriali L’applicazione del metodo e degli strumenti di marketing nella politica di sviluppo territoriale pone alcuni significativi problemi di natura concettuale che hanno altrettanto rilevanti risvolti pratici. Per discutere queste problematiche, pare opportuno precisare alcune caratteristiche salienti del concetto di “territorio”, in particolare quelle rilevanti per la successiva definizione del significato e dei contenuti del marketing territoriale3. 2.1 Il concetto di territorio nella prospettiva del marketing territoriale Il territorio può essere interpretato come un “sistema” costituito da un insieme di attori e di risorse, sede di attività e di relazioni; è collocato in uno spazio più o meno chiaramente identificato che ne determina anche alcune caratteristiche. Pur essendo localizzate in uno spazio definito, tuttavia, le attività svolte nel territorio non necessariamente hanno origine in quello spazio o esauriscono i loro effetti al suo interno. Poiché le componenti basilari di un territorio, attori, risorse, attività e relazioni, si manifestano in modo dinamico, un territorio è caratterizzato oltre che dalla dimensione spaziale, da quella temporale. In questo senso, si può concludere che un territorio è la risultante in continua evoluzione della presenza in un certo spazio di attori e risorse che pongono in essere attività e relazioni. In quanto entità che evolve, il territorio va considerato come un “sistema vitale” (Golinelli, 2002)4; le caratteristiche strutturali dello spazio geografico influenzano in 3 4 Il concetto di territorio è stato oggetto di ampie e approfondite analisi che hanno impegnato anche gli studiosi di materie aziendali. Tra i lavori più recenti si rimanda a Cafferata (1995), Rullani (1999), Garofoli G. (2003); Rullani (2003), Trigilia (2005). Golinelli G.M. pag. 95 e ss. illustra come i postulati dell’approccio “sistemico – vitale” validi per le imprese e per le organizzazioni umane in genere siano applicabili anche al territorio interpretato come sistema. I postulati sono, in particolare: 1) un sistema è vitale se può sopravvivere in un particolare tipo di ambiente con il quale scambia risorse; b) il sistema vitale possiede la proprietà dell’isotropia (relativa invarianza delle sue caratteristiche basilari rispetto al soggetto osservatore); c) il sistema vitale persegue determinate finalità e obiettivi e risulta essere connesso a sovrasistemi e subsistemi da cui e a cui, rispettivamente, trae e fornisce indirizzi e regole; d) un sistema vitale ha la possibilità, sulla base di condizioni di consonanza prima e di processi di risonanza poi, di 48 PUBBLICO E PRIVATO NELLA LOGICA DEL MARKETING TERRITORIALE modo anche rilevante, ma comunque non determinano l’evoluzione del sistema territoriale in esso contenuto; tale evoluzione è fortemente influenzata dai comportamenti e dalla stessa evoluzione dei molteplici attori che costituiscono quel sistema. Salvo i casi limite (scarsamente rilevanti sul piano pratico), un sistema territoriale è sempre un sottosistema di un contesto geografico più ampio e comprende al suo interno altri sistemi territoriali di dimensioni più piccole. Questa specificità assume rilievo essenziale nella definizione della politica di sviluppo territoriale e pone il problema di identificare il criterio di determinazione dei confini che caratterizzano un determinato contesto geografico. Nonostante sia rigido e rifletta solo parzialmente la realtà sostanziale di un territorio, il criterio amministrativo rimane quello più efficace, anche in considerazione del fatto che è il riferimento essenziale per lo svolgimento delle funzioni di governo5. 2.2 Una difficoltà logica e cinque problemi conseguenti In linea generale, il marketing interviene nella gestione dello scambio tra un’organizzazione economica e il pubblico cui essa rivolge la propria offerta; presuppone, quindi, una precisa distinzione tra chi domanda e chi offre. Le caratteristiche del territorio come “sistema” implicano che questo possa “contenere” sia la propria offerta che la domanda cui essa è rivolta; in altri termini, dello stesso ambito geografico possono far parte sia i soggetti che propongono una certa offerta territoriale che coloro che richiedono tale offerta6. Sul piano logico, il territorio non può quindi essere considerato un’entità necessariamente distinta dagli attori che ne rappresentano la domanda; di qui, cinque questioni problematiche di cui occorre tenere conto per delineare un’idea consistente di marketing territoriale: i) la composizione del mercato e il significato del principio di “orientamento alla domanda”; ii) la natura e il processo di formazione dell’offerta; iii) le modalità di manifestazione del processo di scambio tra domanda e offerta; iv) la composizione degli obiettivi del marketing; v) la natura degli attori coinvolti nell’azione di marketing. 5 6 dissolvere se stesso, inteso come ente autonomo, nel sovrasistema a cui, in uno specifico periodo temporale, riferisce. Per l’approfondimento di questi postulati si veda: Golinelli G.M. (2000). Per altro, la rigidità della suddivisione amministrativa dei confini di un territorio può essere superata prevedendo azioni che coinvolgono porzioni di territori amministrativamente distinti, ma integrati da forti fattori strutturali. In questa prospettiva, il marketing applicato al territorio ha alcuni aspetti di analogia con il marketing “interno”, che le organizzazioni di grandi dimensioni attuano nei confronti dei propri membri. MATTEO G. CAROLI 49 L’identificazione del mercato e il significato del principio di orientamento alla domanda Il principio di “orientamento alla domanda” implica il verificarsi, tra le altre delle seguenti tre condizioni: a) la capacità di progettare e realizzare il prodotto/servizio offerto sulla base dei bisogni della domanda - obiettivo; b) la possibilità di orientare tale offerta verso insiemi (segmenti di domanda) costituiti da acquirenti con caratteristiche sufficientemente omogenee; c) la possibilità di attribuire alla domanda – obiettivo il massimo valore che essa richiede e percepisce. Nel caso di un’area geografica, queste tre condizioni si manifestano in maniera parziale e, comunque, problematica. L’identificazione di un “prodotto – territorio è molto difficile a causa della complessità delle componenti direttamente o indirettamente coinvolte, e della numerosità degli attori che controllano tali componenti. Inoltre, la capacità di reazione dell’offerta territoriale rispetto alle esigenze espresse dalla domanda è generalmente lenta e comunque normalmente parziale. La struttura e le caratteristiche storicamente consolidate del territorio, nonché la sua vocazione definiscono, in maniera abbastanza rigida, gli ambiti entro cui questo è realmente in grado di soddisfare determinati tipi di domanda. La predisposizione di un’offerta territoriale sostiene un notevole effetto di “path dependence”, soprattutto quando (come normalmente accade) implica significativi interventi infrastrutturali. L’attuazione concreta dell’orientamento al mercato è basata su un’attenta segmentazione del mercato stesso. In un contesto geografico coesistono normalmente tipologie di utenti numerose e generalmente eterogenee, portatrici di istanze molteplici, e, non di rado, tra loro divergenti. A differenza dell’impresa, il territorio può solo in casi particolari e comunque in modo parziale, tenere distinti i segmenti di utenti interessati alla sua offerta e fare in modo che i contenuti dell’offerta rivolta ad un certo segmento non producano esternalità che hanno valenze negative per altri segmenti di domanda. I contenuti dell’offerta che si rivolge ad un determinato tipo di domanda influenzano (spesso, in modo anche rilevante) le caratteristiche dell’offerta che è possibile presentare ad altri segmenti della stessa domanda. Alla luce di queste considerazioni, l’“orientamento al mercato” di un territorio non può che assumere un significato diverso da quello comunemente applicato nell’ambito di un’impresa. Va inteso come la semplice tendenza ad attivare le condizioni che consentono al territorio di acquisire o di rafforzare il valore che esso è in grado di offrire a determinate tipologie di utenti. Rimane, dunque, il fine di raggiungere la massima soddisfazione della domanda; cambia, però, il modo in cui si può realizzare questo fine. Salvo casi particolari, la configurazione dell’offerta territoriale non è progettata o modificata in funzione delle attese di una determinata tipologia di domanda; piuttosto, essa viene valorizzata nelle sue caratteristiche tangibili e intangibili utili per massimizzare il valore potenzialmente offerto alla generalità dei suoi utenti ed eventualmente in modo particolare ad alcuni tra questi. 50 PUBBLICO E PRIVATO NELLA LOGICA DEL MARKETING TERRITORIALE La natura e il processo di formazione dell’offerta La difficoltà di identificare in modo preciso il contenuto di un’offerta territoriale e di adattarlo in funzione delle esigenze di una determinata domanda sono già emerse nel precedente esame del concetto di “orientamento al mercato”. La complessità degli elementi che la compongono attribuisce all’offerta territoriale una natura spesso molto eterogenea e rende notevolmente articolato il processo che porta alla sua formazione. Anche nel caso in cui sia attribuito ad un soggetto determinato la competenza di sviluppare l’offerta territoriale, questa potrà formarsi solo attraverso opportune forme di coinvolgimento ed integrazione di tutti gli attori che ne controllano le diverse componenti. Il processo di creazione dell’offerta territoriale avviene dunque in maniera inevitabilmente lenta e non di rado, sulla base di spinte contrastanti; risulta comunque dalla mediazione di interessi e prospettive diverse. Le modalità di manifestazione del processo di scambio tra domanda e offerta Nei rapporti tra organizzazioni economiche, vi è una precisa fase in cui si svolge la transazione commerciale, nella quale chi domanda ottiene la disponibilità di un certo bene/servizio e riconosce a chi offre un compenso di natura economica. Questa fase può essere arricchita dallo scambio di altre risorse, innanzi tutto di informazioni; può, inoltre, essere preceduta e seguita da altre relazioni, comunque orientate a creare le migliori condizioni per la transazione commerciale attuale e possibilmente futura. Nel caso di un’offerta territoriale, lo scambio commerciale avviene tra attori economici e riguarda specifiche risorse di cui questi sono titolari; in questa prospettiva, il territorio rappresenta semplicemente lo spazio dove sono collocati tali soggetti e i fattori tangibili e intangibili che essi mettono reciprocamente a disposizione. Questo meccanismo è evidente nell’offerta turistica: il turista idealmente acquista una determinata località quale luogo dove trascorrere un certo periodo di tempo; in concreto, compera una serie di servizi e prodotti da imprese collocate all’interno di tale località. Solo in casi particolari l’acquirente acquista in senso stretto la disponibilità di una precisa porzione di territorio; ad esempio nell’insediamento di uno stabilimento produttivo in un’area industriale o nell’ottenimento di una concessione per la gestione di un’area adibita a funzioni di interesse pubblico. Questa conclusione contribuisce a chiarire un tradizionale equivoco per cui si considera oggetto primario del marketing territoriale la facilitazione delle condizioni di “vendita” del territorio. Anche sul piano concettuale, la disciplina oggetto della nostra analisi non si occupa direttamente della commercializzazione di componenti di territorio o delle strutture fisiche che su queste insistono; questa attività riguarda prevalentemente soggetti specializzati nei vari comparti del mercato immobiliare. Essa può essere di competenza anche degli organismi di marketing territoriale nel caso in cui a questi sia assegnata la titolarità di determinati asset territoriali (aree MATTEO G. CAROLI 51 o infrastrutture) con il compito di valorizzarne l’utilizzazione da parte di soggetti privati7. Un secondo problema nello scambio tra domanda ed offerta deriva dalla circostanza che la corrispondenza tra fruizione dell’offerta territoriale da parte della domanda e pagamento di un prezzo per tale fruizione è spesso parziale e indiretta. Questo deriva principalmente da due circostanze: in primo luogo il fatto che, nella predisposizione di un’offerta territoriale vi sono una serie di costi impliciti difficili da quantificare e quindi, da attribuire alla domanda; in secondo luogo, il fatto che la domanda ha numerose possibilità di beneficiare dell’offerta territoriale attraverso condizioni che le permettono di limitare i costi che le possono essere effettivamente imputati. Ancora l’offerta turistica fornisce un esempio eloquente a riguardo; i turisti così detti “giornalieri” accedono ad un’area attraverso forme di consumo che permettono loro di beneficiare dei suoi principali elementi di interesse, senza pagare un prezzo coerente con i costi che essi determinano per l’area stessa. La definizione degli obiettivi del marketing territoriale Nell’ambito della missione di orientare l’organizzazione alla soddisfazione della domanda, il marketing aziendale opera per realizzare obiettivi relativi a grandezze chiaramente definite: dimensione del fatturato e quota di mercato; livello di fidelizzazione della clientela; redditività operativa dell’attività commerciale; livello di brand equity, ecc. Nel caso di un’area geografica, gran parte di questi obiettivi sono inapplicabili o devono essere interpretati in maniera molto specifica; la massimizzazione delle vendite e della quota di mercato non può evidentemente rappresentare un obiettivo per il marketing applicato al territorio. E’ stato già accennato come nel caso di un territorio, lo stesso concetto di “vendita” assume un significato particolare. Possono essere attribuiti ad un determinato soggetto (in maniera temporanea o definitiva) singole componenti del territorio; non è però possibile alienare neanche una parte di un territorio inteso come complesso di tutti gli elementi che lo costituiscono; del resto, molte componenti di un’offerta territoriale non possono per loro stessa natura essere oggetto di diritti di proprietà o comunque possono esserlo con notevoli limiti. Sul piano empirico, alcuni studi condotti negli Stati Uniti e nel Regno Unito (Hambleton, 1990; Mc Quaid, 1993) sulle finalità concretamente perseguite dalle autorità responsabili dello sviluppo locale confermano la difficoltà di ridurre alla “vendita” del territorio l’obiettivo del marketing territoriale. Nelle realtà esaminate emerge una notevole eterogeneità di obiettivi, tra i quali i più frequenti sono: lo sviluppo dell’economia locale; il sostegno dell’occupazione e la creazione di nuovi posti di lavoro; il mantenimento delle entrate fiscali; la promozione di nuove iniziative imprenditoriali; l’attrazione di nuove imprese dall’estero; il miglioramento della complessiva qualità della vita; la ristrutturazione e il rilancio delle aree brownfield. E’ evidente come questi scopi riflettano anche gli interessi dei vari stakeholders che partecipano alla politica di sviluppo locale di un’area. 7 Un caso rilevante di questa fattispecie è rappresentato dalle Regional Development Agencis che guidano la politica di sviluppo economico delle regioni inglesi. 52 PUBBLICO E PRIVATO NELLA LOGICA DEL MARKETING TERRITORIALE Gli attori coinvolti nell’azione di marketing territoriale Nelle aziende, le attività di marketing sono comprese in una precisa funzione organizzativa, per cui sono facilmente identificabili i soggetti responsabili, i relativi ambiti di competenza, i meccanismi decisionali. In un territorio, l’azione di marketing non può essere identificata con altrettanta chiarezza a causa della maggiore complessità del sistema territoriale che implica in particolare quattro problematiche: a) l’elevata numerosità dei soggetti che hanno qualche responsabilità/competenza su attività rilevanti per il marketing territoriale; b) la loro eterogeneità in termini di missione, orientamento strategico, risorse disponibili; c) la diversità dei piani di azione; d) la debolezza e comunque parzialità del legame di tipo gerarchico esistente tra tali soggetti. In prima battuta, questa complessità implica che in un ambito geografico possano manifestarsi molte azioni di marketing territoriale, con il notevole rischio che queste possano risultare scarsamente coordinate, o addirittura poco coerenti tra loro. Per minimizzare questi rischi, diviene fondamentale la struttura di governo dello sviluppo economico del territorio e, quindi, del marketing territoriale. La valenza che il marketing territoriale può concretamente assumere nel processo di sviluppo economico di un’area dipende fortemente dalla qualità del sistema di governo che ne regola l’azione. 3. La funzione di marketing territoriale8 3.1 L’articolazione della funzione di marketing territoriale Il marketing territoriale favorisce l’evoluzione dei fattori materiali e immateriali di un’area geografica in una direzione che rafforza la capacità di tale area di attrarre e mantenere al suo interno quelle componenti della domanda territoriale (segmenti di persone fisiche e di organizzazioni economiche) la cui presenza è più funzionale allo sviluppo sostenibile dell’area stessa. Per l’ambito geografico cui fa riferimento, il marketing territoriale è “intelligenza di integrazione, fertilizzazione e connessione”. Il marketing territoriale è “intelligenza” nel senso che pre-dispone, a vantaggio del sistema territoriale di cui si occupa, un insieme di competenze e di conoscenze che permettono di: - comprendere le opportunità su cui il territorio può basare il proprio sviluppo competitivo; - ideare un progetto strategico in grado di orientare il sistema territoriale a cogliere tali opportunità, nel quadro del suo percorso di sviluppo sostenibile; - stimolare l’attuazione e, in alcuni ambiti, realizzare direttamente, gli interventi operativi conseguenti a tale progetto strategico. 8 I contenuti di questo paragrafo sono basati sulle riflessioni che l’Autore ha sviluppato nel lavoro “Marketing territoriale e sviluppo locale”, in corso di pubblicazione. MATTEO G. CAROLI 53 Il marketing territoriale come “intelligenza” del territorio può essere visto anche come forza che regola i processi di produzione dell’offerta territoriale e che ne valorizza i risultati tangibili. In questo senso, si esprime su tre piani fortemente interdipendenti. Il primo è quello dell’“integrazione” che si concretizza nello sviluppo di una visione sistemica dei diversi elementi da cui dipende l’attrattività complessiva dell’offerta territoriale. In questo senso, il marketing territoriale costituisce la forza ordinatrice e propulsiva che consente la trasformazione delle singole caratteristiche materiali e immateriali del territorio in un insieme di servizi integrati che creano valore per l’utente. A tal fine, il marketing favorisce, o addirittura predispone le interdipendenze tra le diverse componenti del prodotto territorio. Questa azione si traduce concretamente nel promuovere e facilitare le relazioni tra gli attori che operano nel territorio; nonché nel facilitare l’individuazione e lo sfruttamento delle sinergie positive che possono manifestarsi tra gli stessi. Il secondo piano è quello della “fertilizzazione”. Il marketing territoriale fornisce gli strumenti operativi e di metodo attraverso i quali è possibile valorizzare le misure prese nell’ambito di ciascuna specifica area dell’offerta territoriale. Grazie all’azione “fertilizzatrice” del marketing, una determinata componente dell’offerta territoriale espande il suo potenziale a beneficio delle altre, aumentando l’attrattività complessiva del territorio. La “connessione” è il terzo piano in cui si esprime l’“intelligenza” rappresentata dal marketing territoriale. Esso consiste nelle condizioni che permettono al territorio (ovvero, agli attori che ne fanno parte) di stabilire interazioni efficaci con soggetti esterni. Il marketing territoriale opera, dunque, anche su un piano superiore a quello costituito dal solo territorio di specifico riferimento, cercando di individuare le opportunità di sinergie con altre aree per attuare progetti interterritoriali, e favorendo una attitudine alla cooperazione che risulta sempre più rilevante nelle attuali dinamiche di sviluppo sostenibile delle are geografiche. Dal ruolo di intelligenza di integrazione, fertilizzazione e connessione, derivano le quattro linee di azione in cui si articola la strategia del marketing territoriale: - individuare quelle componenti della domanda che sono portatrici delle risorse più rilevanti per l’attuazione del processo di sviluppo sostenibile che il territorio intende seguire e più sensibili ai fattori di attrattività di cui esso dispone; - sviluppare una chiave di lettura del territorio che lo renda funzionale alla migliore soddisfazione delle esigenze della sua domanda obiettivo; - stimolare l’attuazione delle misure che favoriscono il configurarsi di un’offerta territoriale adeguata alle esigenze dei segmenti di domanda precedentemente individuati; - connettere domanda e offerta di territorio, facilitando il processo di insediamento e radicamento della prima e rafforzando il potenziale che tale domanda ha in termini di creazione di valore per il territorio. Queste quattro linee di azione strategica trovano espressione concreta in almeno sei attività operative. 54 PUBBLICO E PRIVATO NELLA LOGICA DEL MARKETING TERRITORIALE Vi è innanzitutto un’attività di “intelligence” finalizzata ad esaminare e valutare le tendenze di fondo della domanda di localizzazione a livello internazionale e le modalità in cui si manifestano i processi di scelta delle aree da parte delle imprese, delle persone e degli altri attori coinvolti. Direttamente derivante dalla funzione strategica attribuita al marketing, c’è poi lo sviluppo delle relazioni da un lato con le imprese internazionali già insediate nel territorio e, dall’altro, con gli enti locali e gli altri stakeholder rilevanti per il rafforzamento delle offerte territoriali. Una terza attività consiste nell’ideazione e nell’attuazione degli interventi sulle componenti tangibili e intangibili del territorio, al fine di realizzare un “prodotto” in grado di soddisfare al meglio le attese della domanda. Va ricordato che il marketing interviene in maniera rilevante ma non esaustiva nello sviluppo dell’offerta territoriale. Vi è poi l’attività di assistenza ai potenziali utenti del territorio durante la fase decisionale, in quella dell’insediamento e in quella successiva. Tale funzione è rivolta principalmente alle categorie di utenti costituite dalle imprese ed è finalizzata, in primo luogo, a favorire la realizzazione di investimenti produttivi sul territorio e alla massimizzazione del valore aggiunto che questi creano a suo beneficio. Val la pena sottolineare il rilievo di questa attività, in considerazione della sua valenza innovatrice nelle più generali politiche di sviluppo economico del territorio e della sua importanza nella determinazione della attrattività del territorio percepita dai potenziali investitori. La quinta funzione operativa consiste nella predisposizione e attuazione di un pacchetto di comunicazione finalizzato a far conoscere agli utenti del territorio le sue caratteristiche e, in particolare, i suoi punti di forza. La comunicazione ha la funzione essenziale di rafforzare e diffondere presso gli utenti del territorio la percezione del suo posizionamento strategico. Infine, vi sono le azioni di comunicazione più direttamente finalizzate a favorire la scelta operativa da parte del potenziale utente. Si tratta di una comunicazione molto focalizzata sia con riferimento al target, che per quanto riguarda le informazioni trasferite; per soddisfare questa forte focalizzazione, si preferiscono canali di comunicazione diretta. 3.2 Marketing territoriale e competitività del territorio Nel primo paragrafo è stato assunto che il marketing fornisca l’orientamento metodologico ed operativo per rafforzare la competitività di un determinato contesto geografico. Sulla base delle conclusioni del precedente paragrafo, è ora possibile approfondire questa connessione. A tal fine, occorre però chiarire il significato che è corretto attribuire al concetto di “competitività”, riferito ad un territorio; anche in questo caso sarebbe infatti piuttosto semplicistico traslare il significato che esso comunemente assume in ambito aziendale9. 9 Paul Krugman e Michel Porter, tra gli altri, hanno posto in evidenza come sia concettualmente pericoloso (o addirittura scarsamente sensato) parlare di “competitività” MATTEO G. CAROLI 55 Un territorio compete con altre aree geografiche, peraltro sempre più spesso anche attraverso forme di cooperazione, al fine di attrarre e mantenere quelle risorse che offrono ai soggetti economici localizzati al proprio interno condizioni di vantaggio competitivo rispetto ai loro concorrenti a livello internazionale. Quindi, la competitività di un ambito geografico consiste nella sua capacità di favorire la competitività internazionale degli attori che ne fanno parte. Per accrescere tale capacità, il sistema territoriale attua una strategia finalizzata ad arricchire il proprio patrimonio di risorse materiali e immateriali e a facilitarne l’utilizzazione da parte di coloro che sono localizzati al suo interno. La funzione di marketing ha un ruolo primario nell’elaborazione e nell’implementazione di tale strategia. In primo luogo, sul piano dell’impostazione metodologica, il marketing orienta la considerazione degli elementi dell’offerta territoriale in funzione del loro impatto sulla attrattività che il territorio assume per determinate componenti di domanda, e rispetto ad altri ambiti geografici. Il marketing favorisce la predisposizione di un’offerta che soddisfi le aspettative di quei soggetti (interni o esterni al territorio stesso) che il territorio ha interesse ad attrarre in quanto fonti delle risorse utili per il suo sviluppo sostenibile. In questa prospettiva, l’azione di marketing persegue quattro funzioni essenziali: i) organizzare le risorse disponibili in un’offerta territoriale che risponda al meglio alle esigenze della domanda (rafforzarne l’attrattività); ii) stimolare le organizzazioni economiche presenti nel territorio a generare risorse utilizzabili per il suo sviluppo sostenibile; iii) comunicare e promuovere i fattori di attrattività del territorio presso le organizzazioni che costituiscono la sua domanda attuale o potenziale; iv) favorire e sostenere il radicamento delle imprese nel territorio attraverso la valorizzazione del suo potenziale di creare e rendere disponibili fattori di competitività. 4. Pubblico e privato nel marketing territoriale Le considerazioni precedenti evidenziano la necessità di superare l’assunzione comunemente accettata che il marketing territoriale si occupi semplicemente di attrarre investimenti esteri. Questa è certamente una delle sue funzioni, ma il suo ruolo primario consiste nel rafforzare l’attrattività del territorio per favorire la localizzazione al suo interno di quei soggetti, sia di origine endogena che esogena ad esso, che ne favoriscono lo sviluppo sostenibile. Obiettivo del marketing territoriale non è, dunque, l’attrazione sul territorio di investimenti produttivi in quanto tali, ma in quanto fattori positivi della crescita equilibrata e diffusa di quel territorio In definitiva, il marketing territoriale è una componente della più ampia politica di sviluppo sostenibile. Il fatto di essere funzionale all’attuazione dell’indirizzo di sviluppo sostenibile pone il marketing territoriale nella sfera dell’azione pubblica. di un Paese o anche di una determinata area geografica. Si veda: Krugman (1994); Porter (1990). 56 PUBBLICO E PRIVATO NELLA LOGICA DEL MARKETING TERRITORIALE Da questa conclusione derivano due questioni cruciali: la prima riguarda il sistema di governo dell’azione di marketing territoriale; la seconda concerne il ruolo giocato dalle forze produttive private. 4.1 Il sistema di governo dell’azione di marketing territoriale La pratica del marketing territoriale è ormai piuttosto diffusa nelle regioni di gran parte dei Paesi europei e anche di altri continenti; l’esperienza consolidata a livello internazionale mostra un sistema di governo di tale attività con diversi tratti di fondo abbastanza comuni. La competenza sul marketing territoriale è normalmente affidata ad un organismo specializzato, costituito in forma di agenzia pubblica autonoma o di direzione specializzata degli attori responsabili dello sviluppo economico del territorio. Occorre riflettere sul legame esistente tra l’organismo responsabile del marketing territoriale e l’organo politico di riferimento. Il marketing territoriale è una componente rilevante della più generale politica per lo sviluppo economico del territorio e può avere un notevole impatto sulle dinamiche evolutive del sistema produttivo locale; di conseguenza, il soggetto che ne ha la responsabilità gestionale deve operare in stretto raccordo con l’autorità responsabile di tale indirizzo. D’altro canto, diverse misure dell’azione di marketing territoriale richiedono continuità in un orizzonte temporale piuttosto lungo, che può andare oltre i tempi del mandato di un determinato governo. Per ridurre al minimo gli effetti negativi che le eventuali discontinuità politiche possono avere sulle misure di marketing territoriale appare essenziale che queste risultino anche da una attenta azione di concertazione con le diverse forze sociali e rispondano così agli interessi diffusi e di lungo termine del territorio. Il principio di sussidiarietà, la dimensione a cui in prevalenza si manifesta la concorrenza tra aree geografiche e le spinte provenienti dagli stakeholder locali hanno reso il marketing territoriale una politica di livello tipicamente regionale. L’azione svolta dagli organismi di dimensione nazionale rimane ovviamente essenziale, ma, in ultima analisi, non può che essere funzionale alle misure adottate a livello regionale e comunque coerente con esse. In questo senso, gli organismi nazionali devono sapersi raccordare al meglio con i governi regionali. Per essere efficace, il marketing territoriale regionale deve, tuttavia, saper interpretare il proprio ambito geografico di riferimento nella corretta prospettiva verticale e orizzontale. Una regione è, infatti, sempre parte di macroaree più ampie e, allo stesso tempo, “contenitore” di ambiti geografici più piccoli. Non si fa qui riferimento tanto alle ovvie connessioni amministrative, quanto alla configurazione delle offerte territoriali da un lato e alla percezione della domanda dall’altro. La valutazione e valorizzazione di queste connessioni deve essere sottolineata: al notevole impatto sulla competitività di un’area geografica che esse hanno non sempre corrisponde un’adeguata consapevolezza da parte degli attori che a livello locale sono responsabili delle politiche di sviluppo economico. MATTEO G. CAROLI 57 In un ambito geografico, anche di dimensioni piccole, le funzioni e attività che incidono sulla sua crescita sostenibile sono per loro stessa natura diffuse tra diversi attori e non sono mai riconducibili ad un unico organismo. Questo non esclude, naturalmente che specifiche attività, come ad esempio la pianificazione strategica, possano invece essere affidate ad un soggetto determinato. Il governo delle azioni che incidono sullo sviluppo economico territoriale tende, dunque, ad essere diffuso tra una molteplicità di attori, pur caratterizzati da ambiti di competenza e autonomia di azione molto diversi. Questo fenomeno è spiegato innanzi tutto dal progressivo venir meno di una dimensione assolutamente predominante a cui i problemi economici (e sociali) possono essere gestiti e risolti. Come osserva a proposito Jessop (1998, p. 40) c’è ormai “a proliferation of scales, related in tangled hierarchies rather than simply nested, with different temporalities as well as spatialities”. È anche rilevante l’integrazione tra pubblico e privato con l’affermarsi di forme di partnership che sempre più spesso rappresentano il perno delle iniziative di sviluppo economico locale. Tutto ciò porta all’evidenziarsi di un “sistema” di governo (Stoker, 1998; ImrieThomas, 1999, Andersen-Van Kempen, 2003), caratterizzato, appunto, dalla presenza, accanto agli organi di governo locale, di agenzie di scopo, di organismi di natura mista (pubblico-privato), di attori rappresentativi delle forze sociali, di grandi organizzazioni private. Questi soggetti agiscono su piani distinti, in alcuni casi in maniera autonoma, ma sempre più spesso attraverso forme di collaborazione. Reticolo di relazioni e collaborazioni tra soggetti di natura diversa sono, dunque, i connotati fondamentali del sistema di governo del marketing territoriale. Tale sistema permette, in primo luogo, una connessione più diretta con le comunità e le persone direttamente o indirettamente coinvolte dalle politiche adottate, in particolare per lo sviluppo economico del territorio; questo aumenta la possibilità che tali politiche rispondano effettivamente alle esigenze dei soggetti locali e siano coerenti con le condizioni attuali e potenziali del territorio. In secondo luogo, può allargare la “capacità di governo” (Friedrichs-Vranken, 2001) di una determinata area e dei suoi processi evolutivi. Un più ampio diretto coinvolgimento di attori nell’azione di governo dello sviluppo economico del territorio aumenta il consenso sulle scelte strategiche e facilita la loro implementazione, riducendo o annullando la distanza tra chi elabora tali scelte e chi ha il compito di attuarle. Devono, però essere posti in evidenza anche alcuni problemi. In primo luogo il fatto che molti attori che compongono il sistema di governo sono nominati da qualche altro organismo o, in alcuni casi, sono auto-nominati; pertanto, esercitano, sia pur indirettamente, un’azione di governo sul territorio senza essere stati eletti dai cittadini. In secondo luogo, non è affatto detto che le partnership e le reti tra attori diversi funzionino in modo efficace, considerando che i soggetti che le costituiscono hanno natura e missioni diverse e, a volte, anche contrastanti. Rimane, dunque, essenziale che nel sistema di governo del marketing territoriale sia chiaramente identificato il perno che svolge la funzione di indirizzo e di coordinamento dell’azione dei vari attori che ne sono parte. Tale perno non può che essere rappresentato dagli organi di governo eletti politicamente. 58 PUBBLICO E PRIVATO NELLA LOGICA DEL MARKETING TERRITORIALE 4.2 Il ruolo degli attori privati nel marketing territoriale Il sistema delle imprese collocate in un determinato ambito geografico non è soltanto il naturale beneficiario del marketing territoriale, ne è anche un potenziale artefice. La qualità del tessuto produttivo locale rappresenta un fattore di attrattività del territorio molto importante per almeno quattro ragioni. In primo luogo perché costituisce un generatore di conoscenze specialistiche che rappresentano un patrimonio tipico ed esclusivo del territorio e quindi un suo fattore di competitività internazionale. In secondo luogo, perché determina la dimensione e le capacità del sistema di fornitura disponibile per supportare determinate funzioni produttive collocate nel territorio; fornisce, quindi, quel potenziale di capacità produttiva e di competenze di cui un produttore di provenienza estera può avere necessità per ottimizzare le attività svolte in un certo contesto locale. Allo stesso tempo, la natura e l’estensione del sistema produttivo locale determinano il rilievo che questo ha come mercato e, quindi, l’attrattività dell’area geografica come sede di una domanda rilevante. Infine, la consistenza delle imprese locali agisce da attrattore di investimenti dall’esterno perché dilata le opportunità per gli operatori internazionali di entrare nel mercato geografico attraverso partnership o forme di integrazione più o meno complete con gli operatori già insediati in quel mercato. Il marketing territoriale è, quindi, impegnato anche nella valorizzazione del sistema produttivo locale, in quanto appunto fattore di attrattività del territorio di appartenenza. Le forze economiche e finanziarie private rappresentano un perno centrale del marketing territoriale anche per il ruolo che esse possono avere nella realizzazione dei grandi progetti che rafforzano le condizioni di contesto del territorio e, quindi, la sua competitività. La finanza di progetto e in modo più ampio le “public - private partnership” (collaborazioni pubblico - privato) rappresentano architetture sempre più consolidate anche a livello locale attraverso cui i capitali e le competenze private intervengono nel rafforzamento del patrimonio infrastrutturale di un territorio e, per questa via, nell’attuazione di una certa politica di marketing territoriale. Non è questa la sede per entrare nel merito delle complesse condizioni che rendono effettivamente praticabili queste architetture ai fini descritti; preme piuttosto porre in evidenza le ragioni, oltre a quella immediata già descritta, per cui la finanza di progetto e le collaborazioni pubblico - privato10 possono avere un impatto favorevole per il marketing territoriale. La finanza di progetto favorisce l’attrazione sul territorio di investitori di origine esterna per il semplice motivo che almeno una parte degli attori coinvolti in questo tipo di architetture non sono normalmente soggetti locali. Questo vale per gli 10 Per semplicità di linguaggio, d’ora in avanti si farà riferimento solo alla finanza di progetto, facendo rientrare al suo interno anche le altre forme di collaborazione pubblico privato. MATTEO G. CAROLI 59 sponsor, che possono essere grandi gruppi internazionali interessati ad avviare determinate attività produttive in un’area geografica. Può riguardare il main contractor, i principali fornitori e il gestore dell’opera. Infine, la composizione internazionale dei componenti il pool di banche finanziatrici costituisce un aspetto praticamente ineluttabile in qualunque operazione di project financing, anche di dimensione locale. La provenienza internazionale di una parte almeno degli attori che intervengono nella finanza di progetto rappresenta un’opportunità rilevante per lo sviluppo del territorio, perché si convogliano al suo interno risorse finanziarie provenienti dall’esterno e perché crea le condizioni potenziali affinché gli operatori locali rafforzino il proprio patrimonio di competenze. La finanza di progetto offre al territorio una significativa «vetrina» attraverso cui esso può valorizzare i suoi fattori di attrattività presso gli operatori industriali e finanziari e le istituzioni economiche di livello internazionale. Un secondo aspetto rilevante riguarda il soggetto pubblico. Nell’architettura del project financing, il soggetto pubblico è chiamato ad assumere un ruolo innovativo. Nel caso in cui agisca da sponsor, assume una funzione imprenditoriale in quanto partecipa direttamente all’operazione e si fa carico di una certa quota del rischio connesso agli esiti dell’iniziativa. D’altro canto, nel garantire le condizioni amministrative adeguato alle esigenze di realizzazione del progetto, così come nel sollecitare determinati attori privati ad assumere la leadership dell’iniziativa, il soggetto pubblico esercita in concreto una positiva azione di determinazione delle linee strategiche di sviluppo del territorio. L’esercizio di questa funzione di indirizzo dovrebbe stimolare l’autorità pubblica a perseguire una politica di stabilità e certezza dell’assetto normativo e istituzionale. La finanza di progetto favorisce la composizione dell’obiettivo di sviluppo generale del soggetto pubblico con gli interessi economici privati. Pubblico e privato non si trovano contrapposti, ma integrati: le finalità pubbliche sono raggiunte per mezzo di iniziative di carattere imprenditoriale, quindi orientate alla creazione del valore; d’altro canto, l’intervento privato è pensato e attuato in maniera tale da essere funzionale al miglioramento di determinate condizioni di benessere collettivo. Il positivo impatto della finanza di progetto sullo sviluppo competitivo del territorio si manifesta, infine, nel rafforzamento della cultura della collaborazione tra attori diversi. Il project financing può essere considerato un’architettura reticolare, dove ciascun nodo assume un ruolo ben identificato da un insieme di responsabilità verso determinati altri nodi della rete. Queste responsabilità individuano il contenuto delle relazioni di scambio che legano reciprocamente gli attori coinvolti. La finalità fondamentale dell’assetto reticolare è quella di favorire le migliori condizioni per lo svolgimento delle varie attività operative, la più efficace ripartizione dei rischi connessi alla realizzazione di tali attività e la partecipazione di attori che accettano di coniugare i propri obiettivi individuali con il raggiungimento di un fine “collettivo”, appunto, la realizzazione del progetto e lo sviluppo del territorio. 60 PUBBLICO E PRIVATO NELLA LOGICA DEL MARKETING TERRITORIALE 4.3 Marketing territoriale e distretti industriali Dopo un lunghissimo e altrettanto intenso dibattito e probabilmente anche grazie ad esso, i distretti industriali sono recentemente divenuti oggetto esplicito della politica industriale e finanziaria del nostro Paese. Non si intende qui entrare nel merito della normativa proposta a sostegno della competitività internazionale dei distretti e del rafforzamento del loro potenziale di innovazione, quanto prendere spunto da questo significativo passaggio politico per avanzare alcune riflessioni sui contenuti che il marketing territoriale può assumere a vantaggio di aree distrettuali e su alcune problematiche che si possono presentare. Uno degli aspetti che ha maggior rilievo nello spiegare la crescente divergenza nell’evoluzione competitiva che i distretti stanno attraversando in questi anni è la misura in cui gli attori distrettuali sono in grado di raccordarsi con le dinamiche produttive e con i flussi di conoscenza di livello internazionale, riuscendo a rinnovare e al tempo stesso a valorizzare i propri elementi di specializzazione territoriale. In questa prospettiva, l’azione di marketing territoriale può avere notevole rilievo in quanto tende a stimolare e guidare l’evoluzione del sistema economico locale verso condizioni di attrattività dal punto di vista degli investitori internazionali. Rappresenta, quindi, un fattore di sfida che costringe i contesti produttivi locali a rafforzare il proprio effettivo livello di attrattività “di sistema”. Stimola inoltre, la loro apertura internazionale, favorendo l’insediamento nel territorio distrettuale di operatori di provenienza esogena. Infine, promuove la “connessione” materiale tra il territorio e gli attori che ne fanno parte con il sistema produttivo internazionale, creando quel ponte che, come osservato, rappresenta una condizione essenziale per l’evoluzione fisiologica dei distretti produttivi. In contesti geografici caratterizzati da economie distrettuali, alcune azioni del marketing territoriale possono però risultare difficoltose e inefficaci o, addirittura, impraticabili. È il caso, in primo luogo, della promozione di investimenti esteri di tipo greenfield che si scontra con la scarsezza di territorio disponibile per ulteriori attività produttive che normalmente caratterizza un distretto industriale. In secondo luogo, le modalità di integrazione di un operatore di provenienza esterna con il tessuto produttivo locale sono molto difficili da prevedere e comunque legate a numerosissime variabili. Va peraltro considerata la possibilità che si verifichi un intensificarsi della competizione interna sulle risorse oltre che sul mercato, con effetti inevitabilmente negativi su una certa parte almeno degli operatori locali. Nell’ambito dei distretti, il marketing territoriale dovrebbe dunque occuparsi principalmente del rafforzamento del potenziale di vantaggio competitivo che il territorio offre in primo luogo alle imprese collocate al suo interno. MATTEO G. CAROLI 61 5. Conclusioni Il marketing territoriale rappresenta un terreno di riflessione teorica e di impegno operativo di notevole rilievo per almeno quattro ordini di considerazioni. In primo luogo, rappresenta un ottimo esempio di “contaminazione” dei saperi, lì dove un metodo e una strumentazione di origine tipicamente aziendalistica vengono re-interpretati e modellati in funzione della loro applicazione ad un contesto, il territorio, normalmente studiato da altre prospettive. Come tutte le contaminazioni anche questa può, credo, esercitare un certo fascino intellettuale, ma soprattutto ha in sé un grande potenziale innovativo. Il marketing territoriale offre una prospettiva metodologica e di contenuto assolutamente nuova rispetto agli approcci normalmente utilizzati per affrontare le problematiche dello sviluppo economico di un’area geografica. Va ricordato che l’innovazione è condizione essenziale per progredire, ma non è “in sé” fattore di progresso; il suo impatto dipende dal modo in cui si innesta nel processo autopoietico dell’organismo che la pone in essere. Dunque, il marketing territoriale rappresenta un forte potenziale di innovazione nella gestione dello sviluppo economico del territorio, che, però, non necessariamente esprime valenze positive; non a caso, in questo scritto sono stati evidenziati e approfonditi i problemi concettuali che emergono nell’applicazione del marketing al territorio. Si pone, dunque, una sfida cruciale circa il modo in cui debba configurarsi la contaminazione tra una disciplina aziendale e le problematiche di natura territoriale, così da produrre un approccio che sia si innovativo ma anche praticabile ed efficace. Un secondo aspetto da considerare è che il marketing territoriale rappresenta un significativo punto di convergenza tra pubblico e privato. Non solo per il fatto che un metodo maturato in ambito aziendale viene applicato a problemi di ordine generale e di competenza primariamente di attori pubblici. È la funzione basilare del marketing territoriale che lo rende raccordo “forte” tra sistema delle imprese e governo pubblico del territorio. Il marketing territoriale si occupa di orientare l’evoluzione dell’offerta territoriale in una direzione favorevole alle esigenze di determinati utenti potenziali; attraverso lo stimolo al miglioramento delle condizioni di localizzazione di un’area geografica, esso favorisce il costituirsi di condizioni di vantaggio competitivo per le imprese. Deve però essere precisato che obiettivo primario del marketing territoriale non è il rafforzamento delle imprese in sé, ma la creazione nel territorio di condizioni favorevoli al suo sviluppo sostenibile; l’attrazione e lo sviluppo di investimenti produttivi nel territorio è sempre strumentale al fine di migliorarne l’evoluzione fisiologica. In definitiva, la disciplina di cui stiamo parlando ha la missione di favorire lo sviluppo sostenibile del contesto geografico cui fa riferimento e attua questa missione stimolando il rafforzamento di condizioni favorevoli al sistema produttivo privato. È rilevante osservare che il marketing territoriale crea un raccordo biunivoco tra pubblico e privato. Per un verso, è uno strumento attraverso cui il soggetto pubblico agisce sulle condizioni di contesto per renderle il più favorevoli possibile alla 62 PUBBLICO E PRIVATO NELLA LOGICA DEL MARKETING TERRITORIALE realizzazione di determinate funzioni produttive, quindi alla capacità delle imprese di creare ricchezza. Per l’altro, poiché influenza la natura e l’evoluzione del sistema produttivo di un’area geografica, incide sul modo in cui tale sistema produce ricchezza a favore del contesto di cui è parte. Nel corso di questo scritto, è stato affermato che il marketing territoriale è “intelligenza di integrazione, fertilizzazione e connessione”; il terzo motivo di interesse sta, dunque, nel fatto che esso è una politica intrinsecamente “di sistema”. Le caratteristiche proprie di un ambito geografico limitano notevolmente (pur con significative eccezioni), modificazioni repentine e comunque troppo strutturali della configurazione dell’offerta locale. La politica di marketing territoriale si manifesta, quindi, soprattutto nel rafforzamento del tessuto di relazioni esistenti all’interno del territorio e delle connessioni tra questo e altre aree geografiche con cui è possibile sfruttare sinergie competitive. I progetti in cui si esplica concretamente la politica di marketing territoriale sono normalmente basati sull’integrazione di competenze e risorse provenienti da attori diversi. Viene, quindi, stimolata la ricerca di adeguate forme di collaborazione tra organi di governo di diverso livello territoriale (regione, provincia, enti locali); tra questi e le altre istituzioni territoriali, prime tra tutte le camere di commercio e le fondazioni di origine bancaria; tra le istituzioni pubbliche e gli operatori privati. I tre aspetti sin qui posti in evidenza attribuiscono al marketing territoriale una valenza eminentemente “politica” e “strategica”; in effetti, esso ha anche contenuti estremamente operativi e questo rappresenta la quarta prospettiva dalla quale è opportuno considerare il suo rilievo. Le attività operative in cui si articola normalmente il marketing territoriale sono state rapidamente descritte in precedenza. È interessante rilevare come esse riflettano abbastanza chiaramente le politiche del marketing operativo di un’impresa, sia pur con una corrispondenza diversa; maggiore nel caso della comunicazione, della distribuzione e della fidelizzazione del cliente; solo parziale nel caso della politica di prodotto e del pricing. Anche nella prospettiva più strettamente professionale, assume importanza l’esame delle condizioni di utilizzazione e di adattamento delle tecniche aziendali per valorizzare l’offerta territoriale. È utile segnalare a riguardo, tra le altre, la politica del marchio che riscuote crescente attenzione presso i governi regionali come dimostra ad esempio l’esperienza recentemente avviata dalla provincia autonoma di Trento. Connessione della creazione di ricchezza privata con l’interesse pubblico, e viceversa; orientamento verso l’integrazione di attori diversi nell’attuazione di progetti di interesse generale; unione di metodi gestionali e approcci culturali diversi e per certi versi fino ad ora lontani; forte valenza strategica e insieme centralità della dimensione operativa; questo insieme di caratteri oltre a testimoniare la rilevanza concettuale e pratica del marketing territoriale, ne evidenziano la notevole complessità. Gli studi sulla materia sono ancora recenti e certamente incompleti; per le considerazioni che ho svolto e, del resto, per la crescente base empirica esistente, si può affermare che questi studi hanno notevoli spazi di progresso. Riempire e magari MATTEO G. CAROLI 63 ampliare tali spazi credo rappresenti una nuova opportunità per la ricerca di matrice aziendalistica di incidere da protagonista sulle questioni più significative della società e del tempo in cui viviamo. Bibliografia ADERSEN H.T., VAN KEMPEN R., “New trends in urban policies in Europe: evidence from Netherlands and Denmark”, Cities 20 (2), 77-86, 2003. CAFFERATA R., Sistemi Ambiente Innovazione, II ed. Giappichelli, Torino, 1995. FRIEDRICHS J., VRANKEN J., “European urban governance in fragmented societies”, in: Andersen H.T., Van Kempen R. (eds.) Governing European cities: social fragmentation, social exclusion, and urban governance, Ashgate, Aldeshot, 2001. GAROFOLI G. (a cura di), Impresa e territorio, Il Mulino, Bologna, 2003. GOLINELLI C.M., Il territorio sistema vitale Giappichelli, Torino, 2002. GOLINELLI G.M., L’approccio sistemico – vitale al governo dell’impresa vol I. L’impresa sistema vitale Cedam, Padova, 2000. IMRIE R., THOMAS H. (eds.), British urban policy. 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