Note per l’arte
Venerdì 30 luglio 2010
San Floriano (VR)
Tenuta di Squarano, Cantine Marchesi Fumanelli
presenta
Note per l’arte
Tenuta di Squarano, Cantine Marchesi Fumanelli
30 luglio 2010
Concerto Duo da Camera
Anastasiia Dombrovska e Édua Amarilla Zádory
Espressioni di Colore
Opere di Daniele Tessarini
Promotori
In collaborazione con
Con la speciale partecipazione di Monica Rubele
Giornalista e conduttrice RAI
Direttore artistico Maria Sole Vincenzi
Referenze fotografiche Zauro Matteo
www.armamentis.com
Realizzazione grafica Prismagraf & Rainbow S.r.l.
www.prismagraf.net
Duo Zadory-Dombrovska
violino-pianoforte
1° Premio ex aequo
Concorso Internazionale di musica da camera
“Gaetano Zinetti” 2009
Programma
J.S. Bach
Sonata in La maggiore BWV 1015
R. Schumann
Scherzo in do minore
Dolce • Allegro • Andante un poco • Presto
(dalla Sonata F.A.E.)
Arvo Pärt
Fratres
E. Grieg
Sonata in Sol minore
Lento doloroso • Allegretto tranquillo
Allegro animato
A. Dvorak
Sonatina in Sol maggiore
F. Kreisler
Schöne Rosmarin
Allegro risoluto • Larghetto
Molto vivace • Allegro
B. Bartók
Danze Rumene
Ch. Sinding
Suite
Adagio • Presto
Brahms
Danze Ungheresi Nr. 6 e Nr. 7
P. de Sarasate
Aria Tzigana
É
dua Amarilla Zádory, di nazionalità ungherese ed austriaca, a 7 anni
era già una grande promessa. Nel 1992 iniziò a studiare con i famosi
violinisti Habib Kayaleh e Tibor Varga. Uno dei più importanti violinisti del
XX secolo, Yehudi Menuhin, riconobbe l’eccezionale talento di Édua e la
invitò alle sue master classes di Gstaad, Svizzera. Nel 1997 si trasferisce a
Vienna dove studia con Günter Pichler ed Ernst Kovacic. Dopo gli studi
universitari si perfeziona con István Ruha, Péter Komlós e l’Altenberg Trio
Wien. Inizia quindi la sua carriera concertista internazionale, sia come
solista che come leader di varie formazioni cameristiche. Numerose sono
le sue apparizioni in TV e alla radio (in Ungheria, Svizzera, Austria, Belgio, Francia) e le incisioni realizzate per la Hungaroton. Seguono tournée
in U.S.A., Argentina, Santo Domingo, Iran, Marocco e Turchia, sempre accompagnata dal favore della critica. La sua vita professionale a Vienna è
scandita dai numerosi impegni concertistici nella Sala d’oro della Wiener
Musikverein, sia come spalla dell’Orchestra da camera di Vienna che come
leader di numerosi gruppi cameristici. Èdua suona un violino Gagliano del
1801.
A
nastasiia Dombrovska, nata nel 1987 in Ucraina, si è perfezionata
con Heinz Medjimorec presso la University of Music and Performing
Arts di Vienna. È stata premiata in numerosi concorsi internazionali: 2°
Premio all’International Piano Competition “Konzerteum” (1999, Greece),
1° Premio al Concorso Internazionale “Art of the XXI Century” (1999, Kiev
- Worsel, Ucraina), 2° Premio all’International Piano Competition “Sergei
Prokofiev” (2001, Donjezk, Ucraina), 1° Premio all’International Junior
Piano Competition (EUMCY) in Kosice (2001, Slovakia), 3° Premio all’International Chopin Piano Competition di Narwa (2004, Estonia). Svolge
intensa attività concertistica sia come solista, anche invitata da Orchestre
come la Philharmonic Symphony Orchestra di Tallinn (Estonia) o l’Orchestra Sinfonica di Kiev (Ucraina), che come camerista.
Nel 2009 il Duo Zádory-Dombrovska si è aggiudicato il 1° Premio ex
aequo al Concorso internazionale di musica da camera “Gaetano Zinetti”.
Johann Sebastian Bach (1685 – 1750)
Johann Sebastian Bach è stato un compositore, organista, clavicembalista e maestro di coro
tedesco del periodo barocco, universalmente considerato uno dei più grandi geni nella storia
della musica. Discende da una famiglia di musicisti professionisti, probabilmente anche Bach
iniziò ripetendo la musica ascoltata in tenerissima età con gli strumenti che può suonare un
preadolescente. Le sue opere sono notevoli per profondità intellettuale, padronanza dei mezzi
tecnici ed espressivi e bellezza artistica. Bach operò una sintesi mirabile fra lo stile tedesco e le
opere dei compositori italiani (particolarmente Vivaldi).
Lo stile musicale di Bach nasce dalla sua straordinaria genialità nelle invenzione contrappuntistiche, nello sviluppo dei motivi e nel suo gusto per l’improvvisazione alla tastiera. In tutta la
sua adolescenza la produzione di Bach mostrò crescente abilità nell’organizzazione di opere
complesse, basate sui modelli di Dietrich Buxtehude, Georg Böhm e Johann Adam Reincken. Il
periodo 1713-14, quando un vasto repertorio di musica italiana si rese disponibile per l’orchestra di corte di Weimar, fu un punto di svolta. Da quel momento Bach assorbì nel suo stile i tratti
della musica italiana, caratterizzati da contorni melodici semplici, maggiore concisione ritmica e
modulazioni più chiare.
Ci sono diverse caratteristiche più specifiche dello stile di Bach. Nel periodo barocco alcuni
compositori tendevano a scrivere solo un canovaccio dello spartito, che veniva di volta in volta
arricchito dagli esecutori con abbellimenti e passaggi improvvisati, Bach tendeva ad annotare
tutto sullo spartito, in modo da lasciar poco spazio alla libera interpretazione degli esecutori.
Questo può essere stato causato dalla sua predilezione per il contrappunto, non permettendo
così che gli esecutori potessero variarlo in maniera arbitraria. Le strutture contrappuntistiche
di Bach tendono ad essere più complesse di quelle di Händel e della maggior parte degli altri
compositori dell’epoca. Bach, però, in alcune opere come L’arte della fuga e l’Offerta Musicale,
non diede alcuna indicazione circa gli strumenti da impiegare, lasciando intendere la possibilità
di esecuzione su strumenti diversi.
Il grado di complessità strutturale, la difficoltà tecnica e l’esclusione del genere melodrammatico,
tuttavia, resero la sua opera appannaggio solo dei musicisti più dotati e all’epoca ne limitarono la
diffusione fra il grande pubblico, in paragone alla popolarità raggiunta da altri musicisti contemporanei come Telemann o Händel.
Molto devoto e di fede luterana, Bach pose la musica sacra al centro delle sue composizioni. In
particolare, il tono degli inni luterani fu alla base di molte sue composizioni. Il suo interesse per
la liturgia lo portò alla realizzazione di composizioni elevatissime sia dal punto di vista tecnico
che da quello qualitativo.
Il catalogo delle opere di Bach, noto come Bach-Werke-Verzeichnis, abbreviato in BWV, è stato
redatto nel 1950 dal musicologo Wolfgang Schmieder. Tale catalogo comprende sia i lavori certamente scritti dal compositore, sia quelli che gli sono stati attribuiti nel corso del tempo (dei
quali solo in parte è stato possibile identificare l’autore); la numerazione procede non per ordine
cronologico, ma seguendo un criterio di classificazione basato sugli strumenti impiegati e sulla
forma delle varie opere (cantata, corale, oratorio, eccetera).
Nel 1829 l’esecuzione della Passione secondo Matteo, diretta a Berlino da Felix Mendelssohn,
riportò alla conoscenza degli appassionati la qualità elevatissima dell’opera compositiva di Bach,
che è da allora considerata il compendio della musica contrappuntistica del periodo barocco.
Arvo Pärt, o Paart (1935 – oggi)
Arvo Pärt iniziò effettivamente a comporre nel 1958 con le Zwei Sonatinen per pianoforte. Gli
studi sulla dodecafonia e la serialità postweberniana lo condussero a sperimentare i sistemi
compositivi delle avanguardie dell’epoca. Nonostante questo giunse alla conclusione che “la sua
convivenza con l’atonalità lo stava portando a un vicolo cieco”, così decise di approfondire il
barocco e il canto gregoriano conducendo contemporaneamente una ricerca di semplificazione progressiva nella sua musica, allo scopo di eliminare il “superfluo” e l’esagerazione dalle sue
composizioni.
Il risultato fu la creazione di un nuovo stile molto rigoroso ed originale: il tintinnabuli, costruito
interamente su triadi e scale tonali, dove l’impiego della voce umana è di rilevante importanza.
Da quel momento la sua lunga carriera è stata dedicata al perfezionamento del suo metodo compositivo, da lui ancora oggi utilizzato.
La definizione, dettata dallo stesso Pärt del suo stile è: «Lavoro con pochissimi elementi - una
voce, due voci. Costruisco con i materiali più primitivi - con l’accordo perfetto, con una specifica tonalità. Tre note di un accordo sono come campane. Ed è perciò che chiamo questo
tintinnabulazione»
Con questo particolare genere Pärt dimostra come sia possibile produrre opere valide nonostante l’utilizzo di un’armonia estremamente semplice e la riduzione ai minimi termini del materiale
compositivo. Infatti, il modo di comporre di Pärt è generalmente costruito solamente su due voci:
una funge da accompagnamento, arpeggiando e ripetendo le note di un accordo tonale (come
spiega sopra Pärt, la “Tintinnabulazione”), l’altra è la “melodia” (spesso vocale), ovvero la voce
principale. Il tintinnabuli quindi è uno stile a metà fra monodia e polifonia, senza però rientrare
realmente in nessuna delle due categorie.
Antonín Dvořák (1841 – 1904)
Le opere di Dvořák sono organizzate in diversissime forme: le sue nove sinfonie si rifanno a
modelli classici che Ludwig van Beethoven avrebbe approvato e sono comparabili a quelle di
Johannes Brahms, ma egli lavorò anche nel campo del poema sinfonico e l’influenza di Richard
Wagner è evidente in alcune composizioni. Molte delle sue opere mostrano anche l’influenza
della musica folkloristica ceca, sia per i ritmi, sia per le forme melodiche; forse gli esempi più
noti sono le due raccolte di Danze slave (Danze slave per pianoforte a 4 mani, op. 46 e 72, scritte
nel 1878).
Oltre alle composizioni già menzionate, Dvořák scrisse opere, musica da camera e musica per
pianoforte. Le opere di Dvořák furono catalogate da Jarmil Burghauser in Antonín Dvořák. Thematic Catalogue. Bibliography. Survey of Life and Work (Export Artia Prague, Cecoslovacchia,
1960). In questa catalogazione, ad esempio, la Sinfonia Dal nuovo mondo (Op. 95) è B178.
Durante la vita di Dvořák solo cinque sinfonie furono largamente conosciute. Il suo editore,
Simrock, non ambiva a pubblicare grandi opere sinfoniche, dato che queste erano difficili da vendere. La prima ad essere pubblicata fu la n. 6, poiché la sua stella internazionale si stava levando
e famosi direttori come Hans Richter, cui era dedicata, desideravano nuove opere sinfoniche ed
il loro patrocinio. Dopo la morte di Dvořák, la ricerca condusse ad altre quattro sinfonie, delle
quali la prima era andata persa dal compositore stesso.Tutto ciò portò ad una confusa situazione
in cui la Sinfonia n. 9. Dal nuovo mondo è stata alternativamente chiamata n. 5, n. 8 e n. 9. In
questa voce esse sono numerate secondo l’ordine in cui furono scritte, che è il normale sistema
di numerazione usato attualmente.
Dvořák scrisse la sua Sinfonia n. 1 in Do minore quando aveva appena ventiquattro anni. Sottotitolata Le Campane di Zlonice (nome di un paesino nella Boemia nativa di Dvořák), è chiaramente
l’opera di un compositore ancora inesperto, sebbene sia una buona promessa. Lo Scherzo è
considerato essere il movimento più forte. Possiede molte somiglianze formali con la Sinfonia n.
5 di Ludwig van Beethoven, seppure in armonia e strumentazione la n. 1 di Dvořák è un’opera
più romantica, che segue lo stile di Franz Schubert.
La Sinfonia n. 2 in Si bemolle maggiore segue ancora Beethoven come modello; ma la Sinfonia n.
3 in Mi bemolle maggiore mostra chiaramente l’improvviso e profondo impatto di Dvořák con
la musica di Richard Wagner e Franz Liszt.
L’influenza di Wagner, tuttavia, non durò molto; non si può quasi più percepire nella Sinfonia
n. 4 in Re minore. Quest’ultima fra le sinfonie del Dvořák più giovane è anche considerata la
migliore.
Le sinfonie intermedie di Dvořák, la Sinfonia n. 5 in Fa maggiore (pubblicata come n. 3) e la Sinfonia n. 6 in Re maggiore (pubblicata come n. 1), sono felici opere bucoliche. La n. 5 è l’opera più
pastorale, la n. 6 possiede una grande somiglianza con la Sinfonia n. 2 di Brahms, in particolare
nel primo e ultimo movimento.
La Sinfonia n. 7 in Re minore del 1885 è la sinfonia più romantica del compositore, e spesso
quella stimata più bella, potrebbe a malapena essere in contrasto più puro con la Sinfonia n. 8 in
Sol maggiore (pubblicata come n. 4). Insieme all’ultima sinfonia, queste due sono considerate il
picco degli scritti sinfonici di Dvořák e tra le sinfonie meglio riuscite del XIX secolo.
Di gran lunga la più celebre, comunque, è la Sinfonia n. 9 in Mi minore (pubblicata come n. 5),
meglio nota sotto il suo sottotitolo, Dal Nuovo Mondo. Essa fu scritta tra gennaio e maggio del
1893, mentre Dvořák era a New York. Al tempo della sua composizione, Dvořák affermò di aver
usato elementi dalla musica americana come spiritual e musica nativa americana in quest’opera,
ma in seguito lo negò. Nel primo movimento c’è un assolo di flauto che ricorda molto Swing
Low, Sweet Chariot, e uno dei suoi studenti raccontò che il secondo dipingeva, in modo programmatico, i lamenti di Hiawatha. Il secondo movimento ricordava così tanto uno spiritual nero che
furono scritti dei testi per esso e diventò Goin’ Home. Dvořák era interessato alla musica indigena americana, ma, in un articolo pubblicato sul New York Herald il 15 dicembre 1893, scrisse
“Nella Sinfonia n. 9 ho semplicemente scritto temi originali che racchiudono le peculiarità della
musica indiana”. È generalmente riconosciuto che l’opera ha più in comune con la musica popolare della Boemia nativa di Dvořák che con la musica americana.
I Poemi Sinfonici di Dvořák sono considerati alcuni dei suoi lavori più originali.[1] Ne scrisse
cinque, tutti tra il 1896 e il 1897, e presentano una numerazione Opus sequenziale: The Water
Goblin, Op. 107;The Noon Witch, Op. 108;The Golden Spinning Wheel, Op. 109;The Wood Dove,
Op. 110;The Hero’s Song, Op. 111. I primi quattro poemi sono basati sulle ballate del folklorista
Ceco Karel Erben. The Hero’s Song nasce da un’ideazione di Dvořák, e pare sia un lavoro autobiografico.
Béla Viktor János Bartók (1881 – 1945)
Venne sin da piccolo educato alla musica, dapprima dalla madre che gli insegnò i rudimenti del
pianoforte, in seguito (a soli dodici anni) dal maestro L. Erkel che lo iniziò alla composizione.
Più tardi studiò pianoforte con István Thoman e composizione con János Koessler all’Accademia
Reale della Musica di Budapest. Lì incontrò Zoltán Kodály e insieme raccolsero musica popolare
dalla regione. Precedentemente, l’idea che Bartók aveva della musica popolare ungherese derivava dalle melodie gitane che potevano essere ascoltate nei lavori di Franz Liszt, e nel 1903 Bartók
scrisse un grande lavoro orchestrale, Kossuth, in onore di Lajos Kossuth, eroe della rivoluzione
ungherese del 1848, contenente melodie gitane di quel tipo. Da questo poema sinfonico lavorò
per estrarre una marcia funebre pianistica che rese celebre Bartók come pianista-concertistacompositore per lo stile “nazional-ungherese” che prende come modello le Rapsodie ungheresi
di Liszt, in particolare la celebre Seconda.
Dopo aver scoperto le musiche contadine dei magiari, che erano le autentiche musiche popolari
ungheresi, Bartók cominciò a includere canzoni popolari nelle proprie composizioni oltre ad
usare frequentemente figure ritmiche di matrice folklorica.
La musica di Richard Strauss, che incontrò nel 1902, lo influenzò molto: questo nuovo stile emerse durante gli anni seguenti. Bartók stava costruendo la sua carriera pianistica, quando nel 1907
ottenne il posto di professore di pianoforte all’Accademia Reale. Questo gli permise di rimanere
in Ungheria e di non girare l’Europa come pianista, e gli lasciò più tempo per raccogliere altre
canzoni popolari, soprattutto in Transilvania. I suoi lavori orchestrali erano ancora scritti alla
maniera di Johannes Brahms o Richard Strauss, ma scrisse numerose composizioni brevi per
pianoforte che mostrano il suo crescente interesse per la musica tradizionale. Probabilmente il
primo brano che mostrava chiaramente i suoi nuovi interessi è Quartetto per archi n. 1 (1908),
che contiene vari rimandi alla musica folklorica. Nel 1908 scrive anche le 14 bagatelle per pianoforte, in cui comincia a delineare il suo stile che appunto parte dal pianoforte, distaccandosi dal
romanticismo, basandosi su procedimenti armonici basati su intervalli diminuiti ed eccedenti,
sulla bitonalità e su una ritmicità timbrica e barbarica. Altre composizioni pianistiche importanti
in Bartók sona la Rapsodia Op.1 e i Quattro pezzi per pianoforte, ricchi di influenze Brahmsiane,,
più altri lavori da camera quali la Sonata per violino e pianoforte e il Quintetto per pianoforte
ed archi.
La carriera concertistica di Bartók non riuscì però mai a ricevere onorificenze, questo scarso
successo internazionale lo costrinse ad accontentarsi di un posto come insegnante di pianoforte
all’Accademia Musicale di Budapest.
Le prime influenze popolari nelle sue composizioni cominciarono quando iniziò a raccogliere
melodie popolari con Zoltán Kodály: nel 1907 compose le Tre canzoni popolari del distretto di
Cisk. Bartók nonostante gli insuccessi continua a cercare un connubio tra la musica popolare e
le sale da concerto nello stile pianistico, cominciando con le Due Elegie Op.8b, e con le Quattro
Nenie Op.9. Le Nenie sono basate sul canto popolare ungherese e c’è l’uso delle scale modali,
non presenti nella musica occidentale.
Con Bartók non si esplora il delicato mondo timbrico-impressionista di Ravel e Debussy affidato
al tocco dei martelletti ma si guarda piuttosto avanti alla percussività che troveremo nell’Allegro
Barbaro del 1911, parallelamente alla Toccata Op.11 di Prokof’ev e alla Danza Rituale del Fuoco
di Manuel De Falla in cui il pianista rende l’effetto percussivo anche con una gestualità particolare per trovare l’approccio giusto sui tasti.
Johannes Brahms (1833 –1897)
Brahms nacque da una famiglia modesta, secondo di tre figli. Suo padre era musicista popolare
e suonava diversi strumenti, e fu lui a dare al giovane Johannes le prime lezioni di musica. Il
ragazzo rivelò un talento musicale naturale; precoce e attirato da tutti gli strumenti, cominciò a
studiare pianoforte a sette anni e pareva destinato alla carriera concertistica. Il suo primo concerto pubblico è attestato nel 1843, a dieci anni.
A vent’anni, nel 1853, Brahms ebbe alcuni degli incontri più significativi della sua vita: prima il
grande violinista Joseph Joachim, con il quale iniziò una lunga e proficua collaborazione; poi fu
proprio Joachim a presentarlo a Franz Liszt, ma soprattutto lo introdusse in casa Schumann che
lo considerò immediatamente e senza riserve un genio, e lo indicò come il musicista del futuro;
Brahms, per parte sua, considerò Schumann il suo unico e vero maestro, restandogli vicino con
devozione fino alla morte. L’attività concertistica di Brahms continuò fino agli anni settanta. Una
recensione cosí descrive il suo stile pianistico di quegli anni: «Molti artisti possiedono una tecnica più brillante, ma sono pochi quelli che sanno tradurre le intenzioni del compositore in
maniera altrettanto convincente, o seguire il volo del genio beethoveniano e rivelarne tutto
lo splendore, come fa Brahms». Nel 1862 soggiornò a Vienna, dove fu assai apprezzato, e vi si
stabilì definitivamente nel 1878. Fu lì che avvenne il suo unico incontro con Wagner e soprattutto, nel 1870, conobbe Hans von Bülow, il grande direttore che divenne suo amico e uno dei suoi
principali estimatori.
Alla continua ricerca di perfezione stilistica, Brahms fu assai lento nello scrivere e soprattutto
nel pubblicare ed eseguire le proprie opere, o almeno quelle che egli considerava “importanti”.
La sua Prima sinfonia (che von Bülow definì “la Decima di Beethoven”) ebbe la prima esecuzione solo nel 1876, a Bayreuth: il maestro aveva già 43 anni e viveva di musica praticamente da
sempre. Negli ultimi 20 anni di vita, Brahms poté infine dedicarsi soprattutto alla composizione:
le altre 3 sinfonie, il Concerto per violino, il Secondo Concerto per pianoforte, fino ai magistrali
capolavori cameristici dell’ultimo periodo. L’estetica di Brahms si fonda su una straordinaria miscela di forme classiche rigorose, fondate su una grande sapienza contrappuntistica e polifonica,
e spirito profondamente romantico, che si manifesta nel magnifico colore musicale, nell’inventiva melodica, nelle sorprendenti sovrapposizioni ritmiche.
Robert Alexander Schumann (1810 – 1856)
Figlio di un ricco libraio ed editore, la madre dava lezioni di pianoforte, si appassionò durante la
sua infanzia alla poesia ed alla musica, assecondato dal padre. Nel 1830 divenne allievo di pianoforte di Friedrich Wieck, e si dedicò interamente alla musica. Studiò intensamente Il clavicembalo ben temperato di Bach. Schumann non poté coronare il sogno di diventare un grande pianista
a causa di esperimenti insensati a cui si sottopose per perfezionare la sua tecnica pianistica
durante l’inverno del 1831-1832 e che gli causarono la perdita dell’uso dell’anulare della mano
destra. Schumann decise allora di dedicarsi alla composizione (nel 1831 appaiono le variazioni
Abegg). Fece molti viaggi in Italia e rimase affascinato dalle musiche italiane.
Introspettiva e spesso stravagante, la sua prima produzione è stata un tentativo di rompere con
la tradizione delle forme e delle strutture classiche che riteneva troppo restrittive. Con le sue
composizioni Schumann attrasse l’attenzione di molti e si trovò al centro di una cerchia di giovani musicisti e appassionati di musica. Nel 1843 iniziò un periodo compositivo più vario in
cui però sono prevalenti le opere corali (senza dubbio la parte più misconosciuta dell’opera di
Schumann).
Edvard Hagerup Grieg (1843 – 1907)
Grieg è ilcompositore per il quale si può più a buon diritto parlare di arte naïve, fresca, ingenua
e diseguale: un compositore che rifugge le grandi forme, dedicandosi con gli anni sempre più
esclusivamente al bozzetto lirico.
Ad indicare a Grieg la via verso la formazione del proprio stile fu senz’altro la lingua musicale materna del folklore norvegese. La facile riconoscibilità di questo stile contribuì in modo significativo al successo della sua musica mentre egli fu in vita ma fu in genere considerata con sospetto
o disinteresse dai musicisti del Novecento. La sua scrittura armonica, sciolta e tendenzialmente
paratattica, sviluppa elementi propri della musica tradizionale norvegese, ma al tempo stesso
converge in modo sorprendente verso l’esperienza condotta da autori contemporanei.
Grieg fu per altro consapevole di collocarsi alla periferia della vita musicale europea e realizzò i
suoi lavori migliori tutte le volte che seppe accettare pienamente tale dimensione culturale. È il
caso di molti Pezzi lirici per pianoforte, di alcuni numeri del Peer Gynt (tra cui sono notissimi Il
mattino, la Canzone di Solveig e Nell’antro del re della montagna) o della Holberg suite, in stile
antico, dove al sentimento di isolamento geografico subentra quello della distanza storica.
Nei momenti meno felici invece il suo stile rivela la presenza di modelli scarsamente metabolizzati, siano quelli scolastici appresi a Lipsia, come nel caso del Concerto per pianoforte e orchestra, o quelli delle partiture wagneriane, del cui cromatismo sono impregnate le composizioni
degli ultimi anni.
Fritz Kreisler (1875 – 1962)
Fritz (Friedrich) Kreisler nacque a Vienna da una famiglia ebrea. Studiò prima nella sua città, perfezionandosi poi a Parigi, sotto la guida, tra gli altri, di Léo Delibes e Jules Massenet. Dopo essere
stato scartato a un’audizione per la Wiener Philharmoniker, lasciò la musica per la medicina e la
pittura. Tornò trionfalmente al violino con un concerto con i Berliner Philharmoniker nel 1899,
e giunse al successo in America nel corso di successive tournèe dal 1901 al 1903.
In America tornò prima della fine della Prima guerra mondiale, alla quale aveva preso parte nelle
file dell’esercito austriaco fino al congedo anticipato per ferita. Nel 1924 tornò in Europa, soggiornando prima a Berlino e poi, dal 1938, a Parigi, per poi fare ritorno negli USA nel 1943, dove
richiese ed ottenne la cittadinanza a seguito delle persecuzioni razziali.
Esecutore brillante ed acclamato virtuoso del violino, Kreisler compose anche diversi brani di
musica vocale e strumentale, originali o trascritti da autori classici. Scrisse anche un quartetto
d’archi e numerose cadenze (da quelle del concerto per violino e orchestra di Johannes Brahms
a quella del concerto di Ludwig van Beethoven), ancora oggi molto eseguite.
Christian August Sinding (1856 – 1941)
Dopo aver studiato negli anni della prima età il violino e il pianoforte, compì più regolari corsi di
studio presso il Conservatorio di Lipsia, perfezionandosi poi a Berlino, Dresda e Monaco.
Rivelato all’attenzione del mondo musicale da un Quintetto si dedicò alla composizione, accogliendo spesso nella musica le tradizioni del suo Paese. Autore di preziose pagine sinfoniche, da
camera e vocali, sopravvisse al suo tempo con un pezzo pianistico esile ma felice, il Mormorio di
Primavera, risalente al 1893 e diffuso in numerosissime trascrizioni.
Del resto proprio nella musica da camera, vocale (ben duecento liriche per canto e pianoforte) e
strumentale, incentrata sul breve respiro melodico e sostenuto da personali tessiture armoniche,
è da ricercare il momento più vivo della sua arte.
Pablo Martín Melitón de Sarasate y Nevascués (1844 – 1908)
Studiò a Madrid e Parigi ed esordì come violinista a Londra a soli diciassette anni iniziando da
quel momento una carriera folgorante.
Édouard Lalo gli dedicò la Symphonie espagnole e Bruch la Schottische phantasie. Aveva un repertorio brillante composto di capricci, parafrasi, danze e attingeva da temi popolari che variava.
Anche le sue doti di grande comunicativa, unito ad una padronanza tecnica fuori del comune,
concorsero alla sua fama che fu universale. Si avvaleva per i suoi concerti di due Stradivari del
1711 e del 1724.
Come compositore scrisse opere funzionali al violino che sono ancor oggi presenti nel repertorio dei migliori violinisti.
BHR Group è un gruppo costituito da persone che condividono il proposito di migliorare e ampliare i servizi per fornire soluzioni multidisciplinari che possano anticipare le esigenze sempre più complesse di un
mercato in continuo cambiamento. Consapevoli di poter raggiungere
tali obiettivi solo attraverso la collaborazione, il confronto e la condivisione delle competenze personali e professionali, la struttura è una
realtà aperta a nuovi partner (professionali o aziende) che sposino gli
stessi ideali del gruppo.
A questo network aderiscono imprenditori, consulenti e manager operanti in varie aree di mercato e professionisti con diverse specializzazioni, che attraverso una continua sinergia individuano soluzioni, generano
opportunità e veicolano business.
BHR Group è formato da più realtà professionali e imprenditoriali, che
abbraccia tutta la provincia di Verona e prevalentemente articola le proprie attività in quattro provincie: Verona, Vicenza, Padova e Mantova.
“Find your solution… Improve your business!”
La mission di Business & Human Resources Group è quella di fornire
soluzioni finalizzate a dare competitività alle imprese per sviluppare il
loro business.
BHR Group, attraverso il proprio network specializzato, all’interno del
quale prende vita un volano economico auto referenziato, è in grado
di individuare e proporre le soluzioni ad un’ampia gamma di necessità,
avvalendosi di volta in volta di competenze specialistiche adeguate alle
realtà aziendali e di mercato.
BHR Group si compone di cinque strutture:
- BHR Studio si occupa di consulenza strategica e sviluppa la propria
attività su quattro aree principali: giuslavoristica e risorse umane,
aziendale e societaria, fiscale e risk management.
- BHR Finanza e Mercati si occupa di analisi dei mercati e dei prodotti finanziari sia a scopo di advisory che di contenzioso;
- BHR Processing si occupa di elaborazione e servizi aziendali;
- BHR Trading si occupa di creare e sviluppare opportunità di business attraverso la gestione di partnership e attività di trading;
- BHR Art, ultima nata nel gruppo BHR, si occupa di promuovere l’arte in ogni sua forma.
Del network BHR fanno parte Poliforma S.r.l., realtà emergente che si
occupa di organizzazione ed erogazione di corsi, workshop e seminari
formativi, e I.E.R.M.A., associazione che ha come obiettivo principale
quello di contribuire alla divulgazione della cultura di gestione dei rischi
d’impresa.
Sinapsi nasce a Parma nel 1995 e si occupa, dal 2002, di supportare
le aziende nello sviluppo commerciale.
Opera da Parma su tutto il territorio nazionale e si avvale della collaborazione di 40 collaboratori.
La propria attività è gestita attraverso servizi estremamente operativi che comprendono:
- Attività di Contact Center (qualificato e qualitativo, per la ricerca di
nuovi clienti in Italia, e nuovi distributori estero)
- Ricerca & Selezione (con autorizzazione Ministeriale propria);
- Formazione commerciale (a tutti i livelli), attraverso “AMV - Accademia Manageriale Vendite”;
- Consulenza commerciale & marketing;
- Gestione in outsourcing di Reti di vendita (Italia) e Distributori
(estero) attraverso “Group”.
Tutte queste attività sono gestite attraverso una metodologia ribattezzata attiva La Rete.
All’interno di Sinapsi, l’Area attiva La Rete è il core business dell’azienda, e mette a disposizione delle proprie aziende Committenti la metodologia, personalizzata e funzionale alle esigenze e agli
obiettivi condivisi. L’Area attiva La Rete Contact Center è composta
da una struttura interna di 12/ 15 risorse, in grado di garantire di individuare e sviluppare nuove opportunità di vendita e un risparmio
di tempo e risorse da dedicare all’attività di contatto.
All’interno di Sinapsi la Divisione Estero Group, nata nel 2007, funge da:
- Area Attivazione, offrendo Formazione ed Affiancamento nella Gestione del Network;
- Area Supporto, garantendo alti livelli qualitativi nell’individuazione
di nuove opportunità di vendita ed un risparmio in termini di tempo e risorse da dedicare all’attività di contatto.
AMV - Accademia Manageriale Vendite, infine, è il brand distintivo
per la formazione manageriale creato da Sinapsi Lavorint srl.
AMV è un modo nuovo di concepire la formazione ed il network tra
imprese che sono accomunate dagli obiettivi di sviluppo e crescita
del proprio business.
La proposta formativa e informativa ha come fulcro l’area Commerciale, il Marketing, le Reti di Vendita: l’esperienza di Sinapsi con molteplici settori e strutture aziendali le permette di essere un punto di
riferimento per il miglioramento delle vendite e dell’organizzazione
commerciale.
Nel 2003 Sinapsi entra a far parte del Gruppo Lavorint, ottenendo
così l’accreditamento del Ministero come società di gestione dei
fondi Forma.temp ed è oggi la società che si occupa della formazione di tutto il Gruppo Lavorint, sia in riferimento ai lavoratori in
somministrazione, sia in riferimento al personale dipendente delle
società del gruppo.
Geo Studio è una società di servizi che opera in tutto il territorio nazionale dal 1990, affermandosi nel nord-est per la
completezza dei servizi offerti a piccole, medie e grandi Imprese, società di capitali, istituti scolastici e bancari ed enti
pubblici.
L’azienda svolge da sempre una intensa attività di assistenza
e consulenza per le imprese, grazie ad una struttura formata
da professionisti e tecnici specializzati dotati di conoscenze
specifiche, professionalità, impegno ed esperienza.
Geo Studio si propone quindi come partner per l’azienda, in
grado di risolvere ogni problema riguardante la sicurezza sul
lavoro, l’ambiente, la qualità, la privacy, la progettazione di
impianti, la prevenzione incendi, la sicurezza nel settore alimentare, l’acustica ambientale e l’acustica nel settore edile e
la formazione. Il continuo aggiornamento normativo inoltre
richiede che le aziende si affidino a professionisti in grado
di informare e proporre soluzioni innovative, che aiutino
l’impresa ad avere un grado di “compliance” elevato con le
normative vigenti e Geo Studio si è affermato negli anni per
questo servizio in grado di effettuare per ogni realtà aziendale una fase preliminare di “risk assessment” e proporre la
soluzione ottimale per la realtà produttiva o commerciale
analizzata.
Questo punto di forza consente a Geo Studio di presentarsi
come riferimento affidabile e sempre presente per ogni problematica aziendale, non come semplice erogatore di servizi,
ma come consulente attivo con soluzioni concrete ed adeguate. L’obiettivo aziendale è quello di proporre un servizio
di consulenza a 360 gradi, garantendo al cliente un ruolo di
interlocutore presente ed efficiente, anche attraverso l’assegnazione ad ogni azienda di un tecnico qualificato che sia da
riferimento per ogni esigenza, sia questa immediata o pianificata.
Geo Studio riveste quindi un ruolo di particolare importanza
nel processo di riorganizzazione e trasformazione intrapreso da molte aziende offrendo servizi altamente qualificati e
assicurando una assistenza continua concentrando risorse e
impegno. L’obiettivo è la risposta più efficace alle aspettative
del Cliente, per poter affrontare e risolvere con rapidità e
competenza tutte le problematiche relative agli adempimenti richiesti, siano essi di natura organizzativa, tecnica, progettuale, legale o amministrativa.
Note per l’arte
Venerdì 30 luglio 2010
San Floriano (VR)
Tenuta di Squarano, Cantine Marchesi Fumanelli