IL ROMANICO TRA IL FIUME SESIA E LE COLLINE VITIVINICOLE DEL
NOVARESE
Carpignano Sesia conserva nel centro storico interessanti testimonianze del suo passato medievale,
in particolare nel castello-ricetto, in cui si entra seguendo via Castello, tra case a due livelli, dotate
di lobbie e scale esterne di legno del XIV e XV secolo. In una cantina del ricetto si conserva un
monumentale torchio in legno, che reca la data 1575 incisa sul tronco e che lo porta a essere il più
antico della provincia di Novara, Verbano e Ossola. E’ singolare per la sua dimensione, ben 12
metri di lunghezza complessiva.
Racchiusa tra le case si trova la chiesa romanica di san Pietro, edificata fin dalla prima metà del
secolo XI. Nel 1141, la chiesa passò ai monaci cluniacensi del priorato di Castelletto (nel Biellese,
oggi Castelletto Cervo). Dalla bolla del 7 settembre 1184, emanata da papa Lucio III in Verona,
apprendiamo che i cluniacensi in Carpignano possedevano non solo la chiesa di San Pietro nel
castello e le sue pertinenze, ma anche la chiesa ubicata nel villaggio, la chiesa di Santa Maria di
Lebbia lungo la strada Biandrina e infine la chiesa di Sant'Agata sulla strada conducente al guado
della Sesia, nonché alcuni mansi, ossia aziende agricole con servi.
Dopo una lenta decadenza tra il secolo XV e il secolo XIX, San Pietro sarebbe stata sconsacrata e
venduta a privati nella seconda metà dell'800, a seguito delle leggi di soppressione degli enti
ecclesiastici del 1866 - 1867.
Solo in anni recenti è iniziata una lenta opera di recupero dell'edificio, passato nel frattempo in
proprietà dell'amministrazione comunale; i primi interventi già hanno messo in luce preziosi
affreschi del secolo XII.
La chiesa di Santa Maria di Lebbia, come hanno rilevato alcuni scavi archeologici, doveva essere,
originalmente, più ampia di quanto non lo sia ora e probabilmente sede dell'antica chiesa di
Carpignano. Un documento del 1184 ne fa menzione identificandola come "ecclesia Sancte Marie
de Olgieto". All'interno, sotto l'intonaco, emergono a tratti frammenti di affreschi: tra i più
interessanti quello di San Pietro, di epoca romanica e, presso l'ingresso, quello che ritrae San
Francesco d'Assisi.
Dopo le visite della mattina si farà sosta presso una dinamica cantina di Briona per il pranzo con
prodotti tipici e vini delle Colline Novaresi. A seguire possibilità di passeggiata nei vigneti.
Nel pomeriggio si proseguiranno le visite guidate presso l’oratorio campestre di San Bernardo,
detto anche della Mora, poiché in prossimità della Roggia Mora; esso è di tarda età sforzesca e
rappresenta un superbo esempio di pittura di gusto francese della seconda metà del' 400. All'interno,
infatti, la volta a botte è completamente affrescata con le raffigurazioni dei Dodici Profeti a mezzo
busto, su fondi azzurri, compresi in edicole trilobate. L'affresco dell'altare è di uguale impostazione
e rappresenta la Madonna che allatta. Si susseguono sulle pareti figure di Santi.
A seguire si scoprirà la chiesa di Sant’Alessandro (sec. XI-XII) che è l’antica parrocchiale di
Briona, dedicata al suo santo patrono ed è situata all'interno del cimitero.
A seguire su piazza Prone in pieno centro a Sizzano, si visiterà la Parrocchiale di San Vittore
(XVII sec.) realizzata su progetto dell’arch. Vanello di Lugano su edificio preesistente documentato
dall’inizio dell’XI secolo. Una campagna di scavi archeologici del 2001 ha portato alla luce, oltre 1
metro al di sotto del piano di calpestio, i resti di un edificio civile del II secolo, probabilmente a uso
termale. All’interno di questo fu costruita una prima chiesa paleocristiana a tre navate, di cui è stata
portata alla luce la pavimentazione. E’ stata oggetto di recupero anche la mensa dell’altare
romanico, decorato a motivi floreali. Intorno alla chiesa si sviluppa il ricetto.
Riso di Vino e d’Acque. Le Terre delle Colline Novaresi e del Sesia
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Riso di Vino e d’Acque è un piano di valorizzazione di ventiquattro piccoli borghi delle terre delle
Colline Novaresi e del Sesia, ricchi di storia, arte, cultura, tradizioni e varietà di paesaggi e prodotti
tipici. Terre con oratori campestri, pievi romaniche ed abbazie, castelli e ricetti medievali, arte e
architettura barocca e neoclassica antonelliana, varietà di paesaggi e habitat naturali: la terrazza
collinare, aree naturali come il Monte Fenera con reperti del paleolitico, il Piano Rosa con la sua
brughiera che ricorda la savana, il fiume Sesia con le lame, le cicogne e ibis sacri. E poi
l’enogastronomia con vini DOC e DOCG, grappe e passiti, risotti della tradizioni, salumi, formaggi
DOP e miele.
L’obiettivo del PVT è la valorizzazione culturale, turistica e paesaggistica delle Terre attraverso
azioni di comunicazione e promozione (es. itinerari stagionali e dei borghi, giornate dei musei), di
formazione (workshop per animatori e associazioni culturali) e di conoscenza (es.
georeferenziazioni del territorio, catalogo delle buone pratiche delle scuole), di servizi per la
gestione integrata del patrimonio culturale in particolare dei musei, di coinvolgimento degli
operatori economici (es. vetrina dei prodotti tipici del territorio e convegno/ricerca sul rapporto tra
territorio ed impresa ). Il fine ultimo è quello di valorizzare ed integrare l’insieme delle risorse e di
coinvolgere tutti gli attori del territorio.