Psicologia & Giustizia Anno XVI, numero 1 Gennaio – Giugno 2015 JUVENILE SEX OFFENDERS: TIPOLOGIE, RECIDIVA E TRATTAMENTO C. Serena1 Abstract. Il fenomeno dei Juvenile Sex Offenders è complesso ed eterogeneo. Attraverso varie classificazioni di alcuni autori vengono evidenziati vari tipi di JSOs a seconda della tipologia di reato, delle caratteristiche di personalità, dell’ambiente sociale, del nucleo familiare. Per gli adolescenti il pattern del rischio di reiterare il reato può essere strutturato sulla base della varietà dei fattori e dei meccanismi coinvolti tra cui le caratteristiche dei reati commessi, lo scarso coinvolgimento nell’attività di trattamento, la situazione disfunzionale in famiglia, l’abuso e i maltrattamenti subiti, un network socialmente deviante, devianze sessuali e, problemi di salute mentale. E’ possibile rilevare delle caratteristiche per il lavoro trattamentale, che potrebbero ridurre il grado di recidiva. Perché i trattamenti raggiungano questo obiettivo devono possedere alcune caratteristiche quali: un ben articolato modello delle cause del crimine e degli atti criminali, occorre delle ricognizioni sull’importanza dell’accertamento del rischio di ricommettere reati, basato sulla storia del criminale e altre variabili, così come l’inserimento dei partecipanti ai programmi su differenti livelli di supervisione. Inoltre importante è l’accertamento dei fattori di rischio dinamici e, la presenza di un apprendimento attivo del partecipante, che favorisce il cambiamento degli stili riscontrati in molti devianti. Parole chiave: abuso, giovani, femmine, tipologia, recidiva, trattamento 1. Tipologia dei giovani autori di reati sessuali Il fenomeno dei Juvenile Sex Offenders (JSO) è complesso ed eterogeneo (Andrade at al., 2006). Vi sono importanti differenze eziologiche nelle tipologie de JSOs, in particolare per la criminologia clinica (Keelan e Fremouw, 2013). Saunders, Awd, e White (1986) hanno proposto la suddivisione degli adolescenti sexual offender maschi in tre gruppi in base al tipo di reato: sexual harassment, minori provenienti da background familiari e da contesti ambientali poco organizzati, ma meglio 1 Psicologa, Università degli Studi di Torino e master di II livello in Scienze Criminologico-Forensi. Indirizzo e-mail: [email protected] 1 funzionanti da un punto di vista scolastico e sociale; sexual assaulters, minori provenienti da famiglie con una struttura e un funzionamento seriamente compromessi, caratterizzate frequentemente da separazioni precoci genitori-bambino, crimini violenti ed elevata incidenza di disturbi intellettivi; pedophilic offenses, JSOs frequentemente testimoni di violenza fisica tra genitori e che non hanno goduto di un clima affettivo adeguato (Saunders at al., 1986). O’ Brien e Bera (1986) hanno focalizzato l’attenzione sulle caratteristiche degli adolescenti sessualmente abusanti, il modello è stato definito PHASE Typology, attraverso il Programme for Healthy Adolescent Sexual expression che illustra le differenti tipologie di sex offenders sulla base del tipo di abuso sessuale come: - sperimentatori ingenui, si tratta di piccoli adolescenti tra 11-14 anni. E’ la situazione a determinare il comportamento abusante, la vittima è spesso molto piccola tra 2-6 anni, la motivazione primaria dell’abuso è quella di esplorare e sperimentare le sensazioni sessuali appena scoperte. Gli atti sessuali sono per lo più ingenui, non ricorrenti e richiedono il minimo trattamento; - molestatori di bambini sotto-socializzati: si tratta di individui socialmente isolati, non accettati dal gruppo dei pari, attratti da quei bambini che ricevono ammirazione. Spesso manipolano la vittima e gli atti sessuali sono finalizzati a raggiungere intimità, soddisfare il bisogno di self-importance, selfconfidence o indipendenza; - molestatori di bambini pseudo-socializzati: si tratta di individui che spesso hanno sperimentato abusi sessuali, fisici o psicologici e che solo in apparenza sembrano manifestare un comportamento adattivo e avere adeguate strategie di coping. Si tratta di individui apparentemente con una buona competenza sociale, integrati tra il gruppo di pari, anche se le relazioni interpersonali nelle quali sono coinvolti sono di carattere superficiale. Il loro comportamento abusante è altamente razionalizzato e nella maggior parte dei casi non manifestano segni di rimorso e senso di colpa. L’abuso è da loro descritto come un atto mutualmente condiviso, intimo e non coercitivo; - abusanti sessualmente aggressivi: si tratta di adolescenti generalmente impulsivi, con una storia di vita caratterizzata da una famiglia fortemente disfunzionale; spesso esiste un pattern ricorrente di comportamento antisociale e basso self-control. L’abuso include spesso coercizione e minaccia di violenza; lo scopo è quello di raggiungere un senso di potere personale o di liberazione da uno stato di tensione, rabbia o frustrazione; - abusanti sessualmente compulsivi: si tratta di individui “ossessionati” dal sesso. Spesso si tratta di attività di natura hands off come l’esibizionismo, il feticismo, le telefonate oscene, o il voyerismo, tuttavia la compulsività sessuale può anche diventare seriamente pericolosa. L’abuso diventa un’esperienza di sollievo e di elevazione dello spirito; 2 - abusanti disturbati impulsivi: si tratta di individui con una storia dominata da problemi psicologici, con seri problemi familiari, esperienze di abuso di droga, o disabilità intellettiva. L’abuso sessuale è caratterizzato da impulsività o potrebbe essere l’espressione di una percezione della realtà disturbata; - abusante influenzato dal gruppo: si tratta di individui che agiscono in gruppo e la vittima è nella maggiore parte dei casi conosciuta. Generalmente l’abusante attribuisce la colpa alla vittima oppure agli altri componenti del gruppo. Spesso si verifica una dinamica abusante diretta da un leader. Il motivo è attrarre l’attenzione dei pari, guadagnare la loro approvazione, proteggere la propria reputazione e conquistare la leadership del gruppo (O’Brien at al., 1986). Prentky, Harris, Frizzell, & Righthand (2000) sulla base di un sistema di classificazione hanno identificato sei categorie: - i molestatori di bambini, le cui vittime sono, per lo più, sotto i 12 anni, con una differenza di età con l’abusante di almeno cinque anni; - gli stupratori, le cui vittime sono sopra i 12 anni con una differenza di età inferiore ai cinque anni; - gli abusanti sessualmente reattivi di bambini, il cui interesse sessuale è rivolto ai bambini in età prepuberale; - i fondlers, ovvero coloro che abusano seguendo i pattern da vezzeggiamento e delle lusinghe, le cui vittime sono in età puberale o più grandi, e i cui atti sessuali sono caratterizzati da carezze, sfioramenti senza il consenso della vittima; - parafilici, che non hanno nessun contatto con la vittima e i cui abusi consistono in esibizionismo e telefonate oscene; - gli inclassificabili, sono quegli abusanti il cui comportamento sessuale è così instabile ed eterogeneo da non permettere un inserimento in una tipologia specifica. Esiste quindi un’ampia variabilità di classificazioni dei JSOs in rapporto al tipo di abuso, al modus operandi (mediante la violenza, la coercizione psicologica o a seconda che si tratti di aggressioni o molestie sessuali), alle caratteristiche dell’offender (età di esordio, caratteristiche psicopatologiche e di personalità etc..) (Prentky at al., 2000). Worling (2001) ha classificato i JSOs in base alle caratteristiche di personalità in tre sottogruppi: 1) antisociale/impulsivo caratterizzato da aspetti di ostilità e aggressività; si tratta di personalità che sono inclini ad agire in maniera aggressiva e imprevedibile, con la tendenza a reagire sessualmente o fisicamente alla minima provocazione e a dominare e abusare degli altri; la deficitaria coscienza sociale e la mancanza di percezione e comprensione di sé di questi adolescenti suggeriscono che essi si sentano riluttanti o incapaci a esprimere livelli elementari di empatia e interesse verso le proprie vittime; 3 2) ritirato e socialmente inadeguato caratterizzato da aspetti interiori. Sono giovani cronicamente insicuri, socialmente evitanti. Questi hanno un atteggiamento negativo e depresso; si vedono senza valore, non credono nelle relazioni di amicizia a causa della paura del rifiuto dell’altro. In contrasto con i JSOs del primo gruppo, questi adolescenti manifestano livelli minori di predisposizione criminale. Data la loro mancanza di competenze sociali, è possibile che questi adolescenti cerchino relazioni con bambini più piccoli che non richiedono lo stesso livello di impegno emotivo che richiedono i coetanei; 3) di livello clinicamente poco significativo. Gli adolescenti di questo gruppo non manifestano ostilità, aggressività e violazione delle norme comportamentali. Questi giovani commettono più facilmente reati sessuali minori che non comportano la penetrazione e che possono essere motivati da curiosità e confusione sessuale tipica della pubertà, piuttosto che essere il prodotto di fattori antisociali o psicopatologici (Worling, 2001). 2. Juvenile Sex Offenders al femminile Riguardo alle ragazze abusanti è stato evidenziato che esse provengono da famiglie spezzate con backgrounds problematici, un’alta incidenza di storie di abusi sessuali e fisici, relazioni conflittuali con i genitori, difficoltà a scuola e con il gruppo dei pari. Ray e English (1995) studiarono sia bambini sia bambine considerati sessualmente aggressivi; i risultati del loro studio suggerivano che le bambine erano tendenzialmente più giovani dei maschi e meno frequentemente erano coinvolte in reati di stupro. Circa il 94% delle femmine era stata vittima di abuso sessuale rispetto all’85% dei maschi. Un’alta proporzione di bambine rispetto ai bambini aveva subito abusi multipli, come abuso sessuale, fisico, psicologico ed emotivo, e trascuratezza. Le bambine erano maggiormente coinvolte in comportamenti reattivi, furto e fuga da casa (Ray at al., 1995). Alcuni studi longitudinali suggeriscono che un precoce sviluppo della pubertà delle adolescenti può aumentare il rischio di comportamenti devianti. Inoltre è stato evidenziato che le femmine sono state abusate in maniera più prolungata rispetto ai maschi soprattutto all’interno del contesto familiare. La maggior parte degli agiti “hands on” commessi da parte delle ragazze sex offenders vengono rivolti su ragazzi più giovani (Barbaree at al., 2008). Normalmente le ragazze sex offenders difficilmente agiscono in gruppo. Dal punto di vista psichiatrico, la forte incidenza di violenze e abusi su queste ragazze porta in molti casi a disturbi post-traumatici da stress, i quali incrementano lo sviluppo di condotte aggressive e sessuali devianti. Un disturbo attentivo o un disturbo iperattivo potrebbe spiegare il comportamento impulsivo e l’acting-out di queste ragazze. Altri aspetti psichiatrici riscontrati in queste adolescenti possono essere dati da disturbi “maggiori” 4 quali la schizofrenia e disturbi di personalità borderline. Possono essere ipotizzati tre gruppi di sex offenders al femminile (Barbaree at al., 2008) : - la ingenua/sperimentatrice abbastanza limitata, dove non viene usata forza o violenza psicologica. Normalmente l’abuso si svolge in contesti casalinghi come ad esempio nel caso in cui l’abusante fa da babysitter. Esse sono spinte dalla curiosità di fare questo tipo di esperienze sessuali, sono considerate meno pericolose dal punto di vista di altri comportamenti antisociali e di acting-out; - il secondo gruppo invece riguarda giovani abusanti che hanno un’intensa condotta sessuale con uno o più bambini. In molti casi queste ragazze hanno avuto precedentemente esperienze di vittimizzazione, generalmente presentano disturbi psicopatologici moderati ed esperienze sessuali inappropriate per l’età, disturbi depressivi e disturbi di identità, provenienti da famiglie problematiche; - il terzo gruppo è quello con disturbi psicopatologici più gravi. La loro condotta abusante è generalmente persistente nel tempo e coinvolge più vittime. Hanno condotte più invasive, spesso vengono evidenziate esperienze di traumi sessuali gravi subiti in passato e, maggiormente predisposte all’insorgenza di un PTSD. Hanno inoltre un’elevata impulsività e il rischio di suicidio è elevato (Barbaree at al., 2008). 3. La recidiva nei reati sessuali I sex offenders hanno generalmente stabilito un pattern criminale reiterato prima del loro primo arresto. La probabilità di recidiva è più elevata quanto più precoce è stato il primo coinvolgimento criminale e tanto più strutturata risulta essere la carriera criminale (Zara, 2005). A livello generale è possibile che anche per gli adolescenti il pattern del rischio sia strutturato sulla base della tipologia dei fattori e meccanismi coinvolti tra cui (Breitbach at al., 2004): Caratteristiche dei reati dei JSOs: l’età in cui viene commesso il reato e il metodo utilizzato nei confronti della vittima sono delle caratteristiche dei JSOs che possono essere predittivi per il rischio di recidiva. I JSOs che hanno utilizzato minacce per aggredire la vittima sono maggiormente a rischio. Lo stesso per i JSOs che hanno aggredito un maggior numero di vittime rispetto ad altri Sex Offenders. Scarso coinvolgimento nell’attività di trattamento: i JSOs che non arrivano a fine del precorso trattamentale sono maggiormente a rischio di recidiva. Situazione disfunzionale in famiglia: mancanza di un supporto adeguato dovuto all’assenza della figure di riferimento, situazioni come separazioni o divorzi dei genitori, (spesso questi Offenders 5 vivono con uno dei due genitori). Presenza di disturbi psicopatologici in famiglia, (in questo caso aumenta il rischio di recidiva, in particolar modo, nelle ragazze Sex Offenders). Abusi o maltrattamenti: alcuni studi hanno dimostrato che eventuali abusi sessuali o maltrattamenti subiti in passato dal JSO, non sono fattori predittivi specifici per il rischio di recidiva nei reati sessuali, ma possono predire il rischio di ricommettere reati di qualsiasi natura. Un network socialmente deviante: alcune ricerche dimostrano che un passato criminale può incidere sul rischio di ricommettere nuovi reati che non necessariamente sono di natura sessuale. Devianze sessuali: esse possono essere dei fattori di rischio rispetto alla recidiva di reati sessuali. Problemi di salute mentale: anche questo fattore può incidere sul rischio di recidiva, ma non solo nei reati sessuali così come l’abuso di sostanze (Breitbach at al., 2004). In particolare sul recidivismo il Juvenile Sex Offender Assessment Protocol-II (J-SOAP-II) è una checklist il cui scopo è quello di contribuire alla rassegna sistematica dei fattori di rischio che sono stati individuati nella letteratura come associati a reati di natura sessuale e criminale. Il J-SOAP-II è stato realizzato per essere utilizzato con ragazzi all'interno dell'intervallo di età tra 12 e 18 anni i quali sono stati condannati per reati sessuali, nonché con giovani non condannati con una storia di comportamento sessualmente coercitivo (Prentky at al., 2003). L'originale versione di questa scala della valutazione del rischio per giovani sex offenders è stata sviluppata al Joseph Peter Institute (JPI) a Philadelphia nel 1994. Le variabili della valutazione del rischio coinvolgono cinque aree: (1) studi clinici sui giovani sex offenders, (2) studi sulla valutazione/risultati del rischio dei giovani sex offenders, (3) studi sulla valutazione/risultati di adulti sex offenders, (4) studi sulla valutazione/risultati del rischio provenienti dalla letteratura generale della delinquenza minorile e (5) studi sulla valutazione del rischio su una popolazione mista di adulti offenders. Sono quattro le dimensioni da valutare (Prentky at al., 2003): - 1. sexual drive e preoccupazione sessuale, che contiene items come precedenti accuse di abusi sessuali e durata della carriera sessuale criminale, evidenze di preoccupazioni con stimoli sessuali o ossessività sessuali, grado di pianificazione e svalutazione gratuita della vittima; - 2. impulsività e comportamento antisociale, che fa riferimento a variabili quali la consistenza nel tempo e, storia pregressa di espressione della rabbia e dell’aggressività, problemi scolastici, espulsioni da scuola, disturbo della condotta, comportamento antisociale, esperienze di arresto prima dei 16 anni, coinvolgimento in diverse tipologie delittuose, impulsività, abuso di sostanze, storia di dipendenza da alcol da parte dei genitori comportamento disfunzionale del caregiver; - 3. intervento, che coinvolge items quali l’assunzione di responsabilità relativa al reato, motivazione intrinseca al cambiamento, capacità di empatia, sentimento di rimorso e senso di colpa, 6 comprensione del ciclo dell’aggressione sessuale e della ricaduta criminale, assenza di distorsione cognitiva; - 4. stabilità nella comunità e recupero sociale, che valuta la scarsa competenza a gestire la rabbia e l’aggressività nella comunità, stabilità della condizione di vita attuale, stabilità scolastica, evidenze relative al sistema di supporto sociale, qualità delle relazioni con il gruppo dei pari (Prentky at al., 2003). Infine si arriva all’intervista clinica con il JSO , finalizzata a delineare lo status clinico del minore e a stabilire la natura del comportamento sessualmente abusante, (Prentky at al., 2003). In generale la valutazione dei JSO procede attraverso alcune fasi quali: nella prima fase si raccolgono delle informazioni utili provenienti dai rapporti di polizia o da chi per primo raccoglie le dichiarazioni del minore indagato, dalle dichiarazioni della vittima e dall’entourage del minore, il secondo passo consiste nell’inquadrare e contestualizzare il fatto/reato nel sistema più ampio nel quale il JSO è inserito e vive, mediante la valutazione della famiglia e del suo background. In particolare si raccolgono informazioni riguardanti la storia personale dei genitori (con particolare attenzione per l’area sessuale e le eventuali vicende di abuso pregresso nelle storie personali dei genitori) e si valutano ruoli e confini familiari, coesione della famiglia, instabilità e conflittualità, modelli di relazione violenti, promiscuità sessuale e overstimulation, separazioni precoci della famiglia. Nel contempo si valuta se la famiglia rappresenta una risorsa utile ai fini trattamentali esaminando la risposta dei genitori al fatto/reato, l’uso dell’autorità e della disciplina, ruoli e modelli sessuali. Si procede quindi con l’anamnesi individuale del minore raccogliendo informazioni relative a gravidanza, storia perinatale, tappe dello sviluppo, relazioni familiari, modelli identificatori, relazioni con i pari e abilità sociali; anamnesi patologica remota e prossima. In genere nelle famiglie di adolescent sex offenders viene evidenziato la presenza di fattori multiproblematici quali: instabilità emotiva-affettiva, gravi conflitti interpersonali, modelli genitoriali disfunzionali o deficit nella funzione caregiving, discontinuità delle cure, rifiuto genitoriale, assenza di valide figure di attaccamento, assenza paterna e ridotte opportunità identificatorie. Sono ricorrenti anche patologie sessuali nei genitori, promiscuità sessuale e violenza fisica e verbale in famiglia. Molti genitori, in particolare quelli di adolescenti sessualmente violenti e incestuosi, risultano essere state vittime di una qualche forma di abuso nell’infanzia: la madre è più spesso stata vittima di abusi fisici e sessuali, mentre il padre di trascuratezza. Ai deficit nella funzione di caregiving sono strettamente associate esperienze traumatiche pervasive, croniche, che vanno a influenzare l’evoluzione psicopatologica e deviante dei JSO (Thornton at al., 2008). E’ noto che una condizione familiare dove sono frequenti condotte violente 7 può incidere sullo stato psichico e sul comportamento del bambino aumentando, così, il rischio di diventare un futuro sex offender (Vizard at al. 1995). Anche la presenza di parafilie e modelli devianti di arousal incidono sul rischio di recidiva in età adulta così come la presenza di disturbi mentali e di personalità. Inoltre ci possono essere negli adolescenti abusanti difficoltà di apprendimento rispetto ad adolescenti normali, un fattore che può essere correlato a comportamenti sessuali inappropriati, come ad esempio parafilie, dove c’è una prevalenza maggiore di questi rispetto a sex offender con un QI normale. Un dato che appare rilevante è la presenza di una maggiore comorbilità psichiatrica nei Juvenile Sexual Offender rispetto ai Juvenile non-Sexual Offender. Se questi ultimi presentano soprattutto un disturbo della condotta ed in misura minore disturbi di personalità (cluster B), i Juvenile Sexual Offender si distribuiscono su un più ampio ventaglio diagnostico costituito da disturbi dell’umore, disturbi d’ansia, disturbi di personalità (cluster B), disturbi dello spettro psicotico. Quest’ultimo è in correlazione con il comportamento antisociale e con la personalità antisociale, per quanto riguarda le condotte aggressive dell’abusante, con un rischio maggiore di recidiva (Andrade et al., 2006). 4- Il trattamento del minore autore di reato sessuale E’ possibile rilevare delle caratteristiche per il lavoro trattamentale, che potrebbero ridurre il grado di recidiva. In genere queste riguardano lo sviluppo di programmi strutturati. Il programma viene strutturato in sessioni programmate di attività che spingono gli JSO all’apprendimento di nuove abilità destinate alla prevenzione nel commettere atti criminali (McGuire, 2002). Perché i programmi raggiungano i massimi obiettivi, essi devono possedere le seguenti caratteristiche (McGuire, 2002): 1. i programmi e i servizi che funzionano meglio sono basati su un esplicito e ben articolato modello delle cause del crimine e degli atti criminali, 2. occorrono delle ricognizioni sull’importanza dell’accertamento del rischio di ricommettere reati, basato sulla storia del criminale e altre variabili, e sull’inserimento dei partecipanti ai programmi su differenti livelli di supervisione in accordo con questa informazione, 3. è essenziale condurre accertamenti dei fattori di rischio dinamici. Questi includono atteggiamenti criminali, deficienza di abilità, abuso di sostanze, o problemi di autocontrollo conosciuti per essere stati legati al comportamento criminale, ma che cambiano con il passare del tempo, 4. metodi più efficaci sono quelli che corrispondono all’apprendimento attivo, concentrato e partecipante, che cambia gli stili riscontrati in molti devianti, secondo un bisogno acquisito di adattare i servizi alle differenze individuali al riguardo, 8 5. interventi efficaci sono caratterizzati da obiettivi chiari, da una buona preparazione eda un intervento strutturato dello staff in base alle esigenze di ciascuno deviante, 6. i più grandi e consistenti effetti sono ottenuti da un approccio cognitivo-comportamentale, che comprende un insieme di metodi teoreticamente intercorrelati i quali si incentrano sull’interazione tra i pensieri degli individui, i sentimenti e il comportamento al momento di un reato, 7. la distribuzione di tali interventi potrebbe essere intrapresa da gruppi appropriatamente specializzati, che aderiscono ai loro obiettivi, provvedono alle risorse necessarie, adottano metodi adatti e intraprendono valutazioni sistematiche del progresso degli individui e dei risultati dei loro servizi (McGuire, 2002). Un possibile modello di trattamento (Treatment Program for Juvenile Male Sex Offenders) identifica i fattori che portano alla commissione di comportamenti sessuali inappropriati negli adolescenti ( Nancy et al., 2007). Nel 1993 la National Task Force on Juvenile Sex Offenders decise di promuovere questo trattamento (Treatment Program for Juvenile Male Sex Offenders) centrato sul comportamento sessuale deviante dei giovani. Attraverso il modello cognitivo-comportamentale (CBT), il counselor e il paziente esplorano quelle aree che hanno portato al comportamento deviante. Nelle varie sezioni vengono svolte attività e affrontate discussioni sui temi dei moduli precedenti e su argomenti del modulo attuale. Vengono utilizzati tre differenti tipi di trattamento quali quello di gruppo, quello con la famiglia e quello individuale in diversi moduli (Nancy at al., 2007). Modulo trattamentale 1 Descrizione del reato commesso e assunzione di responsabilità: in questo modulo viene approfondito come si è svolto il reato partendo da un iniziale descrizione 24 ore prima del reato, fino a descrivere quanto è successo 24 ore dopo il reato. Viene raccolto il materiale riguardo al fatto accaduto e viene svolto un lavoro trattamentale su alcuni punti quali : un’iniziale ammissione di responsabilità, un’iniziale identificazione del ciclo e dei pattern di abuso, l’identificazione del ruolo dell’arousal sessuale, la comprensione delle conseguenze che il reato ha avuto sul reo, sulla vittima e sulla società. Il counseling di gruppo riveste un ruolo importante perché facilita l’assunzione di responsabilità da parte dei pazienti. Autobiografia cognitiva: Modulo trattamentale 2 essa si focalizza sull’analisi degli aspetti cognitivi relativi alla vita personale, approfondendo le relazioni sociali e i vissuti infantili, ricercando i fattori negativi che hanno portato allo sviluppo del comportamento deviante. Attraverso anche alla partecipazione dei membri della famiglia al trattamento, il counselor può analizzare il sistema familiare del sex offender e lavorare sui punti che hanno portato allo sviluppo di condotte inappropriate. Modulo trattamentale 3 Autobiografia affettiva e storia traumatica: in questo modulo si approfondisce la storia personale affettiva, focalizzandosi sul significato che il giovane reo dà a eventi della propria 9 sfera affettiva. Attraverso un genogramma il counselor esplora ed identifica i vissuti e le relazioni più significative del ragazzo, comprese le esperienze di vittimizzazione, se presenti. L’operatore utilizza anche dispositivi di registrazione, musica o materiale da leggere per incoraggiare il soggetto a esprimere i propri sentimenti. Modulo trattamentale 4 Storia delinquenziale, sessuale e abuso di sostanze: il counselor analizza i fattori relativi a storie di delinquenza, fattori sessuali, compresi abusi che possono portare al ciclo di abuso, e l’uso di sostanze che in passato possono aver inciso sul comportamento sessuale fino a influenzare lo sviluppo di un comportamento sex offender, analizzando inoltre il ruolo che l’arousal sessuale riveste in questi casi. Vengono utilizzate tecniche psicoeducative con l’obiettivo di migliorare i comportamenti inappropriati sessuali. Modulo trattamentale 5 Offense Cycle: il counselor analizza tutto il percorso, partendo dall’infanzia, che ha portato il ragazzo da abusato a essere abusante, analizzando la spera cognitiva, affettiva e comportamentale. L’operatore prosegue nella valutazione del processo, assistendo il cliente, per esaminare i vari tipi di stimoli che funzionano da innesco di pensiero inappropriati, usando tecniche di desensibilizzazione per guidare il ragazzo a eliminare l’influenza che questi stimoli hanno su di lui. L’obiettivo del counselor è lavorare con l’adolescente allo scopo di migliorare il controllo interno e le capacità di coping. Modulo trattamentale 6 Empatia e giustizia riparatoria: una delle caratteristiche dei sex offenders è la mancanza di empatia, l’insensibilità sul possibile danno o dolore inferto alla vittima. In questo modulo si cerca di lavorare sulla capacità empatica e sulla riparazione del danno coinvolgendo la vittima in una relazione con il reo (giustizia riparativa) . Il counselor cerca di sviluppare la sensibilità del giovane, attraverso dei video o materiale audio, sulle condizioni di sofferenza e stati d’animo delle persone che hanno subito abusi o danni di altro genere. Per quanto riguarda la giustizia riparativa è stato considerato di grande efficacia il coinvolgimento della vittima con il giovane delinquente, la possibilità di una relazione tra le due parti può portare a risultati positivi per entrambi. Modulo trattamentale 7 Prevenzione dalla recidiva e reintegrazione: nell’ultimo modulo si cerca di adottare metodi per la prevenzione della recidiva e una possibile integrazione nella società, attraverso il supporto sociale, come la famiglia, gli amici e altri contesti facenti parte della vita quotidiana del ragazzo. Oltretutto il counselor lavora sull’interruzione del ciclo e sviluppa tecniche per il miglioramento delle capacità interne del giovane adottando anche tecniche per la riduzione dell’ansia (Nancy at al., 2007). I moduli sono riassunti nella tabella 1. 10 Tab. 1 Moduli di trattamento per i Juvenile Sex Offenders e descrizione di queste aree ( Nancy et al., 2007) Moduli di trattamento . Descrizione delle aree 1. Identificazione dei pattern e ciclo di 1.Descrizione del reato commesso e assunzione di responsabilità abuso Presa di coscienza del danno arrecato a se stessi, alla vittima e alla comunità 2. Autobiografia cognitiva Identificazione e riparazione delle disfunzioni nella famiglia 3. Autobiografia affettiva e storia traumatica Risoluzione dell’esperienza di vittimizzazione dell’offender Identificazione ed espressione della relazione Comprensione del ruolo dell’arousal sessuale 4. Storia delinquenziale, sessuale e abuso di sostanze Risoluzione dell’esperienza di vittimizzazione dell’offender Comprensione del ruolo dell’arousal sessuale Identificazione dei pattern di abuso Identificazione dei pattern e del ciclo di abuso 5. Offense Cycle Identificazione delle distorsioni cognitive e di pensiero che rinforzano il comportamento deviante Comprensione del ruolo dell’arousal Manipolazione 11 delle qualità di assuefazione Identificazione e interruzione del ciclo Sviluppo della padronanza interna e del controllo interno 6. Empatia e giustizia riparatoria Presa di coscienza del danno arrecato a se stessi, alla vittima e alla comunità Identificazione ed espressione della relazione Sviluppo delle capacità relazionali pro sociali 7. Prevenzione dalla recidiva e reintegrazione Sviluppo dell’empatia Interruzione e identificazione del ciclo Sviluppo della padronanza interna e del controllo interno Sviluppo di strategie di prevenzione dalla recidiva Manipolazione delle qualità di assuefazione L’assunzione di responsabilità, come delineato da Nancy et al (2007), risulta quindi l’obiettivo principale per il trattamento cognitivo- comportamentale (Wright et al., 2004). Infine a proposito di trattamento anche lo psicodramma ( Robson et al. 2004), è risultato un metodo utile per lavorare sul trauma e per sperimentare ruoli che permettano lo sviluppo delle proprie risorse interne e di nuove strategie volte al cambiamento dei propri comportamenti e di scelte errate come nel caso di reati sessuali. Inoltre risulta efficace per esplorare sé stessi, consentendo così, di lavorare su ciò che risulta essere disfunzionale attraverso il lavoro di gruppo . L’obiettivo della terapia è provare una nuova esperienza dalla quale possono emergere nuovi ruoli. Attraverso l’inversione dei ruoli, il gioco di ruoli, i giochi di riscaldamento e altre tecniche, con l’aiuto del terapeuta e del gruppo, il ragazzo ha la possibilità di elaborare i propri sentimenti, di sviluppare la propria spontaneità e vivere delle esperienze insieme agli altri. Tutto ciò aiuta a 12 lavorare sul trauma subito in passato, a cambiare il proprio atteggiamento e assumersi la responsabilità dell’atto commesso. Con l’aumento della propria spontaneità, in cui una persona è capace di comportarsi in modo adeguato di fronte a situazioni nuove, si sviluppano nuovi atteggiamenti sociali, maggior empatia verso il prossimo e la sperimentazione di nuovi ruoli possibili. Nello psicodramma vengono utilizzate tecniche particolari come lo sdoppiamento e lo specchiamento. Lo sdoppiamento consiste nell’imitare un’altra persona. E’ un esercizio che permette di sentirsi compreso e ascoltato dall’altro, esplorando i propri stili di attaccamento con figure di accudimento. Lo specchiamento è un processo che riflette sé stesso attraverso un’altra persona così che possa fare un’esperienza del proprio essere agli occhi degli altri. Lo psicodramma può risultare essere una parte importante del trattamento volta ad aiutare questi ragazzi al cambiamento dei comportamenti sessuali inappropriati e, la possibilità di migliorare le proprie scelte nel futuro (Robson et al., 2004). Bibliografia ANDRADE, J.T., M.S.W., LIC. S.W., VINCENT, G.,M.,PH.D.,SALEH, F.,M., M.D., (2006), Juvenile Sex Offenders: a Complex Population. In J. forensic, January, Vol. 51, No. 1. BARBAREE, D., HOWARD, E., MARSHALL, W., L., (2008), The juvenile sex offender, the Guilford Press. BREITBACH, J., E., FREEMAN, K., A., (2004), Recidivism and Resilience in Juvenile Sexual Offenders: An Analysis of the Literature. In the Journal Child Sexual Abuse, v.13, 2, 3 pp. 257279.. KEELAN M.C., FREMOUW J.,W, (2013). Child versus peer/adult offenders: A critical review of the juvenile sex offender literature. In Aggression and Violent Behavior, Volume 18, Issue 6, November–December MCGUIRE, J., MCMURRAN, J., (2002), “Motivation for What? 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