Scuola Primaria Campiglia ANNO SCOLASTICO 2010-2011 CLASSE QUARTA GRIGLIA DI DOCUMENTAZIONE DEI PERCORSI DIDATTICI Argomento: * L’importanza che alcuni prodotti come l’olio, il vino e i profumi avevano presso i popoli antichi e del Mediterraneo come centro di collegamento fra le varie civiltà e trasmissione delle loro culture e tradizioni. Contesto / Classi coinvolte:classe quarta del plesso di Campiglia Durata e modalità di svolgimento:* In aula, lezione frontale con la proiezione di materiale audiovisivo per circa 3h; In aula , laboratorio per circa 3h, Visita al Museo e alla Spezieria di Santa Fina di San Gimignano per circa 10h. Collaborazioni: Esperti del gruppo archeologico colligiano del Museo di Colle di Val d’Elsa e di San Gimignano Ambiti disciplinari – campi di esperienza coinvolti:* Ambito antropologico e linguistico espressivo Settore/i del POF collegato/i: Educazione alla cittadinanza, conoscenza storico ambientale. Motivazioni: Far conoscere agli alunni l’importanza che alcuni prodotti avevano nel mondo antico, come il vino e l’olio, non solo per gli utilizzi per cui ancora oggi sono conosciuti, ma anche come mezzi di trasmissioni culturali: adottare l’uso del bere vino insieme, significava anche importare il rituale del simposio. Discorso analogo vale per i prodotti della cosmetica: dall’Oriente e dalla Grecia arrivavano dei prodotti considerati “esotici” richiesti sul mercato occidentale, veri e propri oggetti di lusso che, con il tempo vennero imitati anche in terra italica. Obiettivi:* Conoscere l’importanza dell’ambiente e delle sue ricchezze naturalistiche per la formazione di una civiltà; Scoprire i molteplici utilizzi di prodotti conosciuti ( alimentare, cosmetico e il loro valore sociale). Fasi di lavoro:* Lezioni frontali svolte prevalentemente in classe con visione di materiale audiovisivo, letture di brani di letteratura greca dove erano citati momenti di vita quotidiana e di Miti( Dioniso e Atena ecc……..). laboratorio rivolto allo studio dei prodotti cosmetici e riproduzione da parte dei ragazzi dei profumi, partendo dalla base oleosa arricchita con essenze profumate di origine greca e orientale. Riproduzioni grafiche di contenitori simili a quelli greci e orientali. Scoperta attraverso la visita al museo di Santa Fina di San Gimignano degli oggetti legati all’uso e trasporto degli alimenti e dei prodotti alimentari nel loro sviluppo storico dei profumi e delle essenze e medicamentose dall’antichità fino ai giorni nostri. Valutazione del percorso: o Durante lo svolgimento del percorso gli alunni hanno mostrato vivo interesse e motivazione. o Gli esperti si sono mostrati molto preparati e capaci di coinvolgere gli alunni. o I tempi per la realizzazione del percorso dovevano essere più distesi. Allegati: Trascrizioni al computer da parte degli alunni di testi relativi a: 1. La storia del vino 2. La storia dell’olio 3. La storia del profumo Il vino è una bevanda che era conosciuta fin dall’antichità. La vite , dai cui frutti si ricava il vino, ebbe origine sui monti Zagros che si trovano ad est della Mesopotamia, ora Iraq. Questa pianta si diffuse in Mesopotamia. Successivamente grazie ai commerci fu conosciuta dagli antichi Egizi, dai popoli che vivevano nel nord Africa, dai Greci, dagli Etruschi (Italia), in Francia, in Spagna e nel resto dell’ Europa. Secondo la mitologia greca Dioniso rappresenta il dio del vino che dall’ Oriente arriva in Grecia. Si narra che Arianna,una principessa greca si innamorò di Teseo e insieme scapparono su un isola dove lui l’abbandonò. Dioniso la salvò e la sposò. Egli è rappresentato con un grappolo d’ uva. Gli archeologi scavando hanno ritrovato vasi e anfore che venivano utilizzati per metterci il vino. Alcune anfore avevano una forma particolare. In molti vasi ritrovati sono raffigurate immagini della vita di tutti i giorni,in modo particolare scene di feste e di banchetti dove gli uomini sdraiati bevono il vino ,mentre le donne , che di solito non partecipavano stavano sedute per servire il vino. Queste feste si chiamavano simposi. Le donne erano rappresentate con la pelle bianca mentre gli uomini con la pelle scura. Prima di un simposio veniva pronunciata una preghiera in onore di Dioniso. Dalla Grecia, sempre grazie ai mercanti che viaggiavano con le loro barche lungo le coste, il vino fu conosciuto anche in Italia, in Etruria dove vivevano gli Etruschi e poi anche lungo le coste della Liguria della Francia della Spagna e dell’ Africa del nord. L’origine della pianta dell’olivo si perde nella notte dei tempi,si ritiene, che la sua coltivazione abbia avuto inizio in Siria e in Palestina. In questi paesi infatti sono stati ritrovati i frantoi più antichi al mondo che risalgono al 5000 a.C. La coltivazione dell’olivo si sviluppò notevolmente in queste due regioni e, grazie ai commerci, arrivò poi in Mesopotamia, nell’attuale Turchia, nell’isola di Cipro e in Egitto, passando attraverso l’isola di Creta. Questi intensi traffici commerciali dell’olio sono attestati anche nel codice di Hammurabi (2050 a.C.) e in un antico trattato di Ebla (2400a.C.). In base ad alcuni ritrovamenti è stato scoperto che in Egitto si utilizzava l’olio ricavato dai semi di sesamo e non dalle olive. Sia la civiltà dei Fenici che quella di Creta svilupparono sia la produzione che il commercio dell’olio e del vino che venivano conservati dentro dei magazzini, all’interno di grandi giare e di grosse anfore. Secondo la mitologia greca, fu Atena a piantarlo per la prima volta in Grecia. La dea contendeva a Poseidone il possesso dell’Attica: duella terra sarebbe toccata a chi dei due avesse creato qualcosa di straordinario. Il dio del mare fece scaturire con il suo tridente una sorgente di acqua salata in mezzo all’Acropoli, ma Atena vinse piantando il primo olivo, come testimonia un’antica iscrizione. Fu così che l’olivo venne considerato sacro ad Atena. In onore della dea si celebravano ad Atene i giochi panatenaici e i vincitori delle varie gare avevano come premio anfore di oli pregiati, ricavati dagli olivi sacri dell’Attica. Quanto fosse importante l’olio nella civiltà greca è testimoniato anche dal fatto che in molti vasi greci è rappresentata sia la raccolta delle olive che la vendita dell’olio. La produzione dell’olio dalla Grecia arrivò anche in Etruria e nel resto della penisola italica. Il nostro clima e il tipo di terreno hanno favorito la coltivazione di questa pianta che, ancora oggi, è presente sulle nostre dolci colline. Nell’antichità l’olio era considerato molto prezioso non solo perché era utilizzato nell’alimentazione, ma anche perché serviva per illuminare e per fare i profumi e le varie essenze, impiegate nell’igiene personale. Il termine “profumo” proviene dal latino “per fumum”, che significa letteralmente “attraverso il fumo”. Gli antichi usavano alcuni oli e aromi essenziali, come l’incenso, che venivano bruciati in offerta agli dei. Già nel 2700 a.c. gli antichi Egizi scoprirono molte fragranze e l’arte della loro produzione, per loro l’utilizzo del profumo aveva quasi sempre finalità religiose perchè era considerato un tramite fra gli umani e gli dei. Durante il rito dell’imbalsamazione le bende della mummia venivano impregnate di oli profumati e le donne egizie mettevano fra i capelli unguenti profumati per adornarsi. Per fabbricare i profumi venivano usati molti ingredienti tra cui principalmente l’incenso e la mirra, le due resine più note nell’antichità. Tra le sostanze più comuni vi erano il pistacchio, la menta, la cannella, il ginepro, la lavanda, la maggiorana, la rosa, il bergamotto, il cardamomo, l’olio di mandorle e di noci. Queste essenze venivano fatte essiccare e poi macerare per molto tempo. Dopo si aggiungevano la mirra e/o l’incenso che davano una maggiore intensità al profumo. Nell’antica Grecia gli atleti si cospargevano il corpo di oli profumati che servivano per tonificare il corpo prima delle gare. Al termine delle loro gare sportive gli atleti si levavano questi con lo strigile, una specie di cucchiaio ricurvo che doveva rimuovere dal corpo i residui dell’olio mescolato al sudore e allo sporco. In alcuni giochi atletici che si svolgevano ad Atene,le Panatenee, i vincitori dei giochi venivano premiati con denaro, medaglie d’oro e d’argento ed anche con olio d’oliva in vasi riccamente ornati, le cosiddette “Anfore Panatenaiche”. Uno dei lati delle anfore panatenaiche raffigurava Atena, dea della sapienza, e rappresentata spesso con la pianta dell’olivo.