24c. Il topos dell’abbandonata: Arianna e Teseo Catullo rievoca i tempi mitici in cui gli dei si mescolavano agli uomini e le dee non disdegnavano le nozze coi mortali. A quell’epoca la dea marina Teti si unì a Peleo, il padre di Achille. Il racconto di queste nozze è il contenuto del carme 64. Sulla trama principale si innestano, secondo il gusto alessandrino, episodi e digressioni, come questa descrizione di una purpurea coperta istoriata posta sul letto eburneo degli sposi. In essa è raffigurato il mito di Teseo che, dopo avere ucciso il Minotauro con l’aiuto di Arianna, portò con sé la fanciulla innamorata, poi l’abbandonò sull’isola di Dia. Ma il dio Bacco in persona volle unirsi all’infelice fanciulla, consolandola con la gioia di un matrimonio divino. vv. 47-63 e 249-261 Pulvinar vero divae geniale locatur sedibus in mediis, Indo quod dente politum tincta tegit roseo conchyli purpura fuco. Haec vestis, priscis hominum variata figuris, heroum mira virtutes indicat arte. Namque fluentisono prospectans litore Diae Thesea cedentem celeri cum classe tuetur indomitos in corde gerens Ariadna furores; necdum etiam sese quae visit visere credit, ut pote fallaci quae tum primum excita somno desertam in sola miseram se cernat harena. Immemor at iuvenis fugiens pellit vada remis, irrita ventosae linquens promissa procellae. Quem procul ex alga maestis Minois ocellis, saxea ut effigies bacchantis prospicit, eheu, prospicit et magnis curarum fluctuat undis … Quae tum prospectans cedentem maesta carinam multiplices animo volvebat saucia curas. At parte ex alia florens volitabat Iacchus Cum thiaso Satyrorum et Nysigenis Silenis, te quaerens, Ariadna, tuoque incensus amore. Quae tum alacres passim lymphata mente furebant euhoe bacchantes, euhoe capita inflectentes. Harum pars tecta quatiebant cuspide thyrsos. Pars e divolso iactabant membra iuvenco. Pars sese tortis serpentibus incingebant, pars obscura cavis celebrabant orgia cistis, orgia, quae frustra cupiunt audire profani; plangebant aliae proceris tympana palmis aut tereti tenues tinnitus aere ciebant. Multis raucisonos efflabant cornua bombos barbaraque horribili stridebat tibia cantu. Talibus aplifice vestis decorata figuris pulvinar complexa suo velabat amictu. Ma il talamo della sposa divina campeggia nel cuore della casa. È terso d’avori, la porpora lo copre, a cui il murice ha dato rossore di rose. Svariano nel tessuto figure remote di uomini, un’arte senza pari disegna valori d’Eroi. Ecco Arianna, sulla riva di Dia, fluitante, sonora, che scruta e scorge Tèseo laggiù e la flotta fuggire, e porta nel suo cuore un orrore invincibile e folle, e vede ma ancora non crede in quello che vede, appena destata, rimossa da un sonno ingannevole, e si scopre infelice, lasciata su un lido deserto. Ma il giovane smemorato percuote fuggendo le onde, getta nella bufera e nel vento le vane promesse. E guarda la Minoide lontano con occhi tristissimi, come statua di baccante presso una riva algosa, ma ha nel cuore un mare infinito di angoscia. … Cercava la tristissima sempre la nave fuggente, nutriva la piagata nel cuore le angosce infinite: ma altrove Iacco c’era, volava passando, tra i fiori, nel corteo dei Sileni, col tìaso dei Satiri, e ti cercava, Arianna, acceso d’amore per te. [e le mènadi] intorno agili invasate volavano sparse per Dioniso acute ululando, abbattendosi il capo: o agitando il tirso dalla cuspide chiusa o scuotendo le membra del dilaniato giovenco o avvolgendosi il corpo tra spire di serpi o celebrando con cesti concavi riti violenti e segreti, che invano i profani vorrebbero udire, battendo forte i timpani contro le palme levate suscitando dal bronzo lisciato suoni sottili mentre i molti corni versavano un roco muggito e i flauti ignoti uno stridulo canto selvaggio. Così il tessuto istoriato di forme gloriose copriva e riavvolgeva il giaciglio nuziale. (Trad. E. Mandruzzato) • Che cos’è il talamo? (cerca il termine sul vocabolario d’italiano). • C’è un nesso tra la parola talamo e la parola epitalamio, che indicava il canto di nozze eseguito da ragazzi e ragazze, la prima notte di nozze davanti alla camera da letto? • Chi vede Arianna allontanarsi per mare? • Come reagisce all’abbandono? • Perché è chiamata «la Minoide»? • Quale dio si muove a pietà di Arianna? Qual è il suo nome in greco e quale in latino? • Chi sono i Sileni, i Satiri e le Menadi? • Descrivi gli atti cultuali compiuti dai componenti del seguito di BaccoDioniso. Chi è Teseo. Figlio di Egeo, re di Atene, e di Etra figlia del re di Trezene, è l’eroe nazionale di Atene, al quale è attribuita la realizzazione dell’unificazione (sinecismo) delle varie comunità dell’Attica in un unico stato. Dei vari miti nei quali l’eroe figura da protagonista consideriamo solo quello connesso con la figura di Arianna. Quando Teseo venne a sapere del tributo che Minosse di Creta aveva imposto ad Atene, cioè che sette giovani e sette ragazze dovevano essere inviati a Creta ogni anno per essere divorati dal mostruoso Minotauro, si offrì volontario per fare parte del gruppo dei ragazzi. Giunto a Creta, fece innamorare di sé Arianna, la quale lo mise in condizioni di uccidere il mostro e, grazie a un filo, di trovare la via d’uscita e uscire dal labirinto. Teseo fuggì da Creta portando con sé Arianna, ma giunto a Nasso abbandonò la fanciulla. Chi è Arianna. È figlia di Minosse e Pasifae. Quando Teseo sbarca a Creta, s’innamora di lui e gli dà il filo col quale l’eroe, dopo avere ucciso il Minotauro, riesce a trovare la via d’uscita dal labirinto. Teseo fugge, portando dietro la fanciulla, ma poi l’abbandona sull’isola di Dia (Naxos). Là incontra il dio Dioniso (la cui designazione usuale in latino è Bacco), che la sposa e la rende immortale. Chi è Bacco-Dioniso. Figlio di Zeus e Semele, alla morte della madre (bruciata dallo splendore di Zeus per iniziativa di Era, sposa di Zeus e gelosa di Semele) che ancora lo portava in grembo, fu cucito nella coscia del padre, da dove al tempo stabilito, nacque. Affidato alle ninfe del Monte Nisa (da cui derivò il nome Dio-niso) qui ebbe il suo culto e introdusse la coltivazione della vite. Estese i suoi territori in Asia e in India. Nelle conquiste era rappresentato in compagnia di seguaci che gli danzavano intorno in preda al delirio: Satiri, Sileni, Menadi, Bassaridi, noti col nome collettivo di bákchoi (dall’altro epiteto del dio, Bákchos, col quale era abitualmente designato in latino). È il dio del vino e dell’estasi, dispensa allegria e libera dalle preoccupazioni. Il fedele entra in contatto con lui attraverso l’ubriachezza e il delirio estatico, inteso come potenziamento della capacità di conoscere e liberazione dai vincoli dell’identità quotidiana. Il suo culto era associato a un tipo di composizione della lirica corale chiamato ditirambo, alla tragedia e alla commedia, spettacoli rappresentati alle feste in suo onore (Dionisie, Lenee). È raffigurato come un giovane prestante dall’aspetto un po’ effeminato, con folta capigliatura, che sta adagiato con in mano un grappolo d’uva o un calice di vino, oppure con il tirso (thyrsos), un bastone coronato di rami di edera. I latini lo identificarono con il loro dio del vino, Libero, detto anche Bacco. Misteri di Dioniso e Baccanali. I Misteri erano forme segrete di culto, soprattutto d’età ellenistico-romana, in contrasto con la natura pubblica della maggior parte delle cerimonie religiose a Roma e in Grecia. In quanto offrivano una soluzione a problemi di natura esistenziale, si ponevano in alternativa al culto ufficiale. Vi partecipavano solo gli iniziati o my’stes (mystéria era l’intero ciclo di iniziazione) vincolati alla segretezza nei confronti dei non iniziati. La promessa di salvezza era fondata sul mito di una divinità che muore e rinasce, con la quale l’iniziato s’identificava, e si legava a una visione periodica della vita nel mondo. Oltre ai misteri di Eleusi, legati al culto di Demetra e Persefone, avevano carattere misterico alcune manifestazioni del culto di Dioniso. I Baccanali (Baccanalia) indicavano a Roma riti religiosi di origine greca (órgia) dedicati al dio Dioniso. Il verbo orgiàzein definiva la cerimonia della consacrazione iniziatica. Proprio il carattere del rituale dionisiaco, che attua un rovesciamento dell’ordine e sovverte le norme (morali, sessuali) della quotidianità attraverso uno stato di estasi, è alla base del significato negativo che il termine orgia ha oggi in italiano. Sono noti, grazie alla descrizione che ne fa lo storico Livio (XXXIX 8-19), gli eccessi che i seguaci del dio commettevano da quando i riti, importati dall’Etruria e dall’Italia meridionale, si diffusero a Roma. In conseguenza di ciò il senato decretò nel 186 a.C. la soppressione dei Baccanali. L’epillio. Il carme 64 è un epillio (diminutivo di epos, quindi «piccolo carme»). Si tratta di un genere letterario fiorito in età alessandrina, contrapposto al poema epico tradizionale di ampia dimensione, che narra le vicende, per lo più di natura amorosa, di un eroe o di un’eroina del mito. Esemplare in tal senso fu l’Ecale di Callimaco (III secolo a.C.), poemetto di cui restano frammenti, che narra di come Teseo volle onorare una vecchia, Ecale, che l’aveva generosamente ospitato nel suo modesto casolare. Nell’epillio la narrazione del mito si umanizza, assumono rilievo i sentimenti umani comuni, soprattutto l’amore. Nell’esposizione si indulge alle descrizioni pittoresche e minuziose della quotidianità, alle digressioni erudite come la descrizione della coperta dell’epillio catulliano, spesso a carattere eziologico, cioè volte a cercare le origini di usanze, culti, tradizioni. • Ritrova nel testo del carme 64 i caratteri dell’epillio: – piccole dimensioni; – centralità dell’amore; – argomento mitologico; – umanizzazione del mito; – descrizioni minute.