Arianna, la bella addormentata nel bosco, piantata a Nasso E che, mentre dormía di Nasso al lito, L’abbandonò l’immemore marito? (Catullo 16, 19, 7-8) Tra i miti dell'antichità greca che ancor oggi continuano ad essere presenti nei discorsi quotidiani, dobbiamo certo ricordare le vicende della principessa cretese Arianna. Per comprendere lo sviluppo della narrazione, e per giustificarne alcuni aspetti, si deve sempre tener presente che, nella narrazione mitica, i rapporti spazio-temporali non sono reali, e la durata degli avvenimenti raramente corrisponde a quella degli stessi fatti nella vita reale; inoltre mancano rapporti cronologici precisi, ma gli avveimenti stessi sono rimandati ad un passato privo di contorni, che però storici, archeologici, filologi ecc. indagano alla ricerca di elementi per ricostruire la storia più antica. Arianna era figlia di Minosse, figlio a sua volta di Zeus e di Europa, e di Pasife, che aveva generato anche un mostro, metà uomo e metà toro, dopo essersi congiunta con un toro del quale, per intervento di Poseidone offeso dal macato ripsetto di un voto formulato da Minosse, si era invaghita. Minosse aveva deciso di non uccidereMinotauro ma di farlo rinchiudere in un edificio costruito appositamente dall'architetto di corte, Dedalo, nel quale si entrava, ma non si poteva uscire. Poco dopo la costruzione del labirinto un figlio di Minosse, Androgeo, rimase ucciso durante alcuni giochi tauromatici ad Atene: per ripagare il re della perdita, gli Ateniesi furono costretti ad inviare, ogni 9 anni, 7 franciull e 7 fanciulli a Creta da sacrificare al Minotauro. In questo quadro, gli studiosi dei miti sono soliti riconoscere l'eco della supremazia storica minoica e micenea del II millennio a.C.: non a caso, proprio a Creta trovaimo numerose testimonianze di culti che ruotano intorno alla rappresentazone del toro. Sulla nave che conduceva a Creta il terzo gruppo dei fanciulli si imbarcò anche Teseo, figlio del re d'Atene Egeo, per combattere contro il Minotauro e per porre fine all'obbligo Ateniese. Giunto nell'isola Teseo incontrò Arianna che decise di aiutarlo: gli consegnò un gomitolo che, legato all'architrave della porta dell'ingresso, gli avrebbe consentito di tornare indietro, una volta ucciso il Minotauro, e, secondo alcuni miti, anche una corona con la quale illumiarsi la strada. Teseo uccise il Minotauro, liberò i fanciulli e prese il largo conducendo con sé anche Arianna, che poi, e numerose sono le versioni relative alle ragioni dell'abbandono, lasciò a Dia, interpretata come Nasso. Da qui deriva il modo di dire "Piantare in asso" che dovrebbe essere letteralmente "Piantare in Nasso". Secondo la versione riportata dai versi di Catullo, Arianna, disperata per l'abbandono, lo maledì e Zeus, accolta la sua preghiera, fece sì che Teseo dimenticasse di sostituire le vele nere con quelle bianche nell'entrare nel porto di Atene, il Pireo, così come pattuito con Egeno in caso di vittoria. Egeo, vedendo le vele nere, decise di buttarsi dalla rocca in mare per il dolore della perdita del figlio prediletto, che, rientrato, lo sostituì nel comando della città. La narrazione dell'impresa di Teseo, a cominciare dalla sua partenza da Trezene, dove aveva passato la sua gioventù in seno alla famiglia materna, sino alla sua successione al padre, rappresenta anche un mito legato ai riti di passaggio che che i giovinetti compivano prima di entrare nell'età adulta e nei doveri che essa comportava Secondo la maggioranza dei racconti, Dioniso, che era sull'isola, si innamorò di Arianna e ne fece la propria sposa. Insieme partecipavano ai Baccanali, ed Arianna seguiva il dio nei suoi spostamenti: Dioniso, infatti, girovaga per il mondo con il proprio corteggio, senza avere uan fissa dimora. Ma le varianti a questo racconto, che pare consolidarsi tardi in questa variante, con il III secolo a.C., sono numerose: ad esempio nell'Odissea (11, 321-325) troviamo Arianna uccisa da Afrodite che poi la portò a Dia dove Dioniso la resuscitò. La figura di Arianna rimase a lungo in secondo piano nel mito sino a che, a Roma, particolarmente con Catullo (Carm.64), e quindi Ovidio (Eroidiadi, 10, ma anche Metamorfosi ), balza all'attenzione per il dolore causatole dall'abbandono di Teseo. Nel II secolo Filostrato il Giovane nelle Immagini (III d.C.) potrà scrivere che il mito di Arianna abbandonata è un mito per il quale ormai si commuovono solo le nutrici. Ed è in ambito romano che l'immagine di Arianna addormentata, appena coperta dal peplo, viene abbandonata da Teseo, così come testimoniato dalla statua di Ariassa trovata a Roma verso il 1512 e conservata ai Musei Vaticani. Ugualmente, sempre in ambito romano, a partire dai Fasti d'Ovidio, si sviluppa ulteriormente la narrazione in relazione a Dioniso e Arianna che sono assimilati a Libero e Libera. E l'immagine di Bacco ed Arianna, con il loro corteggio, compare in numerosi sarcofagi romani, a rappresentare, verosimilmente il viaggio verso l'aldilà. Il corteggio di Bacco ed Arianna diviene, invece, in epoca umanistica, tema di allegrezza, almeno apparente e gioventù L'Arianna addormentata, o Arianna Vaticana diviene ispirazione e modello per tutta una serie di quadri, quale Gli Andrii di Tiziano e progressivamente viene confusa ed assimilata alle ninfe; dalle ninfe dormienti alla Bella addromentata nel bosco ed alla sua immgine disneyana il passo è breve. Riferimenti bibliografici G.Bordignon, La ninfa svelata (1485-1525), Engramma 53 (http://www.engramma.it/engramma_revolution/53/053_esperidi_ninfa.html) M.Santoro, Il mito nietzcheano di Arianna nella pittura di G. De Chirico: tracce di un engramma nel nel repertorio iconografico neogreco, Engramma 78 2010, pp.36-40 Ieranò, il mito d'arianna. Da Omero a Borges, Roma 2007 Kerényi, Dioniso, Milano 1992 Wolf die schafende ariadne in Vatikan: ein hellenistischr statuentypos und seine rezeption Vatin Ariane et dionysos. Un mite de l'amour conjugal