trópoς profili monografie Direttore Gaetano C Università degli Studi di Torino Comitato scientifico Gianluca C Università degli Studi di Torino Nicholas D University of Dundee Federico L University of North Carolina at Chapel Hill Jeff M University of Tasmania Roberto S Università degli Studi di Torino Gianni V Professore emerito Università degli Studi di Torino trópoς profili MONOGRAFIE Le collane “trópoς orizzonti” e “trópoς profili” estendono la proposta nata con la rivista «trópoς» attraverso la pubblicazione di opere collettanee (nella sezione “orizzonti”) e monografiche (nella sezione “profili”) che riflettono su temi della tradizione ermeneutica, ma che si prestano altresì a interagire con altri ambiti disciplinari, dall’estetica all’architettura, dalla politica all’etica. Martín Mazora La società civile in Hegel Critica e ricostruzione concettuale Traduzione di Dante Pattini Copyright © MMXV Aracne editrice int.le S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Quarto Negroni, Ariccia (RM) () ---- I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: giugno Opera originale: La sociedad civil en Hegel. Crítica y reconstrucción conceptual, © Ediciones del Signo, Buenos Aires A Dina Picotti ed Edgardo Albizu, cui devo molto, e che stimo Indice 13 Prefazione alla prima edizione 15 Prefazione all’edizione italiana 17 Introduzione 1. Logica dialettica ed eticità, 17 – 2. Spiegamento concettuale dei Lineamenti di Filosofia del diritto, 21 29 La società civile: vizi concettuali ed espositivi (ipotesi) 3. La crisi di sovrapproduzione e il mercato mondiale-coloniale, 29 – 4. La crisi di sovrapproduzione e la dimostrazione scientifica del concetto di stato, 32 – 5. Una partizione espositiva estranea alle determinazione del concetto, 34 – 6. Crisi della corrispondenza strutturale tra logica e diritto, 37 – 7. Differenza delle abilità o disuguaglianza dei patrimoni?, 40 – 8. Necessità di una ricostruzione concettuale ed espositiva della società civile, 43 47 Analisi critica della struttura espositiva della società civile 9. La società civile secondo l’ordine dell’esposizione, 47 – 10. La dialettica: un percorso circolare, non una linea retta, 52 – 11. Critica della divisione tripartita del capitolo, 55 – 12. Bilancio provvisorio, 59 9 10 Indice 61 Complessità del passaggio dalla società civile allo stato 13. Il sistema dei bisogni, 61 – 14. Possibilità condizionata di partecipazione al patrimonio generale, 63 – 15. La necessaria disuguaglianza dei patrimoni e le abilità, 64 – 16. Tre mediazioni parallele, 71 75 Riscatto concettuale del principio delle disuguaglianze patrimoniali 17. Risignificazione concettuale del sistema dei bisogni, 75 – 18. La crisi di sovrapproduzione come contraddizione dialettica del concetto, 80 – 19. Le disuguaglianze patrimoniali e il concetto di classe, 86 – 20. Il potere di polizia come unica Aufhebung della eticità civile, 88 – 21. Risultati del riscatto concettuale, 93 97 Depurazione dell’argomento della differenza delle abilità 22. Irrilevanza concettuale della teoria degli Stände, 97 – 23. Anacronismo della corporazione dei maestri, 101 – 24. Insostanzialità concettuale della Aufhebung corporativa, 106 – 25. La differenza delle abilità e la sua proiezione sullo stato, 109 – 26. Il nucleo classista delle nozioni hegeliane di Stand e corporazione, 114 – 27. Conseguenze politiche della depurazione concettuale e storica, 118 121 Il concetto di mercato mondiale-coloniale 28. Il verace fondamento della Filosofia del diritto, 121 – 29. Limiti della sovranità e indipendenza dello stato hegeliano, 124 – 30. Il mercato mondiale-coloniale come chiave della storia moderna e contemporanea, 126 – 31. Popoli dominanti e popoli arretrati nella storia universale, 128 133 Appendice I Analisi critica dei lavori di J.E. Dotti e G. Marini Indice 137 Appendice II L’Antropologia dialettica di Darcy Ribeiro 149 Appendice III Riepilogo 161 Bibliografia 11 Prefazione alla prima edizione È noto che Habermas (1976: 11) descrive la sua teoria dell’evoluzione sociale come una ricostruzione del materialismo storico. Ricostruzione significa – spiega Habermas – che una teoria viene smontata e ricomposta in forma nuova per raggiungere meglio il fine che essa si è posta: questo è il modo normale (voglio dire: normale anche per marxisti) di comportarsi rispetto ad una teoria che sotto diversi profili ha bisogno di revisione, ma il cui potenziale di stimolo non è ancora giunto ad esaurirsi. Non appena tra questi punti obbligati di revisione Habermas include – e in maniera speciale – i fondamenti teorici e metodologici del marxismo, la sua ricostruzione sfocia – e non potrebbe essere diversamente – in una teoria nuova, concettualmente diversa da quella originaria. Simile e differente è il caso del nostro saggio, dal momento che in esso smontiamo e ricomponiamo il concetto hegeliano di società civile (secondo momento della Eticità, Lineamenti di filosofia del diritto, 1821) a partire proprio dai postulati metodologici fissati e al tempo stesso abbandonati – donde la necessità della ricostruzione – dal filosofo tedesco. In altre parole, il nostro proposito è quello di confrontare Hegel con se stesso, esaminare e ricostruire il suo concetto di 13 14 Prefazione alla prima edizione società civile sulla base delle sue stesse esigenze concettuali, esigenze sviluppate nella Scienza della logica, parimenti esplicitate nella sua opera politica. Ciò nonostante, come si vedrà, la nostra prospettiva ha anche un collegamento latinoamericano, l’Antropologia dialettica di Darcy Ribeiro, una teoria non estranea alla logica hegeliana. Tra i molti studi sul tema di cui ci occupiamo ne abbiamo scelti due, con cui confrontare in maniera sistematica la nostra posizione. Da un lato, un articolo di Giuliano Marini, che sintetizza – così ci sembra – il livello base di comprensione che accomuna la maggior parte delle interpretazioni sulla società civile hegeliana. Dall’altro, un libro di Jorge E. Dotti, la cui critica al concetto hegeliano di Eticità in certa misura condividiamo. Abbiamo commentato entrambi questi lavori in una serie di note a piè di pagina; al termine del saggio forniamo un riassunto delle obiezioni che secondo noi meritano. Desidero, infine, esprimere il mio ringraziamento a Silvia Di Sanza, Adriana Fernández, Jorge Fernández, Cristina López e Carlos Mirés per la lettura del lavoro, per le loro critiche e i loro suggerimenti. Martín Mazora Universidad Nacional de San Martín 2003 Prefazione all’edizione italiana Mai così attuale come in questi tempi di crisi la tesi hegeliana circa la necessità che l’economia di mercato ha dell’ingerenza statale: la libertà dell’industria e del commercio – riassumiamo un passaggio della Filosofia del diritto – invoca i propri interessi particolari contro la regolazione dello stato, ma quanto più ciecamente sprofonda nel proprio fine egoista, tanto più ne ha bisogno (Obs.§236). È, appunto, sulla base di questa necessità intrinseca all’economia borghese – e non per imperativi etici soggettivi o esterni – che Hegel si propone di dimostrare la dipendenza dell’eticità civile in relazione all’eticità dello stato. Perché è proprio la libertà di mercato che reclama una soluzione politica agli squilibri economici e sociali che essa stessa genera e che, tuttavia, è incapace di superare da sola. E mai così appropriata, per quest’epoca di complicità statale con i grandi gruppi finanziari – statalizzazione delle perdite, privatizzazione dei profitti –, l’ipotesi che difendiamo nella nostra lettura delle Grundlinien: la riconciliazione politica del particolare e dell’universale, che Hegel proclama nel finale dell’opera come realizzazione della libertà, riesce solamente a compiersi come privilegio di due settori minoritari della società civile: quello dei proprietari terrieri e quello dei grandi industriali. Il che equivale ad affermare che lo stato hegeliano 15 16 Prefazione all’edizione italiana in assoluto riesce a elevarsi al di sopra degli egoismi particolari propri della sfera privata. Nella presente edizione italiana del nostro saggio, abbiamo aggiunto una serie di note a piè di pagina che si sommano a quelle esistenti nell’edizione in spagnolo. Segnaliamo soprattutto il riferimento alla “lettura latinoamericana” di Marx proposta da Enrique Dussel, a partire da una “ricostruzione” – procedimento simile al nostro – dei celebri Grundrisse, bozza de Il Capitale. Martín Mazora Introduzione 1. Logica dialettica ed eticità [Se la Filosofia] va al di là del suo mondo presente [e] si costruisce un mondo come dev’essere, esso esiste sì, ma soltanto nelle sue opinioni, – in un elemento duttile, nel quale si lascia imprimere l’immagine di tutto quel che si vuole (FD.Pref.p.15; S.16).1 Per Hegel, la Filosofia – e, quindi, anche l’Etica – si fonda nel pensare “ciò ch’è”, in nessun modo “ciò che dev’essere”, questo «al di là, che sa Dio dove dovrebbe 1 Il lettore avrà a disposizione nella Bibliografia, esplicitata al termine del saggio, le informazioni editoriali relative alle opere di Hegel consultate e le sigle con cui abbiamo abbreviato i titoli relativi. Dopo ogni citazione, abbiamo indicato la sigla del titolo, la pagina dell’edizione in italiano e, di seguito, la Seite della edizione tedesca. Nel caso specifico dei Lineamenti di filosofia del diritto e della Enciclopedia delle scienze filosofiche, dopo la citazione abbiamo segnalato la sigla del titolo, il Paragrafo (§) corrispondente, la sua eventuale Annotazione (Ann.) e/o Aggiunta (Agg.). Ricordiamo che tali Aggiunte provengono dagli appunti che gli allievi di Hegel hanno preso durante le sue lezioni sulla Filosofia del diritto, appunti che E. Gans compilò e incluse, in qualità di testi chiarificatori, nella sua edizione del 1833. Quando la traduzione di un testo è risultata problematica, abbiamo suggerito tra parentesi quadre una traduzione alternativa. Parimenti, sono nostri i chiarimenti posti tra parentesi quadre all’interno di una citazione. 17 18 Introduzione essere» (FD.Pref.p.13; S.14). Chiaramente, quello che in verità “è”, cioè che è veramente reale, non è la Realität – ciò che chiameremmo la mera realtà o mera esistenza –, bensì la Wirklichkeit, la realtà in senso pieno, effettivo, che Hegel definisce anche ragione o concetto, cioè la necessità [Notwendigkeit] immanente alla cosa stessa di volta in volta considerata2. È un vizio proprio dell’intelletto e della opinione «prendere suo dover essere per ciò che ha realità e razionalità» (FD.Ann.§200), «dare insegnamenti su come dev’essere il mondo» (FD.Pref.p.17; S.17). A proposito della natura – spiega Hegel – si concede che la filosofia debba conoscerla com’essa è, che la pietra filosofale stia nascosta in qualche luogo, ma nella natura stessa, che essa sia entro di sé razionale e che il sapere debba indagare e comprendendo afferrare questa ragione reale [wirkliche], presente in essa [...] come sua immanente legge ed essenza. [...] L’universo spirituale deve invece esser dato in preda al caso e all’arbitrio, esso dev’esser abbandonato da Dio, cosicché secondo questo ateismo del mondo etico il vero si trovi al di fuori di esso e sia necessario imporglielo come ciò che moralmente deve essere (FD.Pref.p.7; S.7). Con questa maniera arbitraria di rappresentare la realtà dello spirito, l’intelletto trova via libera per inventare e postulare ogni tipo di illusione e utopia sociale e politica3. Ciò che distingue un pensiero etico 2 «Considerare qualcosa razionalmente significa, non arrecare una ragione all’oggetto dal di fuori e per tal via elaborarlo, sibbene che l’oggetto è per se stesso razionale; [...] la scienza ha soltanto il compito di portare alla coscienza questo lavoro proprio della ragione della cosa» (FD.Ann.§31). 3 Per l’intelletto, «i concetti del vero, le leggi dell’ethos [die Gesetze des Sittlichen: le leggi etiche] non sono nient’altro che opinioni Introduzione 19 razionale affonda le sue radici, al contrario, nel limitarsi conformemente alla necessità [Notwendigkeit] interiore al proprio oggetto, cioè il concetto stesso di eticità4. Tuttavia, intendiamoci, ciò che Hegel chiama concetto non si esaurisce in un mero concetto, una rappresentazione dell’intelletto, universale, estatica, astratta, formale, identica a se stessa; questa costituisce appena il primo momento, un momento che necessariamente andrà oltre se stesso. Il concetto o idea è, in verità, un processo, un movimento dialettico di unità, opposizione e riunificazione dei suoi due fianchi logici interni: l’universalità – aspetto formale proprio di ogni pensiero –, e la particolarità, cioè il contenuto del concetto: i momenti o i modi di esistenza (modi di realizzazione o determinazione) che questa forma universale adotta durante il suo sviluppo5. Secondo il paragrafo 83 della Enciclopedia, i tre momenti o determinazioni di base dello spiegamento concettuale e soggettive convinzioni [...]. Ogni obbietto per quanto meschino e particolare e ogni materia per quanto insulsa è collocato ad uguale dignità» (FD.Pref.p.12; S.13). 4 «Le determinazioni etiche risultano come i rapporti necessari [notwendigen], quivi si rimani fermi e non si aggiunge a ciascuno dei medesimi ancora la proposizione conseguenziale: quindi questa determinazione è per l’uomo un dovere» (FD.Ann.§148). 5 Il seme, lo stelo, il fiore, il frutto e, ancora una volta, il seme (che contiene il frutto) costituiscono, in quanto concetti particolari, i modi di esistenza del concetto universale di albero. Certo che i semi non sono l’albero, ma «hanno l’albero entro di sé e contengono l’intera sua forza, sebbene essi ancora non siano l’albero stesso. [...] Il concetto [in quanto universale] e l’esistenza di esso [aspetto particolare] sono due lati, disgiunti e uniti, come anima e corpo» (FD.Agg.§1). Di qui deriva che la Wirklichkeit, ciò che è effettivamente e veramente reale e concreto, non è né qualcosa di astrattamente universale, né qualcosa di limitatamente particolare, ma sempre una configurazione specifica di entrambe le istanze. 20 Introduzione sono: 1) la “immediatezza” – momento della unità indifferenziata, un primato dell’universale sul particolare –, 2) la “riflessione” – istanza di contraddizione: una rottura e una differenziazione interna di quella unità (qui il particolare si separa dall’universale) – e 3) il “ritorno entro se stesso [in sich selbst]” del concetto – stadio della Aufhebung6 o “superamento”: riconciliazione della universalità e la particolarità scisse, della unità originaria e la sua posteriore differenziazione7. Si tratta di un movimento circolare in cui il pensiero, inizialmente astratto, è lacerato da una contraddizione interna che installa in esso la necessità di recuperare la sua unità primigenia, senza per questo sacrificare le differenze conquistate nella sua evoluzione. Il concetto supera così il suo vuoto iniziale e diventa un insieme sempre più concreto, vale a dire, più ricco di contenuti, nella misura in cui si dispiega e realizza le determinazioni possibili in esso contenute8. Questo 6 «La parola togliere [aufheben: superare] ha nella lingua [tedesca] il doppio senso, per cui val quanto conservare, ritenere, e nello stesso tempo quanto far cessare, metter fine. Il conservare stesso racchiude già in sé il negativo, [...] così il tolto è insieme un conservato. [...] Qualcosa è tolto [aufgehoben: superato] solo in quanto è entrato nella unità col suo opposto» (SL.pp.100-101; S.101). 7 Nel corso del nostro lavoro, a seconda di ciò che esigeranno le circostanze dell’analisi, i termini di questa triade appariranno riformulati sulla base di nozioni che traducono fianchi impliciti in ciascuno dei momenti segnalati. Così, 1) immediatezza = unità originaria, immediata o astratta; 2) riflessione = contraddizione = alienazione = differenziazione o scissione interne = rottura della unità immediata; e 3) ritorno entro se stesso [in sich selbst] = Aufhebung o superamento = sintesi che sopprime e conserva, al tempo stesso, i suoi due momenti precedenti = unità sostanziale e concreta = fondamento o risultato del concetto. 8 «Questo iniziale concetto astratto non viene mai abbandonato, bensì soltanto diviene entro di sé sempre più ricco, e l’ultima determinazione è quindi la più ricca. [...] Non si può pertanto dire che il