L`"Emilio" di J.J. Rousseau (con vita dell`autore

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- Il Settecento Contesto storico: Nel XVIII secolo venne a delinearsi un movimento
culturale, detto "Illuminismo", che prendendo
avvio dalle idee
dell'Empirismo filosofico di Locke, Berkeley e Hume, ebbe come centro
di diffusione la Francia, grazie a filosofi come Voltaire, suo maggiore
esponente, Montesquieu, Diderot, D'Alembert, Rousseau... tutti
collaboratori della grande "Encyclopedie ou dictionnaire raisonné des
sciences et des mètiers", un'opera che fu strumento di diffusione di un
nuovo pensiero basato esclusivamente sull'esaltazione della "ragione" e
sulla negazione di ogni speculazione di tipo metafisico e religioso. Con
questa Enciclopedia si identifica "l'età dei lumi", così detta in
contrapposizione all'oscurantismo medievale dogmatico ed astratto.
Artefice di questi mutamenti è la nuova classe borghese, la quale
cominciava a provare insofferenza per le vecchie regole che mettevano al
vertice della società e del potere, le classi privilegiate.
Il Settecento fu un secolo caratterizzato da tre rivoluzioni: la Rivoluzione
Americana, la Rivoluzione Francese e la Rivoluzione Industriale, le quali
portarono notevoli mutamenti nel corso della storia.
Con la Rivoluzione Francese, infatti, l'uomo cominciò a pensare in
termini di "uguaglianza" (non accetta più che esistano dei privilegi), di
"libertà" (reclama, attraverso la Costituzione, la tutela dei suoi diritti nel
rispetto dei suoi doveri) e di "fraternità".
La Rivoluzione Industriale portò, in Inghilterra, un progressivo aumento
delle industrie e più in generale un totale mutamento della vita sociale
producendo una nuova classe sociale (il proletariato) e un nuovo
soggetto socio-economico (l'operaio).
Tutto ciò portò ad un profondo mutamento della famiglia, la quale perse
ogni valenza educativa. Anche le donne e i bambini furono inseriti nel
sistema di fabbrica e le loro condizioni di vita diventarono durissime.
Il Settecento portò a compimento il processo di laicizzazione che andò a
toccare anche l'ambito educativo. Difatti, vennero a costituirsi modelli
educativi che erano molto lontani dai principi religiosi-autoritari del
passato e che miravano alla formazione di un uomo come cittadino
artefice del proprio destino.
Tutto ciò portò alla realizzazione di una "società moderna" intesa in
senso borghese, dinamico e strutturata attorno a molti centri
(economici, politici, sociali).
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La figura dell'intellettuale e il significato dell'educazione: Il XVIII secolo
rappresenta per la cultura europea un secolo di rivoluzioni, in cui si
porta a compimento il processo di laicizzazione dello Stato e della
cultura che caratterizza l'età moderna. Ciò che nei due secoli precedenti
permaneva come un fermento sotterraneo, nel Settecento viene
impetuosamente e violentemente alla luce, reclamando a piena voce, in
nome della natura, dell'esperienza e della ragione, il mutamento globale
dello spirito dell'uomo e delle istituzioni in cui esso vive.
Laicità e fiducia nella ragione e nel progresso, spirito critico e tolleranza,
cosmopolitismo e richiamo alla natura, sono alcune delle idee che
caratterizzano il nuovo tipo di intellettuale, investito di una vera e
propria missione educativa nei confronti dell'umanità che deve
finalmente ricevere e sviluppare i "lumi" necessari per uscire da un
periodo di barbarie.
L'attività culturale diviene, perciò, politica e pedagogica, e può rivolgersi
alla borghesia che desidera essere informata, poter giudicare e
condizionare la direzione della società. Gli intellettuali si incaricheranno
così di educare l'opinione pubblica evidenziando gli errori e i pregiudizi
del passato, ma proponendo anche nuove idee e propri progetti di
riforma in tutti i campi. Tutto ciò necessita di un'attiva e veloce
circolazione delle opinioni; così gli uomini di cultura si serviranno dei
salotti, dei giornali, dei "pamphlet", dei saggi, dei trattati, della narrativa
e del teatro per realizzare la propria missione educativa.
In un secolo caratterizzato dalla fiducia nelle capacità razionali
dell'uomo, l'educazione diviene uno degli aspetti fondamentali del
progetto sociale. Viene a delinearsi una pedagogia laica e razionale che
cerca di avvicinarsi ad una visione sempre più "scientifica" ed
"oggettiva" dell'uomo e tende ad attaccare collegi e curricoli giudicati
portatori di una cultura anti-moderna, retorica ed inefficace.
Per questo molti intellettuali non si limiteranno a proporre nuove teorie
pedagogiche, ma si faranno anche promotori o realizzatori di progetti
pedagogici, per i quali richiederanno un intervento dello Stato con il
quale riformare l'organizzazione, i programmi e la didattica della scuola.
Nel contempo anche la famiglia e i ruoli familiari vengono caricati di un
nuovo significato pedagogico.
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- Rousseau Vita e opere: Jean Jacques Rousseau nasce a Ginevra il 28 giugno del
1712. figlio di un orologiaio e privo della madre fin dalla nascita, ha
un’educazione disordinata. Nel 1728 fugge da Ginevra, e dopo
numerose peripezie, trova rifugio a Chambery presso Madame de
Warens, che esercita un influsso notevole sulla sua vita come madre,
amica ed amante al tempo stesso. Nel 1741 si stabilisce a Parigi dove
entra qualche anno più tardi in relazione con i filosofi e in particolare
con Diderot. Nel 1745 conobbe una donna, Thérèse Levasseur, che più
tardi sposerà e dalla quale non si separerà fino alla morte, generando
con essa cinque figli che vengono affidati, uno dopo l’altro,
all’orfanotrofio. Nel 1750 pubblica il “Discorso sulle scienze e le arti”, il
quale gli procura grande successo presso la società parigina, ma il
temperamento timido e scontroso del filosofo non favorisce le relazioni
sociali. Tornato per qualche tempo a Ginevra, Rousseau dà alle stampe
il secondo discorso “Sull’origine ed i fondamenti dell’ineguaglianza fra
gli uomini” (1754). In seguito si stabilisce di nuovo a Parigi; in questo
periodo rompe i rapporti con l’ambiente degli enciclopedisti e compone
le sue opere maggiori: il romanzo epistolare “La Nuova Eloisa” (1761), il
capolavoro di filosofia politica “Il contratto sociale”, e l’ “Emilio” (1762).
Ma l’ “Emilio” viene bruciato per empietà a Parigi e Rousseau deve
riparare in Svizzera, dove inizia a scrivere le “Confessioni” (uscite
postume fra il 1782 e il 1789). Nel 1765 accetta l’ospitalità in Inghilterra
del filosofo David Hume, ma rompe presto anche con lui, sospettandolo
di inesistenti congiure con i suoi nemici. Ritorna dunque in Francia,
dove conclude la sua vita errabonda ed inquieta, descritta nei “Sogni di
un viandante solitario” nel 1778.
Il pensiero: Rousseau è una formidabile “contraddizione” rispetto alla
società del suo tempo e a quella stessa cultura illuministica a cui per
un certo periodo si è legato. Ma egli accetta ed esalta questo ruolo; egli
si sente portatore di una Riforma, che dovrà essere radicale. Non si può
scendere a compromessi, adeguarsi alle regole: occorre che l’uomo si
reintegri nella sua bontà naturale per diventare artefice del
cambiamento sociale totale. Alla base dell’educazione c’è la realizzazione
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di un progetto morale e politico. L’ “uomo naturale” deve essere
riscoperto e conservato nel bambino: una natura che bisogna conoscere
ed assecondare nel suo sviluppo, nel rispetto di ciò che vi è già, che
deve essere rispettato nella sua naturalità originaria.
Rousseau fu considerato il “padre” della pedagogia contemporanea,
l’autore che operò una “rivoluzione copernicana” in campo pedagogico
ponendo al centro delle sue teorie, il bambino.
Elaborò, inoltre, una nuova immagine dell’infanzia articolata in tappe
evolutive, fra loro diverse per capacità cognitive e atteggiamenti morali.
Rousseau individua, poi, le cause del male della società e trova un’unica
risposta possibile alla corruzione sociale, che consiste nella rifondazione
della società stessa, realizzata attraverso la riscoperta dell’originaria
bontà umana. Per riportare l’uomo al bene originario non è necessario
né possibile riportarlo alla condizione di selvaggio, sia perché la società
non può essere distrutta, sia perché non si può affermare che tutto il
bene risieda nello stato di natura e tutto il male nello stato sociale.
Rousseau non critica la società in sé, ma la società come si è andata
storicamente configurando; occorre, quindi, riorganizzare la società su
basi nuove: la riscoperta della natura umana nella sua essenzialità e
libertà. Da ciò nasce la necessità di un’educazione “nuova” che formi un
uomo nuovo. Quest’educazione dovrà essere naturale, perché chi
obbedisce alla natura non può che dirigersi verso il bene.
Il “Contratto sociale” e l’ “Emilio” si integrano nell’idea rousseauiana che
la rifondazione della società consista in primo luogo nel rinnovamento
dell’individuo. Infatti non si può ipotizzare un’influenza positiva della
società sul singolo se prima non si è reso “positivo”, appunto, il singolo.
Solo dalla persona riscoperta nella sua natura originaria potrà originarsi
il cittadino che dovrà migliorare la società in cui si inserirà, in cui sarà
possibile vivere in una condizione di uguaglianza e libertà simili a quelle
dello “stato di natura”.
Per rendere lo “stato di società” quanto più simile allo “stato di natura”,
occorre partire dal fanciullo, la cui educazione deve seguire lo sviluppo
naturale. L’educazione naturale mira a salvaguardare la spontaneità e
l’autonomia della persona nella società. L’educazione mira a ricondurre
l’uomo all’unità originaria del proprio essere: pertanto essa dovrà
passare necessariamente nell’intimità della coscienza dove si colloca il
sentimento.
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Educare secondo natura significa rispettare nell’itinerario educativo la
naturalità dell’uomo, ma ciò comporta anche rispettare le varie fasi dello
sviluppo psicologico dell’allievo, commisurando ad esse contenuti e
metodi dell’insegnamento.
Un’educazione che rispetti la natura dell’allievo risponderà, inoltre, alle
sue richieste, ai suoi bisogni, ai suoi interessi e alle sue inclinazioni,
salvaguardandone l’individualità e la libertà.
Infine, possiamo dire che il pensiero pedagogico di Rousseau verte su
due modelli, quello dell’ “Emilio”, in cui al centro vi sono i concetti di
educazione negativa, di educazione indiretta e il ruolo dell’educatore, e
quello del “Contratto sociale” che si basa su un’educazione socializzata
regolata dall’intervento dello Stato.
- Emilio L’ “Emilio” la grande teoria pedagogica: E’ un romanzo pedagogico
composto da Rousseau a partire dal 1753/54 ed è strettamente legato
ad altre opere rousseauiane, quali il “Contratto sociale” e la “Nuova
Eloisa”.
Il tema fondamentale dell’ “Emilio” consiste nella teorizzazione di
un’educazione dell’uomo in quanto tale attraverso un suo “ritorno alla
natura”. Ovvero Rousseau mette in evidenza i bisogni più profondi del
bambino valorizzando le caratteristiche specifiche dell’infanzia.
Inoltre, alla base di questo romanzo vi è un’accesa polemica contro la
pedagogia di quel tempo. Rousseau, quindi, attua una critica nei
confronti dei Gesuiti e dei collegi sostenendo che le tecniche educative
da loro attuate sono artificiali e trascurano i veri bisogni dell’essere
umano.
L’opera di Rousseau immagina di seguire la crescita e la formazione di
un fanciullo dalla nascita al matrimonio. Emilio è un bambino orfano e
nobile che verrà condotto in una campagna dove maturerà sotto la
giuda vigile ed attenta del precettore.
La formazione dell’uomo naturale, esemplificato in Emilio, si compie
attraverso cinque grandi tappe che Rousseau affronta nei cinque libri
della sua opera.
Così facendo, Rousseau divide lo sviluppo umano in fasi di cui descrive
le modalità caratteristiche nella dimensione cognitiva ed affettiva,
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anticipando così lo studio della psicologia evolutiva. Ciascuna fase ha
una propria maturità che ne costituisce la perfezione. La perfezione
dell’infanzia consiste nel realizzare tutto quanto in questa età è
necessario realizzare.
L’educazione di Emilio verrà così ripartita in diversi momenti, ciascuno
dei quali con caratteri e compiti particolari. Soprattutto non bisogna
cercare di accelerare lo sviluppo; l’educazione deve essere centrata sulle
caratteristiche e modalità della sua età.
I Libro: Si apre con l’enunciazione del “gran principio” della bontà
originaria dell’uomo e della sua degenerazione nei rapporti sociali. Ma
Rousseau sostiene che la crescita del bambino dipende dall’educazione.
Tutto ciò che abbiamo quando nasciamo ci viene fornito
dall’educazione, impartita da “tre maestri”: la natura, gli uomini e le
cose. La natura provvede allo sviluppo interno delle nostre facoltà e dei
nostri organi; gli uomini all’uso che ne facciamo; le cose all’acquisizione
dell’esperienza e degli oggetti. Se i contributi di queste tre educazioni si
contraddicono, l’alunno sarà educato male.
Rousseau poi, elenca una serie di errori pratici nell’educazione
tradizionale, come l’uso delle fasce che limitano la libertà di movimento,
le cure e le precauzioni eccessive, le lusinghe e le minacce.
Il primo allevamento e il nutrimento del bambino sarà responsabilità
esclusiva della madre, il cui compito viene esaltato da Rousseau come
apportatore di armonia e felice sviluppo del neonato. Tuttavia egli verrà
presto sottratto alla madre per affidarlo alle cure di un precettore.
Secondo Rousseau, poi, l’educazione naturale va condotta in mezzo alla
natura, dove l’ambiente rinvigorisce il corpo e l’anima, e la società non
può esercitare il suo effetto corruttore.
L’educatore, inoltre, deve provvedere affinché Emilio non contragga
abitudini che lo rendano schiavo e lo devino dai suoi bisogni naturali.
Inoltre, nel I libro, Rousseau dà ampio spazio al tema
dell’apprendimento del linguaggio e ci dice che gli adulti devono
rispettare i tempi di questo sviluppo e devono cominciare col fornire
gradualmente pochi termini, ben distinti, ben pronunciati e collegabili
ad oggetti sensibili nell’esperienza del bambino.
II Libro: (3-12 anni) Nella seconda età evolutiva, Emilio imparerà
innanzitutto a muoversi e a parlare, a conquistare coscienza di sé e
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autonomia. Poiché la sua esperienza è ancora incentrata sulle emozioni
del piacere e del dolore, è a partire da esse che si dovrà organizzare la
sua educazione.
Emilio sarà libero di muoversi e di agire: le piccole cadute lo aiuteranno
a conoscere e dominare il dolore; la vita all’aria aperta e il libero
esercizio del corpo nel gioco e in piccoli lavori manuali lo renderanno
più sano e vigoroso.
Poiché egli non è capace di ragionare in astratto, non si pretenderà
questo da lui; l’esperienza delle cose e gli esempi saranno sufficienti: la
sua “ragione sensitiva” basata sul concreto sarà in grado di trarre le
conseguenze. La sua educazione passerà soprattutto attraverso i sensi e
il corpo, spinta dall’interesse.
Inoltre, il precettore dovrà fare in modo che egli otterrà quello che
chiede solo se ne ha effettivamente bisogno.
Rousseau sostiene che bisogna rispettare la legge di natura e
permettere che Emilio assuma conoscenze, abitudini e norme dalla
legge stessa delle cose in quanto la natura non insegna mai il male.
Il metodo del precettore sarà, dunque, inattivo, la sua educazione
negativa: consisterà nel togliere le cattive influenze, non nel fornire
precetti. Inoltre, l’attività educativa del precettore sarà indiretta, cioè il
maestro “farà tutto senza far nulla”, dando ad Emilio l’impressione che
le sue esperienze siano casuali.
III Libro: (12-15 anni) Rousseau chiama questo periodo l’ “età dell’utile”
e a suo parere è il più prezioso dell’esistenza e, data la sua estrema
brevità, deve essere attentamente amministrato dal punto di vista
educativo. Se prima era opportuno “perdere tempo”, in questa fascia
d’età, il tempo è così breve che l’attività educativa deve scegliere cosa
fornire all’allievo senza la pretesa di poterlo rendere sapiente.
All’attività del corpo subentra quella dello spirito che cerca di istruirsi.
Emilio è curioso di tutto e l’insegnante deve indirizzare bene questa
curiosità. Il passaggio dalle conoscenze sensibili a quelle intellettuali
avverrà attraverso l’esperienza diretta incentrata sull’esplorazione
dell’ambiente. Il suo maestro allenerà Emilio a cercare in sé stesso i
mezzi di indagine e a non ricorrere ad altri se non dopo aver
riconosciuto la propria insufficienza.
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L’errore non verrà corretto dall’adulto, ma dalla scoperta di Emilio
stesso: è fondamentale che egli non sappia nulla perché gli è stato detto,
ma solo perché lo ha compreso da sé.
Nella terza età educativa, dunque, l’istruzione di Emilio continuerà per
forma indiretta, sarà incentrata sull’utilità, sull’interesse e sullo sforzo.
La lettura non verrà particolarmente incoraggiata; una sola lettura viene
consigliata: “Robinson Crusoe” che rispecchia l’autosufficienza del
fanciullo.
Rousseau esamina, inoltre, il valore formativo del lavoro manuale.
Emilio verrà indirizzato a fare il falegname, il quale è un lavoro pulito,
utile che mantiene il corpo in esercizio. Emilio dovrà comprendere il
valore profondamente umano ed educativo del lavoro.
IV Libro: (15-20 anni) In questa fase, Emilio impara a ragionare in modo
astratto, dunque il suo percorso educativo dovrà avvenire secondo
modalità differenti, ma ancora una volta dovrà fondarsi sulla natura.
Inoltre, il precettore sarà molto attento a non favorire in Emilio
l’insorgere precoce e incontrollato delle passioni. Ciò comporterà la
necessità di un’educazione sessuale anche se Rousseau ritiene che su
alcuni argomenti il giovane dovrebbe essere ancora lasciato nella totale
ignoranza. Tuttavia, poiché la sua curiosità verrà sicuramente destata
dall’esperienza, conviene che apprenda presto ciò che non si potrà
negargli a lungo. A tal proposito Rousseau afferma che se l’educatore
non è sicuro di poter far ignorare fino ai 16 anni la differenza fra i sessi,
faccia in modo che l’alunno l’apprenda prima dei 10 anni. L’educazione
sessuale consisterà nel chiamare le cose con il loro nome; si parlerà ad
Emilio in modo semplice di tutto, così che in lui non nasca il sospetto
che si voglia nascondergli qualcosa.
Poi, Rousseau espone il tema della religione e a tal proposito, sostiene
che le diverse religioni non sono altro che variazioni del Credo
fondamentale; Emilio, quindi, non verrà educato ad una religione
specifica, ma sarà messo nelle condizioni di poter scegliere con l’uso
della ragione la propria religione.
V Libro: Emilio verrà finalmente avviato all’incontro con Sofia e al
matrimonio. Ma Sofia dovrà essere, a sua volta, educata nel modo
opportuno per giungere a questo passo. L’educazione femminile sarà
indirizzata al matrimonio e alla procreazione. Sofia verrà, innanzitutto,
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preparata alle conoscenze pratiche utili al governo della casa. Verrà
anche avviata ad una certa cultura, al buon gusto, alla formazione
morale e religiosa.
Emilio troverà Sofia dopo un lungo viaggio a piedi, a diretto contatto con
la natura e in compagnia del precettore.
Rousseau ritiene che il viaggiare sia fonte di istruzione che permette
all’individuo di conoscere l’indole dei vari popoli.
Il romanzo termina con il matrimonio e la nascita di una nuova famiglia
fra Emilio e Sofia. A questo punto, il precettore rinuncia alla sua
autorità su Emilio; lo lascerà con la certezza di aver trasformato, a sua
volta, in educatore l’alunno di un tempo.
- Elaborazione personaleIndubbiamente l’ “Emilio” costituisce fin da subito, un’opera che, per la
problematicità delle sue tesi, dà luogo a dibattiti e a prese di posizioni a
favore o meno del suo autore. Senz’altro, il suo influsso sulla pedagogia
romantica ed illuministica (e non solo) è enorme. Infatti basti pensare
che sulla fine dell’Ottocento, la maggior parte delle tesi pedagogiche,
contiene espliciti riferimenti a Rousseau. Tuttora, la ricerca pedagogica
continua a individuare in Rousseau un punto di riferimento importante
per
i
problemi
dell’individualizzazione
dell’insegnamentoapprendimento.
Rousseau afferma la necessità di un’educazione “puerocentrica” basata
sulle conoscenze dell’età evolutiva e sul rispetto pedagogico di essa.
Infatti, egli sostiene che l’educazione è efficace solo se si fonda sulla
comprensione della differenza fra l’uomo e il bambino, il quale deve
essere posto al centro del processo educativo.
Grazie a questa prospettiva, Rousseau è stato considerato fra i padri
dell’Attivismo pedagogico e della psicopedagogia del Novecento.
Ma nonostante ciò, le tesi di Rousseau, talvolta, sono state considerate
un po’ troppo forti per poter essere applicate realmente in campo
pedagogico. Rousseau si preoccupa di formare un uomo buono, che non
sia corrotto dalla società (considerata “malvagia”) e quindi propone di
educare Emilio lontano dalla società, in campagna.
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Ma per una buona educazione, sappiamo che l’individuo ha bisogno di
vivere e crescere a contatto dell’ambiente sociale, altrimenti si avrà un
individuo non educato sul versante della socializzazione.
Quest’ultima, sappiamo che è di vitale importanza per l’uomo e senza di
essa, l’uomo non sarebbe educato al 100% .
Troppo forti sono le critiche fatte da Rousseau alla società del suo
tempo; non si può educare senza tener conto dei valori della società in
cui avviene il processo educativo, e, inoltre, bisogna tener conto dei
fattori economici, politici e culturali di essa.
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