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IL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI AUSCHWITZ
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l campo di Auschwitz (1940-1945) – uno dei quattro impiantati in territorio polacco
all’interno dei confini prebellici (altri tre furono istituiti a Majadanek, a Varsavia dopo
la liquidazione del ghetto e a Plaszów) – è stato il più grande campo di concentramento
nazista. Auschwitz, dove sono morti di stenti migliaia di prigionieri, è stato anche il
principale centro per lo sterminio immediato e diretto degli ebrei e a cominciare dal 1942
svolse un ruolo decisivo nell’attuazione del piano nazista di annientare gli ebrei d’Europa, la
cosiddetta “soluzione finale della questione ebraica”. Ma allo stesso tempo, e per l’intera durata
della sua esistenza, il campo svolse importanti compiti per conto dell’apparato statale tedesco
attraverso l’esecuzione di programmi del Terzo Reich sia nel breve sia nel lungo periodo.
1. Il ruolo di Auschwitz nell’attuazione dei piani di sterminio
Sebbene il campo di Auschwitz fosse stato istituito per i polacchi e nei primi due anni questi
costituissero il gruppo nazionale più numeroso tra i prigionieri, vi furono deportati fin da subito anche gli ebrei. Come avveniva per gli altri prigionieri, i pochi ebrei confinati ad Auschwitz
nel 1940-’41 furono internati sulla base di provvedimenti individuali, di solito per violazione di
leggi tedesche oppure in seguito a ordini amministrativi o di polizia.
I trasporti di massa degli ebrei verso il campo cominciarono nel 1942 quando, in seguito alla
decisione di Himmler del 1941 e ai preparativi che ne seguirono, Auschwitz entrò a far parte del
piano per sterminare undici milioni di ebrei d’Europa. Il piano, presentato alla conferenza di
Berlino-Wannsee il 20 gennaio 1942, prevedeva di “passare al setaccio” l’Europa da est a ovest
allo scopo di arrestare tutti gli ebrei, dai neonati agli anziani, e di deportarli verso i luoghi di
sterminio. I campi principali sarebbero stati muniti di camere a gas. Come deciso da Himmler nell’estate 1941, Auschwitz avrebbe svolto un ruolo chiave nell’attuazione di questi piani,
andando ad aggiungersi ai campi di Chelmno sul Ner, Belzec, Sobibór, Treblinka e, in misura
minore, a quello di Majdanek. Secondo l’ex comandante Rudolf Höß, Himmler tenne conto della
favorevole ubicazione dal punto di vista del trasporto, oltre a valutare positivamente il fatto che
l’area poteva essere facilmente isolata e mimetizzata.
Gli ebrei in arrivo venivano sottoposti a selezione; nella maggior parte dei casi, venivano
uccisi subito nelle camere a gas, mentre alcuni – di solito uomini e donne di sana e robusta costituzione giudicati abili al lavoro – venivano trasferiti al campo. La prima data certa di arrivo
ad Auschwitz di un trasporto collegato allo sterminio di massa della popolazione israelitica è
il 15 febbraio 1942, quando diverse centinaia di ebrei provenienti da Bytom furono internati e
uccisi nelle camere a gas vicino al crematorio I, nel campo principale di Auschwitz. Fu solo il 26
marzo 1942 che 999 donne ebree provenienti dalla Slovacchla con un trasporto di massa furono
lasciate vive e immatricolate. Alla fine dello stesso mese, furono registrati oltre 1000 ebrei in
arrivo dalla Francia. Da allora, il numero di prigionieri ebrei ad Auschwitz continuò ad aumentare senza sosta. Dalla metà del 1942 fino alla liberazione, gli ebrei costituirono il gruppo più
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numeroso nel campo. Il contingente più nutrito arrivò dal territorio compreso entro i confini
di guerra dell’Ungheria (438mila persone), seguito da quelli provenienti da Polonia (300mila
persone), Francia (69mila), Olanda (60mila), Grecia (55mila), Boemia e Moravia (46mila), Slovacchia (27mila), Belgio (25mila), Germania e Austria (23mila), Jugoslavia (10mila), Italia (7500)
e Norvegia (690).
Ad Auschwitz, maggiore centro di sterminio degli ebrei d’Europa, trovarono la morte tra
un milione e i 350mila ebrei, vale a dire circa il 20 per cento di tutti quelli che persero la vita
durante la guerra a seguito di assassini e persecuzioni di massa o individuali. Il trattamento
riservato agli ebrei nel campo e la loro spietata eliminazione, uniti all’indescrivibile brutalità
verso di loro, rispetto a ciò che accadeva ad altri gruppi nazionali, evidenzia la peculiarità del
crimine della Shoah.
Nei primi anni della sua esistenza (primavera 1940 - primavera 1942), Auschwitz non aveva
ancora acquisito la dimensione mostruosa, né le caratteristiche tecnologiche e organizzative di
una fabbrica di morte. Durante questo periodo, i prigionieri del campo venivano uccisi in modo
graduale e metodico: costretti a vivere e a lavorare in condizioni disumane, morivano soprattutto di fame e di stenti, per le percosse, oppure giustiziati. Prigionieri e vittime erano in maggioranza polacchi, ma negli anni seguenti furono superati dagli ebrei.
Quanto agli internati polacchi che l’occupante considerava un possibile ostacolo ai futuri
piani nazisti, il campo serviva per il loro segreto annientamento. Per il resto della popolazione
polacca, Auschwitz doveva fungere da mezzo intimidatorio e strumento di trasformazione del
tessuto sociale, soprattutto attraverso l’eliminazione del ceto colto: in altre parole gli eredi del
millenario patrimonio storico e culturale del paese. I trasporti regolari di polacchi – trasferiti ad
Auschwitz dalle carceri sparse sul territorio occupato – e gli annunci della morte dei deportati
erano parte integrante dell’apparato di terrore istituito dal regime allo scopo di asservire il popolo polacco, costringendolo ad arrendersi non solo alla perdita della propria nazione, ma anche
a quella dei diritti umani fondamentali, della dignità, della libertà e, in ultima analisi, della vita.
I polacchi venivano internati nel campo se colpevoli di violazione delle severissime regole
imposte dalle truppe di occupazione, oppure in via preventiva, con l’arresto – spesso casuale –
di persone del tutto innocenti.
Tra i prigionieri di Auschwitz si trovavano persone attivamente coinvolte nella lotta contro
l’invasore, a livello individuale oppure inquadrate nella resistenza organizzata; sospettati di
attività di resistenza; persone giudicate dalle autorità di occupazione quali possibili reclute
per il movimento di resistenza (appartenenti alla cosiddetta elite di intellettuali, sacerdoti e
politici); ostaggi; polacchi deportati da zone comprese nei piani di colonizzazione tedeschi
(la regione di Zamosc); persone internate per altre ragioni (residenti di Varsavia deportati a
seguito dello scoppio dell’insurrezione dell’agosto 1944) e prigionieri “da rieducare”, arrestati
per violazione del diritto del lavoro tedesco. Infine, nel campo venivano eseguite le condanne
a morte dei polacchi giudicati dalla corte marziale tedesca.
Il numero di polacchi deportati ad Auschwitz è stimato fra le 140mila e le 150mila persone.
Di queste, da 70 a 75mila morirono per fame, eccesso di lavoro, iniezioni di fenolo nel cuore,
percosse, freddo oppure perché giustiziate o gassate. Molti altri morirono dopo essere stati
trasferiti in altri campi di concentramento in Germania.
A partire dal 1941, furono deportati ad Auschwitz circa 15mila prigionieri di guerra sovietici.
Morirono quasi tutti.
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Dal 1943 in poi, furono imprigionati ad Auschwitz circa 23mila zingari, provenienti in massima parte dalla Germania e dall’Austria, oltre che dalla Boemia e dalla Moravia. Più o meno
20mila di essi perirono nel campo.
Oltre alle quattro categorie di prigionieri menzionate sopra, si trovavano nel campo anche
bielorussi, cechi, russi, jugoslavi, francesi, ucraini, tedeschi e austriaci, per un totale di circa
25mila persone.
2. Auschwitz come campo di concentramento e luogo di sterminio. Funzionamento
Il campo di Auschwitz si sviluppò attorno a un baraccamento prebellico e negli anni continuò
a crescere dal punto di vista territoriale e organizzativo. All’apice della sua espansione, nell’estate del 1944, si estendeva su una superficie di oltre 40 chilometri quadrati e amministrava e
gestiva una quarantina di campi satellite sparsi nel raggio di diverse centinaia di chilometri.
All’epoca, il complesso di Auschwitz contava all’incirca 135mila detenuti (105mila registrati e
più o meno 30mila non registrati), vale a dire il 25 per cento dei prigionieri di tutti i campi di
concentramento (525mila persone).
Quanto alle sue funzioni, il campo attraversò diverse fasi nei suoi quasi cinque anni di esistenza. Nelle intenzioni del progetto iniziale del 1940, il campo doveva essere un centro di quarantena, ma non svolse mai questa funzione. In un secondo tempo, divenne un campo di concentramento, un luogo di annientamento dell’individuo dove si privavano i prigionieri delle
condizioni minime per la semplice sopravvivenza. Nella terza fase, concentrò nel proprio complesso le funzioni svolte da campi di concentramento come Dachau o Groß-Rosen e centri di
sterminio diretto come Treblinka o Belzec.
Quanto alle funzioni di base assegnate ad Auschwitz, si può suddividere la storia del campo
in due periodi:
1. Dalla sua costituzione, avvenuta nel 1940, fino ai primi mesi del 1942, Auschwitz svolse
unicamente la funzione di campo di concentramento. In quel periodo, Ì prigionieri morivano
a causa delle condizioni di esistenza subumane a cui venivano deliberatamente costretti, e soprattutto per fame.
2. Dagli inizi del 1942 fino all’ottobre del 1944, Auschwitz svolse la duplice funzione di campo di concentramento per prigionieri di diverse nazionalità (dalla metà del 1942, soprattutto
ebrei, polacchi e zingari) e campo per lo sterminio di massa immediato degli ebrei che vi venivano deportati nel contesto dell’operazione finalizzata ad annientare la popolazione israelitica
di tutta Europa.
Durante gli ultimi due mesi della sua esistenza, dopo che le camere a gas furono fermate
nell’ottobre del 1944, il campo entrò nella fase di smantellamento, con l’evacuazione sia delle
attrezzature sia dei prigionieri superstiti, a causa della situazione militare critica del Terzo Reich
e dell’imminente offensiva sovietica prevista a Est. Riunendo in un unico complesso le due funzioni tipiche dei campi di concentramento – sterminio graduale e annientamento immediato di
massa –, nella seconda fase, Auschwitz divenne il prototipo di una nuova generazione di campi
nazisti dove al processo di sterminio si affiancavano attività terroristiche, economiche, di camuffamento e di altra natura, che però non venivano svolte separatamente, bensì come elementi di
un unico meccanismo che si compenetravano perfettamente tra loro.
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Il 22 novembre 1943, per la difficoltà di amministrare un complesso così vasto, Auschwitz fu
diviso formalmente in tre campi, ciascuno dei quali manteneva una considerevole autonomia e
svolgeva funzioni diverse, benché la ripartizione formale delle funzioni non fosse stata chiaramente definita in ogni suo aspetto.
Auschwitz I era il campo principale. Nell’agosto 1944, alloggiava circa 16mila prigionieri (di
cui più o meno 9mila ebrei, 4mila polacchi e 3mila prigionieri di altre nazionalità), fungeva da
sede amministrativa della guarnigione (SS Standortverwaltung) e ospitava gli uffici del comandante della guarnigione locale e del comandante del campo. Quest’ultimo era formalmente “superiore” o “più anziano” rispetto agli altri due comandanti. Auschwitz I era anche la sede della
Sezione politica e dell’Ufficio del lavoro. Questi centri economici e amministrativi, oltre alle
aziende private, erano i principali datori di lavoro dei prigionieri del campo.
Auschwitz II, a Birkenau, fu istituito il 1° marzo 1942, inizialmente come campo per prigionieri maschi. Nell’agosto 1944, arrivò ad alloggiare 88mila prigionieri di entrambi i sessi: circa
35mila ebrei registrati, più o meno 30mila non registrati, circa 13mila polacchi e attorno a 10mila
prigionieri di altre nazionalità. Era il più grande dei campi che costituivano il complesso di
Auschwitz ed era qui che operavano gli impianti per lo sterminio di massa: camere a gas e
crematori. In una parte di Auschwitz-Birkenau progettata all’uopo, si trovava il centro per lo
sterminio di massa immediato degli ebrei, oltre a servire come punto d’arrivo senza ritorno per
i prigionieri malati e quelli giudicati ormai inservibili per il lavoro. Questi due tipi di deportati,
di tutte le nazionalità, arrivavano qui dalle diverse unità del complesso di Auschwitz per essere gassati oppure “ricoverati” nelle cosiddette infermerie maschile (BIIf) e femminile (BIa). Le
strutture servivano soprattutto per selezionare le persone da destinare alle camere a gas e come
centri di falsificazione dei certificati di morte. Per questa ragione, i prigionieri le chiamavano
«anticamera del crematorio». Sebbene in misura minore, arrivavano qui trasporti simili di prigionieri ormai esausti per il lavoro, oppure ammalati, anche da altri campi di concentramento.
Auschwitz-Birkenau serviva inoltre come luogo di smistamento nelle fabbriche tedesche
dei prigionieri giudicati abili al lavoro. Fu anche per questa ragione che nel 1942 vi furono
istituiti campi per uomini e donne, e nel 1944 furono organizzati i tre campi di transito BIIc,
BIIe e BIII. Qui vennero destinati alcuni ebrei scelti fra quelli appena arrivati dall’Ungheria,
dal campo di Plaszow e dal ghetto di Lodz, oltre che dai campi di lavoro nelle aree del Governatorato Generale, durante le rapide operazioni di smantellamento dovute all’imminente
offensiva dell’Armata Rossa.
Questi campi offrivano un’inesauribile riserva di manodopera: quando arrivava una richiesta, si selezionavano i lavoratori presenti nei tre campi di transito per scegliere le persone in
possesso delle caratteristiche necessarie. Queste venivano poi avviate al lavoro nel complesso di
Auschwitz, oppure trasferite in altri campi, aggirando spesso le procedure di registrazione, vale
a dire senza assegnare e tatuare sul braccio dei lavoratori il numero di matricola di Auschwitz.
Allo stesso tempo, migliaia di persone non più abili al lavoro, perché ammalate o ridotte allo
stremo delle forze, venivano mandate a morte nelle camere a gas.
Il campo di Birkenau assolveva quindi al compito di concentrare, segregare, mettere in quarantena e smistare masse enormi di persone: gli individui giudicati utili per l’economia tedesca
venivano risparmiati, mentre tutti gli altri – ovvero la stragrande maggioranza – venivano uccisi
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e i loro corpi cremati. Nel biennio 1944-’45, passarono dal campo di Birkenau più di mezzo milione di persone, compresi, tra gli altri, 438mila ebrei ungheresi e 60-70mila ebrei di Lodz.
A partire dal 1943, Auschwitz-Birkenau divenne anche il principale deposito per gli effetti
personali sottratti alle vittime. Nel 1943, vi furono istituiti due campi “familiari”: uno per gli
zingari e un altro per gli ebrei del ghetto di Terezin (Theresienstadt), nel Protettorato di Boemia e Moravia. Infine, in questo luogo avveniva la cremazione dei cadaveri trasportati dai vari
reparti del complesso di Auschwitz, incluso il campo principale, dopo il blocco del crematorio
I del luglio 1943.
Auschwitz III, nell’ultima fase della sua esistenza, arrivò a inglobare una trentina di campi
satellite a servizio dell’industria (i campi satellite erano circa quaranta). Il suo compito principale consisteva nell’impiego e nello sfruttamento della manodopera costituita dai prigionieri.
Malgrado la notevole importanza attribuita dai tedeschi ai prigionieri-lavoratori verso la fine
della guerra, questo campo non svolse un ruolo di primo piano all’interno del complesso di Auschwitz. Nell’estate del 1944, Auschwitz III alloggiava circa 31mila persone, vale a dire il 23 per
cento del totale del complesso di Auschwitz (compresi i prigionieri non registrati nei cosiddetti
campi di transito).
3. Impianti di sterminio di massa ad Auschwitz
Dal 1940 fino ai primi mesi del 1942, i prigionieri morivano soprattutto di fame. Sommata al
lavoro massacrante, alla mancanza di cure mediche adeguate, dì riposo e di un abbigliamento
appropriato per affrontare la pioggia e il freddo, l’alimentazione insufficiente si rivelò un sistema crudele, efficace e sicuro per mandare a morte migliaia di persone. Ad Auschwitz venivano
adottati anche altri metodi di uccisione immediata, ma in un numero più limitato di casi: esecuzioni sommarie, perlopiù mediante fucilazione, e percosse mortali. A partire dal 1941, i tedeschi
cominciarono a somministrare segretamente iniezioni letali nelle “infermerie” del campo e a
fare uso delle camere a gas. Questi due metodi venivano adottati per accelerare la morte dei
prigionieri arrivati alla fine della loro vita utile.
Dalla primavera del 1941 nei campi all’interno del Reich, e a partire dal luglio 1941 ad Auschwitz, cominciarono ad arrivare delle commissioni mediche appositamente costituite per selezionare i malati cronici da inviare alle camere a gas. Queste ultime si trovavano al di fuori
dei campi di concentramento, in speciali centri di eutanasia. Nel biennio 1940-’41, più o meno
100mila malati psichici tedeschi – adulti e bambini – vennero soppressi nei centri di eutanasia, e
questo numero non comprende i prigionieri uccisi nei campi di concentramento.
La prima di queste selezioni fu effettuata ad Auschwitz il 28 giugno 1941.
Mentre in altri campi le operazioni per trasferire i prigionieri malati nei centri di eutanasia
allo scopo di sterminarli continuarono su vasta scala fino al 1943, ad Auschwitz i malati venivano mandati a morte nel campo stesso. Ciò si spiega con il fatto che l’”operazione eutanasia”
lanciata ad Auschwitz aveva coinciso con i preparativi – voluti da Him-mler nell’estate del 1941
– per lo sterminio di massa degli ebrei e la conseguente costruzione sul posto delle camere a gas.
Prima che le camere a gas di Auschwitz entrassero in funzione, furono condotti esperimenti allo scopo di mettere a punto la formula di un gas tossico della massima efficacia e metodi
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di sterminio efficienti. La capienza delle camere a gas nei centri di eutanasia, dove le persone
venivano uccise con il monossido di carbonio, era ritenuta insufficiente. Nell’agosto del 1941,
in almeno un paio di occasioni, due gruppi di prigionieri di guerra sovietici vennero mandati
a morte in via sperimentale nelle celle del blocco ir utilizzando il Zyklon B (acido cianidrico).
In seguito, fu messa a frutto questa esperienza quando circa 600 prigionieri di guerra sovietici
e più o meno 250 polacchi ammalati furono eliminati allo stesso modo fra il 3 e il 5 settembre
1941. In un secondo tempo, l’obitorio del crematorio I del campo principale fu trasformato in
una camera a gas dove si potevano uccidere contemporaneamente diverse centinaia di persone.
Nei primi mesi del 1942, entrò in funzione una seconda camera a gas a Birkenau. Era ubicata
all’esterno della recinzione del campo, allora in costruzione, in una casa appositamente adattata
allo scopo che era appartenuta a un contadino polacco sfrattato. Secondo il comandante Rudolf
Höß, in questa camera a gas si potevano uccidere contemporaneamente 800 persone. Nelle immediate vicinanze furono costruite due baracche adibite a spogliatoi. Questa particolare installazione cessò l’attività nella primavera del 1943, dopo l’entrata in funzione delle nuove camere
a gas vicino ai crematori II-V.
A metà del 1942, fu trasformata in camera a gas una seconda casa appartenuta a un altro
contadino polacco sfrattato; anche questa si trovava al di fuori della recinzione del campo di
prigionia. Sempre secondo Höß, vi si potevano uccidere contemporaneamente 1200 persone.
Nei dintorni furono costruiti tre spogliatoi. Come l’altra, anche questa camera a gas cessò di
funzionare nella primavera del 1943, ma venne riattivata un anno dopo, durante lo sterminio
degli ebrei ungheresi.
Nel 1942, ebbe inizio a Birkenau la costruzione di quattro grandi camere a gas e crematori che
funzionarono dal 22 marzo al 25-26 giugno 1943. Le camere a gas annesse ai crematori II e III e
le relative baracche-spogliatoio erano sottoterra, mentre quelle dei crematori IV e V si trovavano a pianterreno. In ciascuno di questi impianti si potevano mandare a morte 2000 persone alla
volta. Secondo le cifre fornite il 28 giugno 1943 dall’Ufficio tecnico centrale, i quattro crematori
potevano incenerire 4416 cadaveri in ventiquattr’ore: 1440 nel crematorio I e nel II e 768 nei crematori IV e V. Vale a dire che in un anno vi si potevano cremare oltre i 600mila cadaveri (secondo
i prigionieri addetti alle cremazioni, la capacità giornaliera dei quattro crematori di Birkenau era
invece molto superiore e raggiungeva le 8000 unità).
Esistevano dei progetti per modificare il crematorio IV, ma i lavori non furono mai cominciati.
4. Lo sterminio nelle camere a gas
Solo gli ebrei dei trasporti provenienti dai diversi paesi d’Europa venivano sterminati direttamente nelle camere a gas. Ciò avveniva subito dopo l’arrivo del treno al campo, quando le
persone erano state giudicate inabili al lavoro, oppure dichiarate sacrificabili per via dell’età o
delle condizioni fisiche. Oltre agli ebrei, vennero gassati anche numerosi polacchi e prigionieri
di guerra sovietici; secondo alcuni testimoni, nell’ordine di diverse migliaia.
I primi 575 prigionieri, quasi tutti polacchi, furono selezionati e uccisi nelle camere a gas del
centro di eutanasia di Sonnenstein. In alcuni casi, furono gassati gruppi di diverse centinaia di
prigionieri selezionati nelle cosiddette infermerie dei campi, dopo la rivolta dei prigionieri, oppure per eseguire le sentenze della corte marziale.
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Persero la vita nelle camere a gas anche molti zingari.
Nei casi dei trasporti di massa degli ebrei, in genere erano i medici delle SS – che conducevano le selezioni presso tre banchine ferroviarie di scarico (le “rampe”) – a valutare se i nuovi
arrivati fossero abili al lavoro oppure inutili, e quindi da gassare subito.
La prima rampa era ubicata nelle vicinanze del campo principale. Fu qui che, il 14 giugno 1940, arrivò il primo trasporto di 728 prigionieri da Tarnow, cui ne seguirono molti altri.
Nell’ottobre 1941, questa rampa vide arrivare trasporti di prigionieri di guerra e, a partire dal
1942, anche i trasporti di massa degli ebrei. Qui fu costruito un complesso di diverse baracche,
note con il nome di Kanada I, dove venivano immagazzinati gli effetti personali sottratti o confiscati agli ebrei.
La seconda rampa, che entrò in funzione nel 1942, si trovava nell’area della stazione di Oswiecim e servì come punto di arrivo per gran parte dei trasferimenti di massa degli ebrei nel periodo dal 1942 fino al maggio 1944 e degli zingari, che cominciarono ad arrivare nel febbraio 1943
per essere poi destinati al campo per famiglie di Birkenau.
La terza rampa, la cui costruzione all’interno del campo di Birkenau cominciò nel 1943, entrò
in servizio nel maggio 1944, in concomitanza con il previsto arrivo dei convogli di ebrei ungheresi. Il binario di stazionamento che correva lungo di essa portava direttamente alle camere a
gas e ai crematori II e III. Oltre a ricevere 438mila ebrei ungheresi, servì come rampa di scarico
per 60-70mila ebrei provenienti dal ghetto di Lodz e per parte dei trasporti dal ghetto di Terezin,
dalla Slovacchia e da altri luoghi. Da allora in poi, lo scarico e la selezione degli ebrei in arrivo
avvennero sotto gli occhi di migliaia di prigionieri. Sulla terza rampa vennero scaricati anche
i trasporti dei polacchi insorti nel ghetto di Varsavia e trasferiti ad Auschwitz dopo un breve
passaggio dal campo di transito di Pruszkow.
Le tre rampe servirono anche per lo scarico dei prigionieri trasferiti da Auschwitz ad altri
campi satellite o di concentramento.
In un primo tempo, la selezione dei trasporti di massa degli ebrei avvenne sporadicamente.
Il primo trasporto sottoposto a selezione fu quello del 29 aprile 1942, costituito da ebrei provenienti dalla città slovacca di Zilina. Delle 1004 persone in arrivo, furono selezionati per il lavoro
423 uomini e 300 donne, mentre tutte le altre furono inviate alle camere a gas e uccise. Fu solo a
partire dal 4 luglio 1942 che la selezione dei prigionieri in arrivo divenne sistematica.
La selezione sulla rampa avveniva nel seguente modo: una volta scese dai vagoni, le famiglie venivano separate e si formavano due colonne, una di uomini e ragazzi, l’altra di donne e
bambini di entrambi i sessi. I prigionieri venivano esaminati dai medici delle SS, oppure da altri
funzionali del campo addetti al processo di selezione. Le vittime venivano giudicate dall’aspetto; talvolta venivano rivolte loro rapide domande sull’età o la professione svolta. In un istante
veniva presa una decisione che significava vita o morte.
Uno dei criteri fondamentali di selezione era l’età. Di norma, per quanto riguardava gli
ebrei, tutti i bambini di età inferiore a sedici anni (nel 1944 questa soglia fu abbassata a quattordici anni) e gli anziani venivano condannati a morte. A seconda di com’era composto ogni
trasporto, venivano selezionati per il lavoro da pochi individui a meno del 50 per cento del
totale (in media il 20 per cento circa). I soggetti prescelti venivano condotti all’interno del campo, registrati come prigionieri e tatuati con il numero di matricola del campo. Su un totale di
circa i 100mila ebrei deportati nel campo, ne furono selezionati circa 200mila. Gli altri 900mila
morirono nelle camere a gas.
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Le persone destinate alle camere a gas – uomini, donne e bambini – vi venivano condotte
dagli uomini delle SS (in un primo tempo, alla camera a gas del crematorio I e dei cosiddetti
bunker 1 e 2, e a partire dalla primavera del 1943, alle camere a gas presso i crematori II, III, IV e
V). Chi non era ìn grado di camminare veniva caricato sui camion, mentre gli altri si avviavano
a piedi. Prima di entrare nella camera a gas, le vittime si dovevano spogliare. Nel crematorio
I si svestivano nel cortile interno oppure nell’anticamera, mentre nei bunker 1 e 2 vennero costruite delle apposite baracche in legno.
Altri spogliatoi si trovavano vicino ai crematori II, III, IV e V. Nel 1944, quando arrivava un
numero di trasporti inaspettatamente elevato, le vittime destinate alla camera a gas del crematorio V si spogliavano anche fuori dall’edificio, mentre le persone inviate alla camera a gas
del crematorio IV si svestivano in una baracca costruita allo scopo, dopo che lo spogliatoio era
stato trasformato in alloggio per i prigionieri impiegati nel Sonderkommando.
Durante l’intera procedura, gli uomini delle ss tenevano le vittime destinate alle camere a gas
completamente all’oscuro di ciò che le attendeva. Alle persone che stavano per essere gassate
veniva detto che sarebbero entrate nel campo dopo essere state disinfettate e lavate. Una volta
spogliate, le persone venivano condotte nelle camere a gas, le porte venivano bloccate e iniziava
l’emissione del gas tossico Zyklon B. Quando tutti erano morti, i prigionieri del Sonderkommando
estraevano i cadaveri dalla camera a gas, tagliavano i capelli alle donne e toglievano alle vittime
i denti d’oro e i gioielli. Poi i corpi venivano inceneriti in fosse, su pire, oppure nei forni crematori (prima del settembre 1942, alcuni cadaveri vennero seppelliti nelle fosse comuni; nel periodo
fra il settembre e il novembre 1942 anche questi corpi furono cremati).
Le ossa che restavano dopo la cremazione venivano ridotte in polvere e, mescolate con le ceneri, venivano gettate nelle acque dei fiumi Vistola e Sola o negli stagni, sparpagliate sui campi
come fertilizzante, oppure usate per colmare depressioni nel terreno.
Il primo crematorio, insieme alla camera a gas e ai due “bunker”, cessò di funzionare nel
1943 con l’entrata in servizio dei quattro grandi crematori e delle camere a gas di Birkenau. La
camera a gas del crematorio I nel campo principale di Auschwitz venne usata per l’ultima volta
nel dicembre 1942, mentre i forni crematori rimasero in funzione fino al luglio 1943. Nel 1944,
l’edificio del crematorio I fu trasformato in un rifugio antiaereo.
La prima camera a gas provvisoria, detta bunker 1, fu demolita già nel 1943, mentre la seconda – rimessa in funzione nella primavera del 1944 – fu poi smantellata in autunno. Verso
la fine del 1944, nel tentativo di occultare le prove del crimine, i tedeschi demolirono in parte i
crematori II e III, insieme alle rispettive camere a gas, e nel gennaio del 1945 li fecero saltare in
aria definitivamente. Il crematorio IV fu in parte incendiato il 7 ottobre 1944, durante la rivolta
del Sonderkommando, e in seguito fu demolito. Il crematorio V rimase in funzione fino alla fine, e
fu fatto esplodere solo alla vigilia della liberazione del campo, il 26 gennaio 1945.
Fino alla liberazione, il campo di Auschwitz svolse soprattutto la funzione di centro di sterminio. Dal 1943 in poi, il tasso di mortalità in altri campi diminuì perché i tedeschi cercavano di
preservare la forza lavoro, ma la vita umana ad Auschwitz non ebbe mai alcun valore. Nuovi
trasporti, costituiti in massima parte da ebrei, continuarono ad arrivare senza sosta, alimentando di continuo la riserva di manodopera.
Secondo gli storici, nei cinque anni di funzionamento del campo di Auschwitz morirono da
un milione a i 350mila persone, soprattutto ebrei. Il secondo gruppo più numeroso è quello costituito dai polacchi (70-75mila vittime), seguito dagli zingari, morti in 20mila.
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Ad Auschwitz morirono anche 15mila prigionieri di guerra sovietici e da 10 a 15mila internati di altre nazionalità (cechi, bielorussi, iugoslavi, francesi, tedeschi, austriaci e altri).
Per il ruolo che ha svolto nei piani di sterminio nazisti, Auschwitz è diventato in tutto il mondo il simbolo del genocidio perpetrato dal Terzo Reich, e in particolare della Shoah.
Franciszek Piper*
* Franciszek Piper (1941) è uno storico polacco autori di studi e pubblicazioni sull’Olocausto, in particolare sula storia del campo di
concentramento di Auschwitz.
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