LA SHOAH
Shoah è un termine ebraico che significa “massacro”, “catastrofe” ed indica l’omicidio sistematico
di circa 5-6 milioni di ebrei compiuto durante la Seconda Guerra Mondiale dai nazisti e dai loro
complici. Fino a qualche anno era utilizzato il termine “Olocausto”, termine però inesatto perché
indica il sacrificio rituale di un animale per scopi religiosi.
Possiamo, sulla scorta del lavoro di Marcello Pezzetti, specialista di Auschwitz e direttore del futuro
museo della Shoah di Roma, dividere il processo di persecuzione degli ebrei in tre fasi:
1. Dal 1933 al 1939 (gli ebrei nel Reich: dalla discriminazione all’emigrazione)
2. Dal 1939 al 1941 (la guerra: dal processo di ghettizzazione alla formulazione della
“soluzione finale”)
3. Dal 1941 al 1945 (lo sterminio di massa: la Shoah)
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Nella prima di queste fasi Hitler procede con cautela, guardando anche alle difficoltà della
situazione interna tedesca e alle pressioni internazionali. Già nell’aprile 1933 viene definita per
legge la figura dell’individuo “non ariano” nell’ambito delle discriminazioni nel pubblico impiego.
Sulla base di questi presupposti si fonderanno tutte le successive discriminazioni. In sostanza è
sufficiente che uno solo dei genitori o dei nonni non sia “ariano” per essere definito “non ariano”.
Vennero “arianizzate” moltissime categorie, a partire dai giuristi per poi passare alla scuola
all’agricoltura, al giornalismo, allo sport.
Nel 1935 viene approvata la famosa “Legge per la difesa del sangue e dell’onore tedesco” seguita
dalla “Legge sulla cittadinanza del Reich”, questi provvedimenti sono meglio noti come “Leggi di
Norimberga”. Esse definiscono e classificano gli ebrei distinguendoli in “puri”, “misti di primo
grado”, “misti di secondo grado” e sanciscono per la prima volta nella storia la loro emarginazione
su base biologica.
A partire dal 14 novembre 1935 gli ebrei vengono privati di tutti i diritti civili e licenziati se ancora
impiegati negli uffici pubblici. Vengono vietati i matrimoni misti e addirittura sono proibiti i
contatti sessuali con gli ariani.
Nel 1938 gli ebrei sono obbligati a registrare i loro beni e comincia la cosiddetta “arianizzazione”
delle aziende ebraiche. Tutti questi provvedimenti vengono estesi all’Austria dopo l’anschluss del
marzo 1938.
Intanto gli ebrei provano la via dell’esilio ma nessuna nazione, nemmeno gli Stati Uniti, si rende
disponibile ad accogliere i perseguitati.
Solo con la “notte dei cristalli” (9 novembre 1939) in cui vengono rotte le vetrine dei negozi di
proprietà degli ebrei e date alle fiamme numerose sinagoghe il regime ha la certezza
dell’indifferenza del popolo tedesco. A questo evento seguono le prime deportazioni di massa, per
la prima volta il solo fatto di essere ebrei comporta la reclusione nei campi di concentramento.
2)
Con l’inizio della guerra e l’attacco alla Polonia i tedeschi si trovano di fronte ad un numero
enormemente più alto di ebrei rispetto a quelli che vivevano nel Reich, solo la Polonia conta 3,2
milioni di ebrei, circa il 10% della popolazione.
Nel conquistare la Polonia la Germania si annette la parte più occidentale del Paese mentre la zona
orientale (Lublino, Cracovia, Varsavia) è inserita in un Governatorato Generale, una specie di
colonia che funziona da riserva di forza lavoro.
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L’idea tedesca è quella di costringere la popolazione ebraica polacca e i polacchi non
germanizzabili a emigrare verso est. Per fare questo bisogna concentrare gli ebrei in zone delimitate
all’interno delle città: i ghetti.
Il primo ghetto viene formato nella città di Lodz , tutti gli ebrei della città sono obbligati a trasferirsi
in un quartiere degradato rinchiuso da mura. I loro beni vengono espropriati e chi viene sorpreso al
di fuori del ghetto è immediatamente fucilato. Spesso accanto ai ghetti sorgono dei campi di lavoro
o delle fabbriche per lo sfruttamento della manodopera ebrea. E’ quello che succede a Cracovia con
la creazione della fabbrica di Schindler.
Il ghetto si rivela però presto una sistemazione temporanea a causa dei continui arrivi di ebrei
espulsi dall’ovest dei territori occupati dal Reich nonché a causa dell’invasione dell’Unione
Sovietica che cambia radicalmente i termini della questione accelerando l’adozione della cosiddetta
“Soluzione finale”.
3)
L’inizio dello sterminio di massa viene fatto coincidere con l’invasione dell’Unione Sovietica
avvenuta nel giugno 1941. Al seguito delle truppe tedesche vennero inviate le cosiddette
Einsatzgruppen (truppe speciali) col compito di fucilare la popolazione ebraica che si incontra
durante l’avanzata del fronte orientale (che va dal Baltico a tutta la Bieolorussia). Si tratta di unità
mobili delle SS che si valgono anche dell’ausilio dell’esercito e di elementi delle popolazioni locali.
Il bilancio delle vittime di questi corpi è stato stimato tra 1,5 e 1,8 milioni.
Questo sistema, funzionale in quel momento allo scopo, mostra da subito molti problemi. Intanto si
tratta di seppellire spesso vicino ai centri urbani decine di migliaia di corpi. In secondo luogo questa
maniera di procedere è impossibile da tenere segreta alle popolazioni. In terzo luogo, pur se ben
inquadrate ideologicamente, le SS finiscono per crollare psicologicamente sotto il peso di un lavoro
eccessivamente “sporco” anche per i più crudeli esecutori (vicino a Kiev vengono uccise, tra il 29 e
il 30 settembre 1941, 33700 persone).
A partire dalla fine del 1941 si cominciano a cercare metodi più scientifici e neutri per la messa a
morte degli ebrei. Vengono recuperate le “esperienze professionali” maturate durante la cosiddetta
Operazione T4.
L’operazione T4 era stata l’uccisione sistematica di circa 80mila malati di mente e disabili avviata
tra il 1938 e il 1941 attraverso iniezioni letali e inalazione di monossido di carbonio. Viene sospesa
per le proteste di alcuni importanti personaggi come il vescovo Von Galen.
I primi campi di sterminio nascono per eliminare gli ebrei rinchiusi nei ghetti polacchi. A questa
operazione viene dato il nome di Aktion Reinhard. A questo scopo vengono creati tre piccoli campi:
Belzec, Sobibor e Treblinka. Si tratta di campi veramente molto piccoli, situati di fianco a piccole
stazioni ferroviarie in cui i prigionieri vengono fatti scendere dai vagoni e immediatamente
condotti, attraverso percorsi obbligati, dentro alle camere a gas che vengono saturate con il
monossido di carbonio proveniente da motori di carro armato collegati tramite dei tubi con le
camere. Pochissimi addetti sono occupati in questi campi: le guardie (generalmente ucraine) ed un
numero assai limitato di prigionieri che lavorano in alcune baracche-officine in cui si riciclano gli
oggetti appartenenti ai deportati.
I corpi vengono poi seppelliti in fosse comuni per poi essere riesumati e bruciati a cielo aperto alla
fine dell’intera operazione, durante lo smantellamento di questi campi, avvenuto nel 1943.
Il bilancio dell’Aktion Reinhard è stato stimato attorno a 1,7 milioni di vittime.
Quando viene decisa la chiusura di questi campi ad Auschwitz è già stata creata la gigantesca
macchina per lo sterminio “industriale” degli ebrei.
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AUSCHWITZ
Ad Auschwitz (nome germanizzato della polacca Oswiecim) viene creato già nel 1940 un campo di
concentramento sull’area di una ex caserma dell’esercito polacco. Si tratta di un campo per
oppositori politici.
A partire dal marzo 1941 Himmler (capo del Governatorato Generale) dà ordine di ingrandire il
campo per poter ospitare 30mila prigionieri e chiede di mettere a disposizione della IG FARBEN
circa 10mila detenuti per la costruzione di impianti chimici a pochi chilometri di distanza dal
campo.
Nello stesso anno cominciano gli esperimenti (su prigionieri di guerra russi) delle nuove tecniche di
messa a morte. Nel corso degli esperimenti viene utilizzato per la prima volta lo Zyklon B, una
sostanza in cristalli inizialmente utilizzata per la disinfestazione delle baracche.
Alla fine di settembre 1941 viene ordinata la costruzione di un lager enorme a tre chilometri dal
campo principale nella località chiamata Birkenau. Il campo, costruito all’inizio da prigionieri russi,
viene poi destinato allo sterminio degli ebrei d’Europa.
Nello stesso anno viene creato un campo nel sobborgo di Monowitz, affiancato alle grande
installazioni della fabbrica chimica (la cosiddetta Buna) della IG FARBEN. È il campo nel quale
verrà deportato Primo Levi. In precedenza i prigionieri si recavano al lavoro ogni mattina nella
fabbrica partendo a piedi dal campo di Auschwitz: molti però morivano di fatica già nella marcia
verso la fabbrica.
Agli inizi del 1942, in una località vicino a Berlino (Wansee), gli alti gradi delle SS e dei Ministeri
tedeschi stabiliscono la deportazione degli ebrei, l’uccisione immediata degli inadatti al lavoro e lo
sfruttamento fino alla morte degli scampati alla prima selezione.
Il sito di Auscwitz-Birkenau risulta funzionale allo scopo: centrale rispetto ai territori occupati dal
Reich ed al centro di un importante snodo ferroviario. Inizialmente vengono utilizzate come camere
a gas due fattorie situate a poca distanza dal campo mentre la cremazione dei corpi avviene
all’aperto. In seguito vengono costruite quattro camere a gas provviste di forni crematori per
l’immediata eliminazione dei corpi.
Il campo di Birkenau viene ingrandito molte volte a partire dal 1943 ed ancora oggi è possibile
vedere che era già stata effettuata una prima recinzione per il raddoppio del campo che ha
un’estensione pari ad un quadrato con lati di quattro chilometri. All’inizio del 1944, in previsione
dell’arrivo di centinaia di migliaia di ebrei ungheresi, viene iniziato un nuovo ramo ferroviario che a
partire dal maggio consente di portare i prigionieri direttamente all’interno del campo di
concentramento.
In sostanza quindi nella cittadina di Auschwitz si trovano tre campi:
1 – Auschwitz I: un campo inizialmente per prigionieri politici, con edifici in muratura, che diventa
la sede amministrativa dei tre campi nonché la “capitale” che coordina una miriade di innumerevoli
altri piccoli campi di lavoro, collocati in genere a fianco di impianti industriali.
2 – Auschwitz II- Birkenau: l’enorme campo di sterminio.
3- Auschwitz III – Monowitz: il campo sorto a fianco della fabbrica della IG Farben in cui si
trovano i prigionieri che lavorano in questi impianti.
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IL SONDERKOMMANDO
Il sonderkommando (commando speciale) è la squadra di lavoro formata da prigionieri ebrei che si
occupa di assistere i prigionieri nelle operazioni precedenti la gassazione, di recuperare gli abiti di
coloro che vengono gassati, di tagliare i capelli e recuperare i denti d’oro dai morti nonché di
cremare i cadaveri.
Queste squadre vengono tenute rigorosamente separate dal resto dei prigionieri. La storia dei pochi
sopravvissuti del Sonderkommando, è se così si vuol dire, la più grande novità degli ultimi anni nel
campo dello studio della Shoah.
Fino a quindici anni fa, un alone di mistero e di sospetti aleggiava intorno a queste persone che
avevano vissuto a diretto contatto con l’orrore dei crematori.
Anche tra gli ebrei molte persone pensavano che i componenti del Sonderkommando si fossero in
qualche modo resi complici dei nazisti. Ormai queste tesi sono superate: nessun componente del
Sonderkommando ha mai ucciso neanche un prigioniero, il loro compito era di sveltire le operazioni
rendendole spesso il meno penose possibile e, soprattutto, di eliminare i cadaveri. In secondo luogo
chi osava rifiutarsi di svolgere il lavoro assegnato veniva immediatamente eliminato e rimpiazzato.
Come avviene il processo di sterminio?
Sostanzialmente all’arrivo di ogni nuovo trasporto di deportati avviene la seguente procedura:
1. Si fanno scendere i prigionieri dai vagoni e con botte e minacce li si divide tra maschi e
femmine (i bambini piccoli sono lasciati con le madri).
2. Maschi e femmine passano di fianco ad un tavolo a cui è seduto un medico che decide con
una rapida occhiata chi può lavorare e chi no. Circa l’80% dei deportati viene considerato
inadatto al lavoro.
3. Costoro vengono inviati verso un edificio in mattoni dove viene loro detto che “faranno la
doccia”.
4. Qui scendono in un vasto spogliatoio seminterrato dotato di attaccapanni numerati. Viene
loro detto di svestirsi e di ricordare il numero del proprio attaccapanni per poi ritrovare
facilmente la propria roba. Gli anziani e coloro in difficoltà sono aiutati a svestirsi dai
componenti del Sonderkommando che non possono dire nulla su quello che sta per
accadergli: pena la morte dopo atroci torture.
5. Una volta svestiti, i deportati sono fatti entrare in una vasta stanza con attaccati al soffitto
finti spruzzi da doccia, la stanza può contenere fino a 1500 persone. Qui vengono stipati fino
all’inverosimile, tanto che i più deboli ed i bambini periscono per lo schiacciamento. La
porta, blindata e dotata di uno spioncino rinforzato con una grata di ferro, viene richiusa.
6. All’esterno, al livello del terreno, due SS aprono dei bocchettoni da cui gettano il contenuto
di alcune latte di Zyclon B. Dopo circa 12 minuti nella camera a gas i prigionieri sono tutti
morti.
7. Viene aperta la camera a gas e si mettono in movimento speciali ventole per l’aerazione dei
locali.
8. I corpi vengono estratti dalla camera a gas e si procede all’estrazione dei denti d’oro e al
taglio dei capelli delle donne (utilizzati per fabbricare tessuti).
9. Attraverso un montacarichi i cadaveri sono portati al piano superiore dove si trovano i forni
crematori: nel giro di poche ore tutti i corpi saranno inceneriti.
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10. Si tolgono le ceneri dai forni crematori e si sminuzzano con pesanti pestelli le parti ossee
che non sono bruciate durante la cremazione. Le ceneri vengono poi disperse dalle SS negli
stagni della zona di Auschwitz o nei fiumi.
È facile notare come le SS sono riuscite a realizzare un sistema che li mantiene il più possibile
lontani dal contatto fisico con la morte ed i morti. A occuparsi dei cadaveri e del loro smaltimento
sono i prigionieri ebrei. E’ stato dunque realizzato quel processo di spersonalizzazione
dell’omicidio di massa che era stato cercato con forza dopo gli esiti non positivi dell’esperienza
degli Einsatzgruppen.
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