Sintonizzare cittadini e istituzioni per creare una

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Sintonizzare cittadini e istituzioni
per creare una vera Unione europea
A vent’anni dall’istituzione della cittadinanza europea, definita con
il Trattato di Maastricht entrato in vigore il 1° novembre 1993,
l’Unione europea ha deciso di proclamare il 2013 Anno europeo
dei cittadini. Obiettivo generale dell’Anno europeo 2013 è di rafforzare la consapevolezza e la conoscenza dei diritti e delle responsabilità connessi alla cittadinanza dell’Unione, al fine di permettere
ai cittadini di esercitare pienamente i proprio diritti.
La cittadinanza dell’Unione è conferita automaticamente a tutti i
cittadini degli Stati membri e attribuisce loro una serie aggiuntiva
di diritti, tra i quali il diritto di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio di Stati membri diversi da quello di cui sono
cittadini. Tale diritto è uno dei più apprezzati tra i diritti individuali
conferiti dall’Ue, perché la libertà di circolazione è virtualmente
sinonimo di cittadinanza dell’Unione europea e costituisce l’espressione più tangibile dei benefici derivanti dalla cittadinanza dell’Ue,
contribuendo a dare concretezza alla nozione di cittadinanza europea nella vita quotidiana dei cittadini. Le persone che escono dai
confini nazionali per viaggiare o per insediarsi in altri Stati membri
sono infatti obbligate a prendere conoscenza e a usufruire della vasta gamma di diritti loro conferiti dal diritto dell’Ue al di fuori delle
frontiere nazionali: i diritti in veste di consumatori in altri Stati
membri, il diritto ad avere accesso all’istruzione, a ottenere il riconoscimento delle proprie qualifiche professionali, ad avere accesso
a cure sanitarie e ad acquisire o mantenere i diritti previdenziali.
I diritti riconosciuti ai cittadini dell’Ue, di voto e di eleggibilità
alle elezioni del Parlamento europeo e alle elezioni comunali nello
Stato membro in cui risiedono, assumono poi grande importanza
in tale contesto, in quanto forniscono loro gli strumenti per partecipare alla vita democratica dell’Unione, contribuendo nel contempo
alla loro integrazione nella società degli Stati membri di residenza.
Questo perlomeno in teoria, perché la pratica quotidiana riferisce di
cittadini europei che in maggioranza non conoscono i propri diritti
derivanti dall’essere cittadini dell’Ue e che hanno sempre meno fiducia nelle istituzioni europee. Si è cioè ancora lontani da quel progetto
di Unione europea che dovrebbe essere tale proprio al servizio e a
vantaggio dei cittadini, gran parte dei quali la sente invece distante
se non addirittura portatrice di ulteriori problemi… altroché diritti.
La responsabilità principale di questa scarsa sintonia tra cittadini e
Unione europea ricade probabilmente soprattutto sui governi e sulle
istituzioni nazionali, sempre pronti a indicare l’Ue come una sorta
di sovrastruttura severa e vincolante nel tentativo di nascondere responsabilità e negligenze politico-amministrative nazionali. Qualche
responsabilità ce l’hanno anche le stesse istituzioni dell’Ue, certamente nella inadeguatezza di comunicare e condividere realmente
con i cittadini il progetto di costruzione europea.
Ecco allora, con la proclamazione dell’Anno europeo 2013,
un tentativo per cercare di rimediare a questa carenza di sin2013
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tonia attraverso la definizione di alcuni obiettivi prioritari:
• rafforzare la consapevolezza dei cittadini dell’Ue per quanto riguarda il diritto di circolare e di soggiornare liberamente nell’Unione e anche tutti gli altri diritti garantiti ai cittadini dell’Unione
senza alcuna discriminazione, compreso il loro diritto di voto alle
elezioni locali ed europee nello Stato membro in cui risiedono;
• rafforzare la consapevolezza dei cittadini dell’Ue circa le modalità
con le quali possono tangibilmente beneficiare dei diritti dell’Unione, nonché circa le politiche e i programmi esistenti per sostenere
l’esercizio di tali diritti;
• stimolare un dibattito sui benefici e sulle potenzialità del diritto di
circolare e di soggiornare liberamente quale aspetto inalienabile della cittadinanza dell’Unione, con l’obiettivo di incoraggiare e rafforzare la partecipazione civica e democratica attiva dei cittadini dell’Ue,
in particolare a forum civici sulle politiche dell’Unione e alle elezioni
del Parlamento europeo, rafforzando in tal modo la coesione sociale,
la diversità culturale, la solidarietà, la parità tra donne e uomini, il
rispetto reciproco e un senso di identità comune europea tra i cittadini dell’Ue, sulla base dei valori fondamentali dell’Unione europea
sanciti nei trattati e nella Carta europea dei diritti fondamentali.
Utilizzando gli strumenti e il materiale disponibili (siti e portali
web, video, opuscoli, eventi ecc.), nel corso dell’Anno europeo
2013 l’Ue lancia una campagna di comunicazione e di sensibilizzazione che intende far conoscere gli strumenti partecipativi e informativi esistenti nelle diverse lingue (Europe Direct, La tua Europa,
Solvit, Interactive Policy Making, diritto d’iniziativa dei cittadini
europei, petizioni) in grado di rispondere alle preoccupazioni dei
cittadini e di incidere sulla quotidianità europea. La Commissione
opererà in collaborazione con le altre istituzioni dell’Unione, con
le autorità degli Stati membri (nazionali, regionali e locali) e con le
organizzazioni della società civile: per l’occasione le principali organizzazioni europee hanno stretto un’alleanza, la European Year
of Citizens 2013 Alliance, che collabora all’organizzazione dell’Anno europeo in rappresentanza della società civile e che ha redatto
un Manifesto sulla cittadinanza attiva (vedi pag. IV).
Nel corso dell’anno sarà poi pubblicata la seconda Relazione sulla cittadinanza dell’Unione (per la prima Relazione, pubblicata nel
2010, vedi pag. II) in cui, sulla base delle indicazioni giunte dalla consultazione pubblica sui diritti dei cittadini svoltasi tra maggio e settembre 2012 (vedi pag. VII), la Commissione presenterà
altre iniziative per eliminare i persistenti ostacoli al pieno godimento dei diritti legati alla cittadinanza dell’Ue. Un primo semplice riscontro dell’efficacia delle azioni svolte durante l’Anno
europeo dei cittadini lo si avrà con le elezioni europee del 2014,
quando l’interesse generale e la conseguente affluenza elettorale
diranno se gli europei avranno aumentato la loro fiducia nell’Ue
e si sentiranno un po’ più cittadini dell’Unione europea.
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Nuovi diritti, ma molti ostacoli:
il punto sulla cittadinanza nell’Ue
Il concetto di cittadinanza dell’Unione europea, introdotto dal Trattato di Maastricht nel 1992, ha aggiunto una nuova dimensione politica all’integrazione europea fino ad allora di natura prettamente
economica. Il cittadino di uno Stato membro ora è automaticamente
anche cittadino dell’Unione europea. La cittadinanza dell’Ue non
sostituisce quella nazionale ma conferisce a tutti i cittadini dell’Ue
una serie di diritti aggiuntivi, garantiti dai trattati e di importanza
essenziale per la vita di tutti i giorni.
Come ha più volte ribadito la Corte di giustizia dell’Unione europea,
lo status di cittadino dell’Unione è destinato a essere lo status fondamentale dei cittadini degli Stati membri che consente a chi di loro si
trovi nella medesima situazione di ottenere, indipendentemente dalla
cittadinanza, il medesimo trattamento giuridico. Quindi, la cittadinanza dell’Ue ha notevolmente rafforzato i diritti dei singoli. In particolare,
la Corte ha stabilito che il solo status di cittadino di uno Stato membro
conferisce ai cittadini dell’Unione il diritto di soggiorno in un altro Stato membro, facendo così assurgere la cittadinanza dell’Ue a fonte dei
diritti di libera circolazione. L’entrata in vigore del Trattato di Lisbona
ha poi rafforzato per molti aspetti la cittadinanza dell’Ue e i diritti che
ne conseguono, introducendo un nuovo diritto, l’“iniziativa dei cittadini”, che consente ai cittadini, in numero di almeno un milione, di
invitare la Commissione a presentare proposte legislative.
I diritti inerenti alla cittadinanza dell’Ue sono inoltre contenuti nella
Carta europea dei diritti fondamentali. Atto giuridicamente vincolante, la Carta segna un importante passo avanti in termini di impegno politico dell’Ue nei confronti dei diritti fondamentali. Secondo il
preambolo della Carta, l’Unione «pone la persona al centro della sua
azione istituendo la cittadinanza dell’Unione e creando uno spazio
di libertà, sicurezza e giustizia».
I diritti di cittadinanza dell’Ue sono saldamente ancorati al diritto
primario dell’Unione e ampiamente sviluppati nel diritto derivato.
Chiunque tragga vantaggio dal progetto europeo estendendo aspetti
della propria vita al di là dei confini nazionali, per turismo, studio,
lavoro, matrimonio, per trascorrere gli anni della pensione, perché
acquista o eredita immobili, vota o semplicemente compra on line da
società stabilite in altri Stati membri, dovrebbe godere appieno dei
diritti che gli riconoscono i trattati.
Tuttavia, come evidenziato dalla prima Relazione sulla cittadinanza
dell’Unione intitolata Eliminare gli ostacoli all’esercizio dei diritti dei
cittadini dell’Unione, resta ancora un divario tra norme giuridiche
applicabili e realtà quotidiana dei cittadini, specie nelle situazioni
transfrontaliere. Il gran numero di denunce e domande che la Commissione riceve ogni anno, le indagini Eurobarometro, i dibattiti con
le parti interessate, l’esito di una consultazione pubblica svoltasi nel
2010 sono la prova evidente dei numerosi ostacoli che impediscono
ai cittadini dell’Ue di godere dei propri diritti.
La prima Relazione sulla cittadinanza dell’Ue, pubblicata nel 2010
mentre la seconda è prevista proprio in occasione di questo Anno
europeo 2013, oltre a illustrare i diritti e i vantaggi per i cittadini
derivanti dal legame essenziale con l’Unione europea costituito appunto dalla cittadinanza, ha descritto i principali ostacoli con cui si
scontrano i cittadini nella vita quotidiana quando esercitano i diritti
riconosciuti loro dall’Ue oltre le frontiere nazionali, delineando inoltre le misure previste per consentire loro di fruire di tali diritti.
II
Come eliminare
gli ostacoli ancora esistenti
In molti settori esaminati nella Relazione sulla cittadinanza, la mancanza di una legislazione europea non è la causa principale degli
ostacoli incontrati dai cittadini nell’esercizio dei loro diritti. In alcuni
casi, le norme esistenti devono essere ampliate, aggiornate o addirittura modificate radicalmente per stare al passo con l’evoluzione
socio-economica e tecnologica.
Le azioni individuate per eliminare gli ostacoli rientrano per lo più in
tre categorie principali: applicazione efficace dei diritti conferiti dall’Ue,
agevolazione del loro esercizio nella pratica e sensibilizzazione.
La prima categoria è diretta a garantire che gli Stati membri rispettino concretamente i diritti dei cittadini. Queste azioni assumono
rilevanza particolare nei settori in cui la legislazione dell’Ue prende
essenzialmente la forma di direttive che, contrariamente ai regolamenti, devono essere recepite con leggi nazionali o disposizioni
amministrative nel sistema giuridico dei singoli Stati membri. Tra
tali azioni figurano l’esame approfondito delle disposizioni nazionali,
la formulazione di linee guida attraverso la cooperazione amministrativa, la pubblicazione di orientamenti e, se del caso, l’avvio di
procedure d’infrazione.
La seconda categoria mira ad agevolare la vita quotidiana dei cittadini semplificando l’esercizio dei loro diritti ed eliminando complicazioni inutili: ricerca di soluzioni caso per caso e riduzione dei costi e
degli oneri amministrativi generati da procedure e prassi nazionali. A
tale scopo occorrono strumenti legislativi non vincolanti, quali racco-
COSA SIGNIFICA ESSERE
CITTADINO EUROPEO
La cittadinanza dell’Unione europea conferisce alcuni diritti in aggiunta
a quelli derivanti dalla cittadinanza nazionale. Questi diritti, sanciti dalla
Carta europea dei diritti fondamentali, nonché dai trattati, permettono ai
cittadini dell’Ue di:
• circolare e soggiornare liberamente nel territorio dell’Unione europea;
• votare ed essere eletti al Parlamento europeo e alle elezioni comunali
nello Stato membro di residenza;
• ricevere protezione diplomatica e consolare da un altro Stato membro dell’Unione europea, quando un cittadino è in un Paese al di fuori
dell’Unione e se lo Stato membro di origine del cittadino non ha una
sede consolare o diplomatica in quel Paese;
• presentare una petizione al Parlamento europeo e scrivere al Mediatore europeo;
• avviare o partecipare a una “iniziativa dei cittadini europei”, in base
alla quale un milione di cittadini può invitare la Commissione europea
a presentare adeguate proposte sulle questioni che rientrano nella sua
competenza.
La cittadinanza europea è stata anche definita come «la partecipazione,
a livello di Unione europea, nella società civile, la comunità e/o la vita
politica caratterizzata da rispetto reciproco e non violenza e nel rispetto
dei diritti umani e della democrazia».
Fonte: http://europa.eu/citizens-2013
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FIDUCIA NELLE ISTITUZIONI DELL’UE
Il livello di fiducia dei cittadini europei nelle istituzioni dell’Unione europea ha subito un calo costante negli ultimi 5 anni. Tra il 2007 e il 2012,
infatti, la fiducia nella Commissione europea è scesa dal 52% al 36%,
quella nel Parlamento europeo dal 56% al 40% e quella nel Consiglio
dell’Ue dal 47% al 40% (i dati per il Consiglio sono disponibili solo fino
al 2010, ma presumibilmente la tendenza è simile a quella rilevata per
le altre due istituzioni).
Inoltre, da quando gli europei hanno votato per la prima volta per i
loro deputati al Parlamento europeo, nel 1979, l’affluenza media alle
elezioni europee è diminuita costantemente, passando dal 61,99%
del 1979 al 43% del 2009.
Nonostante questa apparente caduta di fiducia nelle istituzioni europee, gli europei ritengono che i tre migliori modi di far sentire la loro
voce ai responsabili dell’Ue sono:
• votare alle elezioni europee (57%);
• promuovere e/o partecipare a “iniziative dei cittadini europei” (29%);
• scrivere ai loro rispettivi deputati europei (19%)
Fonte: http://europa.eu/citizens-2013
mandazioni e codici di condotta, la divulgazione di buone prassi, la
promozione di maggiore fiducia e l’agevolazione di una cooperazione più stretta e più efficiente tra amministrazioni nazionali, affinché
i cittadini possano esercitare i loro diritti più efficacemente in tutta
Europa. Inoltre, occorre colmare le lacune della legislazione dell’Ue.
La terza categoria è diretta a sensibilizzare i cittadini sui loro diritti, affinché possano sfruttare meglio le opportunità a loro disposizione. Parallelamente, anche le amministrazioni nazionali, i giudici
e gli avvocati dovrebbero essere consapevoli di tali diritti, in modo
da poter aiutare i cittadini. Le misure individuate comprendono
lo sportello unico di informazione e campagne di consulenza e
informazione.
Occorre dunque che l’Ue si attivi a tutti questi livelli per tradurre i
diritti dei cittadini in realtà e, a tale proposito, la Relazione ha individuato 25 iniziative a breve e medio termine per eliminare gli ostacoli
all’esercizio dei diritti dei cittadini.
Secondo la Commissione, si tratta dell’inizio di un processo che consentirà di individuare gli ostacoli con cui ancora si scontrano i cittadini
e le soluzioni per superarli, ma è essenziale la partecipazione dei cittadini europei, non solo in quanto beneficiari passivi dei diritti ma anche in quanto attori del progetto europeo. La gamma degli strumenti
partecipativi per coinvolgere i cittadini nella definizione delle politiche
è molto ampia. Tali strumenti possono permettere di analizzare più a
fondo e comprendere meglio le preoccupazioni dei cittadini.
Primi risultati ottenuti
La Relazione, che ha voluto attingere dalle idee dei cittadini, ascoltarne le preoccupazioni e assecondarne le aspettative, ravvicinandoli
nel contempo al processo di costruzione europea, ha inteso anche
avviare un dibattito e uno scambio di opinioni su come realizzare
i benefici potenziali connessi alla cittadinanza dell’Unione, dando
a ciascuno maggiori opportunità e vantaggi concreti e visibili. L’intenzione è di sviluppare un approccio “dal basso verso l’alto” per
creare un vero “pacchetto del cittadino” e avviare un dialogo aperto
e costruttivo, elementi essenziali della costruzione di un’Europa che
tuteli i diritti dei cittadini e risponda alle loro necessità.
Intanto, negli ultimi due anni alcuni degli interventi concreti indicati nella Relazione 2010 quali prioritari per risolvere i problemi che
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ostacolano l’esercizio dei diritti dei cittadini europei sono stati messi
in atto. Tra questi:
• è stata migliorata la tutela dei diritti di circa 75 milioni di persone
vittime di reati in tutta l’Unione europea;
• sono state ridotte le pratiche per l’immatricolazione dei veicoli in
un altro Stato membro a vantaggio di 3,5 milioni di persone ogni
anno e con un abbattimento totale dei costi di 1,5 miliardi di euro;
• sono state eliminate le spese extra per l’uso della carta di credito e
i riquadri già contrassegnati per gli acquisti on line;
• è stato tutelato meglio il diritto a un processo equo per tutti i cittadini dell’Unione, che interessa circa 8 milioni di procedimenti l’anno;
• sono stati chiariti i diritti di proprietà per 16 milioni di coppie internazionali nell’Ue.
È inoltre possibile seguire l’aggiornamento dei progressi realizzati
rispetto a quanto definito nella Relazione 2010 consultando l’indirizzo web:
http://ec.europa.eu/commission_2010-2014/reding/factsheets/
index_en.htm.
GLI EUROPEI SI SENTONO
CITTADINI DELL’UE?
L’Unione europea è composta ed esiste per i suoi cittadini. I diritti legali, tuttavia, non sono sufficienti per garantire una cittadinanza partecipativa – i cittadini dell’Ue devono avere pari opportunità di esercitare
e godere pienamente dei loro diritti.
La maggioranza degli europei intervistati nel 2012 (54%), poco più che
nel 2011 (52%), ha dichiarato di ritenere di non essere stata informata
adeguatamente su quali sono i diritti derivanti dalla cittadinanza europea. Inoltre, la maggioranza (63%) ha detto di volerne sapere di più di
tali diritti (10% in meno rispetto all’indagine 2011).
Le risposte a queste domande non hanno mostrato differenze significative tra i Paesi dell’Ue, siano essi nuovi o vecchi Stati membri, che
facciano parte o meno della zona euro.
LE RISPOSTE DEI CITTADINI EUROPEI
Conoscete i vostri diritti in quanto cittadini dell’Ue?
Sett 2012
45%
Sett 2011
54%
47%
1%
52%
1%
Volete saperne di più sui vostri diritti in quanto cittadini dell’Ue?
Sett 2012
63%
Sett 2011
73%
Sì
No
34%
25%
3%
2%
Non so
Secondo l’Eurobarometro 77-2012 sulla cittadinanza europea, gli europei ritengono che la loro cittadinanza europea sarebbe rafforzata
da un sistema sociale europeo armonizzato, nonché dalla libertà di
prendere la residenza e ricevere la pensione nel Paese di loro scelta
al momento del pensionamento. In sostanza, i cittadini europei sono
interessati alla mobilità all’interno dell’Ue. I principali settori rispetto ai
quali i cittadini europei vorrebbero saperne di più circa i loro diritti sono
quelli del lavoro e della sanità, in particolare ricevere assistenza medica in un altro Paese dell’Ue (rispettivamente 41% e 36%), seguiti dal
vivere in un altro Paese dell’Ue (35%).
I cittadini dell’Unione europea possono ottenere ulteriori informazioni
sui loro diritti contattando i servizi di Europe Direct nella loro lingua
madre, o telefonando gratuitamente al n. 00800 6789 1011, o tramite
il sito web europa.eu/youreurope.
Fonte: http://europa.eu/citizens-2013
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Cittadinanza:
il Manifesto della società civile
In occasione dell’Anno europeo dei cittadini 2013 le principali organizzazioni europee della società civile hanno stretto un’alleanza,
la European Year of Citizens 2013 Alliance (EYCA2013; Alleanza dell’Anno europeo dei cittadini - AEC2013), che collabora con
la Commissione quale partner strategico in rappresentanza della
società civile. Tale Alleanza ha pubblicato un Manifesto per l’Anno
europeo, che pubblichiamo di seguito integralmente, in cui è esplicitato il significato della cittadinanza attiva secondo le oltre 50 organizzazioni europee che costituiscono l’Alleanza.
Le principali organizzazioni e reti della società civile si sono
unite e hanno creato l’Alleanza AEC2013 per avanzare proposte rivolte a collocare la cittadinanza europea al centro dell’agenda politica dell’Ue. Facendo affidamento sull’esperienza e
le conoscenze dei suoi membri che continuamente operano
perché la cittadinanza diventi una dimensione permanente
e trasversale del processo decisionale, dell’attuazione e della valutazione delle politiche pubbliche europee, l’Alleanza
AEC2013 promuoverà attività che abbiano un impatto sulla
costruzione di un’Unione europea dalla parte dei cittadini, che
non sarà più ristretta solamente a preoccupazioni di natura
economica e che faciliterà e sosterrà varie espressioni e la mobilitazione della cittadinanza attiva.
Accompagneremo un processo di costruzione di una cittadinanza europea che, oltre ad un approccio individuale basato
sui diritti, affronti il senso di appartenenza degli europei ad un
comune futuro europeo.
Nell’Unione europea si è arrivati ad interpretare la cittadinanza
attiva in molti modi e il 2011 è stato proclamato Anno europeo
della cittadinanza attiva attraverso le attività di volontariato,
anche se meglio conosciuto come Anno europeo del volontariato. Le attività di volontariato sono espressione di cittadinanza
attiva, ma si possono anche svolgere senza far riferimento al
coinvolgimento in affari pubblici, nella comunità e nella società.
Per noi, cittadinanza attiva significa in primo luogo coinvolgimento attivo dei cittadini come partecipazione alla vita delle loro comunità, e quindi alla democrazia, in termini di attività e processo
decisionale. Cittadinanza attiva è più che far beneficienza, votare
alle elezioni o far volontariato. Le definizioni di partecipazione
che si concentrano sulla partecipazione politica o su una concezione in senso stretto del volontariato non riescono a captare la
diversità dell’impegno delle persone in tutt’Europa. Per rendere
la piena accezione e ampiezza della cittadinanza attiva europea, e
per aiutare a ridurre il divario tra i cittadini e le istituzioni dell’Ue,
bisogna considerare le nuove prospettive aperte dall’articolo 11
del Trattato sull’Unione europea per la partecipazione dei cittadini alla vita democratica dell’Unione europea.
Cittadinanza attiva
nel contesto democratico europeo
Per noi cittadinanza attiva è:
• Una cittadinanza democratica basata sullo status legale dei
cittadini e che include tutti gli aspetti della vita in una società
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democratica inerenti una vasta gamma di argomenti quali, tra
gli altri, l’istruzione, la cultura, lo sviluppo sostenibile, la non
discriminazione, l’inclusione delle minoranze etniche, la partecipazione alla società delle persone con disabilità, l’uguaglianza di genere compresa la pari rappresentanza di donne
e uomini nel processo decisionale ecc.
• Una cittadinanza democratica che garantisce che i cittadini
e le organizzazioni della società civile abbiano voce in capitolo nei processi deliberativi e decisionali delle politiche
dell’Ue attraverso l’elezione dei loro rappresentanti al Parlamento europeo.
In vista delle prossime elezioni del 2014 e in un periodo nel
quale ci troviamo ad affrontare un divario sempre crescente tra l’Unione europea e i suoi cittadini, come confermato
dall’affluenza alle ultime elezioni europee e da indagini che
mostrano ripetutamente la mancanza di consapevolezza dei
cittadini in merito a cittadinanza e identità europea, la posta
in gioco non potrebbe essere più alta.
• Una cittadinanza democratica che implica che le istituzioni
europee godano della fiducia pubblica e possano assicurare
un coinvolgimento attivo dei cittadini e degli attori organizzati della società civile nei processi decisionali a tutti i livelli,
da quello locale e nazionale a quello europeo; quindi, l’adozione di un accordo inter-istituzionale per un quadro strutturato per un dialogo civile europeo offrirebbe una solidità
pratica permanente a una tale cittadinanza attiva e partecipativa insieme alle disposizioni del Trattato di Lisbona, oltre al
diritto di iniziativa dei cittadini europei.
• Una cittadinanza democratica che deve operare necessariamente anche a livello degli Stati membri, di modo che le
strutture per l’impegno dei cittadini siano accessibili e facciano parte dell’esperienza di ogni cittadino. Mentre godono
dei loro diritti e si assumono le loro responsabilità, i cittadini
dell’Ue così come tutti i residenti dei Paesi aderenti e dei Paesi
candidati e non solo, dovrebbero essere pienamente coinvolti nelle attività dell’AEC2013 che dovrebbero promuoverne il
coinvolgimento nelle questioni di governo locale, attraverso il
potenziamento della cooperazione anche con le autorità locali
in quanto tra i principali stakeholder dell’AEC2013;
• Una cittadinanza democratica che garantisce che tutti i cittadini possano partecipare alla vita delle loro comunità e alla
definizione delle politiche pubbliche, compresi i gruppi più
svantaggiati che sono spesso i più lontani dal processo di
costruzione europea. Non si possono esercitare i propri diritti
civili e politici a meno che si sia in grado di godere dei diritti
di cittadinanza sociali ed economici e l’Unione europea non
dovrebbe perdersi il contributo dei più svantaggiati.
Affinché i cittadini si impegnino nello sviluppo delle politiche, bisogna che vengano messi in opera dei meccanismi
efficienti per offrire informazioni ed educare in maniera diversificata e obiettiva i cittadini. Bisogna sviluppare anche la
capacità dei gruppi locali e della società civile organizzata
di collegarsi sia con i cittadini sia con le istituzioni. Questa
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costruzione di capacità sarebbe un pilastro importante nello
stimolo alla presa di consapevolezza dei cittadini come approccio diretto dell’Iniziativa dei cittadini e promuoverebbe
un maggior impegno nel progetto europeo. Internet e lo sviluppo dei social network offrono degli strumenti e dei luoghi
nuovi attraverso i quali e nei quali le persone, specialmente i
giovani, si riuniscono e agiscono al di là dei confini.
Un tale approccio soddisfa le aspettative dei membri dell’Alleanza AEC2013 che rappresentano fondamentali stakeholder della società civile organizzata, che esprimono le preoccupazioni e danno voce alle opinioni dei cittadini in una
vasta gamma di aree delle politiche europee.
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Cittadinanza attiva:
guardando avanti
La democrazia partecipativa va incontro alle esigenze attuali
della governance democratica nell’Unione europea, completando e consolidando la democrazia rappresentativa. Coinvolgere la società civile organizzata nella definizione delle
politiche e nella preparazione delle decisioni rinforza la legittimità democratica delle istituzioni pubbliche, il loro lavoro
e le loro attività. La qualità del dialogo civile – compreso il
dialogo sociale, che ne è l’elemento cruciale – è un indicatore
dello stato di salute delle nostre democrazie.
L’articolo 11 del Trattato di Lisbona è potenzialmente di
particolare importanza in maniera significativa, dato che rapCosa significa
presenta un impegno istituzionale per un «dialogo aperto,
cittadinanza europea
trasparente e regolare» tra gli organi governativi dell’Europa
e la società civile, allo scopo di porre fine al “deficit democraQuesto status legale garantisce la libertà di movimento e alcuni
tico” di cui parlano i detrattori, garantendo al tempo stesso
diritti politici che si ritiene contribuiscano, insieme all’intenla cittadinanza attiva europea.
sificazione del mercato unico per beni e servizi, a creare un
Nonostante questi passi avanti, c’è ancora molto da fare per
senso di appartenenza ad una comunità di persone. L’Europa
trasformare questi impegni in pratica concreta e sostenibile.
fa parte della vita quotidiana dei suoi cittadini, ma i diritti e
Anche se il Trattato di Lisbona
i benefici che derivano da queoffre ai «cittadini e alle associasta “cittadinanza del mercato
zioni rappresentative» la «posunico” sono al momento essen«
Per
noi
cittadinanza
attiva
è
una
sibilità di rendere note e scamzialmente limitati alla mobilità.
biare pubblicamente le loro
Quindi diventano effettivi solo
cittadinanza democratica basata
opinioni», c’è un ampio dibat“all’estero”. E che ne facciamo
tito su come si dovrebbe arrisullo status legale dei cittadini e
di chi non viaggia, né studia o
vare a questo, il che ha portato
lavora all’estero e per cui la citche include tutti gli aspetti della
alcuni a notare che la “discustadinanza europea può perciò
sione efficace” non è ancora
solo essere un concetto astratto
vita in una società democratica
ben esplorata o impiegata. Cree senza senso? Che ne facciamo
inerenti
una
vasta
gamma
di
diamo fermamente che la nodei residenti che lavorano, pastra Alleanza è uno strumento
gano le tasse, sono impegnati in
argomenti quali, tra gli altri, l’istruzione,
appropriato per realizzare delle
attività sociali o nella comunità
la cultura, lo sviluppo sostenibile, la
attività per l’AEC2013 che supma non hanno un passaporto di
portino una cittadinanza attiva
uno Stato membro dell’Ue?
non discriminazione, l’inclusione delle
e partecipativa articolata con
Tali questioni estremamente
minoranze etniche, la partecipazione
la democrazia rappresentativa
complesse riflettono il fatto
che il concetto di cittadinanza
alla società delle persone con disabilità, che apra la strada alla rigenerazione del progetto europeo
implica una relazione reciprol’uguaglianza di genere compresa
nell’attuale crisi globale, un
ca tra una comunità e i suoi
passo necessario prima delle
membri. Il Trattato di Lisbona
la pari rappresentanza di donne
elezioni europee del 2014. È
offre un quadro più ampio per
un modo per i cittadini e le ore
uomini
nel
processo
decisionale»
lo sviluppo di una cittadinanza
ganizzazioni della società civile
europea radicata in una “codi partecipare visibilmente ai
munità di valori” e ne rinforza
dibattiti pubblici europei e di
le dimensioni sociali e politidar
voce
alle
proprie
opinioni,
e per le istituzioni europee di
che assegnando alla Carta dei diritti fondamentali lo stesso
offrire del feedback su come le loro preoccupazioni sono state
valore legale dei trattati dell’Unione europea e creando le
ascoltate e tenute in considerazione.
condizioni per il pieno coinvolgimento dei cittadini e delle
In questo quadro, intendiamo sviluppare delle attività che
organizzazioni della società civile nei processi europei.
innalzino le aspettative dei cittadini in relazione alla demoL’Anno europeo dei cittadini 2013 dovrebbe riflettere questo
crazia partecipativa e li facciano sentire coinvolti implemenricco approccio, i diritti custoditi nella Carta dei diritti fondatando gli obiettivi dell’Articolo 11. Questa è la nostra risposta
mentali dell’Ue devono essere realmente implementati e meccaall’attuale disaffezione verso le istituzioni europee risultante
nismi di controllo appropriati messi in atto. La cittadinanza eudalla presente crisi economica, e chiediamo ai leader politici
ropea, inoltre, dovrebbe basarsi sul principio di residenza ed in
europei di agire al riguardo.
nome dell’universalità dei diritti tutti i residenti dell’Unione europea dovrebbero godere dello stesso trattamento e dello stesso
Fonte e informazioni: http://ey2013-alliance.eu
diritto di partecipare alla vita pubblica dei cittadini dell’Ue.
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Europarlamento:
migliorare la consapevolezza dei diritti
«I cittadini che intendono studiare, lavorare, trascorrere la loro pensione o risiedere in un altro Stato membro dell’Ue hanno bisogno di
essere adeguatamente informati sui vari diritti che possono far valere
in tal caso e di poter effettivamente avvalersi di tali diritti nella pratica. Senza tali conoscenze i cittadini non sono in grado di prendere
decisioni informate sull’esercizio dei loro diritti. Più in generale, la
consapevolezza dei loro diritti in qualità di cittadini dell’Unione è
fondamentale per permettere ai singoli cittadini, alle imprese e alla
società nel suo complesso di cogliere tutte le opportunità offerte dal
mercato unico». È quanto ha affermato il Parlamento europeo nella
sua Decisione relativa all’istituzione dell’Anno europeo dei cittadini
2013 (agosto 2011), ricordando che sebbene gli europei siano in
generale consapevoli del proprio status di cittadini dell’Unione (il
79% degli intervistati da un sondaggio Eurobarometro considera
familiare l’espressione “cittadino dell’Unione europea”), le loro conoscenze concrete in merito all’esatto significato dei diritti derivanti
da tale status risultano carenti. Più in particolare, solo il 43% conosce
il significato dell’espressione suddetta e quasi la metà dei cittadini
europei (48%) ritiene di non essere ben informata sui propri diritti.
L’Anno europeo dei cittadini, ha dichiarato l’Europarlamento, può
pertanto rafforzare il processo lanciato dalla Commissione per individuare gli ostacoli ancora esistenti al pieno esercizio della cittadinanza dell’Ue e delineare soluzioni idonee a permetterne la rimozione,
entro i limiti delle competenze dell’Unione europea, «contribuendo
a tale esercizio volto a garantire che i cittadini dell’Unione possano
effettivamente esercitare i loro diritti ai sensi del diritto dell’Ue».
Incidenza sui diritti fondamentali
In varie occasioni le organizzazioni della società civile hanno caldeggiato la proposta di focalizzare le politiche dell’Ue sulla nozione di cittadinanza dell’Unione e sui diritti ad essa connessi, nonché sulle modalità
con cui far acquistare alla cittadinanza dell’Unione un significato reale
nella vita quotidiana delle persone. Così, il Parlamento europeo ha ricordato che, ad esempio, il diritto dei cittadini dell’Unione di circolare
e di soggiornare liberamente è sancito dall’art. 45 della Carta dei diritti
fondamentali dell’Ue: nella misura in cui mira a facilitare l’esercizio di
tale diritto, l’Anno europeo dei cittadini ha «una consistente incidenza
positiva in termini di una più efficace attuazione della Carta».
Libera circolazione
Fin dalla sua introduzione nel Trattato di Roma del 1957 definito
come una delle quattro libertà fondamentali, il diritto di circolare e
di soggiornare liberamente ha dimostrato la sua validità come uno
dei pilastri per la creazione del mercato unico, a beneficio sia delle
economie degli Stati membri sia dei singoli cittadini.
In particolare, ha sottolineato l’Europarlamento, la libera circolazione
e la mobilità dei lavoratori hanno contribuito a permettere al mercato
del lavoro di far fronte alle conseguenze del cambiamento demografico, incrementando nel contempo le possibilità di occupazione delle
persone e migliorando la competitività delle industrie europee. Nello
stesso tempo, «la libera circolazione assicura, quale condizione fondamentale, o promuove l’esercizio da parte dei cittadini di una vasta
gamma di diritti di cui godono in forza del diritto dell’Unione, quali
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i diritti in veste di consumatori ad avere accesso a beni e servizi o i
diritti in qualità di passeggeri e di turisti». Pertanto, ha osservato il Parlamento europeo, «facilitare la libera circolazione può potenzialmente
determinare un accrescimento delle possibilità per i cittadini di cogliere pienamente le opportunità offerte dal mercato unico, costituendo un volano fondamentale per la crescita». Inoltre, hanno aggiunto
gli eurodeputati, il diritto di circolare e di soggiornare liberamente
nel territorio degli Stati membri «dimostra e promuove una migliore
comprensione del valore dell’integrazione europea, nonché la partecipazione dei cittadini al processo volto a plasmare l’Unione europea»,
perché l’esercizio di tale diritto «contribuisce a rendere la cittadinanza
dell’Unione una realtà tangibile nella vita quotidiana dei cittadini».
Monitoraggio e valutazione
Al fine di promuovere la partecipazione dei cittadini al processo di
eliminazione degli ostacoli che si frappongono all’esercizio dei diritti
e, più in generale, alla definizione delle politiche dell’Ue che danno
concretezza ai loro diritti, «un ruolo centrale spetta alle organizzazioni della società civile europea» dichiara l’Europarlamento, così come
«la responsabilità della sensibilizzazione dei cittadini sui loro diritti in
quanto cittadini dell’Ue incombe in primo luogo sugli Stati membri».
Per verificare l’efficacia delle azioni svolte durante l’Anno europei
dei cittadini, il Parlamento europeo ha stabilito che entro la fine del
2014 dovrà riceve dalla Commissione una Relazione sull’attuazione
e sui risultati delle iniziative realizzate, contenente inoltre una valutazione generale di tali iniziative.
Informazioni: http://www.europarl.europa.eu
LE TAPPE ITALIANE
DEL DIALOGO CON I CITTADINI
Si è svolto a Torino lo scorso 21 febbraio il primo appuntamento italiano dell’Anno europeo dei cittadini: si è trattato della seconda tappa
europea 2013 del “Dialogo con i cittadini”, serie di dibattiti promossi
dalla Commissione europea per ridurre la distanza ancora esistente
tra cittadini e istituzioni dell’Ue e per ragionare sull’Europa che verrà.
La commissaria europea Cecilia Malmström, responsabile per gli Affari interni, ha quindi incontrato più di 200 persone, tra rappresentanti
della società civile e degli enti locali, nel corso di un dibattito incentrato
su diverse tematiche relative alla cittadinanza, come l’immigrazione, il
controllo delle frontiere esterne e la libera circolazione, la lotta al crimine. Le tappe italiane del dibattito diretto con i cittadini, dopo la prima
svoltasi a Napoli il 30 novembre 2012 sul tema dell’occupazione e
quella di Torino dedicata soprattutto alla protezione dei cittadini e della
sicurezza dell’Europa, prevedono ancora un incontro a Roma sull’imprenditorialità e uno a Pisa dedicato alla sostenibilità ambientale e dei
consumi. Ognuno di questi eventi costituisce un’occasione per i cittadini di dire la loro sulle competenze, le politiche, le attese e le proposte
dell’Ue. I dibattiti e i loro esiti confluiranno poi in un grande incontro
paneuropeo aperto a tutti, con la partecipazione della vicepresidente
della Commissione europea Viviane Reding, per cercare insieme di
trarre le conclusioni di questo confronto sui diritti e le aspettative dei
cittadini in merito all’Europa del futuro.
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Una consultazione sui diritti dei cittadini
Nel corso del 2012, tra maggio e settembre, su iniziativa della Commissione europea si è svolta la più grande consultazione
pubblica sui diritti dei cittadini mai condotta nell’Ue, per definire
l’agenda politica dei prossimi anni e delineare il futuro dell’Europa.
La consultazione, preludio alla proclamazione dell’Anno europeo
2013, ha dato ai cittadini europei la possibilità di esprimersi su
quali sono gli ostacoli che impediscono l’esercizio della cittadinanza dell’Unione, ad esempio quando viaggiano in Europa, quando
votano o si candidano alle elezioni o ancora quando fanno acquisti
on line o necessitano del riconoscimento di alcuni dei loro diritti.
Chi ha partecipato
Complessivamente hanno partecipato alla consultazione rispondendo
al questionario on line circa 11.600 soggetti, nel 98% dei casi si è
trattato di individui e nel restante 2% di organizzazioni o associazioni;
inoltre, la Commissione ha anche ricevuto 115 contributi attraverso
un dedicato account di posta elettronica, un terzo di questi proveniva
da organizzazioni attive nel settore della cittadinanza europea.
Nella grande maggioranza dei partecipanti individuali si è trattato di
cittadini dell’Unione europea residenti nell’Ue (94%), con un ampio
mix di nazionalità: il gruppo principale composto da cittadini polacchi
(18%), seguiti da francesi, italiani e tedeschi (8% ciascuno). Molti i
giovani che hanno risposto al sondaggio: il 34% circa di coloro che
hanno risposto apparteneva alla fascia d’età 18-30 anni, seguiti da
vicino dal gruppo 31-45 anni (33%). Di tutti gli intervistati, il 61%
erano uomini, il 35% donne e il 4% non ha specificato. Oltre ai singoli
hanno inviato risposte 301 organizzazioni, alcune in rappresentanza
di gruppi particolari, come ad esempio lavoratori, studenti, giovani o
persone con disabilità, che hanno messo in comune le idee e le preoccupazioni dei loro associati locali o nazionali.
La consultazione ha inoltre richiamato l’interesse di cittadini comunitari che vivono al di fuori dell’Ue (149 risposte) e cittadini non comunitari (154) che vivono sia all’interno dell’Ue (93) sia all’esterno (61).
Libertà di circolazione
Quasi il 90% di coloro che hanno partecipato alla consultazione ha
dichiarato di aver utilizzato il diritto alla libera circolazione all’interno
dell’Unione europea. I motivi principali della mobilità interna all’Ue
sono il turismo, il lavoro e lo studio, seguiti da motivi familiari e di salute.
Quasi la metà dei partecipanti alla consultazione vive o ha vissuto in
un Paese dell’Ue diverso da quello di nascita, ma è soprattutto tra i
giovani che si constata la maggior probabilità di aver vissuto in un
altro Paese rispetto a quello di appartenenza: uno su tre.
Mentre la libera circolazione rappresenta un grande vantaggio per i
cittadini dell’Ue, tuttavia persistono vari ostacoli segnalati dai partecipanti alla consultazione: quasi uno su cinque ha riferito di alcuni
problemi derivanti dallo spostamento o dal vivere in un altro Stato
membro. Tra coloro che risiedono in un altro Paese dell’Ue rispetto a
quello di nascita i problemi più frequenti riportati hanno riguardato:
• procedure amministrative lunghe o poco chiare (62%);
• scarsa conoscenza da parte del personale delle amministrazioni locali
dei diritti derivanti dall’essere cittadini dell’Unione europea (47%);
• gli stessi cittadini non conoscono a sufficienza i loro diritti di cittadini
dell’Ue (19%).
Di coloro che si spostano tra i Paesi dell’Ue, solo una piccola minoranza (12%) ha riportato discriminazioni a causa della nazionalità,
situazione che collima con le opinioni dei partecipanti relative ad altri
cittadini dell’Ue giunti nel loro Paese. La libera circolazione è stata
associata dai partecipanti alla consultazione con la diversità culturale
(70%), un diverso punto di vista (56%), la creazione di un’identità
europea (55%), la comprensione reciproca (54%) e la crescita eco-
UNIONE SOCIALE:
RICHIESTE DEI CITTADINI
28%
44%
Sistema europeo unificato
sanitario e socio-assistenziale
Lotta contro le discriminazioni
Lotta contro l’ineguaglianza
27%
nomica (44%). Secondo alcuni, poi, la mobilità dei cittadini dell’Ue
può contribuire a risolvere le disuguaglianze nel mondo del lavoro tra
i vari Stati membri, portando nuove competenze e nuove opportunità
di investimento, mentre solo il 27% ha associato
la libertà di movimento con la crescita demografica. Meno di un quinto (18%) ha ritenuto che l’arrivo di persone provenienti da altri Paesi
dell’Ue provochi problemi, mentre le principali preoccupazioni espresse hanno riguardato la condivisione di risorse limitate, come l’istruzione e l’assistenza sanitaria.
Unione sociale e informazione
In ambito sociale le principali richieste dei partecipanti alla consultazione hanno riguardato un sistema di sicurezza, sociale e sanitario
unificato a livello di Unione europea (44%), la lotta contro le discriminazioni e contro le disuguaglianze (28% e 27% rispettivamente).
Molti hanno poi sottolineato che un sistema economico-finanziario
europeo forte e stabile dovrebbe fondare le proprie prassi sullo svi-
UNIONE SOCIALE: PROSPETTIVA FAVOREVOLE NEI VARI PAESI
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luppo sostenibile, il benessere dei cittadini e i valori democratici.
Per ottenere le informazioni di cui hanno bisogno in materia di diritti dell’Ue, circa la metà dei partecipanti utilizzerebbe la televisione (52%) e i siti di social networking (49%), con alcune differenze
a livello nazionale: i cittadini di 13 Stati membri hanno indicato in
prevalenza la televisione (dal 42% del Lussemburgo al 64% a Malta), mentre i siti di social networking sono stati la prima opzione in
altri 13 Paesi (dal 34% nel Regno Unito al 68% in Grecia). Circa il
34% è favorevole all’idea di introdurre una linea forum di discussione (“Europedia”) per condividere le esperienze e discutere di
diritti europei con altre persone. Una minoranza ha indicato come
mezzi di informazione sui diritti di cittadinanza europea la radio
(28%), gli opuscoli (24%) e i manifesti (17%), mentre solo il 10%
ha dichiarato di non aver bisogno di ulteriori informazioni (10%).
Cittadinanza e futuro
dell’Unione europea
Per quasi sette partecipanti alla consultazione su dieci, la cittadinanza
europea significa in primo luogo e soprattutto un senso di appartenenza
all’Unione europea (67%), pur con differenze a livello nazionale: questa
posizione è infatti stata espressa ad esempio dal 79% dei partecipanti
greci ma solo dal 39% dei cechi. Poco più della metà di tutti i partecipanti ha associato la cittadinanza europea con i valori comuni e la storia
comune (51%), anche in questo caso con notevoli variazioni a livello
nazionale che vanno dal 64% di austriaci, francesi e rumeni al 31%
degli svedesi. Inoltre, sono frequentemente menzionati in materia di cittadinanza dell’Ue i diritti aggiuntivi (43%), la partecipazione a una vita
civica e comunitaria (40%) e la partecipazione alla vita politica (26%).
Alla domanda su come si vorrebbe si sviluppasse l’Unione europea nel
prossimo futuro e in quale tipo di Unione europea si vorrebbe vivere
nel 2020, i temi principali evidenziati dai partecipanti alla consultazione
IL SIGNIFICATO DI UNIONE EUROPEA
SECONDO I CITTADINI
Senso di appartenenza all’UE
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I DIALOGHI DEI CITTADINI EUROPEI
Negli ultimi mesi del 2012 si sono svolti i primi tre incontri denominati Dialoghi dei cittadini (a Cadice in Spagna, Graz in Austria e Berlino in Germania) che hanno fornito preziose informazioni in merito alle visioni che
i cittadini europei hanno sui diritti europei, le politiche e la governance.
Logicamente la crisi economica è stata al centro di questi dialoghi, nel
corso dei quali i cittadini hanno condiviso le loro preoccupazioni relative
all’impatto diretto della crisi sulle imprese e le persone, in particolare i
giovani. Molti hanno sottolineato la responsabilità delle banche e hanno
chiesto misure più severe di vigilanza nonché un contributo finanziario
da parte del settore per contribuire al recupero. Allo stesso tempo, c’è
stato sostegno unanime al fatto che maggiori investimenti in istruzione e
ricerca sono essenziali per una crescita sostenibile.
I partecipanti hanno poi sottolineato la necessità di una più forte azione
dell’Ue per promuovere l’occupazione, in particolare agevolando la mobilità di lavoratori e studenti all’interno dell’Unione europea.
Così come è stata indicata una vasta gamma di settori in cui resta ancora molto da fare a livello di Ue per rafforzare i diritti di cui godono i
cittadini dell’Unione nella loro vita quotidiana: libertà di circolazione, diritti elettorali, Parlamento europeo, Iniziativa dei cittadini, situazione delle
persone vulnerabili, diversità linguistica e parità di genere, argomenti di
discussione in merito ai quali sono emerse idee concrete quali:
• carta d’identità europea al fine di evitare problemi amministrativi quando si vive in un altro Stato membro;
• misure per aiutare le persone con disabilità a superare le varie difficoltà;
• passaggi per risolvere i problemi fiscali che sorgono in situazioni transfrontaliere.
Questi dialoghi dei cittadini hanno confermato la necessità di una maggiore e migliore informazione sulle questioni europee che riguardano i
cittadini: le persone vogliono avere più informazioni su quali sono i loro
diritti e su come farne uso nella pratica, oltre che sapere a chi rivolgersi
quando ritengono che i loro diritti non sono rispettati.
Un altro tema ricorrente è stata la partecipazione dei cittadini alla vita
democratica dell’Ue. Le discussioni si sono concentrate su come combattere l’apatia politica e promuovere la piena inclusione dei cittadini che
vivono in un altro Paese dell’Ue. Inoltre, dai dialoghi è emersa l’esigenza
dei cittadini di spazi pubblici in cui si possa discutere il futuro dell’Europa,
in particolare è stata avanzata la richiesta di una maggiore trasparenza nel
processo decisionale dell’Ue e la promozione di una più forte identità europea. In pratica, è stato sottolineato, la cittadinanza europea deve essere
per l’Unione politica ciò che l’euro rappresenta per l’Unione monetaria.
INFORMAZIONI: http://ec.europa.eu/european-debate
Valori e storia comuni
Diritti supplementari
Partecipazione alla comunità/vita civile
Partecipazione alla vita pubblica
Residenti
Altro
VIII
Non residenti
Tutti i partecipanti
alla consultazione
hanno riguardato l’avanzamento dell’integrazione politica ed economica, lo sviluppo di un’Unione sociale con politiche sociali comuni, la lotta
contro le discriminazioni e le disuguaglianze, la costruzione di un’Unione prospera. Molte organizzazioni hanno sottolineato la necessità
di aumentare la consapevolezza e l’applicazione di specifici diritti. Tra
i partecipanti che hanno descritto con parole proprie come vorrebbero
si sviluppasse l’Ue nel prossimo futuro e di come dovrebbe apparire
nel 2020, un terzo (31%) prevede un’Unione politica, il 13% vorrebbe
un’Unione sociale e un altro 13% immagina una più forte e più integrata
Unione economica. Varie idee e preoccupazioni sono poi state espresse
circa il rafforzamento di una identità europea, dell’Unione europea dei
diritti e una maggiore attenzione per i cittadini (12%).
Infine, meno di uno su dieci tra i partecipanti alla consultazione ha
espresso valutazioni negative rispetto all’idea di Unione europea, auspicando un ritorno alla sola cooperazione intergovernativa tra i vari
Paesi anziché l’attuale livello decisionale comunitario.
Fonte e informazioni: http://ec.europa.eu/justice/citizen/files/
report_eucitizenship_consultation_en.pdf
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