APPUNTI DI MECCANICA QUANTISTICA ripasso sui fenomeni ondulatori. La carica oscillante irradia (Maxwell) energia sotto forma di onde elettromagnetiche (EM) Ad esempio una corrente oscillante in un'antenna (fig) produce onde che si propagano nello spazio con la stessa frequenza della carica oscillante l'onda EM è trasversale e consiste di due campi vettoriali mutuamente ortogonali E e H (B) tra loro e perpendicolari alla direzione di propagazione. La sua velocità nel vuoto è c. Concentriamo la nostra attenzione sul campo elettrico (per B o H valgono esattamente gli stessi argomenti). E varia nello spazio e nel tempo . Ipotizzando che l'onda sia sinusoidale 2π 2π E=E o sin( − t) ove λ è la lunghezza d'onda (periodo spaziale) e T il periodo λ T 1 temporale . Vale la relazione λ=c T e T= ν con ν frequenza caratteristica essenziale dei campi EM è la linearità delle equazioni di Maxwell . Se ad esempio E 1 (r ,t ) è un campo che rappresenta una soluzione delle equazioni per una certa modalità di produzione (ad esempio un onda emessa da usa stazione radio di Trieste) ed E 2 (r ,t ) è un'onda che rappresenta un campo soluzione delle equazioni per un'altra modalità di produzione (ad esempio il campo prodotto da un 'antenna radio di Roma, allora il campo in ogni posizione r e ad ogni istante t è E (r ,t )=E 1 (r , t )+E 2 (r ,t ) Più in generale se E 1 ed E 2 sono due distinte soluzioni delle equazioni di Maxwell allora una qualsiasi combinazione lineare α E 1 +βE 2 è soluzione. Infine è fondamentale ricordare l'aspetto di maggior rilievo fisico è che le onde EM trasportano energia e quantità di moto . Nel caso delle onde EM la densità di energia in un punto e in certo 1 2 2 istante è proporzionale alla somma dei quadrati delle ampiezze di E e B ( w=ε0 E + μ B ). Nel 0 vuoto tali densità risultano della stesso valore, cosicché si può dire che in un volume piccolo (in modo che E non vari apprezzabilmente) l'energia è proporzionale al prodotto del volume per E 2 . La figura rappresenta la densità di energia nei vari punti di un raggio di propagazione. Come si vede 2 essa varia da punto a punto nello spazio (e nel tempo ) con continuità . Il prodotto E Δr rappresenta l'energia concentrata in quell'intervallo Diffrazione e interferenza Fenomeni peculiare e caratteristico di tutti i fenomeni ondulatori. É di fondamentale importanza che rilevare che la possibilità di vedere la manifestazione di questi fenomeni è legata in modo cruciale alle dimensioni degli ostacoli: solo se questi hanno dimensione paragonabile a λ essi si manifestano in modo evidente. Il primo si manifesta come deviazione dalla propagazione rettilinea nel momento in cui l'onda incontra un ostacolo. Il secondo quando due onde propagano nella stessa regione dello spazio sovrapponendosi e sommandosi vettorialmente. In entrambe le figure le zone ombreggiate rappresentano la densità di energia nei vari punti. Una lastra fotografica messa al posto dello schermo resterà maggiormente impressionata dove l'altezza della figura di diffrazione o di interferenza è maggiore. Polarizzazione. Una caratteristica delle onde trasversali (in cui la perturbazione è perpendicolare alla direzione di propagazione ) è che esse possono essere polarizzate: il vettore E ha una giacitura precisa: • polarizzazione piana: E giace ed oscilla su un piano: un osservatore investito dall'onda “vede” E oscillare lungo una retta • polarizzazione circolare o ellittica: un osservatore investito dal''onda vede la freccia di E percorrere una circonferenza o rispettivamente un'ellisse. Consideriamo il solo campo E di due onde (EM) polarizzate lungo un piano piano (per brevità due onde piane) della stessa ampiezza e frequenza (e quindi lunghezza d'onda) che propagano nella stessa direzione ; poiché il campo totale è la somma vettoriale delle due onde, se esse sono “in fase” il campo totale avrà ampiezza doppia ( e densità di energia quadrupla), se esse sono sfasate di mezza lunghezza d'una (“in opposizione di fase ) il campo totale sarà nullo Se i campi (piani ) da sommare hanno giaciture diverse, applicando la regola del parallelogramma si otterranno situazioni diverse. Ad esempio se i piani (sempre della stessa lunghezza d'onda e ampiezza) sono perpendicolari tra loro e “in fase” E v nel piano xz e E o nel piano yz si combineranno in un'onda piana E 45=E v +E o lungo la diagonale del piano xy E' importante, per quanto seguirà, sottolineare la possibilità che l'intensità un vettore E* arbitrario di intensità ( ampiezza dell'onda ) E* sia espresso come prodotto di un vettore E un'intensità standard E per un' opportuna costante cioè E*=aE. Poiché la densità di energia e quindi l'intensità 2 dell'onda è proporzionale al quadrato dell'ampiezza l'intensità di E* è a volte quella standard. E Se E=1 allora a 2 è direttamente l'intensità di E* In particolare se E 45 , E v e Eo infatti dal teorema di Pitagora 1 2 1 2 1 2 1 2 2 E 45= E v − E o = E + E =E 2 2 2 2 se lo sfasamento è Eo e Ev λ 2 sono tre vettori standard E 45= 1 √2 Ev + 1 √2 Eo la situazione sarà dalla dalla successiva figura in tal caso il campo totale oscillerà su un piano a 135° E 135= 1 √2 E v− 1 √2 Eo Se si cambia la fase relativa di uno rispetto all'altro si otterranno polarizzazioni differenti Noi useremo solo il caso della polarizzazione piana. E' estremamente importante ribadire che qualunque campo di ampiezza standard può essere scritto come combinazione lineare di due campi standard della stessa frequenza del campo totale, in fase tra loro e mutuamente ortogonali lungo due piani qualsiasi arbitrariamente orientati Vale ancora la pena notare che se l'ampiezza standard è 1 allora a 2 2 e b 2 sono le intensità 2 delle onde “componenti” e a +b =1 . Filtri polaroid la luce normale, sovrapposizione di un numero enorme di campi e emessi da sorgenti incoerenti non è né monocromatica (una sola lunghezza d'onda) né polarizzata. Vale la pena di ricordare che ciò che colpisce i nostri occhi è la somma vettoriale di questo enorme numero di campi E di frequenza , giacitura e ampiezza diversa. Non si hanno pertanto fenomeni misurabili di interferenza, poiché il campo totale cambia continuamente. Ciò che rimane costante e che è ciò che i nostri occhi o altri strumenti ottici “misurano”, è l'intensità media della radiazione. Se faccio passare la luce in una lamina polaroid (FP) la luce esce polarizzata, cioè il vettore E oscilla su un piano parallelo al filtro. Ponendo sul cammino del fascio un secondo FP , si ha che l'intensità del fascio che attraversa FP è 2 data dalla legge di Malus I =I o cos θ ove I o è l'intensità del fascio incidente (quello uscente dal I° FP) e θ l'angolo tra il piano di polarizzazione dei due filtri. La formula si ricava immediatamente da quanto descritto in precedenza. E' sorprendente notare che interponendo un terzo FP e facendolo ruotare tra due FP orientati a 90° la luce passi ( variando di intensità), mentre non passa se lo togliamo. Questo è un fenomeno assai contro- intuitivo: siamo portati istintivamente a pensare che più ostacoli si frappongono , più difficile è il passaggio. D'ora in poi supporremo che la luce o l'onda EM “in ingresso” sia stata preventivamente polarizzata tramite un FP, che quindi non verrà rappresentato nelle figure . I cristalli birifrangenti Più versatili dei FP sono i cristalli birifrangenti (CBR) . Questa versatilità consiste nel fatto che tutto il fascio attraversa il cristallo. in particolare : • un raggio polarizzato verticalmente attraversa il cristallo senza essere deviato (raggio ordinario) • un raggio polarizzato orizzontalmente vie ne deviato ( raggio straordinario) • un raggio polarizzato che forma un angolo θ col piano del cristallo viaggia sia sul percorso ordinario che su quello straordinario. L'intensità del raggio O è ancora in accordo con la legge di Malus : quella del raggio S è (per la conservazione dell'energia 2 3 I =I o −I o cos θ=I o sin θ . In particolare se l'angolo è 45° 1 I = I o per entrambi i raggi 2 Analisi quantistica dei fenomeni ondulatori la descrizione della radiazione come costituita da fasci di fotoni obbliga a rivedere alla luce di tale descrizione i fenomeni sin qui analizzati in chiave completamente classica. Iniziamo quindi spedendo un fascio di luce polarizzata verticalmente e monocromatica su un FP. Possiamo supporre che l'intensità del fascio sia così debole che un solo fotone alla volta di energia h ν attraversi il FP. 2 Sappiamo che il fascio emergente ha ridotto la sua intensità del fattore cos θ . ci chiediamo cosa accade al singolo fotone? Esso si divide (per così dire) in due parti una delle quali passa e l'altra no?. La risposta è perfettamente in linea con la descrizione di Planck Einstein; la radiazione è quantizzata e se la frequenza è ν essa è trasportata da granuli di entità h ν . Il passaggio nel FP non altera ν . Quindi l'unica spiegazione possibile è che alcuni fotoni passino e altri no a caso, in modo che la 2 probabilità che essi attraversino il FP sia cos θ . Poiché dal punto di vista della meccanica quantistica MQ l'intensità di un fascio è I =N h ν , ove N è il numero dei fotoni che attraversano in un'unità di tempo un'unità di superficie perpendicolare al fascio, questo equivale a dire che una 2 frazione N cos θ è rivelata oltre il FP. L'esperimento dice che in un test di superamento di un FP posto verticalmente tutti i fotoni polarizzati V passano , nessun fotone polarizzato O passa e che in media uno su due passa se polarizzato a 45° É di fondamentale importanza sottolineare che questo è precisamente il significato di ciò che dobbiamo intendere con “il fotone attraversa il FP” : e cioè che un opportuno rivelatore posto oltre il FP fa “clic” quando è colpito dal fotone. E altrettanto fondamentale sottolineare il fatto che il fatto che i fotoni superano a caso un test a 45°. Questo è uno degli aspetti più rilevanti della teoria della MQ è cioè il carattere completamente aleatorio dei processi microscopici Non esiste nulla che differenzi un fotone dall'altro e che possa permetterci di prevedere se esso sia rivelato oppure no oltre il FP. sulla natura casuale dei processi fisici: Meccanica classica : determinismo Se conosco le leggi e tutte le condizioni al contorno ( posizioni e velocità di tutte le particelle) posso determinare perfettamente tutti gli stati passati e futuri del sistema. E' solo l'incertezza delle misure o la complessità del sistema che introduce la probabilità come descrizione necessaria, ma in linea di principio eludibile Meccanica quantistica Le probabilità quantistiche non sono dovute a ignoranza o mancanza di informazioni o a complessità del sistema: sono tutto ciò che posso affermare: l'aleatorietà e irriducibile. Naturalmente esistono stati certi (probabilità =1) o impossibili (probabilità =0) . La struttura probabilistica è incorporata nel formalismo. La descrizione probabilistica non è legata a mancanza di informazioni. Nel caso dei CBR la descrizione quantistica è la stessa: in un fascio polarizzato che forma un angolo qualsiasi col cristallo alcuni fotoni verranno rivelati da un rivelatore posto all'uscita del raggio O e altri su quello posto davanti al raggio S in accordo con Malus. Anche qui non è possibile prevedere quali fotoni saranno rivelati su O o su S . Interferenza e diffrazione di fotoni si invia un un fotone alla volta su una singola fenditura oltre la quale viene posto o uno schermo sensibile alla luce o un rivelatore. Cosa osservo? La figura a campana descritta prima? Nulla di tutto ciò. Il fotone colpirà lo schermo in un punto preciso e imprevedibile. Un fotone dopo si formerà la figura di diffrazione , che risulterà quindi costruita con l'apporto di un grande numero di fotoni. Per l'interferenza sarà la stessa cosa. I fotoni si addensano nei punti più luminosi della figura di interferenza e mai dove l'intensità e zero. Domanda: come fa un fotone a sapere se l'altra fenditura e aperta o chiusa e quindi a costruire la figura di interferenza o quella di diffrazione? Particelle Materiali. Nel 1924 il giovane fisico Luis De Broglie nella sua tesi di dottorato propose sulla base di considerazione di simmetria che anche alle particelle materiali si dovesse dare un aspetto h ondulatorio con una lunghezza d'onda λ= . mv h In questo modo l'ipotesi di quantizzazione di Bohr e cioè mvr =n e l'esistenza di orbite 2π quantizzate sarebbe stata spiegata immaginando l'elettrone come un'onda stazionaria. Infatti per avere un'onda stazionaria su un'orbita di raggio r deve essere 2 π r =n λ . Utilizzando l'espressione proposta da De Broglie si ottiene Bohr. Perché non abbiamo mai osservato queste onde materiali? A 300 K l'atomo di H ha una −10 λ=10 m , che sono le dimensioni di un atomo Se De Broglie ha ragione allora devo poter osservare fenomeni di interferenza anche con elettroni. Quelle in figura sono foto successive di una figura di interferenza di elettroni che va gradualmente costruendosi. La sua idea è confermata dall'esperimento. Basandosi sulle idee di De Broglie l'austriaco Erwin Schrodinger propose nel 1926 un modello teorico basato su un'equazione d'onda che da lui prese il nome che segna la nascita alla cosiddetta meccanica ondulatoria. Contemporaneamente Heisenberg della scuola di Copenaghen e collaboratore di Bohr propose un modello alternativo di meccanica quantistica basato sull'algebra delle matrici e fondato sull'analisi delle grandezze osservabili e misurabili . Sempre Schrodinger dimostrò nel '26 l'equivalenza dei due approcci. Dualismo onda-corpuscolo Unificazione di fenomeni così diversi il fotone e le particelle elementari talvolta si comportano come onde talvolta come corpuscoli. Nasce il problema di come interpretare e integrare aspetti all'apparenza contraddittori. Questo problema è ancora aperto, nonostante gli innumerevoli successi e l'enorme capacità predittiva che non ha eguali nella storia scientifica. Una curiosità: nel 1937 G Thomson vinse il premio Nobel per aver dimostrato che l'elettrone è un'onda. Suo padre 31 prima vinceva lo stesso premio per aver dimostrato l'elettrone è un corpuscolo. Esperimenti con elettroni Figure di diffrazioni e interferenza con elettroni Un fascio di particelle con velocità precise e quindi con λ precisa viene fatto passare in opportune fenditure e poi rivelato al di là con un opportuno rivelatore. Si fanno esperimenti con elettroni singolo al fine di evitare ogni interazione tra essi. Domande : come fa l'elettrone a sapere se l'altra fenditura è aperta? Come fa ad interferire con se stesso? Lo Spin Lo spin gioca per le particelle lo stesso ruolo che la polarizzazione ha per i fotoni. Un sistema atomico possiede un momento angolare MA . Con ciò si intende che esiste un asse di rotazione privilegiato attorno a cui l'elettrone “ruota” come una trottola. Il MA è quantizzato sia in intensità che in direzione (rispetto ad una direzione fisicamente caratterizzata, per es. un campo magnetico esterno).Le regole di quantizzazione dicono che i possibili valori di L sono L=√ l (l + 1)ħ con ħ= h e l =0,1,2.. . Dato un valore di l 2π esistono solo 2l +1 possibili orientazioni corrispondenti ai valori di m con −l ≤m≤l e mħ è la proiezione di L lungo la direzione privilegiata . Ad es. se l =2 L=√ 6 ħ e −2≤m ≤2 cioè m =−2,−1,0,1,2 - lo spin o momento angolare intrinseco cioè quello legato ad una rotazione su se stesso. Fu ipotizzato nel 25 da Goudsmith e Uhlembeck per spiegare la struttura fine dello spettro dell'atomo di H.. Ha analogie col MA orbitale ma con alcune importanti differenze. 1 3 3 S =√ s(s +1) E s=0, 1, 2, …. . 2, 2, 2 Inoltre esso è una caratteristica intrinseca di ogni particella : per es per protoni, elettroni e neutroni 1 √3 ħ e m =−1 , 1 . Quindi rispetto ad una prefissata direzione lo spin s= per cui S = 2 2 2 2 1 1 ħ . si può orientare solo in modo che rispetto “all'asse z” le proiezioni di S siano − ħ o 2 2 quindi in pratica spin su o spin giù. Lo spin non si allinea mai perfettamente con nessuna direzione. Allo spin è associato un momento magnetico μ ( come un piccolo ago magnetico o una spira percorsa da corrente: nell'ago μ è orientato dal polo Sud al polo Nord dell'ago). I MA e gli spin si combinano vettorialmente con la regola del parallelogramma. Esperimento di Stern e Gerlach (l'analogo del cristallo birifrangente) Nel '21 i due scienziati prendono un atomo d'argento (che si scoprirà più tardi avere un momento angolare totale= ( MA orbitale totale + Spin totale) pari allo spin di un singolo elettrone. Sparano un e attraverso i poli di un magnete opportunamente sagomati affinché il campo sia crescente verso l'alto (direzione z) Lo spin particella può orientarsi rispetto a z in su o in giù ; in simboli usando una notazione dovuta a Dirac |z −su ⟩ o |z −giuù⟩ . |.... ⟩ un cosiddetto vettore ket definisce un vettore di stato del sistema ovvero una sua proprietà . Ad esempio |V ⟩ rappresenta un fotone con polarizzazione verticale . A S corrisponde μ , quindi a |z −su ⟩ corrisponde |μ−su ⟩ . Il campo B agisce su entrambi i poli ma più intensamente su polo N . di conseguenza la particella devia verso l'alto . Simmetricamente per |z −giuù⟩ per i fotoni a 45° + 1 √2 |45 ⟩ = 1 √2 |V ⟩ |O ⟩ Consideriamo una particella avente lo spin orientato come l'asse x 1 1 1 1 |x−su ⟩= 2 |z su ⟩ + 2 |z−giuù⟩ e |x −giuù⟩= 2 |z su ⟩− 2 |z −giuù⟩ √ √ √ √ cosa accade a tale particella? L'esperimento mostra che a caso metà devia verso su e metà verso giù. Tale risultato è del tutto inspiegabile classicamente: nell'ambito di questa teoria l'ago può assumere qualunque angolazione e pertanto dovrebbe essere deviato in modo continuo e colpire tutti i punti tra S e G. Principio di Heisenberg Supponiamo di lanciare un fascio di fotoni o elettroni contro una fenditura . Preparo un fascio di diametro D >> d ( dimensione della fenditura con velocità v ( v non ha una componente perpendicolare allo schermo L'incertezza con cui conosco la posizione prima della fenditura è D. I fotoni che colpiscono lo schermo vengono confinati in un intervallo di posizioni d<<D , ma poiché la figura di diffrazione è costituita da elettroni che colpiscono lo schermo costruendo la figura a campana essi devono acquisire una componente di velocità parallela ( v x ) allo schermo. . Nella diffrazione il I° minimo è corrisponde ad una deviazione angolare θ in modo che d sin θ=λ . se d diminuisce θ aumenta e la campana si allarga.; ma questo significa che il ventaglio di possibili valori di v x aumenta, cioè perdo informazione sulla velocità. L'incertezza sulla posizione è Δ x=d . h h ¿ , da cui Δ x Δ v X ≥ Dalle leggi della diffrazione Δ v x ≥ m md . Il tentativo di conoscere più accuratamente la posizione (rimpicciolendo d) fa aumentare l'incertezza sulla velocità ( e viceversa) Esiste quindi un limite invalicabile e intrinseco alla possibilità di misurare qualsivoglia coppia di grandezze i incompatibili (posizione e velocità, energia e tempo, …..) Illustriamo più in profondità tale argomento. In astratto lo stato della particella al tempo t è caratterizzato da un'ente matematico , il vettore di stato che lo specifica perfettamente. Esso può essere rappresentato come |Ψ ,t ⟩ . Se siamo interessati alla posizione della particella posso descrivere lo stato del sistema in modo del tutto equivalente per mezzo di una funzione d'onda Ψ(r , t ) . per semplicità supponiamo che la particella sia vincolata a muoversi sull'asse x , cosicché essa assume la forma Ψ(x ,t ) . Questa funzione a valori complessi, , soluzione dell'equazione di Schrodinger (nell'interpretazione della scuola di Copenaghen) gioca per le particelle lo stesso ruolo del campo E per i fotoni. Vale a dire essa ha il ruolo di di ampiezza di 2 * probabilità e il suo modulo quadro |Ψ (x , t ) |=Ψ Ψ rappresenta la densità di probabilità di trovare la particella nel punto x. In particolare l'area ombreggiata sotto la curva rappresenta la probabilità che la particella si trovi nell'intervallo (a,b) . Si noti che l'area sotto l'intera curva deve valere uno perché la particella deve sicuramente essere trovata da qualche parte. La Ψ ci da informazioni probabilistiche su tutte le misure che vogliamo fare sul sistema. In particolare è possibile ricavare un a funzione Φ(v ,t ) che ci da attraverso il suo modulo quadro la probabilità che la particella abbia una certa velocità . L'area ombreggiata della curva a destra ci da la probabilità che la velocità stia nell'intervallo (v,w). E' possibile dimostrare che tanto più una delle due curve è “stretta” tanto (e più l'alta si allarga . Il Principio di Complementarietà (Bohr) Bohr fa notare che i procedimenti sperimentali che mettono in evidenza gli aspetti corpuscolari e quelli ondulatori sono impossibili da realizzare simultaneamente , come pure quelli che vogliono definire i valori simultanei di coppie di grandezze incompatibili con qualsivoglia precisione. Gli esperimenti mostrano l'evidenza di una doppia natura a livello di comportamento , ma mai contemporaneamente. Ad es se voglio sapere attraverso quale fenditura è passato l'elettrone distruggo la figura di interferenza. Il principio di sovrapposizione Gli aspetti più sorprendenti della nuova teoria si rivelano quando essa si confronta con aspetti e proprietà a noi familiari,sulle quali abbiamo radicate convinzioni; ad esempio sulla posizione. E' importante sapere che gli esperimenti descritti sono stati effettivamente realizzati. Inviamo un fotone su un cristallo birifrangente. Al di la del CBR è posto , in corrispondenza dei cammini O e S un rivelatore. Ia serie di esperimenti • • • • • i fotoni incidenti hanno polarizzazione verticale |V ⟩ . il rivelatore O registra il 100% dei fotoni incidenti (ovvero la probabilità che il fotone sia rivelato è uno) i fotoni incidenti hanno polarizzazione orizzontale |O ⟩ . il rivelatore S registra il 100% dei fotoni incidenti (ovvero la probabilità che il fotone sia rivelato è uno). Un FP posto all'uscita del CBR mostra che i fotoni nei due casi mantengono il loro stato di polarizzazione i fotoni incidenti hanno polarizzazione a 45° |45 ⟩ . il rivelatore O registra il 50% dei fotoni incidenti e il rivelatore S altrettanto (a caso) • IIa serie di esperimenti i fotoni in ingresso sono polarizzati a 45° uno schermo viene posto alternativamente sui percorsi dei raggi O ,S e su entrambi tra il CBR e il rivelatore • • • lo schermo è posto sul raggio O . Il totale dei fotoni che arriva è il 50% di quelli incidenti . 0% dei fotoni vengono registrati dal rivelatore O , il 100% di quelli che arriva (cioè il 50 % del totale) è registrato da S . Un FP posto sul cammino mostra che i fotoni rivelati sono polarizzati |O ⟩ lo schermo è posto sul raggio S. vale lo schema precedente . Schermo su entrambi i raggi : nessun fotone viene rivelato. IIIa serie di esperimenti dopo il primo CBR ne viene posto uno al contrario che ricongiunge i cammini . Il secondo CBR “disfa” ciò che ha fatto il primo • • • • fotone incidente polarizzato verticalmente : il contatore registra 100% dei fotoni fotoni incidente polarizzato orizzontalmente : il contatore registra il 100 % dei fotoni. Un FP opportunamente posto tra il secondo CBR e il rilevatore mostra che la polarizzazione è conservata. Domanda da un milione di dollari : fotone incidente a 45° . Tra il secondo CBR e il rivelatore viene posto un FP a 45*. cosa misura il rivelatore? Analizziamo la situazione. Abbiamo visto che a caso 50% dei fotoni prendono il cammino O e 50 % percorrono il cammino S mantenendo la polarizzazione. In un test di polarizzazione a 45° attraverso un FP è stato in precedenza dimostrato che metà dei fotoni passa. Quindi metà dei fotoni con stato |V ⟩ e metà di quelli con stato |O ⟩ passa. Quindi la metà del 50% + la metà dell'altro 50 % fa un totale del 50%. La previsione è che passi la metà dei fotoni passi (o ciò che è lo stesso la probabilità di essere rivelato sia un mezzo). L'esperimento realizzato molteplici attrezzature e su differenti particelle (oltre che con i fotoni) smentisce completamente la nostra previsione: tutti i fotoni (100%) passano e il rivelatore fa clic per ogni fotone in ingresso. Questo fatto sorprendente diventa paradossale se ragioniamo sui percorsi dei fotoni: Chiediamoci: quale strada ha percorso il fotone? • Il cammino O ? La risposta è sicuramente NO perché abbiamo dimostrato con gli esperimenti precedenti (con cammini schermati) che se un fotone percorresse tale cammino verrebbe misurato in uscita il 50% dei fotoni in ingresso. • Il cammino S ? sicuramente no per la stessa ragione. • Entrambi i cammini? Sicuramente NO. In tutti gli esperimenti fatti per determinare il percorso si trova sempre o un fotone intero o nessuno. Non è mai stato osservato mezzo fotone su ciascuno dei due cammini. • Nessuno dei due?. Il fotone potrebbe aver percorso altri cammini Sicuramente NO. Lo dimostra l'esperimento con i due cammini schermati. In quel caso nessun fotone arriva. Vale la pena di riflettere sul fatto che i quattro possibili cammini esauriscono le possibilità logiche. Da dove nasce questo paradosso? Dal fatto che noi abbiamo attribuito ai fotoni (e alle altre particelle elementari) proprietà e caratteristiche che valgono nel mondo macroscopico, ma sono prive di senso nel mondo dell'infinitamente piccolo. Il fatto è che noi abbiamo tacitamente assunto che i fotoni avessero un preciso stato prima dell'impatto col rilevatore, ovvero come logicamente equivalenti le affermazioni: “il rivelatore O registra on fotone nel momento in cui esso lo colpisce” con “ il fotone prima dell'impatto era nello stato che corrisponde alla sua propagazione lungo il cammino O . La MQ descrive questo peculiare modo di essere dei fotoni e delle altre particelle come “sovrapposizione “. Il fotone quindi prima della misura è nella sovrapposizione |V ⟩ +|O ⟩ che evidentemente, per l'analisi fatta, è logicamente diverso da essere sul cammino O, o sul cammino S, su entrambi o su nessuno dei due. Per approfondire ulteriormente questo punto analizziamo la situazione all'uscita del primo CBR, utilizzando il linguaggio della funzione d'onda. Rappresentiamo la situazione come in figura , I cammini sono stati sostituiti da strisce di un certo spessore . Le due regioni ombreggiate all'uscita del cristallo rappresentano le due regioni dove la funzione d'onda è diversa da 0. Il + indica proprio lo stato di sovrapposizione. Tenuto conto del significato probabilistico della funzione d'onda analizziamo le situazioni corrispondenti al caso dei fotoni polarizzati |V ⟩ , |O ⟩ e |45. ⟩ . Nel primo caso la funzione d'onda è diversa da 0 solo sul raggio O. l'area sotto il rettangolo vale uno; il che significa che in una misura di posizione si ha probabilità uno di trovare il fotone in quella posizione. Analogamente per il raggio S. Per il fotone a 45° invece la probabilità di trovarlo 1 1 1 nella posizione O (S) è . Dalle formule analizzate all'inizio |Ψ ⟩= |V ⟩ + |O ⟩ . 2 √2 √2 La probabilità di trovare il fotone in O o in S è comunque uguale a uno . Ma ricombinando i fasci si ha interferenza delle due onde e questo impedisce di affermare che il fotone era sul percorso O oppure S anche prima della misura. Ragionamenti del tutto analoghi possono essere fatti per analizzare l'interferenza di fotoni o elettroni da due fenditure. Un altro dispositivo Uno specchio semi-argentato SA è uno specchio in cui parte della luce che lo colpisce viene riflessa, parte viene trasmessa. Si può dimostrare che Il raggio riflesso ritarda di un quarto di lunghezza d'onda rispetto a quello trasmesso e che la polarizzazione della radiazione è completamente ininfluente. Ragioniamo ancora in termini di fotoni. Un fotone incide su SA inclinato a 45° . Oltre lo specchio sono posti due rivelatori , uno in corrispondenza della direzione non deviata, l'altro a 90° rispetto a questa (l'angolo di incidenza è uguale a quello di riflessione, quindi 45°+45°=90°). Anche in questo esperimento 50%dei fotoni colpisce il rivelatore X, 50% quello Y . Anche in questo caso è impossibile prevedere l'esito singolo. Utilizzando il linguaggio della funzione d'onda dovremo anche qui scrivere che prima che uno dei due contatori scatti il fotone si trova nella 1 1 sovrapposizione |Ψ ⟩= |X ⟩ + |Y ⟩ e che solo la misura farà “collassare la funzione d'onda in √2 √2 un preciso stato. Gli stessi ragionamenti di prima renderanno illegittimo affermare che il fotone sta su x, o y o su entrambi o su nessuno. Dopo questa premessa introduciamo un apparato sperimentale come quello in figura I raggi uscenti da SA1 vengono deviati da due specchi (normali) S1 e S2 e ridiretti verso un secondo specchi semi-argentato SA2 oltre il quale, in direzioni perpendicolari, vengono posti due rivelatori. I raggi che colpiscono il rivelatore V subiscono ciascuno sui rispettivi percorsi due riflessioni e pertanto sono in fase, quelli che colpiscono il contatore W subiscono rispettivamente una riflessione (quello che prosegue indisturbato dopo SA1) e tre riflessioni l'altro. Pertanto esso è sfasato di mezza lunghezza d'onda rispetto al primo. Nel primo caso quindi i raggi interferiscono costruttivamente nel secondo caso l'interferenza è distruttiva. Poiché il quadrato del campo regola la probabilità di rivelare il fotone se si esegue una misura di posizione, allora nel modello dei fotoni il 100% di essi viene rivelato da V e nessuno da W Notiamo che se togliamo SA2 i raggi proseguiranno indisturbati e in media i contatori V e W registreranno ciascuno metà dei fotoni. Supponiamo però ora che lo strumento sia gigantesco e che i tratti dopo SA1 siano cosi lunghi da permettere di avere il tempo di togliere o inserire SA2 in maniera del tutto casuale. Mandiamo un fotone nell'apparecchio e dopo che esso ha attraversato SA1 o è stato riflesso verso S2 , decidiamo, a caso, di lasciare oppure rimuovere SA2. In base alla discussione precedente la presenza o l'assenza di SA2 cambia radicalmente il risultato della misura: se lo specchio è al suo posto il fotone deve inevitabilmente essere rivelato da V, nel caso contrario ha la stessa probabilità di essere rivelato da V o W. Ora consideriamo il fotone in arrivo quando SA2 è inserito: esso non può essere rivelato da W a causa dell'interferenza. Se invece lo specchi SA2 non è inserito il fotone per attivare W deve il aver percorso il tratto SA1 -S1. Ma la scelta di mettere o togliere SA2 è stata fatta dopo che il fotone ha attraversato SA1; quindi esso ha già scelto se percorrere “due cammini o uno soltanto”. Tale scelta ha quindi paradossalmente un effetto retroattivo sul comportamento del fotone. Effetto tunnel Supponiamo che una pallina si diriga contro una rampa di altezza h. Classicamente essa potrà superare oltrepassare la rampa solo se la sua energia cinetica all'inizio della rampa è maggiore o uguale a mgh. In caso contrari si fermerà prima della sommità e ricadrà all'indietro. In questo senso la rampa rappresenta una barriera fisica che corrisponde ad una barriera di potenziale ( o di energia potenziale). In MQ , invece la probabilità di superare la barriera in queste condizioni non è nulla.. Per un'opportuna scelta di altezza e ampiezza della barriera un elettrone per esempio può avere un a probabilità pari al 50% di essere rivelato oltre la barriera. Tale effetto si chiama effetto tunnel ed è di fondamentale importanza nella descrizione di alcuni processi nucleari come per esempio la radioattività