Quelli che negano l’evidenza e affermano che è falsa; quelli che sono d’accordo, ma con
dei distinguo; quelli che ne accettano le idee fondamentali ma si dividono in correnti
opposte; quelli che semplicemente ne sono conquistati… Oggi nessuna teoria scientifica
riesce a far discutere, litigare e appassionare come la teoria dell’evoluzione: chiunque si
chieda cosa vuol dire essere “umani” deve confrontarsi con il suo messaggio più
profondo.
In un clima di accese discussioni e polemiche, recentemente approdate dagli Stati Uniti nei
giornali italiani, si celebra il Darwin Day (Milano, Museo Civico di Storia Naturale 9-12
febbraio), l’anniversario della nascita del padre dell’evoluzione. Quest’anno un ospite
davvero di eccezione: Niles Eldredge, paleontologo e scrittore scientifico noto al largo
pubblico per libri tradotti in italiano come: Ripensare Darwin (Einaudi), Le trame
dell’evoluzione (Cortina Editore) e il recentissimo Perché lo facciamo (Einaudi). Soprattutto,
Eldredge è uno dei più grandi protagonisti della costruzione del pensiero evoluzionistico
attorno a un nucleo centrale di idee che si deve a Charles Darwin: tutti gli organismi sono
discesi da un antenato comune; le specie si moltiplicano suddividendosi in specie figlie; la
selezione naturale determina la sopravvivenza e il successo riproduttivo di alcuni
individui agendo sulle variazioni individuali prodotte a ogni generazione successiva; il
mondo vivente è in continua evoluzione.
Professor Eldredge, Charles Darwin ha gettato le fondamenta della teoria
dell’evoluzione. Mentre le altre teorie scientifiche dell’800 sono state
spazzate via dai progressi del 900, le sue idee hanno invece resistito.
Che cose le rende così forti?
Questa domanda coglie nel segno. Mi viene da dire che la ragione è molto semplice: la
teoria dell’evoluzione è in massima parte corretta. Vede, Darwin ci ha detto che la
selezione naturale agisce sulle variazioni che compaiono in una popolazione. Non è
necessario quindi sapere quali sono le cause della variazione
e come funzionano
esattamente i meccanismi dell’eredità genetica. Non c’è allora da meravigliarsi se le idee
centrali della teoria dell’evoluzione siano rimaste immutate nonostante gli enormi
progressi della biologia molecolare del ventesimo secolo.
Darwin naturalmente maturò delle idee sul ruolo della selezione naturale nell’evoluzione
e fece delle scelte riguardo a quali fattori contano di più. Bene, sottovalutò alcuni aspetti…
l’isolamento, la stasi ( stabilità delle specie nelle evidenze fossili) e l’estinzione. Questi
fattori sono lentamente risorti soltanto dopo e finalmente ora sono stati incorporati
nell’edificio. Insomma, solo dopo la teoria si è arricchita di nuove idee e ora non è
esattamente la stessa rispetto a quella presentata nel 1859.
Però su come arricchirla, o per dirla con il titolo di un suo libro, su come
«ripensare Darwin» gli evoluzionisti si sono divisi. Può spiegarci il
motivo del contendere?
Sì, da una parte biologi evoluzionisti come Richard Dawkins e John Maynard Smith
ritengono che la selezione naturale è tutto quanto conta per spiegare l’evoluzione.
Dawkins non fa distinzioni tra popolazioni e specie, ignora l’importanza dell’isolamento
nella speciazione (ha detto che non importa il numero delle specie prodotte
nell’evoluzione) e ha prodotto solo chiacchiere sui problemi che riguardano l’importanza
della stasi nei record fossili.
Il resto degli evoluzionisti crede che questi fattori, e soprattutto l’enorme importanza
dell’ambiente fisico, sono gli ingredienti necessari che specificano il contesto della
selezione naturale, sia quando questa promuove la stabilità, sia quando promuove
l’evoluzione.
E qual’è il futuro di questi dibattiti?
Che vinceremo noi perché abbiamo ragione. L’unico problema sarà convincere i biologi
non familiari con lo studio dei fossili che la storia della vita consiste di estinzioni seguiti da
episodi di evoluzione.
Ma il problema è anche che nella società l’evoluzione ha molti nemici...
Come mai?
Perché è una teoria che ci forza a ripensare sul senso della nostra vita. Il fatto che la nostra
specie sia sorta e si sia evoluta né più e né meno come le altre forme di vita contraddice
quanto la Bibbia racconta sulla creazione. In effetti, la maggior parte dei cristiani non
hanno visto un conflitto perché si può sempre pensare che Dio, pur avendo creato il cielo,
le terra e la vita, abbia le leggi naturali come strumento per l’evoluzione. Io ho letto
recentemente un articolo sull’Osservatore Romano che aveva proprio questa posizione e
me ne sono rallegrato.
Però ci sono anche i sostenitori del Disegno Intelligente, secondo i quali
un meccanismo cieco guidato dal caso non basta a spiegare la
complessità del vivente, che risponde invece a un disegno divino. Come
argomenta contro questa posizione...
Il Disegno Intelligente non fa nessuna predizione su ciò che dovremmo osservare in
natura se esso stesso fosse vero; voglio dire: non è scienza qualunque sia una definizione
razionale di questo termine.
Se non è scienza, è inutile che gli scienziati accettino di dibattere con
loro. Il risultato sarebbe quello di dare loro una patente di scientificità.
Ma
è
anche
vero
che
occorre
mostrare
l’inconsistenza
dei
loro
argomenti. Un bel dilemma, lei cosa consiglia?
Io non dibatterei con loro in università o musei. Come lei suggerisce, questo darebbe loro
una visibilità e una potenziale credibilità che non meritano. Qualche risposta però va data.
Per esempio, nella mia mostra su Darwin all’American Museum of Natural History di
New York si parla di creazionismo e Disegno Intelligente, però per la gran parte si
racconta come Darwin ha sviluppato le sue idee e quali sono le evidenze dell’evoluzione.
Come dice mia moglie, se qualcuno desidera che suo figlio sia un creazionista non deve
portarlo alla mostra.
E cos’altro c’è nella mostra?
Strumenti scientifici, manoscritti, lettere. Tutto quanto apparteneva a Darwin. E molti
fossili.
Una volta durante un’ intervista il cosmologo John Barrow mi suggeriva
che i valori delle costanti fisiche fanno pensare a una causa finale per il
cosmo...
Be’… rispondo che la scienza, per sua natura, non ha niente a che vedere con il
soprannaturale.
Ma forse qualche evoluzionista ha trascurato le relazioni sinergiche tra
mondo fisico e biologico...
Sono d'accordo: molti evoluzionisti hanno dimenticato il mondo fisico nel loro pensiero. E
anche il mondo ecologico, direi.
Senta, l’evoluzione spiega cose come la storia, la cultura o la società?
L’evoluzione è il destino dell’informazione che può essere trasmessa. La cultura (inclusi
oggetti materiali che hanno a che fare con essa, come macchine computers e strumenti
musicali) è una cosa che si trasmette attraverso varie forme di apprendimento piuttosto
che con i geni. Le culture (linguaggi, società tutti queste cose…) restano le stesse e
cambiano. Così… evolvono. Ma le regole dell’evoluzione sono qualcosa di diverso se
guardate in ciascuno dei due domini: biologia e cultura. E’ impossibile semplificare le
regole dell’evoluzione organica per spiegare l’evoluzione culturale. I sistemi culturali sono
almeno un ordine di grandezza più completi dei sistemi biologici
Mi racconta come ha scoperto Darwin?
Mi sono appassionato all’evoluzione nei primi anni dell’università. Certo, all’inizio volevo
diventare un antropologo, ma in realtà pensavo più in termini di paleontologi come Louis
Leakey che di antropologi culturali come Margaret Mead. Mi accorsi solo dopo che ero
tagliato per la paleontologia. A quel tempo non sapevo che l’evoluzione veniva studiata
perlopiù dal punto di vista della genetica. E così ecco spiegato perché per tutta la mia
carriera ho dovuto spendere molte energie per cercare di riconciliare l’evidenza fossile con
la teoria evoluzionistica. Tutti problemi che Darwin ha lasciato da risolvere a me e i miei
amici!
Come scienziato che cosa apprezza di più in Charles Darwin?
Darwin era molto onesto, con se stesso e con gli altri. Era sempre perfettamente
consapevole di quanto osservava, sperimentava, analizzava e pensava... molto di più di
qualunque altra persona abbia mai incontrato. In un certo senso credo che avesse ragione
a dire di essere un “induttivista”: da giovane lasciò che fosse “la natura a venire verso di
lui” e percepì, all’inizio inconsciamente, dei “patterns” nei reperti fossili e nella
distribuzione geografica delle forme viventi appartenenti a una stessa famiglia. Poi
lentamente arrivarono alla superficie della sua mente i patterns che lo condussero all’idea
di evoluzione. Più tardi nella sua vita divenne un esempio di scienziato che usa il metodo
ipotetico-deduttivo.
E come uomo?
Darwin era un uomo gentile, oltre che un eccellente padre di famiglia. Di dolori ne diede
solo a se stesso tenendo segrete per oltre vent’anni le sue idee sull’evoluzione. Molti
esperti concordano nel dire che i dolori garstrointestinali di cui era afflitto erano il riflesso
psicosomatico del fatto che non rivelava il segreto. Nel 1844 scrisse qualcosa come….
credo che disse… che ammettere l’evoluzione era come confessare un omicidio. Suo figlio
Francis molto più tardi confessò che non aveva mai visto il padre godere di un singolo
giorno di salute normale, una cosa che molti di noi sperimentano per la maggior parte del
tempo.
Ci rivela almeno il titolo del libro che sta scrivendo?
Sono all’inizio della scrittura. Il titolo? «Intelligently Designed: Charles Darwin and the
evolution of everyday objects».
Il suo ultimo libro ha come titolo: «Perché lo facciamo?». Una risposta in
breve?
Per piacere. Questo favorisce i legami sociali e ha profonde implicazioni sulla struttura
delle società umane. Nella nostra specie il sesso va «disaccoppiato» dalla riproduzione,
con questo voglio dire che il suo scopo non è solo la produzione della prole.
Si dice che lei sia uno strano collezionista...
Di strumenti musicali in ottone, come trombe, cornetti ecc. Dall’anno 1825 a ora.
Possiede quindi tutti i dati per capire precisamente l’evoluzione di questi
strumenti…
Appunto. Ma anche come le idee su come costruirli si sviluppavano, si diffondevano o
venivano rubate da un costruttore a un altro. E come un gran numero di permutazioni e
combinazioni potevano essere create a piacere. A differenza dell’evoluzione.
Luca Sciortino