Il problema dell’appoggio Probabilmente, l'argomento relativo all'appoggio, è la prima questione di cui avrei voluto parlare; mi sembrava però necessario cercare di spiegare innanzitutto qualcosa circa l'aspetto tecnico-sensoriale del tocco, come elemento fondamentale dell'esperienza pianistica. Se il "tocco" è, come ho più volte affermato, il fine dello studio, l'essenza stessa della tecnica come possibilità dell'espressione artisticomusicale sul pianoforte, l'appoggio è la condizione senza la quale nulla di tutto ciò si può realizzare. Si può lavorare per anni sul lancio del dito, sul rilassamento muscolare, sull'uso del peso, sulla postura corretta; se non si sono capite esattamente e fatte proprie le sensazioni che permettono l'appoggio, si lavora quasi inutilmente, sprecando tempo ed energie preziose. Spesso mi chiedo se e come sia possibile spiegare in che cosa consiste l'appoggio e a volte sono tentato di concludere che si tratti di un'esperienza difficilmente comunicabile; poi però, mi dico che è sempre meglio provare a dire, cercare di far capire sperando che le nostre parole riescano, magari in parte, a comunicare il nostro pensiero e la nostra esperienza. Può succedere che un allievo comprenda immediatamente e riesca quindi ad applicare quanto vai spiegando; altri possono lavorare per tempi anche lunghi senza risultati, a causa di banali equivoci dovuti ad una comunicazione scorretta. Non bisogna però scoraggiarsi; bisogna provare, insistere, capire sempre meglio come aiutare l'allievo a trovare la strada giusta favorendo le sue capacità intuitive. Allora, Provo a spiegarmi. L'appoggio è la condizione che permette ogni altro gesto tecnico, perché ne prepara l'esecuzione stessa. Se l'appoggio non è corretto, il rilassamento muscolare risulterà compromesso; il lancio del dito sarà lento e comunque inefficace; l'estensione negli allargamenti causerà rigidezza e i passaggi veloci e complessi, risulteranno sempre impacciati se non impossibili. Si potrebbe pensare che impostando la corretta postura e il rilassamento muscolare, il resto venga da sé; non è così. A volte persino l'idea sbagliata di rilassamento può compromettere l'acquisizione delle giuste sensazioni dell'appoggio. Abbiamo già visto come il rilassamento muscolare non sia un atteggiamento passivo, ma una condizione di vigile riposo in cui ogni muscolo, ogni parte del corpo che è interessata all'azione del suonare, dev'essere pronta all'azione per assecondare il gesto tecnico che si intende compiere. L'appoggio è realizzato pienamente quando il pianista può sostenere sulla punta delle dita, mano e braccio, senza avvertire nessuna sensazione di sovraccaricamento delle articolazioni delle dita, del polso ecc...; quando si può rimanere fermi su una o più note anche per ore, senza il minimo irrigidimento; quando si può suonare un passaggio veloce senza il minimo sforzo; quando il _piano può essere ottenuto con precisione, senza perdita di contatto con i martelli; quando il _forte diventa solo una questione di tocco e non di forza; quando l'estensione della mano negli allargamenti, può essere eseguita senza irrigidimenti e dando anzi, addirittura una sensazione piacevole. Il pianista deve sentire chiaramente che le sue dita, il braccio e la spalla, ma in definitiva tutto il suo corpo, sono a disposizione del proprio gesto tecnico e che niente ostacola il tocco. Si deve avvertire una sensazione di tranquilla libertà e le punte delle dita percepiranno perfettamente il martello, cioè, il punto e il momento esatto in cui lo stesso impatta la corda, potendo così decidere il tipo di suono desiderato. Come si vede, si torna sempre al problema delle sensazioni. Ripeto ancora una volta che il nostro corpo va educato alla loro percezione che è data dalle diverse situazioni che si determinano. Per i pianisti, proprio le sensazioni che si percepiscono suonando e che sono provocate dai vari atteggiamenti del nostro corpo davanti al pianoforte, devono guidare verso la soluzione dei problemi che complicano il gesto tecnico e possono rendere difficile suonare. Sarà perciò la corretta sensazione percepita dalla punta del dito in armonia con braccio e spalla, a dirci senza il minimo dubbio, che siamo sulla strada giusta, facendoci sentire come suonare possa diventare un gesto naturale e privo di inutile sforzo o disagio. Sulla sensazione in sé, è difficile dire di più; sarebbe come voler spiegare a parole il sapore di un cibo o il piacere di una carezza! Bisogna provare, sperimentare, cercare senza scoraggiarsi. L'insegnante può, attraverso l'esemplificazione del gesto tecnico e il suono che le sue dita riusciranno a tirar fuori dallo strumento, indirizzare l'allievo e condurlo alla padronanza di una soddisfacente tecnica pianistica. Quante volte ascoltando un grande pianista suonare, siamo stati illuminati dal suo suono; a volte il suono può esprimere più di qualsiasi parola o spiegazione. Quando, mettendovi davanti al pianoforte, ne potrete trarre soddisfazione e piacere, sarete certi di percorrere la strada giusta e di poter comunicare anche agli altri, i meravigliosi contenuti e le intense emozioni delle opere musicali che eseguite.