ESTRATTO DA TESI Indagine conoscitiva sulle conoscenze e competenze infermieristiche nell’ambito della contenzione fisica Ugo Angeli Tesi di Diploma Universitario per Infermiere Università degli Studi di Milano sez. IRCCS San Raffaele relatore: I.I.D. Stefano Rolandi correlatore: D.A.I. Dr.ssa Maria Sblattero a.a 1999-2000 La tesi presenta una prima parte, redatta sulla base di un’indagine esclusivamente bibliografica, avente lo scopo di introdurre gli aspetti generali dell’argomento e fornire alcuni dati statistici sulla frequenza e sulle caratteristiche del ricorso alla contenzione fisica in Italia e all’estero. Gli studi pubblicati, riferiti in particolare alle Case di Cure per anziani, riportano una notevole variabilità della pratica contenitiva, sia nel nostro Paese (dal 14,5% al 51%), sia in alcuni Paesi stranieri (ad esempio, negli U.S.A.: tra il 7,4% e il 22%). Nella prima parte della tesi, inoltre, sono esaminati la normativa vigente ed i Codici Deontologici che, in genere, dettano precise norme di comportamento tese a limitare e a condizionare tali pratiche a particolari situazioni. La seconda parte consiste nella presentazione dei risultati di in un’indagine descrittiva, volta a registrare ed analizzare l’opinione sull’argomento da parte di un campione di infermieri, in servizio presso differenti aree operative dell’Istituto Scientifico San Raffaele di Milano (Medicina, Neurologia, Ortopedia, Chirurgia, Neurochirurgia, Pronto Soccorso, Rianimazione Generale, Neurorianimazione, Reparto Solventi). Tramite un questionario anonimo composto da 12 item, è stato così possibile identificare: - la tipologia ed il grado di conoscenza delle norme legislative e dei codici deontologici a riguardo della contenzione fisica; - la tipologia delle conoscenze scientifiche e cliniche circa il ricorso a tali pratiche, comprensive di eventuali linee guida prodotte, validate e pubblicate nelle riviste specializzate; - le competenze ed i comportamenti clinici concretamente messi in atto in caso di contenzione e/o l’eventuale adozione di mezzi o procedimenti alternativi (ad esempio: in quali situazioni vengono impiegati mezzi conteNursing Oggi, numero 3, 2001 nitivi? Viene avvisato il medico? Vengono segnalati nella documentazione?). I questionari consegnati sono stati 271, con rispondenza dell’83% (224 questionari resi). Alcuni risultati, tra quelli ottenuti, risultano particolarmente interessanti. Innanzitutto, solo il 52% ha dichiarato di aver affrontato l’argomento della contenzione durante il proprio percorso formativo. Peraltro, il nuovo Codice deontologico è conosciuto dal 58% degli infermieri intervistati e solo il 22% è a conoscenza del fatto che esso contiene un paragrafo dedicato alla contenzione fisica. L’80% dei rispondenti dichiara di aver applicato, in almeno un caso, la contenzione fisica durante la propria attività lavorativa. I mezzi di contenzione più frequentemente adottati risultano: - le spondine al letto, intere (28%); - le cinture per sedie (22%); - i bracciali ai polsi e alle caviglie (15%); - i corpetti con bretelle (9%). L’applicazione della contenzione sembra avvenire, in particolare, per i pazienti disorientati (31%), per prevenire cadute accidentali (27%) e durante il trasporto in barella (24%). L’83% degli infermieri avvisa sempre il medico in caso di contenzione. Inoltre, tale pratica viene riportata prevalentemente sulla cartella infermieristica (42%) o su altre forme di documentazione dell’assistenza infermieristica, come il diario infermieristico (23%); solo nel 29%, viene registrata in cartella clinica. Il 62% del campione afferma che, comunque, non viene segnalata la durata della contenzione fisica (il 28% afferma il contrario ed il 10% non risponde). Il consenso informato scritto non è previsto (68%), mentre il 21% si affida alla richiesta di un consenso orale. Infine, per l’80% degli intervistati, nella struttura dove 43 Formazione e Ricerca si è svolta l’indagine non è presente una formale linea guida, da adottare in caso di necessità di contenzione. Il 13% afferma di usare i mezzi di contenzione seguendo linee guida acquisite dalla letteratura specializzata. Alla domanda se si riterrebbe opportuno elaborare una linea guida o un protocollo comuni su tale pratica, il 54% si dichiara favorevole, il 30% contrario e il 16% non risponde. Tra i favorevoli, prevalgono motivazioni legate alla necessità di spiegare meglio ai pazienti ed ai familiari tale evento, alla possibilità di garantire con più eff i c a c i a un ricorso alla contenzione solo nei casi appropriati e specificamente codificati. Al contrario, coloro che si sono dichiarati non favorevoli, considerano inutile una linea guida, poiché la contenzione è un evento eccezionale, praticata solo per assoluta necessità ed applicata esclusivamente per la sicurezza del paziente. I parenti, inoltre, non sarebbero in grado di valutare la situazione e la linea guida ‘aumenterebbe la burocrazia’. e-mail: [email protected] 44 Nursing Oggi, numero 3, 2001