LA FIGURA DI BEATRICE NELLA “VITA NOVA “ E NELLA DIVINA COMMEDIA Nella “Vita nova” B. ha la facoltà di rendere nobile l’animo umano;Dante canta, secondo la concezione dell’amore cortese, la dolcezza del suo sguardo, la bellezza del suo volto e la grazia dei suoi gesti. Unico fine dell’amore è per il poeta, cantare le lodi della sua donna, B. è qui stimolo alla introspezione spirituale di Dante, nonché fonte di ispirazione letteraria. Beatrice ci viene presentata con i tratti tipicamente stilnovistici: ella è gentile e onesta, così appare quando saluta qualcuno. (vedi libro di testo pag.190-91-92-92-94) Nella Divina Commedia, B.è sia personaggio reale, sia immagine allegorica: nel primo caso è la donna cantata da Dante come rappresentazione dell’amore cortese; nel secondo caso ella rappresenta la luce della Grazia- la Fede- la Giustizia divina. B. è quindi il simbolo della teologia, ella illumina l’intelletto con la verità. La ragione (rappresentata da Virgilio) può solo raggiungere ad una approssimazione, per potere vedere la Verità, occorre la scienza teologica. Per questo motivo Virgilio sarà sostituito, nel paradiso terrestre da Beatrice. La prima apparizione di B. è nel canto2° dell’Inferno. La cornice è tipicamente stilnovistica, sia nel lessico (beata, bella, soave, piana), sia nell’omaggio che Virgilio le rivolge offrendosi immediatamente di obbedirle. Nel canto si legge che Beatrice è scesa nel limbo dall’Empireo, perché Virgilio andasse in aiuto di Dante smarrito nella selva oscura. Beatrice, spiega, motivandolo, il suo intervento: l’amore della donna guida Dante nel suo percorso spirituale e l’amore di Dio può condurre alla salvezza l’uomo nonostante la sua colpa. E’ interessante notare come sullo sfondo celeste da cui proviene Beatrice, si inserisca il richiamo alla storia personale del poeta narrata nella Vita Nova. Nell’opera giovanile Beatrice è la donna de la salute cioè del saluto inteso come salute spirituale; qui Dante considera l’amore uno strumento di avvicinamento al divino. Questa innovazione poetica è completata nella Commedia dove la donna angelo diventa il simbolo della Teologia (la scienza di Dio ). La Commedia comunica così a tutta l’umanità il cambiamento operato nell’animo di Dante dalla Grazia divina. INFERNO-CANTO 2 :L’INCONTRO TRA VIRGILIO E BEATRICE Virgilio si trovava tra color che son sospesi (nel Limbo) quando venne chiamato da una donna beata e bella, che gli fece provare il desiderio spontaneo di essere comandato, di obbedirle. Virgilio non lo dice subito ma è la figura angelicata di Beatrice, tra i protagonisti assoluti del poema, che fa il suo ingresso, indiretto, in questa cantica. Ella aveva gli occhi più lucenti di una stella e cominciò a rivolgersi a lui soave e piana con angelica voce: (parafrasi) "Oh anima cortese (gentile, onesta) mantovana, la cui fama ancora è viva nel mondo e durerà finché lontana (dura) il mondo (captatio benevolentiae), il mio amico (Dante), è impedito nel cammino nella diserta piaggia (la selva), tanto che è già tornato indietro per paura, e temo che si sia già smarrito se mi sono alzata a soccorrerlo troppo tardi, dopo che ho udito quello che mi hanno detto di lui in cielo... Ora vai, e con la tua bella arte retorica (la parola ornata) e con ciò che serva a farlo salvare (campare) aiutalo, così che io abbia consolazione. Chi ti fa andare sono io, Beatrice, e vengo dal luogo dove voglio tornare, da dove mi mosse l'amore (termine volutamente ambiguo: amore per Dante? o spirito di carità generico? o Dio stesso?) che mi fa parlare; quando tornerò davanti al mio Signore con lui mi loderò spesso di te." Virgilio risponde entusiasta a quella che chiama "donna di sola virtù", per la cui virtù la specie umana oltrepassa fino al cielo con il cerchio minore (quello della Luna, a voler significare che la gente supera le cose terrene), dicendole che è così felice del suo ordine che non vede l'ora di ubbidire, basta che lei gli dica il suo desiderio (talento); chiede anche quale sia la ragione per la quale ella non ha temuto di scendere al centro dell'universo, dove presto lei vuole tornare (la Terra era il centro dell'universo nel sistema tolemaico e per i padri della Chiesa al centro della terra si estendeva l'Inferno che era il punto più lontano da Dio).Beatrice allora risponde brevemente che non teme l'Inferno, perché non è cosa che per lei faccia male, quale creatura divina, non avendo effetto su di lei le fiamme di quello 'ncendio. C'è una Donna in paradiso (probabilmente la Madonna) che si dispiace per l'impedimento dove lei sta mandando Virgilio e che con la sua misericordia spezza il severo giudizio divino; questa chiese a Lucia di proteggere quel suo fedele . Allora Lucia andò da Beatrice, seduta accanto a Rachele e le parlò (si noti come le parole di Lucia sono riportate da Beatrice attraverso il racconto di Virgilio, attraverso la narrazione di Dante): (parafrasi) "Beatrice, lode vera di Dio, perché non soccorri colui che t'amò tanto e che per te uscì de la volgare schiera? (di nuovo il tema dell'amore spirituale che innalza gli uomini) Non senti il dolore del suo pianto, non vedi come egli combatte la morte sul fiume dove il mare non prevale? (metafora forse dei gorghi dell'esistenza)". l'aiuta sì ch'i' ne sia consolata. Io era tra color che son sospesi, e donna mi chiamò beata e bella, tal che di comandare io la richiesi. Lucevan li occhi suoi più che la stella; e cominciommi a dir soave e piana, con angelica voce, in sua favella: "O anima cortese mantoana, di cui la fama ancor nel mondo dura, e durerà quanto 'l mondo lontana, l'amico mio, e non de la ventura, ne la diserta piaggia è impedito sì nel cammin, che vòlt' è per paura; I' son Beatrice che ti faccio andare; vegno del loco ove tornar disio; amor mi mosse, che mi fa parlare. Quando sarò dinanzi al segnor mio, di te mi loderò sovente a lui". Tacette allora, e poi comincia' io: "O donna di virtù sola per cui l'umana spezie eccede ogne contento di quel ciel c'ha minor li cerchi sui, tanto m'aggrada il tuo comandamento, che l'ubidir, se già fosse, m'è tardi; più non t'è uo' ch'aprirmi il tuo talento. e temo che non sia già sì smarrito, ch'io mi sia tardi al soccorso levata, per quel ch'i' ho di lui nel cielo udito. Ma dimmi la cagion che non ti guardi de lo scender qua giuso in questo centro de l'ampio loco ove tornar tu ardi". Or movi, e con la tua parola ornata e con ciò c'ha mestieri al suo campare, "Da che tu vuo' saver cotanto a dentro, dirotti brievemente", mi rispuose, "perch' i' non temo di venir qua entro. Temer si dee di sole quelle cose c'hanno potenza di fare altrui male; de l'altre no, ché non son paurose. I' son fatta da Dio, sua mercé, tale, che la vostra miseria non mi tange, né fiamma d'esto 'ncendio non m'assale. BEATRICE Personaggio reale Donna cantata da Dante come rappresentazione dell’amore cortese Immagine allegorica La luce della Grazia – La fede - La giustizia divina CANTO XXX : L’INCONTRO CON BEATRICE “ Guardaci ben! Ben son, ben son Beatrice”( v.73) Beatrice incontra Dante in un punto strategico del poema. Gli appare in trionfo nel paradiso terrestre all’interno di una grandiosa scenografia in cui si presenta come allegoria di Cristo. E’ un momento molto drammatico per Dante che si sente mancare e si rivolge a Virgilio per cercare soccorso ma “il dolcissimo patre” è scomparso all’improvviso: la ragione ha svolto le sue funzioni e lascia ora il posto alla teologia. Quando Dante si accorge della scomparsa del suo maestro, scoppia in pianto, ma Beatrice lo esorta a serbare le lacrime per un dolore più grande e si rivolge al poeta con parole tanto severe che anche gli angeli rimangono turbati. L’asprezza delle sue parole diventa il rimbotto di una madre al figlio disubbidiente: “Così la madre al figlio par superba”(v.79) Il rimprovero di Beatrice è vigoroso, perché ella vuole indurre Dante a confessarsi e a pentirsi delle sue colpe, ma ha anche il tono appassionante dell’amante tradita “questi si tolse a me, e diessi altrui” (v.126),della madre sollecita, dell’amante che vigila sulla sorte dell’amato e ribadisce la sua missione di salvezza. La concezione della donna si è evoluta : non più semplice stimolo di un processo di nobilitazione interiore, ma l’amore di e per Beatrice, provoca la crescita e il potenziamento delle facoltà umane di Dante e ne sostiene l’innalzamento nei cieli fino a Dio. Beatrice non è più solo oggetto silenzioso di contemplazione ( come era nella Vita nova) ma figura attiva, pronta a guidare Dante con severità e sicurezza verso il cielo. Colei che, dell’opera giovanile, ne era stata l’ispiratrice, diviene ora, pur mantenendo i propri tratti reali, soggetto attivo della rappresentazione di una verità trascendente. La storia d’amore che nella Vita Nova ( pur nei suoi significati allegorici) era terrena ed individuale, ora vuole proporsi come esemplare, per divenire universale. Dante e Beatrice pur mantenendo i loro tratti di creature reali, diventano dei simboli di una realtà che li trascende. Ed è indicativo il momento dell’incontro: la tensione non cede mai all’effusione sentimentale e il momento di maggiore emotività per Dante, si ribalta immediatamente nel rimprovero dell’amata. Tutto esula dalla soggettività. PARADISO Beatrice ha un ruolo decisivo nel Paradiso, dove guida Dante alla scoperta della verità rivelata. E’ lei che spiega a Dante l’ordine provvidenziale dell’universo e scioglie i suoi dubbi. Questa funzione dottrinale attribuita alla donna e le caratteristiche espressive della terza cantica, dove tutto è soggetto a una luminosa smaterializzazione, attenuano , ma non eliminano l’intensità del rapporto umano che lega Dante a Beatrice. Solo nell’Empireo la bellezza di Beatrice diventa veramente ineffabile e Dante riconosce di essere giunto al limite estremo delle proprie capacità creative. Al termine del viaggio, alle soglie della visione divina, Dante ricapitola il ruolo svolto dall’amata nel suo cammino da “servo” a uomo “libero” dal peccato e così si esprime in un commosso ringraziamento finale da un ultimo, amoroso sguardo di Beatrice: “ Tu m’hai di servo tratto a libertate Per tutte quelle vie, per tutt’i modi Che di ciò fare avei la potestate. La tua magnificenza in me custodi, sì che l’anima mia, che fatt’hai sana, piacente a te dal corpo si disnodi”. Così orai;e quella, sì lontana Come parea, sorrise e riguardommi, poi si tornò all’etterna fontana. ( Par.XXXI, vv.85-93) BEATRICE VITA NOVA COMMEDIA 1. PROCESSO DI NOBILITAZIONE 1. CRESCITA E POTENZIAMENTO DELLE INTERIORE FACOLTA’ UMANE 2. OGGETTO SILENZIOSO DI 2. FIGURA ATTIVA CHE GUIDA DANTE CONTEMPLAZIONE 3. ISPIRATRICE DELL’OPERA CON SEVERITA’, E COMPASSIONE 3. RAPPRESENTAZIONE DI UNA VERITA’ TRASCENDENTE BIBLIOGRAFIA: “La scrittura e l’interpretazione”- Luperini-Cataldi- Marchiani-Marchese- Palumbo editori “ A riveder le stelle” – B. Penebianco “La Divina commedia” a cura di Umberto Bosco