6 febbraio 2016 Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano Incontro per gli insegnanti: DIRE, FARE, EDUCARE, insieme si può! DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO e ADHD Il dottore Emilio Fornaro fa un’introduzione sulle caratteristiche e sull’evoluzione degli alunni DSA, spostando più che altro l’attenzione sul fatto che il numero dei DSA è aumentato, ma che non tutto deve essere classificato come DSA (ad esempio: disturbi del linguaggio; disturbi dello spettro del’autismo; disturbi del deficit di attenzione-iperattività; disturbi del movimento…). Per individuare un alunno DSA bisognerà osservarlo soprattutto in ambito scolastico e i due criteri cruciali sono: La correttezza La velocità Entrambi si verificano nell’ambito della lettura e della scrittura (è necessario a questo scopo l’utilizzo dei test cronometrici) L’alunno ADHD invece mostrerà la sua condizione in più contesti (non solo a scuola, ma anche a casa quindi). Fondamentale è comunque l’osservazione da parte degli insegnanti. È un disturbo che rende l’alunno incontenibile dal punto di vista educativo ed è caratterizzato da: Disattenzione Iperattività 1 Bisogna fare particolare attenzione a non confondere un bambino ADHD con un bambino vivace (imprescindibile è così un giusto equilibrio nell’osservazione tra il non eccedere e il non minimizzare), diventa quindi fondamentale il buon senso dell’insegnante. I sintomi devono essere MOLTO GRAVI (vale a dire: devono bloccare il livello di sviluppo dell’alunno). Lo sviluppo naturale dato dall’età può giocare a favore del bambino, ma a volte necessitano comunque di un buon programma in tal senso da parte degli adulti. Il prof. Luigi d’Alonzo ha illustrato la DIDATTICA DELL’INCLUSIONE (l’Italia ha un record positivo in questa direzione che ci invidiano gli altri paesi europei: dagli anni ’70 sono state aperte le porte della scuola ad alunni con difficoltà). La didattica inclusiva ha bisogno di una forte unità di intenti da parte degli insegnati di tutte le classi per questo diviene fondamentale il ruolo del dirigente scolastico. Primo elemento da mettere in atto è la CORDIALITÀ! Per l’inclusione sono fondamentali queste tappe: Presenza efficace (l’insegnante deve capire tutto ciò che accade in classe ed avere anche “occhi dietro la testa”) Controllo prossimale (girare in mezzo ai banchi) Effetti onda (le parole dell’insegnante hanno un grosso impatto sulla classe) Comunicazione chiave Dominanza (da parte dell’insegnante sulla classe) Linguaggio non verbale (contatto oculare) Voce (modulazione con pause) Slancio (coinvolgimento della classe) Più attività contemporaneamente Diversificare la lezione Ambiente dell’aula (deve essere accogliente) Strumenti di didattica flessibili 2 La prof.ssa Stampini elenca la normativa sull’inclusione. La dott.ssa Cento illustra la GESTIONE DELL’ alunno ADHD IN CLASSE (secondo me la parte più illuminante e significativa della giornata) Il bambino ADHD fa molta fatica ad apprendere perché è come se avesse una sorta di motorino sempre acceso dentro di sé. Per l’alunno ADHD sono importanti: Routine (gli da stabilità) Feed back immediato (sia per il riconoscimento dell’errore, sia per il riconoscimento del miglioramento) L’alunno ADHD vivrà continue umiliazioni in quanto per lui è difficile non arrendersi, tanto è vero che il numero in percentuale del loro abbandono scolastico è altissimo (ce ne sono pochi oltre la scuola dell’obbligo proprio per questo motivo, non perché non presentano più il disturbo, ma perché si ritirano). Di solito i bambini ADHD sono molto belli e molto simpatici, ma dopo un po’ di tempo vengono allontanati dal resto della classe e dai genitori degli altri alunni perché disturbano. Secondo la dott.ssa Cento bisogna far notare agli altri che è un bambino “diverso” (questa mi sembra una strategia molto delicata e da intraprendere con molta cura e attenzione). Sul bambino ADHD bisogna sapere che: Spesso soffre di disturbo d’ansia Il cambio repentino di programma gli provoca una reazione di irritabilità Non ha attenzione sostenuta (una lezione deve essere suddivisa in due tempi, in cui preliminarmente bisogna specificare cosa deve fare) 3 Deve riuscire a prevedere le conseguenze, anche nei contatti fisici con i compagni (cosa che gli risulta difficilissima in quanto non riesce a prevedere le situazioni di pericolo) Le regole devono essere esposte SEMPRE in POSITIVO Bisognerebbe fare un CARTELLONE di regole di comportamento da appendere alle spalle degli alunni (ad esempio 5 regole di cui in realtà 3 specifiche per l’alunno ADHD e 2 generali per la classe) Contatto a punti (gratificazione immediata dà la possibilità che il comportamento positivo venga reiterato) Gratificazione sistematica Non è abile a fare una stima sui tempi (usare timer o orologio durante le verifiche, dando un tempo prestabilito per ogni quesito, diversamente dal bambino DSA che invece ha bisogno di tempi lunghi) Verifiche più difficili per lui sono di GRAMMATICA e di MATEMATICA (troppe informazioni da rielaborare: la somministrazione deve essere “quesito dopo quesito”, fornendoglielo in più parti perché non possiede un’attenzione distributiva e selettiva) LEZIONE TIPO per alunno ADHD: Tono della voce modulato (alternanza tempo/pausa) Rendere affascinante la lezione, anche con un video Contatto oculare Posto davanti, ma non attaccato alla cattedra, né di lato (a un metro e mezzo dalla cattedra e non oltre la seconda fila) Comunicazione non verbale Fondamentale il compagno vicino che avrà la funzione di TUTORING (per il comportamento e per quando rimane indietro in quanto non può copiare dalla lavagna) Fargli ripetere la consegna (importante che la comprenda) Controllare che abbia scritto correttamente e in maniera completa i compiti sul diario (man mano verrà allontanato dai compagni e dai genitori dei compagni perché continuerà a disturbare per i compiti) Vicino all’orario scolastico fare disegnare il materiale per ogni lezione (perde sempre il materiale) 4 Inutilità delle note (con questa strategia l’insegnante autodenuncia la sua incapacità a tenerlo e a lui servono a poco) Sinergia scuola-famiglia La prof.ssa Rosy Montani spiega la DIDATTICA E LE STRATEGIE PER LA LINGUA ITALIANA PER GLI ALUNNI DSA L’alunno DSA è un soggetto variabile, non ha una problematica specifica come ad esempio l’alunno ipovedente. La nostra è una lingua trasparente (leggiamo esattamente quello che scriviamo), le maggiori difficoltà le incontrerà con le lingue ANGLOFONE (in quanto non si scrive come si legge) Prima cosa da fare nel caso ci sia un dubbio su una possibilità di diagnosi DSA è andare dal neuropsichiatra, non perché confermi, ma per escludere altre patologie più gravi. Il bambino DSA preferisce che l’insegnate pensi che non abbia studiato piuttosto che abbia un problema. Se si hanno dubbi bisogna notare che: Non ha automatismo nella lettura (leggerà in sillabe anche da adulto) Scrive molto piccolo Scrittura leggibile ma con lettere a pezzi Errori di ortografia (farà da solo statistica dell’errore per capire come sbagliare meno ad esempio nell’uso dell’H) Non si può rimediare all’errore (ogni volta scrive come se fosse la prima volta) Può essere accompagnati dal disturbo del linguaggio e dal disturbo della manualità fine (ma da soli questi disturbi non indicano una diagnosi DSA) NON ESISTE UNA DIDATTICA GENERALE PER DSA, ma bisogna agire e programmare in base alla diagnosi che diventa fondamentale per l’insegnante. 5 Roberta Dicandia 6