I PRINCIPALI PROBLEMI COMPORTAMENTALI DEL CANE

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Dr.ssa Sara Faggin
Medico Veterinario Comportamentalista
n.iscr. OMV:VI 456
cell.3498386789 – [email protected] - www.sarafaggin.it
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I PRINCIPALI PROBLEMI COMPORTAMENTALI DEL CANE
L’AGGRESSIVITA’
Il comportamento aggressivo è forse il più frequente problema comportamentale che si
riscontra nella pratica clinica. Negli
animali,
il
comportamento
aggressivo
rientra
nell’insieme delle strategie utili ai fini della sopravvivenza, tuttavia le manifestazioni
aggressive che sfociano in uno scontro fisico sono poco frequenti perché molto rischiose.
In natura, infatti, lottare con il rischio di essere feriti
non è considerata una strategia
vincente poiché qualsiasi ferita o trauma possono portare ad una grave invalidità, se non
addirittura alla morte.
Gli Scontri fisici vengono utilizzati solo se la risorsa da difendere è estremamente
importante ai fini della sopravvivenza. Nella maggior parte delle specie animali la risoluzione
dei conflitti è solitamente basata sull’utilizzo di rituali comunicativi: attraverso le posture del
corpo, la mimica facciale e i movimenti nello spazio, gli animali comunicano le loro intenzioni e il
loro stato emotivo senza dover ricorrere ad alcun contatto fisico.
I comportamenti aggressivi del cane in ambito domestico, sono un problema purtroppo
molto diffuso e il morso, in gran parte dei casi, rappresenta l’ultimo dei comportamenti
aggressivi esibiti dal cane. L’aggressione che si conclude con il morso, infatti, nella maggior
parte dei casi si manifesta quando tutte le altre forme comunicative, messe in atto dal cane
per allontanare o evitare le situazioni minacciose o stressanti, hanno fallito. Nella
maggioranza dei casi, infatti, il cane prima di passare al morso, mostra alcuni
comportamenti che indicano “all’avversario” o “alla minaccia” le proprie intenzioni:
allontanarsi, girare la testa dall’altra parte, accovacciarsi tirare indietro le orecchie,
alzare il pelo, mostrare i denti, ringhiare, sbattere i denti sono tutti segnali che
indicano la volontà del cane di allontanare lo stimolo minaccioso e di evitare lo scontro.
L’incomprensione di tali segnali da parte dell’uomo può portare ad un aumento del livello delle
manifestazioni aggressive da parte cane nel tentativo di farsi capire, fino ad arrivare in alcuni
casi al morso.
Quando si parla di cane che manifesta un comportamento aggressivo, non si intende quindi
solo il cane che ha morso, ma anche il cane che ha minacciato di mordere
mostrando o
battendo i denti o ringhiando. In presenza di un cane aggressivo, prima di procedere alla
valutazione del problema comportamentale, è molto importante sia effettuata da parte del
veterinario curante un’attenta visita clinica per escludere la presenza di patologie
organiche o stati dolorifici che possono essere alla base o contribuire alla comparsa o al
peggioramento dei comportamenti aggressivi. Esistono molti modelli di classificazione
dell’aggressività a seconda che sia considerato il target dell’aggressione ( persona conosciuta,
persona estranea, animale, cibo ecc.) o la motivazione che scatena il comportamento
aggressivo( possesso, paura, dolore, irritazione, predazione ecc.) o ancora in base all’emotività
associata all’aggressione.
AGGRESSIVITA’ VERSO I PROPRIETARI PER LA GESTIONE DI UNA RISORSA
Questo tipo di aggressività si manifesta all’interno di quello che viene oggi definito
DISTURBO COMPETITIVO DI RELAZIONE.
Le aggressioni generalmente si manifestano quando il cane percepisce di essere sfidato dal
proprietario per il controllo di una risorsa o di uno spazio ( es. quando viene spostato dal
divano, durante il pasto, quando viene scavalcato, quando viene contenuto ecc.). Secondo J.
Dehasse, i contesti che possono scatenare una competizione e di conseguenza una
aggressione sono: accesso al cibo, controllo di uno spazio, controllo di un partner sociale,
controllo del partner sessuale, gestione dei neonati (per le cagne).
Il cane è un animale altamente sociale e ha bisogno di vivere in gruppo; affinché la vita di
gruppo possa essere vissuta in maniera armoniosa e senza eccessivi scontri, essa necessita di
alcune regole e della comprensione da parte dei membri del proprio ruolo e posizione sociale.
La relazione gerarchica all’intero di un gruppo di cani, così come tra uomo e cane, non è
necessariamente statica ( dominante-sottomesso), ma varia in relazione al contesto e
alle situazioni e si basa principalmente sulla deferenza.
Per creare con il proprio cane un rapporto armonioso e piacevole è necessario che il
proprietario assuma la guida della relazione, ma non, come spesso si ritiene, in maniera
autoritaria e soffocante.
Il proprietario nella relazione col proprio cane si dovrebbe porre come guida e punto di
riferimento, fonte di sicurezza, incoraggiamento ed educazione più che come “comante”.
Come un genitore guida il figlio nella crescita e lo aiuta a sviluppare una corretta e
appagante relazione col mondo esterno, così anche il proprietario dovrebbe guidare il
proprio cane. Guidare il cane significa: dare delle regole semplici e coerenti, chiedere il
rispetto senza però l’utilizzo di punizioni, insegnare i comportamenti giusti. Essere guida
significa anche essere presenti nel momento del bisogno, giocare, amare e soprattutto
rispettare. Quando non si riesce a diventare la guida del proprio cane e non si riesce a
stabilire un rapporto coerente, il cane è portato ad acquisire un ruolo di maggior controllo
sulla relazione. In alcuni casi il cane può acquisire una posizione gerarchica molto elevata tale
da renderlo capace di controllare e gestire totalmente il proprietario che, impaurito dalle
minacce, ne asseconda le richieste.
Nella maggior parte dei casi, in realtà, il cane non riesce a comprendere chiaramente la
sua posizione gerarchica e per ottenere maggiori informazioni sul suo ruolo all’intero della
famiglia, sfida i familiari per il controllo di alcune risorse ( luoghi di riposo, cibo,
contatti ecc.). Molte volte i proprietari rispondono a queste sfide in modo aggressivo e
autoritario; così facendo essi non solo incrementano il livello aggressivo degli scontri, ma
aumentano anche la percezione del cane di essere sfidato e di conseguenza di dover
entrare in competizione.
E’ importante inoltre ricordare che alla base di questa forma di aggressività è molto
spesso presente anche uno stato ansioso.
L’aggressività relativa allo stato sociale si manifesta maggiormente nel cane maschio e
raggiunge il suo apice alla maturità sociale, che nella maggior parte dei cani si raggiunge tra i
12 e 24 mesi.
Il trattamento di questa forma di aggressività prevede la riorganizzazione del rapporto cane
– proprietario/ famiglia, cioè da rapporto basato sulla competizione e sfida a rapporto basato
sulla cooperazione, rispetto e fiducia, l’evitamento delle situazioni
a rischio e la
desensibilizzazione alle situazioni che scatenano i comportamenti aggressivi. A seconda dei
casi può essere prescritta anche una terapia farmacologica di supporto alla terapia
comportamentale.
AGGRESSIVITA’ PER PAURA
Questa forma di aggressività di solito si manifesta verso le persone o verso cani sconosciuti.
Quando il cane ha paura ha tre possibilità di reazione: inibirsi, fuggire, aggredire.
Quando il cane è spaventato e inibito assume una posizione raccolta e rigida con la coda
tra le gambe, le orecchie basse, lo sguardo deviato e si immobilizza; quando invece
preferisce scegliere la fuga, il cane si prepara ad allontanarsi mantenendo una postura
bassa e seguendo con lo sguardo il “pericolo”.
Diversamente, un cane con aggressività da paura assume una posizione raccolta,
appiattisce le orecchie sulla testa, drizza il pelo, mantiene lo sguardo fisso, mostra i
denti e ringhia indietreggiando e spesso abbaia; in questa situazione il cane si prepara a
mordere qualora gli venisse impedita la fuga. Il morso viene inflitto con molta forza e
senza controllo poiché è governato da uno stato di estrema paura e angoscia.
Quando gli episodi di paura intensa, senza via di fuga, si ripetono frequentemente, il cane
impara in poco tempo che mordere è molto più efficace per allontanare lo stimolo che lo
spaventa e non tarda a mettere in pratica questo insegnamento; ne risulta pertanto una
situazione pericolosa dove il cane attacca e morde non appena si sente minacciato, senza dare
all’interlocutore la possibilità di comprendere i segnali premonitori.
Il trattamento di questa forma di aggressività prevede l’evitamento delle situazioni a rischio
e la desensibilizzazione graduale alle situazioni che scatenano
la paura. L’aumento della
consapevolezza e del rispetto da parte dei proprietari della comunicazione canina e della
psicologia del proprio cane e la riorganizzazione del rapporto cane – proprietario, sono
elementi fondamentali nel percorso terapeutico.
A seconda dei casi può essere intrapresa una farmacoterapia di supporto alla terapia
comportamentale.
AGGRESSIVITA’ INTRASPECIFICA ( tra cani)
Aggressività tra cani familiari. Questa forma di aggressività si manifesta tra cani che vivono
nello stesso nucleo familiare. Nella maggior parte dei casi i cani sono dello stesso sesso e i
comportamenti aggressivi si intensificano al raggiungimento dalla maturità sociale ( 12 24 mesi). Le motivazioni che normalmente sono alla base degli scontri tra cani familiari
sono: la competizione per una risorsa importante o insufficiente a soddisfare entrambi i
contendenti e la gestione della gerarchia.
I principali fattori che scatenano le lotte tra cani familiari
sono: la presenza del
proprietario e le sue attenzioni, il possesso di oggetti di alto valore come giochi o ossa,
le situazioni ad elevata valenza sociale come il pasto, le uscite, le coccole, il controllo
degli spazi e le situazioni eccitanti.
L’aumento di frequenza e di gravità degli scontri sono generalmente riconducibili all’instabilità
gerarchica e all’impossibilità di stabilizzare i rispettivi ruoli.
Le situazioni che più frequentemente portano ad un’instabilità gerarchica sono: il
raggiungimento della maturità sessuale e successivamente sociale di uno dei cani,
l’invecchiamento o la malattia
del cane
che aveva uno stato gerarchico superiore,
l’interruzione sistematica degli scontri da parte del proprietario, il mancato rispetto da
parte del proprietario dell’ordine gerarchico stabilito dai cani.
Il trattamento di questa forma di aggressività prevede: a) la riorganizzazione del rapporto
cani – proprietario/ famiglia, il proprietario cioè dovrà acquisire il ruolo di guida nei confronti
di tutti i cani e ricevere rispetto da tutti, b) l’evitamento delle situazioni scatenanti, per
esempio aumentando o eliminando le risorse per le quali i cani si scontrano, come ossa o giochi
o ad esempio separando i cani durante il pasto se la causa scatenante è il cibo ecc., c) il
rispetto della gerarchia tra i cani. A seconda dei casi può essere intrapresa una
farmacoterapia di supporto alla terapia comportamentale.
Infine, è importante ricordare che in caso di lotta tra cani mettersi fisicamente in
mezzo, nel tentativo di separarli, è una delle situazioni che più frequentemente porta al
ferimento da morsicatura; l’utilizzo di un richiamo o di una distrazione (rumore forte,
spruzzo d’acqua etc. ) è una scelta più sicura.
Aggressività tra cani sconosciuti: anche in questo caso gli episodi di aggressività si verificano
soprattutto tra animali dello stesso sesso, molto frequentemente tra maschi, e si
intensificano a partire dal raggiungimento della maturità sociale (12- 24 mesi).
Le motivazioni che spingono il cane ad attaccare cani sconosciuti sono differenti: a)
scarsa socializzazione, b) paura, c) territorialità, d) rinforzo del comportamento stesso
da parte del proprietario, anche se involontariamente, o da parte dell’aggredito che con
la sua fuga può rinforzare il comportamento aggressivo, e) la percezione da parte del
cane, generalmente anormale e fuori contesto, di essere minacciato o sfidato dagli altri
cani. f) Molti cani, soprattutto maschi, invece sembra sentano quasi la necessità di
affrontare sistematicamente gli altri cani per stabilire la propria posizione gerarchica.
Un accurata raccolta anamnestica e l’osservazione diretta del comportamento sono
fondamentali per comprenderne la causa e formulare un percorso terapeutico.
Molto spesso le aggressioni sono più frequenti ed intense quando i
cani sono tenuti al
guinzaglio, talvolta gli scontri si verificano unicamente in questa situazione. Le motivazioni di
ciò sono riconducibili alla reazione anticipata di tensione e paura del proprietario alla vista
dell’altro altro cane e al pensiero dell’imminente aggressione e alle punizioni come strattoni al
guinzaglio, sgridate, utilizzo di strumenti di contenzione sbagliati come il collare a strozzo
o altre punizioni fisiche messe in atto dal proprietario per dissuadere il proprio cane
dall’aggredire, Queste reazioni da parte del proprietario sono spesso la causa del perdurare e
del peggiorare della situazione.
Il trattamento di questa forma di aggressività deve tener conto della motivazione che porta il
cane ad aggredire cani sconosciuti. In generale l’aumento della consapevolezza e del rispetto
da parte dei proprietari della comunicazione canina e della psicologia del proprio cane, il
miglioramento della condotta a guinzaglio, delle traiettorie e dei comportamenti da tenere in
caso di incontro con altri cani ed infine la riorganizzazione del rapporto cane – proprietario
sono elementi fondamentali nel percorso terapeutico.
AGGRESSIVITA’ TERRITORIALE
La difesa del territorio è parte integrante del repertorio comportamentale degli animali
sociali e perciò anche del cane; quando però la difesa del territorio si manifesta in modo
inappropriato, è cioè in maniera esacerbata e fuori dal contesto, si può parlare di
aggressività territoriale.
Le manifestazioni aggressive verso i visitatori, nonostante il proprietario chieda al cane di
fermarsi, l’impossibilità dei visitatori di entrare in casa, per l’eccessiva aggressività ed
imponenza del cane, o la difesa da parte del cane di luoghi inappropriati,
come lo spazio
attorno a sé, il luogo di riposo, la macchina ecc., sono tutti comportamenti anormali presenti
nell’aggressività territoriale. Generalmente il cane che presenta solo aggressività territoriale
non è aggressivo al di fuori del proprio territorio; in alcuni casi, però, un cane estremamente
territoriale, anche solo dopo una breve permanenza in un nuovo spazio, può rivendicarne il
controllo. Alla base di alcune forme di aggressività territoriale può essere presente uno
stato fobico, dovuto ad una scarsa socializzazione verso le persone, in altri casi, invece,
la difesa del territorio può essere fatta dal cane che ritiene di aver acquisito un ruolo
attivo e di comando all’interno del gruppo, in altri casi ancora alla base dell’aggressività
territoriale può essere presente uno stato ansioso. In tutti questi casi i comportamenti
aggressivi possono manifestarsi anche in altri contesti che devono essere attentamente
valutati ai fini diagnostici e di trattamento.
Il trattamento di questa forma di aggressività prevede la riorganizzazione del rapporto cane
– proprietario, l’aumento della consapevolezza e del rispetto da parte dei proprietari della
comunicazione canina e della psicologia del proprio cane, il trattamento dello stato patologico
che può essere alla base delle manifestazioni aggressive ed eventualmente un programma di
desensibilizzazione
e controcondizionamento al passaggio e all’entrata di visitatori nel
territorio. A seconda dei casi può essere intrapresa una farmacoterapia di supporto alla
terapia comportamentale.
AGGRESSIVITA’ MATERNA
Questa forma di aggressività si manifesta nella cagna dopo il parto per la difesa dei
cuccioli e del nido. Le minacce, rappresentate da ringhi, brontolii ed esposizione dei denti,
possono essere dirette verso qualsiasi persona o animale che tenti di avvicinarsi al nido. L’
aggressività materna è solitamente una forma transitoria ed è legata alla presenza dei
cuccioli nel nido o al parto imminente.
In alcuni casi, però, questo tipo di aggressività si può manifestare anche durante la
pseudogravidanza: la cagna in questo caso può mostrare comportamenti aggressivi per la
difesa di oggetti o pupazzi che considera come propri cuccioli.
Vista la transitorietà di questa forma di aggressività, il trattamento consiste nell’evitare le
situazioni scatenanti rappresentate dall’avvicinamento di persone o animali al nido e ai cuccioli
in presenza della madre. Vista l’importanza di manipolare e abituare i cuccioli al contatto
con l’uomo è consigliabile far allontanare la madre dalla cucciolata e premiarla prima di
avvicinarsi dalla cucciola.
AGGRESSIVITA’ DA IRRITAZIONE
Questa forma di aggressività si può manifestare nelle seguenti situazioni: dolore , privazione
(fame e sete), frustrazione, persistenza di un contatto fisico nonostante i segnali di arresto.
Aggressività nel caso di frustrazione. Le situazioni che possono causare frustrazione nel
cane sono diverse e variano a seconda dalla personalità del soggetto, del suo vissuto e del tipo
di rapporto che ha instaurato con la propria famiglia e l’ambiente di vita. Il cane può provare
frustrazione nel caso in cui, per esempio, riceva una punizione per un comportamento che in
precedenza era premiato, oppure nel caso riceva una punizione nonostante l’emissione di chiari
segnali di sottomissione ( posizione accucciata, coda tra le gambe, orecchie indietro, testa
bassa, posizione distesa su un fianco o sul dorso). Il cane può provare frustrazione anche nel
caso in cui gli sia negato l’acceso ad una risorsa ( cibo, gioco).
Aggressività nel caso di una persistenza del contatto fisico. In questo caso il cane
manifesta un comportamento aggressivo per interrompere il contatto fisico; la situazione più
classica è rappresentata dalle coccole o dalla toelettatura. Il morso, che spesso è
controllato, è solitamente preceduto da un ringhio, anche se nelle forme avanzate esso
può non essere presente.
Aggressività da dolore. Il comportamento aggressivo si può manifestare quando il cane
prova dolore o quando, per esperienze passate, ritiene che si presenterà una sensazione
dolorosa.
Il dolore può essere acuto, per esempio per una frattura, una ferita, un’otite acuta ecc.
oppure cronico, in caso di artrosi, displasia dell’anca o del gomito, per problema alla colonna
vertebrale ecc..
Se nel caso di un incidente, è abbastanza intuibile e prevedibile che un cane spaventato e
dolorante possa reagire ringhiando o mordendo, lo è meno in caso di dolore cronico. Non
sempre infatti i proprietari o coloro che si relazionano con il cane, molto spesso bambini, sono
a conoscenza di tale condizione e inavvertitamente possono causare dolore al cane.
In una condizione di sofferenza cronica, inoltre, il cane è particolarmente irritabile ed
insofferente e tale condizione può esacerbare, di fatto, alcune forme di aggressività.
Terapie mediche volte alla cura della causa scatenante la sensazione dolorifica e terapie
del dolore sono fondamentali per il trattamento di questa aggressività.
AGGRESSIVITA’ RIDIRETTA
Questa forma di aggressività si può manifestare quando il cane viene interrotto,
trattenuto,
sgridato o punito mentre manifesta comportamenti aggressivi. Non potendo
aggredire il suo reale bersaglio, il cane scarica la tensione su di un altro target che
molto spesso è rappresentato dal proprietario. Generalmente l’aggressione ridiretta si
accompagna ad un forte stato di eccitazione.
Una tipica situazione che può
scatenare un’aggressione ridiretta è
rappresentata
dall’interruzione, tramite contenimento o punizioni, di uno scontro tra cani: in questo caso il
comportamento aggressivo non potendo essere sfogato verso il cane bersaglio, viene diretto
verso un terzo elemento, rappresentato di solito dal proprietario o da un altro cane, presente
nella scena, ma estraneo ai fatti. Un altro esempio è rappresentato dal cane che non potendo
aggredire il suo bersaglio, perché trattenuto dal guinzaglio, si gira e morde la mano o il
braccio del proprietario che lo sta tenendo al guinzaglio. Il morso inferto nell’aggressività
ridiretta non è preceduto da alcun avviso e solitamente è violento e lesivo; il cane agisce
in modo impulsivo e automatico.
Il trattamento consiste principalmente nell’evitamento delle situazioni scatenanti, in un
adeguato contenimento in caso di aggressioni verso altri cani e nella risoluzione del problema
comportamentale o stato patologico che generalmente è alla base di questo tipo di
aggressività. L’aumento della consapevolezza e del rispetto da parte dei proprietari della
comunicazione canina e della psicologia del proprio cane, il miglioramento della condotta a
guinzaglio, delle traiettorie e dei comportamenti da tenere in caso di incontro con altri cani ed
infine la riorganizzazione del rapporto cane – proprietario sono elementi fondamentali nel
percorso terapeutico
Dr.ssa Sara Faggin
Medico Veterinario Comportamentalista
n.iscr. OMV:VI 456
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