1.KANT:LA VITA Kant nacque da una famiglia di origine scozzese, a Konigsberg che era il capoluogo della Prussica orientale. Egli condusse lo studio della matematica, di filosofia e della filosofia newtoniana. Dopo gli studi fece da precettore in alcune case patrizie e insegnò all’Università nella sua città. Nel 1770 fu nominato professore di logica e metafisica e mantenne quest’occupazione sino alla morte. La vita di Kant fu priva di eventi drammatici e passione, egli aveva pochi amici in quanto la sua vita fosse basata su rigide abitudini (come compiere ogni giorno le stesse cose alla stessa ora). Kant però prese parte agli avvenimenti politici del suo tempo. Nella guerra d’indipendenza si dimostrò a favore degli americani e dei francesi e dei loro ideali nella rivoluzione.Il suo ideale politico era una repubblica basata sul diritto di libertà e sul principio di intendenza e sul diritto di uguaglianza. Con l’ascesa al potere di Federico Guglielmo la libertà di stampa fu ripristinato e Kent poteva rivendicare i suoi principi contro il dispotismo .Kant mori nel 1804 dicendo “Sta bene”. 2.Il Criticismo come “filovia del limite” e l’orizzonte storico del pensiero kantiano”: Il pensiero di Kant è detto criticismo e si contrappone al dogmatismo; il dogmatismo consiste nell’accettare opinioni e dottrine senza prima accertarsi della loro veridicità. Mentre il criticismo di Kant significa “valutare”e interrogarsi , chiarendo le possibilità (ovvero le condizioni che determinano l’esistenza di una cosa), la validità (la possibile accettazione di una determinata cosa) e i limiti entro cui una cosa può essere considerata valida. Il criticismo si configura come una filosofia del limite e può venir definito come un'interpretazione dell'esistenza volta a stabilire, nei vari campi dell’esperienza il carattere finito delle possibilità esistenziali, che non potranno mai garantire l’onnipotenza dell’individuo. Questa filosofia del finito non equivale tuttavia ad una forma di scetticismo, poiché tracciare il limite di un'esperienza significa nello stesso tempo garantire, entro il limite stesso, la sua validità. . Esiste quindi un legame che unisce, e al tempo stesso divide Kant e Hume(empirismo). Kant si propone di rinunciare ad andare oltre i limiti dell'uomo e, come egli stesso dice deve questa rinuncia a Hume, che ha rotto suo sonno dogmatico. Il criticismo non è solo un’innovazione di Kant, ma anche l'esito di determinate condizioni intellettuali che derivano dal contesto storico del filosofo e dal corso del pensiero precedente. Il kantismo si inserisce tra la Rivoluzione scientifica da un lato e la crisi progressiva delle metafisiche tradizionali dall'altro. Il criticismo appare evidente nelle tre più famose opere di Kant: Critica della ragion pura, Critica della ragion pratica e Critica del Giudizio. Per questo motivo il kantismo può essere considerato il prosecutore dell’empirismo inglese di Locke ma tuttavia, esso si distingue dall'empirismo sia per il rifiuto dei suoi atteggiamenti scettici, sia per via di un metodo di filosofare che non si sofferma sulla descrizione dei meccanismi conoscitivi etici e sentimentali ma è più interessato a fissare i limiti di validità. Vi è poi un rapporto di somiglianza e differenza anche con l’Illuminismo. La principale differenza è che l'Illuminismo aveva portato dinanzi al tribunale della ragione l’intero mondo dell'uomo (ogniverità prima di essere accetata doveva passare prima attraverso la ragione), mentre Kant si propone di portare dinanzi al tribunale della ragione la ragione stessa, per chiarirne le strutture e possibilità. Tuttavia Kant e comunque figlio dell'Illuminismo, in quanto pensa che i confini della ragione possano essere tracciati soltanto dalla ragione stessa. Per Kant i limiti della ragione tendono a coincidere con i limiti dell'uomo: per cui, volerli varcare in nome di presunte capacità superiori alla ragione significa soltanto avventurarsi in sogni fantastici e peccare di superbia. 3. IL PROBLEMA GENERALE DELLA CRITICA DELLA RAGION PURA: La critica della ragion pura di Kant è essenzialmente un’ analisi accurata riguardo al fondamento del sapere. Il sapere all’epoca di Kant era diviso tra scienza e metafisica. Però Kant e anche alcuni 1 suoi contemporanei concepiva la scienza e la metafisica in modo diverso. Infatti la scienza costituiva un sapere fondato e in continuo sviluppo grazie all’opera e ai successi degli scienziati, mentre la metafisica che si proponeva di scoprire la vera essenza delle cose trascendendo (andando oltre) l’esperienza non sembra aver trovato il cammino sicuro della scienza. Hume aveva precedentemente messo in discussione sia in fondamenti principali della metafisica che quelli della scienza, per questo motivo Kant proponeva una revisione totale della struttura e della validità della scienza .Secondo Hume il rapporto tra causa ed effetto era necessario e non si può quindi dimostrare ne con l’esperienza, ne con il ragionamento; secondo Hume noi possiamo possedere solo una conoscenza empirica.Anche sotto questo aspetto Kant e Hume presentano affinità ma anche contrasti. Kant rifiuta lo scetticismo scientifico di Hume, perché considera la scienza uno strumento per ottenere una conoscenza vera. Mentre accetta lo scetticismo metafisico di Hume. Quindi si può dire che lo scopo della ricerca di Kant , sia quello di stabilire come siano possibili la matematica e la fisica in quanto scienze, e dall'altro come sia possibile la metafisica in quanto disposizione naturale e in quanto scienza. Da ciò derivano le quattro domande più importanti: “Com'è possibile la matematica pura?”, “Come possibile la fisica pura?”, “Come è possibile la metafisica in quanto disposizione naturale?", “Com'è possibile la metafisica come scienza?". Però come dice il filosofo mentre nel caso della matematica e della fisica si tratta solo di giustificare solo come siano possibili determinate situazioni (perché sono già dimostrate dalla realtà), nel caso della metafisica si tratta di scoprire se esistano davvero condizioni i che possano legittimare le sue pretese di porsi come scienza, oppure se essa sia inevitabilmente condannata alla non-scientificita. 4. I GIUDIZI SINTETICI A PRIORI Kant inizia la sua celebra opera “La critica della ragion pura “dicendo che nonostante ogni nostra conoscenza derivi inizialmente dall’'esperienzanon vuol dire che essa derivi interamente dall'esperienza. Questo perché potrebbe anche accadere che la nostra stessa conoscenza sia un composto di ciò che riceviamo dalle impressioni e di ciò che la nostra facoltà conoscitiva vi aggiunge da sé sola. Kant dice che questa teoria può essere convalidata dai giudizi sintetici a priori. Kant ritiene che la conoscenza umana e soprattutto la scienza offra principi assoluti, ovvero verità universali e necessarie, che sono valide sempre e allo stesso modo. Sono sempre assolute e valide le proposizioni: “Tutto ciò che accade ha una causa”, “tutti i fenomeni in generale cadono nel tempo e stanno necessariamente fra di loro: in rapporti di tempo". Kant chiama queste proposizioni sempre valide , giudizi sintetici a priori. Giudizi perché consistono nell’associare un predicato ad un soggetto. Sintetici perché il predicato dice qualche cosa di più riguardo al soggetto;e a priori perché questi giudizi essendo universali e necessari non possono derivare dall'esperienza. Secondo Kant, quindi i giudizi fondamentali della scienza non sono né giudizi analitici a priori né giudizi sintetici a posteriori. I giudizi analitici a priori sono giudizi che vengono enunciati a priori, senza bisogno di ricorrere all'esperienza, in quanto in essi il predicato, non fa che esplicitare, quanto è già contenuto nel soggetto: ad esempio “i corpi sono estesi”. I giudizi sintetici a posteriori sono giudizi in cui il predicato dice qualcosa di nuovo rispetto al soggetto, aggiungendosi a quest'ultimo in virtù dell'esperienza, ovvero a posteriori: ad esempio “i corpi sono pesanti”. Questi giudizi, pur essendo sintetici, sono privi di universalità e necessità perché poggiano esclusivamente sull'esperienza. La teoria kantiana dei giudizi opera un confronto storico con le scuole filosofiche precedenti. I giudizi analitici a priori rimandano alla concezione razionalistica della scienza, che pretendeva di partire dalle idee innate per arrivare al modello di un sapere universale e necessario, ma sterile. I giudizi sintetici a posteriori rimandano all'interpretazione empiristica della scienza, che voleva fondare la stessa scienza sull'esperienza, delineando in tal modo il modello di un sapere sintetico ma privo di universalità e necessità. Quindi riassumendo,i giudizi sintetici a priori rappresentano i pilastri della scienza, ovvero 1'elemento che le conferisce stabilità ed universalità, ed in mancanza del quale essa sarebbe costretta a muoversi nell'incertezza. 2 5. LA “RIVOLUZIONE COPERNICANA”: Dopo aver proposto un sapere che si fonda su giudizi sintetici a priori Kant dovette anche spiegare l’esistenza di questi ultimi. Per risolvere questo problema egli elaborò una teoria di conoscenza fondata su una sintesi di materia e forma. Per materia della conoscenza Kant intende la molteplicità caotica e mutevole delle impressioni sensibili che derivano dall'esperienza (= elemento empirico o a posteriori). Per forma invece si intende 1'insieme delle modalità fisse attraverso cui la mente umana ordina, secondo determinati rapporti, tali impressioni (= elemento razionale o a priori). Kant pensa infatti che la mente filtri attivamente i dati empirici attraverso forme che le sono innate e che risultano comuni ad ogni soggetto pensante. Come tali, queste forme sono a priori rispetto all'esperienza e sono fornite di validità universale e necessaria, in quanto tutti le possiedono e le applicano allo stesso modo. Questa nuova impostazione del problema della conoscenza implica immediatamente alcune importanti conseguenze. Innanzittutto, essa comporta quella “rivoluzione copernicana” che Kant si vantò di aver operato in filosofia. Come Copernico, per spiegare i moti celesti, aveva ribaltato i rapporti fra lo spettatore e le stelle, e quindi fra la terra e il sole, cosi Kant, per spiegare la scienza, ribalta i rapporti fra soggetto ed oggetto, affermando che non è la mente che si modella passivamente sulla realtà. Ma è la realtà che si modella sulle forme a priori attraverso cui la percepiamo. Inoltre, la nuova ipotesi gnoseologica comporta la distinzione kantiana tra fenomeno e cosa in sé. Il fenomeno è la realtà che ci appare tramite le forme a priori che sono proprie della nostra struttura conoscitiva. Il fenomeno non è un’apparenza illusoria, poiché è un oggetto, ed un oggetto reale, ma reale soltanto nel rapporto con il soggetto conoscente. La cosa in sé. é la realtà considerata indipendentemente da noi e dalle forme a priori mediante cui la conosciamo. Come tale, la cosa in sé costituisce un incognita che rappresenta tuttavia il necessario correlato dell' oggetto per noi o fenomeno. 6. LA FACOLTÀ DELLA CONOSCENZA E LA PARTIZIONE DELLA "CRITICA DELLA RADON PURA” Kant divide la conoscenza in tre facoltà principali: la conoscenza deriva dai sensi, poi passa all’intelletto e in seguito alla ragione. Per sensibilità si intende la facoltà con cui gli oggetti ci sono dati intuitivamente attraverso i sensi e tramite le forme a priori di spazio e tempo. L' intelletto (in senso stretto) è definito come la facoltà attraverso cui pensiamo i dati sensibili tramite i concetti puri o categorie. La ragione (in senso stretto) e la facoltà attraverso cui, andando oltre l'esperienza, cerchiamo di spiegare globalmente la realtà attraverso le tre idee di anima, mondo e Dio. In base a questa divisione della conoscenza in tre facoltà diverse, anche la critica della ragion pura si può dividere in due diversi “filoni”: - la dottrina degli elementi, che vuole scoprire, quegli elementi formali della conoscenza che Kant chiama puri o a priori - la dottrina del metodo, che consiste nel determinare 1'uso possibile degli elementi a priori della conoscenza, cioè il metodo della conoscenza medesima. La dottrina degli elementi è la parte più vasta della Critica della ragion pura e si divide in Estetica trascendentale e Logica trascendentale. - l’Estetica trascendentale (intesa nel senso etimologico greco di “dottrina della sensibilità”) studia la sensibilità e le sue forme a priori di spazio e di tempo, mostrando come su di essa si fondi la matematica. - La Logica trascendentale si divide a sua volta in: 1. Analitica trascendentale, che studia 1'intelletto e le sue forme a priori – le 12 categorie – mostrando come su di esse si fondi la fisica; 2. Dialettica trascendentale, che studia la ragione e le sue tre idee di anima, mondo e Dio, mostrando come su di esse si fondi la metafisica. 3 Con trascendentale Kant intende qualcosa che deriva dell'esperienza ma qualcosa che la precede cioè è a priori, però si applica alle nostre esperienze. Per esempio, il concetto di "causa" è un concetto trascendentale, infatti non lo deriviamo dall'esperienza, ma fa parte della struttura a priori del nostro intelletto, però lo applichiamo all'esperienza allo scopo di ordinare i fenomeni. Trascendentale, poi, ha anche un altro senso per Kant, significa quel tipo di studio delle nostre facoltà conoscitive che ha lo scopo di scoprire se noi abbiamo delle conoscenze pure, cioé a priori e che cerca anche di determinare il modo in cui noi usiamo queste consocenze. La Critica rappresenta un'analisi delle possibilità conoscitive dell'uomo e costituisce una specie di mappa filosofica della potenza e dell'impotenza della ragione (dei suoi limiti). Ovviamente, davanti al “tribunale" (come lo chiama Kant) della critica, la ragione appare come giudice e giudicato al tempo stesso, infatti, la critica è “della” ragione sia nel senso che la ragione è ciò che viene reso argomento di critica, sia nel senso che essa è ciò che mette in atto la critica. 7. L’ESTETICA TRASCENDENTALE 7.1. LA TEORIA DELLO SPAZIO E DEL TEMPO Kant nell’estetica studia la sensibilità e le sue forme a priori. Kant dice che la sensibilità è recettiva e anche attiva. E’recettiva perché essa non produce i propri contenuti ma li prende, per intuizione, dalla realtà esterna o dall'esperienza. E’anche attiva perchè organizza il materiale delle sensazioni (= le intuizioni empiriche) tramite lo spazio ed il tempo, che costituiscono le forme a priori (= le intuizioni pure) della sensibilità. Lo spazio è definito come la forma del senso esterno, cioè quella “rappresentazione a priori, necessaria, che sta a fondamento di tutte le intuizioni esterne” e del disporsi delle cose “l'una accanto all'altra”. Invece Il tempo è definito come la forma del senso interno, ovvero una “rappresentazione a priori che sta a fondamento dei nostri stati interni e del loro disporsi l'uno dopo l'altro”, seguendo un ordine di successione. Però siccome i dati del senso esterno ci giungono attraverso il senso interno, il tempo può anche essere considerato, indirettamente, come la forma del senso esterno, cioè come la maniera universale attraverso la quale noi percepiamo tutti gli oggetti.Per cui, se non ogni cosa é nello spazio, ad esempio i sentimenti, ogni cosa e però nel tempo, in quanto tutti i fenomeni in generale, ossia tutti gli oggetti dei sensi, cadono nel tempo.Kant per giustificare la priorità dello spazio e del tempo usa sia argomenti teorici generali (nella cosiddetta, esposizione metafisica) sia argomenti che derivano dalla considerazione delle scienze matematiche (nella cosiddetta “esposizione trascendentale”). Nella esposizione metafisica, il punto di vista di Kant emrge attraverso una confutazione che riguarda sia la visione empiristica(che considerava spazio e tempo come nozioni tratte esperienza), sia la visione oggettivistica(che considerava spazio e tempo come entità a se stanti o recipienti vuoti ), sia la visione concettualistica,( che considerava spazio e tempo come concetti esprimenti i rapporti fra le cose ). Kant rifiuta la concezione empiristica dicendo che spazio e tempo non possono derivare dall'esperienza perchè per fare un’esperienza qualsiasi dobbiamo già presupporre le rappresentazioni originarie di spazio e di tempo. Egli rifiuta anche la concezione oggettivistica dicendo che qualora spazio e tempo fossero davvero dei recipienti vuoti, ossia degli assoluti a sé stanti, essi dovrebbero continuare ad esistere anche se in essi non vi fossero oggetti. Ma come fare a concepire ,qualcosa che, senza un oggetto reale, sarebbe tuttavia reale”? A questo proposito Kant, spiega che spazio e tempo non sono dei contenitori in cui si trovano gli oggetti, poiché in tal caso, come si è appena visto, sarebbe difficile concepire la loro esistenza autonoma, bensì sono solamente dei quadri mentali a priori entro cui colleghiamo i dati fenomenici. Questi fenomeni sono soggettivi rispetto alle cose in se stesse ma sono anche reali e oggettivi, rispetto all’esperienza.Per questo motivo kant parla di “idealità trascendentale”, e di “realtà empirica” dello spazio e del tempo. Kant rifiuta anche 1'interpretazione concettualistica affermando che spazio e tempo non possono essere trattati come concetti perchè essi hanno una natura intuitiva e non discorsiva, perché noi, ad es., non astraiamo il concetto di spazio dalla constatazione dei vari spazi (come il concetto di cavallo dai vari cavalli), ma intuiamo i vari spazi come parti di un unico spazio, presupponendo in tal modo la rappresentazione originaria di spazio, che risulta quindi una intuizione pura o a priori. 4 Dell’oggettivismo di Newton Kant rifiuta la sua concezione dello spazio e del tempo intese come realtà (ontologiche) a se stanti, però Kant si avvicina a Newton per la sua dottrina dello spazio e del tempo intese come coordinate assolute dei fenomeni. 7.2. La fondazione kantiana della matematica Nella “esposizione trascendentale” Kant giustifica ulteriormente la priorità dello spazio e del tempo attraverso delle considerazioni sulla matematica, volte ad una fondazione filosofica della stessa matematica. Kant considera la geometria e l'aritmetica delle scienze sintetiche a priori per eccellenza. Sintetiche (e non analitiche) perchè ampliano le nostre conoscenze attraverso costruzioni mentali che vanno oltre il già noto. Per esempio, la proposizione 7 + 5 = 12 è sintetica perché noi otteniamo il risultato 12 tramite 1'operazione del sommare e non può quindi esser ricavato per via puramente analitica (ciò risulta evidente se si prendono in esame cifre più alte: ad esempio la semplice analisi mentale dei concetti aritmetici 62.525 + 48.734 non può affatto suggerirci il loro risultato, che occorre invece far scaturire sinteticamente mediante un calcolo, il quale soltanto ci fa scoprire che la somma dei suoi addendi é il 111.259). Inoltre, le matematiche sono a priori (e non a posteriori) perchè i teoremi geometrici ed aritmetici valgono indipendentemente dall'esperienza. Kant quindi usa intuitivamente l’aritmetica per spiegare le proprietà delle serie numeriche mentre usa intuitivamente la geometria per spiegare i teoremi geometrici e le figure; tutto questo senza ricorrere all’esperienza esterna. Di conseguenza essendo aritmetica e geometria basati su spazio e tempo, così come la sensibilità umana, allora possono essere applicate al mondo fenomenico. 5