Sintesi del documento integrale Carpi, 16 maggio 2006 Presentazione della pubblicazione PSZ Il Piano Sociale di Zona è lo strumento principale di programmazione degli interventi sociali e socio-sanitari che Enti locali e Ausl predispongono per meglio rispondere ai bisogni e alle domande dei cittadini. Costruito grazie anche al contributo delle Associazioni, del Volontariato, delle Cooperative sociali, del mondo della Scuola, del Lavoro e della Sanità, il Piano sociale di Zona rappresenta anche un importante momento di scambio e confronto di idee ed esperienze. Gli strumenti di programmazione sono molteplici ed articolati, spesso sovrapposti in un intreccio che rispecchia la complessità della realtà cui si riferisce. Pubblicando questa “Guida” il nostro intento è dunque quello di rendere chiare e leggibili le linee di intervento, i mezzi impiegati e i risultati attesi. Lo scopo è inoltre quello di favorire ed ampliare la condivisione degli obiettivi e la partecipazione alla realizzazione del Piano secondo la competenza e disponibilità di ciascuno. L’obiettivo principale del Piano è l’integrazione sociale e sanitaria e quindi l’integrazione tra tutti i soggetti che nel territorio compongono la base per la costruzione della rete dei servizi e delle opportunità. La partecipazione non è intesa come fine a se stessa, ma come fortemente produttiva di risultati, se commisurata alle effettive capacità e disponibilità e in divenire. Del resto, lo stesso Piano Sociale di Zona è costituito da un insieme di interventi che si misurano con numerose variabili: le risorse innanzitutto, ma anche il mutare dei bisogni e delle domande. Ecco perché il Piano triennale si declina nei Piani attuativi annuali, per poter meglio aderire alla realtà cui si rivolge. Questa pubblicazione, sintesi della versione integrale, vuole essere un utile strumento per la conoscenza dell’insieme dei progetti del Piano sociale. Essa è la base sulla quale intendiamo chiedere alle parti sociali, Associazioni, realtà aggregative, Sindacati, Cooperative, Circoli e anche ai singoli di aderire al Piano e alle scelte strategiche e ai progetti di cui è costituito e, in modo più fattivo, attraverso collaborazioni che potranno essere definite congiuntamente con l’intento comune di contribuire a rispondere meglio ai bisogni sociali e socio-sanitari del nostro territorio. Cinzia Caruso Assessore alle Politiche Sociali di Carpi Il piano di zona 2005/2007 Il Piano di Zona 2005-2007 si caratterizza per tre scelte di fondo che si inseriscono nel nuovo assetto normativo: Utilizzare l’Ascolto come strategia di partecipazione e come modalità conoscitiva delle specificità dei bisogni dei cittadini nel territorio e dell'articolazione del sistema di offerta, ma anche come percorso di valutazione della capacità di tale sistema di rispondere ai bisogni. Considerare la Partecipazione come corresponsabilità nella definizione e realizzazione della rete dei servizi. Per essere efficace, la partecipazione deve essere al servizio della programmazione e costituirne uno strumento di supporto. Perseguire l’Integrazione come strategia da utilizzare a tutti i livelli: da quello tra pubblico, privato e privato sociale, a quello della relazione tra i Comuni del Distretto, a quello, infine, connesso ai processi socio-sanitari. La metodologia utilizzata Una prima fase di ascolto è stata principalmente rivolta ad alcuni testimoni privilegiati che per ruolo, professione o competenza conoscono più di altri le diverse realtà del territorio non si era chiamati in quanto rappresentanti e nemmeno era necessario esprimersi su temi definiti e circoscritti, piuttosto è stato molto interessante raccogliere informazioni che solo in un secondo momento sono state sistematizzate. Questi momenti di ascolto sono stati condotti dagli assessori o dai dirigenti di competenza attraverso incontri formali con alcuni gruppi significativi1; complessivamente sono stati ascoltati oltre 250 testimoni. Lo strumento utilizzato è stato una griglia d’ascolto che ha permesso di raccogliere informazioni utili relativamente ai bisogni del territorio e alla rete dei servizi; la raccolta delle informazioni è stata fatta attraverso 6 domande: 1. Quali sono a suo avviso le nuove esigenze e le nuove emergenze del territorio? 2. Quali sono i punti di forza della rete dei servizi? 3. Quali sono i punti di debolezza della rete dei servizi? 4. Secondo lei ci sono fattori che nel presente o nel futuro potrebbero minacciare il benessere della popolazione ? 5. Come valuta l’esperienza di partecipazione avviata dall’ente locale rispetto al precedente Piano di zona? 6. Per il futuro ha idee o modalità operative che potrebbero sviluppare e favorire la partecipazione? Le risposte sono state elaborate sia a livello quantitativo (quante volte la parola chiave veniva ripetuta dai testimoni privilegiati) sia qualitativo cercando di cogliere il senso e l’aspetto del fenomeno che si intendeva mettere in evidenza. Abbiamo cercato di analizzare gli interventi dei testimoni privilegiati utilizzando una matrice di lettura a doppia entrata in cui in riga abbiamo posto i soggetti indicati dagli obiettivi di priorità sociale e in colonna di volta in volta i bisogni del territorio, i punti di forza e di debolezza della rete dei servizi. Il processo di elaborazione e approvazione del piano Rispetto al processo di elaborazione del Piano e vista la complessità delle procedure e degli adempimenti richiesti dalla delibera 615/04 è stato necessario compiere una scelta che è andata nella direzione di privilegiare e favorire il coinvolgimento delle istituzioni sia a livello politico (sindaci, assessori, direttore del distretto dell’azienda USL) che tecnico (funzionari e operatori) rispetto al coinvolgimento delle altre parti sociali il cui contributo è stato fondamentale nella fase di analisi dei bisogni. Questa scelta è stata dettata in primo luogo dal nuovo ruolo del Comune che risulta essere “il fondamento dell’intero processo di riforma avviato. I Comuni hanno il compito di progettare, programmare e realizzare il sistema locale dei servizi sociali a rete, assicurando e promovendo il concorso dei soggetti del terzo settore, degli altri soggetti sociali e delle Aziende Pubbliche di Servizio alla Persona”2. In secondo luogo è stato necessario avviare un confronto fra i 4 Comuni rispetto ad alcune competenze che dovranno essere gestite in forma associata per assicurare omogeneità ed efficienza, in un ambito territoriale normalmente più vasto di quello del singolo Comune, definito dalla legge regionale “zona sociale”. Le fasi di elaborazione del Piano, per la sua costruzione, per la gestione, per la definizione dei Programmi attuativi e per il monitoraggio, sono: La fase informativa: Questa prima fase prevede l’attivazione delle procedure per l’individuazione e il coinvolgimento di tutti gli attori, per la definizione dei ruoli di ciascuno di questi e per l’avvio dei tavoli di coordinamento provinciali. Questa fase è rivolta all’interno dell’Amministrazione ma anche alla cittadinanza in genere; è importate attivare un processo partecipativo fin dai primi momenti di progettazione. La Lettera alla città, l’attivazione del sito web e l’organizzazione della conferenza di avvio dei Piani sono stati i principali strumenti utilizzati dal Piano di Zona per sensibilizzare i cittadini rispetto ai processi di programmazione, gestione e valutazione dei Piani di Zona. La fase dell’ascolto: l’analisi dei bisogni è senz'altro essenziale per la successiva definizione degli obiettivi di Piano e svolge una doppia funzione: - offre un quadro conoscitivo delle specificità della popolazione residente nel territorio, delle sue problematiche e dell'articolazione del sistema di offerta; 2 Delibera 615/04 - avvia un percorso di valutazione della capacità del sistema di offerta di rispondere ai bisogni della popolazione residente. Ci sembra importante sottolineare come questa fase di ascolto sia stata di supporto alla programmazione, e non tanto la finalità del progetto, è stato quindi importante prevedere modalità “leggere” di ascolto del territorio anche attraverso un questionario e tutto questo ha permesso di raccogliere utili informazioni. La fase della progettazione: In questa fase si definiscono gli indirizzi generali, validi per il triennio, relativi sia al sistema di governo e di gestione, sia alle diverse aree di intervento e ai relativi servizi. Su tali indirizzi verranno poi declinate le linee operative annuali, coerentemente alle indicazioni contenute nel presente programma e nel successivo Piano regionale sociale e sanitario. È opportuno richiamare ancora la finalità della realizzazione del sistema integrato a livello di zona: l’attuale frammentazione territoriale va gradualmente superata per assumere una visione integrata, che abbracci il territorio e il sistema dei servizi nel loro insieme e non sia una pura sommatoria di scelte dei singoli Comuni. La fase dell’approvazione: il Piano di Zona 2005-2007, e relativo Piano Attuativo, verranno approvati nelle opportune sedi istituzionali previste dalla normativa in vigore. In particolare tali documenti verranno valicati dai gruppi consiliari, approvati dai consigli comunali e dall’organo esecutivo dell’Azienda Usl. La fase della verifica: Per ogni anno di vigenza del piano, in prossimità della realizzazione del programma attuativo dell’anno successivo, è necessario procedere ad un monitoraggio e ad una valutazione in itinere del piano, realizzata secondo i criteri e le modalità metodologiche che saranno dettagliate nel Piano regionale. Tali operazioni consentiranno di trarre le indispensabili informazioni e valutazioni per redigere il programma attuativo sulla scorta di quanto realizzato dai territori, in attuazione dei Piani zonali. I soggetti coinvolti e il ruolo Per la programmazione del Piano di Zona del distretto di Carpi 2005-2007, sviluppando quanto già realizzato, si propone un modello organizzativo individuando due diversi livelli sui quali si inseriscono strumenti e soggetti diversi. Il primo livello è quello politico al cui vertice si trova il Comitato di Distretto composto dai sindaci dei 4 Comuni e dal direttore del Distretto dell’Azienda USL il cui compito primario è quello di definire la missione del piano di zona. Poi il Tavolo politico/istituzionale (distrettuale o comunale) composto dagli assessori di competenza, che ha invece il compito di definire in modo più puntuale le strategie del Piano dando corpo alle indicazioni del comitato di distretto. Questi organismi si confrontano con il terzo settore, con i sindacati, con le fondazioni e con la società civile secondo quanto stabilito dalla delibera 615/04. Il secondo livello è quello del Tavolo tecnico composto dai dirigenti del Comuni e da un delegato dell’azienda Usl con compiti di “istruttoria tecnica e di supporto decisionale; questo tavolo può articolarsi in tavoli tematici e utilizzare strumenti diversi, per assicurare il coinvolgimento sul piano tecnico di tutti gli interlocutori territoriali in area sociale” 3. Il braccio operativo del Piano di Zona è l’Ufficio di Piano indicato dalla delibera 615/04 come “strumento tecnico di supporto allo svolgimento dell’insieme di queste funzioni, nonché alla successiva gestione e valutazione del Piano. Può essere inserito nella struttura organizzativa del Comune capofila e risponde al Comitato di Distretto.”4 Per dettagli rispetto alla composizione, ai ruoli e alle funzioni dell’Ufficio di Piano si veda il capitolo dedicato. Il soggetto che sta al centro dello schema proposto nella pagina seguente è la società civile organizzata intesa come terzo e quarto settore (Fazzi/Borzaga), che partecipano alla definizione dei Piani di zona contribuendo a tutte le fasi della pianificazione; dalla fase conoscitiva alla fase della valutazione nei modi e con gli strumenti previsti dalla legislazione “…concorrono alla definizione del Piano di zona e partecipano all’accordo di programma attraverso protocolli di adesione…” Del regionale n. 615/04 “Programma annuale degli interventi e dei criteri di ripartizione delle risorse ai sensi dell’art. 47, comma 3 della LR 12 marzo 2003, n. 2 Stralcio Piano regionale degli interventi e dei servizi sociali ai sensi dell’art. 27, LR 2/03 – Anno 2004 proposta della Giunta regionale in data 2 novembre 2004, n. 2152. 4 Ibidem 3 Le organizzazioni sindacali concorrono anch’esse alla definizione dei piani di zona attraverso il confronto e la concertazione sugli obiettivi e sulle linee strategiche da assumere. Si propone di istituire un momento di verifica del Piano di zona a cui partecipano i 4 assessori competenti alle politiche sociali dei Comuni, un delegato dell’azienda USL e tutti i sottoscrittori del Protocollo d’intesa con l’obiettivo di verificare l’impatto sul territorio e gli effetti del Piano di zona. Discorso a parte merita l’Azienda USL che a tutti gli effetti è partner nella costruzione, gestione e valutazione del Piano di zona; a partire dal nuovo ruolo dell’Ente locale, sempre più regista dello sviluppo delle politiche locali, è necessario promuovere e valorizzare i processi di integrazione tra settori e servizi all’interno della pubblica amministrazione, così come allo stesso tempo devono essere sostenuti i processi di integrazione socio sanitaria avviati da tempo dai 4 Comuni e dall’azienda così come dimostrano sia gli incontri fatti dai tavoli/tecnici e politici che dagli accordi di programma allegati a questo piano di zona. Schema 1 - MODELLO ORGANIZZATIVO Comitato dei sindaci e Direttore del Distretto AUSL Livello politico TAVOLO POLITICO INTERCOMUNALE Costituito da: Assessori alle politiche sociali delegato dell'Azienda Usl Coordinato da: Assessore alle politiche sociali del Comune di Carpi Funzione: Indirizzo strategico - politico distrettuale Azioni Si confronta con Giunte, Sindacati, Terzo Settore, Privati Note Possono essere invitati rappresentanti di Ipab, Fondazioni, Istituti scolastici, ecc. TAVOLO POLITICO COMUNALE Costituito da: Assessori alle politiche sociali , istruzione, giovani, casa, sport, cultura, … Coordinato da: Assessore alle politiche sociali del Comune Funzione: Indirizzo strategico - politico comunale Azioni Si confronto con Giunte, Sindacati, Terzo Settore, Privati Note Possono essere invitati rappresentanti di altri assessorati se ritenuto opportuno Soggetti non istituzionali Livello tecnico Costituito da: Terzo e quarto settore, sindacati, cittadini e associazioni di rappresentanza e di tutela Funzione: Partecipazione all’analisi dei bisogni, definizioni delle priorità, programmazione dei servizi TAVOLO TECNICO INTERCOMUNALE Costituito da: Dirigente alle politiche sociali dei Comuni; delegato dell'Azienda Usl se opportuno Coordinato da: Dirigente alle politiche sociali dei Comuni Funzione: Gestione tecnica della programmazione distrettuale del Psz Azioni Si confronto con Dirigenti Ipab, fondazioni…. TAVOLO TECNICO COMUNALE Costituito da: Dirigenti alle politiche sociali , istruzione, giovani, casa, sport, cultura, … Coordinato da: Dirigente alle politiche sociali del Comune Funzione: Gestione tecnica della programmazione comunale del Psz Azioni Si confrontano con dirigenti ipab, fondazioni …. UFFICIO DI PIANO DISTRETTUALE Costituito da: Responsabile dell’Ufficio, operatore con funzioni di segreteria, delegato azienda usl, varie professionalità al l’occorrenza. Coordinato da: Dirigente alle politiche sociali del Comune di Carpi Funzione: Promuovere partecipazione, coordinamento, Programmazione, Monitoraggio Definizione delle priorità e degli indirizzi per le aree di intervento del sistema integrato L’analisi dei bisogni e dell’offerta nonché gli indirizzi indicati a livello regionale hanno permesso di indicare tre obiettivi strategici che si perseguiranno nel triennio di validità del presente Piano di zona: A. Sviluppare l’integrazione a tutti i livelli B. Favorire l’accesso al sistema degli interventi C. Potenziare la domiciliarità È innanzitutto indispensabile specificare come il macro obiettivo indicato come prioritario da questo piano di zona sia l’integrazione declinata secondo alcune specificità: Integrazione intercomunale che pone al centro alcune questioni e impone una verifica rispetto alle forme di associazione e gestionali presenti, alle politiche di omogeneizzazione, al tema delle tariffe e l’applicazione dell’Isee. Rispetto a questo tema ci pare importante sottolineare come nel prossimo triennio un obiettivo prioritario sia l’informatizzazione dei servizi sociali che migliorerà notevolmente sia la conoscenza dell’utenza e dell’offerta dei servizi che la comunicazione e la collaborazione fra i comuni del distretto e fra questi e l’azienda Usl. Integrazione intracomunale, ossia in che modo in ogni comune si attua l’integrazione fra le politiche sociali e sociosanitarie con le altre politiche (scolastiche, per la formazione, del lavoro, abitative, urbanistiche, per la mobilità per l’ambiente)? Integrazione socio-sanitaria alla luce della gestione diretta dei servizi sociali locali, non delegando all’A. Usl tale tipo di funzione, per cui il processo di integrazione socio-sanitaria è garantito dalla sottoscrizione di 4 protocolli d’intesa oltre ad alcune azioni di sistema per l’attuazione del piano: l’Ufficio di piano e la formazione comune Integrazione comunitaria intesa come capacità dei soggetti che intervengono nella rete dei servizi di collaborare, ognuno nel proprio specifico, per il benessere della comunità. Nei capitoli seguenti declineremo tali macro obiettivi nelle 7 aree indicate dalla delibera regionale 615/04; tali capitoli sono volutamente sintetici come richiesto dalla regione e rimandano per i dettagli agli allegati Accordi di programma e Piani Finalizzati. < Area famiglia e minori Fattori Positivi Fattori Obiettivi del precedente piano di zona raggiunti e/o parzialmente Critici raggiunti Aiutare le famiglie e conciliare Famiglia e lavoro Sostenere l’Associazionismo familiare Potenziare l’Integrazione socio-sanitaria5 Sostenere la Genitorialità Bisogni Emergenti - Mancanza di denaro Difficoltà a sostenere i costi di una abitazione Mancanza di lavoro Difficoltà a fare fronte ai bisogni sanitari/della non autosufficienza Aumento dei conflitti familiari Disagio relazionale/psichico/del comportamento dei minori Solitudine dei minori Obiettivi prioritari nel triennio A. SVILUPPARE L’INTEGRAZIONE 1. Promuovere iniziative in materia di tutela dei minori per le strategie di contrasto e presa in carico delle situazioni di abuso e maltrattamento B. FAVORIRE L’ACCESSO AL SISTEMA 3. Potenziare le attività del Centro delle famiglie in un’ottica di associazione dei Comuni 4. Implementazione dell’informatizzazione dei servizi sociali C. POTENZIARE LA DOMICILIARITÀ 5. Qualificare gli interventi a sostegno delle adozioni nazionali e internazionali 6. Promuovere l’affidamento familiare l’ accoglienza in comunità 7. Sostenere la genitorialità e la relazione genitori-figli Indicatori di Risultato nel triennio A1. A2. B3. B4. C5. C6. C7. Numero di iniziative svolte a livello distrettuale Numero di scuole/associazioni coinvolte in progetti di promozione Numero di utenti coinvolti per comune Presenza del sistema informatizzato dei servizi sociali Numero di adozioni attivate e gradimento dell’attività Numero di affidi attivati Numero di iniziative di auto mutuo aiuto nate sul territorio Da Accordo di programma tra i Comuni di Carpi, Campogalliano, Novi di Modena, Soliera ed Azienda Usl della Provincia di Modena – Distretto 1 per l’integrazione ed il coordinamento delle funzioni sociali e sanitarie nel settore sociale minori e famiglie 5 < Area anziani Fattori Positivi Obiettivi del precedente parzialmente raggiunti PaZ raggiunti e/o Conoscere e monitorare la domanda attuale e potenziale rispetto ai bisogni degli anziani. Adeguare i servizi ai nuovi bisogni (messa a regime e qualificato l’offerta delle strutture). Conoscere e supportare le situazioni di solitudine degli anziani. Potenziare e verificare l’assistenza privata a domicilio. Fattori Critici È auspicabile ed in fase di implementazione, l’organizzare di un sistema di punti di informazione alla popolazione anziana (sportello sociale informAnziani)diffusi sul territorio, utilizzano la rete informale dei punti di ritrovo degli anziani, le associazioni e le organizzazioni e le strutture informative dei Comuni e dell’Ausl. Bisogni Emergenti - Non autosufficienza (difficoltà di mobilità e di assistenza) Solitudine Obiettivi prioritari nel triennio A. SVILUPPARE L’INTEGRAZIONE 1. Definire un sistema unico di valutazione del bisogno socio-assistenziale 2. Ottimizzazione dei Criteri di alloggiamento e mobilità per gli anziani utenti 3. Potenziare la personalizzazione dei servizi agli ospiti delle strutture 4. Adeguare i servizi ai nuovi bisogni 5. Apertura 20 posti letto struttura protetta (Soliera) B. FAVORIRE L’ACCESSO AL SISTEMA 5. Completare la diffusione della carta dei servizi 6. Potenziare le reti di buon vicinato ed il mutuo aiuto 7. Favorire lo sviluppo della figura dell’amministratore di sostegno 8. Implementazione dell’informatizzazione dei servizi sociali (informanziani) C. POTENZIARE LA DOMICILIARITÀ 9. Potenziare la domiciliarità (assegno di cura straordinario) 10. Potenziare gli interventi ADI 11. Conoscere e monitorare la domanda attuale e potenziale 12. Monitorare il percorso assistenziale Dimissioni protette Ospedaliere 13. Accogliere e implementare la normativa regionale relativa al fondo per la non autosufficienza Indicatori di Risultato nel triennio A1. Elenco delle variabili da monitorare A2. Definizione dei criteri e parametri di valutazione A3. Gradimento dei servizi da parte dell’utenza e delle famiglie A4. Ridefinizione delle carte dei servizi B5. Distribuzione della carta dei servizi alla totalità dell’utenza B6. Numero di progetti di mutuo aiuto attivati B7. Attivazione di un corso per amministratore di sostegno B8. Presenza del sistema informatizzato dei servizi sociali C9. Incrementare il numero di assegni di cura C10. Incrementare il numero di interventi ADI rispetto il terapista riabilitazione C11. Predisposizione di una ricerca rispetto la domanda potenziale C12. Definizione delle variabili da monitorare C13. Presenza di delibere rispetto il fondo per la non autosufficienza della Area disabili Fattori Positivi Obiettivi del precedente piano di zona raggiunti e/o parzialmente Fattori Critici raggiunti Ampliamento dell’offerta e della qualità dei servizi rispetto i Centri Diurni socio riabilitativi Sviluppare i Servizi residenziali per adulti Migliorare l’Assistenza domiciliare e servizio educativo territoriale Mettere in rete le opportunità di inserimento lavorativo, formazione, riabilitazione professionale, lavoro in ambito protetto Sostegno alle famiglie, pari opportunità, integrazione sociale e qualità della vita Bisogni Emergenti 1. 2. Difficoltà nel mondo del lavoro Non autosufficienza- lavoro di cura Obiettivi prioritari nel triennio A. SVILUPPARE L’INTEGRAZIONE 1. Favorire una logica di integrazione tra i diversi soggetti istituzionali e non che operano a favore delle fasce deboli attraverso l’inserimento lavorativo, come strumento di reinserimento sociale 2. Garantire una logica di coordinamento tra i vari settori di intervento per condividere strumenti operativi, risorse e opportunità anche attraverso la figura di sistema 3. Implementare una rete che sul territorio si occupa di inserimento lavorativo per favorire la sinergia degli interventi B. FAVORIRE L’ACCESSO AL SISTEMA 4. Sviluppo della figura dell’amministratore di sostegno 5. Implementazione dell’informatizzazione dei servizi sociali C. POTENZIARE LA DOMICILIARITÀ 6. Continuare la sperimentazione rispetto la promozione di progetti personalizzati per favorire le condizioni di domiciliarità e le opportunità di vita indipendente dei cittadini in situazione di handicap grave (assegno di sostegno) Indicatori di Risultato nel triennio A1. A2. A3. B4. B5. C6. Attivazione di tavoli di concertazione e di coordinamento delle iniziative Iniziative informative e formative realizzate rispetto la figura di sistema Numero di aziende profit no profit interpellate Attivazione di un corso per l’amministratore di sostegno Presenza del sistema informatizzato dei servizi sociali Protocolli stesi e condivisi tra servizi sociali e sanitari < Area giovani Fattori Positivi Obiettivi del precedente piano di zona raggiunti e/o parzialmente Fattori Critici raggiunti Sviluppare un dell’adolescenza sistema conoscitivo rispetto il tema Promozione e prevenzione del disagio giovanile Bisogni Emergenti 1. Dipendenze (fumo, alcool e droghe sintetiche) 2. Insicurezza 3. Nevrosi (disturbi del comportamento) 4. Disturbi del comportamento alimentare Obiettivi prioritari nel triennio A. SVILUPPARE L’INTEGRAZIONE 1. Implementare l’Osservatorio Distrettuale Politiche giovanili 2. Favorire il confronto e il dialogo dei soggetti istituzionali e non che si occupano di giovani B. FAVORIRE L’ACCESSO AL SISTEMA 1. Consolidamento e qualificazione dei Centri giovani 2. Potenziare l’attività dello sportello Free Entry ( Individuazione precoce dei soggetti a rischio e facilitare l’accesso ai servizi attraverso l’accompagnamento) 3. Potenziare l’educativa di strada 4. Implementazione dell’informatizzazione dei servizi sociali C. POTENZIARE LA DOMICILIARITÀ Indicatori di Risultato nel triennio A1. Report di valutazione dell’attività dell’osservatorio A2. Attivazione di momenti di confronto fra i soggetti che si occupano di giovani B1. Numero di utenti dei centri giovani B2. Definizione di una scheda di rilevazione dell’utenza B3. Incrementare il numero di interventi dell’educativa di strada. B4. Presenza del sistema informatizzato dei servizi sociali Immigrazione, asilo, lotta alla tratta Fattori Positivi Obiettivi del precedente piano di zona raggiunti e/o parzialmente Fattori Critici raggiunti Potenziamento della funzione di mediazione Consolidamento del rapporto con le associazioni di immigrati e sostegno allo sviluppo di percorsi di partecipazione attiva degli extracomunitari alla vita del territorio. Bisogni Emergenti 1. Difficoltà linguistiche 2. Difficoltà lavorative 3. Difficoltà di integrazione 4. Difficoltà nella gestione della salute Obiettivi prioritari nel triennio A. SVILUPPARE L’INTEGRAZIONE 1. Mantenere, potenziare e organizzare il servizio di mediazione linguistico culturale per le scuole, i servizi socio-sanitari, le emergenze e il centro per le famiglie B. FAVORIRE L’ACCESSO AL SISTEMA 2. Sviluppo agenzia per la casa 3. Implementazione dell’informatizzazione dei servizi sociali C. POTENZIARE LA DOMICILIARITÀ’ 4. Aiuto alle famiglie rispetto il tema della casa Indicatori di Risultato nel triennio A1. Attivazione di percorsi formativi rispetto le culture altre B2. Numero di pratiche attivate B3. Presenza del sistema informatizzato dei servizi sociali C4. Numero di interventi rispetto il tema della casa Area contrasto alla povertà Fattori Positivi Obiettivi del precedente piano di zona raggiunti e/o parzialmente Fattori Critici raggiunti Potenziare gli interventi per la casa Potenziare l’inserimento lavorativo per soggetti svantaggiati Favorire l’integrazione socio sanitaria rispetto il tema del Disagio adulti Bisogni Emergenti Emergenza casa Obiettivi prioritari nel triennio A. SVILUPPARE L’INTEGRAZIONE B. FAVORIRE L’ACCESSO AL SISTEMA 1. Accompagnare le famiglie che mostrano l’incapacità di organizzare le spese familiari nel rispetto delle priorità 2. Offrire un servizio anche di segretariato sociale, aiutando le persone a destreggiarsi nel complesso sistema dei servizi pubblici e privati e nei servizi di base offerti alla comunità 3. Implementazione dell’informatizzazione dei servizi sociali C. POTENZIARE LA DOMICILIARITÀ’ 4. Attivare oltre ai percorsi dell’Erp e alle risorse del Fondo Sociale per l’affitto, strumenti concreti di sostegno del diritto alla casa, anche migliorando l’intervento dell’affitto garantito e costruendo modalità nuove per il reperimento di alloggi sociali 5. Affiancare le famiglie che presentano serie difficoltà a conservare l’abitazione 6. Avvio di progetti di Microcredito Indicatori di Risultato nel triennio B1. Numero delle famiglie in carico rispetto il servizio B2. Predisposizione di una guida per il servizi alle famiglie C3. Presenza del sistema informatizzato dei servizi sociali C4. Numero di servizi nuovi attivati C5. Numero di percorsi di accompagnamento attivati C6. Numero di progetti di microcredito < Area prevenzione e contrasto alle dipendenze Fattori Positivi Fattor i Obiettivi del precedente piano di zona raggiunti e/o parzialmente raggiunti Critici Costituzione di un Osservatorio di Distretto sulla condizione giovanile Potenziare l’attività di prevenzione e informazione Sportello Free Entry Potenziare la collaborazione fra i soggetti istituzionali e non che agiscono nei confronti dei giovani (politiche di prevenzione) Bisogni Emergenti Abuso di sostanze nei giovani Obiettivi prioritari nel triennio A. SVILUPPARE L’INTEGRAZIONE B. FAVORIRE L’ACCESSO AL SISTEMA 1. Fornire interventi di consulenza e psicoterapia anche breve sia ai ragazzi che ai genitori 2. Potenziare l’attività dello sportello Free entry 3. Implementazione dell’informatizzazione dei servizi sociali C. POTENZIARE LA DOMICILIARITÀ’ Indicatori di Risultato nel triennio B1. Numero di consulenze attivate B2. Questionario di gradimento rispetto la fruizione dello sportello free entry B3. Presenza del sistema informatizzato dei servizi sociali Gli obiettivi strategici: Integrazione come trasversalità delle azioni fra i diversi settori Così come già affermato precedentemente l’integrazione intercomunale rimane un obiettivo strategico da perseguirsi nel prossimo triennio inteso anche come “Il superamento della programmazione settoriale verso una decisa ottica di integrazione, in primo luogo tra l’area sociale e sanitaria, ma anche con l’area educativa, della formazione, del lavoro, culturale, dell’abitare ed urbanistica, così come peraltro, esplicitamente previsto dall’art. 19 della L.R. n. 2/2003. Soltanto un approccio integrato, nell’analisi dei bisogni, nelle scelte delle priorità d’intervento e nell’adozione degli strumenti di governo del sistema, può rispondere in maniera adeguata alla complessità dei problemi oggi in campo.” (Bozza Piano sociale e sanitario 2005-2007) Queste le premesse per descrivere una situazione a livello zonale estremamente eterogenea; è evidente che nei comuni più piccoli (Novi, Soliera e Campogalliano) sia decisamente più semplice integrare le politiche sociali con quelle per l’istruzione ed in generale con gli altri settori anche se in modo non del tutto organico. Discorso più complesso è quello relativo al Comune di Carpi dove a causa della magiore complessità organizzativa risulta difficile comprendere in modo sistematico ed omogeneo le attività svolte in modo integrato tra i diversi settori. Con questo Piano di zona si rileva dapprima la necessità di una maggiore programmazione integrata fra i diversi assessorati e i diversi settori e, in secondo luogo, l’urgenza di mettere in campo strumenti e modalità d’azione concreti per una reale integrazione a livello operativo. Le figure di sistema È una necessità sentita trasversalmente in tutti i settori in special modo rispetto l’inserimento lavorativo dei portatori di handicap e nei servizi rivolti all’infanzia e l’adolescenza dove sia le politiche socio-sanitarie che quelle educative svolgono un ruolo importante; inseriamo in questo paragrafo i progetti riguardanti l’introduzione di due figure di sistema richieste dalla delibera regionale 615/04 che saranno istituite nel corso del triennio di competenza di questo Piano di zona. (Cfr. Scheda Figure di Sistema) In secondo luogo occorre mettere in evidenza come sia urgente cominciare una riflessione sulle politiche giovanili, ossia tutti quegli interventi che hanno come obiettivo il benessere della popolazione giovanile. Le politiche rivolte ai giovani È opinione diffusa che le politiche sociali in Italia stiano attraversando una fase di disorientamento, è necessario compiere uno sforzo per individuare piste di analisi, interpretazioni ed azioni che possano combinare oggettività ed intenzionalità che caratterizza l’approccio imprenditoriale anche nel campo delle politiche sociali per trovare soluzioni originali a questo disorientamento. Anche nell’ambito delle politiche rivolte ai giovani nella loro attuazione è necessario dunque ragionare ed operare con lucidità, fantasia, empirismo, senso critico, percependo che al rapido mutare si può rispondere attraverso un corale sforzo innovativo, che coniughi pensiero ed azione, capacità di analisi e capacità di scelta, disponibilità al rischio e ponderatezza. “Si pone così il problema di capire quale sia oggi, in Italia, la principale frontiera della innovazione sociale delle politiche rivolte ai giovani. Se gli anni ’80 e ’90 hanno permesso di mettere a punto soprattutto nuovi prodotti, si pensi alle ludoteche, fonoteche, centri di aggregazione giovanili, servizi di informagiovani ad esempio, non v’è oggi un’area di bisogno rispetto alla quale non siano state avviate nuove forme di intervento; vi è dunque un ulteriore passo da compiere ossia mettere a punto un nuovo modo di lavorare per i giovani e con i giovani non tanto per aumentare il numero di servizi da offrire quanto per aumentare il livello di incontro, partecipazione, confronto fra persone e istituzioni diverse.”6 Il Libro Bianco della Commissione Europea intitolato “Un nuovo impulso per la gioventù europea” pubblicato il 21 novembre 2001, nasce per la volontà di promuovere, anche nel campo delle politiche giovanili, una precisa filosofia e metodologia di lavoro; quella della multilvel governance. La strategia da perseguire a tutti i livelli di governo, è finalizzata ad aprire i processi decisionali alla partecipazione di tutti i cittadini europei. In particolare la condizione dei giovani è considerata fondamentale per la costruzione della cittadinanza europea, cioè della sua identità e del suo sistema di diritti e doveri. Occorre quindi cominciare a riflettere su come ripensare una politica giovanile capace di promuovere le relazioni e non solo di includere individui; ecco perché un obiettivo del prossimo triennio sarà quello di coinvolgere i soggetti che lavorano per il benessere dei giovani (prima di tutto a livello istituzionale) per dare corpo a politiche di promozione. 6 Prandini, Melli -I giovani: capitale sociale della futura Europa, FrancoAngeli 2004 Gli obiettivi strategici: Integrazione come modalità di gestione associata dei servizi Ai sensi della legge regionale n. 11 del 26/04/2001 "disciplina delle forme associate e altre disposizioni in materia di enti locali", finalizzata alla gestione di una pluralità di funzioni ed alla riorganizzazione dei servizi su scala intercomunale, viene costituita in data 05/07/2001 l'Associazione intercomunale dei Comuni di perseguire la Campogalliano, Carpi, Novi di Modena e Soliera. L'obiettivo principale dell'Associazione e quello di collaborazione e la cooperazione tra i soggetti pubblici e privati, promuovendo la partecipazione dei cittadini, delle forze sociali, economiche e sindacali 7. In particolare, l'Associazione promuove, tra le altre, il perseguimento delle seguenti strategie: "1) esercitare in forma associata le competenze conferite […]; 2) svolgere in forma associata e regolata da apposite convenzioni e atti servizi […]; 4) promuovere il coordinamento e la progressiva uniformazione dei contenuti dei regolamenti dei comuni aderenti; 5) svolgere servizi e funzioni in forma associata in modo subordinato alla stipula di apposite convenzioni"8. Su quest'ultimo punto, infine, si precisa che: "la gestione associata delle funzioni e dei servizi è disciplinata dalle singole convenzioni, che devono stabilire: a) la tipologia di servizi e funzioni oggetto di gestione associata; […]; c) le modalità organizzative di gestione, potendo prevedere anche la costituzione di uffici comuni […]"9. Più in dettaglio il regolamento dell’Associazione intercomunale all’articolo 2 specifica quali sono i servizi gestiti in forma associata: funzioni attinenti il settore sociale - servizi per infanzia e minori - servizi di assistenza anziani - servizi di assistenza sociale (handicap, tossicodipendenti, inabili…) - servizi per l’immigrazione e mediazione culturale funzioni culturali e ricreative - sistema interbibliotecario - coordinamento politiche giovanili (Spazio Giovani) Associazione intercomunale dei Comuni di Campogalliano, Carpi, Novi di Modena e Soliera, Regolamento, art. 2 - Finalità. 8 Ibidem 9 Ibidem, art. 3 - Modalità di esercizio delle funzioni e dei servizi 7 funzione di istruzione pubblica - servizio di coordinamento pedagogico - centro territoriale educazione degli adulti - patto per la scuola funzioni attinenti l’INNOVAZIONE economica - sportello unico per le imprese - servizio di formazione professionale e di orientamento al lavoro - accoglienza informazione e promozione turistica - analisi occupazionali e settoriali funzioni attinenti la tutela dell’ambiente - progetto valorizzazione “Sponda Sinistra del Secchia” - centro di educazione ambientale A partire da tale quadro normativo, i risultati ottenuti dall'Associazione in questi anni di attività in relazione alla gestione di servizi riguarda anzitutto il livello di coordinamento tenuto per la presa di decisioni di carattere politico relative alle scelte di carattere strategico per l'ente. Rispetto all'integrazione intercomunale, il Psz prevede l'attivazione di un processo di analisi e progettazione che vada nella direzione della ottimizzazione delle risorse pubbliche presenti all'interno del distretto attraverso la cogestione di servizi pubblici da parte dei 4 Comuni. In generale risulta importante consolidare la strategia dell’integrazione rispetto sia gli interventi a valenza sociale che sanitaria; è comunque auspicabile che l’obiettivo di benessere della popolazione sia raggiunto attraverso la sinergia dei diversi assessorati in un’ottica di associazione intercomunale o Unione dei Comuni. Ci è sembrato importante fare il punto della situazione delle azioni messe in campo dall’associazione dei comuni non solamente nel settore delle politiche sociali e socio sanitarie bensì con uno sguardo complessivo nella convinzione che il benessere della popolazione sia un obiettivo che necessita di una analisi e una progettazione comune. Gli obiettivi strategici: Integrazione come funzionalità dell’Ufficio di Piano a. 2002-2004-Fase sperimentale Composizione Durante la Fase sperimentale dei Piano di Zona l’Ufficio di Piano era costituito dai dirigenti dei 4 Comuni (o da loro delegati) dal Rappresentante dell’Usl, dal rappresentante delle Ipab e dal responsabile dell’Ufficio di Piano. A Livello operativo due erano i soggetti impegnati nella gestione dell’Ufficio: Un consulente del Comune per la fase dedicata al Piano attuativo che si è occupato anche al bilancio sociale e del quaderno di fine legistratura; Un operatore del Comune con funzioni di coordinamento delle REDS - Reti di Innovazione sociale (Tavoli tematici) Funzioni specifiche L'Ufficio di Piano aveva la funzione di coordinamento tecnico delle attività previste nel Psz ed era finalizzato alla promozione e gestione dei processi inerenti ai servizi; attivare le Reti d'innovazione e ne seguiva l'andamento; si coordinava e forniva le informazioni al Tavolo politico/istituzionale con il quale si sono attivate dinamiche di scambio di tipo circolare. In particolare è stato compito dell'Ufficio di Piano sviluppare un processo di riflessione sul modello organizzativo rispetto alle questioni di carattere tecnico. L'Ufficio di Piano, ha sostenuto la promozione di iniziative di sensibilizzazione della popolazione sui temi previsti dai Piani per la Salute (miglioramento degli stili di vita) e concordati annualmente con l'Azienda Usl. Coordinamento Il coordinamento politico era a carico dell’Assessore del Comune Capo distretto in accordo con gli altri assessori del distretto e al direttore del distretto 1 dell’azienda USL. Il coordinamento tecnico era a carico dei dirigenti del settore politiche sociali del Comune Capo distretto in accordo con gli altri dirigenti del settore politiche sociali del distretto e un delegato del direttore del distretto 1 dell’azienda USL. b. 2005-Stato attuale Composizione In accordo con le indicazioni della Delibera del Consiglio Regionale 615/2004 e sulla base dell’esperienza maturata nel triennio sperimentale dei Piani di Zona si è ritenuto di strutturare su livelli temporali diversificati; in fase di stesura del Piano di Zona e dei relativi Piani attuativi esso sarà composto da una figura finanziato dai 4 comuni e dall’Azienda Usl; una figura di supporto messa a disposizione del Comune capofila e un consulente; in questa fase il riferimento dell’Ufficio sarà il tavolo tecnico distrettuale (4 capi settore delle politiche sociali dei Comuni del distretto e da un rappresentante dell’A.usl.) In fase di gestione del Piano di Zona l’Ufficio sarà composto dal responsabile del SAA, da una figura di supporto e da esperti attivati su singole tematiche; durante questa fase esso farà riferimento al Comitato di distretto. Funzioni specifiche Le funzioni essenziali individuate sono le seguenti: • Gestione operativa, a valenza tecnica e organizzativa, del percorso per l'elaborazione del Piano di zona: segreteria, supporto organizzativo ai lavori dei tavoli, coinvolgimento e raccordo tra i referenti delle varie aree di intervento e dei diversi soggetti (tra cui anche i rappresentanti del Terzo settore) che partecipano al processo, redazione del piano; • Attività istruttoria per l’integrazione delle azioni delle differenti aree di intervento oltre che con le altre politiche di settore; • Coordinamento e supporto nella gestione e attuazione del Piano; • Collaborazione al monitoraggio e alla valutazione dell'attuazione del Piano e degli impegni assunti dalle parti. Coordinamento Da un operatore dell’Ufficio di Piano con riferimento al Tavolo tecnico Distrettuale in fase progettuale e al Comitato di Distretto in fase di gestione. c. 2007-Obiettivo di fine triennio Composizione Da una figura nuova responsabile dell’Ufficio di Piano finanziato dai 4 comuni e dall’Azienda Usl; una figura di supporto messa a disposizione del Comune capofila, oltre ad una serie di professionalità con funzioni di supporto alle attività dell’Ufficio di Piano rispetto agli obiettivi dell’Ufficio stesso di provenienza sia dal settore sociale che dal settore sanitario. Occorre rilevare l’importanza di questo Ufficio rispetto all’integrazione a livello zonale, sia nei confronti del territorio (soggetti di terzo settore) che fra i Comuni del distretto e l’azienda Usl, soprattutto in riferimento all’introduzione delle due figure di sistema sollecitate dalla delibera regionale con le quali lavorerà in stretto rapporto. Sarà anche importante prevedere l’introduzione di specifiche professionalità sia in riferimento al controllo di gestione che nella raccolta fondi da attuarsi anche attraverso specifiche attività di progettazione europea, essendo l’Ufficio di Piano un soggetto con una disponibilità di risorse molto limitata. Funzioni specifiche Il consolidamento dell’Ufficio di Piano è uno degli obiettivi che la zona sociale si è data nel triennio di riferimento dei Piani di Zona 2005/2007 soprattutto per confermare e rafforzare il ruolo dell’Ufficio rispetto a quattro tematiche: Promuovere partecipazione Coordinamento Programmazione Monitoraggio e valutazione Coordinamento Si prevede una autonomizzazione sempre maggiore dell’Ufficio e una collaborazione più diretta con il Comitato di Distretto. In particolare in previsione dell’applicazione del fondo regionale per la non autosufficienza. Indicatori di risultato nel triennio Gli indicatori di risultato fanno riferimento alle 4 aree indicate: Aree di intervento Promozione /Partecipazione Coordinamento Programmazione: Monitoraggio /Valutazione Indicatore Prevedere momenti di ascolto del territorio e dare visibilità al Piano di zona Costruzione del sito dell’Ufficio di Piano Prevedere momenti di confronto tecnici-politici sui temi del Piano di zona Produrre annualmente un rapporto di valutazione delle azioni previste dal Piano di zona Gli obiettivi strategici: Integrazione come come formazione La formazione rappresenta sicuramente uno degli elementi strategici per lo sviluppo del sistema integrato di servizi. In merito a ciò, è ovvio rilevare che i percorsi formativi devono rispondere ad esigenze concrete e specifiche degli operatori laddove tali esigenze rispondono sia a elementi di carattere tecnico, se afferiscono a compiti e mansioni professionali specifiche, sia ad aspetti di carattere metodologico- processuale, laddove si evidenzia la cogente necessità di acquisire competenze 'di tipo manageriale' relative alla gestione di relazioni e processi di tipo complesso e, alle volte, conflittuale. È inoltre necessario avviare dei percorsi strutturati sull'utilizzo delle nuove tecnologie che favoriscano l'introduzione e l'utilizzo in ambito sociale delle opportunità legate all’informatica. In attesa di definire un Piano formativo orientato all'innovazione (processi e tecnologie), che consideri adeguatamente gli elementi prima definiti, e proseguendo i processi formativi già in corso e previsti negli Accordi di Programma, si intendono in questa sede perseguire i seguenti obiettivi e finalità: • Dare continuità alle attività di progettazione di percorsi formativi integrati; • Organizzare momenti formativi per gli operatori delle strutture socio- riabilitative; • Promuovere percorsi di formazione del personale della rete dei servizi per anziani preposti all'assistenza; • Proseguire nel coinvolgimento dei Medici di Medicina Generale nei processi formativi. Gli obiettivi strategici: Integrazione nelle politiche tariffarie e applicazione dell’isee Occorre rilevare che una vera e propria politica di omogeneizzazione delle tariffe fra i 4 comuni non è stata ancora definita considerando la elevata complessità del processo di omogeneizzazione che sarà da completare con gradualità anche in previsione della formalizzazione dell’Unione dei comuni. Rispetto alla disciplina Isee, che tenta di definire l’accesso e la compartecipazione ai costi degli utenti parametrando in modo omogeneo la loro ricchezza, i 4 Comuni dell’Associazione e l’azienda USL si sono impegnati nella sua applicazione sia nei servizi in cui la normativa nazionale ne richiede l’applicazione sia in alcuni servizi a discrezione degli enti locali. Gli obiettivi strategici: Integrazione come accesso e sportello sociale Secondo quanto indicato dall’art. 19 della Legge n 328/2000, nonché dall’art 7 della L.R. n.2/2003, ciascuna zona deve dotarsi di una funzione di sportello sociale, che costituisce quella porta unitaria di accesso al sistema dei servizi indicata dal Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali 2001-2003 Attraverso la funzione di sportello sociale si realizzano azioni di informazione e orientamento in modo unitario e integrato sull’intero territorio della zona, in merito al sistema dei servizi e alle procedure di accesso. Da questo punto di vista lo sportello sociale rende concreta la possibilità per i cittadini di utilizzare i servizi. Esso è lo strumento che, attraverso l’informazione e l’orientamento, aiuta a garantire ai cittadini pari opportunità di accesso al sistema, con una particolare attenzione a chi, per difficoltà personali e sociali, non è in grado di rivolgersi direttamente ai servizi.10 L’accesso al sistema integrato dei servizi deve essere favorito non solo attraverso le attività di informazione ma porre adeguata attenzione anche al servizio di orientamento; Informazione e orientamento sono due funzioni che si legano strettamente. Infatti, l’informazione da sola può risultare scarsamente efficace a fronte della necessità sempre più ricorrente di sostenere le decisioni delle persone e delle famiglie, di fornire strumenti per valutare le diverse alternative a disposizione e identificare la scelta più opportuna. È centrale non solo ciò che viene offerto (l’informazione) ma anche il modo in cui ciò avviene, il processo con cui viene offerta informazione, viene spiegata, ci si mette in relazione, si ascolta, si avvia una chiarificazione del bisogno e della domanda. Altra cosa rispetto all’informazione e all’orientamento è la “presa in carico” da parte dei servizi che rappresenta la fase successiva del percorso intrapreso dall’utente e che comprende la valutazione del bisogno, l’elaborazione e la condivisione di un progetto individualizzato, l’attivazione dei servizi e delle prestazioni conseguenti. La presa in carico è funzione del servizio sociale professionale o dei singoli servizi competenti. La Regione, con il programma di riparto delle risorse dell’anno 2003, ha inteso promuovere lo sviluppo della funzione di sportello sociale, da realizzarsi in raccordo con i punti informativi del territorio. Per questo ha avviato, con apposito bando (D.G.R. n. 2749/2003), una sperimentazione, che ha dato come esito l’approvazione 10 Piano sociale e sanitario 2005-2007 – materiali per l’avvio della consultazione di trentadue progetti sperimentali di sportello sociale (D.G.R. n. 1620/2004) giudicati rispondenti agli obiettivi e alle finalità indicate dalla L.R. n. 2/2003 in materia di accesso. Il Comune di Carpi insieme agli altri comuni del distretto, all’Azienda usl , alle Ipab del territorio e alla cooperativa Sofia ha partecipato ad bando ricevendo il finanziamento per la sperimentazione di uno sportello sociale denominato “Una rete innovativa per l’accesso ai servizi sociali nel distretto di Carpi: sportelli sociali, informazioni agli anziani sul territorio, volontari a domicilio”. Tale sportello sociale sarà ubicato al Piano terra di Via Trento Trieste presso l’Assessorato alle Politiche sociali. Obiettivi - Rendere garantito, facile ed evidente l’accesso al sistema complessivo di interventi socio-assistenziali, attraverso la definizione di accessi multicanali (sia fisici che virtuali), semplici, diffusi sul territorio, in grado di fornire informazioni complete ed esaurienti. - Garantire a tutti i cittadini pari opportunità di accesso alla rete, con particolare attenzione a chi, per difficoltà personali e sociali, non è in grado di rivolgersi direttamente ai servizi. - Completare la rete dei punti informativi già presenti sul territorio sulle opportunità e i servizi sociali, attraverso l'attivazione di un nuovo sportello sociale in grado di dare ogni tipo di informazione di primo orientamento e, in secondo luogo, l’avvio di un’attività di “informanziani” attraverso sportelli sia fisici che virtuali, rivolti alla popolazione anziana ed ai caregiver, attività ad oggi mancante nel sistema locale di servizi informativi tematici; - Implementare un punto nodale per il sistema con il compito di collegare in rete gli sportelli territoriali specialistici (centro per le famiglie, informagiovaniquicittà, informahandicap, Centro servizi per l’immigrazione, Urp QuiSanità e il futuro informanziani) e gli altri punti informativi presenti sul territorio (pubblici e privati), di promuovere l’attivazione di ulteriori punti di contatto con i cittadini sul territorio e infine di garantire la strutturazione di un sistema informativo generale che sia omogeneo, integrato, assistito, costantemente mantenuto efficiente e aggiornato. - Avviare modalità più puntuali e organiche per la rilevazione del bisogno, sia potenziale che espresso, per il monitoraggio della domanda, per l’analisi dei dati. Rendere organici e circolari i flussi informativi tra i vari livelli, tra le funzioni di relazione diretta con i cittadini e le funzioni di programmazione e di orientamento strategico. - Valorizzare la partecipazione attiva del volontariato e la capacità di questo nel costruire relazioni sociali nella comunità, funzioni particolarmente significative per una conoscenza diretta dei bisogni e per una informazione efficace e penetrante verso i soggetti più fragili e più in difficoltà nel reperire direttamente le informazioni circa le opportunità e i diritti sociali. - Sperimentare, con la collaborazione del volontariato, nuove modalità di informazione dell’utenza debole, attraverso figure di “informatori” che siano in grado di entrare direttamente in contatto con il potenziale beneficiario di servizi, agendo sul territorio in virtù delle relazioni di socialità costruite nei quartieri, nel vicinato, nei condomini. - Implementare l’informatizzazione del servizio anche consentendo l’accesso agli altri Comuni del Distretto così da facilitare l’accesso alle informazioni un tempo reale. Struttura organizzativa Lo sportello sociale potrà contare su una rete estesa di collaborazioni, che alimenti costantemente un flusso informativo ampio, non frammentato e aggiornato rispetto alle risorse che il territorio offre, anche attraverso la costruzione di un sistema informativo dell’intera rete dei servizi sociali e socio-sanitari del territorio di riferimento. Tale sistema è opportuno che sia in condivisione con tutti gli sportelli presenti sul territorio ed eventualmente accessibile anche da parte di altri soggetti che svolgono a vario titolo attività di informazione, orientamento, assistenza. Accanto al luogo fisico in cui sarà ubicato lo sportello sociale saranno attivati presso i centri sociali aderenti, e altri luoghi facilmente accessibili all’utenza, delle postazioni da cui accedere alla rete informatica e quindi alle informazioni. Conterà su personale competente, con un buon grado di conoscenza del sistema dei servizi, sia pubblico che privato, accompagnata a capacità relazionali e di ascolto. È stato individuato un coordinatore dello sportello e si prevede di individuare almeno altri tre operatori di front office supportati da un operatore di back office principalmente impegnato nei colloqui di approfondimento. Per la sua ubicazione fisica (nello stesso stabile dell’assessorato alle politiche sociale con diretto accesso ai servizi specifici) si presume si realizzerà una positiva integrazione e collaborazione all’interno del sistema dei servizi del Comune e della Zona in genere oltre ad una ulteriore facilitazione rispetto al passaggio informazioneorientamento-presa in carico. A fianco dei locali dedicati allo sportello sociale è previsto il funzionamento dello sportello immigrazione con personale specializzato ed in particolare lo sportello sociale potrà avvalersi della professionalità dei mediatori culturali presenti. I soggetti coinvolti Sarà coinvolto il prima battuta il Comune di Carpi che predisporrà il servizio in progressiva collaborazione con gli altri Comuni del distretto e l’azienda Usl del distretto 1. In fase sperimentale gli altri comuni del distretto potranno utilizzare le informazioni e le consulenze dello sportello unico tramite una connessione in rete al portale dedicato, si valuterà in itinere la possibilità di istituire anche a livello locale uno sportello sociale. Si prevede un processo di progressiva integrazione all’interno di un unico “sistema unitario di accesso al sistema di servizi sociali e sanitari” di zona, entro un progressivo adeguamento culturale, normativo ed organizzativo, che occorre perseguire con gradualità. Si dovrà inoltre perseguire una reale integrazione con gli altri punti di informazione e di promozione di servizi specifici sul territorio, raccordandosi con essi (ad esempio con gli "sportelli unici" delle Aziende Usl, gli sportelli settoriali quali ”Informafamiglie”, gli “uffici per stranieri”, gli “informanziani” gli “informagiovani”, i S.A.A.), nonché con le sedi in cui normalmente avviene il contatto con il cittadino che necessita di informazioni (URP, Patronati, “sportello per l’impiego” Sindacati, etc.). In accordo con quanto sostenuto dal Piano sociale e sanitario regionale 20052007 con i soggetti più sopra richiamati, e in particolare con gli Sportelli unici delle Ausl, lo sportello sociale deve realizzare una stabile attività di raccordo e reciproca informazione, sui casi seguiti e le iniziative intraprese. È stato siglato un protocollo fra il Comune di Carpi e i centri sociali anziani rispetto la possibilità di collaborare al monitoraggio dei bisogni della popolazione anziana, sono state istallate postazioni informative connesse con l’nformanziani e in generale con la futura banca dati dello sportello unico nei centri oltre, alla definizione di alcuni momenti formativi rivolti ai volontari dei centri sociali per fornire le prime informazioni ed eventualmente orientare gli anziani ai servizi. Un ulteriore protocollo d’intesa sarà siglato con l’ente previdenziale INPS mediante il quale sarà possibile accedere alla banca dati dell’Inps (per il controllo delle posizioni contributive per esempio). Le priorità di accesso In criterio assunto è quello dell’universalismo selettivo; da un lato vi è un riconoscimento “universalistico” che consente ai cittadini portatori di bisogno di beneficiare di certi diritti, dall’altro tale riconoscimento si accompagna alla presenza di risorse scarse, che talvolta non riescono (soprattutto per certi tipi di intervento particolarmente estesi o particolarmente costosi) a coprire per intero il fabbisogno. Per questo è necessario prevedere una gradualità degli accessi, per indirizzare prioritariamente le risorse verso le situazioni caratterizzate da maggiore fragilità sociale e da bisogni di maggiore intensità. Rispetto l’analisi dei bisogni del territorio si identificano alcune situazioni di disagio sulle quali porre maggiore attenzione: • Nuclei familiari monogenitoriali con figli a carico • Dalla presenza nel nucleo familiare di minori in stato di disagio • Dalla presenza nel nucleo familiare di anziani non autosufficienti o con età superiore agli 80 anni • Dalla presenza nel nucleo familiare di portatori di handicap o invalidi (>66%) Gli indicatori di risultato previsti nel triennio - registrazione di tutti gli elementi raccolti presso gli sportelli: numero di accessi, di contatti, tipologia della domanda, del bisogno rilevato, etc. - Analisi periodica (3-6 mesi) dei dati raccolti sulla domanda; - Relazioni periodiche (3-6 mesi)sul bisogno espresso; - Comparazioni tra indicatori es: numero accessi/ num. domande/aree tematiche/bisogni espressi. - Relazioni annuali sulle attività dello Sportello. - Incontri periodici di verifica del comitato di pilotaggio e della rete d’innovazione sociale del piano di zona; - Valutazioni del tavolo politico/istituzionale del Piano di zona; - Incontri di valutazione generale con gli operatori pubblici e gli operatori del terzo settore del settore socio-assistenziale. Pubblicazione a cura di: Ufficio di Piano Servizio Comunicazione del Comune di Carpi Globe snc, Carpi