Mantova e Sabbioneta,I principi della dinamica,Le buone abitudini

Cosa
sono
i
circuiti
elettrici e la legge di Ohm
Per capire cosa sono i circuiti elettrici dobbiamo comprendere
la differenza tra tensione, corrente e potenza, gli elementi
dell’elettricità, oltre a quello di resistenza che ne
definisce le caratteristiche. Dobbiamo poi conoscere i due
modi principali con cui si possono collegare i componenti
elettrici in un circuito e la legge più importante che ne
regola il funzionamento, la legge di Ohm.
Bene, iniziamo!
Tensione, corrente, potenza e resistenza
In ogni apparecchio elettrico troviamo dei numeri con a fianco
delle sigle: V, W, A.
V sta per Volt ed è l’unità di misura della tensione che
prende il nome da Alessandro Volta, il fisico italiano
inventore della batteria; i Volt misurano la tensione di
alimentazione, ovvero la differenza di potenziale o
“pressione” che fa fluire la corrente elettrica.
A sta per Ampere ed è l’unità di misura della corrente (i) che
prende il nome da Andrè Marie Ampére, fisico francese; gli
ampére misurano la quantità di carica al secondo che percorre
una linea elettrica.
W sta per
il nome
inventore
elettrica
Watt ed è l’unità di misura della potenza che prende
da James Watt, l’ingegnere meccanico scozzese
della macchina a vapore; i watt misurano l’energia
consumata in un secondo.
Per misurare la potenza di un dispositivo elettrico basta
moltiplicare la tensione (V) per la corrente (A). Per
conoscere il valore della corrente che attraverso un
dispositivo elettrico, basta dividere il valore della tensione
con cui funzionano (in Italia 230V) per la potenza indicata
sul dispositivo stesso.
Con il concetto di resistenza entriamo nel vivo di un circuito
elettrico perché senza di essa non funzionerebbe. Un circuito
elettrico consiste di tre elementi: la tensione di
alimentazione che deriva dalla sorgente elettrica (batteria o
centrale elettrica), la corrente che esce dalla sorgente
(batteria o presa a muro) e la resistenza elettrica che si
oppone al passaggio della corrente stessa nel circuito. E’ la
resistenza che produce gli effetti desiderati (luce,
movimento, calore, ecc.); alcuni esempi: la resistenza della
lampadina converte l’energia elettrica in luce, mentre in una
stufa elettrica la resistenza converte l’energia elettrica in
calore. La resistenza si misura in Ohm.
Circuito
semplice
elettrico
Corrente continua e corrente alternata
In un circuito elettrico, la corrente può viaggiare nello
stesso verso e ad una intensità costante oppure il suo verso
può cambiare all’incirca 50 o 60 volte al secondo e la sua
intensità può variare secondo una forma d’onda regolare. Un
circuito alimentato a batteria fornisce corrente continua
(stesso verso ed intensità costante), mentre la corrente
elettrica che esce da una presa è a corrente alternata perché
il suo verso cambia continuamente. La corrente continua e la
corrente alternata danno scosse diverse: se prendi una scossa
da corrente continua sentirai un dolore simile alla puntura di
un ago, mentre proverai una sensazione di formicolio in caso
di scossa da corrente alternata.
Legge di Ohm
La legge di Ohm è la legge fondamentale e più importante che
regola i circuiti elettrici. La legge di Ohm afferma che la
corrente (quella che si misura in ampére) è direttamente
proporzionale alla tensione (quella che si esprime in volt) e
inversamente proporzionale alla resistenza. In altre parole,
più aumenta la resistenza minore sarà la corrente che esce dal
circuito, ma più aumenta la tensione più aumenterà la
corrente. Esempi di calcolo: se applico una tensione di 120 V
ad una resistenza di 120 Ohm, la corrente risultante sarà
120/120 = 1A (ampére); se conosco il valore della corrente
(1A) e quello della resistenza (120 ohm) posso ricavare il
valore della tensione 1*120= 120 V. Ogni volta che due valori
tra corrente, tensione e resistenza sono noti, sarà possibile
ricavare il terzo valore grazie alla legge di Ohm.
Circuito
in
serie
(a
sinistra) e in parallelo (a
destra) con due resistenza
Collegamenti in serie e in parallelo
Quando in un circuito ci sono più resistenze possiamo
sostituirle con un’unica resistenza equivalente, ossia contate
come una sola, ma il suo valore cambia a seconda di come sono
disposte, in serie o in parallelo.
In un collegamento in serie, la resistenza equivalente si
ottiene sommando i valori delle due resistenze; raddoppiando
la resistenza, si dimezza la corrente, cosicché la luminosità,
ad esempio, delle due lampadine sarà minore rispetto al caso
in cui solo una lampadina è collegata al circuito; ne consegue
che, per ottenere la stessa luminosità dovrai raddoppiare la
tensione.
Se, invece, colleghiamo due lampadine in parallelo, ossia in
due rami del circuito, esse riceveranno la stessa tensione e,
visto che sono attraversate dalla stessa corrente, la
luminosità non cambia, ma la corrente risulta così raddoppiata
e, di conseguenza, anche il consumo.
A presto!
Cinzia Malaguti
Bibliografia:
K. Fujitaki, I manga delle scienze, Elettromagnetismo, Roma,
La Repubblica/Le scienze, 2016
Referendum
costituzionale
risultato regione per regione
Il referendum costituzionale si è svolto il 4 dicembre 2016;
gli italiani sono stati chiamati ad esprimere il loro voto
sulla riforma costituzionale che avrebbe modificato il ruolo e
la composizione del senato, oltre ai rapporti tra regioni e
stato ed altri aspetti meno rilevanti. Il risultato è stato un
sonoro NO per il quale si è espresso il 59,95% dei votanti,
contro un 40,05 di SI. Il risultato ha inevitabilmente una
conseguenza politica e le dimissioni del premier Matteo Renzi
sono arrivate sul tavolo del Presidente della Repubblica
Sergio Mattarella nella cui mani è il futuro di questa
legislatura.
Vediamo il risultato regione per regione (fonte Ministero
dell’Interno). La regione che ha registrato più NO è stata la
Sardegna con il 72,22% dei votanti, mentre la regione con più
SI è stata il Trentino Alto Adige con il 53,87% dei votanti.
Italia del Nord
VALLE D’AOSTA
PIEMONTE
EMILIA ROMAGNA
FRIULI VENEZIA GIULIA
LIGURIA
LOMBARDIA
VENETO
TRENTINO ALTO ADIGE
Italia centrale
TOSCANA
LAZIO
MARCHE
UMBRIA
SARDEGNA
Italia meridionale
CALABRIA
CAMPANIA
ABRUZZO
MOLISE
BASILICATA
PUGLIA
SICILIA
Il risultato del referendum costituzionale apre una crisi di
governo, ma anche una crisi di leadership all’interno del
partito di maggioranza PD con un rafforzamento della minoranza
interna, in fondo è anche questo ciò che volevano Massimo
D’Alema e Pierluigi Bersani con il loro dichiarato NO alla
riforma costituzionale.
Cinzia Malaguti
Orlando furioso 500 anni in
mostra a Ferrara
Nella terra di Ludovico Ariosto è allestita una mostra sul più
grande romanzo cavalleresco del Rinascimento italiano e sulle
opere d’arte che lo hanno ispirato o che da esso hanno tratto
ispirazione: l’Orlando Furioso. Ferrara celebra così i 500
anni dalla prima edizione dell’Orlando furioso.
Ferrara,
Palazzo
dei
Diamanti, ingresso alla
mostra Orlando Furioso 500
anni
La prima edizione dell’Orlando furioso risale al 1516, è un
poema composto da 46 canti e narra le vicende di Orlando e di
altri personaggi in un’Italia divisa, frammentata e litigiosa,
fatta di signorie, capitani di ventura, mercenari della
guerra, incursioni e domini stranieri, guerre tra cristiani e
saraceni, ma fatta anche di arte e mecenatismo. Particolare
risalto assumono nell’Orlando Furioso le descrizioni delle
battaglie tra cristiani e saraceni ed i temi mitologici.
Orlando
Furioso,
mitologici
temi
La mostra Orlando furioso 500 anni espone la copia meglio
conservata della prima edizione stampata dell’Orlando furioso,
oltre ad un frammento manoscritto autografo del poema e ad una
lettera redatta di proprio pugno da Niccolò Machiavelli nella
quale si complimenta con Ludovico Ariosto per la validità del
testo. Alla prima stesura ne sono seguite altre due, in una
ricerca di perfezionismo letterario che impegnò l’Ariosto per
oltre 16 anni; la prima stesura fu pubblicata a Ferrara il 22
aprile 1516, la seconda il 13 febbraio 1521 e, infine, la
terza è data 1 ottobre 1532.
Il percorso espositivo fa rivivere il fantastico mondo
cavalleresco dell’Orlando e dei suoi paladini attraverso i
capolavori dei più grandi artisti del periodo, da Mantegna a
Leonardo, da Raffaello a Michelangelo e Tiziano, oltre a
sculture antiche e rinascimentali, incisioni, arazzi, armi,
libri e manufatti di straordinaria bellezza e preziosità. Una
comoda audio-guida accompagna il visitatore alla scoperta
dell’epica di Ariosto e lo fa con una narrazione unica e
continuativa, ma non tediosa.
Orlando
Furioso,
mitologici
temi
Segnalo alcune opere che ho trovato più belle ed interessanti.
All’inizio del percorso espositivo potrete ammirare un
bellissimo arazzo in lana e seta con rappresentata la
Battaglia di Roncisvalle, si vede la spada durlindana con cui
Orlando taglia la testa al re Marsilio.
Arazzo sulla battaglia di
Roncisvalle
raccontata
nell’Orlando Furioso
Molto bella la terracotta invetriata dei primi anni del XVI
secolo con rappresentata la testa di Scipione l’Africano.
Immagine
di
Scipione
l’Africano su terracotta
invetriata (XVI secolo)
Straordinaria è la carta geografica esposta, la prima che
registra le nuove scoperte a seguito dei viaggi di Cristoforo
Colombo e Vasco de Gama.
Carta
geografica
del
Cinquecento con le nuove
scoperte oltreoceano
Bellissimo è il dipinto ad olio su tela di Dosso Dossi del
1518 raffigurante Melissa, la fata buona, che sprigiona tutta
la forza narrativa dei versi dell’VIII canto dell’Orlando
Furioso.
Melissa di Dosso Dossi,
narrata
nell’Orlando
Furioso
Rimarrete poi impressionati dall’enorme arazzo in lana, seta,
argento ed oro fatto realizzare per Carlo V nel Cinquecento e
rappresentante la battaglia di Pavia; in basso a sinistra è
raffigurato il re di Francia Francesco I, che aveva guidato la
carica della cavalleria pesante, aiutato a scendere dal suo
destriero colpito a morte e stramazzante al suolo. Nella teca
in mezzo alla sala c’è la vera spada del re Francesco I,
sconfitto a Pavia.
Arazzo sulla battaglia di
Lodi narrata nell’Orlando
Furioso
e
spada
di
Francesco I
L’Orlando Furioso è un poema epico cavalleresco che narra di
battaglie e di amori, di vittorie e di sconfitte d’armi, sotto
lo sguardo distaccato ed ironico del suo autore e con
particolare riguardo ai temi mitologici, tra sogno e realtà,
tra desiderio e follia. Un poema, quello di Ludovico Ariosto,
molto lontano dalla modernità e dai suoi valori, ma questa
mostra con la sua audio-guida sembra caricarci su
un’invisibile macchina del tempo e trasportarci all’epoca in
cui fu scritto il poema cavalleresco più importante ed amato
del Rinascimento.
Orlando Furioso 500 anni è al Palazzo dei Diamanti di Ferrara
fino all’8 gennaio 2017. Orari: aperto tutti i giorni dalle
9,00 alle 19,00 e anche durante le festività.
Cinzia Malaguti
I Medici,
potere
una
dinastia
al
I Medici – una dinastia al potere è il primo romanzo di una
triologia che racconta l’ascesa di una delle famiglie più
influenti del Rinascimento: i Medici. L’autore Matteo Strukul
si concede solo poche e marginali libertà narrative rispetto
alle fonti storiche, riportando i fatti e gli avvenimenti
realmente accaduti e scegliendo quelli che rispondono meglio
alla trama di un romanzo avvincente.
Ritratto di Cosimo
il Vecchio, Pontormo
Il primo romanzo della trilogia è dedicato alla figura di
Cosimo il Vecchio (Firenze 1389-Careggi 1464). Cosimo fu
l’erede del Banco Medici dopo la morte del padre Giovanni che
l’aveva fondato nel 1397. Giovanni, figlio di un venditore di
lana del Mugello, fu il capostipite della famiglia di
banchieri fiorentini, amata dal popolo e invidiata da altri
nobili, primo fra tutti Rinaldo degli Albizzi. Albizzi, uomo
ambizioso e spietato, fu uno dei maggiori avversari di Cosimo.
Cosimo aveva un fratello minore, Lorenzo, a cui era molto
legato e su cui poté sempre contare; Cosimo era più riflessivo
ed analitico, mentre Lorenzo era più rapido ed irruente,
insieme si compensavano. Durante la gestione di Cosimo, la
famiglia Medici arrivò a gestire imponenti ricchezze, ma
impiegò le eccedenze, rispetto ad una decorosa vita agiata,
per abbellire la città di Firenze ed ascoltare le istanze del
popolo, per quanto possibile. Fu Cosimo ad incaricare Filippo
Brunelleschi della costruzione della famosa cupola della
Cattedrale di Santa Maria in Fiore a Firenze. Le difficoltà
che dovette gestire Cosimo furono molte; era il periodo della
Repubblica di Firenze, retta da una oligarchia di nobili
fiorentini spesso in conflitto tra di loro e sui quali Cosimo
cercò di esercitare una qualche influenza politica, ma con
molti problemi ed invidie. Cosimo non utilizzò mai le sue
ricchezze per costruire ville principesche, mantenendosi
sempre ad un livello di palazzi grandi ma sobri, esternamente
modesti, probabilmente anche per non suscitare troppe invidie
da parte degli altri nobili.
Stemma dei Medici ai
tempi di Cosimo il
Vecchio
Del periodo di vita di Cosimo, il romanzo di Strukul, racconta
diversi avvenimenti: la morte del padre Giovanni e quello
della madre Piccarda, il suo mecenatismo culturale e
artistico, il finanziamento della costruzione della cupola
della Cattedrale di Santa Maria in Fiore, l’incarico a Filippo
Brunelleschi,
la peste a Firenze, l’assedio di Lucca e
l’accordo con Francesco Sforza, l’accusa di tirannia e
l’esilio a Venezia, il ritorno a Firenze e la sua accresciuta
influenza politica, l’esilio del suo più acerrimo nemico
Rinaldo degli Albizzi,
l’alleanza di Firenze con Venezia
contro Milano governata da Filippo Maria Visconti, le trame
dell’Albizzi per spingere il Duca di Milano ad attaccare
Firenze e riprendersi la città, il sostegno di Cosimo a
Francesco Sforza affinché cacci il Visconti e gli subentri, il
concilio ecumenico voluto a Firenze, la formazione della lega
antiviscontea, l’alleanza papale, la battaglia di Anghiari, la
morte del fratello Lorenzo, la pace a Firenze.
Copertina del romanzo di
Matteo Strukul, I Medici –
una dinastia al potere
Il secondo romanzo della trilogia è dedicato alla figura di
Lorenzo il Magnifico, nipote di Cosimo e figlio di Piero. Il
terzo romanzo sarà, infine, dedicato a Caterina de’ Medici,
regina di Francia.
Firenze, Palazzo Medici
Riccardi, antica residenza
fiorentina dei Medici
La fiction televisiva ripercorre sostanzialmente lo stesso
periodo della vita di Cosimo, ma lo fa prendendosi alcune
libertà, dettate – io credo – da esigenze di audience e di
spettacolo. Vediamo le principali differenze tra il romanzofatti storici e la fiction. L’amore per la moglie Contessina è
nel romanzo fuori discussione, anzi direi esaltato e
reciproco, diversamente da quello narrato nella fiction dove
quel matrimonio è indicato come non voluto da Cosimo, ma dal
padre per ragioni d’interesse (la variante è stata fatta
probabilmente per non rendere la serie televisiva troppo
mielosa). Un’altra grossa differenza riguarda Lorenzo, il
fratello di Cosimo, che nella realtà storica, durante i fatti
narrati, era sposato con Ginevra Cavalcanti ed aveva due
figli, mentre nella fiction è un innamorato deluso, anche qui
gli sceneggiatori si sono presi una libertà dettata da
esigenze di spettacolo. Nel romanzo non c’è traccia
dell’amante schiava veneziana che gli diede un figlio
illegittimo, narrazione presente invece nella fiction. Il
romanzo fa un’ampia descrizione della battaglia di Anghiari
che segnò la vittoria della lega antiviscontea e consolidò il
potere dei Medici, assente nella fiction.
La fiction sui Medici,
nella foto gli attori che
interpretano
Giovanni,
Cosimo e Lorenzo
I Medici – una dinastia al potere è un ottimo e affascinante
romanzo storico, perché straordinaria ed affascinante è la
storia della famiglia Medici.
Villa medicea di Careggi,
una delle più antiche ville
dei Medici, ora Patrimonio
Umanità Unesco
Le ville ed i giardini medicei in Toscana
riconosciute Patrimonio dell’Umanità Unesco.
Cinzia Malaguti
sono
Arte bolognese contemporanea
Una ricca raccolta di opere di artisti bolognesi che hanno
animato l’arte dal 1945 al 2015 è esposta a Bologna, Palazzo
Fava, fino al 8 gennaio 2017. La rassegna è corposa con opere
della maggior parte di artisti bolognesi contemporanei, quelli
più significativi e rappresentativi. Un arco di tempo di 70
anni che, dopo il grande successo di Giorgio Morandi, esprime
artisti che hanno saputo anche dare un tocco personale a quel
variegato palcoscenico artistico dove era facile confondersi e
rimanere anonimi.
Bologna, Palazzo Fava
Gli artisti bolognesi raccontati con le loro principali opere
alla mostra di Palazzo Fava sono tanti, qui vi racconto
qualcosa di alcuni di loro, quelli che a mio giudizio più si
distinguono. Durante la vostra visita, tra un quadro e
l’altro, osservate anche i bei decori delle sale ed i soffitti
a cassettoni del palazzo signorile.
La prima sala al piano nobile espone una meravigliosa scultura
in bronzo del 1990 di Luciano Minguzzi (1911-2004), il
maggiore scultore bolognese del dopoguerra, che ci offre una
perfetta sintesi tra i modi aspri e astratti del linguaggio
artistico contemporaneo e antiche tentazioni plastiche.
Scultura in bronzo
Luciano Minguzzi
di
Sergio Romiti (1928-2000) ebbe un grande successo alla metà
degli anni Cinquanta con le sue nature morte
designarono come erede di Giorgio Morandi.
Natura morta
Morandi
di
Giorgio
che
lo
Natura
Romiti
morta
di
Sergio
Leone Pancaldi (1915-1995), noto soprattutto come architetto,
ha decisamente attirato la mia attenzione con il suo Fuga del
1955 per via di una rappresentazione pittorica d’effetto e
postcubista.
Fuga di Leone Pancaldi
Interessanti per l’aspetto satirico sono i dipinti di Pirro
Cuniberti (1923-2016) che rendono omaggio al suo talento
grafico e fumettistico, in particolare Sergente non pestare le
margherite del 1966.
Sergente non
margherite
pestare le
di
Pirro
Cuniberti
Di Vittorio Mascalchi (1935-2010) c’è una discreta opera in
stile pop art.
Opera di Vittorio Mascalchi
Al secondo piano c’è una curiosa opera di Luigi Ontani (1943):
l’immagine che vedrete cambia a seconda del punto spaziale dal
quale la guardate, si tratta di ElectricThrone del 2007.
ElectricThrone
di Luigi Ontani
ElectricThrone
di Luigi Ontani
Nino Migliori (1926) è un bolognese che usa la fotografia per
creare rappresentazioni artistiche; egli ha sperimentato i
mille modi attraverso i quali qualche brano della realtà può
essere captato tramite la luce e trasferito su un qualche
supporto. A Palazzo Fava sono esposte foto circolari di
ripiani di tavoli che l’artista ha ripreso molto da vicino e
con una luce particolare, evidenziandone segni, firme,
simboli, macchie, nutrendoli così delle loro storie personali.
Opere di Nino Migliori
Delle opere di Marcello Jori ho apprezzato la forza positiva,
l’ottimismo che sprigionano: Giacimento del 2014, una pioggia
di diamanti sfaccettati e colorati in maniera armoniosa e
Atterraggi del 2007, tizzoni incandescenti che animano
l’oscurità notturna. Il sito di Marcello Jori.
Atterraggi di Marcello Jori
Maurizio Bottarelli (1943) ha dipinto nel 2010 un superlativo
Paesaggio norvegese che riesce a trasmettere l’atmosfera di
quei luoghi magici, parola di chi c’è stato veramente in
Norvegia. Il sito di Maurizio Bottarelli.
Sala mostra Palazzo Fava,
sullo sfondo opera di
Maurizio
Bottarelli,
Paesaggio norvegese
Al terzo piano spiccano il grande e delizioso dipinto di
Alessandro Pessoli del 2011 intitolato Testa farfalla su
matrice locomotiva e la scultura ipermoderna di Sissi.
Opera
di
Alessandro
Pessoli, Testa farfalla su
matrice locomotiva
La mostra Bologna dopo Morandi 1945-2015 si tiene a Palazzo
Fava, via Manzoni 2 Bologna, fino al 8 gennaio 2017. Orari: da
martedì a domenica 10-19. Sono previste visite guidate
programmate tutte le domeniche alle ore 17,00, per info e
prenotazioni 051.19936329 [email protected]
Visita consigliata!
Cinzia Malaguti
L’ Analisi dei costi
Quelli che seguono sono gli appunti presi ad un
Analisi dei costi (Industrial controlling) dove si
della differenza tra costi variabili e costi fissi,
aggiunto (VA), di margine operativo lordo (MOL), di
operativo (RO) e di Activity Based Costing (ABC).
corso di
è parlato
di valore
risultato
L’analisi dei costi serve all’imprenditore per stabilire il
prezzo dei suoi prodotti, per creare valore aggiunto aziendale
e per migliore l’efficienza dei suoi processi o fasi di
attività.
I costi aziendali si distinguono principalmente in variabili e
fissi; i costi fissi, a loro volta, si dividono in diretti e
indiretti. Ci sono altre suddivisioni dei costi che dipendono
dal tipo di analisi che si vuole fare (costi speciale o costi
comuni, costi consuntivi, preventivi o standard), ma qui
parliamo della suddivisione utilizzata per il bilancio, il
controllo di gestione e la determinazione dei margini
industriali, quindi ci focalizzeremo sui costi variabili e
fissi, fissi diretti e indiretti.
I costi variabili son quei costi
che variano al variare dei volumi di produzione e vendita,
sono relativi ai fattori produttivi che vengono acquisiti in
misura tanto maggiore quanto più elevato è il volume della
produzione da ottenere. I costi variabili, pertanto, sono
quelli relativi alle materie prime, alle lavorazioni esterne
ed alla manodopera diretta (operai). Il totale dei ricavi meno
l’entità dei costi variabili dà come risultato il margine di
contribuzione di primo livello, ovvero il Valore Aggiunto
(VA).
I costi fissi o di struttura sono quei costi la cui entità non
dipende dal volume dei ricavi, quindi della produzione; essi
scaturiscono in gran parte dall’uso dei fattori produttivi
strutturali (impianti, fabbricati, autoveicoli, impiegati,
ecc.); essi non variano al variare dei volumi produttivi,
almeno fino al raggiungimento della massima capacità
produttiva; per la loro corretta imputazione e conseguente
determinazione del margine è però necessario distinguerli in
costi fissi diretti e costi fissi indiretti.
I costi fissi diretti sono quella parte di costi fissi o di
struttura riferibili in modo specifico alla produzione che
riguarda l’oggetto del costo; essi riguardano la manodopera
indiretta (impiegati) che lavora per le attività di produzione
e quota parte dei costi fissi di struttura diretti industriali
imputabili direttamente alla produzione (stabilimento,
macchine, impianti, attrezzature, ecc.). Quando al Valore
Aggiunto ottenuto sottraendo ai ricavi i costi variabili,
togliamo anche i costi fissi diretti, otteniamo il margine
contributivo di secondo livello, ovvero il Margine Operativo
Lordo (MOL) o EBITDA.
I costi fissi indiretti sono quei costi di struttura sostenuti
per l’utilizzo di risorse riferibili contemporaneamente a più
oggetti di costo. I costi fissi indiretti sono quelli relativi
alla manodopera indiretta (impiegati) non direttamente
collegati con la produzione, così come le aree o immobili non
direttamente legati alla produzione. Quando al Margine
Operativo Lordo ottenuto sottraendo ai ricavi i costi
variabili e quelli fissi diretti, togliamo anche i costi fissi
indiretti, otteniamo il margine di contribuzione di terzo
livello, ovvero il Reddito Operativo (RO) o EBIT.
I margini di contribuzione suindicati sono sempre al lordo
degli oneri finanziari, fiscali e straodinarie.
Le metodologie di analisi dei costi
si stanno evolvendo; da un’analisi verticale dei costi
improntata cioè sulla contabilità analitica o industriale (per
area o per cliente o per prodotto), si sta andando verso
un’analisi orizzontale cioè delle attività e che risponde alla
domanda “dove spendo”, prima di “quanto spendo”. Il metodo di
analisi dei costi per flusso di attività si chiama Activity
Based Costing e parte dalla constatazione che i costi non sono
generati dai prodotti, ma dalle attività scelte per ottenerli
e collocarli sul mercato.
Cinzia Malaguti