Cosa sono i circuiti elettrici e la legge di Ohm Per capire cosa sono i circuiti elettrici dobbiamo comprendere la differenza tra tensione, corrente e potenza, gli elementi dell’elettricità, oltre a quello di resistenza che ne definisce le caratteristiche. Dobbiamo poi conoscere i due modi principali con cui si possono collegare i componenti elettrici in un circuito e la legge più importante che ne regola il funzionamento, la legge di Ohm. Bene, iniziamo! Tensione, corrente, potenza e resistenza In ogni apparecchio elettrico troviamo dei numeri con a fianco delle sigle: V, W, A. V sta per Volt ed è l’unità di misura della tensione che prende il nome da Alessandro Volta, il fisico italiano inventore della batteria; i Volt misurano la tensione di alimentazione, ovvero la differenza di potenziale o “pressione” che fa fluire la corrente elettrica. A sta per Ampere ed è l’unità di misura della corrente (i) che prende il nome da Andrè Marie Ampére, fisico francese; gli ampére misurano la quantità di carica al secondo che percorre una linea elettrica. W sta per il nome inventore elettrica Watt ed è l’unità di misura della potenza che prende da James Watt, l’ingegnere meccanico scozzese della macchina a vapore; i watt misurano l’energia consumata in un secondo. Per misurare la potenza di un dispositivo elettrico basta moltiplicare la tensione (V) per la corrente (A). Per conoscere il valore della corrente che attraverso un dispositivo elettrico, basta dividere il valore della tensione con cui funzionano (in Italia 230V) per la potenza indicata sul dispositivo stesso. Con il concetto di resistenza entriamo nel vivo di un circuito elettrico perché senza di essa non funzionerebbe. Un circuito elettrico consiste di tre elementi: la tensione di alimentazione che deriva dalla sorgente elettrica (batteria o centrale elettrica), la corrente che esce dalla sorgente (batteria o presa a muro) e la resistenza elettrica che si oppone al passaggio della corrente stessa nel circuito. E’ la resistenza che produce gli effetti desiderati (luce, movimento, calore, ecc.); alcuni esempi: la resistenza della lampadina converte l’energia elettrica in luce, mentre in una stufa elettrica la resistenza converte l’energia elettrica in calore. La resistenza si misura in Ohm. Circuito semplice elettrico Corrente continua e corrente alternata In un circuito elettrico, la corrente può viaggiare nello stesso verso e ad una intensità costante oppure il suo verso può cambiare all’incirca 50 o 60 volte al secondo e la sua intensità può variare secondo una forma d’onda regolare. Un circuito alimentato a batteria fornisce corrente continua (stesso verso ed intensità costante), mentre la corrente elettrica che esce da una presa è a corrente alternata perché il suo verso cambia continuamente. La corrente continua e la corrente alternata danno scosse diverse: se prendi una scossa da corrente continua sentirai un dolore simile alla puntura di un ago, mentre proverai una sensazione di formicolio in caso di scossa da corrente alternata. Legge di Ohm La legge di Ohm è la legge fondamentale e più importante che regola i circuiti elettrici. La legge di Ohm afferma che la corrente (quella che si misura in ampére) è direttamente proporzionale alla tensione (quella che si esprime in volt) e inversamente proporzionale alla resistenza. In altre parole, più aumenta la resistenza minore sarà la corrente che esce dal circuito, ma più aumenta la tensione più aumenterà la corrente. Esempi di calcolo: se applico una tensione di 120 V ad una resistenza di 120 Ohm, la corrente risultante sarà 120/120 = 1A (ampére); se conosco il valore della corrente (1A) e quello della resistenza (120 ohm) posso ricavare il valore della tensione 1*120= 120 V. Ogni volta che due valori tra corrente, tensione e resistenza sono noti, sarà possibile ricavare il terzo valore grazie alla legge di Ohm. Circuito in serie (a sinistra) e in parallelo (a destra) con due resistenza Collegamenti in serie e in parallelo Quando in un circuito ci sono più resistenze possiamo sostituirle con un’unica resistenza equivalente, ossia contate come una sola, ma il suo valore cambia a seconda di come sono disposte, in serie o in parallelo. In un collegamento in serie, la resistenza equivalente si ottiene sommando i valori delle due resistenze; raddoppiando la resistenza, si dimezza la corrente, cosicché la luminosità, ad esempio, delle due lampadine sarà minore rispetto al caso in cui solo una lampadina è collegata al circuito; ne consegue che, per ottenere la stessa luminosità dovrai raddoppiare la tensione. Se, invece, colleghiamo due lampadine in parallelo, ossia in due rami del circuito, esse riceveranno la stessa tensione e, visto che sono attraversate dalla stessa corrente, la luminosità non cambia, ma la corrente risulta così raddoppiata e, di conseguenza, anche il consumo. A presto! Cinzia Malaguti Bibliografia: K. Fujitaki, I manga delle scienze, Elettromagnetismo, Roma, La Repubblica/Le scienze, 2016 Referendum costituzionale risultato regione per regione Il referendum costituzionale si è svolto il 4 dicembre 2016; gli italiani sono stati chiamati ad esprimere il loro voto sulla riforma costituzionale che avrebbe modificato il ruolo e la composizione del senato, oltre ai rapporti tra regioni e stato ed altri aspetti meno rilevanti. Il risultato è stato un sonoro NO per il quale si è espresso il 59,95% dei votanti, contro un 40,05 di SI. Il risultato ha inevitabilmente una conseguenza politica e le dimissioni del premier Matteo Renzi sono arrivate sul tavolo del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella cui mani è il futuro di questa legislatura. Vediamo il risultato regione per regione (fonte Ministero dell’Interno). La regione che ha registrato più NO è stata la Sardegna con il 72,22% dei votanti, mentre la regione con più SI è stata il Trentino Alto Adige con il 53,87% dei votanti. Italia del Nord VALLE D’AOSTA PIEMONTE EMILIA ROMAGNA FRIULI VENEZIA GIULIA LIGURIA LOMBARDIA VENETO TRENTINO ALTO ADIGE Italia centrale TOSCANA LAZIO MARCHE UMBRIA SARDEGNA Italia meridionale CALABRIA CAMPANIA ABRUZZO MOLISE BASILICATA PUGLIA SICILIA Il risultato del referendum costituzionale apre una crisi di governo, ma anche una crisi di leadership all’interno del partito di maggioranza PD con un rafforzamento della minoranza interna, in fondo è anche questo ciò che volevano Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani con il loro dichiarato NO alla riforma costituzionale. Cinzia Malaguti Orlando furioso 500 anni in mostra a Ferrara Nella terra di Ludovico Ariosto è allestita una mostra sul più grande romanzo cavalleresco del Rinascimento italiano e sulle opere d’arte che lo hanno ispirato o che da esso hanno tratto ispirazione: l’Orlando Furioso. Ferrara celebra così i 500 anni dalla prima edizione dell’Orlando furioso. Ferrara, Palazzo dei Diamanti, ingresso alla mostra Orlando Furioso 500 anni La prima edizione dell’Orlando furioso risale al 1516, è un poema composto da 46 canti e narra le vicende di Orlando e di altri personaggi in un’Italia divisa, frammentata e litigiosa, fatta di signorie, capitani di ventura, mercenari della guerra, incursioni e domini stranieri, guerre tra cristiani e saraceni, ma fatta anche di arte e mecenatismo. Particolare risalto assumono nell’Orlando Furioso le descrizioni delle battaglie tra cristiani e saraceni ed i temi mitologici. Orlando Furioso, mitologici temi La mostra Orlando furioso 500 anni espone la copia meglio conservata della prima edizione stampata dell’Orlando furioso, oltre ad un frammento manoscritto autografo del poema e ad una lettera redatta di proprio pugno da Niccolò Machiavelli nella quale si complimenta con Ludovico Ariosto per la validità del testo. Alla prima stesura ne sono seguite altre due, in una ricerca di perfezionismo letterario che impegnò l’Ariosto per oltre 16 anni; la prima stesura fu pubblicata a Ferrara il 22 aprile 1516, la seconda il 13 febbraio 1521 e, infine, la terza è data 1 ottobre 1532. Il percorso espositivo fa rivivere il fantastico mondo cavalleresco dell’Orlando e dei suoi paladini attraverso i capolavori dei più grandi artisti del periodo, da Mantegna a Leonardo, da Raffaello a Michelangelo e Tiziano, oltre a sculture antiche e rinascimentali, incisioni, arazzi, armi, libri e manufatti di straordinaria bellezza e preziosità. Una comoda audio-guida accompagna il visitatore alla scoperta dell’epica di Ariosto e lo fa con una narrazione unica e continuativa, ma non tediosa. Orlando Furioso, mitologici temi Segnalo alcune opere che ho trovato più belle ed interessanti. All’inizio del percorso espositivo potrete ammirare un bellissimo arazzo in lana e seta con rappresentata la Battaglia di Roncisvalle, si vede la spada durlindana con cui Orlando taglia la testa al re Marsilio. Arazzo sulla battaglia di Roncisvalle raccontata nell’Orlando Furioso Molto bella la terracotta invetriata dei primi anni del XVI secolo con rappresentata la testa di Scipione l’Africano. Immagine di Scipione l’Africano su terracotta invetriata (XVI secolo) Straordinaria è la carta geografica esposta, la prima che registra le nuove scoperte a seguito dei viaggi di Cristoforo Colombo e Vasco de Gama. Carta geografica del Cinquecento con le nuove scoperte oltreoceano Bellissimo è il dipinto ad olio su tela di Dosso Dossi del 1518 raffigurante Melissa, la fata buona, che sprigiona tutta la forza narrativa dei versi dell’VIII canto dell’Orlando Furioso. Melissa di Dosso Dossi, narrata nell’Orlando Furioso Rimarrete poi impressionati dall’enorme arazzo in lana, seta, argento ed oro fatto realizzare per Carlo V nel Cinquecento e rappresentante la battaglia di Pavia; in basso a sinistra è raffigurato il re di Francia Francesco I, che aveva guidato la carica della cavalleria pesante, aiutato a scendere dal suo destriero colpito a morte e stramazzante al suolo. Nella teca in mezzo alla sala c’è la vera spada del re Francesco I, sconfitto a Pavia. Arazzo sulla battaglia di Lodi narrata nell’Orlando Furioso e spada di Francesco I L’Orlando Furioso è un poema epico cavalleresco che narra di battaglie e di amori, di vittorie e di sconfitte d’armi, sotto lo sguardo distaccato ed ironico del suo autore e con particolare riguardo ai temi mitologici, tra sogno e realtà, tra desiderio e follia. Un poema, quello di Ludovico Ariosto, molto lontano dalla modernità e dai suoi valori, ma questa mostra con la sua audio-guida sembra caricarci su un’invisibile macchina del tempo e trasportarci all’epoca in cui fu scritto il poema cavalleresco più importante ed amato del Rinascimento. Orlando Furioso 500 anni è al Palazzo dei Diamanti di Ferrara fino all’8 gennaio 2017. Orari: aperto tutti i giorni dalle 9,00 alle 19,00 e anche durante le festività. Cinzia Malaguti I Medici, potere una dinastia al I Medici – una dinastia al potere è il primo romanzo di una triologia che racconta l’ascesa di una delle famiglie più influenti del Rinascimento: i Medici. L’autore Matteo Strukul si concede solo poche e marginali libertà narrative rispetto alle fonti storiche, riportando i fatti e gli avvenimenti realmente accaduti e scegliendo quelli che rispondono meglio alla trama di un romanzo avvincente. Ritratto di Cosimo il Vecchio, Pontormo Il primo romanzo della trilogia è dedicato alla figura di Cosimo il Vecchio (Firenze 1389-Careggi 1464). Cosimo fu l’erede del Banco Medici dopo la morte del padre Giovanni che l’aveva fondato nel 1397. Giovanni, figlio di un venditore di lana del Mugello, fu il capostipite della famiglia di banchieri fiorentini, amata dal popolo e invidiata da altri nobili, primo fra tutti Rinaldo degli Albizzi. Albizzi, uomo ambizioso e spietato, fu uno dei maggiori avversari di Cosimo. Cosimo aveva un fratello minore, Lorenzo, a cui era molto legato e su cui poté sempre contare; Cosimo era più riflessivo ed analitico, mentre Lorenzo era più rapido ed irruente, insieme si compensavano. Durante la gestione di Cosimo, la famiglia Medici arrivò a gestire imponenti ricchezze, ma impiegò le eccedenze, rispetto ad una decorosa vita agiata, per abbellire la città di Firenze ed ascoltare le istanze del popolo, per quanto possibile. Fu Cosimo ad incaricare Filippo Brunelleschi della costruzione della famosa cupola della Cattedrale di Santa Maria in Fiore a Firenze. Le difficoltà che dovette gestire Cosimo furono molte; era il periodo della Repubblica di Firenze, retta da una oligarchia di nobili fiorentini spesso in conflitto tra di loro e sui quali Cosimo cercò di esercitare una qualche influenza politica, ma con molti problemi ed invidie. Cosimo non utilizzò mai le sue ricchezze per costruire ville principesche, mantenendosi sempre ad un livello di palazzi grandi ma sobri, esternamente modesti, probabilmente anche per non suscitare troppe invidie da parte degli altri nobili. Stemma dei Medici ai tempi di Cosimo il Vecchio Del periodo di vita di Cosimo, il romanzo di Strukul, racconta diversi avvenimenti: la morte del padre Giovanni e quello della madre Piccarda, il suo mecenatismo culturale e artistico, il finanziamento della costruzione della cupola della Cattedrale di Santa Maria in Fiore, l’incarico a Filippo Brunelleschi, la peste a Firenze, l’assedio di Lucca e l’accordo con Francesco Sforza, l’accusa di tirannia e l’esilio a Venezia, il ritorno a Firenze e la sua accresciuta influenza politica, l’esilio del suo più acerrimo nemico Rinaldo degli Albizzi, l’alleanza di Firenze con Venezia contro Milano governata da Filippo Maria Visconti, le trame dell’Albizzi per spingere il Duca di Milano ad attaccare Firenze e riprendersi la città, il sostegno di Cosimo a Francesco Sforza affinché cacci il Visconti e gli subentri, il concilio ecumenico voluto a Firenze, la formazione della lega antiviscontea, l’alleanza papale, la battaglia di Anghiari, la morte del fratello Lorenzo, la pace a Firenze. Copertina del romanzo di Matteo Strukul, I Medici – una dinastia al potere Il secondo romanzo della trilogia è dedicato alla figura di Lorenzo il Magnifico, nipote di Cosimo e figlio di Piero. Il terzo romanzo sarà, infine, dedicato a Caterina de’ Medici, regina di Francia. Firenze, Palazzo Medici Riccardi, antica residenza fiorentina dei Medici La fiction televisiva ripercorre sostanzialmente lo stesso periodo della vita di Cosimo, ma lo fa prendendosi alcune libertà, dettate – io credo – da esigenze di audience e di spettacolo. Vediamo le principali differenze tra il romanzofatti storici e la fiction. L’amore per la moglie Contessina è nel romanzo fuori discussione, anzi direi esaltato e reciproco, diversamente da quello narrato nella fiction dove quel matrimonio è indicato come non voluto da Cosimo, ma dal padre per ragioni d’interesse (la variante è stata fatta probabilmente per non rendere la serie televisiva troppo mielosa). Un’altra grossa differenza riguarda Lorenzo, il fratello di Cosimo, che nella realtà storica, durante i fatti narrati, era sposato con Ginevra Cavalcanti ed aveva due figli, mentre nella fiction è un innamorato deluso, anche qui gli sceneggiatori si sono presi una libertà dettata da esigenze di spettacolo. Nel romanzo non c’è traccia dell’amante schiava veneziana che gli diede un figlio illegittimo, narrazione presente invece nella fiction. Il romanzo fa un’ampia descrizione della battaglia di Anghiari che segnò la vittoria della lega antiviscontea e consolidò il potere dei Medici, assente nella fiction. La fiction sui Medici, nella foto gli attori che interpretano Giovanni, Cosimo e Lorenzo I Medici – una dinastia al potere è un ottimo e affascinante romanzo storico, perché straordinaria ed affascinante è la storia della famiglia Medici. Villa medicea di Careggi, una delle più antiche ville dei Medici, ora Patrimonio Umanità Unesco Le ville ed i giardini medicei in Toscana riconosciute Patrimonio dell’Umanità Unesco. Cinzia Malaguti sono Arte bolognese contemporanea Una ricca raccolta di opere di artisti bolognesi che hanno animato l’arte dal 1945 al 2015 è esposta a Bologna, Palazzo Fava, fino al 8 gennaio 2017. La rassegna è corposa con opere della maggior parte di artisti bolognesi contemporanei, quelli più significativi e rappresentativi. Un arco di tempo di 70 anni che, dopo il grande successo di Giorgio Morandi, esprime artisti che hanno saputo anche dare un tocco personale a quel variegato palcoscenico artistico dove era facile confondersi e rimanere anonimi. Bologna, Palazzo Fava Gli artisti bolognesi raccontati con le loro principali opere alla mostra di Palazzo Fava sono tanti, qui vi racconto qualcosa di alcuni di loro, quelli che a mio giudizio più si distinguono. Durante la vostra visita, tra un quadro e l’altro, osservate anche i bei decori delle sale ed i soffitti a cassettoni del palazzo signorile. La prima sala al piano nobile espone una meravigliosa scultura in bronzo del 1990 di Luciano Minguzzi (1911-2004), il maggiore scultore bolognese del dopoguerra, che ci offre una perfetta sintesi tra i modi aspri e astratti del linguaggio artistico contemporaneo e antiche tentazioni plastiche. Scultura in bronzo Luciano Minguzzi di Sergio Romiti (1928-2000) ebbe un grande successo alla metà degli anni Cinquanta con le sue nature morte designarono come erede di Giorgio Morandi. Natura morta Morandi di Giorgio che lo Natura Romiti morta di Sergio Leone Pancaldi (1915-1995), noto soprattutto come architetto, ha decisamente attirato la mia attenzione con il suo Fuga del 1955 per via di una rappresentazione pittorica d’effetto e postcubista. Fuga di Leone Pancaldi Interessanti per l’aspetto satirico sono i dipinti di Pirro Cuniberti (1923-2016) che rendono omaggio al suo talento grafico e fumettistico, in particolare Sergente non pestare le margherite del 1966. Sergente non margherite pestare le di Pirro Cuniberti Di Vittorio Mascalchi (1935-2010) c’è una discreta opera in stile pop art. Opera di Vittorio Mascalchi Al secondo piano c’è una curiosa opera di Luigi Ontani (1943): l’immagine che vedrete cambia a seconda del punto spaziale dal quale la guardate, si tratta di ElectricThrone del 2007. ElectricThrone di Luigi Ontani ElectricThrone di Luigi Ontani Nino Migliori (1926) è un bolognese che usa la fotografia per creare rappresentazioni artistiche; egli ha sperimentato i mille modi attraverso i quali qualche brano della realtà può essere captato tramite la luce e trasferito su un qualche supporto. A Palazzo Fava sono esposte foto circolari di ripiani di tavoli che l’artista ha ripreso molto da vicino e con una luce particolare, evidenziandone segni, firme, simboli, macchie, nutrendoli così delle loro storie personali. Opere di Nino Migliori Delle opere di Marcello Jori ho apprezzato la forza positiva, l’ottimismo che sprigionano: Giacimento del 2014, una pioggia di diamanti sfaccettati e colorati in maniera armoniosa e Atterraggi del 2007, tizzoni incandescenti che animano l’oscurità notturna. Il sito di Marcello Jori. Atterraggi di Marcello Jori Maurizio Bottarelli (1943) ha dipinto nel 2010 un superlativo Paesaggio norvegese che riesce a trasmettere l’atmosfera di quei luoghi magici, parola di chi c’è stato veramente in Norvegia. Il sito di Maurizio Bottarelli. Sala mostra Palazzo Fava, sullo sfondo opera di Maurizio Bottarelli, Paesaggio norvegese Al terzo piano spiccano il grande e delizioso dipinto di Alessandro Pessoli del 2011 intitolato Testa farfalla su matrice locomotiva e la scultura ipermoderna di Sissi. Opera di Alessandro Pessoli, Testa farfalla su matrice locomotiva La mostra Bologna dopo Morandi 1945-2015 si tiene a Palazzo Fava, via Manzoni 2 Bologna, fino al 8 gennaio 2017. Orari: da martedì a domenica 10-19. Sono previste visite guidate programmate tutte le domeniche alle ore 17,00, per info e prenotazioni 051.19936329 [email protected] Visita consigliata! Cinzia Malaguti L’ Analisi dei costi Quelli che seguono sono gli appunti presi ad un Analisi dei costi (Industrial controlling) dove si della differenza tra costi variabili e costi fissi, aggiunto (VA), di margine operativo lordo (MOL), di operativo (RO) e di Activity Based Costing (ABC). corso di è parlato di valore risultato L’analisi dei costi serve all’imprenditore per stabilire il prezzo dei suoi prodotti, per creare valore aggiunto aziendale e per migliore l’efficienza dei suoi processi o fasi di attività. I costi aziendali si distinguono principalmente in variabili e fissi; i costi fissi, a loro volta, si dividono in diretti e indiretti. Ci sono altre suddivisioni dei costi che dipendono dal tipo di analisi che si vuole fare (costi speciale o costi comuni, costi consuntivi, preventivi o standard), ma qui parliamo della suddivisione utilizzata per il bilancio, il controllo di gestione e la determinazione dei margini industriali, quindi ci focalizzeremo sui costi variabili e fissi, fissi diretti e indiretti. I costi variabili son quei costi che variano al variare dei volumi di produzione e vendita, sono relativi ai fattori produttivi che vengono acquisiti in misura tanto maggiore quanto più elevato è il volume della produzione da ottenere. I costi variabili, pertanto, sono quelli relativi alle materie prime, alle lavorazioni esterne ed alla manodopera diretta (operai). Il totale dei ricavi meno l’entità dei costi variabili dà come risultato il margine di contribuzione di primo livello, ovvero il Valore Aggiunto (VA). I costi fissi o di struttura sono quei costi la cui entità non dipende dal volume dei ricavi, quindi della produzione; essi scaturiscono in gran parte dall’uso dei fattori produttivi strutturali (impianti, fabbricati, autoveicoli, impiegati, ecc.); essi non variano al variare dei volumi produttivi, almeno fino al raggiungimento della massima capacità produttiva; per la loro corretta imputazione e conseguente determinazione del margine è però necessario distinguerli in costi fissi diretti e costi fissi indiretti. I costi fissi diretti sono quella parte di costi fissi o di struttura riferibili in modo specifico alla produzione che riguarda l’oggetto del costo; essi riguardano la manodopera indiretta (impiegati) che lavora per le attività di produzione e quota parte dei costi fissi di struttura diretti industriali imputabili direttamente alla produzione (stabilimento, macchine, impianti, attrezzature, ecc.). Quando al Valore Aggiunto ottenuto sottraendo ai ricavi i costi variabili, togliamo anche i costi fissi diretti, otteniamo il margine contributivo di secondo livello, ovvero il Margine Operativo Lordo (MOL) o EBITDA. I costi fissi indiretti sono quei costi di struttura sostenuti per l’utilizzo di risorse riferibili contemporaneamente a più oggetti di costo. I costi fissi indiretti sono quelli relativi alla manodopera indiretta (impiegati) non direttamente collegati con la produzione, così come le aree o immobili non direttamente legati alla produzione. Quando al Margine Operativo Lordo ottenuto sottraendo ai ricavi i costi variabili e quelli fissi diretti, togliamo anche i costi fissi indiretti, otteniamo il margine di contribuzione di terzo livello, ovvero il Reddito Operativo (RO) o EBIT. I margini di contribuzione suindicati sono sempre al lordo degli oneri finanziari, fiscali e straodinarie. Le metodologie di analisi dei costi si stanno evolvendo; da un’analisi verticale dei costi improntata cioè sulla contabilità analitica o industriale (per area o per cliente o per prodotto), si sta andando verso un’analisi orizzontale cioè delle attività e che risponde alla domanda “dove spendo”, prima di “quanto spendo”. Il metodo di analisi dei costi per flusso di attività si chiama Activity Based Costing e parte dalla constatazione che i costi non sono generati dai prodotti, ma dalle attività scelte per ottenerli e collocarli sul mercato. Cinzia Malaguti