COMPENDIO RAGIONATO DI STORIA DELLA LETTERATURA ITALIANA a cura di Francesco Boriani AD USO DELLA SCUOLA SECONDARIA SUPERIORE VOLUME PRIMO ARACNE Copyright © MMVIII ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, 133 A/B 00173 Roma (06) 93781065 ISBN 978–88–548–1363–2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: novembre 2003 II edizione: maggio 2008 INDICE PREFAZIONE SOCIETÀ E CULTURA NEL SECOLO XIII La vita religiosa nel secolo XIII Un profeta alle soglie del secolo: Gioacchino da Fiore San Francesco d’Assisi e il Cantico di frate Sole Il Cantico delle creature Lingua d’oïl e lingua d’oc Trovatori Il francese medievale La lingua provenzale Origine ed evoluzione L’Amor cortese Il codice letterario cortese La scuola siciliana LA POETICA STILNOVISTA Guido Guinizzelli, precursore dello «stil novo» DANTE ALIGHIERI Biografia La Divina Commedia FRANCESCO PETRARCA Il Canzoniere Indice GIOVANNI BOCCACCIO Il Decameron IL RINASCIMENTO Introduzione LUDOVISO ARIOSTO L’Orlando furioso NICCOLÓ MACHIAVELLI Il Principe FRANCESCO GUICCIARDINI Il pensiero TORQUATO TASSO L’Aminta La Gerusalemme liberata RIFORMA E CONTRORIFORMA La Riforma La Controriforma IL SEICENTO Caratteri generali Giovan Battista Marino Il marinismo L’Adone Il Seicento e il poema Il poema epico Poemi eroicomici e giocosi La poesia satirica Galileo Galilei La prosa e il metodo in Galileo Tommaso Campanella Dottrina e opere La città del sole Il Seicento e la Storiografia Paolo Sarpi Romanzo e Novelle IL SETTECENTO Caratteri generali L’Arcadia Metastasio La riforma metastasiana Indice Il Settecento e la storiografia Ludovico Antonio Muratori Pietro Giannone Il Settecento e l’Illuminismo L’Illuminismo in Italia L’Illuminismo e la letteratura CARLO GOLDONI La riforma goldoniana La locandiera GIUSEPPE PARINI La poetica Il giorno VITTORIO ALFIERI L’OTTOCENTO LA LETTERATURA DELL’ETÀ NAPOLEONICA Introduzione storica La rivoluzione e l’Italia Gli intellettuali e la cultura IL NEOCLASSICISMO Vincenzo Monti Il significato storico Ugo Foscolo L’animo e le concezioni Le «Ultime lettere di Jacopo Ortis» IL ROMANTICISMO Caratteri generali Il contesto storico Romanticismo e Illuminismo La nuova concezione della realtà Il Romanticismo e la poesia Aspetti del Romanticismo italiano ALESSANDRO MANZONI Biografia Il vero nella poetica del Manzoni Manzoni e il Romanticismo I Promessi Sposi Indice GIACOMO LEOPARDI La concezione del Leopardi Il «pessimismo storico» Il «pessimismo cosmico» Lo «Zibaldone» Le «Operette morali» I «Canti» Caratteri generali Il primo tempo della poesia leopardiana Il secondo tempo della poesia leopardiana Il terzo tempo della poesia leopardiana L’infinito La ginestra o il fiore del deserto GIOSUÉ CARDUCCI Biografia Le idee e la poetica Il «magistero» carducciano DAL REALISMO AL POSITIVISMO L’età del realismo Fra Romanticismo e istanze politiche La situazione italiana. Il Positivismo Panorama letterario del secondo Ottocento IL VERISMO Il Naturalismo francese Poetica del Verismo italiano GIOVANNI VERGA Sviluppo della narrativa verghiana Verso una poetica verista Una nuova teoria dell’arte Un verismo problematico La conquista dello stile BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE PREFAZIONE Il presente lavoro è stato ideato in compendio ragionato con l’intento di fornire, agli studenti delle scuole medie secondarie superiori, una base formativa sostanziale. Ciò ad indicare, in linea generale, gli intenti per i quali lo studente non si trovi di fronte, per così dire, a un semplice riassunto di storia della letteratura italiana ma, piuttosto, a una sintesi ragionata delle più importanti mete che il pensiero letterario italiano ha conseguito nel suo cammino storico. Per altro verso, riferendomi stavolta agli intenti specifici, l’idea del compendio è nata sia da una mia esperienza pluriventennale di docente e sia dalle riflessioni che su di essa sono stato costretto a sviluppare; riflessioni emerse in termini correlativi (ossia di confronto e di corrispondenza reciproca) con le mie stesse personali motivazioni di studente. Supportato anche da una ricerca empirica, è emerso come risultato il fatto che, ormai da molti anni, durante il suo periodo di formazione, difficilmente lo studente delle scuole medie superiori giunge ad apprezzare l’importanza della conoscenza. Come a dire che, durante il periodo dell’adolescenza media e di quella matura, nell’animo dello studente s’insinui una sorta di disimpegno dallo studio, di naturale svogliatezza, di una innata incoscienza che si traduce in termini di indifferenza nei confronti del sapere e della conoscenza. Ora, piuttosto che credere ingenuamente a una simile tendenza naturalistica dei giovani, sulla scorta delle mie esperienze didattiche, ritengo che nella nostra società o, meglio, nel nostro sistema di cultura, sia giunto il momento di riesaminare con grandi attenzioni critiche le modalità didattiche con le quali si sviluppa il processo di formazione dei giovani, proprio a Prefazione partire dall’impegno e dalla responsabilità che il singolo docente si assume nei confronti dell’insegnamento. La letteratura, probabilmente, si presta meglio di altre discipline a smentire questa tendenza verso un’innata inconsapevolezza nei confronti del sapere che i giovani possiederebbero naturalmente, insomma che è la stessa natura dei giovani a renderli inconsapevoli di ciò durante l’adolescenza. Più che di inconsapevolezza si dovrebbe invece parlare di inadeguatezza dei criteri formativi di base con i quali si sviluppa la didattica nelle nostre istituzioni scolastiche. Essendo la nostra, come si dice, una società complessa, soggetta pertanto a continue trasformazioni e cambiamenti, essa necessita, diversamente da una società semplice o tradizionale, di continue revisioni, insomma, di continui cambiamenti sulle modalità didattiche e formative con le quali si sviluppa lo stesso processo di trasmissione del sapere ai giovani. Nel compendio, pertanto, tenendo conto dell’esistenza della suddetta presunta svogliatezza dei giovani nei confronti del bisogno conoscitivo, la sintesi della storia della letteratura non è semplicemente cronologica, ma è ragionata, ossia esposta allo studente in maniera tale che l’interesse suscitato per l’autore sia direttamente proporzionale alla trattazione, insomma, che all’autore più significativo dal punto di vista letterario corrisponda una trattazione più estesa. Tutto ciò, mentre da un lato tende a ridurre l’impegno dello studente all’essenziale, dall’altro, tuttavia, non lo svincola del tutto dal fatto di doversi ugualmente costruire un quadro generale della situazione storico letteraria. Il resto, è chiaro, viene a legarsi direttamente al grado di coinvolgimento emotivo-psicologico che il docente suscita nell’animo del giovane. Il lavoro si articola in due volumi: un primo volume, che ripercorre la storia della letteratura dalle origini (ossia dal XIII sec.) all’Ottocento, ed abbraccia quindi la formazione di base delle classi III e IV; un secondo volume, che tratta solo la storia della letteratura del Novecento, e interessa pertanto la classe V, ossia l’anno della maturità e, proprio per ciò, la trattazione risulta maggiormente approfondita. Anche la suddivisione in due volumi, come si dice, è ragionata; il secondo prevede un impegno maggiore e, quindi, una trattazione più estesa, giacché si tratta del periodo storico-letterario più vicino ai nostri giorni e al nostro modo di pensare la società. SOCIETÀ E CULTURA NEL SECOLO XIII Nel secolo XIII, nonostante i conflitti tra Comuni, Papato e Impero, si manifesta una forte estensione della società italiana accompagnata dallo sviluppo di istituzioni che permettono la nascita di una letteratura laica volgare, in una vivace dialettica tra centri culturali diversi. Così, in Italia, la letteratura volgare1 nasce in un momento di grande espansione della civiltà comunale; un’espansione che è anzitutto economica e vede un grande incremento dei traffici mercantili, la diffusione di ampie imprese artigianali (anche se specializzate soprattutto nella produzione di manufatti pregiati, insomma, per un consumo di lusso) e il costituirsi di alcune grandi concentrazioni di capitale finanziario (impiegato spesso in prestiti a interesse, nonostante l’usura fosse allora considerata un peccato di estrema gravità). Le città diventano i centri propulsori di questa espansione e, alcune di esse, come Venezia, Genova, Milano e Firenze costituiscono dei veri e propri imperi economici, collocando i propri mercati in ogni centro commerciale d’Europa e del Vicino Oriente. Anche dal punto di vista civile e culturale, questo «nuovo» mondo appare molto più aperto di quello dei secoli precedenti; è disponibile a mutazioni, trasformazioni e a sperimentazioni, è animato da un fervore di ricerca e da una curiosità singolari. Si è soliti ricondurre tale apertura alla nuova 1 Dal latino vulgus, “volgo”, è la massa più ampia del pubblico, l’anonima moltitudine; in senso negativo o dispregiativo, il popolino, la plebe. Vulgaris è propriamente ciò che è comune a tutti, ordinario, generale. Storia della letteratura italiana I coscienza della borghesia mercantile, tutta dedita alla produzione, allo scambio commerciale, all’accumulo di ricchezza; tuttavia le analisi più approfondite delle strutture economiche e sociali dell’Italia duecentesca mostrano che questa interpretazione è generica e inesatta, e che invece quella realtà è quanto mai complicata e contraddittoria. La nuova classe mercantile, infatti, si sviluppa in maniera considerevole soltanto in alcuni contesti e in alcuni particolari centri; i suoi comportamenti, i suoi ideali, i suoi criteri organizzativi e di produzione non coincidono in nessun modo con quelli della borghesia moderna, che avrà luogo soltanto tra il Settecento e l’Ottocento. Le nuove attività artigianali e preindustriali dell’Italia del secolo XIII mantengono modi e rapporti di produzione ancora di tipo feudale; i Comuni si organizzano in forme istituzionali che non hanno nulla di «borghese»; gran parte della ricchezza continua a pervenire dalla proprietà terriera, controllata ancora con i sistemi feudali, mediante una serie di legami, di servitù, di privilegi di vario tipo. Strettissimi sono i rapporti tra città e mondo rurale: l’agricoltura (la cui produzione, globalmente, appare in aumento) rimane di fatto il solo vero mezzo di sussistenza materiale, e tutta la vita delle città si regge su un forte sfruttamento delle campagne circostanti; i tempi e i ritmi dell’esistenza quotidiana continuano a misurarsi su quelli dell’agricoltura. La nobiltà detiene quasi dappertutto il controllo politico e militare sulla società, mentre rimane totalmente inserita nella vita dei Comuni. I mercanti, a loro volta, tendono a investire le ricchezze accumulate mediante i loro traffici in proprietà terriere, e i più ricchi di loro riescono ad entrare nei ranghi della nobiltà, mentre numerosi sono i nobili che si impegnano, direttamente o indirettamente, nei commerci. In vaste regioni (come il Piemonte, la Romagna, gran parte del Veneto, tutta l’Italia meridionale) il predominio della vecchia nobiltà feudale è assoluto; e signori di feudi e castelli vengono spesso assunti dai Comuni come capi militari o con particolari incarichi di governo; per questa strada molti nobili si inseriscono per lunghi periodi nel potere cittadino, dando inizio a quel processo di trasformazione dei Comuni in Signorie che in molti centri è già pienamente realizzato alla fine del secolo. Sempre più complesse e variegate appaiono le istituzioni statali, le forme di potere, le strutture giuridiche, le relazioni tra Comuni e territori circostanti (Firenze, che è la più forte potenza economica e finanziaria, controlla ad esempio un territorio piuttosto limitato ed è in continua lotta con le Società e cultura nel secolo XIII città più vicine, come Arezzo, Pistoia, Lucca, Pisa, Siena). Molti poteri e giurisdizioni operano in parallelo all’interno di uno stesso centro; ogni gruppo sociale dotato di una sua identità e di una certa autonomia tende a creare una propria istituzione, che si muove in rapporto o anche in conflitto con quelle create dagli altri gruppi e con quelle del governo cittadino; singoli individui possono spesso essere legati a più poteri e istituzioni. Questa grande complessità di rapporti, a cui si accompagnano notevoli variazioni da luogo a luogo, rende difficile sintetizzare la realtà socio-politica dei Comuni italiani del Duecento, generando instabilità e lotte di fazioni nella politica comunale. Basterà qui ricordare che innumerevoli sono le guerre e gli scontri tra città e città, tra città e poteri feudali, o tra fazioni che si formano all’interno delle città. Le fazioni che si contendono il governo dei Comuni mirano spesso alla totale reciproca distruzione; gli sconfitti vengono esiliati, i loro beni confiscati, le loro case distrutte; ma in esilio, per recuperare il potere, essi si alleano con partiti di città vicine e innescano guerre contro la loro stessa patria. Ne derivano così catene interminabili di violenze e crudeltà. Nella prima fase del conflitto tra l’imperatore Federico II e la Chiesa, si formano in tutta Italia i due partiti dei Guelfi e dei Ghibellini2, le cui contese interferiscono con gran parte delle vicende europee, caratterizzando tutta la storia del secolo. Ma lo schierarsi delle varie famiglie nell’uno e nell’altro campo ha motivazioni disparate, e spesso compresenti: dall’orgoglio di casata al desiderio personale di vendetta, dalle istanze economiche ai calcoli politici. E spesso, nei centri in cui una delle fazioni viene sconfitta e annientata, all’interno della fazione vincitrice si creano nuove fratture, che danno luogo a ulteriori scontri e distruzioni. In alcuni di questi conflitti agiscono anche interessi di classe che contrappongono la nobiltà più antica, con i suoi privilegi e le sue istituzioni, e le nuove classi mercantili e artigiane, che aspirano al pieno controllo del potere cittadino, escludendone i nobili; ma la dialettica tra le classi non coincide perfettamente con lo schieramento delle fazioni, perché nel gioco entrano anche ambizioni e mire molto eterogenee. I gruppi in lotta fra loro 2 I due termini sono derivanti dalle lotte di fazione che nella Germania del secolo XII opposero i partigiani della casa di Baviera, della famiglia di Welf (Guelfi) a quelli della casa di Svevia o Hobenstaufen, signori di Waibling (Ghibellini); in Italia nel secolo XIII, i due termini passarono a designare rispettivamente i seguaci del papa e quelli degli imperatori della casa di Svevia. Storia della letteratura italiana I si richiamano a valori che sono ancora di tipo feudale e si legano a una visione corporativa della società; il gruppo si identifica insomma, più che per ragioni economiche, per una serie di complicità, di tradizioni e di gerarchie considerate indiscutibili. In alcune città si verificano comunque spaccature decisive tra la vecchia aristocrazia (i magnati o i grandi) e gli strati sociali emergenti (il popolo, che si distingue poi in un popolo grasso, costituito dai più ricchi e agiati, e in un popolo minuto, costituito da artigiani e piccoli imprenditori; in ogni caso da questo confronto sociale sono esclusi i lavoratori subalterni). A Firenze, dove più forte è la mobilità tra le classi, queste fratture danno avvio, nella seconda metà del secolo, a una fase di forte prevalenza del «popolo», che elabora nuove forme istituzionali. Così, in questo mondo così conflittuale si intrecciano e si scontrano vari modelli e differenti valori culturali, temi e modi espressivi eterogenei: ai residui tutt’altro che sopiti del Medioevo latino e feudale si sommano le tipologie della letteratura cortese e cavalleresca francese e le nuove forme dell’immaginario che nascono negli ambienti cittadini e municipali. Ci sono modelli che, più di altri, tendono a tradursi in veri «codici» di comunicazione letteraria: tendenza che del resto è una delle costanti di questo eterogeneo universo culturale. Ogni messaggio si pone immediatamente all’interno di un codice, si svolge entro un sistema di regole, ma è sorprendente il fatto che i singoli codici si confrontano quasi sempre con i codici vicini, fino ad assorbirne elementi essenziali. Siamo ancora molto lontani da quella razionalizzazione assoluta dei modelli culturali, da quella depurazione e fissazione di canoni che si imporrà a partire dal Cinquecento. La vita religiosa nel secolo XIII Il Cristianesimo costituisce nel secolo XIII un punto di riferimento essenziale per esperienze che hanno luogo in tutti gli strati della società. Esso si pone come ragione totale di vita e di speranza, suscita scelte radicali e assolute, muove nuovi rapporti, nuove aggregazioni, nuovi conflitti, nuovi atti di amore e di violenza; genera nuove forme dell’immaginario, sollecita nuove elaborazioni filosofiche e dottrinali, nuove scritture, nuove istituzioni e nuovi organismi. Forse mai come in questo secolo la società medievale europea (e quella italiana in particolare) ha voluto ricavare dal messaggio di Cristo un’i-