Alimentatore didattico Stabilizzazione e regolazione tensione di uscita _____________________________________ Nella prima parte di questo articolo abbiamo visto in quanti modi si possa raddrizzare una tensione alternata, come varia la tensione di uscita al variare del carico e sopratutto i vari valori di ripple che si ottengono. E' scontato che un buon alimentatore è quello che, oltre che avere un basso valore di ripple (<10mV), riesce a mantenere la tensione di uscita pressoche allo stesso livello sia a pieno carico che a vuoto; una differenza di 0,5 volt è ritenuta comunque più che soddisfacente. Procedendo passo dopo passo, con l' ausilio di questo Kit, ci renderemo conto di come alla fine questi risultati, si possano raggiungere. Questo circuito lo si estrapola dall'insieme del circuito semplicemente inserendo i ponticelli di corto circuito ai punti 1e2 ed al punto A. A seconda poi della tensione che si vuole avere in uscita collegare un ponticello di corto circuito.in corrispondenza dei relativi pin; nel nostro caso lo abbiamo inserito su 12Volt. Prassi corretta vorrebbe a questo punto, che il valore della resistenza R1 sia ricavato, tenendo presente il valore della tensione al morsetto "IN" e quella del diodo zener D1; nel nostro caso invece, bisognerà procedere in maniera inversa perchè alcuni dei componenti citati, dovendo servire anche nelle altre esercitazioni, hanno un valore predeterminato. Un esempio per tutti: - il valore del carico: ciò di cui si può disporre è legato alle due resistenze RP1 e RP2, pertanto, utilizzando una sola resistenza (RP1 o RP2) si renderà disponibile un carico di10 ohm 20watt, tutte e due contemporaneamente (parallelo), 5 ohm 40watt. - il valore della resistenza R1: disponibile abbiamo tre resistenze, una del valore di 330 ohm 1/2w e due del valore di150 ohm 1/2w Potendole collegare, tramite i ponticelli 1-2-3, solo in parallelo, si potrà avere: il loro stesso valore inserendo il ponticello relativo ad ogni singola resistenza; 75 ohm 1w, inserendo i ponticelli 1 e 2; 60 ohm 1,25w, inserendo tutti e tre i ponticelli di corto circuito Le altre combinazioni non sono rilevanti. - il valore del diodo zener D1: essendo il risultato di 4 diodi zener collegati in serie, del valore di 3volt ciascuno, può essere considerato come un unico diodo di.12V - 1,3w (nello schema di fig.11 e 12 viene infatti indicato con D1). Facciamo notare che anche se spostiamo il ponte di corto circuito su 6v, le considerazioni su D1 fatte precedentemente rimangono, cambierà solamente il valore della tensione in uscita, che ricordiamo sarà pari al valore selezionato meno la caduta di tensione introdotta dal Transistore T4 (0,6v circa). PRIMA DI PROCEDERE NELLE ESERCITAZIONI E BENE PERO' FARE ALCUNE PRECISAZIONI, ALLE QUALI PREGHIAMO DI FARE MOLTA ATTENZIONE, ONDE EVITARE DI DANNEGGIARE IRRIMEDIABILMENTE IL CIRCUITO IN ESAME. - NELLO SPERIMENTARE I CIRCUITI DI FIG.11 E FIG.12 E' BENE UTILIZZARE PER L' ALIMENTAZIONE DEL CIRCUITO UN ALIMENTATORE STABILIZZATO DA 15-20v - 5A E NON IL MODULO RADDRIZZATORE GIA REALIZZATO; COME VEDREMO SUCCESSIVAMENTE, SOLO AVENDO A DISPOSIZIONE UNA TENSIONE DI ALIMENTAZIONE STABILIZZATA, SARA'POSSIBILE CONTROLLARE IL VARIARE DI ALCUNI PARAMETRI. - TOGLIERE DAL CIRCUITO I TRANSISTORI T1-T2-T3 ED I PONTICELLI DI CORTO CIRCUITO DAI PUNTI 12-3 E A-B. NEL CASO SI DOVESSE PER FORZA USARE IL MODULO RADDRIZZATORE, SI CONSIGLIA DI CONFIGURARLO COME IN FIG.5 (ONDA INTERA) E COLLEGARE IL TRASFORMATORE (fig.12) COME NEL COLLEGAMENTO "P1" , IN MODO DA AVERE UNA DISPONIBILITA' DI DI 17-18Volt CONTINUI. OUT + Ib+Iz IN + 1-2-3 Ic T4 R1 Ib A D1=12v C6 Iz Carico Vz R2 Iz fig.11- schema di filtraggio e stabilizzazione con Transistore in serie e diodo zener; il massimo della semplicità ed economicità quando non si richiedano grosse prestazioni. Tutti questi dati valgono per le esperienze che si possono realizzare con i circuiti di fig.11 e fig.12. Collegando un Tester con portata 2v f.s. sui testpoint ai capi della resistenza R2 (Iz), si potrà leggere direttamente in mA, (non considerando gli zeri e la virgola iniziali) il valore della corrente che circola nello zener Riportiamo ora, eliminando noiosi calcoli teorici (chi vuole può sempre fare, almeno come controprova), un modo pratico di procedere, ed i risultati ottenuti in due nostre esperienze: - Collegate, come indicato nella nota precedente, uno strumento ai capi della resistenza R2, un' altro con Se i valori si differenziassero notevolmente da questi, spegnete immediatamente e controllate se ci sono errori di montaggio o di collegamento (controllate sopratutto T4 ed il collegamento dei ponticelli). - Collegate ora, in serie tra il morsetto "OUT+" e la resistenza RP1 (10 ohm),un amperometro di almeno 5A f.s.. Rileggete di nuovo il valore della: corrente di zener Iz (65mA), la corrente (1,14 A) e la tensione sul carico (10,8v); se fosse disponibile un oscilloscopio, misurate anche la tensione di ripple. Con un cavetto collegate in parallelo alla resistenza RP1 l'altra resistenza (RP2); il carico in questo modo diventa 5 ohm 40w. Misurate ancora la corrente di zener Iz (50mA), la corrente nel carico (2,08A) e la tensione ai suoi capi (10,3v). Tutti questi dati, ci rendono possibili alcune considerazioni: la stabilità della tensione sul carico e la tensione di ripple risultano legati strettamente al variare del carico, e sono sufficientemente accettabili fin quanto la corrente nello stesso rimane sotto i 3A. Prendendo in considerazione i dati della seconda esperienza, esplicitiamo, semplificandoli, alcuni calcoli: i dati ottenuti, ci davano a vuoto una corrente di zener Iz = 80mA, mentre con carico di 5 ohm una Iz = 50mA la differenza tra questi due valori (Ib=30mA), rappresenta la corrente di base del transistor T4 al momento di soddisfare la richiesta di corrente da parte del carico (Ic= 2,08 A) da ciò si deduce che: ßeta di T4 = Ic / Ib = 2080 / 30 ≈ 70 (1) nel caso il carico richiedesse una corrente di 5A si dovrebbe avere: dalla (1) Ic = ß* Ib (2) da cui Ib = Ic/ß = 5000/70 ≈ 71 mA corrente che aggiunta a quella minima richiesta dallo zener per svolgere ancora la sua funzione di stabilizzazione, ci porta ad un valore di 100-110mA. Quando non è applicato al circuito nessun carico, detta corrente circola tutta nello zener D1, con il risultato di rischiarne la Bruciatura: infatti P = Vz * Iz (3) da cui Imax= P/Vz = 1,3 / 12 ≈ 108mA valore di corrente al limite della sopportabilità, che nel caso in cui il carico richieda ancora più corrente, renderebbe necessario sostituire lo zener con uno di più alto wattaggio. Consigliamo di ripetere l' esperienza inserendo un altro ponticello di corto circuito sul punto 3, e aumentando la tensione di ingresso (IN+) fino a leggere una tensione Vz di 12,6v (nella nostra esperienza abbiamo letto una corrente di zener Iz ≈ 124mA ); verificate la differenza di comportamento del circuito al variare del carico applicato (maggiore stabilizzazione della tensione di uscita). Questa esperienza, sembrerebbe contraddire ciò che è stato detto poco fa a proposito del diodo zener D1, non è così: ricordiamo che D1 in teoria, rappresenta un diodo zener da 12v-1,3w, in realtà è una serie di quattro diodi da 3v-1,3W, pertanto singolarmente ogni diodo è in grado di reggere una corrente pari a: dalla formula (3) Imax= P / Vz = 1,3 / 3 ≈ 434mA più che sufficiente per la nostra esperienza. Se riguardiamo la formula (2), vediamo che c'è un altro modo per avere una corrente di carico (Ic) più alta pur con la stessa corrente di base (Ib); la sostituzione del Transistore T4 con un' altro che abbia un ßeta più alto, oppure aumentarne il valore aggiungendo il Transistore T3 collegandolo in modo da realizzare una configurazione darlington IN + OUT + T4 Ic R1 T3 1-2-3 B Vz D1=12v C6 R2 Carico f.s. di 20v tra la massa ed il test-point contrassegnato con Vz, ed una tensione stabilizzata, di almeno 16v, ai morsetti di ingresso ( il negativo a massa, il positivo al + IN). - Leggete la tensione di zener Vz; nel caso non fosse di 12v, variate la tensione di ingresso fino al raggiungimento di tale valore. Leggete e registrate il valore assunto dalla corrente di zener e della tensione di uscita (nel nostro caso circa 80mA per la corrente di zener e 11,4v ( a vuoto ) per la tensione di uscita). Iz fig.12 Per adeguare il circuito a questa nuova configurazione, non dobbiamo far altro che montare il Transistore T3 e spostare il ponticello di corto circuito dal punto A al punto B. ____________________________________ Controllate l' esatta disposizione dei piedini di T3 con le indicazioni di montaggio della fig.13 o della serigrafia sul circuito stampato. T4 OUT + IN + T4 R1 R1 R1 1 2 R7 R5 D1 D1 R9 R6 3 Vz D1 R8 C1 C4 12v A 9v 6v T3 B R10 T1 C3 R3 T2 R4 D1 R* C6 R2 Iz R11 C1 C2 D2 fig.13 - schema elettrico completo Per la resistenza R1 e il diodo D1, valgono le stesse note dette in precedenza. Ripetuti tutti gli esercizi e le misure come nella precedente esercitazione, vi sarete resi conto che la stabilità della tensione di uscita ed il valore della tensione di ripple sono leggermente migliorati, come pure la disponibilità di corrente in uscita; siamo però, ancora lontani dai valori che ci eravamo prefissi in partenza. Motivo principale, la ancora insufficiente sensibilità del circuito a seguire le variazioni della tensione di uscita, dovuta essenzialmente alla mancanza di un collegamento più stretto tra l' uscita ed il circuito di stabilizzazione. Prima di procedere alla realizzazione delle prossime esercitazioni, è essenziale togliere l'alimentazione al circuito ed i ponticelli di corto circuito dai punti 1-2 e 3. Inoltre collegate i secondari del trasformatore di alimentazione ai morsetti A-B-C-D, secondo la configurazione come al punto P3 (fig.12) ed utilizzare questo modulo per alimentare la parte stabilizzatrice. L' inserimento dei transistori T1 e T2 , completa la realizzazione dell' alimentatore (fig.13) secondo le specifiche dette in precedenza; il Transistore T1 infatti, oltre che stabilire il valore della tensione di uscita, ne percepisce le eventuali variazioni, le amplifica e le passa al gruppo di transistor T2-T3T4, configurati come Triplo circuito Darlington, che hanno il duplice compito di, correggere queste variazioni (amplificandole in negativo) e fornire la corrente richiesta dal carico. Con il completamento del modulo, si ha la possibilità di regolare tramite il trimmer R10 il valore della tensione di uscita da un minimo, stabilito dal diodo D2, ad un massimo, più o meno vicino al valore della tensione di ingresso, a seconda del valore più o meno grande della resistenza R11. La resistenza indicata come R*, collegata tra il centrale di R10 ed il punto di connessione di R10 e R11, serve a rendere lineare la variazione della tensione di Uscita. Piano di montaggio R9 R11 R* R3 R4 R8 T1 R10 C1 D2 e b c T2 C5 D1 Iz C3 R1 e b c 2 R1 D1 D1 D1 C2 3 R1 1 Vz R2 6V 9V 12V B A b *vedi note R7 IN. T3 e c R5 C4 b C6 R6 T4 e OUT. RP1 RP2