33 - Anafi

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D A L L’ U F F I C I O R I C E R C A E S V I L U P P O
LA LONGEVITÀ
di Pilar Schneider
FUNZIONALE
NELLA FRISONA
LA LONGEVITÀ FUNZIONALE La
selezione nei bovini da latte è stata
molto spinta soprattutto per i caratteri legati alla produzione. Negli ultimi anni, però, i caratteri funzionali
stanno diventando sempre più importanti per il loro impatto sui costi
di produzione. Uno di questi caratteri è la longevità funzionale che si
definisce come la capacità dell’animale di stare più a lungo in stalla,
sano e senza problemi riproduttivi,
a parità di produzione.
La definizione del carattere longevità è legata al concetto di rimonta. La rimonta può essere suddivisa
in rimonta volontaria ed involontaria. Se si considera che la principale
causa di rimonta volontaria è il livello di produzione, fertilità e resistenza alle malattie molto spesso
rappresentano le cause principali di
eliminazione involontaria di animali, anche di elevato potenziale produttivo. Quindi, la longevità funzionale si può anche definire come l’abilità di ritardare l’eliminazione o rimonta involontaria. Riassume l’effetto di tutti i caratteri funzionali
che determinano l’eliminazione: se
qualcuno di loro crea problemi, la
lunghezza della vita produttiva sarà
ridotta. Con una minore lunghezza
della vita produttiva si aumenta il
costo della rimonta da allevare e si
riduce la possibilità di selezione su
altri caratteri.
La lunghezza della vita produttiva
è determinata in gran parte dall’eliminazione volontaria di vacche con
un basso livello produttivo. Per sa-
ITALIANA
Rileggiamo quello che è successo nella popolazione Italiana attraverso i
risultati delle analisi effettuate con
l’analisi della sopravvivenza. Quali
sono i fattori che influenzano maggiormente la longevità degli animali e come sono variati nel tempo
pere quali sono le bovine che restano più a lungo in allevamento a parità di produzione, è necessario correggere la lunghezza della vita produttiva per l’effetto fenotipico della
produzione di latte.
1999 nei Paesi Bassi e in Svizzera.
Anche altri Paesi europei ed il Canada stanno studiando una valutazione di questo tipo. La tendenza
generale è quella di adottare la Survival Analysis come metodologia ufficiale per le valutazioni genetiche
della longevità funzionale, in quanto sembra essere il metodo di analisi più appropriato per questo tipo
di carattere.
LUNGHEZZA DELLA VITA PRODUTTIVA Nell’analisi sulla popolazione
LA LONGEVITÀ FUNZIONALE NELLA FRISONA ITALIANA Si sono
italiana il carattere longevità viene
definito come lunghezza della vita
produttiva (LVP), cioè il numero dei
giorni tra il primo parto e l’ultimo
controllo per il latte, che viene considerato come giorno di eliminazione della bovina dall’allevamento.
Dato che la registrazione del codice di eliminazione e la data ufficiale di eliminazione non sono disponibili per tutte le vacche, e
quindi l’informazione non è completa e affidabile, la data di eliminazione viene attribuita indirettamente
attraverso la data dell’ultimo controllo conosciuta. Avendo informazioni su codici e date di eliminazione disponibili in futuro, la determinazione della LVP sarebbe più precisa.
Per analizzare la longevità si è
utilizzata la metodologia dell’analisi
della sopravvivenza (Survival Analysis). Una valutazione genetica di
routine dei tori basata su questa
metodologia è stata implementata
in Francia ed Austria nel 1998, e nel
analizzati i dati di circa 1.961.865
vacche che hanno avuto il loro primo parto da aprile del 1980 fino ad
aprile del 1999. Il 32% delle vacche,
al momento dell’analisi, risultava essere ancora vivo. Uno dei vantaggi
della Survival Analysis è proprio
quello di poter analizzare informazioni sia di bovine che hanno concluso la loro carriera produttiva, sia
di bovine che sono ancora vive.
Questo non è possibile con le altre
metodologie.
Il modello ha considerato i seguenti fattori ambientali: stadio di
lattazione x ordine di lattazione, livello produttivo per il latte kg entro
allevamento-anno, livello produttivo
per proteina % entro allevamentoanno, livello produttivo per grasso
% entro allevamento-anno, età al
primo parto, variazioni annuali nelle dimensioni dell’allevamento e anno-stagione. Inoltre è stato considerato l’effetto casuale dell’allevamento-anno-stagione. Ad eccezione dell’effetto dell’età al primo parto, tutti
BIANCO NERO . MARZO 2000
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Grafico 1 - Variazioni del livello produttivo nel tempo
Grafico 2 - Effetto della produzione sul rischio di riforma
Vacca A: 1a lattazione
-40
-30
-20
-10 60 q.li 10
20
30
40
Rischio di riforma
Anno: 1987
8
7
6
5
4
3
2
1
0
Anno: 1988
MedioMedio
MedioAlto
basso
alto
Livello di produzione entro allevamento-anno
Basso
Vacca A: 2a lattazione
Latte
-30
-20
-10 70 q.li 10
20
30
questi fattori cambiano nel tempo lungo la vita produttiva della bovina, dipendono cioè dal tempo. Ad esempio, il livello produttivo per il latte nella prima lattazione rispetto alla media della stalla, può essere diverso,
più alto o più basso, dal livello produttivo della seconda lattazione rispetto alla media di quell’anno, e la metodologia tiene conto di queste variazioni (grafico 1).
La combinazione tra stadio di lattazione e ordine di
parto e il livello produttivo per il latte kg entro allevamento-anno, sono i fattori che hanno più influenza sulla lunghezza della vita produttiva, mentre il livello produttivo per grasso % e l’eta al primo parto sono i due
fattori meno importanti.
COME LEGGERE I RISULTATI? I risultati sono espressi
come rischio di eliminazione (RE). Che cosa significa
questo? Il rischio di eliminazione misura in qualche
modo la probabilità di un soggetto di essere eliminato.
Più è alto più l’animale è “a rischio eliminazione” perché ha problemi riproduttivi, o perché fa meno latte
della media o perché è in una stalla che sta facendo risanamento dalla leucosi etc… Per esempio, se una vacca in un allevamento ha un RE=2 , significa che corre il
rischio di essere eliminata con una probabilità doppia
rispetto ad una vacca che ha un RE=1. Attraverso una
ulteriore elaborazione questo rischio può essere tradotto in un numero di giorni di vita produttiva medio. Per
una maggiore chiarezza, i risultati sono rappresentati in
grafici. In ciascuno di essi una linea mostra l’andamento del rischio di una bovina di essere eliminata: un minor rischio significa che la bovina ha maggior probabilità di sopravvivere in azienda ed è il valore più desiderabile.
Il grafico 2 mostra l’effetto della classe di livello produttivo sulla probabilità media di riforma delle bovine.
Sono stati considerati cinque livelli produttivi: bovine a
bassa produttività, medio-bassa, media, medio-alta e alta, sempre entro allevamento-anno. La linea blu mostra
l’effetto del livello di produzione di latte: come ci si
aspetta, una bovina a bassa produttività ha un rischio
di essere eliminata 7 volte più grande di una bovina
con una produttività media. Per una bovina ad alta produzione, il rischio di essere riformata si riduce di un
45% rispetto ad una bovina di produzione media, o, in
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BIANCO NERO . MARZO 2000
Proteina %
Grasso %
40
altre parole, la sua probabilità di sopravvivere in azienda è del 45% più alta di una bovina di produttività media.
La linea rossa mostra l’effetto del livello produttivo
per la proteina % sulla probabilità media di eliminazione delle bovine. Per bovine con basso contenuto di
proteina % il rischio di essere eliminate è del 41% più
alto che per una bovina con un contenuto di proteina
medio. Una bovina con un alto contenuto di proteina,
ha un 24% di probabilità in più di sopravvivere di una
bovina con un contenuto di proteina medio.
Per il grasso percentuale (linea verde) non c’è differenza nel rischio di riforma fra vacche di alto o basso
livello produttivo. È inoltre evidente che, per gli allevatori italiani, quando si decide quali vacche eliminare, il
livello produttivo per il latte kg è più importante della
percentuale di grasso o proteina.
Il grafico 3 mostra l’impatto dell’età al primo parto
sulla probabilità media di riforma delle bovine. Il rischio cresce al crescere dell’età. Una manza che partorisce la prima volta all’età di 38 mesi rischia di essere
eliminata con il 31% di probabilità in più di una manza
che ha partorito la prima volta a 27 mesi. Questo è probabilmente collegato a problemi di fertilità e/o riproduttivi delle manze e ha un impatto sui costi aziendali
dovuti ai tempi più lunghi per allevare una manza prima che entri in produzione fino ad età così avanzata.
Rispetto all’effetto delle variazioni annuali nelle diGrafico 3 - Effetto dell’età al primo parto
sul rischio di riforma
2
Rischio di riforma
-40
1,75
1,5
1,25
1
0,75
0,5
20
22
24
26 28 30 32 34 36
Età al primo parto (mesi)
38
40
Grafico 5 - Effetto dell’anno-stagione sul rischio
di riforma
2
2
1,75
1,75
Rischio di riforma
1,5
1,25
1
0,75
0,5
98-2
97-3
96-4
96-1
95-2
94-3
93-4
93-1
92-2
91-3
90-4
90-1
89-2
88-3
87-4
87-1
86-2
85-3
84-4
84-1
0,5
>50%
83-2
15-50%
Cambiamento annuale
82-3
-15% +15%
1
0,75
81-1
15-50%
1,5
1,25
81-4
Rischio di riforma
Grafico 4 - Effetto delle variazioni annuali nelle dimensioni
dell’allevamento sul rischio di riforma
Anno-stagione
mensioni dell’allevamento (grafico 4), gli animali che si
trovano in un allevamento che sta diminuendo il numero di capi nella misura di un 15/50% rischiano di essere
eliminati con una probabilità del 40% più alto dei soggetti di un allevamento di dimensioni stabili (±15%). In
un allevamento che sta aumentando la sua dimensione
(+15/50%) il rischio si riduce da un 7 ad un 11%, che è
quello che ci si attende considerando il fatto che l’allevatore che è in questa situazione tende a tenersi il
maggior numero di vacche possibile.
Si sono trovate differenze anche fra anni e stagioni
(grafico 5). Alla fine dell’anno, cioè nel trimestre che va
da ottobre a dicembre, c’è un maggior numero di eliminazioni, e così anche per i mesi da gennaio a marzo.
Questo potrebbe essere in relazione alla gestione delle
quote di latte. Il rischio di riforma è infatti più alto alla
fine del periodo della quota.
Osservando le differenze tra gli anni, fra il periodo
dall’80 al ‘99, il rischio di riforma è piu o meno stabile,
anche se nel tempo la percentuale di eliminazioni sembra leggermente in aumento. Due periodi sembrano essere stati caratterizzati da un aumento anomalo delle
eliminazioni: 1) durante gli anni 90-91 in cui la probabilità di eliminazioni è stata del 75% più alta che nell’anno di riferimento (anno 1987) e 2) nel biennio 9697 in cui la probabilità è aumentata del 66%. Durante
questi due periodi la riforma o l’eliminazione è stata
più elevata nel primo caso in relazione al piano di risanamento per la leucosi e nel secondo probabilmente
alle quote latte.
Grafico 6 - Andamento della probabilità di eliminazione
tra lattazioni ed entro lattazioni
4a lattazione
7
6
3a lattazione
5
2a lattazione
4
3
a
1 lattazione
2
1565
1470
1380
1290
1200
980
Giorno dopo primo parto
1165
890
1070
800
765
670
580
490
400
365
90
270
180
1
0
Valore di rischio
2 - aprile-giugno
4 - ottobre-dicembre
Che impatto ha la combinazione tra lo stadio di lattazione e l’ordine di parto sulla lunghezza della vita produttiva? In questo caso le differenze di probabilità non
sono espresse in percentuale. A valori più alti corrispondono comunque situazioni sfavorevoli. Il grafico 6
mostra come cambia la probabilità di eliminazione nel
corso della carriera produttiva di un animale. Nella figura sono riportate le quattro lattazioni di un animale
con un intervallo tra i parti medio di circa 400 giorni. Il
rischio di questo soggetto di essere eliminato, aumenta
con l’età, il rischio è infatti molto basso durante la prima lattazione e aumenta con il succedersi dei parti. È
possibile osservare anche quel che succede durante
ciascuna lattazione.
Per la prima lattazione, durante i primi 180 giorni
dopo il parto il rischio di essere eliminato è basso e
piano piano aumenta. A 270 giorni, cioè a fine lattazione, il rischio di riforma aumenta in modo elevato fino
alla fine della lattazione quando il rischio diminuisce e
comincia il periodo dell’asciutta. L’alto rischio di riforma al termine della lattazione è dovuto, probabilmente,
a cause di ordine sanitario o riproduttivo. È a questo
punto che l’allevatore fa le sue scelte in base alla produzione e sa se la vacca è gravida. Se alla fine di una
lattazione la bovina è in buona salute, gravida e ha una
buona produzione di latte, l’allevatore la terrà in allevamento.
Ad ogni lattazione si ripete lo stesso andamento, il rischio di eliminazione è molto basso all’inizio della lattazione e aumenta verso la fine.
CONCLUSIONI Lo stadio di lattazione e l’ordine di
8
0
1 - gennaio-marzo
3 - luglio-settembre
parto, insieme alla produzione di latte, sono gli elementi più importanti nel determinare la vita produttiva
della Frisona in Italia. Quanto osservato rivela che la
probabilità che una bovina sia eliminata dall’azienda è
molto elevata al termine della lattazione in tutte le lattazioni successive e, in particolare, per le bovine che
hanno una produzione molto più bassa della media di
allevamento e per le manze che partoriscono oltre i 35
mesi. Tenuto conto di questi fattori è possibile valutare
quali differenze esistono a livello genetico fra gli animali ed identificare quelli che possono incidere negativamente sulla funzionalità e quindi sulla produttività
delle vacche in azienda.
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